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Capitolo Trentottesimo - 38

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Per il resto non posso dire altro che questo.
Ah, e poi Black Lady ha disegnato il nuovo capitolo di HC, con la mia fantastica Fiammetta, mia moglie. Potete scaricare qui la parte 1 e qui la parte 2;





Maschio Alfa



Kyogre imperava sulla baia di Ceneride, sotto gli occhi attoniti di Gold.
“Che... che cavolo, Marina! Quello è Kyogre!” faceva quello, appoggiato su di lei.
“So che è Kyogre, zuccone! E non ti buttare così, sei pesante!”.
“E... Oddio, non mi dirai che quello è Igor!” sgranò gli occhi lui, mentre il Pichu di Martino attaccò con un Fulmine un avversario.
“Sì. Si è presentato prima”.
“Quello è il Capo del Team Idro!” esclamò ancora, tossendo e sputando sangue, condendo tutto con versi di lamento.
Marina s’impressionò. “Stai bene?!”.
“Sì, tutto regolare. Ma fanculo queste gambe! Io devo andare da lui e costringerlo a calci a smetterla!”.
Alice, che lottava contro le Reclute Idro, s’intromise. “Gold, non fare idiozie! Quello è un terrorista e controlla Kyogre!”.
“Non m’interessa!” urlò lui, lanciò in aria la Pokéball di Togebo e si gettò su di lui.
“Gold!” gridò Marina. “Non fare il cretino, Gold! Oh, cavolo! Staraptor!” fischiò lei, con entrambe le dita. Il Pokémon, che assieme al Gyarados di Marina stava lottando contro i Pokémon degli avversari, si voltò immediatamente e fece in modo che la ragazza salisse su di lui, gettandosi all’inseguimento.
La pioggia continuava a bersagliarli, e più correvano e più pareva piovesse più forte.
“Gold! Fermati!” urlò lei, non appena Staraptor e Togekiss si appaiarono. Gold stringeva i denti, rabbioso, guardando poi per pochi secondi la Ranger con sufficienza.
E Marina odiava quello sguardo. Era come se Gold non la reputasse in grado di capire, e la cosa la stava mandando di matto. Poi guardò Kyogre, davanti a lei, e capì che doveva fermare a tutti i costi Gold.
“Vira!” urlò a Staraptor, che si piegò verso destra, colpendo Togekiss in volo e costringendo Gold a stringere al collo il suo Pokémon.
Gli occhi del ragazzo continuavano a mantenere quella nota di superiorità nei riguardi della ragazza. In più, vi si aggiunse anche un tono stupito, relativo all’attacco aereo avvenuto qualche secondo prima.
“Vuoi ammazzarmi?” chiese con una calma quasi irreale e che non gli apparteneva minimamente.
“No che non voglio ammazzarti, testa vuota! Ma devi capire che sarà quella la fine che finirai per fare se affronterai Igor senza nessuno che ti copra le spalle!”.
“Sono benissimo in grado di sconfiggere quel cretino senza l’aiuto di nessuno. E semmai morissi, sarebbe meglio”.
Marina spalancò gli occhi. Non l’aveva mai visto così rinunciatario. “Ma che diamine dici?! Proprio tu, con queste parole!”.
“Marina... non riesco a camminare ed ormai l’unico sapore che sento in bocca è quello del sangue... ho una maledizione che mi sta consumando dall’interno; la mia pelle sta diventando lentamente violacea. E di fare il mirtillo umano non ne ho proprio voglia” fece, sarcastico, mentre il vento di crociera gli gettava in faccia pioggia rancorosa.
“Non riesco a credere tu possa pensare che la tua vita non abbia più il valore che aveva qualche giorno fa perché adesso sei acciaccato”.
“Acciaccato?! Sono moribondo!”.
“Tu?! Tu non moriresti nemmeno se ti staccassi il cuore dal petto!”.
