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Shipshot 4



Ecco fuori una nuova Shipping scritta da Rachel Aori. Leggete.

“Tu non capisci!” mi urla contro, sovrastando il boato della battaglia e il ringhiare del suo Mightyena “Ogni anno il livello del mare aumenta, strappando lingue di terra ad umani e Pokémon! Fra meno di cento anni hai idea di cosa resterà di questo mondo? L’incoscienza di voi del Team Idro è assurda!”
Io sospiro e continuo la mia lotta, dando meccanicamente ordini al mio Crawdaunt.
Non è che non lo sappia.
Quando sono entrato nel team, tempo fa, ci credevo tanto quanto lei. I mari erano inquinati, le strutture umane invadevano sempre di più le zone che prima di allora erano dominio assoluto della natura. Non era questa gran bella cosa.
Possiamo dire tranquillamente che fosse, e tutt’ora è, uno schifo.
Ora, non dico che non ci credo più, ma tutto ciò mi sembra inadatto.
Orocea è la prova che il mondo può sopravvivere senza terra (non senza acqua, ma non credo che spiegarlo ad una del Magma sia in qualche modo improduttivo), ma che comunque ne necessita i frutti.
Mentre mi difendo dai suoi attacchi la fisso.
I capelli neri sono coperti dal cappuccio rosso, il viso ha un rotondità abbondante, ma piacevole. Anche il suo fisico... si nota che quella veste serve più a coprirle un’abbondanza che lei ritiene eccessiva.
Vorrei dirglielo, che quei vestiti non hanno esattamente quell’effetto, e che probabilmente starebbe meglio se non cercasse di nascondersi. Non è affatto male.
La guardo, mentre il caos regna sovrano e mi accorgo che anche lei mi guarda. Ha lo sguardo dubbioso e probabilmente starà pensando che razza di psicopatico calvo le è capitato davanti.
E se lo chiedesse dovrei risponderle tipo “Ehy, non lo so, okay? So solo che non capisco per cosa sto combattendo e tu mi ricordi tanto il mio primo mese, solo che sei più affascinante del ragazzino rachitico, calvo e con le ossa sporgenti che ero e che sono. E che quei chili in più svaniscono di fronte ad uno sguardo come il tuo. E per sguardo non intendo seno.”
Poi tutto all’improvviso esplode. Da sopra, dove Ivan e il loro capitano combattono proviene un boato. Non so esattamente cosa sia, ma non mi ispira nulla di buono. I Monte Pira crolla, collassa e scaglia via pezzi che non gli sono più utili, pezzi che ci piovono addosso come grandine di quaranta centimetri di diametro. Una grandine piuttosto dolorosa.
Scatto per scappare, ma la guardo un’ultima volta, mentre capisce che abbiamo tutti perso e che probabilmente lassù i due sono stati sconfitti dall’allenatore, quello piccolo e infame che ci ha intralciati dall’inizio di questa storia. La guardo che scoppia a piangere e che da brava Magma butta via altra acqua che reputa inutile.
Ma la cosa che mi spaventa è che non si muove e che sta ferma, mentre le pietre crollano, mentre il suo Pokémon prova a tirarla via.
Non so perché mi venga da farlo, ma o faccio. Le prendo la mano, inizio a correre con lei che prima protesta e che dopo, piano piano, mi segue.
Dio, quant’è calda la sua mano? Persino nonostante ci siano il mio ed il suo guanto di mezzo ne sento il calore, oppure me lo immagino, ma credo sia lo stesso, alla fine è come toccare magma bollente.
Corriamo, me la trascino non so per quanto, ma so che quando mi fermo e mi butto a terra siamo all’orto di bacche del Percorso 123. Troppa strada, ecco perché mi bruciano i polmoni e mi fa male la milza.
Le è a terra in ginocchio, respira affannosamente.
“Perché?”
Me l’aspettavo già da prima, questa domanda, quindi mi sono preparato.
“Perché non ha più senso. Abbiamo perso, tutti e questo non ci rende più nemici. Quindi, davanti ad una ragazza in lacrime ed in pericolo il testosterone ha avuto il solo effetto di farmi agire da supereroe e salvarla.”
Mi rendo conto solo dopo averla pronunciata che è una pessima risposta. Per quanto, pensandola, sembrasse la frase da rimorchio più figa del mondo.
Lei si fa una risata, asciugandosi due lacrime.
“Sei veramente pessimo”
“Dovresti apprezzare un uomo che mette subito le cose in chiaro, no?”
Ci facciamo un’altra risata, mentre anche lei si lascia cadere sull’erba.
“Quindi davvero è tutto finito?”
Faccio spallucce.
“Forse non per tutti, ma per me sì, non c’è niente di utile nei nostri piani di conquista, solo profitto per chi sta in alto e sofferenza per il resto del mondo. Me ne tiro fuori”
Mi osserva mentre mi tolgo la bandana e le getto nel vento e dopo un po’ anche lei fa lo stesso con il suo cappuccio e soprabito.
“Che hai intenzione di fare?”
“L’unica cosa per cui servono acqua e terra, ho un po’ di terra vicino casa dei miei, voglio aprirmi il mio orto. Venderò bacche a Porto Selcepoli”
“Sembra interessante”
“Lo sarebbe di più se ci fossi anche tu” gliela butto lì, perché mi hanno detto che la fortuna premia gli audaci e perché con questa ragazza dai capelli neri e dagli occhi di un marrone così scuro da ipnotizzarmi me la sento di essere audace. Forse è che siamo imperfetti tutti e due, quindi possiamo sentirci perfetti semplicemente pensando solo a noi. Forse è perché sono sempre stato incline a fare pessime figure.
Spalanca gli occhi, e mi sembra ancora più bella, e ride di nuovo, stavolta sinceramente.
“Potrei essere piuttosto abile a vendere qualcosa, se mi ci mettessi”
Gonfia il petto con orgoglio e quando mi alzo e le tendo la mano accetta. Improvvisamente anche la mia, solo per aver tenuto la sua, sembra più calda ed è strano, perché è la cosa più bella che abbia provato finora.

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