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Capitolo Quindicesimo - 15

Salve a tutti, bella gente. Andy Black sul posto, ancora per voi. Hoenn's Crysis ha raggiunto il quindicesimo capitolo. Varie vicissitudini lavorative ed altre cose mi hanno impedito di pubblicare sul blog questo martedì, ma oggi è fuori questo pezzo.
Come sempre comunicazioni sparse: troverete scorrendo più in giù i pezzi di Levyan ed Auranera_ per i Soulwriters, nell'apposito blog che trovate a quest'indirizzo, oppure scorrendo un po' più giù la pagina del Blog delle ultime uscite, dove tutto viene immesso.
La seconda cosa da dire riguarda le prossime uscite. Martedì fuori un nuovo capitolo di Hoenn's Crysis, il sedicesimo, con in più il link per scaricare il manga di Back to The Origins di Laila (se tutto va bene). Sabato invece, per gli amanti del manga, che potrete leggere come sempre su Pokémon Adventures ITA , uscirà un pezzo della raccolta Shipshot, una Frantic (Ruby x Sapphire).
Chiudo dicendo che troverete il primo settembre il secondo pezzo della mia raccolta Frammenti, per il Soulwriters Team.
Ebboh.
Keep calm and read it.
Go.



Gli sconosciuti venuti dalla tempesta


Erano le otto del mattino e nel nuovo palazzo di vetro a Bluruvia stava cominciando l'ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze natalizie.
Gail era nuova, lì. Lavorava da settembre nell'ufficio al trentaseiesimo piano, dove si occupava della vendita e dell'adattamento di impianti di Green Energy, un settore in continuo sviluppo. Si occupava di pannelli fotovoltaici, sistemi radianti e pale eoliche.
Hoenn era perfetta per quel tipo di segmento del mercato, dato che la natura non era stata modificata totalmente dalla mano umana. Inoltre il clima molto caldo permetteva alle tecnologie a pannelli fotovoltaici e solari di esprimere tutte le loro funzionalità.
Proprio quel giorno Gail aspettava in sede un potenziale cliente di Ciclamipoli, proprietario di un parco residenziale alla periferia sud della città.
Avrebbe piazzato un numero incredibile di pannelli, Gail, e sarebbe stata invitata dal capo in persona nel suo ufficio per ricevere le congratulazioni dopo la firma del contratto.
Se la passava bene, Gail.
Le piaceva il suo lavoro. Aveva un bell'ufficio, e lavorare a Bluruvia non le dispiaceva, anzi.
Quel palazzo sorgeva in pieno centro e nonostante il paese non fosse molto grande, il sindaco, di comune accordo con il Capopalestra Rudi, aveva approvato un piano per lo sviluppo economico dell'isola.
Con l'aiuto di imprenditori ed investitori provenienti da Kanto, tutta gente in giacca e cravatta con una "R" rossa stampata sul taschino della giacca, erano riusciti a costruire un grattacielo enorme al centro del paese. Diverse società avevano scelto l'isola, ed in particolare il suddetto palazzo, come sede per le proprie società. Ogni piano conteneva vari uffici, e questo stava smuovendo l'economia di Bluruvia.
Questo edificio, poi, era stato costruito con minuzia e precisione ed era a prova di forti raffiche di vento. La tecnologia utilizzata per l'impianto delle fondamenta nel terreno dell'isola, adatto ad una simile costruzione, aveva permessodi rendere il suddetto immune alle oscillazioni ed alle inondazioni. Era caratterizzato, appunto, da una quantità innumerevole di finestre, tutte in vetro azzurro rinfozato, il che aveva gli aveva procurato il nome di Palazzo di cristallo.
Le ampie finestre donavano una splendida vista del golfo di Bluruvia.
Gail l'adorava.
