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Capitolo Ventiquattresimo - 24

Salve a tutti. Sono pieno d'impegni e non riesco più a mantenere gli ordini di pubblicazione qui sul blug, ma oggi è fuori il nuovo capitolo.

Andy.


Welcome to the next level



“Ora è tutto a posto, ragazzi” fece Alice, mentre gettava un grosso ceppo di legno nel camino. Quello rispose scoppiettando, quasi avesse ringraziato la Capopalestra di Forestopoli. La luce del fuoco dorava i volti dei due ragazzi che, dal canto loro, lo fissavano ipnotizzati.
“Non state così vicini... Vi si seccheranno le palpebre”.
“Giusto...” sospirò Marina, abbassando lo sguardo. “È stato terribile”.
“Tu sei il Ranger, giusto?”.
Marina annuì, alzando un momento la testa per guardare Alice in volto: i suoi occhi color pervinca erano ben aperti, la fissavano e le infondevano contemporaneamente fiducia e coraggio. Sbatté velocemente le palpebre, prima di passare a Gold.
“E tu? Sei l’altro Dexholder, quello che non è arrivato in tempo. Dov’eri?”.
“Salvavo Lavandonia...” fece quello, serio. Marina guardò anche lui, triste e sfatto, bagnato. Stanco.
“Quando siete arrivati?”.
“Stamattina. Ma sembrano dodici anni”.
“Posso capire benissimo... Avete già incontrato... Adriano, vero?” chiese, arrossendo lievemente.
“Sì” rispose la ragazza. “Ci ha aiutati quando siamo scesi dal Monte Pira”.
“Scesi... Ci siamo buttati giù; dici piuttosto che ci ha aiutati quando abbiamo provato a suicidarci... Che per altro non ero nemmeno cosciente, quindi è tentato omicidio...”.
“Hai tanta voglia di parlare” notò superficialmente Alice, voltandosi e sciogliendo i lunghi capelli color lilla.
Sbuffò. “C’è poco da scherzare però” aggiunse.
Gold guardò in alto, fissando l’interno della casa di Alice. Era costruita in un albero cavo, una sequoia davvero alta, forse la più alta della città. Tutto era in legno, mobili, pareti, pavimenti, soffitta, tutto. Piccole finestre erano scavate all’interno del tronco esterno dell’albero, inondando di luce l’interno.
“Credi che mi piaccia questa situazione? E poi tu chi sei, non ti sei nemmeno presentata!”.
Quella si voltò lentamente, incredula delle parole che aveva udito. Poggiò il codino sul tavolo che aveva accanto e si avvicinò a Gold.
“Tu sei a casa mia, vicino al mio camino, avvolto in una mia coperta e, nonostante tutto, hai anche la faccia tosta di chiedermi cose del genere... Avevano ragione sul tuo conto”.
Gold se ne uscì con una leggera risata di scherno, più a se stesso che ad Alice, come per dire guarda, la tua reputazione ti precede, ma mai qualcosa di buono.
Marina sentì di voler prendere le sue parti, almeno una volta nella sua vita.
“Scusalo, è un po’ scosso. Del resto abbiamo visto morire quell’uomo davanti ai nostri occhi... È stata così improvvisa come cosa, non siamo riusciti nemmeno a reagire... Quando ci siamo ripresi da quello shock era ormai troppo tardi...”.
“Immagino” fece Alice, voltandosi. I lunghi capelli le ricaddero davanti agli occhi e fu costretta con le mani a spostarli. “Notizie degli altri?”.
“Dovevamo incontrarci qui a Forestopoli”.
“Allora è meglio spostarci in Palestra”.

