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Quinto Capitolo - 5

Il Manga, tante immagini fighissime, le news più importanti sul mondo dei Pokémon, ed un nuovo angolo per la pubblicazione della fan fiction. I miei amici di Pokémon Adventures Ita offrono questo ed altro sulla loro pagina. Quindi perchè non passare da loro e fargli un salutino veloce. Magari mettere un mi piace...ora torniamo a noi.
Oggi fuori il quinto capitolo della nostra incredibile storia.
Cerchiamo di capire qualcosa in più riguardo tutti questi misteri che circondano i nostri eroi.
Vi informo inoltre che la pubblicazione è stata estesa anche al sito EFP, noto sito italiano di Fan Fiction, dove potrete trovarci con lo stesso titolo che abbiamo qui: Pokémon Adventures: Back to the origins.
Finisco di annoiare, ricordando che la pubblicazione della fan fiction è sempre e solo il lunedì, mentre il sabato ci adoperiamo a darvi dei simpatici consigli utili.
La rubrica, come la fan fiction, sono tenuti personalmente da me e Rachel Aori, della pagina Fb sopracitata.
E ora...via.
Stay Ready.

Andy $


Rachel non si sentiva più le gambe. Avevano passato quasi una giornata intera in groppa a Braviary per spostarsi da Edesea fino a Miracielo, e per Rachel fu decisamente un’esperienza da non ripetere.
Quando scesero, decisero di dar riposo ai loro corpi provati. E a Braviary. Rachel era seduta su una panchina del lungo viale che costituiva il centro della città. Faceva freddo, ma rispetto a quello provato in volo sentiva di poter affrontare la brezza cittadina anche in canottiera.
Il tramonto bussava alle porte della giornata, e dall’altopiano il cielo si tingeva di un rosso incantevole. Zack borbottava qualcosa sulla scarsa resistenza della ragazza in alta quota, ma la ragazza non aveva la forza di ascoltarlo. Fu solo quando anche l’ultimo spicchio di sole scomparse dal cielo che ebbe il coraggio di porre la fatidica domanda.
“Senti, ma stanotte dove dormiamo?”
Zack la guardò meravigliato, senza risponderle immediatamente, quasi fosse sicuro che la domanda che gli era stata fatta fosse puramente retorica.
“Bé, abbiamo i sacchi a pelo, la professoressa Alma te ne ha prestato uno adatto. Appena finiamo di riposarci ci mettiamo in marcia ed arriviamo alla Grotta delle Lanterne, lì dentro fa caldo quasi tutto l’anno”
Zack reggeva tra le mani una mappa del tunnel, e stava controllando bene la sua struttura, cercando di individuare eventuali vicoli ciechi e le zone che potevano essere più pericolose.
“Bene, direi che possiamo metterci in marcia anche adesso. Più o meno verso la metà del tunnel c’è una specie di spiazzo, lì avremo abbastanza spazio per stenderci entrambi senza disturbare i Pokémon della grotta”
Aveva concluso il suo ragionamento con una certa soddisfazione, ricontrollando accuratamente il tutto prima di rimettersi lo zaino in spalla. Avrebbero potuto utilizzare di nuovo Braviary, ma l’aquila aveva usato già gran parte delle sue energie. Non era il caso di sfruttare ancora le sue ali.
Poi si voltò a guardare la ragazza, che non mostrava esattamente lo stesso entusiasmo di Zack.
“Dai, su, non vorrai fare ancora più tardi? Ci aspetta già una bella camminata, posticipare non ci porterà niente di buono”
“Aspetta” lo fermò “mi stai dicendo che dormiremo nella grotta? In una grotta famosa per i gas che la riempiono e che ogni tanto causano delle piccole esplosioni qua e là?”. Rachel era incredula.
E Zack la guardò con tranquillità disarmante, facendo spallucce.
“Va bene i sacchi a pelo, ma credevo che avremmo pernottato in qualche centro medico, oppure in qualche altra zona sicura”. Rachel incrociò le braccia al petto, mentre Zorua, di nuovo in forma umana, le teneva un lembo della maglia e guardava una volta la ragazza e una volta Zack, come se stesse assistendo ad una partita di tennis, senza sembrare veramente colpito dalla discussione.
“Rachel, compagna di avventure, in condizioni normali sicuramente faremmo come dici tu. In condizioni normali non ti avrei nemmeno fatto prendere un sacco a pelo, avrei fatto in modo di trovare una pensione e di assicurare un tetto sulla testa ad entrambi. Posso giurartelo sulla mia stessa vita. Ma questa è una situazione di emergenza e richiede un trattamento diverso. Non possiamo perdere tempo a cercare un alloggio più confortevole e per quanto possa sembrarti una scelta pericolosa ti assicuro che io stesso ho dormito più di una volta nel tunnel. È tutto a posto, so quello che sto facendo e so anche che dobbiamo sbrigarci” la sua espressione era seria, tanto che la ragazza non riuscì a reggere il peso del suo sguardo e abbassò gli occhi.
“Lo spero per te” si limitò a borbottare l’altra, mentre prendeva la mano al suo Pokémon e iniziava a seguirlo docilmente. La sua testa fece un incredibile salto mortale, ed andò a pensare a Blitzle, nella sua sfera, che riposava pacifico, senza alcun cenno dell’ostilità che aveva mostrato il giorno precedente.
“Comunque dovresti davvero essere contenta della grotta, è il posto adatto per te” ritornò sull’argomento Zack.
Rachel rivolse al suo compagno di viaggio uno sguardo interrogativo.
“Ma sì, dico, non hai avuto tempo di allenarti come si deve ad Edesea, quindi è ragionevole pensare che potrai farlo nel tunnel! Ci sono parecchi Pokémon selvatici. Certo, sarai un po’ svantaggiata con i possibili tipi, ma d’altra parte sarà ancora più utile per imparare a destreggiarti in ogni situazione” le sorrideva raggiante, sicuro che la sua fosse davvero la miglior idea del mondo.