Tuttavia quel giorno le nuvole erano aggressive e lasciavano cadere acqua in abbondanza; avrebbe lasciato l'ufficio la sera stessa, correndo come una forsennata per evitare di inzupparsi troppo e tornare abbastanza asciutta a casa, dove il suo fidanzato Ron l'avrebbe aspettata con una coperta calda.
Calda come il suo abbraccio.

La tempesta si stava scagliando forte su Porto Alghepoli, come se le nuvole repellessero quelle infime gocce di pioggia e le cacciassero via, non degne di stare lì in alto con loro.
La nebbia era stesa morbida ovunque, diradata leggermente solo da quegli spilli congelati che si ammassavano in pozzanghere nere sulla pavimentazione mattonellata della città.
Il freddo aveva fatto finalmente fatto suo quel posto, scacciando via il caldo insolito del giorno precedente.
"Cielo..." inarcò un sopracciglio Gold, avvicinandosi alla balaustra di poppa. La M/N GIULIA stava attraccando nella zona portuale della città, ma lui, assieme a Marina, al suo fianco, non era in grado di vedere assolutamente nulla che non fosse la luce intermittente del faro.
"Ma sono le otto del mattino?" chiese la ragazza, guardando l'orologio ed accertandosi delle proprie parole. Pareva fossero le sette di sera, il sole era nascosto da cirri e nembi stratificati, ed il freddo era forte.
Il loro respiro si trasformava in fumo, e volava verso l'alto, trafitto da quegli aghi d'acqua gelata. Gold alzò il cappuccio, quando sentirono il rumore dell'ancora frantumare la superficie nervosa dell'acqua nera di quel mattino.
"Che diamine sta succedendo, Marina?"
"Non ne ho idea"
All'improvviso una sirena molto forte espanse il proprio rumore nel raggio di chilometri e chilometri.
"Qualcosa di grosso! Sicuramente qualcosa di grosso!"
"Calmati, Lil Wayne"

Cinque minuti dopo i due scesero dalla motonave, poggiando i piedi sulle mattonelle dure e grige di Porto Alghepoli. La pioggia batteva radente sui tetti delle case e sulle auto parcheggiate, seguendo rivoli armoniosi che terminavano nei tombini. Tutto era grigio.
La sirena continuava a suonare incessante, ed intanto la gente scappava impanicata.
"La pioggia..." provò a darsi una spiegazione Gold, non convincendo né se stesso né Marina.
"Qualcosa non va, qui... Scusi!"
Marina afferrò per un braccio una signora che si affrettava verso la sua casetta. La pioggia pareva pesare chili, costringendoli ad abbassare il capo.
"Signora! Che succede?!"
"Sono gli uomini! Gli sconosciuti venuti dalla tempesta!"
Gold spalancò gli occhi, prendendo a camminare. "Vieni!" fece alla ragazza, che lasciò andare la signora verso la sua meta.
"Dove andiamo?!" urlò lei.
"Chi sono questi tizi?!"
"Non lo so!"
"Non parlavo con te!"
"Sì che parlavi con me!"
Gold si fermò, bloccando la ragazza per le spalle e fissandola dritta negli occhi.
"Senti. Io non sopporto te e tu non sopporti me. Ora però dobbiamo capire perchè questa gente fugge e se c'è qualcuno che non sta bene, ed ho bisogno di te. Chiaro?"
Lo sguardo penetrante di Gold lasciò Marina basita. La ragazza si limitò ad annuire.
"Benissimo! Ora andiamo!". Gold le diede un buffetto sulla guancia, quindi la prese per mano e la tirò con sé.
La visibilità era minima, la pioggia radente e quella nebbia fumosa trasformava tutto in sagome scure.
"Non vedo niente!" fece lui.
Marina abbassò gli occhialoni, ottenendo una visuale più nitida senza dover chiudere gli occhi ogni due secondi.
"Ci sono... ci sono persone ovunque... Molti scappano, ci sono molti bambini e donne. E poi... e poi quei tizi strani"
"Strani?! Che tizi?! Che tizi strani?!"
