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Sesto Capitolo - 6

Ciao a tutti! Oggi è fuori il sesto capitolo della nostra storia. Pokémon Adventures ITA traduce l'omonimo manga e posta moltissime immagini e informazioni riguardo remake di Hoenn.
Vi informo che tra sabato e domenica uscirà una nuova Shipshot, che potrete recensire anche su EFP, assieme al manga di Back to The Origins, con il decimo capitolo disegnato da Laila.
E quindi basta così.

Andy Black.






La pioggia era sparita dal cielo, qualcuno aveva chiuso i rubinetti. Ora restavano soltanto dei batuffoli di nuvole, sporchi e grigi di polvere, a lordare il piano celeste del cielo.
Dalla casa della famiglia Vinci a Ciclamipoli il percorso fu quasi troppo tranquillo. Specialmente se paragonato alla prima parte della mattinata. Insomma, terremoti, vulcani, fantasmi, bestie indiavolate e tutto il resto. Ora si limitavano a camminare boccheggiando, mentre i loro volti ostentavano sonno e fame.
Il trio composto dai due Dexholder e dalla giovane Ex Capopalestra camminava costeggiando la strada. Ogni tanto un’auto si muoveva in una direzione o in quella opposta. Le macchine erano cariche di valige, segno che la gente preferiva andarsene, spesso senza nemmeno sapere dove.
Non incontrarono nessuno intento ad andarsene a piedi. Qualcuno dei più audaci usava motorini carichi di pacchi, scatole e valigie, il tutto impilato in un ordine fin troppo precario.
Era quello il dolore dell’esodo.
Andare via, sì, ma per dove?
Per trovare cosa?
Per vivere come?
Prendi le tue cose, quelle più importanti, e vai via. Non sarà la tua televisione a salvarti, quindi lasciala lì. Afferra il necessario, non dimenticare di farlo sembrare un gioco, altrimenti i tuoi figli ne risentiranno, e parti. Vai via, e creati una nuova vita, dove nessuno sa chi sei, cosa sarai e soprattutto chi eri.
Forse l’esodo è un modo per cancellare i propri errori e ripartire da zero.
Ma a quale prezzo?

Non ci misero troppo ad arrivare a Ciclamipoli, ma la stanchezza che avevano addosso gli diede l’impressione di aver viaggiato per interi giorni. Il Centro Pokémon, o meglio, il centro accoglienza che si era creato all’esterno dell’edificio era stracolmo di persone. Non era saggio stare all’interno di una qualsivoglia costruzione che avrebbe potuto crollarti addosso con il pericolo dei terremoti.
Ciclamipoli non era stata particolarmente devastata, ma quasi nessuno si fidava a restare dentro le abitazioni. Le notizie di ciò che era accaduto alle cascate meteora e nel resto della regione avevano convinto a prendersi una lunga vacanza chi poteva farlo, andando il più lontano possibile. Quelli che non potevano partire erano stati radunati in alcune apposite zone della regione o delle città, ma la notizia da poco giunta della fine di Cuordilava aveva avvilito gli animi di tutti, convincendo anche i meno abbienti a migrare verso altri lidi.
I ragazzi vennero fatti accomodare nella tenda principale, dove si trovava il macchinario adibito alla cura dei Pokémon. Fu Crystal la prima a staccarsi dal trio per poter affidare il Seviper alle cure dell’infermiera. Il Pokémon Zannaserpe riposava quieto, dentro la sua sfera. Lì le condizioni si erano mantenute stabili, ma una ferita grave avrebbe potuto lasciare il segno, magari in modo indelebile.
“Che ha?”
“Beh, è stato traumatizzato da una forte frana. Ha riportato delle escoriazioni e delle ferite a livello osseo, e sicuramente qualche costa  si è fratturata. Tuttavia basterà un po’ di riposo e tornerà come nuovo. È davvero un bell’esemplare, complimenti”
“No, non sono l’allenatrice. L’ho catturato solo per curarlo. Dopodiché lo rimetterò in libertà”
“Capisco. Beh, adesso faremo una radiografia per vedere quante coste siano realmente rotte e se a livello vertebrale è tutto a posto. In tal caso procederemo con l’immobilizzazione e la somministrazione di medicine”
“Ok” sorrise la ragazza, carezzando la pelle squamosa dell’enorme Pokémon, precedentemente steso su di un tavolo.

