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Come home, Linda

Alla fine abbiamo concluso anche la raccolta Home.
Scritta da Rachel Aori e rivista dal sottoscritto, vorrei ricordarvi di una cosa essenziale. Una sorpresa, un comunicato, un qualcosa che, per gli aficionados, sarà ottimo.
Ma lo potete leggere solo su EFP. Veramente. Solo se vi è piaciuta Back to the Origins, almeno.
Sotto questa storia potrete trovare i frammenti di Lele e Vespo, aka _batlemania is back e Son of Mumford.
E poi boh.
Che colpaccio. Correte su EFP che è meglio, va...
 
 
Go!
 
 
 
Linda


 
Il rumore dei suoi tacchi, attutito dalla moquette, riecheggiava sordo per la stanza.Capelli lunghi, lisci, biondi. Il volto, dai lineamenti delicati e quasi fanciulleschi, era decorato da una lieve mano di lentiggini.Il piccolo naso alla francese era sovrastato da bellissimi occhi azzurri, limpidi come il cielo d’inverno.
Però erano arrabbiati.
Guardava il Professor Stark dall’alto in basso, squadrandolo da capo a piedi.
“Quindi non hai ancora trovato nulla...”. C’era una nota contrariata nella sua bella voce.
“Linda, per favore, calmati. Stiamo facendo numerose ricerche... Se anche è vero che per ora non siamo arrivati ad una soluzione definitiva non è detto che presto non avremo la chiave di volta per risolvere il tutto”. Il tono era decisamente angosciato nella voce dell’uomo.
Era passato quasi un anno dalla scomparsa di Lionell, da quando era rimasto intrappolato nel passato, imprigionato dove nessuno avrebbe potuto raggiungerlo.
Linda schioccò la lingua, frustrata. “Ho capito. Ora vattene, non mi sei di alcun aiuto”
Quello sospirò, avviandosi stanco verso la porta.
Linda vide l’uomo uscire dall’ufficio, un tempo di Lionell ed ora suo, quindi si accomodò alla scrivania. La pila di documenti era cresciuta a dismisura ma era troppo nervosa per badarci.
Quelle quattro mura un tempo la proteggevano. Un tempo era lei a rispondere agli ordini, a risolvere problemi, a ordinare i documenti. Lei eseguiva, sicura che qualcuno avrebbe badato e corretto i suoi errori, guidandola sulla giusta strada.
Ma adesso era lei a dover guidare gli altri, lei a dover dirigere un’azienda gigantesca.
Da sola.
Si alzò di nuovo, incapace di star ferma. Le sue Pokéball erano allineate su di una mensola.
Le guardò.
Una Liepard, un Noctowl ed una Whimsicott.
Non bastavano, non erano ovviamente sufficienti a raggiungere il suo scopo, ma non poteva privarsene, non senza sapere a cosa sarebbe andata incontro a breve. Morse una delle unghie, di quelle ben curate e smaltate, limate con minuzia, mentre osservando il panorama fuori dalla finestra.
Timea era tornata alla vita di un tempo.
La città non era mai stata scossa davvero, ma i danni c’erano stati. In alcuni punti si vedevano ancora palazzi con crepe pericolose, ma presto o tardi sarebbero scomparse anche quelle.
Com’era possibile?
Lionel non c’era, non era mai tornato ed ufficialmente era stato dato disperso. Come poteva il mondo andare avanti come se nulla fosse mai accaduto? Senza quell’uomo potente che dirigeva tutti gli affari, punendo e premiando con occhio imparziale i più meritevoli.
Come poteva tutto andare avanti?
Il pugno colpì il vetro, ed un lieve dolore si sparse fulmineo per la mano.
Si sentiva debole, abbandonata. Come se in pieno inverno qualcuno l’avesse sbattuta fuori casa e chiuso la porta a chiave, sola come mai era stata prima di allora.
Qualcuno bussò alla porta dell’ufficio, la sua presenza era richiesta, la maschera necessitava di essere indossata.
“Con permesso”
Un uomo, alto, sui quarant’anni, i capelli ingrigiti e gli occhi di un nocciola spento fece il suo ingresso, con una cartellina azzurra fra le mani.
“Morris, vieni avanti”
Quello annuì, chiudendosi la porta alle spalle e osservando la giovane prendere posto alla sua scrivania.
“Chiedo scusa, ma stavo riesaminando dei documenti da archiviare quando ho notato qualcosa di interessante”
 Poggiò la cartella sulla scrivania, spingendola lieve verso Linda. Quella la aprì con aria annoiata, leggendone rapidamente il contenuto.
Fu solo a metà pagina che riprese la lettura da capo, notando con attenzione ogni singola riga, ogni singola parola che in nero sigillava il foglio candido.
Di nuovo, l’unghia smaltata fu presa tra i denti mentre la concentrazione della donna si acuiva, isolando se stessa dal resto del mondo.
Almeno per pochi attimi.
“Perché non ne ero a conoscenza?” chiese.
“Si parla di un documento di parecchio tempo fa, uno dei primi approcci che Lionell aveva tentato e che aveva studiato solo con Stark, per poi essere scartato. Troppo tortuoso, quando in effetti avevamo un’altra soluzione a portata di mano.”
L’uomo parlò lentamente, lasciando che ogni parola s’imprimesse nel suo superiore.
“Stark lo sapeva e non mi ha detto nulla?”
Linda alzò un sopracciglio, nuovamente irritata.
“Probabilmente se ne era dimenticato, come detto è un documento parecchio vecchio.”
“Allora che gli torni in mente e che inizi subito a lavorarci! Subito!” batté il pugno sulla scrivania di mogano.
L’ultima parola fu quasi un sibilo. Morris annuì, soddisfatto, riprendendo la cartella che la donna gli porse ed uscendo.
Linda si rilassò, abbandonandosi allo schienale della poltrona in pelle.
L’Omega Group non sarebbe morto, non lo avrebbe mai permesso. Per mesi e mesi lo aveva tenuto in vita, tenendo accesa in tutti la fiamma della gloria che gli era stata promessa e che gli era sfuggita. Certo, alcuni se n’erano andati, abbandonando la nave come dei miseri topi.
Marianne per prima.
Ma avrebbero pagato, tutti avrebbero pagato.
Marianne, Ryan, Zackary Recket, Rachel Livingstone, la Professoressa Alma ed i Capipalestra.
La fenice sarebbe rinata.
La fenice avrebbe ridotto il mondo in cenere.

 

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