"Sono degli uomini vestiti uguali. Indossano jeans attillati e bandane. Ci sono anche delle donne tra di loro"
Il rumore di una vetrina che si fracassava si sentì alla loro sinistra.
"Che cazzo è stato?!" urlò Gold, partendo in corsa verso la fonte di quel rumore. Il palazzo che avevano davanti era enorme, ma appariva loro solo come una grande macchia nera in quella tela ingrigita dalla pioggia e dalle nuvole.
Le scarpe di Gold calpestarono cocci di vetro frantumato. "È qui!" fece Marina, puntando il dito verso un'altra macchia scura.
La gente correva loro attorno e, mentre Gold si avvicinava solo e sospettoso, lentamente, verso il suo obiettivo, si rendeva conto della debolezza della gente, del fatto che seppur dotata di tutta la sicurezza possibile ed immaginabile, di loro poteva dire solo che fossero sopravvissuti cinque minuti a testa in quell'enorme calderone che era la vita.
Ognuno crede di essere speciale, crede di andare avanti con le proprie forze, sentendosi tra l'altro una divinità per vittorie quotidiane frivole e al limite dell'utilità.
La macchia scura era a due metri da lui, quando concluse che le persone non erano altro che stupide fomiche nel giardino di qualcuno.
Vive fino a che quel qualcuno non avrebbe deciso di ammazzarle.
"È lui..." sospirò Marina, alle sue spalle.
"Hey! Che diamine sta succedendo?! Dimmi chi sei!" urlò quello dagli occhi d'oro alla sagoma.
Dalla nebbia si sentì una risata di uomo.
"Chi sono?"
Quella voce era dura e penetrante, entrava all'interno del corpo dell'interlocutore e non lo abbandonava più. La sua sagoma si delineava nei fumi di nebbia, fino a che il suo sguardo celeste, pungente, penetrante come la sua voce, tagliò il grigio nell'aria come un coltello ben affilato.
Gold piantò i piedi ben in terra, mentre con una mano cercava di contenere il corpo di Marina che non essendo un'allenatrice era provvista del solo Staraptor per combattere, ma in quel luogo la cosa non era fattibile. Troppa nebbia e poca visibilità.
Schermò con il suo corpo la ragazza, Gold, quindi strinse i denti. Lo analizzò. Quel tipo era una statua, un adone greco, probabilmente pezzi di marmo ancora gli ricoprivano le fasce muscolari, perchè la perfezione che dimostrava non era umana e non lo era mai stata.
Nel suo sguardo vi erano sicurezza ed una dose infinita di tranquillità. Le palpebre erano aperte quanto bastava per mostrare le iridi azzurre, di quell'azzurro vivo, come il mare senza quel cielo grigio.
Era altissimo, le spalle molto larghe, la vita stretta. Le braccia e le gambe erano muscolose, e le mani grandi.
Portava i capelli rasati, ma s'intravedeva un'onda rossiccia di colore su quei corti spilli che gli crescevano sulla testa. Anche la sua barba era dello stesso colore, poco definita sulla faccia, corta, a non coprire le labbra carnose ed il naso lungo e dritto.
Indossava una canottiera bianca, molto attillata, che poco lasciava all'immaginazione. Un paio di jeans blu erano stretti sulle sue cosce e larghi sui polpacci, dove un paio di scarpe antinfortunistiche nere terminavano di coprire il suo corpo.
Un lungo cappotto nero era aperto, a mostrare un enorme teschio sul suo petto. In mano aveva una mazza ferrata.
"Chi sei?" ripetè Gold, con voce ferma.
"Occhi dorati, è importante sapere chi sono?"
Gold digrignò i denti. "Certo! Voglio sapere il nome di quello a cui sto per rompere il culo!"
