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Litgin - Zucchero di Canna


Salve a tutti, e ben trovati su Pokémon Courage. Allora, Litgin oggi ha sfornato un'altro pezzo, stavoltà è un Ambershipping (Gold x Yellow) abbastanza carina. Ha giocato un po' con gli OOC ma sticavoli.
In più, Black Lady, ovvero l'Admin di Svignettiamo, ha appena pubblicato il nuovo capitolo di HC, il fumetto ispirato ad Hoenn's Crysis, longfiction che sto personalmente portando alla conclusione, manca ancora poco. Ma il fumetto è appena agli inizi, quindi a voi il capitolo Velluto e... Boh...
Se avete problemi col download basta che accediate a Facebook.
- Andy 
ZUCCHERO DI CANNA




Gli si scioglieva il cuore.
Rimase a guardarla ballare in mezzo a quello sciame di ragazzi, senza battere ciglio. Non riusciva a capire come spegnere quel frullatore che era diventato il suo stomaco. Lei danzava soave, le sue scarpette sfioravano appena il suolo, sfidando la forza di gravità, che si arrendeva a tanta grazia. Aveva i capelli sciolti, che riposavano sulle spalle scoperte, slanciando il suo fisico esile ma divino. Un abitino di raso fino le copriva tutto ciò che era compreso tra le spalle e le ginocchia, lasciando solo all’immaginazione la possibilità di poterla spogliare.
Lui era l’esatto opposto.
Non gli piaceva ballare, non era mai stato in discoteca e non sapeva neppure muoversi a tempo. Era lento, legnoso. Una sorta di Slowpoke con l’artrosi. Inoltre era un tipo sfacciato, istrionico ed estremamente egocentrico, insomma l’esatto contrario di quella figura angelica che, a pochi metri da lui, gli stava facendo contorcere le viscere. Lui non si era mai innamorato, non era il tipo.
Le ragazze gli piacevano eccome, ma oltre l’attrazione fisica, che lui provava per qualsiasi essere femminile respirasse, non era mai giunto.
Lei però era diversa. Era l’altro polo e lui ne era maledettamente attratto.
Rimase ancora un po’ immobile a fissarla, inebetito e con un drink a pochi centimetri dalle labbra che aspettava di essere bevuto da mezz’ora.
“Oh! Ma che fai? T’incanti?”
La voce di Red lo fece ritornare sulla terra.
“No Red, stavo pensando.” rispose timidamente.
“Non prendermi in giro Gold, tu non sei in grado di pensare!”
Red rise scherzosamente e gli diede un colpetto sulla spalla, poi puntò il dito indice verso il centro della sala.
“Hai visto che splendore?” disse raggiante.
Gold, non lo ascoltò, si soffermò nuovamente ad osservare quel ritaglio di paradiso che ballava con estrema leggiadria.
“Porca miseria! Io ti mostro il culo più bello del mondo e tu guardi le mosche?”
Red era risentito, solitamente Gold era iperattivo e non avrebbe atteso più di qualche secondo per provarci con tutte le ragazze della sala.
Stavolta però sembrava perso nel vuoto. I due si guardarono in silenzio.
“Yellow.” la voce di Gold uscì strozzata.
“Cosa?” chiese Red senza capire.
“Stavo guardando Yellow.”
Le parole gli uscirono di bocca con una disinvoltura tale da sorprendere anche se stesso. Red lo fissò per qualche secondo con gli occhi spalancati, incredulo.
“NO! Dimmi che non è quello che penso. Ti vuoi fare Yellow?”
Gold lo fulminò con lo sguardo.
“Io non voglio farmi Yellow..”
Un silenzio infinito fece capolino tra i due.
“…a me Yellow piace.”
Red rimase a bocca aperta. Non lo aveva mai visto così.
Conosceva fin troppo bene il carattere di Gold, e il pensiero che potesse essere attratto da una ragazza semplice ed estremamente delicata come Yellow  lo scosse non poco. Lo guardò e vide i suoi occhi puntati come fari al centro della sala. Era perso.