Silver e Fiammetta, invece, erano rimasti a riposare, qualche metro accanto al macchinario. Tutti i loro Pokémon avevano bisogno di essere affidati alle cure dell’infermiera, ma prima dovevano pensare a mettere qualcosa sotto i denti.
Fiammetta non aveva avuto il tempo necessario nemmeno a cambiarsi i vestiti della sera prima, mentre i due ragazzi contavano su una pacifica sveglia da Cheryl e sulla possibilità di prendere lì qualcosa da mangiare.
Ovviamente prima che il terremoto distruggesse tutto.
Il punto di raccolta era locato a Ciclanova, poco fuori la città, quindi chi non aveva intenzione di restare in casa era andato lì. Al centro medico però si erano comunque organizzati, dando beni di prima necessità gratuiti ai civili, visto che nei negozi i prezzi erano già diventati insostenibili.
Silver si abbandonò in una poltroncina, Fiammetta in un divanetto.
Tutto il mobilio del Centro Pokémon era stato trasferito nei tendoni, quindi le sedute non mancavano.
Il ragazzo si passò una mano sulla fronte. Era Dicembre ma faceva veramente troppo caldo.
Per un attimo gli venne da pensare a chi viveva nell’altro emisfero.. Il caldo dicembrino per loro era lo stesso che stava sentendo lui ora?
Abbandonò la testa all’indietro, poggiandola sullo schienale. Era forse la mancanza di sonno a fargli venire pensieri simili? Sperava di no. Ma la voglia di dormire l’aveva lasciata a quell’Exploud a Villa Vinci.
Si alzò, prendendo con sé i propri Pokémon e quelli di Fiammetta. Avrebbe pensato lui a farli curare, lasciando alla ragazza il tempo di recuperare un po’ di sonno. Lei, diversamente da loro, non si era potuta concedere nemmeno quelle poche ore di riposo.
Raggiunse Crystal, ancora intenta ad osservare l’infermiera che sistemava le ferite di Seviper.
“Come sta?” abbozzò il ragazzo.
Quella si voltò, sbattendo gli occhi un paio di volte. Evidentemente star fermi ad osservare le stava facendo tornare il sonno mancato.
“... Bene” disse sbadigliando. “Le ferite sono profonde, ma con le giuste cure non avrà problemi ad essere rimesso in libertà. Tu?”
“Oh, Fiammetta credo stia per crollare, quindi meglio che sfruttiamo il momento per far ricaricare a tutti le batterie. Onestamente volevo sapere se c’era da dare una mano in giro, altrimenti finirei per abbattermi anch’io.” sorrise, cercando di rassicurare la ragazza.
“Guarda che non sarebbe mica una cosa negativa, sai? Sei stanco, siamo stanchi tutti. Questo tour de force non è detto ci sia d’aiuto”
“A noi no, sicuramente. Ma potrebbe esserlo per qualcun altro” concluse il ragazzo, avvinandosi al bancone con le sfere in mano.
Crystal non sapeva cosa pensare.
Lo guardò, era sempre stato molto ligio al proprio dovere e la ragazza non dubitava che non fosse la prima volta in cui si privava del sonno per raggiungere il suo obiettivo. Tutto ciò, però, non poteva far altro che accrescere la sua preoccupazione: quel ragazzo sembrava non preoccuparsi all’idea di logorare se stesso pur di raggiungere il proprio obiettivo.
Scosse la testa, riportando lo sguardo sul Seviper, ancora incosciente. Il lungo corpo era stato avvolto in bende bianche ed un Chansey si affaccendava attorno a lui, controllando man mano le sue condizioni. Appurato per l’ennesima volta che il suo aiuto lì sarebbe stato meno che marginale, la ragazza decise di alzarsi, raggiungendo le poltroncine dove Fiammetta riposava.

Passarono le successive tre ore al centro medico. Silver aveva messo in atto il suo piano d’aiuto, spostando scatoloni rimasti nel Centro vero e proprio all’esterno, dove c’era più bisogno di derrate alimentari ed altro, ma c’era effettivamente ben poco da fare. Alla fine, al risveglio della Capopalestra dormiente, i tre decisero di muoversi. Crystal lasciò volutamente Seviper sotto le cure amorevoli dell’infermiera, specificandogli di liberarlo una volta in grado di poter sopravvivere autonomamente nella natura, ed un po’ le dispiacque non aver avuto neanche l’occasione di poter salutare quel Pokémon. Ci pensò, mentre camminava per le vie periferiche di Ciclamipoli.
