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Vapore

[(Vapore)]
[(Fiammetta Moore X Rocco Petri)]

 


Scartabellò quelle scartoffie per due minuti buoni prima di sbuffare.
Odiava stare dietro la scrivania.
Se non altro perché non era fatta per le cose tranquille. Il fatto era che ancora non aveva smaltito la grande dose d’adrenalina che aveva in corpo, e finiva per svegliarsi nel cuore della notte con i sudori freddi sulla fronte e con il petto che cercava di non collassare sotto i colpi del cuore che batteva.
Rocco si svegliava quasi immediatamente, di soprassalto ed impaurito. Almeno i primi tempi lo era.
Poi si limitò semplicemente ad accendere l’abat-jour e ad accarezzarle la spalla destra, prima di alzarsi e scendere giù in cucina, tornando con un bicchiere d’acqua fresca che lei avrebbe bevuto voracemente.
Sarebbe stato ad ascoltare il suo incubo mentre quella si calmava (che comunque differiva sempre di pochi elementi da quella che era stata la realtà che avevano provato sulla pelle), baciandole le spalle e le braccia, sempre bollenti, prima di tirarla giù con lui sotto le coperte ed addormentarsi; si sarebbe svegliato un po’ più stanco del solito, il mattino seguente.
Lei lo sentiva, quando si svegliava.
Sentiva il suo respiro diventare più pesante e le mani che la stringevano in quell’abbraccio la lasciavano lì, posando sul suo corpo carezze lascive ed involontarie.
Sentiva il suo petto, poco villoso, come piaceva a lei, staccarsi dalla sua schiena.
Sentiva anche l’erezione dell’uomo che le toccava le natiche attraverso il tessuto del boxer.
Percepiva come quello indugiasse sul letto, guardandola dormire, prima che si alzasse e si chiudesse in bagno.
Avevano già fatto l’amore, loro due, ma quella strana pudicizia che aveva in corpo la costringeva a non dire al suo ragazzo di rimanere qualche altro minuto.
Sì, non riusciva ad ammettere che le piaceva sentirsi puntellata dalla parte più sveglia di lui, alle sei e mezza del mattino. E se fosse stata mai realmente sveglia, una di quelle volte, avrebbe anche allungato le mani, per toccarlo.
Sbuffò, erano solo pensieri fatti durante il lavoro d’ufficio, che le toccava necessariamente, in quanto Capopalestra.
Guardò l’orologio, ancora un’oretta ed avrebbe raggiunto le terme.
Rocco avrebbe tardato di qualche minuto, del resto lui doveva arrivare da Iridopoli. Cuordilava era abbastanza lontana. Quella sera sarebbe rimasto a dormire da lei, la ragazza avrebbe dovuto sostenere un’importante lotta in Palestra il mattino seguente. Era proprio per quel motivo che stava preparando tutto l’incartamento e le certificazioni da inviare sullo sfidante alla Lega Pokémon.
Proprio in quel momento le venne in mente di fare qualche taglio inutile alle spese per la Palestra e di assumere un assistente, che l’aiutasse.
Forse era meglio scegliere una donna... Anche se non batteva mai ciglio, Fiammetta s’accorgeva di quanto Rocco fosse geloso degli sguardi che le si poggiavano addosso, non appena lei voltava lo sguardo.
E la cosa la faceva sorridere perché lui cercava sempre di celare ogni piccola crepa nel muro di sicurezza che s’era eretto attorno. Era divertente vederlo lottare con se stesso.
Un po’ sadica, lei. Ma lo amava per quel che era, ovvero un macho con tante insicurezze nascoste. Ed una strana omosessualità latente, secondo lei.
Non la convinceva del tutto quel rapporto che aveva con Adriano. Pensò per un attimo a Rocco ed Adriano che si baciavano, nudi e sudati.
Si stava eccitando. Poi pensò che dovesse smettere di pensare a certe cose, e terminò la compilazione dei moduli che l’indomani avrebbe inviato alla Lega.
O forse avrebbe potuto portarli Rocco.
Quando terminò li infilò in un plico, leccò la chiusura della busta e la lasciò sulla scrivania. Diede una sistemata alla pettinatura ed uscì fuori, raggiungendo in pochi minuti il Centro Termale di Cuordilava.