“Cosa pensi di fare?” chiese
“Cosa vuoi che faccia? Io sono Gold. Irresponsabile, buffone e imprevedibile, mentre lei è un foglio di cartapesta, che se non tratti con delicatezza si strappa.”
Red mise una mano sulla spalla dell’amico.
“Senti Gold, tu sei sempre stato uno che con le ragazze c’ha saputo fare. Dove sta il problema?”
Lo sguardo del ragazzo continuava a posarsi sul corpo di Yellow.
“E’ diverso con lei Red. La conosciamo da anni e per tutto questo tempo è sempre stata un’amica. Nelle ultime due settimane però non faccio altro che pensare a quanto sia... non so.”- prese una pausa eterna- “Non lo so com’è, so solo che sono venuto a questo stupido ballo degli allenatori della Lega solo per lei.”
Red non riuscì a trattenere un sorriso di dolcezza. Non aveva mai visto Gold così preso.
“Sarebbe un peccato essere venuto fino a Kanto per lei e non parlarle, non trovi?
Gold gli rivolse finalmente lo sguardo.
“Cosa intendi?” disse.
Red lo spinse leggermente verso la pista.
“Corri a prendertela.”
Il ragazzo dagli occhi d’oro prese coraggio. Non sapeva se fosse il momento giusto per farlo, ma aveva imparato fin da piccolo a non tirarsi indietro. Si incamminò verso la pista, dove una folla sparpagliata faceva da cornice al capolavoro che vi ballava al centro. Notò un ragazzo vicino Yellow. Ballava in maniera a dir poco ridicola, cercando di attirare la sua attenzione. Lei sembrava infastidita, ma essendo estremamente gentile ed educata si limitava a respingere le avances del tipo con piccoli sguardi di dissenso. Gold si fermò a qualche metro da loro, fissando lui negli occhi. Il tipo si accorse di essere osservato da due frecce d’oro incandescente e, prendendola come una sfida, si mosse ancor più pretenziosamente accanto a Yellow, che finse d’ ignorarlo. Gold inarcò un sopracciglio, continuando a gelare quel ragazzo con lo sguardo, fino a quando quest’ultimo si sentì sbeffeggiato dall’indifferenza di lei e dallo sguardo di lui.
Fu un attimo.
Il ragazzo posò delicatamente una mano sul sedere di Yellow.
Lei si voltò di scatto, appena in tempo per vedere Gold sferrare un pugno in pieno viso al tipo.
“Coglione!” urlò Gold, fermandosi di colpo prima di commettere un omicidio.
Tutti rimasero immobili, tranne il ragazzo, che dolorante si agitava a terra coprendosi uno zigomo con la mano. Yellow alzò lo sguardo è incrociò due pepite che brillavano di rabbia. Non disse nulla, fortemente scossa dall’accaduto.
“Signorino venga fuori con noi!”
Due buttafuori presero Gold per le braccia e lo accompagnarono all’uscita del locale. Il ragazzo non si oppose minimamente e camminò in silenzio fino a una grossa porta di vetro che affacciava sulla strada.
“Fuori!” esclamarono nuovamente le guardie.
Gold uscì, chiudendo la porta lentamente, come a non voler fare rumore. L’orario e il freddo pungente bastavano a rendere le strade deserte. Raggiunse il marciapiede e si sedette sul bordo, volgendo le spalle al locale da cui si riusciva a sentire distintamente la musica. Non aveva Pokémon con se, quindi avrebbe aspettato Red e Silver che lo avrebbero accompagnato a casa a mezzanotte, dopo la premiazione del ballo. Guardò le nocche della mano destra, erano rosse per il forte colpo che aveva sferrato a quel tipo. L’adrenalina non gli permise di sentire il rumore della porta che si apriva a qualche metro da lui.
“Gold.” Una voce leggerissima raggiunse le orecchie del ragazzo.
Yellow stava in piedi vicino alla porta del locale. Lo fissava timida, e lui si sentì sciogliere al suolo. La ragazza aveva le mani sulle spalle, per proteggersi dal freddo.
“Prendiamo un caffè?” chiese lei con dolcezza.