“C’è una pensione Pokémon sulla strada di Mentania” fece da guida la rossa “Possiamo dirigerci lì a controllare le cose... Inoltre se necessario ci sarà più spazio, nel caso vogliate testare nuovamente la situazione dei vostri Pokémon… Anche se vi ho dato la mia medaglia non è detto che sia sufficiente, e scoprirlo in combattimento potrebbe rivelarsi una mossa troppo rischiosa. Magari fate un po’ di allenamento… io intanto potrei preparare qualcosa da mangiare”
Silver strinse i denti e la sfera di Grovyle contemporaneamente. Fiammetta aveva ragione, in un combattimento il suo handicap poteva rivelarsi fatale. In più, dei tre Pokémon che aveva con sé, sia Gyarados che Feraligatr condividevano il tipo Acqua, rendendo la squadra fin troppo debole ad attacchi elettrici. Il supporto del Pokémon Legnogeco sarebbe stato veramente preziosissimo.
Crystal invece non sembrava avere problemi, Marshtomp si era rivelato amichevole ed ubbidiente con lei, anche se non poteva essere del tutto sicura sui suoi comportamenti futuri.
Il cammino non era affatto lungo, coprirono la distanza fra la città e la pensione in meno di mezz’ora, ma la trovarono deserta.
“Effettivamente era una coppia anziana” ammise Fiammetta.“Forse alla prima scossa hanno intuito cosa stava succedendo e se ne sono andati”
Diedero un’occhiata in giro. La porta dell’abitazione era chiusa e dopo un unico tentativo decisero che era il caso di andarsene.
“Se stavate cercando la coppia Mackenzie devo avvisarvi che si sono trasferiti al primo segno di disordini nella regione, circa una settimana fa”
La voce che sentirono alle loro spalle li fece sobbalzare. Si girarono di scatto, quasi tutti con una mano sulle sfere, mentre osservavano il vuoto nella zona circostante. Lì c’erano solo loro, e se fossero state prede di un agguato le cose si sarebbero potute mettere male.
“Calmi, calmi. Ecco, vedete, metto le mani bene in vista, non ho intenzione di fare nulla” la voce aveva un tono quasi divertito ed i tre osservarono a fondo la sua proprietaria.
Era una ragazza, poteva avere vent’anni circa, ma il suo viso aveva ancora tracce della rotondità infantile. Lenti trasparenti nascondevano occhi azzurri dal taglio delicato ed i capelli biondi erano acconciati in un taglio maschile, corti. Tuttavia quella pettinatura le calzava a pennello, risaltandole il volto ed il lungo collo, che convogliava lo sguardo e lo spingeva a tuffarsi nella bella scollatura. Vestiva una semplice camicia bianca, una giacca beige e un paio di jeans, il tutto concluso da un paio di ballerine, beige come la giacca.
Era bella, anche se sembrava voler fare di tutto per restare nella sobrietà. Crystal apprezzò l’estrema eleganza che ostentava.
“Scusatemi, non volevo spaventarvi... Il mio nome è Christine e sono una giornalista di HChannel, l’emittente televisiva principale di Hoenn.”
Fece un cenno di saluto con la testa, levandosi gli occhiali, che inserì nella tasca della camicetta.
I ragazzi si scambiarono uno sguardo. Silver e Crystal erano tesi. Una giornalista era la peggiore delle ipotesi possibili nell’ordine dei loro piani.
“Io sono Fiammetta, loro sono due miei amici... come mai da queste parti?”
La bionda portò per un istante lo sguardo sui due, inclinando la testa, come chiedendosi il perché della mancata presentazione, poi sorrise e si sistemò un ciuffetto corto dietro l’orecchio destro.
“So chi sei, era da te che stavo venendo” iniziò. “Dopo ciò che è accaduto a Cuordilava, la nostra televisione non poteva non fare un’intervista alla Capopalestra che ha rinunciato al suo ruolo pur di placare gli animi della città”. Il suo sguardo si era fatto di un azzurro vivo, brillante
“Beh…” Fiammetta sembrava interdetta.
