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Capitolo Trentanovesimo - 39


Dal primo luglio la prima storia interattiva sulla pagina. Io scrivo e voi decidete! Il protagonista sorteggiato è stato Gold! Quindi passate sulla pagina Facebook nel link e seguiteci!


Sogni uccisi da chi non li ha mai avuti



Sul Metagross di Rocco, Fiammetta ed il Campione viaggiavano a tutta velocità, seguiti qualche metro indietro da Crystal ed Adriano sull’Altaria che Alice aveva dato alla Dexholders.
I due gruppi inseguivano Andy e Zoe, che fuggivano davanti a tutta velocità sui propri Swellow.
“Dobbiamo prenderli!” urlava Crystal, bassa sul dorso di Altaria. Adriano la imitava, mentre l’uscita s’avvicinava rapidamente e quando furono fuori la Grotta dei Tempi nemmeno se ne accorsero.
“Dividiamoci!” urlò Andy.
“No!” ribatté Zoe, seguendo il ragazzo verso ovest, in direzione dello scontro tra le Reclute Idro e quelle Magma.
“È cominciata...” osservò Andy, virando verso destra. “Zoe, dobbiamo tenere a bada Rocco e Fiammetta! Dobbiamo dividerci! Sono più di noi!”.
“Fanculo! Lotteremo insieme, come abbiamo sempre fatto!”. Lo Swellow di Zoe virò a sua volta verso destra.
“Stanno litigando” osservò Fiammetta, che stringeva Rocco da dietro per evitare di perdere l’equilibrio. Il profumo di quell’uomo era penetrante, dolce e pungente. I capelli di Fiammetta erano portati indietro dal vento, mentre il Metagross cromatico del Campione sfrecciava fluttuando su Ceneride, inseguendo i Magmatenenti.
“Già”.
Piccola pausa, Fiammetta sospirò. “Non ti da fastidio se mi reggo, vero?”.
“Se ti aiuta a non cadere giù fai pure”.
Fiammetta sorrise leggermente, per poi tornare seria. “Grazie”.
“Figurati”.
Altra pausa, altro sospiro. “Se Miriam mi vedesse così probabilmente mi ammazzerebbe”.
“Lo farebbe lo stesso, suppongo. Non le sei mai stata simpatica...”.
Rocco voltò lo sguardo, sentendo Fiammetta poggiare la fronte sulla sua nuca.
“Quando finirà questa brutta storia mi prenderò una bella vacanza...”.
“Ne hai bisogno” sorrise leggermente Rocco. “Ora però rimaniamo concentrati”.
Metagross accelerò verso i due avversari, ed intanto ciocche rosse della ragazza volarono davanti agli occhi del Campione. Lui spostò i capelli e sospirò.
“Scusa...”.
“Tranquilla” la rassicurò lui, poco prima che Adriano e Crystal, dal dorso dell’Altaria di Alice, li affiancassero.
Adriano manteneva il cappello con la mano destra, cingendo Crystal per l’addome con l’altro braccio. “Rocco!” urlava lui.
Il Campione si voltò repentino, affondando i suoi occhi duri nelle pozze color acquamarina dell’amico. “Che c’è?”.
“È inutile che restiate qui per quest’inseguimento; Saremo io e Crystal ad occuparci di loro”.
Fiammetta guardò Rocco abbassare per un attimo lo sguardo.
“Hai ragione” fece.
“Andate a vedere se Alice e Silver hanno bisogno di un aiuto!” esclamò invece Crystal, virando leggermente a sinistra.
Pochi secondi dopo il Metagross del Campione virò e tornò indietro, lasciando Crystal ed Adriano nuovamente soli contro la coppia di Magmatenenti.