Lì era cliente assai gradita, spesso faceva spola tra la Palestra e le vasche d’acqua calda soltanto per calmare i bollenti spiriti.
Nervosa, lei. Troppo nervosa.
Con la borsa con gli asciugamani ed i vestiti cin spalla, fu accolta con il solito calore da Melinda Baumann, la direttrice.
Era una donna assai magra, che indossava sempre una giacca ed una gonna nera, al ginocchio.
Pareva avesse la sua età.
Erano molto differenti, loro due: Fiammetta poteva notare la pelle olivastra e gli occhi scuri, come i capelli, lunghi e lisci, sempre ben curati. La rossa pensò di non esser quasi mai perfetta e preparata come Melinda.
Inoltre era molto più geometrica di lei, con più rettilinei che curve lungo la sua silhouette.
Si chiese se quella ragazza sarebbe potuta piacere a Rocco, così differente da lei e dal suo modo di essere.
Li immaginò poi nudi, sudati, mentre lei, abbronzata com’era, scivolava sul corpo del suo uomo. Crebbe in lei una sensazione d’ansia che le riempì il diaframma. Si doveva rilassare, non doveva pensare a quelle stupidaggini.
“Salve, signorina Moore” disse quella, gioviale ed educata come suo solito. “È in perfetto orario”.
Fiammetta ripensò a se stessa che compilava le scartoffie e che guardava spasmodicamente l’orologio per scappare via dagli uffici della Palestra. Ormai contava i secondi. “Si figuri... Rocco è già arrivato?”.
Alla domanda Melinda inarcò le sopracciglia, scatenando in Fiammetta ogni sorta di paranoia.
Saresti felice di vederlo, vero, zoccoletta termale?
“No, signorina Moore, il signor Petri ancora non è arrivato. Vuole che la accompagni negli spogliatoi?”.
“La ringrazio” fece, seguendola ed osservando lo sculettio ipnotico della moretta.
Pensò che Rocco forse fosse attratto da forme un po’ meno esplosive delle sue, da qualcosa di meno esagerato. Lei non aveva fianchi così stretti, né natiche così contratte, rattrappite sicuramente in qualche tanga di quaranta dollari comprato da Victoria Secret.
Non che lei indossasse le mutande da ciclo, quelle con le mucche disegnate sopra, però era chiaro che fosse partita tra le due una gara.
Una gara che viveva soltanto nella testa di Fiammetta.
Ed in cui per di più stava perdendo.
Cominciò a vedersi grassa, sgraziata e brutta.
“Come al solito può cambiarsi nei nostri spogliatoi. Questa...” fece, tirando fuori dal taschino della giacca, “... è la chiave dell’armadietto, che affido a lei. Me la restituirà al termine delle...” e poi controllò un palmare. “... due ore prenotate dal signor Petri, nella sala Fuji”.
“Wow! Due ore!” fece Fiammetta, sorpresa.
“Da questa parte” disse poi, aprendo la porta degli spogliatoi e mostrandole l’ambiente.
Era una stanza molto lunga, con almeno sei panche in doppia coppia a correre al centro dell’ambiente, mattonellato con pregevoli piastrelle rosé. Accerchiavano le panche numerosi armadietti, gli stessi per cui serviva la chiave che Fiammetta aveva tra le mani.
“Se vuole può aspettarlo di là con me, il signor Petri” disse Melinda, educatamente.
“No, lo aspetterò in vasca”.
“Le farò portare lì un ottimo tè verde”.
“Non è necessario, Melinda”.
Quella sorrise, educatamente. “Come vuole, signorina Moore. Con permesso” fece, prima di dileguarsi, chiudendo la porta.
“Con permesso” scimmiottò Fiammetta, fermandosi davanti allo specchio. Gli spogliatoi erano totalmente vuoti quel giorno. Era un martedì, un maledettissimo martedì. La gente normale, i non Capipalestra, i non Campioni di Hoenn, di martedì pomeriggio solevano fare altre cose.
Sospirò e poggiò il borsone su di una panca, finendo per aprire l’armadietto che le spettava.
Questo era alto quasi due metri e largo appena cinquanta centimetri. Aveva all’interno tre ganci, per appendere asciugamani, accappatoi e vestiti ed in fondo c’era uno specchio lungo quanto l’intero armadietto.
