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Cyber Witch - Silenzio

Tengo tantissimo a questo pezzo, come tengo tantissimo a quest'autrice. Le ho proposto immediatamente di entrare a far parte del nostro progetto nel momento in cui ho capito che necessitavo di qualcuno che mi desse un cambio, anche perché ha le qualità che mi piacciono.
Mordace, un tantino figlia di puttana, e soprattutto molto brava con carta e penna.
Questo è il pezzo che mi ha fatto innamorare del suo stile e che me l'ha fatta conoscere per davvero.
Cyber Witch AKA Capricornus, debutta su Pokémon Courage con un capolavoro.

- Andy


Piccole piccole pre-note: se volete godervi la storia
nella sua interezza andate
ad ascoltarvi (mentre leggete)
Cloud Atlas End Title
Altrimenti Amen

 




Silenzio








« Voglio dire, io so che delle volte può sembrare noioso, ma a me piace! E se a me piace che male c’è nel farlo? Insomma, le parole colmano i vuoti... non è così? » nessuna opinione.
Camminò ancora qualche minuto nella fitta boscaglia borbottando ed aspettando una risposta che molto probabilmente non sarebbe mai arrivata.
« Oh, lo so. Lo so che molte volte dovrei starmene zitta, ma semplicemente non ci riesco. Mi hanno dato una lingua, dei denti e delle labbra. Mi hanno dato le corde vocali... perché? Non sono chiassosa, ho un tono di voce moderato, ma il silenzio è brutto. È sinonimo di solitudine... non credi? » vuoto.
Dietro di lei solo il rumore della sterpaglia che veniva schiacciata, dell’erba scostata e dei rami accidentalmente spezzati.
« Senti!? È il rumore della cascata! Ci stiamo avvicinando, che bello che bello! » esultò.
Lo scroscio dell’acqua si faceva più intenso man mano che la ragazza camminava e nonostante tutto le sue continue parole non riuscivano a smorzarlo.
« Vedi, io so come parlare. E poi, ad essere sinceri, il silenzio non esiste. Il silenzio fa impazzire le persone, nessuno lo ama. Si può amare la quiete, ma non il silenzio. » ancora nessun verso proferito.
La giovane, intanto, aveva iniziato a togliersi le comode scarpe da ginnastica, usurate dal tempo, per posarle vicino alla grande scalinata che conduceva ad una piccola insenatura grazie alla quale era raggiungibile l’acqua.
Era notte fonda, ma questo non l’aveva certo persuasa dal suo intento. A farlo era bastato entrare nel bosco. Stupidamente aveva pensato che prendere una scorciatoia l’avrebbe aiutata.
« Poi, certo, io posso dare fastidio e tutto... ma non credi sia... cattivo... dire certe cose? Le parole io non le uso per fare del male, ma sfortunatamente non sempre è così. Ci sono parole che ti fanno male... ma sai, io penso che facciano male soprattutto perché le dicono alcune persone. Ora che ci penso il silenzio non è poi tanto male... » si sedette sull’erba fresca, in modo tale che l’acqua le sfiorasse i polpacci. A quell’ora era calda, illuminata dalla Luna.
La cascata, però, continuava a scrosciare e a smuovere l’acqua del fiume.
Vide un’ombra avvicinarsi veloce e il Nuzleaf che l’aveva aiutata ad uscire dalla foresta appollaiarsi al suo fianco.
Inconsciamente sorrise, avendo la conferma che fino ad allora non aveva parlato al vento. Si voltò verso il Pokémon, che con gli occhi chiusi si era accomodato con le gambe e le braccia incrociate.
« Nemmeno tu mi sopporti. Ma è naturale, io parlo perché parlare fa stare bene me. E perché delle volte le mie parole riescono a far sorridere gli altri... o a farli stare bene. A me questo piace, la cadenza della mia voce, l’accento... tutto. Ho constatato che parlare mi aiuta e nonostante agli altri possa sembrare stupido o noioso o magari pure non interessante io continuerò a farlo. » sorrise alla Luna. Un sorriso senza denti, solo uno stiramento di labbra.
E forse era davvero uno stiramento di labbra, per mantenerle vive dopo tutte quelle parole che erano fuoriuscite. Magari si sentiva esausta, ma avrebbe comunque parlato. Magari si sentiva arrabbiata e allora avrebbe parlato di più. Forse si sentiva triste e, singhiozzando, avrebbe borbottato.
Lei parlava, semplicemente. E lo faceva perché sapeva che la parola era quella che accumunava tutti. Si parlava anche coi gesti, ma lei amava i rumori. Si parlava anche con gli occhi, ma lei era innamorata della voce.
« D’altronde, se tu non avessi parlato io non sarei uscita dalla foresta, no? » sussurrò osservando la miriade di stelle che la guardavano da lassù.