Crystal camminava spedita, trascinando i piedi nell’erba alta. Avevano quasi terminato l’attraversamento del Percorso 119, a poca distanza si vedeva un grande edificio illuminato.
“Come stai?” le chiese Martino, affiancandola.
“Beh...” affannava lei, alzando in alto le gambe per poter avanzare passi faticosi e sudati. “... diciamo che sono stata meglio... Ciò che conta però è catturare i leggendari prima che facciano altre vittime”.
“Come hai imparato a catturare i Pokémon in questo modo?”.
“Beh, si tratta di tanto tempo fa... Ero una bimba, con il mio Smoochum, e desideravo allenarmi nella cattura. Ricordo ancora...” sorrise “... ero sul Monte Scodella, a Johto. E mentre mi allenavo saltò fuori un enorme Arcanine, che mi fece cadere e perdere conoscenza: mi spezzò entrambe le braccia. Allora decisi di continuare il mio allenamento, e conobbi tanti altri Pokémon che, come me, erano stati attaccati da quell'Arcanine. Li catturai, utilizzando i piedi...".
"Ecco come hai fatto... E poi? Come andò a finire con quell'Arcanine?".
"Archie? Lo catturai. Era ferito, perciò reagiva così. Ma quella cosa mi servì tanto".
Marino sorrise ed annuì.
"Ad occhio e croce, dovremmo essere vicini... Quello è l'osservatorio meteo e meno di un chilometro dopo c'è Forestopoli" fece Fiammetta.
Silver annuì quindi fece dei passi avanti raggiungendo Crystal. Martino lo vide arrivare ed intercedette il passo, raggiungendo l'ex Capopalestra pochi passi più indietro.
"Crys..." fece il ragazzo.
"Che c'è?".
"Cerchiamo di cogliere l'occasione al volo, la prossima volta... Con Groudon, intendo".
Crystal annuì, mordendosi il labbro inferiore. Rifletteva piena di rammarico, Groudon era ad un passo dall'essere catturato.
"Certo. Mi chiedo Gold come stia".
"Non lo so. Sicuramente starà benone... ha la pellaccia dura".
"Lo so... Ma... Non sono sicura che viaggiare da solo gli abbia fatto bene... Ma poi, che diamine! Perché mi sto comportando così! Lui è un Dexholder, ha fatto quello che ha fatto e mi devo fidare di lui, assolutamente!".
Silver annuì, sbuffando. Non era felice del fatto che Gold apparisse in ogni discorso.
Superarono l'osservatorio, il grande edificio pieno di vetrate che nasceva nel cuore della foresta, e quindi attraversarono un grande ponte fatto di assi di legno.
Questo pareva molto solido, scavalcava il fiume, sempre generoso di acque gelide e cristalline, e portava direttamente all'ingresso della città.

"Benvenuti a Forestopoli!"

Era così che recitava un grande cartellone; spuntava dalle piante come un fungo e veniva assalito da piante rampicanti e Pokémon Insetto, quasi nascosto dai rami più bassi dei grandi alberi.
Il nome non lasciava tanto spazio all'immaginazione. Forestopoli era la città della foresta. Anzi, la città nella foresta.
O forse sulla foresta. Crystal guardava impressionata quello spettacolo, enormi alberi abitati da persone, interi condomini a più di venti metri da terra, grosse sequoie collegate tra di loro tramite pontili di corda.
Tutt'intorno la foresta, con i suoi rumori sinistri, vegliava sulla popolazione.
La città era sovrappopolata: dopo l'emigrazione di massa dalle altre città verso il polmone di Hoenn, migliaia di persone si erano ritrovate sotto la pioggia perenne della città. I prati enormi erano invasi, centinaia, forse migliaia di ombrelli erano aperti a proteggere intere famiglie.
Un bamino, dall'alto dei pontili, puntava con l'indice verso il basso, urlando al padre di guardare.
"Sembrano tanti funghi! Anzi, tanti fiori, di tutti i colori!".
"Florian, entra dentro".
Il piccolo sbuffò e sparì, oltre l'uscio di legno.
Il Centro Pokémon, naturalmente, era sovraffollato: la coda partiva da lontano, si perdeva nel mare di persone prima della distesa d'alberi della foresta.
Martino sorrideva, con gli occhi spalancati, carico di meraviglia. "Questo posto è un paradiso! Umani e Pokémon vivono in completa sintonia!".
"C'è troppa umidità..." sospirò Fiammetta. "Non potrei mai vivere qui".
"Dobbiamo raggiungere Gold". La fermezza di Crystal fece stupire la stessa ex Capopalestra, che l'aveva sempre vista dolce e calma.
Certo, togliendo il momento in cui aveva dato addosso a Zoe, fisicamente.
"La palestra è lì!" aggiunse, mentre nugoli di persone discutevano sommessamente del terremoto di quella mattina.