Fiammetta si vedeva riflessa, proprio mentre sciolse i capelli, che ricaddero fluenti sulle spalle ed anche oltre, poco dopo le scapole.
Ricordava, quand’era più giovane, che soleva portarli anche più lunghi. Riusciva a toccarsi le natiche, certe volte.
Poi li tagliò: erano poco pratici.
Pensò che avrebbe dovuto fare uno shampoo. Quel giorno aveva stressato parecchio il suo corpo, aveva sudato molto e necessitava di un po’ di tempo da passare con se stessa, nel bagno, come faceva a sedici anni.
Organizzò mentalmente la giornata successiva mentre si levava la maglietta, ed un seno scappò dalla coppa di destra. Slacciò anche il reggiseno, sentendosi sollevata per la ritrovata libertà. Massaggiò leggermente il collo, con il petto nudo. Lo vedeva ancora, Rocco, perso nella sua scollatura. La cosa la fece sorridere.
Slacciò poi la cintura e sbottonò ì i pantaloni, sfilandoli lentamente. Aveva seguito con lo sguardo la linea tonica delle cosce fino ai piedi, poi pensò che avrebbe dovuto passare un po’ di smalto sulle unghie.
Smalto bordeaux, come piaceva a lei.
Infine sfilò anche gli slip. No, non i mutandoni con le mucche.
E nemmeno il tanga che quasi sicuramente indossava Melinda.
Era un semplice slip, nero, col bordo merlettato. Si guardò i fianchi e notò quanta differenza ci fosse tra la sua vita stretta ed i fianchi larghi e prosperosi. Si voltò, guardando le natiche rotonde.
Forse a Rocco sarebbe piaciuta anche lei, oltre a Melinda.
Sospirò e diede un’ultima occhiata alla sua figura nuda, concentrandosi sul cespuglietto di peli fulvi sul monte di venere.
Rocco adorava accarezzarli. “Non sono un cane” faceva stranita, vedendolo poi sorridere. Ma poi oh, ad ognuno i propri feticismi. Tralasciando gli addominali ed il torace, a lei di Rocco piacevano particolarmente le mani. Adorava le sue mani, quando se le passava tra i capelli, quando grattava il mento e quando scriveva.
Quando la carezzava. Sì, anche quando le carezzava i peli pubici.
Questo perché ogni volta che le mani di Rocco la toccavano il suo corpo si riempiva di brividi di calore, quel solletico interno che le partiva dalla pancia e raggiungeva il più intimo dei suoi posti, risvegliando gli istinti primordiali assopiti in lei.
Ripensava a quando quelle mani passavano a carezzarle la pancia e poi più giù, giocherellando coi peli rossi sul suo monte di venere. Carezzava poi le cosce, e lei percepiva le mutandine inumidirsi.
Quando le indossava.
E poi passava oltre, entrando in lei.
Con quelle mani.
Si risvegliò da quel pensiero, vedendo i capezzoli inturgiditi. Si morse le labbra, belle rosee, e poi alzò gli slip da terra.
Era ancora nuda quando infilò tutto nel borsone, alla rinfusa, ma poi indossò un accappatoio e chiuse a chiave l’armadietto.
Era pronta.
Ciabattò fuori, fin davanti alla sala Fuji. Guardò Melinda, intenta in una telefonata. Quella percepì però la sua presenza e si girò, dandole con un cenno della testa il permesso di entrare.

Fiammetta lo fece.

La stanza Fuji era la più lussuosa del Centro Termale di Cuordilava. Una grande vasca d’acqua sulfurea riscaldata dal vicino vulcano veniva costantemente riempita da una cascata, elemento meraviglioso di design.
Il rumore che produceva, inoltre, era terapeutico e rilassante. Fiammetta adorava quell’ambiente: dalle doghe in legno nero sul pavimento alle pareti, dipinte di grigio, per dare modo ai faretti incassati nel controsoffitto di illuminare l’ampia stanza di luce naturale.
Il vapore che si alzava dalla vasca veniva incanalato verso l’acqua, rendendo l’atmosfera magica.
Fiammetta levò l’accappatoio, lasciandolo cadere per terra, e sfilò le ciabatte.
Poi camminò lentamente fino alla scalinata di marmo bianco che delicatamente scendeva nella vasca.