“Cosa cosa cosa?! Ma sei impazzito?! Ho un Pokémon elettrico ed uno di tipo buio, cosa posso fare in una grotta popolata in larga misura da Pokémon terra, roccia e fuoco? È un atto suicida! Più dell’idea di dormirci dentro!”
 Questa prima giornata di viaggio la stava provando a livello psicologico più di quanto potesse ammettere.
“Tranquilla, dovrebbero essere abbordabili persino al tuo livello e in ogni caso potresti approfittare per catturare qualche Pokémon diverso. Se vuoi vincere devi variare il tuo team”
Le sue parole per un istante la gelarono. Erano identiche a quelle che suo fratello le aveva ripetuto appena tre giorni prima. Sentì un brivido scenderle per la schiena e si limitò a restare in silenzio, lasciando cadere la sua affermazione. Avrebbe combattuto nella grotta e avrebbe catturato uno o due Pokémon, quello che era, dopotutto se il suo compito era mettere quanta più strada possibile fra lei e la sua vecchia vita quello era un compromesso più che ragionevole.

Arrivarono alla grotta dopo un’ora di cammino. Visto il suo ruolo di apprendista con il dovere di sconfiggere i Pokémon selvatici, Rachel entrò per prima, seguita subito dopo da Zack, che nonostante tutto non si permetteva di abbassare la guardia. Le consigliò di far uscire immediatamente i suoi Pokémon e di evitare quei Pokémon che per primi sembravano ignorarli. Doveva rivolgere al sua attenzione solo a quelli che pensava la stessero puntando fin da subito. E per buona misura doveva cercare di sconfiggerli al massimo con due mosse, in modo che eventuali Pokémon nei paraggi non si accorgessero di loro, in modo da non attirare troppo l’attenzione.
Non era affatto sicura di potercela fare, ma fece comunque uscire Blitzle dalla sfera e fece tornare Zorua nel suo normale aspetto da Pokémon. Iniziarono l’esplorazione della grotta senza guardarsi mai alle spalle, Rachel si muoveva seguendo le indicazioni di Zack e nonostante non lo credesse possibile buona parte delle lotte si concludevano davvero con poche mosse di Blitzle, che nonostante il tipo avverso al luogo lasciava che la sua velocità e la potenza pura arrivassero dove gli attacchi elettrici non potevano.
“Hmm... è davvero un bell’esemplare” commentò il ragazzo ad un certo punto “ti invidio quasi, è difficile trovarne di così potenti selvatici, può venirne su davvero uno dei migliori in circolazione...certo...sul carattere dovrai un po’ lavorarci”
Il Pokémon infatti, se da un lato appariva mansueto di fronte alla sua allenatrice, d’altro canto era del tutto diffidente verso il ragazzo.
“Non c’è niente su cui lavorare” rispose la ragazza, guardando Zack che cercava con scarso successo di accarezzare il Pokémon Caricavolt “Ha semplicemente buon intuito nel riconoscere le brave persone. Inoltre ha buonsenso sufficiente da tenere lontani quelle inaffidabili” continuò a canzonare il giovane
“È forse una tua forma di vendetta per la scelta del luogo in cui pernottare?” le fece quello, sarcastico.
“Figurati, non uso metodi tanto sottili, e poi...” fece vagare lo sguardo nella grotta, illuminata dal cristalli, alla ricerca di altri Pokémon da sfidare “E poi hai ragione tu.” concluse “Non siamo in vacanza né altro, e non credere che non sia difficile per me abituarmi...ma sto iniziando a farlo. Devo farlo” era determinata, si spostò una ciocca di capelli corvini dagli occhi e si voltò di nuovo verso il ragazzo.
“Sono una persona difficile. Abbi pazienza” concluse rapidamente.
“Il motivo per cui stai scappando da tuo fratello però non vuoi ancora dirmelo” la punzecchiò.
La ragazza non si girò nemmeno a guardarlo.
“Ovviamente no. Il fatto è che non sono del tutto certa di saperlo nemmeno io. Però lo sto facendo e non ho intenzione di tornare indietro. Bada bene, non pensare che lui sia una cattiva persona o che mi abbia fatto chissà che...è un ragazzo davvero dolce. Sono io quella che non va”
Zack sospirò. Non gli piaceva chi si piangeva addosso.
Tornò di nuovo il silenzio.
E poi arrivarono nel punto che il ragazzo aveva scelto come ultima tappa della giornata.
“Bene, ti pare davvero così squallido per passarci la notte?”
L’ambiente era largo circa dieci metri la forma era prevalentemente ovale, i cristalli illuminavano la zona a giorno ed era forse il miglior punto in tutta la grotta per riposare.
Touché. Hai ragione, è il posto migliore che potessi chiedere. E devo darti ragione anche sulla temperatura, pare una giornata di inizio estate qui dentro.” La ragazza si era già sbarazzata di zaino e cappotto, buttandoli sul terreno della grotta. Poi si accomodò per terra.
Zack aveva portato con sé delle provviste. Mangiarono in silenzio ascoltando i suoni della grotta che rimbombavano sulle pareti. Non era un silenzio imbarazzato, erano semplicemente esausti, fra la giornata in volo e la camminata dentro la grotta i due erano sfiniti. Decisero di addormentarsi subito, in modo da poter riprendere il cammino verso Palladia il prima possibile.

Durante la notte Rachel ebbe un sonno agitato. Zorua si era intrufolato nel suo sacco a pelo e il ciuffo di peli sulla sua testa le procurava un costante solletico. Blitzle invece si era posizionato accanto al sacco a pelo della ragazza, ed emetteva saltuariamente qualche scintilla dalla cresta. Zack invece riposava supino con il sacco a pelo mezzo aperto. Dormivano così da circa due ore, quando un rombo scosse la grotta.
