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Litgin - Ci sei solo tu

Litgin.
Ci sei solo tu.


Non aveva mai pianto fino a vomitare.
Era nel suo salotto di casa, immobile, a guardare oltre la finestra che affacciava sul suo giardino. Lacrime e ancora lacrime le rigavano il viso, bruciando come lame di coltelli. Ognuna di esse tracciava un segmento distorto, che partiva dai suoi occhioni blu e faceva capolino sulle labbra, infrangendosi come le onde salate del mare. Si alzò, camminò lungo il corridoio e aprì la porta della sua camera con estrema lentezza.
Erano due settimane che Green l'aveva lasciata e lei non aveva ancora aperto bocca.
Non una parola, a nessuno.
Odiava non saperne il motivo, odiava non sentirlo e odiava non sapere cosa lui avesse per la testa.
Si stese sul suo letto azzurro, guardando il soffitto stracolmo di adesivi fluorescenti. Lentamente alzò le braccia come a voler toccare tutte quelle stelline di carta. Vestiva con la classe che la contraddistingueva, nonostante non mettesse piede fuori da giorni. Una camicia bianca di raso le slanciava le forme, mentre una gonna color rame le copriva le belle gambe fino alle ginocchia. Aveva tolto le sue scarpette basse e i lunghi calzini bianchi da scolaretta per poter essere libera di camminare scalza. Continuava a guardare il soffitto e le lacrime le scivolavano ai lati del viso, finendo per bagnare la trapunta. Lasciò cadere violentemente le braccia ai lati del suo corpo, poi rimase ferma ad ascoltare il silenzio che le regnava attorno.
Smise di piangere, con calma alzò il busto poggiando sui gomiti, fino a sedersi al centro del letto con le gambe incrociate. Ruotò lentamente la testa verso il comodino, fissando una sigaretta posta sul suo Pokédex. La prese e la fece girare ripetutamente tra le mani.
Le venne in mente la sua prima sigaretta. Era stato due anni prima, ad Aranciopoli, poco dopo il suo sedicesimo compleanno. Si sentiva grande e voleva provare, e così ne accese una mentre guardava il mare accanto a Green.
Lui non disse nulla.
Erano fidanzati da poco e ne era troppo innamorato per proibirle qualcosa.
In realtà a quella sigaretta, per i successivi due anni, ne seguirono poche, roba da dita di una mano. Ora però ne sentiva il bisogno.
Smise di rigirarla tra le dita e l'accese con un fiammifero. Un acre odore si sparse per la stanza e una lunga scia di fumo evase dalla finestra. Tirò lunghe boccate che, con estrema calma, cacciava via dal naso. Le bruciavano gli occhi per il fumo e per il pianto. Senza voltarsi allungò una mano fino a raggiungere il cuscino, pescando una polaroid di qualche mese prima. La guardò. Era una foto di Green con uno sguardo serio e ammiccante. Lei prese la sigaretta ormai ridotta a un mozzicone e la spense sul volto raffigurato in foto. Provò piacere nel poter sfogare la sua rabbia su di lui. Restò per qualche istante a fissare la foto con un sorriso beffardo poi, continuando a tenerla stretta tra le dita, andò alla finestra. Estrasse uno dei fiammiferi dal pacchetto che aveva sulla mensola e lo accese. Seguitando i suoi movimenti lenti si diresse verso la finestra; avvicinò la fiamma alla polaroid fino a quando cominciò a deformarsi a causa del calore. La foto iniziò a bruciare, dapprima dal basso, generando una flebile fiamma, poi sempre più possentemente verso l'alto. Lei ne godeva.
Tese la mano fuori dalla finestra e lasciò cadere quel ricordo ardente, che svolazzando continuava a sfrigolare e a perdere pezzi, fino a posarsi al suolo completamente incenerito e senza vita. Guardando il volto di Green andare in fiamme aveva provato piacere. Il confine tra odio e amore si era assottigliato fino a fondere le due cose. Voleva vederlo soffrire.
Chiuse la finestra e si avviò nuovamente sul suo letto, ma si fermò di scatto guardando verso il basso. Si sentiva bagnata. Con un piccolo sorriso lasciò andare le braccia in basso, prima piano sui fianchi, poi più giù, a sfilare i suoi slip neri. Si stese comodamente sul letto e divaricò le gambe, alzando leggermente la gonna con l'indice della mano destra. Fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, immaginando la persona che più avrebbe fatto ingelosire Green, la possedesse.
E quella persona non poteva essere che Red.
Cominciò a toccarsi con due dita, immaginando Red che la scopava sul divano di pelle del suo salotto, penetrandola con forza. Mugugnava mentre nella sua testa fantasticava su un pompino al rivale del su ex ragazzo. Prese a masturbarsi sempre più freneticamente, toccandosi il seno con la mano sinistra, mentre due dita della destra penetravano le sue piccole labbra bagnate. Immaginò Red che con la lingua faceva il lavoro delle sue dita, e questo pensiero la fece urlare di piacere. Si stava prendendo la sua rivincita su Green, con pensieri che in altri momenti mai avrebbe fatto. Vide Red che la prendeva con forza da dietro, le entrava dentro con violenza, ma la sua testa capì che non bastava. Decise di rendere Green parte della scena. Lo immaginò in lacrime, ad assistere alla scopata del secolo tra la sua ex e il suo acerrimo rivale.