L’acqua era calda e Fiammetta amava il calore. Immerse dapprima un piede, poi l’altro, e poi scese più giù, facendo in modo che il calore baciasse prima i polpacci e poi le cosce.
E che poi risvegliasse i suoi sensi, quando s’immerse fino al bacino.
Ancora, scese più giù, ed i seni s’immersero delicatamente. I capezzoli furono solleticati dall’acqua e senz’accorgersene era dentro.
“...” sospirò, sollevandosi. S’avvicinò ai getti dell’idromassaggio e si sedette sul sedile nella vasca, lì accanto e lasciando che la corrente la colpisse sulle cosce, alzandole una per volta in corrispondenza dei bocchettoni.
Magari diventeranno come quelle di Melinda.
Era con le cosce aperte, totalmente rilassata, mentre l’acqua correva lungo le sue gambe, talvolta scavalcandole e raggiungendola tra le cosce.
Gettò la testa indietro, su di uno dei poggiatesta messi lì, e si godette il massaggio, carezzando di tanto in tanto il clitoride.
Pensò al fatto che si meritasse davvero quella pausa, dopo tutto ciò che aveva passato.
Rocco aveva fatto davvero bene a prender quella stanza. Già sentiva il calore lavorare sui suoi nervi, rilassandoli. Chiuse gli occhi, continuando a toccare il clitoride, ormai eccitato.
Magari avrebbe aspettato Rocco.
Magari sarebbe stato lui, con le sue mani, a regalarle un orgasmo.
Si distese ancora di più, cercando di scacciare dalla sua testa quel momento orribile in cui s’era vista costretta a scappare con Jarica in braccio, braccata dalla lava.
Hoenn in crisi, non poteva dimenticarlo in nessun modo. Ogni notte riviveva il terrore della morte, l’odore e la vergogna che aveva provato, perché era una Capopalestra.
Ed i Capipalestra dovevano difendere le persone.
Era il suo compleanno e credeva che sarebbe andato a finire tutto bene; credeva che avrebbe alzato il gomito quel tantino di troppo per ritrovarsi tramortita, il giorno dopo, nel suo letto.
Con Jarica nella sua stanzetta e suo nonno che innaffiava il giardino.
Che ansia, che provava. Respirò profondamente, per tirare fuori il mostro che c’era dentro di lei.
Ci riuscì, poco prima che la voce di Melinda anticipasse quello della serratura che scattava.
“La signorina Moore è dentro che la attende” fece quella, cordiale come sempre.
“Grazie” esordì Rocco, con quella voce dura che tanto piaceva a Fiammetta. “Può andare”.
Fiammetta chiuse le gambe e si mise a nuotare fino al bordo della vasca, rimanendo a galla con la schiena all’aria.
Rocco levò l’accappatoio e lo appese. Poi raccolse quello di Fiammetta e fece lo stesso, avvicinandosi alla vasca con un sorriso sommesso.
La sua donna vedeva i pettorali definiti e gli addominali contratti, probabilmente per via del volo prolungato su Skarmory. E poi i suoi occhi si abbassarono, vedendo un costume a mutandina blu. Costume che lei non aveva indossato.
Gli guardò il pacco e sorrise: pensò che pendesse sempre a sinistra.
Rocco s’avvicinò lentamente, vedendo dapprima il volto di Fiammetta poggiato sul bordo e le braccia lunghe a sostenere il corpo. Lei sorrideva, con quello strano senso di beatitudine che riempiva l’intera stanza.
“Amore...” salutò lei, con la voce distesa.
Rocco s’avvicinò ancora, guardando la linea della schiena che sfiorava la superficie.
“Rossa, come stai?”
“Io sto bene...” fece. “Entra”.
Rocco andò a sinistra, per prendere la scalinata in marmo che fungeva da discesa.
Fu soltanto al secondo scalino che vide le natiche di Fiammetta affiorare dall’acqua e seguire la linea morbida della sua schiena.
Schiena nuda.
Guardò le gambe, allungate, a mantenere a galla la donna.
“Sei nuda?” chiese.
Fiammetta emise una risatina divertita e toccò poi con i piedi sul fondo della vasca, avvicinandosi all’uomo.
“Perché tu non lo sei?”.
Rocco sorrise a sua volta, annuendo. S’era ormai immerso e s’avvicinò alla donna, baciandola passionalmente.