“Lo ammetto, all’inizio ero riluttante a seguire la vicenda, con tutto il rispetto, ma la ritenevo degna di un rotocalco di cronaca rosa, eppure... Mano a mano che ci pensavo quest’idea si è radicata con più forza in me. Sei addirittura salita sullo stesso vulcano per assicurarti la sicurezza della tua gente, ma buona parte di quei vecchi bigotti non hanno riconosciuto i tuoi sforzi. Ma non ti sei arresa e pur di placare gli animi, pur di evitare la follia che avrebbe portato il gruppo alla distruzione, hai sacrificato te stessa, il simbolo della città e della tua famiglia. Il tuo ruolo di capopalestra. Non dire niente. Potrebbe anche non essere andata così, ma questo è quello che i telespettatori vorranno sentire. Potrai riscattarti e diventare un’eroina, il simbolo della fenice che anziché far rinascere se stessa ridà alla vita tutto ciò che ha attorno… Non credi?”
Più parlava più il suo tono si faceva sognante. Involontariamente si era avvicinata alla ragazza, fino a prenderle le mani.
Fiammetta era esterrefatta. Non capiva come una simile interpretazione degli avvenimenti potesse essere saltata fuori, ma una parte di lei trovava quel racconto estremamente affascinante.
“Ehm... io, veramente...”
“Sssth” la ragazza le fece segno di stare in silenzio, posandole un dito sulle labbra. “So che sei confusa, tentata ed indecisa, ma pensaci. Questa è la miglior storia che potrà essere raccontata a riguardo, persino i cittadini di Cuordilava che non ti avevano molto a genio, dopo averlo visto, piangeranno commossi. Oggi è i tuo compleanno, se non erro, fatti questo regalo, accetta di parlare con me. Racconteremo al grande pubblico una storia tale da ispirarne un film. Il Pokéwood di Unima resterà allibito di fronte al grido di una giovane eroina della vita reale.”
“Forse stai andando troppo lontano”
Quella arricciò le labbra, riuscendo, se possibile, ad apparire ancora più affascinante.
“Forse sì, ma ha importanza? La storia è scritta dai vincitori, Fiammetta, ed ora ti viene data la possibilità di prendere in mano la penna.”
Sorrise, con le labbra piene di malizia.
“Non credere che sia una disperata, sia chiaro... Avrei anche un altro articolo, su alcuni vaneggiamenti riguardo la rinascita di uno dei team che portò Hoenn al collasso anni fa… Ma una notizia come quella non la vorrebbe leggere nessuno. In un periodo di crisi come questo sono gli eroi che servono, non altri nemici.”
I due Dexholder sbarrarono gli occhi, mentre Fiammetta si era già avventata sulla ragazza.
“C-cosa hai detto? Uno dei team... dimmi tutto ciò che sai!”. Christine sorrise, mentre la rossa la scuoteva per le spalle.
 “Tu parli con me, ed io parlo con te, mi sembra uno scambio equo di informazioni.”
La trattativa andò avanti per qualche altro minuto ancora, quando alla fine Fiammetta chinò la testa. Si poggiarono tutti sulla staccionata e l’intervista iniziò.
“L’eruzione… Parliamo di qualche attimo prima. Che stavi facendo?”
“Beh, stavo festeggiando il mio compleanno… ero in palestra, con i miei allievi, gli altri allenatori ed alcuni cari…”
“I soccorsi sono arrivati, per la cronaca. Li hanno tirati fuori sani e salvi”
“Sono felice” fece lei, mascherando stanchezza e voglia di tranquillità dietro un sorriso finto.
“Beh… Insomma, dal tuo punto di vista… Come è successo tutto?”. Christine puntava un registratore verso le labbra rosee della ragazza, molto concentrata sulle sue parole.
“Ero nella palestra, e… E insomma… La… La terra è tremata. Molti dormivano… Insomma, era mattino inoltrato, ma alcuni di noi erano svegli. Io facevo la spola tra casa mia e la palestra, per vedere come stesse Jarica, la mia sorella minore”
“E quindi ti trovavi fuori quando il vulcano ha eruttato?”
“Sì. E lo ha fatto con una velocità impressionante. Non mi aspettavo avvenisse tutto così presto, tant’è vero che il tempo di correre in casa a salvare Jarica che la lava stava per investire casa mia”
“A quel punto…” disse la giornalista, con fare allusivo, ruotando il polso e di conseguenza la mano, come per tirare fuori le parole alla ragazza riagganciando un mulinello.