Infine raggiunsero Andy e Zoe, ormai fermatisi su di un’ampia terrazza dalle mattonelle bianche, lucenti sotto la pioggia battente.
“Dovete arrendervi” proclamò Adriano, saltando giù da Altaria. Prese una sfera dalla sua cintura e mandò in campo il Pokémon che conteneva.
Un Cloyster, dalle valve color blu scuro fissava serioso Andy,


“Zoroark!” urlò Andy, stringendo i denti. Il biondo, col cappuccio in testa, vide il suo Pokémon apparire dall’ombra.
“Metagross, attento” fece Rocco, concentrato e con gli occhi ben aperti. Crystal gli si avvicinò, vedendo lo Zoroark pronto ad attaccare con le sue illusioni.
“Stai attento!” fece la ragazza dagli occhi celesti. “Quel Pokémon è potentissimo!”.
“Tu devi farti gli affari tuoi!” urlò invece Zoe, avventandosi su di lei come una leonessa sulla preda, spintonandola.
Crystal spalancò lo sguardo, vedendola arrivare nuovamente con il pugno teso indietro, pronta a scagliare il colpo.
E poi vide un ciottolo per terra; senza pensarci due volte caricò il piede e lo calciò.
Questo, con violenza, raggiunse il volto di Zoe, stoppando il suo tentativo d’attacco. La pietra la colpì in fronte con forza, ferendola.
Crystal fece giusto in tempo a puntellare nuovamente i piedi a terra e prendere la sfera di Seviper, per mandarlo in campo.
L’enorme Pokémon Veleno strisciò attorno a Crystal; lei carezzò la sua pelle squamosa, fino a che non si pose tra lei e l’avversaria.
“Sei un’Allenatrice. Nonostante tu sia così scorretta non posso permetterti di farmi più male di quanto non me ne stia facendo questa situazione”.
Zoe tamponò con la manica la ferita aperta sulla fronte, quindi levò il cappuccio, prostrando la testa alla pioggia.
“Il nostro piano non può fallire!” urlò, tirando in campo una sfera.
Uno Zangoose dalle unghie affilate spalancò gli occhi e mostrò i denti al suo avversario.
“Affascinante” sorrise Crystal. Era a conoscenza della grande rivalità tra Seviper e Zangoose. Il Pokémon Zannaserpe fece vibrare la lingua biforcuta, carezzando i lunghi canini e fissando l’avversario che incrociava gli artigli, affilandoseli per bene.
“Ora mi hai stufata! Zangoose, usa Forbice X!” urlò concentrata la sgherra del Team Magma, stringendo i pugni. Contemporaneamente Zoroark si abbatté con forza e velocità contro il Cloyster di Adriano, che si chiuse subito tra le sue valve.
Adriano guardò negli occhi dell’avversario e sorrise, sornione. “La difesa di Cloyster è il suo vanto...”.
“È un Pokémon inutile; come il suo Allenatore, del resto! Zoroark, usa Sfuriate! Sfondiamo quel guscio!”.
“Non ci riuscirai” disse Adriano, con una calma irreale in quella situazione. I suoi occhi si perdevano nel buio dello sfondo di Ceneride, mentre le urla delle Reclute arrivavano alle sue spalle come lamenti sinistri e cupi. “Il guscio di Cloyster è fatto di uno dei materiali più resistenti che l’uomo conosce”.
Andy vedeva il Pokémon che controllava attaccare con foga immane il guscio impenetrabile dell’avversario. Zoroark colpiva, ancora, ancora e ancora, fermandosi soltanto quando Adriano diede ordine a Cloyster di usare Rapigiro.
Il Pokémon Bivalve prese a roteare rapidamente sul proprio asse, respingendo l’ultimo attacco di Zoroark ed arrecandogli parecchio danno.
“Attacca” sospirò Adriano, molto più serio di quel che credeva.
Cloyster si gettò contro Zoroark, che evitò il colpo agevolmente.
Adriano sospirò. “Siamo troppo lenti, forse”.
“Beh, non è sconvolgente, il fatto...” punse Andy. “Zoroark, Nottesferza!”.
“Difendiamoci ancora, Cloyster” disse e le valve del suo Pokémon si serrarono repentine, lasciando incolume la sua anima nera.
“Dobbiamo attaccare” proclamò il Capopalestra di quell’Isola. “Gettaguscio! Poi vai con Gelolancia!”.
Andy storse la testa, leggermente, cercando di capire la strategia del suo avversario; pulì l’acqua dal volto, detergendoselo con la manica della felpa, e vide Cloyster abbandonare le valve e fuoriuscire dal proprio guscio: era soltanto l’anima interna del Pokémon, quella più profonda e nascosta. Pareva un Gastly ma senza quell’aura gassosa che lo circondava.
Era così strano che sia Andy che Zoroark si dimenticarono di difendersi, rimanendo a fissare quella cosa così strana e folle da non riuscire a reagire.
Difatti Cloyster formò delle lance congelate dalla bocca, e le lanciò contro il Pokémon Mutevolpe, colpendolo duramente.
Andy fu come risvegliato da un sonno lungo e sereno quando vide il suo Pokémon sbattere per terra dolorante.
“Facciamola finita, Zoroark, giochiamo un po’ con lui!” gli urlò il Magmatenente, facendo sorridere Zoe, che intanto sentiva la conversazione mentre lottava con Crystal.
Adriano vide la pioggia diventare densa, sempre più densa, fino a far sparire tutto ciò che aveva attorno: non più Cloyster e Zoroark, non più Andy di fronte a lui e nemmeno Crystal e Zoe, a dieci metri accanto. Niente più mattonelle.
Solo pioggia.
Che poi era acqua, e lui viveva l’acqua come nessuno. L’acqua era vita, scivolava sulla sua pelle, rinfrescava le calde carni che, in quasi tutta Hoenn, tendevano a surriscaldarsi per quel clima fin troppo sbarazzino e tropicale.
Forse era per quello che l’uomo dagli occhi verde acqua girava spesso per Forestopoli:

Lì pioveva, spesso e volentieri per ore, senza dare mai tregua. Le piante, gli alberi della zona crescevano, davano ossigeno ed i polmoni di Adriano si riempivano d’aria fresca e pulita.
Era giovane, ricordava i palmi delle sue mani lisci e la corporatura esile che lo aveva caratterizzato, almeno finché non si rese conto di esser diventato un uomo.
Quella era la prima volta che andava in quella città e la trovò affascinante. Al posto degli alti grattacieli vi erano mogani ed ebani dalle alte chiome, che lottavano spalla contro spalla per guardare l’insediamento dall’alto verso il basso, ed abbeverarsi di un po’ di luce.
I loro tronchi erano stati cesellati dalle mani di artisti, disegnando sulla corteccia, tramite intagliature dall’alto valore artistico che rappresentavano la grande battaglia tra il sole e la pioggia avvenuta secoli, millenni prima.
E poi vi erano ampi ingressi, da cui le persone entravano.
“Sono case” sentì dire il ragazzo, annuendo stupito, pronunciando il labbro inferiore per poi sorridere.
“Incredibile” fece Adriano, voltandosi ma non vedendo nessuno.
“Sono qui” disse quella voce, delicata e femminile, proveniente dall’alto. Adriano alzò il volto e vide una ragazzina di qualche anno più piccola, mingherlina e con i capelli color lilla legati in una lunga treccia, che le penzolava dalla parte destra del collo. Era seduta su di una ramo, non troppo alto ma nemmeno troppo basso, con un Taillow poggiato sulla spalla.
“È incredibile questo posto...” fece lui, mentre la pioggia lo ricopriva interamente. Sorrideva, lei, specchiandosi dall’alto nella limpidezza delle iridi del giovane.
“Per me non è nulla di speciale. È la mia città da quando sono nata”.
“Sei mai stata fuori da questo posto? È tutto così... diverso. Tutto più finto, più duro. Qui tutto sembra così irreale che quasi non pare credibile. Questo posto sembra... finto”.
La ragazza fece spallucce, sorridente. Adriano la fissò meglio: il suo viso, nonostante il sorriso, era serio, poco disteso.
“Vivi in un luogo meraviglioso”.
“Grazie” fece infine lei. “Sali qui. Dall’alto tutto si vede meglio”.
Adriano fissò l’albero, capacitandosi di come avesse fatto quella ragazza così gracile, sottile, ad arrampicarsi attraverso i rami stretti di quel mogano perfetto.
“Forza” fece lei, sorridendo nuovamente, battendo la mano sul ramo su cui era seduta. “Ti aspetto qui”.
E così fece, Adriano. Un po’ alla volta s’arrampicò sulla dura e nodosa corteccia dell’alto albero, fino a raggiungere il ramo, stentando a trovare una posizione sicura.
La ragazza sorrideva.
“Eccomi” fece quello, leggermente sudato. La ragazza gli tese la mano e lui la strinse.
“Sono Alice” disse.
“Adriano, piacere”.