“Bella domanda, Moore...”. Sfilò il costume e lo lanciò fuori, sulle doghe del pavimento.
Erano entrambi nudi, mentre si scambiavano un passionale bacio nelle acque termali.
“Ti ho aspettato” fece quella, passando una mano bagnata tra i capelli argentei dell’uomo.
Lui la trascinò con sé più lontano, dove non si toccava. “Sì, hai ragione, mi spiace. Abbiamo avuto diversi problemi con la ricostruzione di Porto Selcepoli e...”.
“Basta parlare di lavoro” fece lei.
Lo baciò di nuovo, premendo il suo corpo contro il petto del ragazzo ed avviluppandosi su di lui, facendo passare le gambe attorno alla vita del ragazzo.
Sentiva il suo pene toccarle il sedere e la cosa la eccitava.
“Sei bellissima” disse quello, facendo un passo indietro, toccando nuovamente con i piedi sul fondo della vasca.
“Grazie, amore, anche tu”.
E poi cinque minuti buoni li passarono a baciarsi, mordendosi le labbra e carezzandosi i capelli.
Rocco non riusciva a rimanere indifferente al seno prominente di Fiammetta che premeva sul suo petto. Alzò la ragazza, immensamente leggera lì nell’acqua, ed affondò il viso nel suo petto morbido.
Lui la manteneva per la schiena e per il sedere, nonostante quella fosse avviluppata attorno alla sua vita con le cosce. Fiammetta sentiva il piacere scendere fin giù, dove con le mani s’era volontariamente fermata, qualche minuto prima. Passò un braccio attorno al collo di Rocco e l’altra mano gli carezzò la nuca, stringendo poi i capelli quando i brividi di piacere aumentavano.
Rocco stuzzicava i capezzoli con la lingua, mordicchiando la carne morbida dei seni della donna, baciandola, affondandovi di nuovo il viso dentro e poi ricominciando tutto daccapo.
Sapeva quanto a lei piacesse.
Si fermò per un attimo, in cui Fiammetta approfittò delle sue labbra per un altro, umidissimo bacio.
Rocco era eccitato, lei sentiva il membro dell’uomo proprio in corrispondenza delle grandi labbra, ed oltre, davanti alla sua fessura.
Si mosse leggermente, strusciando il clitoride sull’asta turgida del suo uomo, venendo colpita da fitte lussuriose che la costrinsero a portare il volto verso l’alto.
Rocco le baciò il collo, affondando le mani nelle sue natiche e stringendole, facendole spalancare la vagina e l’ano.
Fu proprio lì che andò a giocare, con un dito, carezzando l’orifizio della donna, percorrendo la circonferenza rugosa lentamente.
“Piano lì” disse lei, baciando ancora l’uomo. Aumentò l’andatura lei, sentendo l’orgasmo avvicinarsi sempre di più. Percepiva il membro di Rocco tra le grandi labbra, come fosse un coltello che la stesse dividendo a metà, perfettamente in mezzo ai suoi organi più intimi e privati. Strusciava il clitoride sull’asta del pene, e sentiva il glande, ormai scoperto dalla pelle che lo ricopriva, stazionare poco fuori la vagina.
Dire che voleva prenderlo dentro di lei era ovvio.
Intanto sentiva il dito dell’uomo giocare sempre più vicino alla parte interna dell’ano, fino a quando non v’infilò la falangetta dell’indice.
La sensazione era strana: piacevole ed al contempo fastidiosa.
Rocco continuava a roteare il dito all’interno del suo buco, donandole una forte sensazione.
Fu quando lui lo infilò un po’ più in fondo che lei si sentì turbata. Lasciò la presa con le gambe dall’uomo e si allontanò, andandosi a sedere sul bordo della vasca, con le cosce spalancate; il suo clitoride riluceva lucido e bagnato, rigonfio ed eccitatissimo e Rocco vi si avventò come fosse stato acqua nel deserto, dilaniando la morbida carne con la lingua, con baci e succhiotti.
Fiammetta sentiva il piacere concentrarsi sempre di più nel basso ventre, fino ad esplodere.
“Cazzo!” esclamò lei, stringendo la testa di Rocco tra le mani. “Continua!”.