Rachel si svegliò di soprassalto, urlando qualcosa di incomprensibile, ma Zack fu più veloce, la spinse di nuovo nel sacco a pelo.
“Stà giù!”
Era vero, la grotta era calda, ed abbastanza larga, ma onestamente non aveva calcolato il rischio costituito dai possibili terremoti. Semplicemente aveva dato per scontato che non ce ne sarebbero stati altri ancora per un po’. Digrignò i denti, cercando di proteggere Rachel. Tirò fuori dalla sfera Lucario, che prese a guardarsi attorno, pronto a distruggere le rocce che potevano staccarsi dal soffitto.
Durò tutto una decina di secondi, che ai due ragazzi parvero eterni. Cercarono di affinare l’udito e di captare i suoni di qualche crollo lontano, ma non ce ne furono. Sospirarono quasi all’unisono, alzandosi da terra. Zorua si stava agitando fra le braccia di Rachel e Blitzle aveva messo il suo muso vicino al viso della ragazza, come per controllarla.
“Che brutta cosa...” si limitò a sbuffare il ragazzo, ancora agitato.
“Sembrava...diverso da quello nel bosco” Rachel si rese conto di essere stranamente lucida. Forse la soglia di panico era salita così tanto da non rendersi nemmeno conto di quello che le stava accadendo.
Zack si scosse sentendo quelle parole. Sicuramente era diverso. Era stato più debole. Non quadrava, se fosse stato uno dei soliti terremoti la loro potenza sarebbe dovuta aumentare, non diminuire.
“Hai ragione, è diverso da quello nel bosco” ripeté. Allora gli ingranaggi nella sua testa presero a ruotare con maggiore velocità. I terremoti della profezia erano causati da Groudon. E Groudon era un Pokémon potentissimo. Se Groudon avesse causato un terremoto, la grotta sarebbe sicuramente crollata.
Non era la profezia. E se non era uno dei terremoti della profezia, allora probabilmente non era stato del tutto naturale.
“Rachel, alzati e preparati. Quel terremoto non era normale. Probabilmente è stato causato da qualche Pokémon. Non è sicuro restare qui” la voce calma e seria le fece capire che non c’era tempo da perdere.
Risistemarono le proprie cose, cercando di fare quanto meno rumore possibile, e quando stavano per terminare vennero letteralmente assaliti da un piccolo gruppo di Pokémon. Erano una quindicina e si muovevano in fretta, come se stessero scappando da qualcosa. Non ci sarebbe stato nessun problema se non stessero scappando proprio dall’uscita della grotta. Rachel e Zack si scambiarono una rapida occhiata e non appena i Pokémon sparirono dalla zona decisero di avventurarsi verso la loro meta.
Camminarono per circa un centinaio di metri, stavolta i due ragazzi camminavano fianco a fianco, guardinghi. Credevano di averla scampata quando a pochi metri dall’uscita un esemplare di Larvitar decise di sbarrar loro la strada. Era in piedi, al centro del passaggio e li fissava minaccioso, senza mostrare la minima intenzione di muoversi.
I due ragazzi si fermarono, lasciando fra loro e il Pokémon nemico circa sei metri di distanza. Rimasero per qualche secondo fermi prima che Rachel decidesse di muovere un passo.
Zack le afferrò il braccio.
“Non vorrei esagerare, ma quello potrebbe essere al di sopra delle tue possibilità”
Parlava senza staccare gli occhi dal piccolo Pokémon Peldisasso. Ma Rachel si liberò dalla stretta, facendo un altro passo.
“Mi occupo io dei Pokémon della grotta, no? Tu devi solo pensare a quelli che mi attaccano mentre sto combattendo. Eravamo rimasti così”
Doveva diventare più forte. E sconfiggere quel Pokémon l’avrebbe aiutata. Sapeva anche che sarebbe stata difficile come sfida, ma dopotutto se Zack aveva elogiato il suo Blitzle a tal punto, magari poteva farcela, no?
Il suo Pokémon fronteggiò quello nemico, la criniera emetteva incredibili lampi di elettricità e allo stesso modo gli zoccoli, colpendo il terreno, rilasciavano delle scintille.
Larvitar allo stesso modo si preparò a colpire, avvertendo l’ostilità nemica.
La prima mossa fu di Blitzle, che si lanciò a tutta velocità sull’avversario, utilizzando l’attacco Nitrocarica. Rachel sapeva bene che di per sé l’attacco non sarebbe stato molto efficace, ma sapeva anche che in quel modo avrebbe aumentato la velocità del proprio Pokémon. Larvitar riuscì ad evitare il colpo, contrattaccando con l’attacco Stridio, che costrinse Blitzle a fermarsi, dolorante per il rumore che l’avversario stava emettendo. Il piccolo Pokémon ne approfittò per attaccare, colpendo la piccola Zebra con l’attacco Insidia.
“Wizard, sta attento!” urlò la ragazza “Usa il Doppioteam!”
Il Pokémon scosse la testa, e iniziò a muoversi tanto in fretta da moltiplicare la propria immagine. A causa del tipo Terra dell’avversario eventuali attacchi elettrici verrebbero neutralizzati, lasciando alla giovane ben poche chance di attacco.
nel frattempo Larvitar osservava la situazione stordito, senza riuscire a distinguere quale fosse il suo avversario in mezzo alla moltitudine di false immagini.
“Ora, Wizard, Inseguimento!”
Le varie immagini create dal Pokémon si avvicinarono al Larvitar, portando avanti l’attacco senza che l’avversario potesse capire da dove sarebbe arrivato il colpo, fu solo quando stavano per colpire che le figure si dissolsero lasciando spazio al vero Blitzle di attaccare il Pokémon. Il colpo andò a segno, ma Larvitar continuava a resistere.
“Wizard, di nuovo Doppioteam!”