"Come siamo sboccati... C'è una signora alle tue spalle, vedi di contenerti"
"Insegnami tu le buone maniere... Ah, non sei la persona più indicata, dato che stai devastando una città. Dimmi perchè Porto Alghepoli sta per essere distrutta dalle vostre armi"
Marina vide quello alzare la mazza e guardarne la punta di ferro. Del sangue la macchiava, e la cosa la fece impaurire. "Perchè questa città era nostra. Ed ora ce la riprenderemo"
"Chi sei?!" urlò Gold, con rabbia. Prese la sfera di Shiftry e gli fece fare la sua comparsa nella tempesta.
"Mi chiamo Xander, e sono un Idrotenente. E sì, se non lo avessi capito, Porto Alghepoli è sotto attacco" fece, con voce calma e profonda.
"Questo è ancora da vedere"
"Perchè state facendo questo?!" esclamò Marina.
"Perchè?! Ma perchè il grande evento si sta per compiere. Il mondo così come lo conosciamo sta per finire, e noi del Team Idro siamo gli unici in grado di donare al nuovo ordine venturo l'aspetto che merita. Il mare farà la sua comparsa, vincerà contro la terraferma, invaderà i cuori della gente"
"Ma..."
"La crisi è qui. Inutile nascondersi dietro a mezzi sorrisi e a mezze verità, sta per accadere qualcosa di grandioso; un grande cambiamento, e come in ogni grande cambiamento c'è sempre chi avrà la peggio. E qui qualcuno morirà"
"Tu morirai. Shiftry, attaccalo con... Un momento, non conosco alcuna mossa di Shiftry!" si crucciò il ragazzo, facendo sospirare Marina e ridere Xander.
"Io non posso morire, e non sarai tu ad ammazzarmi. Non sarà un ragazzino che non ha mai avuto un sogno ad uccidere il mio"
"Stai facendo del male a queste persone!"
"Qui non c'è niente e nessuno a cui valga la pena riservare un trattamento speciale. Sono tutti fiori di cartapesta, senza importanza. Sono cresciuti nel fango di questo mondo, inutile miscuglio di sofferenza e sacrifici, senza un ideale più alto. Ebbene, basta così"
"Vaneggi"
"No!" esclamò all'improvviso, con una scintilla viva nei suoi occhi cristallini. "No! Non vaneggio! La mia determinazione non proviene da un semplice pensiero folle. L'umanità fa schifo. Ed il Team Idro la ripulirà. Partendo proprio da voi due"
"Tu non pulirai proprio niente, coccobello"
"Non mi capisci. Non potresti mai capirmi. Sei proprio come questa massa di cani infami, incapaci ed impauriti, non in grado di reagire al nuovo, al buono, sempre radicati nell'antico e nella tradizione. Brutta notizia per te, Adidas. Il mondo sta cambiando. Proprio ora"
E poi improvvisamente con quella mazza ferrata sferrò un colpo veloce verso il suo avversario, che si abbassò repentinamente.
"Marina, cazzo, scappa!"
"Io non... io non scappo!" fece, guardandosi attorno. "Shiftry, aiutalo!"
Quello si alzò in aria maestoso, librandosi aggrazziato nella corrente, fino a sparire nella nebbia. Dopo alcuni secondi però ritornò forte, in picchiata, portando con sé una fortissima folata di vento, che spostò da quel posto le nuvole e la pioggia, con il solo scopo di far indietreggiare di qualche passo l'aggressore.
"Devo difendermi... Aibo!"
Ambipom scese in campo.
"Bel topolino... non basterà però contro di me". Xander gettò la mazza all'interno della vetrina che stava distruggendo, terminando il suo lavoro, quindi mise mano a delle sfere totalmente nere con una venatura blu. "Vuoi lottare?"
"Certo che voglio lottare!" rispose Gold, grintoso.
"Vai, Crawdaunt!"
L'enorme crostaceo guardava furente l'avversario, mentre con la coda provocava un rumore sinistro, come di ossa che si spezzavano. Le grandi chele si aprivano e si chiudevano, bramose di afferrare una delle code provviste di dita del primate.