Quel ricordo era così vivido che quasi vedeva la scena davanti agli occhi. Alice stava proprio davanti a lui, così piccola e magra, con il naso all’insù e la treccia di quello strano color lilla.
Tirava le labbra dentro, le mordeva leggermente, fissandolo dritto negli occhi, perdendosi in quelle profonde pozze color verde acqua. La vide arrossire violentemente, ancora la mano stretta alla sua dopo la presentazione.
Lui aveva capito dal suo sguardo che nel suo futuro vi sarebbe stata la grandezza. Ancora guardava i suoi occhi vividi, rilucevano il verde della natura che li circondava e quel Taillow sulle spalle aveva cominciato a battere le ali.
E le batteva forte, così forte che quasi pareva impazzito. Lui non ricordava quella scena, anzi, lui quel giorno le scompigliò i capelli sulla fronte, ottenendo un pugno sul braccio ed una nuova amica.
Quel Taillow stava invece battendo le ali, con forza, tanto da costringere Alice a mantenersi al ramo sotto le sue gambe.
“Fermo!” urlava Alice, smanacciando in aria e cercando di allontanare il suo Pokémon, ma inutilmente.
Adriano avrebbe voluto alzare le braccia e colpire con una manata il Taillow, ma non riusciva a muoversi. Era focalizzato soltanto sulla scena e, impotente, rimaneva a guardare come la forza sovraumana di quella piccola rondinella sollevasse Alice dal ramo su cui erano seduti e la trascinasse in alto, portandola via.
Aprì la bocca Adriano, ma le sue parole risuonarono soltanto come note stonate.
E poi il buio.