Di nuovo il Pokémon si sdoppiò in numero immagini, ma stavolta Larvitar non si scoraggiò. Il piccolo Pokémon infatti, avendo capito che non poteva attaccare una sola copia, decise di colpirle tutte insieme, utilizzando l’attacco Terremoto.
La terra riprese a tremare. Zack e Rachel si scambiarono un’occhiata, era stato proprio Larvitar a scatenare la scossa che li aveva svegliati, ma non c’era tempo di perdersi d’animo, Blitzle non sarebbe riuscito a resistere a lungo all’attacco nemico.
“Wizard, attacca con Pestone!”
Il Pokémon iniziò a sbattere prepotentemente i piedi al suolo, contrastando e diminuendo l’effetto del terremoto avversario.
Quando la scossa si fermò la situazione per Blitzle era grave. Il Pokémon ansimava, mentre l’avversario sembrava reggere meglio la situazione. Rachel digrignò i denti. Doveva fare qualcosa, ma non sapeva cosa.
Fu proprio mentre stava per lasciarsi prendere dal panico che il suo Pokémon si bloccò. Ad un primo momento pensò che senza essere visto il Larvitar avesse attaccato Wizard, ma la situazione era diversa, decisamente. Il Pokémon improvvisamente iniziò a mutare la sua forma. Le piccole zampe si allungarono, striandosi anch’esse di bianco e nero, la criniera si fece più ispida ed anche la coda si allungò.

Rachel era rimasta stupita.
“Ma com’è possibile...” mormorò “Com’è possibile? L’avevo appena catturato!”
Esclamò più a se stessa che a Zack.
“È perché era un esemplare già sul punto di evolversi in natura. Gli ultimi incontri di oggi devono avergli permesso di fare subito il grande passo...” la sua voce era atona. Aveva risposto meccanicamente alla domanda della ragazza, nonostante anche lui fosse piuttosto sorpreso per un’evoluzione tanto repentina del Pokémon.
Zebstrika sbatté violentemente gli zoccoli a terra, emettendo scintille e crepando il terreno stesso. Rimase però fermo, senza attaccare il nemico, aspettando il comando della sua allenatrice.
Rachel si riscosse “Wizard! Doppiocalcio!”
Il Pokémon si mosse fulmineo, senza che lo stesso Larvitar riuscisse ad accorgersene gli fu addosso e lo attaccò. Non ci fu spazio per un contrattacco. Larvitar crollò a terra esausto. Rachel si avvicinò, tirando fuori dalla tasca la sua seconda Poké Ball.
“Chiudiamola qui” disse semplicemente lanciando la Poké Ball addosso all’avversario.

Uscirono dalla grotta esausti. Era appena l’alba e l’aria fuori dalla grotta era gelida. Rachel guardava soddisfatta le sue Poké Ball, la prima contenente Wizard appena evoluto e la seconda con il Larvitar, ancora esausto. Cercava disperatamente di camminare normalmente, ma sembrava lo stesso che stesse volteggiando a una decina di centimetri da terra. Zack la guardava con lo sguardo di qualcuno che conosce bene quella sensazione e la lasciava fare. Stava di nuovo consultando la cartina. Non che ce ne fosse granché bisogno. Palladia era davanti a loro, a circa mezz’ora di cammino.
“Potrei farmela in groppa a Zebstrika” sorrise Rachel “ci metterei meno di cinque minuti, esagerando”
Stava gongolando, inutile negarlo.
Zack la ignorò, continuando a pensare alla tabella di marcia.
“Bene, ascoltami attentamente. Appena arriviamo ci fiondiamo al centro medico, mandiamo giù tutto quello che possiamo mandar giù per rimetterci in forze, tu fai curare i tuoi Pokémon, cioè, anche io faccio curare i miei, poi ci dirigiamo alla funivia, saliamo sul monte Trave e vediamo di trovare qualche indizio. Domande? Proteste? Considerazioni?”
Rachel si limitò a rispondere scuotendo la testa, continuando a fissare le Poké Ball, rischiando di inciampare in una radice e rimettendosi in piedi per puro istinto, ma senza perdere quell’espressione estasiata che manteneva dal momento della cattura.
Il ragazzo sospirò, sperando che le passasse in fretta. Nonostante tutto, però, gli faceva piacere vedere che per una volta quella ragazza non avesse quell’aria depressa che aveva spesso, o comunque che non fosse irascibile come la serata precedente. Il fatto era che temeva che restando troppo sulle nuvole potesse cacciarsi in qualche guaio senza nemmeno accorgersene.
Arrivarono a  Palladia con cinque minuti di anticipo rispetto alla tabella di marcia, e ringraziarono che i centri medici fossero aperti 24 ore su 24, in modo da poter entrare e mettersi al caldo. L’ambiente era silenzioso e i due decisero di iniziare facendo uno strappo al piano, permettendosi quei minuti di sonno che l’attacco di Larvitar aveva disturbato. Avevano già consegnato i propri Pokémon all’infermiera di turno, fatta eccezione per Zorua che aveva ripreso sembianze umane e si era addormentato in braccio alla ragazza. Dormirono per circa un’ora, decidendo che in ogni caso se fossero partiti troppo presto avrebbero rischiato di trovare la funivia o l’accesso stesso chiusi.
Quando si risvegliarono erano decisamente più in forma. Fecero un’abbondante colazione prima di recuperare i propri Pokémon e di uscire dal centro. Erano circa le otto e mezza quando si ritrovarono in strada. Rachel osservava la città con aria stupita.
“Non eri mai stata qui, prima?” le chiese Zack.
Quella scosse la testa “Sono stata solo un paio di volte a Timea e ogni tanto ad Edesea, con mio padre” l’ultima parola aveva un tono più basso. Prima che potesse iniziare a pensare a qualcosa a riguardo Zack continuò il suo interrogatorio.