“A quel punto siamo corsi fuori, ed in men che non si dica Cuordilava già non esisteva più. A quel punto…”
Fiammetta tentennò per un momento. Non doveva assolutamente menzionare dell’uomo del Team Magma.
“… A quel punto?”
“A quel… A quel punto sono salita sul vulcano per vedere la situazione dall’alto… E…”
“E..?”
Crystal notò lo sguardo perso di Fiammetta mentre cercava qualche scusa in un archivio immaginario in alto a destra nel suo sguardo, quindi decise di aiutarla.
“E tutto era distrutto…” disse.
“Oh… tutto?” Christine si voltò verso di lei, fissandola con superficialità.
“Già. Tutto” riprese Fiammetta.
“Beh… ok. E quando avevi capito che non volevi più essere la Capopalestra di Cuordilava?”
Fiammetta si morse un labbro e sospirò. “Sarebbe stato inutile essere Capopalestra di un posto che non esiste più… Ma tutto sommato riesco a rispondere alla tua domanda. E sicuramente sono in grado di dire che ho preso coscienza di ciò quando mi sono resa conto di non esser riuscita a difendere la mia città”
Christine annuì, quindi sospirò, e spense il registratore.
“Ora tocca a me… Non prendete tutto per oro colato, sia chiaro. Ho informazioni, verificate, ma potrebbero essere anche il parto della mente di qualche mitomane.”
Tirò fuori dal taschino della giacca un taccuino, con matita allegata, che appuntò sull’orecchio. Dopodiché prese a scorrere le informazioni confuse che la sua mano aveva segnato.
 “Allora, allora, allora... Tutto inizia verso il 7 o 8 dicembre. Due famiglie, segnalano la scomparsa di alcuni ragazzi. Uno dei due è il figlio del capopalestra Norman, il prodigio delle gare Pokémon chiamato Ruby. L’altra è la sua ragazza, figlia del professor Birch, e sua assistente nelle ricerche, Sapphire. Se non erro ha la medaglia della tua città, quindi suppongo vi conosciate.”
Fiammetta inghiottì un grumo di sabbia. Sapphire? Era davvero scomparsa? Lei e Ruby avevano salvato Hoenn, non potevano essere svaniti nel nulla.
“Ma… ma questo che c’entra con il Team Magma?”
“Un testimone, non so quanto affidabile, dice che erano arrivati di corsa a Villa Vinci, ma che alcuni uomini in nero, con un segno sul petto, hanno teso loro un agguato in quel luogo, dopodiché se ne sono andati portandoli via. Il testimone ovviamente è restato anonimo e non sappiamo se le sue parole siano vere, ma i tempi corrispondono con le denunce delle famiglie, quindi ci siamo sentiti di escludere la fuga amorosa...  Anche perché non so se i due siano realmente fidanzati, ma come detto, due fidanzati scomparsi fa audience rispetto a due ragazzi che si conoscevano in modo imprecisato.”
Riprese fiato, girando pagina, controllando di nuovo la precedente e poi la successiva, e restando infine sulla centrale. Quindi mostrò alcune fotografie che aveva nella tasca della giacca.
“Ecco alcune foto scattate da vedute aeree dei terremoti, mostrano quasi sempre degli uomini vestiti di nero nei paraggi. Molte immagini sono talmente sfocate che è difficile dire se siano davvero persone o sterpaglie, ma il mio sesto senso di giornalista suggerisce che siano proprio degli uomini in nero. Come i rapitori dei due ragazzi.”
Sembrava soddisfatta della sua interpretazione, da come gonfiava d’orgoglio il generoso e abbondante petto.
“Ad ogni modo, ecco, vi trascrivo una lista dei luoghi in cui sono stati avvistati. Mancano un paio di zone, perché effettivamente i rilevamenti ci sono stati in ritardo… Non si tratta che dei primissimi terremoti, i più lievi.”
Iniziò a trascrivere la lista, strappando un foglio del fondo del blocco e riportandovi i vari luoghi.
“Io... non vi farò altre domande. Ma per caso anche voi due siete del comitato di Hoenn? Il vostro accento, per quanto poco abbiate parlato, lo nega, ma voi sapete qualcosa di tutto questo, giusto? Non vi chiedo informazioni, non adesso. Voglio proporvi un affare: io vi passo ogni informazione reperibile sugli uomini in nero che tanto vi interessano, voi, a fine storia, date a me, Christine, l’assoluta esclusività del servizio. Vi intervisterò, vi filmerò e vi manderò in diretta nazionale sul salvataggio della regione. Equo, no? Gloria per entrambi e informazioni extra a voi. Per voi è un win/win comunque la si metta, giusto?”