Gold sorrise ed intanto si avvicinavano a Kyogre.
“Beh, se non tieni alla tua vita, allora dovrò proteggerti io”.
Gold piegò il sorriso, rattristendosi leggermente e pronunciando le labbra.
Marina lo fissava dal fondo dei doppi occhialini. “Che cos’è questa faccia?!”.
“Niente. Torna indietro” fece poi, accelerando il volo, ormai quasi in prossimità di Kyogre e di Igor.
Marina rimase attonita, da sola, per poi stringere i denti, incaponendosi contro il fato e contro il ragazzo. “No! Non torno indietro. Se devi farti uccidere, lo farai con me accanto!”.
Staraptor accelerò, affiancandosi nuovamente a Togekiss. Il rumore delle loro ali che sbattevano era quasi assordante.
“Non voglio che tu muoia. E non morirò nemmeno io”.
“Sarà meglio per te!” esclamò, prima di rallentare definitivamente ed atterrare, sul capo di Kyogre.
Marina saltò giù da Staraptor, mentre Gold rimase su Togebo, incapacitato nel tenersi in piedi nonostante il formicolio fosse leggermente diminuito.
Igor li guardava, totalmente immobile, con le braccia incrociate, il peso perfettamente bilanciato su entrambi i piedi.
Pioveva ma, come la volta precedente, a lui non interessava. Aveva la pelle olivastra, come quella di Ivan, ed i suoi stessi capelli neri, però più lunghi, tirati indietro sulla testa.
La barba, scura ed irsuta, era tenuta ordinata sul suo volto; le grosse labbra si schiusero e qualche goccia di pioggia vi ci posò sopra.
“Siete arrivati fin qui” disse poi, con le braccia conserte. Mosse un passo in avanti, con le sue lunghe gambe.
Marina lo guardava, ipnotizzata.
“Sono sorpreso” concluse quello. Gold, ancora su Togebo, stava accanto a Marina.
“E di che ti sorprendi? Avevi dubbi?”.
“Dubbi? No, era messo in conto. Tutto questo è stato messo in contro, Gold”.
“Come sai il mio nome?!” esclamò il moro, stupito.
Igor inarcò un sopracciglio e sospirò.
 “Secondo te affronterei un nemico senza prima informarmi su tutto quello che potrebbe fare per arrecarmi danno? È stato questo l’errore di mio padre, ab illo tempore: tutta irruenza, tutta voglia di fare e zero calcoli. E non va bene”.
“Tuo padre?!” chiese Marina, incuriosita e spaventata.
“Già. Io sono il figlio di Ivan, il creatore del grande Team Idro. Quando per un pelo il nostro piano stava per riuscire. Avevo solo dieci anni, ma già vedevo dove sbagliasse, mio padre”.
“Ovvero?” chiese Gold, affondando le dita tra le morbide piume del suo Pokémon.
“Lui aveva i mezzi per fare quello che voleva ma non l’autocontrollo necessario a controllare tutto: insomma...” prese a contare con le dita delle mani. “... doveva badare a se stesso, alla sua famiglia... ad un intero gruppo di persone, alla salute del team... poi Kyogre. In più doveva tenere d’occhio Max ed il Team Magma. No” sorrise poi. “No, Gold. No, Marina”.
La Ranger spalancò gli occhi, stupendosi del fatto che conoscesse anche il suo nome.
Igor continuò. “Mio padre era un uomo troppo piccolo per fare quello che voleva; era un uomo forte, ma non così tanto da poter sovrastare l’organizzazione mentale di Max. Dal suo canto, Max non era un uomo forte; a lui mancava la motivazione di mio padre, la grinta... Beh, io sono forte come mio padre ed intelligente come Max”.
“Proprio come Miriam” ribatté Gold, sorridendo e facendo sorridere a sua volta l’uomo.
“Miriam morirà. E con lei tutti quanti non meritino di far parte del nuovo ordine”.
“Eh?!” esclamò Marina.