“Come mai? Per lavoro?”
Rachel annuì “Sì, era un professore universitario. Anche un archeologo. Veniva spesso a Palladia, ma visto che il viaggio poteva essere lungo e spesso rimaneva sul sito per qualche giorno non ci portava mai...” lasciava che la sua voce si perdesse nei ricordi.
“Era?” le chiese cauto Zack
Di nuovo la ragazza diede un cenno d’assenso.
“Morì tre anni fa, assieme a Martha, mia madre...” fece una pausa “Un incidente automobilistico. Lei lavorava all’ospedale di Edesea, mentre tornavano una notte ci fu un incidente. Non c’è molto da raccontare...” continuavano a camminare mentre parlavano. Palladia aveva mantenuto un aspetto più antico rispetto a Timea, divenuta ormai una città moderna. Nonostante fosse una metropoli anch’essa, Palladia manteneva una dignità storica e artistica non indifferente e il suo aspetto sembrava portare indietro i viaggiatori di almeno tre secoli.
Zack rimase in silenzio per qualche secondo prima di iniziare a parlarle della città, dalla sua fondazione, avvenuta nel luogo della storica battaglia fra Templari ed Ingiusti, come simbolo di rinascita dalle ceneri di quella guerra ad altri accenni e leggende sentite in giro durante i suoi viaggi. Chiacchierando arrivarono nella zona del monte, avventurandosi verso la funivia. Notarono che c’era qualcosa che non andava, osservando la struttura, ma a primo impatto nessuno dei due riuscì a capire cosa fosse. Fu solo una volta arrivati davanti all’impianto che se ne resero conto. La funivia era ferma. Un grosso cartello avvisava i gentili utenti che a causa dei recenti terremoti poteva essere pericoloso l’utilizzo della funivia e che per questo motivo il servizio veniva sospeso.
Seguirono secondi di silenzio tombale fra i due ragazzi. Non osavano guardarsi in faccia, ma ancora meno osavano guardare il secondo e in quel momento unico modo per raggiungere la sommità del monte: la scalinata.


Data la situazione avevano dovuto abbandonare l’idea di utilizzare la funivia come metodo per raggiungere la cima del Monte Trave e avevano dovuto optare per l’utilizzo dei 1.000 Gradini degli Eroi. Nessuno dei due era particolarmente entusiasta della scelta. Zack perché si rendeva conto dell’enorme quantità di tempo che avrebbero sprecato, Rachel perché aveva seri dubbi sulla possibilità di riuscire ad arrivare in cima. Il clima della giornata era particolarmente rigido e ventilato. L’aria secca sembrava bruciare sul viso dei due ragazzi, che continuavano a salire lentamente i gradini.
“Quanti ne abbiamo fatti?” spezzò il silenzio Rachel.
“Rachel, abbiamo appena iniziato, saranno a malapena una settantina...”
Zack cercava di aguzzare la vista, ma non riusciva a vedere nemmeno vagamente la fine della scalinata.
Sospirò, maledicendo i terremoti e la sua incapacità di prevedere una situazione simile. Rachel lo seguiva qualche scalino dietro di lui, continuava a tenere la mano al suo Zorua, che sembrava del tutto intenzionato a restare in forma umana.
“Ma è normale che faccia così?” le chiese il ragazzo, indicando il bambino.
Rachel lo guardò sorpresa per la domanda, dopodiché guardò Zorua e alzò le spalle.
“Suppongo di sì... Non vedo perché non dovrebbe” rispose semplicemente.
“E non dice niente?” continuò lui sempre più dubbioso.
“Hmm... no, non ha mai detto niente. Ma credo sia normale, ci sono stati casi di Zoroark in grado di parlare il linguaggio umano, almeno quando assumevano un aspetto umano, ma di Zorua non si è mai sentito niente...” ci pensò su per qualche secondo “Non so se non può o non vuole” osservò il bambino dai capelli rossi arruffati che le mostrò un ampio sorriso, come suo solito.
Rachel sapeva che era solo la sua abilità illusoria, eppure la mano del bambino che teneva nella sua era reale. Estremamente reale. Come poteva essere solo un’immagine che il piccolo stava proiettando? Sospirò, non trovando una risposta che la soddisfacesse.
“Da quando è con te?” continuò il ragazzo.
“Hmm, da che ho memoria, sempre. Siamo cresciuti assieme.” Non era una bugia, a quanto pare era con lei da ben prima che avesse memoria, erano insieme quando fu trovata dalla famiglia Livingstone.
A ben pensarci quel piccolo Pokémon era tutto ciò che la collegava al suo passato.
Non aveva ancora avuto modo di pensarci. Quale era la sua famiglia, da dove veniva davvero?
“Sei diventata silenziosa, tutto a un tratto, come mai?”
La voce del suo compagno di viaggio la scosse dai suoi pensieri.
“Pensieri. Niente di importante” tagliò corto “Quanto manca?”
“Cavolo, ma hai 5 anni? Stiamo salendo da dieci minuti, saremo a malapena a duecento scalini, abbi pazienza”
Rachel strabuzzò gli occhi. Guardò verso la cima, dove si distinguevano delle colonne. Poi si girò dietro.
“Stiamo salendo” notò.
“Se così non fosse sarebbe un bel problema” la prese in giro il ragazzo. “E pensa, dobbiamo come minimo salire cinque volte tanto!”
“Non ce la farò” concluse semplicemente la ragazza, come se stesse pronunciando la più grande delle ovvietà. “Perché non sali tu a vedere se c’è qualcosa? Io ti aspetto giù” chiese poi, con aria angelica.
“Molto spiritosa. La risposta è, ovviamente, no. E poi fare così non farà altro che peggiorare la situazione, su!”
Stavano continuando a salire, erano arrivati a metà della scalinata quando Zorua si fermò. Gli occhi cerulei erano contriti e fissava per terra quasi arrabbiato. Quando alzò lo sguardo verso la sua allenatrice, la ragazza intuì subito cosa voleva.