Denti bianchissimi apparvero nuovamente, nel sorriso che i due stavano imparando a riconoscere come quello di una leonessa davanti ad una zebra azzoppata.
“Non penso sia il caso… Noi…” fece Silver, conscio del fatto che non dovevano attirare attenzioni sulla loro missione e rimanere nell’ombra.
“Aspetta. Tutte le informazioni?” lo interruppe Crystal.
“Sì, tutto ciò che saprò sarà girato a voi… immediatamente”
“Tutto?”
“Tutto quanto”
Silver la implorava con lo sguardo di non proseguire, ma conosceva quella luce nei suoi occhi, ricca di determinazione, e quindi rinunciò.
“Si… Beh, prendi il mio contatto Holovox. E contattami quando hai qualcosa”
“Ottimo. Io ora vi lascio, dato che devo elaborare il mio articolo, ma qualcosa mi dice che ci rincontreremo presto!” sorrise entusiasta lei.
Fiammetta si accorse del poco entusiasmo di Silver, ma la determinazione negli occhi di Crystal le donava sicurezza. E poi una voce roca la fece trasalire dai suoi pensieri.
“Christine! E Fiammetta! Dannazione, che ci fate qui?!”

Crystal  spalancò gli occhi, cercando di capire come mai una persona anziana fosse così felice di vedere Fiammetta, in primo luogo.
E poi come facesse a tenere indosso un maglione con quel caldo.
Era abbastanza rotondetto. Mostrava un sorriso con ogni probabilità posticcio, nascosto da una barba bianca che faceva i primi Babbo Natale nelle pubblicità della Coca Cola degli anni 50.
I pochi capelli che avevano erano dritti in testa, ed esprimevano la sua simpatia, come del resto il suo sguardo.
“Walter!” esclamò Fiammetta, salutando con la mano la giornalista che se ne stava andando.
“Sei viva fortunatamente! L’eruzione si è vista persino da qui!”
La voce roca e graffiante di Walter era l’unico rumore in quel momento. Tutto sembrava fermo.
“Sì… io sono viva. Anche grazie a loro” e puntò poi la stessa mano verso i due ragazzi silenziosi. “Te li presento, Silver e Crystal, il gruppo di rinforzo proveniente da Hoenn”
Walter spalancò i piccoli occhi e quindi sospirò. “Quindi siete in incognito?”
Silver annuì.
“Oh beh… Non c’è problema” sorrise ancora quello, mimando il gesto di una zip che si chiude sulle sue labbra.
“Ottimo” fece Fiammetta, riprendendo a camminare verso Mentania.
La strada che stavano percorrendo era totalmente deserta. Solitamente era frequentata, e pure abbastanza, da allenatori ed allevatori Pokémon, tutta gente con la voglia di confrontare le proprie abilità con i Pokémon. In quel momento invece era tutto deserto.
Solo alberi e zone erbose erano sovrastati dal cielo. Piccole aiuole di fiori erano state recintate con assi di legno ben dipinte, di un marrone chiaro che ben si accostava con quello della corteccia dei cipressi e col verde dei piccoli arbusti cespugliosi che quelli proteggevano amorevolmente sulle proprie radici, come padri con figli inesperti.
“Lui comunque è Walter. È il Capopalestra di Ciclamipoli”
“Piacere” dissero in coro i due forestieri.
“Temete che Groudon possa essere qui a Ciclamipoli?” chiese poi Walter, preoccupandosi leggermente. “Sapete, Ciclamipoli è praticamente il generatore dell’ovest di Hoenn… Se succede qualcosa manderemmo tutti nel panico”
Crystal si caricò della responsabilità di ciò che avrebbe detto, anticipando tutti con un respiro profondo. “In realtà per ora stiamo andando a tentoni. È molto difficile per noi cercare di scovare Groudon. Lui viaggia praticamente a pochi chilometri dal mantello, quindi assai in basso… È un po’ complicato”
“Lo immagino” annuì serio Walter, ricordando sulla sua pelle la forza incredibile di Groudon e Kyogre quando, anni prima, fu lui a dover mettere mani su cuore e Pokéball per cercare di fermare il Team Idro e Team Magma. “E perché vi dirigete a Mentania?”