Nuzleaf non disse niente, semplicemente prese la lunga foglia che aveva sul capo e iniziò a tessere una dolce melodia che destò qualche Zigzagoon addormentato nella boscaglia.
« Ci sono voci... voci che ti fanno sognare. Delle volte una persona riesce a fare strada anche per la sua voce. Prendi Orthilla. Non la conosci vero? Beh, lei è una ragazza che ha sfondato nelle gare, ma senza la voce adeguata non sarebbe arrivata dov’è oggi! Avrebbe potuto avere l’aspetto perfetto, le movenze adatte, ma con una voce da baritono... beh mio caro, con una voce da baritono avrebbe fatto ben poco! » si alzò di getto, smuovendo l’acqua che fino ad allora era rimasta comunque calma.
« Ci sono parole che sono come un sasso nell’acqua. È una metafora brutta, forse già sentita, ma è così! Ci sono parole che ti fanno sentire bene e altre che ti fanno sentire male, ci sono parole che ti fanno arrabbiare e altre che ti feriscono... ci sono parole che ti uccidono, delle volte... » abbassò lo sguardo ed il tono di voce.
« Ma io penso che tutto dipenda dalla persona che te le dica. Un “ti odio” da una persona a cui teniamo è peggio di un “ti voglio bene”, non credi? » la melodia di Nuzleaf continuava imperterrita e persino un Tropius si era aggiunto alla compagnia per ascoltarla.
La giovane tornò a sedersi con le gambe avvolte dall’acqua, delle volte sfiorava per sbaglio qualche Pokémon acquatico che si aggirava di notte e sorrideva.
Si stese, portando le braccia dietro la testa e socchiuse gli occhi.
« Io penso bene alle parole da dire, come tu pensi bene alle melodie da eseguire. E magari, sì forse hai ragione. Magari non tutti parlano con le parole. Ma io le amo... amo sentirmi coccolata dalle parole che fanno bene. Sentire alcune frasi mi fa strizzare lo stomaco, come quando mamma prepara le frittelle e io riesco a trovare quella perfetta. Né troppo dolce né troppo insipida. Tiepida. Perfetta da mangiare anche da sola. Le parole forse sono come le frittelle... » dopo questa frase si sentì un gorgoglio di pancia e la ragazza rise, rotolandosi nell’erba fresca di rugiada.
Si portò le mani allo stomaco e rise. Tanto e senza motivo.
« Sì, sai che ti dico, le parole sono come le frittelle. Le prime vengono sempre male, ma pian piano fai pratica e ne arrivano di più buone. Delle volte provi a cambiare ricetta, scombussoli qualche ingrediente. Alcune frittelle vanno mangiate bollenti, non importa se ti ustioni, altre devi aspettare che si raffreddino. » si alzò in piedi, questa volta risoluta più che mai.
« Alcune parole vanno condite con la marmellata altre sono buone così. Le parole sono come le frittelle, Nuz. Come le frittelle! » gridò all’aria, svegliando uno stormo di Wingull e facendolo muovere dall’albero sul quale riposava.
Nuzleaf sorrise, smise di suonare e si alzò avvicinandosi alla ragazza.
Le porse la foglia con la quale aveva suonato fino ad allora e si voltò.
« A-aspetta! Non puoi... andartene così... » mormorò la giovane osservando la foglia che il Pokémon le aveva posato nelle mani.
Nuzleaf si voltò, chinando la testa curioso.
« Sei stato in silenzio, ma mi ha fatto capire tanto. Che ne dici se... se fossimo noi due? Se io fossi le frittelle e tu fossi la marmellata? Insomma... ah, proprio ora devono mancarmi le parole... » si passò una mano sulla nuca, in evidente imbarazzo.
« Sì, insomma, che ne dici di diventare compagni? Potresti vivere con me... o anche no, non lo so. Potresti essere anche solo, sì, mio amico. » sorrise, questa volta mostrando i denti.
Nuzleaf si voltò completamente verso la ragazza e, dopo un momento di incertezza, annuì contento.
« Oh, davvero?! Che bello! » la giovane saltellò sul posto, contenta. Si chinò all’altezza del Pokémon e gli porse la foglia.
« Questa è meglio che la tenga tu... io sarò brava a parlare ma a suonare sono proprio un fiasco. » sorrise, piena di gioia.
Nuzleaf non le aveva detto niente, ma le aveva fatto capire tanto.
Mentre i due tornavano a casa – stavolta sul percorso tracciato per evitare inconvenienti – la ragazza si fermò di botto, ponendosi una domanda solo ora.
« Nuz, ma tu non parli proprio? » chiese al Pokémon che camminava tranquillo cercando di non disturbare la fauna dormiente del percorso 120.
Nuzleaf scrollò le spalle e saltò di albero in albero per raggiungere le cime più alte.
« Bah, tanto io parlerò anche per te... » e la giovane sorrise al vuoto sentendo la melodia che ogni mamma, ad Hoenn, cantava ai propri bambini per farli addormentare.