“Zorua, no. Dimenticalo, in questo momento è totalmente fuori luogo. Se sei stanco ti addormenti nella tua sfera, capito?”
Zack li fissava interrogativo. Non conosceva la gestualità del piccolo Pokémon Malavolpe e non sapeva cosa stesse accadendo, tuttavia stavolta sentiva che era meglio non impicciarsi nella loro discussione.
Mentre li vedeva discutere (o meglio, vedeva Rachel discutere con il Pokémon che non sembrava intenzionato ad ascoltarla) il bambino si espresse con un gesto molto chiaro. Tese le braccia verso la ragazza nel gesto che tutti i bambini piccoli fanno per chiedere al proprio genitore di essere presi n braccio.
Iniziò a ridere a crepapelle, guadagnandosi un’occhiataccia dalla ragazza e venendo ignorato dallo Zorua, che considerava la sua presenza futile ai suoi fini.
I tentativi della ragazza si protrassero per qualche minuto, prima che questa rinunciasse e si caricasse il Pokémon fra le braccia.
“Pensi davvero di riuscire a farti cinquecento scalini tenendolo in braccio?” le chiese il ragazzo a corto di fiato.
“Pare che non abbia alternative” sospirò quella, continuando a salire, gradino dopo gradino con il bimbo fra le braccia.
“Se vuoi posso portarlo io”
Per tutta risposta il piccolo Pokémon si strinse al collo della ragazza con più forza, quasi temesse di venirvi strappato via.
“Ma cosa ho fatto ai tuoi Pokémon? Non sembrano sopportarmi più di tanto”
“Te l’ho detto, Zack. È buonsenso, semplicemente buonsenso” l’apostrofò.
“Si, vediamo fra cento scalini questo buonsenso dove vi porta, miei cari”.
Nonostante continuassero a scherzare fra loro, i due iniziavano davvero ad avere il fiatone. Il vento gelido si faceva più intenso man mano che salivano.
“Sono davvero solo mille?” Zack non si accorse di pensare ad alta voce. In ogni caso erano davvero quasi arrivati. Sentiva dietro di sé i passi pesanti di Rachel, che, con il Pokémon fra le braccia e il fiato grosso, lo seguiva.
Quando finalmente il calvario finì i due si sedettero su alcune anchine, nello spiazzo adiacente all’entrata del museo. Avevano entrambi il fiatone e nonostante il freddo intaccarono significativamente le loro scorte d’acqua. Zorua adesso, terminata la scalinata scorrazzava libero per lo spiazzo sempre con l’aspetto umano. Si avvicinò alla pesante porta del Museo, notando che vi era attaccato un cartello. Il Pokémon impiegò qualche secondo nel tentativo di decifrare cosa ci fosse scritto, poi rinunciò e corse a chiamare la sua allenatrice. Dopo brevi proteste sul fatto che la ragazza non aveva la forza di alzarsi, il piccolo la ebbe di nuovo vinta.
“Zack” chiamò quella “credo i problemi non siano finiti.”
Parlò in modo atono, neutro in modo inquietante. Il ragazzo andò a controllare con lei il cartello.
Su cui era scritta una sola parola.
“Chiuso”

Zack guardava la porta del tempio, maestosa, dall’alto verso il basso. Era fatta in legno, probabilmente era stata aggiunta in tempi molto successivi alla costruzione del tempio. Era in legno, con bardature in ferro battuto.
Il ragazzo si sedette davanti alla porta, dando le spalle a Rachel e a Zorua. Poi si stese per terra, chiudendo gli occhi.
Rachel lo guardava incuriosita. “Dormi?”
Zack sbuffò, e si rialzò velocemente, cercando di ripulirsi la schiena dalla polvere, poi fece due saltelli. “No. Dobbiamo trovare un altro modo per entrare”
“Forziamo la porta?”
“Che cosa hai fumato?”
“Niente!”
“E allora non dire assurdità” fece il ragazzo, portando le mani ai fianchi. “Dobbiamo capire come fare”
“Guarda che agiamo in buona fede, e non siamo sciacalli. Stiamo cercando di salvare il mondo”
“Calmati, Superman, ogni sasso che calpesti ha più anni di quanti capelli hai tu in testa. Dobbiamo aver rispetto per questo tempio”
“Uhm...ok...scusa”
“Tranquilla....è che...uhm...di solito ci sono delle aperture nei pressi dell’ingresso”
“Che ne sai tu?”
“Erano costruiti in questo modo. La questione è che questo tempio è alto almeno 7 metri...devo riuscire a salire li sopra”
“Come hai intenzione di fare per...”
“Gyarados! Esci fuori!”
Rachel non riuscì a trattenere un urlo di stupore quando vide uscire dalla sfera un enorme esemplare di Gyarados. Arrabbiato. Molto arrabbiato.
“Hai un Gyarados?! E’ un Pokémon difficilissimo da ottenere!”
“Lasciamo perdere questa cosa...Gyarados, fammi salire sulla tua testa!” urlò.
L’enorme drago azzurro si abbasso, dando un pesante ruggito. Zorua si nascose dietro di Rachel, cercando di non farsi vedere, e ringhiando, sapendo che quel Pokémon non l’avrebbe mai sentito.
Una volta che Gyarados si abbasso, permise a Zack di salirgli sulla testa. “Su!” disse poi. Cercò di mantenersi il meglio possibile, e Rachel lo capiva. Cavalcare quel genere di Pokémon non doveva essere per nulla facile.
Gyarados superò di gran lunga l’altezza del tetto del tempio. Zack gli ordinò di scendere un po’, quindi mise lentamente piede sul tetto del tempio.