“Vedrete... Il mondo come voi lo conoscete sarà semplicemente un ricordo. Più spazio ai Pokémon d’acqua, e poi scorci spettacolari dalle nostre città subacquee”.
Gold rise. “Tu sei davvero matto. Forse è perché sei figlio di uno più matto di te. Hai davvero parlato di città subaquee?!”.
“Aquamarea è stata costruita, e le nostre famiglie sono già rintanate lì. Per quando Kyogre sommergerà tutto, s’intende” disse quello, guardando Marina con interesse. “Tu sembri spaventata” fece poi.
“T-ti... ti sbagli!” esclamò incerta quella. Sentì la mano di Gold afferrarle la spalla ossuta.
“Stai tranquilla” le sussurrò.
Marina annuì e tornò a puntare gli occhi sul nemico: vide l’acqua che scendeva dalla sua fronte, scivolandogli sulle labbra e poi sul mento; cadeva sotto forma di gocce sul petto di quello, fasciato da una muta celeste, e poi più giù, sulle cosce muscolose.
“Hey, non t’incantare troppo” fece Gold, infastidito.
Marina scosse la testa e tornò a concentrarsi.
“Beh, con il potere di Kyogre riusciremo finalmente a realizzare il mio sogno. Sommergeremo le terre emerse ed utilizzeremo gli ampi fondali marini come nuovo habitat. Uomini e Pokémon d’elite coabiteranno in un luogo d’elite. E lì non è quello più anziano, o il più ricco, ad avere maggior diritti. Lì comanderò io, e deciderò io chi morirà qui e chi invece sopravvivrà con me, sott’acqua”.
“Ora mi sono scocciato!” urlò Gold. “Togebo, usa Forzasfera!”.
Igor non si scompose ma schivò l’attacco del Pokémon dell’avversario con agilità.
“Mi sembra un po’ esagerata come reazione. In fondo non ho ancora fatto nulla di male” sorrise Igor, tornando ad incrociare le braccia.
“Tu! Hai distrutto una città! Porto Alghepoli è stata messa sotto torchio dai tuoi scimpanzé, da quel vichingo folle e da quella strega di una puttana!”.
Igor sorrise. “Me l’ha detto che non hai preso bene il suo... commiato di benvenuto”.
“Direi proprio di no!” esclamò il ragazzo, sputando sangue sugli stivali lucidi dell’uomo.
“Tutto ciò che vogliamo è che questo problema che assale Hoenn finisca. Aiutaci a combattere il Team Magma, avrai dei vantaggi da ciò. Dopodiché sciogli il tuo team e  ritirati nella tua città subacquea o quello che è” fece Marina. “Ma evita questa sanguinolenta guerra perché...”.
Igor la interruppe, passando oltre con lo sguardo.
“Reclute Magma. Sono scese in campo”.
“O porca... Dannazione, come siete stupidi!” esclamò Gold, stringendo gli occhi.
“Non ho più tempo da perdere con voi. Xander! Christine!” urlò poi, facendo spalancare gli occhi ai due.
“È tempo di andare al punto prestabilito” fece poi Igor, battendo le ciglia. Bastò quello, e sul suo corpo si ricoprì di venature azzurre.
“Sta controllando la sfera blu...” osservò Gold. E poi da un Pelipper ed un Glalie apparvero i due scagnozzi. Christine stava in piedi sul Pokémon Tuttomuso, con le braccia incrociate. Sul Pokémon Alacquatico, invece, Xander stava basso sul dorso del volatile.
“Prendetelo” fece Igor, prima che palpebre rilucessero dello stesso bagliore celeste che attraversava tramite ampie strisce la sua pelle ambrata.
Partirono quindi all’inseguimento.
“Dobbiamo tornare a terra!” urlò Marina, salendo su Staraptor, pochi attimi prima che Kyogre cominciasse con l’immersione, alzando una grande quantità d’acqua. Togebo e Gold girarono la schiena agli inseguitori e partirono verso la riva ad est, proprio davanti al centro Pokémon: avrebbero tenuto lì la propria battaglia.