"Aibo. Dobbiamo farcela"
Xander sorrise alle parole del Dexholder, pensando fossero davvero patetiche, ed esprimendo le sue impressioni con brevi movimenti del volto.
Sbuffò e schioccò le dita, quindi Crawdaunt si gettò a capofitto contro l'avversario.
"Ambipom! Il tizio vuole giocare, divertiamoci! Doppioteam!"
Diverse copie di Ampipom si disposero a cerchio attorno al crostaceo, che affondò il colpo a vuoto, facendo dissolvere quell'ologramma.
"Doppio Smash!" urlò Gold.
"Protezione!"
Il comando dell'Idrotenente arrivò pochi secondi prima che Ambipom, agilmente, si elevasse con un salto, pronto a colpire con una delle sue code. L'attacco si abbatté sul carapace avversario, diventato incredibilmente duro per l'occasione.
Ambimpom atterrò a pochi metri da Crawdaunt.
"Vai con Martellata!" urlò Xander.
Crawdaunt si girò immediatamente, e dandosi uno slancio colpì con un montante tremendo Ambipom, proprio sulla testa. Quello fu abbattuto al suolo, proprio lì vicino.
"Bloccalo a terra" ghignò Xander.
Crawdaunt colpì con Geloraggio il suo avversario, impedendogli di muoversi. Gli occhi del primate erano chiusi, la potenza dell'attacco del crostaceo fu tale da averlo messo facilmente fuori combattimento.
Xander sorrise, avvicinandosi al suo Pokémon. Aveva di nuovo la mazza ferrata in mano e la batteva contro il palmo, foderato in un guanto di pelle.
"Ecco come finisce... Bravissimo, Crawdaunt, rientra"
Gold rimase scioccato da quella scena. Non avrebbe mai potuto credere che Xander avesse potuto colpire Aibo con quell'arma rudimentale.
"Gold..." lo chiamò Marina, mentre vedeva quell'uomo avvicinarsi minaccioso, con il sorriso da deviato.
"Hai perso, stupido impertinente. Ora pagherai per la tua maleducazione" sussurrò Xander.
Gold spalancò gli occhi, la bocca li seguì. Stava davvero per accadere.
La pioggia riprese a battere debole, mentre i venti si calmarono.
"Gold" lo chiamò ancora Marina, spintonandolo, cercando di farlo svegliare.
Xander alzò sulla testa la mazza, guardando con occhi vividi e accesi. Nella sua testa dolci note, nei suoi gesti una tranquillità disumana. Aibo stava a terra esanime.
Stava per accadere.
"Porca puttana, Gold! Vuoi fare qualcosa?!" Marina urlò come una forsennata, afferrando la sfera di Aibo dalle mani del suo allenatore e spingendolo via.
"Ritorna!" fece poi.
Proprio un secondo dopo, non appena Aibo scomparve e rientrò nella sua sfera, Xander abbassò velocemente la mazza, frantumando il ghiaccio sporco, che esplose in mille pezzi scintillanti.
"No!" urlò Xander, voltandosi verso la coppia e prendendo ad avvicinarsi minaccioso.
Gold si risvegliò dal suo stato di trance, e si rese conto del fatto che l'Idrotenente avesse in mano una rudimentale arma medievale. "Cazzo! Marina!"
"Scappa!" urlò quest'ultima, tirando per mano il ragazzo. Cominciò la fuga per le strade di Porto Alghepoli.
Xander li inseguiva. "Fermatevi! È inutile correre, tanto vi prenderò!"
"Tu sei un pazzo omicida!"
"Prendeteli!" urlò. D'un tratto orde di persone, uomini e donne, vestiti a metà tra il marinaio ed il pirata cominciarono a porsi tra loro ed un eventuale libertà.
"Staraptor! Scacciabruma!" urlò Marina, stringendo sempre la mano di Gold. Si guardò un attimo attorno, prima di veder scomparire la nebbia. Ora era tutto più nitido, più definito.