Silver fece spallucce, silenzioso come sempre.
“I terremoti si sono sentiti un po’ ovunque qui ad ovest. Qualcuno potrebbe aver bisogno di aiuto”
Walter annuì, e senza neanche accorgersene Mentania era alle porte.
Il paesino non era molto grande, anzi. Era proprio il contrario. Mentania era un piccolo villaggio costruito davvero con buon gusto. Tante piccole casette il legno con finestre ad oblò e tetti verdi spuntavano dal terreno come funghi. Il paese era nato nella valle tra le due conformazioni rocciose che si univano al centro di Hoenn, subito prima del deserto, ovvero il Monte Camino ed il massiccio nel quale era scavato il tunnel Menferro, e questo aveva contribuito a rendere famosa Mentania per via del fatto che lì l’aria fosse fresca e le acqua dei ruscelli che la costeggiavano limpide.
Qualcosa però non andava.
Gli effetti dell’eruzione vulcanica si erano sentiti anche lì. Una seppur piccola ma distruttiva quantità di lava si era riversata da un cratere appena creato su di un paio di abitazioni, che ora bruciavano di fiamme ardenti. Queste poche case, costruite adiacenti alla parete rocciosa, erano state investite dal flusso piroclastico. Fortunatamente la gran parte delle case erano state costruite sull’altro versante della città, e questo le aveva salvato, dato che se non ci fosse stato un enorme cratere proprio al centro del villaggio quel fiume rosso le avrebbe raggiunte.

“… Ma cosa cazzo…” Fiammetta si avvicinò a quell’enorme buco nero che si era creato tra le maglie della pavimentazione a mattonelle di Mentania. La gente mormorava, il fatto che Fiammetta e Walter, famosi personaggi che facevano capo alla Lega Pokémon, fossero venuti nella loro città un po’ preoccupava tutti.
Crystal si avvicinò al cratere enorme e sospirò.
“Questa è una depressione del terreno” sentì poi. La sensuale voce era di un uomo, in piedi proprio dall’altra parte dell’enorme buco.
“Strano che ci sia una depressione proprio al centro di un paese, no?” chiese Silver.
“Rocco!” esclamò sorridente Fiammetta, che pareva adesso più tranquilla. Silver notò l’eccitazione negli occhi della rossa, ma anche lo sguardo indagatore di Crystal: sembrava affascinata dall’aspetto e dall’ostentazione delle conoscenze in materia dell’uomo.
Che poi lo guardò meglio… Era alto. Molto alto. Snello, la camicia che indossava lasciava poco all’immaginazione, fasciando perfettamente bicipiti e pettorali. Manteneva tra le mani una giacca nera, alzandola dietro la schiena. Era molto elegante.
Passò a squadrarlo meglio. Era un uomo dai capelli insolitamente grigi, ma con il volto di un poco più che trentenne. Gli occhi erano cristallini, proprio come quelli della ragazza. Il naso puntuto sovrastava un paio di labbra grosse e rosee.
“Tu sei quello della statua” sorrise Crystal.
Quello sorrise, lanciando in aria una sfera da cui fuoriuscì un Metagross grigio. Saltò su di lui, tenendosi bene in equilibrio mentre il Pokémon attraversava levitando l’enorme fossato, quindi li raggiunse.
“Ebbene sì, sono quello della statua. Rocco Petri” con evidente sarcasmo.
Lei sorrise e gli strinse la mano, lui fece altrettanto, fissandolo negli occhi.
Fiammetta invece si gettò letteralmente tra le sue braccia, poggiando la testa sui duri pettorali.
“Rocco! Meno male che ci sei tu!” fece.
Rocco arrossì violentemente dandole delle pacche sulle spalle con un ritmo parecchio irregolare, un po’ turbato.
Silver si chiese proprio in quel momento cosa avesse di tanto eccezionale quel tipo. Naturalmente oltre a quel Metagross cromatico.
“Ok, Basta Fiammetta... Che ci fate qui?”
“Siamo in cerca di Groudon” rispose Chris, inclinando leggermente la testa.
“Oh... Beh, è difficile... Ma avanti avete il bandolo della matassa”
“Come?”