Non appena Kyogre s’immerse, il livello dell’acqua aumentò repentino, costringendo Martino, Silver ed Alice ad indietreggiare.
“Dannazione...” strinse i denti il fulvo. Combatteva contro una Recluta che aveva mandato in campo un Tentacruel. “Weavile, usa Lacerazione!” urlò quello, prima di vedere il suo piccolo Pokémon avventarsi sull’avversario e fenderlo con un grande colpo, proprio al centro della fronte, mandandolo fuori combattimento.
“Attento!” urlò Alice, mentre vedeva il Gorebyss di un nemico avventarsi contro il Weavile di Silver.
“Pichu!” urlò Martino, che attaccò l’avversario, in pieno volo, pronto a trafiggere il Pokémon di tipo Buio – Ghiaccio con il suo muso sottile. Il piccolo topo elettrico balzò da terra e lasciò partire una forte scarica elettrica.
Gorebyss fu colpito in pieno, stramazzando nell’acqua bassa, continuando ad avere spasmi per diversi secondi.
“Non finiscono mai...” disse Martino, tra i denti.
“Odio tutto in questo momento!” esclamò Silver. E poi vide la gran parte delle reclute che stavano affrontando spostare il proprio baricentro verso la parte ovest della baia.
“Ma... dove vanno?” domandò Alice.
Silver fece rientrare Weavile nella sfera e guardò verso destra, non riuscendo a scorgere nulla oltre la figura di Alice.
“Non lo so” rispose. “Ma c’è qualcosa che deve aver attirato la loro attenzione”.
“L’ingresso alla Grotta dei Tempi è dopo la scalinata che stiamo proteggendo...” osservò la Capopalestra. “Se non vanno lì, allora dove si stanno dirigendo?”.
Martino spalancò gli occhi. “Cazzo...”.
Alice e Silver si voltarono repentinamente verso di lui. “Che succede?!” domandò la donna.
“Magma...” rispose il Ranger. Solo due sillabe riuscirono, nella mente di Silver, a collegare tutti gli avvenimenti. L’odio e la rivalità tra i due team terroristici stava portando Idro e Magma a combattere tra di loro.
“Si leveranno da mezzo da soli...” fece Alice.
“Ma Crystal dov’è?!” esclamò d’improvviso il fulvo.
“Già!” aggiunse Martino. “E Marina?! Stava seguendo Gold!”.
“Li ho visti muoversi verso il Centro Pokémon, nella parte est della baia” rispose Silver.
“Devo andare” disse fine il Ranger, raccogliendo Pichu e correndo in direzione della sorella.
Silver ed Alice si compattarono, guardandosi per un momento.
“Che dobbiamo fare?” domandò il ragazzo.
“Di là c’è Gold...” analizzò lei, portando le mani lungo i fianchi. “E poi i Ranger... Sembriamo abbastanza coperti... Magari dovremmo andare a vedere se durante lo scontro tra le Reclute possa succedere qualcosa di rilevante”.
“Mi preoccupa Crystal, a dire il vero”.
“Lei è in gamba, Silver. Lo hai detto tu stesso. E poi è con Adriano”.
Il fulvo sospirò e guardò in basso. Alice salì sul suo Altaria e volò verso ovest, seguito poco dopo dal ragazzo, in groppa al suo Honchkrow.

Gold si voltò velocemente sul suo Togebo. Ne aveva fatte di battaglie aeree su quel Pokémon, riflettendoci. Xander si gettò a capofitto sul ragazzo col suo Pelipper, stringendolo con le spalle al muro. Gold si voltò, dietro aveva la parete rocciosa del pendio est e davanti un folle con un una spranga in mano.
“Ma dove l’hai presa?!” esclamò Gold, sgomento.