E Rachel intanto guardava intimorita il Pokémon del compagno di avventura. Sembrava ben addomesticato. Ma non voleva rischiare, e Zorua non fece alcuna obiezione quando Rachel lo fece entrare. Lo sguardo di Gyarados era iracondo, rabbuiato da qualcosa. E Rachel continuava ad avere paura”
“Zack! Fai presto!”
Dal tempio si sentiva la voce del ragazzo sotto sforzo. “Sono un momento in difficoltà...sono a quattro metri da terra!”
“E’ che qui il...il tuo...”
E poi un altro ruggito di Gyarados. Stavolta davvero forte.
“Calmo, Gyarados!” urlava Zack da dentro, ma non sembrava che il suo Pokémon gli desse ascolto. Densi banchi di nuvole nere si ammassavano sulla cima del tempio.
“Dannazione, questa è Ira di Drago! Zack fai presto!”
“Un momento!”
“Sei uno zuccone!”
“E tu...” e poi si sentì un urlò da parte del ragazzo, dopodichè un tonfo. Era caduto. Cosa che in condizioni normali avrebbe fatto spanciare la ragazza dal ridere. Ma la totale incoscienza doveva ancora prendere il sopravvento sul suo parametro di giudizio della pericolosità. E quella situazione si era messa decisamente male.
Gyarados ruggiva ancora, e stavolta dalle nuvole cominciarono a cadere grosse gocce d’acqua condite di qualche tuono e lampo qua e la.
“Questa è l’ira dei Gyarados...” la pioggia cadeva addosso alla ragazza, in modo da infradiciarle i vestiti. Il panico e la meraviglia le impedivano di muoversi da li.
“Zack...” riuscì solo a dire, prima che un altro ruggito di Gyarados la risvegliò da quello stato di incoscienza. “Dannazione, Wizard! Vai!”
Zebstrika uscì fuori, raschiando il terreno con lo zoccolo. Non avrebbe mai creduto di dover affrontare un Gyarados. Almeno non da sveglia.
“Zack!”
Gyarados ruggì ancora, ed il vento si alzò in modo violento. Stava per preparare un attacco Tornado.
Poi Zack aprì la porta, con il volto scuro, e la sfera di Gyarados in mano.  “Rientra” fece, e l’enorme drago sparì, le nuvole si diradarono ed il vento si calmò. Rimase solo Zebstrika con assetto basso, pronto per l’attacco, e Rachel, con i vestiti fradici.
“La porta era aperta” concluse quello, con evidente disappunto. “Bastava spingere...”
Rachel, con il trucco sciolto, i capelli bagnati, i vestiti peggio dei capelli, non potè far altro che ridere. Ridere istericamente, come se non ci fosse un domani.
“Che diamine ridi?”
“Sei caduto da oltre 3 metri!” rideva a crepapelle. “E bastava che spingessimo quella porta”
“Finiscila...o permetto a Gyarados di arrostire te e quella sottospecie di cavallo a pile”
“A proposito! E’ del tutto impensabile che tu abbia un Gyarados e non gli abbia insegnato a non attaccare a casaccio le persone”
“Si chiama buon senso” la chiuse quello, che girò i tacchi ed entrò nel tempio. Nonostante il sole fosse tornato a splendere, la luce non era molta. Il 90 per cento degli elementi erano in pietra, ed erano conservati abbastanza bene.
Rachel lo seguiva, ed ogni suo passo riecheggiava come se si trovassero dentro ad una grotta e lei stesse camminando in una pozzanghera.
“Sarà meglio che dopo ti cambi. Sai...questo tempio è rimasto integro dopo un grande incendio avvenuto centinaia di anni fa. In compenso però sono morte tantissime persone, che avevano donato la loro vita al dio Arceus”
“Come se ce ne fossero altri”
“Beh, c’era chi non ci credeva. E per queste persone, bruciare il tempio fu come un simbolo di liberazione dalla schiavitù che Arceus gli imponeva”
“Arceus era un dittatore?”
“Nessuno ha mai visto Arceus. Tranne che l’oracolo del tempio”
“Aspetta, ma se nessuno ha mai visto Arceus perché si sentivano schiavi?”
“Perché le loro volontà erano assoggettate al volere comune di agire secondo le regole di Arceus. E qualcuno si ribellò”
“Uhm...tu che ne sai?”
“Passare del tempo con la professoressa Alma da i suoi vantaggi”
“Non mi limiterei a parlare di cultura, se fossi in te...”
Zack e Rachel si guardarono per un momento.
“...come se lo facessi” lo canzonò poi la ragazza.
“Guarda che è stata la mia professoressa qui ad Edesea. Niente di più”
“Eri l’unico suo studente?”
“Non dire assurdità”
“E allora perché ti ospita quando sei nei paraggi?”
“Finiscila di fare stupide congetture, per altro inutili al nostro scopo. E cerchiamo il cristallo”
Si guardarono intorno, ma oltre a scodelle di pietra imbrunite dall’incendio e da rimasugli di suppellettili in ferro battuto, nulla era rimasto.
Oppure no.
I ragazzi si erano divisi, camminavano liberamente nel tempio. Zack era in un lungo corridoio. C’erano almeno sei stanze che vi si affacciavano. Era appena uscito dalla quinta stanza, senza trovarvi nulla. Rimaneva l’ultima stanza.
La speranza di trovare qualcosa era poca davvero, ma tentare non avrebbe nociuto a nessuno. Entrò nella stanza. Una grande apertura nel muro, che un tempo doveva essere utilizzata come finestra, era stata sostituita da delle finestre blindate in acciaio, atte a non far entrare nessuno. Zack toccò il muro, ruvido al tatto. Qua e la c’erano ancora i buchi dove inserivano i portalampade, dei grossi anelli di ferro che servivano a tener fermi dei pezzi di legno ardenti, atti a fare luce e calore. Al centro della stanza vi era un fossato scavato nella pietra.