Rocco leccava e baciava il clitoride della donna, sentendo la propria erezione pulsargli tra le gambe. Era eccitatissimo. Leccò nuovamente, scendendo più giù e tirando con la lingua gli umori bollenti di Fiammetta, che stava avendo un orgasmo poderoso, testimoniato dalle contrazione dei suoi muscoli interni.
“Ti voglio” disse lui, sollevandola di peso e facendola immergere in acqua. Rocco toccò la pancia della donna con il suo pene, facendole notare la sua erezione. Fiammetta lo afferrò, stringendolo goduriosa e guardando negli occhi il suo uomo, che rovesciò la testa indietro.
“Ti amo” fece lei, attestando che quello fosse pronto. Saltò a cavalcioni su di lui, sentendo il suo membro che le pulsava sull’inguine.
“Anche io” le rispose Rocco, sollevandola ancora dalle natiche e facendo in modo che lei, con la mano sottile, potesse dirigere la sua erezione all’interno della sua vagina.
E fu bellissimo sentirlo entrare in lei, assieme all’acqua calda della vasca.
“Oh... porco...” si lasciò scappare lei.
Rocco era in silenzio mentre la sorreggeva, stringendole le natiche ed ondeggiando lentamente, entrando ed uscendo da lei, fino a quando non ritenne che quella fosse pronta, affondando più profondamente nel suo corpo caldo.
“Fiammetta... sei bollente...” disse lui, afferrando con una mano un seno della ragazza, eccitatissima; lei manteneva la testa tirata indietro, stringendosi con le braccia attorno al collo dell’uomo e con le gambe alla sua vita.
“Sei bellissima, amore” faceva quello, penetrandole con vigore. Era così calda e stretta da costringerlo ad uno sforzo di concentrazione per non abbandonarsi subito all’orgasmo.
“Anche... anche... anche tu... tu” faceva quella, non più in grado di controllarsi. Voleva godersi ogni singola sensazione che il suo uomo le stava regalando.
E continuarono così per cinque minuti buoni, prima che Rocco lasciasse andare le sue natiche e la facesse scendere.
Lei lo trascinò verso i sediolini e lo lasciò sedere. Poi lo sovrastò, sentendolo nuovamente entrare in lui.
“Vai, amore” faceva Rocco, accompagnando ogni spinta che lei dava con il suo bacino.
Non ci volle molto prima che Fiammetta raggiungesse un poderoso orgasmo. Rimase per qualche secondo immobile, stremata dal forte piacere, con la fronte contro quella di Rocco.
Le labbra della rossa erano schiuse, ed un alito caldo entrava nella bocca di Rocco. Lui allungò il collo e la baciò, leccando le sue labbra, prima di afferrarla per il bacino e continuare a penetrarla.
Lei sentì i suoi muscoli interni continuare a contrarsi, mentre il membro di Rocco la penetrava in profondità ed il suo volto affondava nuovamente tra i seni.
Una mano di Rocco si portò ancora sull’ano, penetrando velocemente con due dita la donna, e scendendo in profondità.
Fiammetta avrebbe voluto fermarlo, ma sentiva un secondo poderoso orgasmo raggiungerla; non l’avrebbe mai ammesso a se stesso ma sapeva che a farla andare su di giri erano state le dita di Rocco.
Quello sentiva come l’orifizio posteriore si stringesse attorno alle sue dita con contrazioni regolari di qualche secondo.
Ed era dannatamente eccitante.
“Dannazione, queste dita...” fece lei, tirandole fuori da lei. Rocco sorrise e smontò la donna, poi si sedette sul bordo della vasca, con l’erezione rossa e turgida che puntava verso di lei. La donna s’avvicinò lentamente, leccando la cappella in maniera delicata e sensuale. Poi infilò il membro dell’uomo tra i seni, cominciando a muoverli ritmicamente su e giù.
Gli occhi di Rocco si riempirono d’eccitazione e, di lì a poco, raggiunse l’orgasmo su quel seno rigoglioso, riversando calde gocce di liquido bianco.
Fiammetta sorrise, tirandolo giù in acqua. Si baciarono nuovamente e lei si spinse ancora su di lui, avvinghiata braccia e gambe al suo torace, godendosi il torpore dell’acqua termale e del piacere che le viziava la mente, mentre giocava col suo petto poco villoso.
Proprio come piaceva a lei.

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