Xander ghignò e si scagliò contro il ragazzo, caricando il colpo.
“Togebo! In picchiata!” urlò il moro, vedendo poi l’Idrotenente colpire la montagna che aveva di fronte.
“Cazzo! Per poco! Dobbiamo contrattaccare! Vira verso l’alto!” ordinò al suo Pokémon. Passò dalla picchiata alla salita rapida, mentre Pelipper riprendeva quota e stabilità.
“Stanno arrivando...” ragionò il malvagio. “Idropompa!”.
Il pellicano lasciò partire una potente colonna d’acqua, diretta proprio verso Gold ed il suo Togekiss; questi, dal canto loro, videro arrivare l’attacco e quando l’Allenatore ebbe modo di ragionare sul da farsi capì che a poco sarebbe valso qualsiasi movimento laterale: Xander stava già preparando un altro attacco Idropompa, che gorgogliava nel capiente becco di Pelipper, scagliandolo ovunque Togebo si fosse scansato.
“Attraverso, Togebo!” urlò Gold. “Usa Extrarapido!”.
Il Pokémon del Dexholder, proprio come un missile, accelerò verso l’alto; il suo Allenatore, ancora su di lui, cercò di appiattirsi quanto più possibile, per evitare l’attrito e l’attacco del Pokémon avversario.
“Che cosa sta facendo quel pazzo?!” domandò Xander, vedendolo poi sbucare dalla parte terminale dell’attacco, totalmente infradiciato. “Attacca ancora!” fece poi.
“Togebo, schiva a sinistra e poi Forzasfera!” urlò grintoso Gold.
Xander era impreparato, persino Marina da terra riuscì a vedere lo sgomento sul volto del nemico. Christine era appena arrivata sulla spiaggia di sabbia bianca e sottile di cui era composta la parte est della costa di Ceneride.
 “E così mi ritrovo contro di te...” sospirò l’altra Idrotenente, saltando giù dal suo Glalie, ponendosi al suo fianco.
Marina vide Staraptor alzarsi rapidamente in volo, stabilizzandosi pochi metri sopra di lei.
Sbatté gli occhi un paio di volte, la Ranger, poi intravide la sagome del Gyarados gigante alle spalle di Christine, dentro che usciva dal mare trafiggendolo con la sua figura.
Doveva utilizzarlo; poteva farlo.
Guardò Glalie, e considerando la combinazione tra tipi, il suo Vulpix avrebbe potuto fargli comodo; tuttavia quel Pokémon era esausto, e poteva contare unicamente su Staraptor, debole contro gli attacchi di tipo Ghiaccio, e sul suo Gyarados, in avvicinamento.
Doveva utilizzare una strategia intelligente, creare un diversivo ed attaccare alle spalle con Gyarados.
“Staraptor! Usa... Raffica!” esclamò, confusa ed indecisa. Il Pokémon eseguì, guardando prima la Ranger e poi gli avversari.
Marina vide il vento alzarsi ed un cumulo di sabbia che si scagliava contro Glalie e Christine. Quella rimaneva immobile, mentre la Ranger fu costretta a mantenere gli occhialini stretti alla testa, mentre ciocche castane e ribelli si dimenavano sospinte dal vento.
Gyarados si avvicinava, incredibilmente silenzioso, mentre creste d’onde s’infrangevano sulla battigia candida della spiaggia.
“Che vorresti fare con questo venticello?” schernì Christine. “Glalie... usa subito Geloraggio. Su Staraptor” precisò infine, facendo saltare in mente il fatto che per quelle persone non fosse abbastanza scorretto attaccare gli Allenatori.
Il Pokémon Tuttomuso si gettò in avanti, con quel ghigno assai sinistro che si ritrovava, facendo rimbalzare tra i suoi denti squadrati cristalli di ghiaccio che mano a mano s’addensavano tra di loro.
“Vai” ordinò calma Christine, ed il Pokémon scagliò il colpo.