Doveva essere una sorta di impluvio o di vasca. Optò poi per la seconda scelta, poiché non c’era alcuna aperta nel soffitto, utile per far riempire la vasca.
Qui e li dei piani di appoggio, sempre in pietra, con il colore bianco imbrunito dal fuoco, e vicino alla finestra ne vide uno più alto e vasto, probabilmente serviva come base per un letto o altro.
Si avvicinò, e vi ci sedette sopra. Poi bussò sulla pietra. Dura.
Ed un particolare catturò la sua attenzione. Al di sopra dell’ingresso vi era come una nicchia.
“Dentro...c’è qualcosa”
Si alzò, muovendosi velocemente, cercando di mettere con difficoltà a fuoco quel buco nel muro. La luce era davvero poca.
“Zack!” lo chiamò Rachel.
“Hey! Sono di qua!”
“E grazie...di qua dove?! Ci sono decine di stanze!”
“Ultima stanza dell’ultimo corridoio”
“Oh...ok”
Rachel lo raggiunse, e sorrise, mentre lo vide cercare di allungarsi il più possibile per prendere qualcosa.
“Che fai?”
“C’è qualcosa sulla porta...ma non ci arrivo”
“Usa Lucario, no?”
“Già...”
E così Lucario, celermente, riuscì a prendere il contenuto della nicchia. Una piccola spazzola, ed una stele, scritta in caratteri che nessuno dei due aveva mai visto.
“Che cos’è?” domandò lei.
“Non ne ho idea. Dovremo farla vedere ad Alma”. Sospirò, quando Rachel fece un sorriso malizioso sul volto, poi ripose nella borsa la stele, quando sentì un rumore.
“Hey! Chi c’è?! Guardate che vi siete introdotti in un posto vietato al pubblico!” la voce di un uomo riecheggiava tra le pareti dei corridoi.
“Diamine!” esclamò a bassa voce lei.
Zack si guardò intorno. Ad un certo punto Rachel vide il suo volto illuminarsi. Mentre i passi dell’uomo che li aveva sgamati si avvicinavano, rimbombando in modo sempre più forte, Zack corse verso la finestra blindata, prese uno dei suppellettili di ferro battuto che c’era li, molto sottile, e forzò la serratura. Aprì la finestra, e saltò fuori, aiutando poi Rachel.
“Avanti, forza!” cercava di fare meno rumore possibile il ragazzo.
“Chi va la?” urlò il custode, entrando nella stanza dove i due ragazzi si trovavano in precedenza, ma intanto loro due erano già sul dorso di Braviary, che volavano verso Edesea.
 


“Uhm...questo è antico Adamantese” concluse la professoressa con un sospiro. Concentrata a guardare la stele, non si accorse di aver messo in bocca la stanghetta degli occhiali. Ma lo faceva sempre quando pensava, l’aiutava a concentrarsi.
“Può tradurcela?” chiese Zack.
“Ovviamente. Ma come ve la siete procurata?”
“Ehm...siamo stati messi in...in condizione...è stata un’idea di Rachel!” esclamò il giovane. L’attenzione dei due si focalizzò sulla ragazza.
“Ma non è vero! Siamo entrati nel tempio perché è li che Mr Fuji ci ha indirizzati per la ricerca del cristallo”
“Cristallo?!” chiese poi Alma.
“Si. Pare che Prima usasse un cristallo per mettersi in contatto con Arceus” rispose il ragazzo.
“Uhm...beh, dopo la traduzione di questa tavola, la restituirò, dicendo di averla trovata in un giardino della facoltà. E’ un bene che appartiene ad Adamanta, avete sbagliato ad appropriarvene...”
“Ma...”
“Tuttavia è in gioco ben più che il destino di questa tavola. Quindi in un certo senso siete giustificati”
“Ok. Può tradurre la lastra, ora?!” chiese un po’ arrogantemente Rachel.
“Oh, si, scusami, Rachel...beh...la...la lastra dice che...leggo letteralmente quello che c’è scritto. Ove mai si...si trovasse in pericolo, l’oracolo sarà...trasportato. Si trasportato, e nascosto dove lo scudo d’acqua che sempre vigila lo proteggerà. E’ questo che c’è scritto”
“Il tempio è stato bruciato” osservò Rachel.
“E probabilmente sono state adottate queste misure nel momento in cui hanno capito che l’oracolo era in pericolo” concluse Zack.
“Ora non vi resta che capire cosa sia lo scudo d’acqua che sempre vigila”
“Già...” sospirò la più giovane dei tre.
“Ah, professoressa. Mr Fuji ci ha parlato di un certo Hermann” disse poi Zack.
“Si. Era un inventore di Palladia, vissuto proprio negli anni relativi all’incendio del tempio. Che ha detto di lui, Mr Fuji?”
“Che inventò un aggeggio in grado di individuare chi fosse in grado di poter ricoprire il posto di oracolo di Arceus”
“Ah, si. Beh...è un antico pezzo che un giovane esploratore donò all’università di storia e mitologia di Edesea parecchi anni fa. Si trova nella stanza del rettore. Probabilmente non avrò problemi ad ottenerlo, ma dovete farne buon uso e non dovete romperlo”
“Si figuri. Come è fatto?”
“E’ una sorta di tavola di pietra con su scavata la forma di una mano. Nel momento in cui la persona dai giusti requisiti metterà la mano sulla lastra, questa si illuminerà. Hermann la creò utilizzando il potere di oltre cento esemplari di Lunatone e Solrock”
“Ok. Professoressa, col suo permesso tornerei a casa a lavarmi, Rachel ha bisogno di mettere addosso vestiti puliti, e prepareremo la cena per stasera. Crede di riuscire a portarci la stele di Hermann per quando ritorna?”
“Non credo ci sarà nessun problema. Dirò al rettore che dovrò approfondire gli studi sulla lastra. Se la berrà” sorrise poi.

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