C'erano più o meno trenta persone che si avvicinavano minacciose a loro mentre intanto Xander continuava ad agitare la sua arma, pronto ad usarla. "Acciuffateli!"
"Non acciufferete proprio niente!" urlò Gold.
Tre reclute del Team Idro si gettarono a capofitto contro i due ragazzi.
Erano praticamente identici, ma sembravano il lungo, il corto ed il pacioccone. Indossavano dei jeans aderenti alle cosce ed una canottiera bianca e blu a righe orizzontali. Una bandana blu, con il simbolo del Team Idro, completava il loro abbigliamento.
Il più lungo di loro faceva roteare una catena nella mano destra.
"Dove credete di andare?!" urlò il corto, che stava al centro.
"Levatevi dal cazzo!" rispose a tono Gold, lasciando la mano di Marina e sferrando un calcio sul volto di quello dopo un breve salto. La recluta si ritrovò K.O. in un colpo solo, mentre sangue rosso e denso fluiva rapido dalle sue narici e dalla bocca.
La cosa lasciò di stucco gli altri due, che rimasero sconvolti, sorpresi da quell'offensiva. Xander li sorpassò, continuando ad inseguirli.
Marina e Gold presero a salire una ripida scalinata, passando alla parte alta della città. Poi il Ranger vide qualcosa muoversi proprio accanto ad un muro e si fermò.
Gold continuava a correre, ma vedendo la ragazza fermarsi stoppò subito la marcia.
"Che cazzo stai facendo?! Quel tipo ci massacrerà!"
"Stai zitto! Vai, Styler!"
Marina lasciò partire una trottola, velocissima, che prese a roteare attorno ad uno spazio vuoto.
"Porca puttana, Marina! Quello ci fracassa il cervello e tu stai qui a giocare col Bey Blade?!"
"Ma che Bey Blade?! Cattura completata!"
"Completata?! Hai catturato l'aria, Marina! Quella che c'è nel tuo cervello!"
"Zitto, stupido saprofita!"
Xander si stava per abbattere sui due, alzò la mazza sulla testa, pronto a colpire. Gold capì che non c'era più niente da fare, erano stati presi. Si mise dinnanzi a Marina alzando l'avanbraccio destro a proteggere il volto, anche se sapeva che a poco sarebbe valso, quindi aspettò il colpo. Ma la voce di Marina lo distrasse.
"Usa Barriera!"
D'improvviso un'aura azzurra comparve davanti a loro, e si compattò a formare una sorta di schermo protettivo.
Xander abbattè quel colpo di forza immane sulla barriera, che non si mosse d'un centimetro né si frantumò.
Gold spalancò gli occhi. Marina sorrise leggermente, quindi incrociò lo sguardo aureo del ragazzo. "Ma che cazz... ?". La pioggia continuava a scendere, alzando nelle narici quel profumo di muschio ed umido.
"Kecleon. Era lì, vicino quel muro" rispose.
Gold prese il Pokédex e lo puntò verso il muro.
"Lì non c'è niente"
"Infatti è accanto a te..."
Gold osservò meglio. Proprio di fianco a lui la luce rimbalzava in modo differente su ogni cosa, come se l'aria lì avesse avuto una forma e fosse stata irregolare. E poi c'erano delle linee rosse, particolari, zigzagate ed incorporee che fluttuavano libere.
Decise quindi che il Pokédex avrebbe dovuto dargli maggiori spiegazioni.

"Cambia colore per mimetizzarsi e sorprendere la preda. Il disegno sulla pancia rimane sempre visibile. "


"Uhm... Questo Pokémon è quindi può cambiare la tonalità del colore della pelle. Forte"
"Ora pensa a liberare quest'area nel caso ci fossero altri manigoldi. Sistemali e poi trova un posto in cui stare e barricarci. Non possiamo volare nel centro della tempesta"
Xander continuava ad attaccare la barriera con la mazza, invano. Urlava come un forsennato, sputando rabbia che mai avrebbe pensato di vedere qualche minuto prima. Quel ragazzo sembrava pacato, posato.