Gold esitò, poi rispose imbarazzato.
“Volentieri, dopotutto starai gelando”
Si alzò dal marciapiede e la seguì. Camminarono in silenzio fino all’unico bar aperto nel raggio di un miglio. Una volta entrati, un tavolino con ai lati due sedie li attendeva nell’angolo in fondo.
Un Gardevoir si avvicinò a loro.
“Due caffè Gardy. Grazie!” esclamò Yellow.
Conosceva la proprietaria da diversi anni, ed era stata lei ad aiutarla nella cattura di Ralts. Il Pokémon si allontanò e un silenzio tagliente come il vetro separò i due.
“Mi dispiace per quello che è successo” disse lui, abbassando lo sguardo.
Yellow sospirò.
“Non dovevi farlo, Gold. Odio la violenza, lo sai bene.”
“Lo so, lo so, lo so, ma cazzo,” prese ad irritarsi “quel cretino ti ha toccato il cu…” si fermò e rimase fermo a guardarla “Il sedere. Ti ha toccato il sedere.” Concluse goffo.
Yellow sorrise.
“Gold. Sei stato carino, ma ti prego di non farlo più. Quel ragazzo a breve sarà in ospedale. Ha uno zigomo rotto!”
Gli occhi dei due si scontrarono. Gardevoir poggiò i caffè ai lati del tavolo.
Yellow prese una bustina bianca e la porse al ragazzo.
“Zucchero?”
“Grazie, ma preferisco quello di canna.” Rispose, allungando la mano per prendere una bustina marrone e sottile al centro del tavolo.
“Quanto è viziato il signorino” disse ridendo Yellow.
Gold si fermò ancora una volta per osservala. Il suo sorriso era magnetico e lei era bella. Bella come nessuna.
“Non… non sono viziato.”
“Oh beh, certo! Se vuole, signorino Gold, possiamo cambiare anche tavolo.”
Gold non capì.
“No,” tentennò “non c’è motivo.”
La ragazza scoppio nuovamente a ridere.
“Ero ironica, cretino!” lo riprese, affettuosamente. Ogni volta che lei mostrava il suo sorriso Gold sentiva un incendio nello stomaco.
Bevvero il caffè, poi fu ancora Yellow a rompere il silenzio.
“Credo che sia ora di rientrare, Red e Silver ti staranno aspettando.”
Il ragazzo la guardò con sospetto.
“Come fai a sapere che sono venuto con loro?” chiese.
“Intuito femminile. E poi immagino che senza le loro suppliche non ti saresti convinto a venire, tu odi ballare.”
Gold sospirò.
“Non mi hanno dovuto convincere, volevo esserci.”
Yellow lo osservò.
“E come mai?”
Gold tacque per alcuni secondi. Poi la guardò dritta negli occhi.
“Perché mi mancava vederti.”
I due sprofondarono in un silenzio abissale. Le guance di Yellow si tinsero di rosso, mentre un piccolo sorriso le spuntava timidamente lungo il viso.
Gold si alzò di scatto, imprecando mentalmente per ciò che aveva appena detto e mettendo mano al portafoglio per pagare. Mentre lui si avviava alla cassa lei uscì fuori e lo aspettò.
Non aspettò molto, che il ragazzo uscì imbarazzato dal Bar, chiudendo nuovamente la porta senza fare rumore. Gli occhi dei due si esibirono in un tango vertiginoso.
“Vieni Yellow, andiamo a casa.” disse lui.
“Aspetta.”
“Cosa c’è?” chiese.
“Ora che ci penso… non so che sapore abbia lo zucchero di canna!”
Gold spalancò gli occhi.
“Vorresti rientrare per un altro caffè?”
“Non credo ce ne sia bisogno, signorino Gold.” e così dicendo avvolse le sue braccia attorno al collo del ragazzo.
Le labbra dei due si ritrovarono sempre più vicine, fino a schiudersi per dar via ad un duello di passione, che terminò solo quando entrambi erano in debito d’ossigeno.
“E’ davvero buono” disse lei sorridendo.

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