 

.:.Cyber-spazio.:.
Niente da dire.
O meglio, da dire ne avrei. Questa è una storia quasi autobiografica (chi voglio prendere in giro, lo è. Togli il quasi), e quel che pensa la ragazza lo penso pure io. Le parole mi piacciono e io le uso. Le parole mi fanno stare meglio, ma meglio davvero, e io le adoro.
Viva le belle voci e viva uguale le voci orribili, ché non esistono.

Un inchino, la vostra prosciugata emotivamente,
Caprico
(Ora Cy)


 
BIO:




Attenzione: il soggetto qui sotto descritto è antipatico e stronzo.
E se la pigli male delle volte morde.





I bet dead people are a lot easier to get along with

Una volta ho chiesto alla mia maestra di scienze come potessero nascere le onde anomale, perché mi sembravano fenomeni talmente grandiosi che non mi pareva possibile che qualcuno di vivo potesse esserne la causa. Mi ha sorriso, dicendomi che ancora non si sapeva. Quel giorno ho sentito una terribile affinità con quel fenomeno naturale. Niente di così eclatante da vedere, ma ciò che faccio non so perché lo faccio, càpita e basta.
Così come le onde anomale.
Poiché io càpito e basta dovrete prendermi per ciò che sono, raramente mi si riesce ad arginare, molto spesso passo sopra a qualcuno, ma credetemi, non lo faccio con cattiveria. Le mie storie càpitano anch'esse, non pretendo di scrivere qualcosa di profondo o qualcosa che vi faccia riflettere, vorrei solo di farvi leggere qualcosa che possa interessarvi e che, magari, possa ricordarvi di me. Così, proprio come un'onda anomala io sono capitata qua, partita dal centro del mare e ancora lungi dall'arrivare alla costa, ma che prima o poi raggiungerò.







 
Io sono buona e cara quanto volete, mi piace la gentilezza e la ricambio volentieri, ma se c'è una cosa che mi fa incazzare sono le persone con poca fantasia che non hanno di meglio da fare che copiare le MIE cose. Che esse siano battute, giochi di parole o storie intere. Se solo vi vengo a buscare sappiate che l'anno in cui siete nati sarà il numero di pugnalate che vi beccherete nello sterno.
Che vi possa venire un embolo cerebrale, perché il Signore v'ha punito.

 
Quando sarò ricca abbastanza ti compro la vita -


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