Invece era solo uno psicopatico.
Cominciò a prendere a spallate la barriera, per sfondarla, abbattendosi su di essa.
Marina si voltò.
"Sei ancora qui?!"
Gold sospirò, quindi si girò. Erano verso la fine di un promontorio, e soltanto tre edifici erano ubicati lì.
Due di questi erano due duplex, casette bilivello. Erano tuttavia sprangate dall'interno, bloccate con assi e chiodi.
E poi c'era la galleria d'arte.
Da lì provenivano diversi rumori; vetri s'infrangevano e persone urlavano.
Gold si avvicinò alla porta automatica, che si spalancò, invitandolo ad entrare.
Il suo primo pensiero, non appena vide quell'edificio totalmente invaso da tirapiedi del Team in blu fu che era felice che lì non piovesse, in modo da poter utilizzare Exbo, il suo Typhlosion, senza incappare in rischi inutili.
Mosse passi bagnati fino a raggiungere la reception. Sporgendosi vide una donna con un vestito viola che piangeva in posizione fetale. Gente che urlava ed uno strano chiecchiericcio sostituirono il ronzio dei neon nelle orecchie.
"E tu, vestito come un fighetto, chi cazzo saresti?!" esclamò un tizio, uno di quelli che giocava con i cattivi. Era di corporatura ed altezza normale, occhi azzurri, la bandana a nascondere le stempiature. La barba era nera e folta.
"Vai via..."
Quello rispose con una sonora risata. "Rispondimi, avanti. Sei un Belieber?"
"Cazzo, no! Ascolto Guru e Premiere da una vita, non puoi dirmi una cosa del genere!"
"Chi?!"
"Oh cielo..." fece Gold, portando la mano alla fronte. "Guru e Premiere. Gangstarr"
Lo sguardo dello sconosciuto si perdeva nel vuoto.
"Porca... Ascolta!"
Levò le cuffie dal collo e le mise sulle orecchie del tipo. Next Time era in riproduzione.
"Ah... Rap. No, non mi piace questo genere"
E intanto nella sua testa apparve l'immagine di Marina massacrata da Xander. "Beh, mi spiace. Dammi le cuffie"
Il barbuto gliele consegnò, quindi vide Gold metterle al collo. "Appena ti risvegli ti consiglio di ascoltarli, davvero. Ti apriranno la mente"
"Appena mi risveglio?!"
Fu quello il momento in cui Gold lo colpì con un pugno al muso, mandandolo fuori combattimento.
Le nocche gli dolevano, intanto si voltò attorno. Lì c'era un casino assurdo: una quantità enorme di cocci di vetro e di terracotta, probabilmente provenienti da qualche vaso in esposizione, erano riversati a terra. Cavernicoli vestiti come uomini moderni battevano con le loro clave tutto ciò che fosse più alto di trenta centimetri e fosse intero.
"Ne hai fatto fuori uno... Te ne mancano solo altri tredici"
Una voce femminile lo fece voltare.
Era bionda, e anche se aveva i capelli corti, in un acconciatura maschile, era molto bella. I lineamenti erano delicati, e gli occhi azzurri ben si accostavano alle lentiggini che le corpivano il naso.
Il trucco era nero e marcato, e le labbra ben truccate. La pelle diafana risaltava con il blu dell'abbigliamento di quella.
Non era una recluta, dato che non vestiva come loro. Non aveva cappelli o bandane, i suoi capelli erano spettinati in una sorta di caos organizzato.
Indossava lo stesso soprabito di Xander, ma era chiuso. Del resto del suo abbigliamento s'intravedevano solamente gli stivaloni antinfortunistici, proprio come quelli del folle che continuava a martellare la Barriera di Kecleon.
"E tu chi diamine saresti?!"
"Mi chiamo Christine, e sono un Tenente di un'organizzazione atta a portare Hoenn sotto i livelli del mare"

 

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