“Già. Questa depressione nel terreno è stata creata proprio dal passaggio di Groudon. Probabilmente il terreno qui non era perfettamente ammassato, ed il suo passaggio ha creato una frana del terreno”
“Dici che dobbiamo scendere qui giù? Sarà profondo chilometri”
“Ma sicuramente vi porterà in uno dei tunnel scavato da Groudon durante il suo passaggio”
Silver fu costretto ad accettare l’assioma come valido. Avrebbero raggiunto Groudon più facilmente muovendosi nel suo elemento.
“E tu che ci fai qui?” gli domandò Walter.
“Cerco di aiutare. Qualcuno potrebbe aver bisogno di aiuto”
“Fai bene” entrò in tackle Fiammetta mostrandole il suo sorriso. Rocco si voltò, snobbandola, e Silver si chiese come riusciva a snobbare Fiammetta che si mostrava prepotentemente attratta da lui.
Quella ragazza era bellissima, ma lui preferiva non accostarvisi troppo, ed il motivo non lo conosceva.
A meno che non fosse gay. Non che avesse qualcosa contro i gay, ognuno era libero di fare ciò che voleva, non è con chi vai a letto che fa di te una brava o una cattiva persona. Ma Fiammetta, con quel fisico prorompente e quel fare gagliardo poteva facilmente disordinare i pensieri di chiunque.
Soffocò quindi una risatina da dodicenne e guardò Crystal.
“Andiamo?”
“Certo, non hai sentito che ha detto Rocco?”
“E allora bando alle ciance, scendiamo qui sotto”
“Forse è meglio che Rocco ci accompagni” disse ancora Fiammetta.
Quindi un urlo enorme si levò dalla montagna alle loro spalle e due esemplari di Aerodactyl si levarono al cielo.
“Santo cielo!” esclamò Walter, divertito, con le mani in tasca.
“Vorrei accompagnarvi, ma quei Pokémon potrebbero essere pericolosi. Questi terremoti hanno una brutta influenza su degli esseri aggressivi ed istintivi come lo sono alcuni Pokémon. Quei due Aerodactyl potrebbero creare problemi, meglio neutralizzarli”
“Ci vorrebbe un Pokémon Ranger...” ragionò Walter.
“Beh, poi ci penseremo. È stato un piacere conoscervi, ma ora devo andare”
Fece un salto all’indietro senza neanche vedere, e Metagross era lì, pronto a sorreggerlo.
“A presto” disse, e poi sparì velocemente verso i suoi obiettivi.
I quattro rimasero lì, guardarlo.
“Non ti è passata la cotta, eh?” chiese Walter alla ragazza nata sotto al vulcano.
“Non credo proprio” arrossì sorridendo.
“Fiammetta, è il caso di andare secondo me”
“Ah, già! Ma aspettate! Walter, non è che per favore potresti lasciarmi due medaglie della tua palestra? Possiedono dei Pokémon di Hoenn, consegnati loro dal Professor Oak in persona, ed uno di loro ha mostrato segni di disobbedienza... Non so quanto durerà questo con solo la mia medaglia”
“Molto poco” rise lui, sempre con le mani in tasca. Quando poi le tirò fuori, alla fine di quell’interminabile risata, stringeva due pezzettini di ferro, colorati di giallo.
“Ecco a voi la Medaglia Dinamo, conferitavi dal membro di più bello della Lega Pokémon” sorrise, posandole nei palmi dei due, che sorrisero.
“Grazie” dissero.
“Bene. Ora è il caso di andare”

Walter alla fine si allontanò, fischiettando Part Time Lover di Steve Wonder, mentre i tre si ritrovavano davanti a quell’enorme buco nero al centro di Mentania.
“Dovremmo calarci con una fune” pensò Crystal, ad alta voce.
“Abbiamo dei Pokémon” sospirò Silver, prendendo la sfera di Honchkrow.
“Anche io ho un Pokémon volante...” sorrise Fiammetta, prendendo una sfera e tirandola in aria. I due di Johto rimasero con i nasi alzati, fino a che non furono in grado di vedere un enorme esemplare di Talonflame.
“Cavolo! È davvero maestoso!” si sorprese Crystal.
“È un esemplare enorme”
“Già” sorrise Fiammetta, mentre lo vedeva volare. “Tu puoi andare con Honchkrow mentre io e Chris potremmo scendere con lui”
“Andata”
E fu così che i tre scesero nell’enorme tunnel verticale di Mentania.

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