"Quindi c'è bisogno di sedare di nuovo questi due grandi gruppi, Rocco. Sì, Gold mi ha appena detto di aver combattuto contro il Team Idro, mentre l'altro collettivo è stato fronteggiato più volte dal Team Magma... Sì, abbiamo già varato la linea d'azione che... Fosco... sì, lo so. Non ho idea di quello che possa succedere, ma giustamente i ragazzi stanno cercando un ago in un pagliaio, ritrovandosi più di una volta in situazioni scomode che non gli competevano.".
Alice parlava telefonicamente con qualcuno. Di tanto in tanto l'Holovox non andava, avrebbe dovuto sostituirlo ma non le pareva il momento di pensare a quale modello di Holovox avesse. Tanto ne uscivano di nuovi ogni settimana. Si voltò non appena sentì il rumore della porta della palestra che si apriva.
"Rocco... ci sentiamo dopo" e chiuse la comunicazione.
"È permesso?" fece Fiammetta, totalmente bagnata. Alzò gli occhi in alto, e si guardò attorno, prima di focalizzare l'attenzione e lo sguardo su Alice, proprio davanti a lei.
"Fiammetta! Stai bene, per Arceus, che sollievo..." sospirò lei, correndo verso l'altra per accoglierla in un abbraccio.
"Sì, è tutto a posto". Fiammetta arrossì leggermente, e guardò Alice: il volto era scavato dalla stanchezza.
Seguirono Martino, Crystal e poi Silver.
"Ragazzi, ben arrivati. Venite, fate una doccia calda e prendete un po' di caffé. Di là ci sono gli altri due, il Dexholder ed il Ranger senza Styler".
"Senza Styler?!" esclamò Martino.
Alice fece strada. "Sì... Hanno passato diverse peripezie da stamattina e si sono ritrovati a saltare da una montagna... lo Styler è andato rotto, ma loro stanno benone. Ora sono di là a cambiarsi, si stanno mettendo qualcosa di asciutto. Dovreste farlo anche voi".
Gli altri annuirono e seguirono la Capopalestra, che aprì una porta accanto al campo di battaglia, che immetteva in un lungo corridoio buio. Per terra il pavimento di linoleum rifletteva la poca luce che proveniva dalle loro spalle.
Crystal sorrise quando sentì la voce di Gold provenire da dietro una porta.
"Eccolo" sorrise, senza rendersi conto del fatto che Silver avesse sbuffato di nuovo.
Alice si fermò davanti all'unica porta da cui la luce scappava da sotto la soglia. "Sono qui. Cambiatevi e poi ci vediamo di là" puntò il dito contro l'ultima porta del corridoio.
"Perfetto" sorrise Fiammetta.
Crystal mise una mano sulla maniglia e spalancò la porta; la luce inondò i loro volti e poi lo vide: Gold era lì.
Era senza maglietta, con una grande croce viola sul petto, i capelli bagnati; stava parlando con l'altra ragazza, quella che con tutta probabilità era il Ranger. Quella con il fisico tonico seppure un po' acerbo ed un cucciolo di Vulpix sulle gambe.
"Gold!" esclamò lei, correndo ad abbracciarlo. Lui si voltò immediatamente e rise, prendendo Crystal in braccio e facendola girare sollevata.
"Chris! Tesoro, che bello rivederti!". La girandola si fermò e lui la mise a terra, per poi vederla abbracciare il ragazzo, poggiando la testa sul suo petto, terribilmente vicina al sacchetto.
"Sei tutta bagnata... cambiati. Oh, e c'è anche Silver... Cos'è questo muso, non sei felice di vedermi?!".
Crystal lasciò la presa dal ragazzo che si mosse per andare a stringere la mano al fulvo.
"Felicissimo... Sono stanco, non pensarci". Lo sguardo di Silver sembrava parecchio assente, come se fosse arrabbiato, ma Gold non se ne rendeva conto.
"Immagino! E Crystal! Allora, che mi dici?!".
"Io sto bene... più o meno... Ma tu?! Che hai qui in petto?!".
Le dita puntute della ragazza toccarono leggermente la superficie violacea della croce che stava crescendo nel suo petto.
"Santo cielo, Gold..." svilì lei, prima ancora che il ragazzo potesse rispondere.
"Che dita fredde, santo cielo! Questa croce è... Non riesco a spiegare bene cos'è... So solo che se levo questo sacchetto rischio di morire. Marina, aiutami a spiegarmi" sorrise poi.
La ragazza era rimasta in silenzio per tutto il tempo nonostante Martino fosse corso da lei ad abbracciarla. Avevano chiarito la questione dello Styler e adesso lei guardava ciò che succedeva.
"Beh... In pratica gli è stata lanciata una maledizione. Ester gli ha dato una sorta di cura, che è presente in quel sacchetto, ma appena lo leva comincia a soffrire".
"Che c'è in quel sacchetto?" domandò curioso Silver.
"Non lo so, sinceramente. Ester ha usato varie erbe particolari... Servono ad attirare gli spettri e le anime malvagie...".
"Già" annuì con una smorfia in volto Gold. "Sul Monte Pira sembravo una calamita per Pokémon".
"Wow... E la croce?" domandò poi Crystal.
"Non lo so, sinceramente. Quando l'ho visto a petto nudo l'altro giorno non ce l'aveva, mi sono preoccupata molto anche io".
"Sì, ha ragione. Ci stavamo vestendo dopo l'ennesimo acquazzone. Ma questo Ranger chi è? Ho l'impressione di averlo già visto da qualche parte".
Marina sentì suonare un campanello d'allarme nella sua testa. "Ehm...".
"Mi hai visto già eh? Grandissimo fesso, è normale! Io e te abbiamo passato sei mesi a...". Martino s'accese all'improvviso.
"Martino, stai calmo e non creiamo problemi".
"Ah, ecco! Tu sei il puffo azzurro della comunicazione!" S'avvicinò minaccioso poi. "Fesso sarai tu!".
Silver si mise subito in mezzo. "Non cominciamo subito. Appena ti vediamo dai spettacolo!".
"Ringrazia solo che c'è il mio amico Silver qui, a levarti dalle mie mani!".
Martino lo guardavacon le braccia incrociate ed un sopracciglio alzato. "Sei uno sbruffone...".
Gold si guardò attorno quindi ritornò alla carica, urlando. "Ti ammazzo!".
"Stai fermo!" urlò Crystal, che lo tirò indietro per le spalle.  "Stai fermo, calmati... Finitela entrambi". La ragazza dagli occhi di cristallo lo guardò mentre portava le mani ai fianchi e calmava i bollenti spiriti. Le spalle del ragazzo si erano allargate leggermente. Passò avanti, per guardarlo in volto.
Gli occhi erano bassi, ma il bagliore di quella pagliuzza dorata viveva come un tizzone ardente. Si mordeva un labbro ed i capelli neri finivano davanti allo sguardo.
Era tuttavia affascinata da quella X nera sul suo petto. La curiosità la portò a toccarla ancora.
E Silver vide la donna che amava mentre toccava il petto di quello che si era manifestato a lui come la sua nemesi.
Uscì fuori senza farsi notare.
Poi Gold si rese conto che ci fosse anche un'altra persona nella stanza. E che quella persona era sostanzialmente una ragazza bellissima.
"E tu chi saresti?!" esclamò poi il ragazzo.
Quella se lo vide apparire davanti all'improvviso e fece un passo indietro. "Io sono Fiammetta Moore, Capopa... Ex Capopalestra di Cuordilava".
"Sei davvero una bomba!".
Fiammetta sorrise imbarazzata quindi fece un passo indietro, assai a disagio.
"Guardalo" fece Crystal, infastidita. "Lo sapevo che appena l'avresti vista ti saresti fiondato su di lei".
"Crystal, questa ragazza è di una bellezza disarmante, non potevo non dire qualcosa...".
"Già... proprio per questi comportamenti Marina ha passato quello che ha passato..." bofonchiò Martino, sistemandosi la giacchetta.
"Silenzio" lo chiuse Marina, che infilò la maglietta e la giacca per poi seguire gli altri che erano appena usciti.