Venne urlando.
Il pensiero di Green in lacrime la fece venire e sotto il potente effetto dell'orgasmo si piegò su se stessa tanto forte era il piacere. Poi silenzio.
Come se qualcosa si fosse attivato, prese a fare tutto velocemente. Si infilò gli slip e mise scarpe e calzini. Corse in cucina, prese le sue Pokéball sul tavolo e uscì fuori.
"Pidgeot vai!".
Il Pokémon uscì dalla sfera e passeggiò per qualche secondo sul prato.
"Voglio che tu mi porti a Biancavilla, ho una faccenda da risolvere. Forza amico mio". Pidgeot aprì le ali e la fece accomodare sul suo dorso, dopodiché spiccò il volo. Green le aveva insegnato anche questo, a come non aver paura di volare, a come superare le proprie difficoltà. Un tempo non sarebbe mai salita su un Pidgeot, ma con il “suo” Pidgeot era tutta un’altra storia. Durante il viaggio pensò a cosa scrivergli, Green tornava saltuariamente a casa e lei voleva lasciargli una lettera in camera, che lui avrebbe letto una volta rientrato. Gli avrebbe chiesto il perché di ciò, il vero motivo per cui lui dopo due anni aveva mandato tutto in frantumi. E avrebbe aspettato una risposta, anche per mesi. Arrivò a Biancavilla e le lacrime fecero nuovamente irruzione sulle sue guance. Vide la casa di Green e pensò a tutte le volte in cui c'era stata e tutte le volte in cui ci andavano di nascosto per fare l'amore. La finestra della sua camera era aperta come sempre, ma non c'era nessuno neanche al piano inferiore. Si avvicinò alla porta d'ingresso e prese una carta di credito dal suo zainetto.
 "Tlack".
 Per una ex ladra come lei, entrare in case senza nessuno all'interno era uno scherzetto. Aprì lentamente la porta, poi la richiuse alle sue spalle senza fare troppo rumore. La casa profumava di nostalgia. Diede un fugace sguardo e poi prese a salire i gradini per raggiungere la camera di Green. Ad ogni passo il suo cuore si faceva pesante, le gambe le tremavano e gli occhi stavano per esplodere nuovamente, sentiva un nodo in gola e una sensazione devastante. In pochi attimi si ritrovò di fronte alla porta della camera. Osservò per qualche secondo il corridoio, alla ricerca della giusta forza spirituale, poi aprì.
Ciò che i suoi occhi videro fu l'inferno.
Due corpi nudi dormivano beati sul letto a due piazze di Green. Lui era a pancia in giù. Lei era su un fianco e lo abbracciava.
Rimase senza fiato, a guardarli come faceva Green nella sua fantasia erotica con Red.
Il silenzio fu improvvisamente spezzato.
"Sembra che abbiamo visite" la voce della ragazza nuda risuonò per la stanza, mentre gli occhi erano ancora chiusi.
Quelli di Green invece si aprirono.
"Blue... cosa ci fai qui?" il ragazzo divenne pallido.
Lei non rispose. Prese una delle sue sfere e la lasciò cadere a terra.
"Blastoise! Terremoto, ora!" urlò.
La terrà tremo bruscamente, aprendo alcune grosse crepe nel terreno.
"No!" Green provò ad alzarsi di scatto, ma subito fu inghiottito dal soffitto che crollò con un rombo spaventoso e si ritrovò ferito tra le macerie. La sua faccia era dolorante e carica di paura.
Lei gli si avvicinò e lo guardò con infinito disprezzo, poi gli volse le spalle.
Camminò decisa verso la ragazza dai lunghi capelli, che nuda era riversa sul pavimento. Sanguinava da uno zigomo e aveva una gamba bloccata sotto un cumulo di massi.
"Cosa vuoi Blue? Vai via da qui!"
Anche stavolta non ci fu risposta. Guardò Blastoise, che aggressivo scrutava nei paraggi alla ricerca di un Pokémon nemico.
"Idrocannone!"
Blastoise tentennò per qualche secondo, come se aspettasse una conferma, che arrivò puntuale.
"Punta lei."
Gli occhi della ragazza a terra divennero enormi, il panico serpeggiava dentro di essi.
"Come?! Blue.. Blue.. NO!"
La corazza di Blastoise mirò verso lei, mentre un sorriso crudele spuntava sul volto di Blue.
"Addio Sabrina."
Un getto d'acqua ad altissima potenza raggiunse la cassa toracica della ragazza dai lunghi capelli. Le ossa si frantumarono sotto il potente attacco di Blastoise. Gli organi interni si squarciarono come frutta marcia. Quando tutto fu finito un rivolo di sangue uscì dalla sua bocca spalancata.
Poi silenzio.
Blue fece rientrare Blastoise, mentre Green osservava in silenzio sotto shock. Lei lo guardò per un attimo, sorridendo beffardamente per la sua vittoria. Si allontanò dalle macerie e chiamò nuovamente in causa Pidgeot. Il Pokémon osservò sconcertato, per qualche secondo, il suo vecchio allenatore, poi Blue lo accarezzò.
"Andiamo amico mio"
Salì in groppa e ritornò a casa.
Volando, come gli aveva insegnato a fare Green.




Angolo autore

Spero vi sia piaciuto il mio primo racconto. Per qualunque dubbio abbiate, inerente a trama, testo o personaggi, potete farmelo presente in recensione, sarò molto lieto di rispondervi. Se a qualcuno i personaggi apparivano troppo OOC, sappiate che era voluto.
In fondo se avete letto la mia bio lo saprete... a me le regole non piacciono, se non fatte da me :)

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