“Staraptor, schiva e vola in alto!”.
Così fece. Quel raggio congelante per poco non colpiva l’ala destra del Pokémon di Marina, quindi alzò la sua quota. Mentalmente, Marina pretendeva che Christine ordinasse a Glalie di seguirlo e di attaccarlo di nuovo. Quindi, Gyarados sarebbe entrato in gioco, mettendo fuori gioco Christine.
“Glalie! Geloraggio su quella puttanella rinsecchita” ordinò la biondina, battendo le palpebre un paio di volte.
Marina, invece, le palpebre le spalancò, incredula. E quindi stessa procedura: Glalie produsse cristalli congelanti nella sua bocca, li ammassò e fece partire il colpo.
Devo schivarlo pensò Marina.
Lo vide arrivare dritto, centrale, e probabilmente l’avrebbe colpita all’altezza dell’addome. La circonferenza dell’attacco era parecchio ampia. S’avvicinava ad alta velocità.
Destra? Sinistra? Non c’era alcun modo di schivare quel colpo senza essere colpiti? Gyarados era ancora troppo lontano, e le sue sole forze non erano bastevoli per fare quello che avrebbe voluto.
Il cuore batteva forte, non si rendeva conto, Marina, di quanto ferma fosse in quel momento. Avrebbe dovuto correre, valutare una possibilità di schivata, ma niente di tutto ciò attraversò i suoi pensieri in quel momento.
Era immobile. Immobile e terrorizzata.
E mentre aspettava la fine, sentì qualcuno urlare dal cielo.
“Iperraggio!” fece quella voce, e dall’alto una fascio d’energia luminosa si pose tra la Ranger ed il Geloraggio, deviando l’attacco e lasciando Marina miracolosamente incolume.
Spalancò gli occhi, la Ranger, e vide Gold che, inseguito da Xander, cercava di destabilizzare il volo di Pelipper con frequenti cambi di quota.
“Gold!” esclamò lei, tutta sorpresa. Christine non fu felice di vedere deviato il suo attacco, quindi digrignò i denti.
“Maledetto!” urlò, e mai ebbe più ragione: i battiti del cuore di Gold cominciarono a diventare sempre più lenti, ed il sacchetto ormai emanava un alone viola parecchio sinistro.
Il ragazzo di Borgo Foglianova spalancò gli occhi, portando una mano sul cuore e puntellandolo con le punte delle dita. Tossì, il suo sangue, di quel rosso scuro, quasi nero, insudiciò le candide piume di Togekiss.
“Pelipper, Sfoghenergia!” urlò Xander, che precedentemente aveva utilizzato Accumulo; ebbene, il Pokémon pellicano rilasciò un’onda azzurra d’energia accumulata che non lasciò scampo a Togebo, che, colpito, precipitò, impossibilitato a recuperare la quota iniziale.
“Gold! No!” urlò Marina, impotente nel vederlo precipitare per terra.
Quello sentiva il vento sferzargli i capelli, pensando al New Era che avevo irrimediabilmente smarrito. Non ricordava nemmeno quando.
La spiaggia si avvicinava a velocità terribile e mentre il suo cuore mancava un battito su tre, lui ebbe modo di guardare il volto preoccupato di Marina, e poi lo sguardo maligno di Christine.
“To...gebo... Ti prego... P-proteggimi...” tossì ancora, accasciandosi sul suo Pokémon e chiudendo gli occhi più forte che poteva.
Passò le mani tra le piume sporche di sangue e bagnate del Togekiss ed aspettò l’impatto.
Martino arrivò di corsa, giusto in tempo per osservare l’impatto: Togekiss allargò le ali, per rallentare la caduta, quindi le alzò totalmente, per evitare che il suo Allenatore, successivamente all’impatto venisse sbalzato via.

Togekiss si schiantò con un tonfo sordo sulla sabbia bianca. Sabbia bianca ormai sporca di sangue.
 

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