Erano tutti seduti ad un tavolo circolare, tutti in silenzio.
Autostrade di sguardi si snodavano su diversi livelli; sospiri di dispiacere ed occhiate di curiosità avevano riempito la stanza.
Martino guardava sua sorella Marina: aveva sofferto tanto in passato per via di quel ragazzo dai comportamenti così frivoli, non era felice del fatto che fosse rimasta per tutto quel tempo con Gold; se le cicatrici sul corpo di Marina si erano chiuse, quelle nell'animo di Martino erano ancora vive e bruciavano.
Marina guardava invece Silver: quel ragazzo era strano. Troppo silenzioso, troppo chiuso eppure i suoi occhi glaciali rivelavano rabbia, tanta rabbia. E la sua rabbia era dirottata dal suo sguardo al volto di Crystal.
Quest'ultima fissava Gold, con un tantino di soddisfazione nel viso. Le faceva fin troppo piacere aver rincontrato quel vecchio amico e le aveva fatto specie toccare il suo petto, marchiato da quella croce violacea. Sinceramente si sarebbe aspettata un po' più d'attenzioni dal ragazzo. Poi pensò al fatto che la cosa avrebbe potuto dare fastidio a Silver, ed incontrò il suo sguardo, giusto per un attimo, prima di abbassarlo colpevole verso il tavolo.
Alzò però di nuovo lo sguardo verso quegli occhi dorati. E quelli, non c'era da sorprendersi guardava Fiammetta.
Ed i pensieri di Gold erano più che ovvi. La stava guardando, era vestita ma l'immaginava nuda. E sorrideva come un ebete.
Fiammetta invece fissava Martino. Non riusciva a capire il motivo di quella rabbia nei confronti di Gold. Ma le era bastato un momento per capire che tipo di persona fosse: Gold era la primadonna.
E Alice era a capotavola.
"Allora ragazzi, cominciamo".

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