Crystal vide Adriano crollare per terra e poco dopo un attacco di Zoroark costrinse anche il suo Cloyster alla disfatta.
“No!” fece quella, mentre Seviper e Zangoose si battevano con forza.
La Dexholder prese la sfera di Altaria, facendo uscire il Pokémon. La pioggia bagnava il suo volto disperato mentre il Pokémon si materializzava davanti ai suoi occhi.
“Alice e Silver!” urlò, fissando il Pokémon e poi la battaglia che stava avendo con Zoe. “Corri a chiamare Alice e Silver!”.
Altaria si mise in volto, mentre Zoroark s’immise nello scontro tra Zangoose e Seviper, colpendo il rettile e facendolo ruzzolare un metro di lato. Pochi secondi dopo, Andy s’avvicinò a Zoe, baciandole la testa.
Le sussurrò qualcosa che Crystal non riuscì a sentire, e Zoe lo guardò, impassibile, per poi tornare a fissare gli occhi sulla Dexholder.
Seviper recuperò velocemente, ripiazzandosi alcuni metri davanti a Crystal, mentre accanto a Zangoose si affiancava il Pokémon di Andy, minaccioso.
“Vogliamo rendere le cose più interessanti anche per la ragazza dagli occhi di ghiaccio?” domandò il Magmatenente, prendendo l’iniziativa.
“Vuoi usare le illusioni anche con lei?” domandò a sua volta Zoe, girandosi repentina. “Voglio divertirmi un po’ con lei...”.
“Come vuoi” rispose infine il ragazzo.
Crystal mise subito mano alla Pokéball di Swampert e lo chiamò in campo. Quello uscì, nella sua forma normale, e la sua Allenatrice non ci pensò due volte prima di farlo trasformare in MegaSwampert, toccando leggermente la Megapietra sul suo braccialetto. Il suo corpo diventò più grosso e muscoloso, e la sua ombra s’impose sotto i suoi piedi, allargandosi.
“Bene, ora siamo pari!” urlò la ragazza, con la rabbia che lentamente cresceva in corpo. “Swampert, vai con Martelpugno!” urlò, puntando il dito contro Zoroark. “Seviper, Fossa su Zangoose!”.
Andy e Zoe elaborarono velocemente una strategia: nel caso di Swampert, doveva essere messa in atto una rapida schivata, in modo da non lasciare spazio all’avversario di sferrare colpi decisivi. In questo modo, poi, avrebbe lasciato il fianco scoperto, e lui avrebbe contrattaccato con una mossa dal sicuro esito positivo.
Quando faceva questi ragionamenti, Andy, vedeva il mondo rallentare, diventare sempre più lento, fino a poi registrarne una grande accelerazione nel momento in cui acquisiva coscienza.
“Schiva a sinistra!” urlò il Magmatenente, vedendo sfilare Zoroark di lato. Swampert aveva il pugno proteso, ma ad un certo punto si fermò, cambiando direzione e dirigendosi verso Zangoose, colpendolo violentemente, facendolo accasciare dolorante sulle sue gambe.
Sia Zoe che Andy spalancarono gli occhi, sorpresi, e quando capirono quello che stava succedendo, Crystal prese la parola.
“Fuori!” fece, vedendo Seviper fuoriuscire dal pavimento mattonellato, proprio alle spalle di Zoroark, ignaro. “Attacca!” urlò infine, vedendo le fauci velenifere del Pokémon Zannaserpe chiudersi sulla spalla dell’avversario.
Urlò quello, in maniera agghiacciante, mentre un rivolo violaceo scivolava dal foro provocato dal morso di Seviper sulla spalla dello stesso.
“Dannazione, sì!” urlò felice Crystal.
“Zangoose, devi liberare Zoroark!” urlò Zoe; pochi secondi dopo, il suo Pokémon si rialzò, attaccando con Lacerazione Seviper, ormai avvitato sul corpo di Zoroark che continuava ad urlare dolorante.
“Swampert, usa Pazienza!”.
Andy spalancò gli occhi. “Dobbiamo colpire Swampert! Non possiamo lasciargli sfogare l’energia che sta accumulando! Attacca lui!”.
“No!” rispose repentina Zoe. “Zoroark sta soffrendo e sta per essere avvelenato” e proprio mentre disse quella frase, il Pokémon Mutevolpe si accasciò sulle ginocchia, favorito dal peso di Seviper che gli stava avvinghiato addosso ed intanto Zangoose continuava a colpire l’avversario, che usava la coda tagliente e velenifera come alabarda, incrociando gli artigli del Pokémon.
“Forza!” urlava Andy a Zoe. “Devi bloccare Mega Swampert, altrimenti qui è finita!”.
“Potrai farlo tu quando libererò Zoroark da Seviper!”.
“Usa nuovamente Pazienza!” faceva Crystal, contenta dell’andazzo.
“Non fare la cretina ed ascoltami!” urlava Andy, visibilmente irritato dalla faccenda.
“È per averti ascoltato che sono qui! Zangoose, vai con Zuffa!”.
Il Pokémon mangusta si gettò a capofitto su di Zoroark, cercando di liberarlo da Seviper.
“Non mollare!” urlava Crystal, al Pokémon Zannaserpe, che intanto affondava sempre più in profondità i canini affilati e veleniferi.
Zoroark si protesse quanto più gli fosse possibile per non finire sotto i colpi di Zangoose, che provocò, con il suo attacco, enormi danni a Seviper. Tuttavia, esso rimase attaccato al Pokémon Mutevolpe con tutta la grinta che possedeva.
“Dannazione! Mightyena!” urlò poi Andy, mandando in campo l’altro Pokémon. “Attacca Swampert con Attacco Rapido!”.
E fu così che il Pokémon di Andy si gettò  con le fauci spalancati ed i denti che grondavano di bava verso MegaSwampert, ancora immobile, meditabondo.
Crystal sospirò, vedendo i due turni di accumulo dell’energia mandati alle ortiche quando l’attacco di Mightyena andò a fondo, facendo indietreggiare il suo Pokémon.
“Dannazione!” urlò, vedendo poi il corpo di Seviper ruzzolare senza più forze un paio di metri alle spalle di Zoroark, dilaniato dagli artigli di Zangoose.
Troppo da gestire, troppo a cui pensare: Seviper, Swampert, Adriano, la situazione.
Poi un grande terremoto fece fermare tutti.

Tutti.

Reclute che lottavano, indipendentemente dal fatto che avessero la bandana o il cappuccio, Tenenti in blu o in rosso, fautori del bene, semplici vittime di quella situazione; tutti si fermarono a guardare il mare, dove Kyogre s’apprestò ad emergere.
Videro il mare agitarsi, iracondo, ribattersi sulle coste insanguinate di Ceneride, inghiottendo decine di Reclute ed arrivando a formare altissime onde. Esse arrivarono anche a raggiungere la parti più alte dell’isola, invadendo con terribile violenza terrazze e case, ritirando poi con se detriti di vetro e calcinacci.
Il terremoto non accennava a diminuire, anzi, continuava a dilagare.
Fu Rocco il primo ad accorgersi che qualcosa non andasse, proprio nel bel mezzo della baia di Ceneride: l’acqua prese dapprima a bollire e mano a mano quella zona si riempì di vapore.
Trenta metri davanti, Igor, su Kyogre, fissava concentrato.
Avevano capito tutti, ormai.
“Fiammetta...” chiamò Rocco.
La donna guardava incredula ciò che succedeva, stringendosi forte al petto del Campione per evitare di perdere la presa e cadere dal Metagross cromatico.
Sentiva il cuore dell’uomo che batteva sotto le sue dita. Lo fissò per un attimo, capendo benissimo ciò che cercava di nascondere.

Ha paura. Proprio come me.

“Rocco...” rispose lei, in quei due secondi che gli erano parsi anni.
“Sta succedendo. Di nuovo”.
Fiammetta lo aveva già visto. Lei sapeva che quello che stava per succedere non era buono.
“Lo vedo” concluse la rossa, che in cuor suo sperava ancora di poter fermare la situazione prima che degenerasse.
Le creste di Groudon, di quel rosso rubino, furono le prime cose a fuoriuscire dalla superficie dell’acqua.
Miriam poco dopo apparve sul muso  del Pokémon, con la sua enorme testa a fare da sfondo e quegli occhi pieni d’ira, che fissavano il nemico di sempre.
La pioggia divenne vapore, poi le nuvole s’aprirono e successe qualcosa di parecchio strano: metà del cielo su Ceneride, la metà che sotto comprendeva anche Groudon, fu irradiata da un sole forte e persistente, caldo, che illuminò immediatamente il volto del Capo del Team Magma.
Le nuvole s’addensavano, si ammassavano l’una sull’altra e prendevano corpo, scaricando ancora più pioggia, accompagnata da rombi di tuono violenti e rumorosi.
Metà Ceneride era sotto la pioggia, mentre l’altra metà veniva asciugata da raggi di sole caldi e prepotenti.



Da qui in poi siete dentro casa mia:
No, niente, nessuna comunicazione di servizio o altro. Immaginare la scena dell'uscita di Groudon dal lago nella baia di Ceneride è stato praticamente lo scopo dell'intera storia, tuttavia non è stato semplice contestualizzarlo. Cioè, mi sembra un po' una roba del genere.



 


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