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Lev - CEP - 2 - Ludi Circenses

Capitolo 2: Ludi circenses

Sapphire aveva le palpebre pesanti. Tutti i Dexholder si erano svegliati tardi e avevano pranzato alla ben e meglio. Un poco più rinvigoriti, si erano portati all’Holon World Stadium, la gigantesca arena costruita per l’occasione proprio al centro della cittadina. Le strade erano intasatissime, il sole picchiava duro e ovunque sembrava di avere attorno il triplo delle persone in preda alla foga e al delirio. Fortunatamente, la criniera di reporter infoiati si era decimata, evidentemente tutti si trovavano dentro per intervistare gente più interessante o per ottenere il posto ideale nella tribuna stampa. Green e Red avevano lasciato il resto del gruppo, dovevano essere presenti fin dall’inizio in veste di professionisti.
‒ Ho bisogno di acqua, tanta acqua ‒ mormorò Blue accanto alla ragazza di Hoenn.
‒ A chi lo dici, spero che questa cosa finisca subito…
Erano in fila, una fila che scorreva in maniera alquanto fluida, ma pur sempre una fila. Non sarebbero entrati in mezzo alle tribune, ovviamente, c’erano delle terrazze riservate ai partecipanti al torneo e su quelle loro si sarebbero adagiate durante il primo girone di lotte che si sarebbe tenuto in quella giornata. Da fuori, lo stadio era già abbastanza imponente, era una costruzione in cemento massiccia e dalla forma ellittica tutta decorata con giganteschi stendardi raffiguranti gli stemmi delle regioni. Sopra al cancello principale, invece, troneggiava il gigantesco sigillo della regione di Holon: una Poké Ball semi-romboidale che ricordava la forma dell’isola. Durante il viaggio che li aveva portati allo stadio, i ragazzi si erano resi conto di una cosa: Holon aveva pochissimi residenti e quei pochi abitavano tutti in periferia. La città, come presumibilmente tutto il resto della regione, viveva di turismo e i suoi abitanti lavoravano in ristoranti, bar, hotel e altre attrazioni. Faceva strano camminare per Vivalet, sembrava quasi di stare in una specie di parco divertimenti a tema urbanistico.
‒ Vai, tocca a te ‒ sussurrò Sapphire a Blue.
La ragazza mostrò la tessera al tipo del banco di smistamento. Risultava essere un Allenatrice di rango A, quindi di un livello più bassa di Sapphire. Tutto a livello teorico, ovviamente, la ragazza di Hoenn aveva semplicemente vinto più medaglie di lei nel mondo.
‒ Terzo piano, tribuna partecipanti ‒ disse l’uomo.
Sapphire avanzò e imitò Blue. Mostrò la tessera che la etichettava Allenatrice rango S, quello verificò tramite un qualche dispositivo scanner, sorrise alla ragazza e la indirizzò: quarto piano, attico della tribuna partecipanti.
Pure lei entrò, udì alle sue spalle Crystal mostrare il badge da Allenatrice rango C, ossia con meno di otto medaglie. La ragazza di Johto non si era mai impegnata nei duelli, ma aveva un Pokédex che contava più di settecento specie catturate e anche una discreta fama da non agonista del Pokéathlon. Sapphire avanzò lungo un corridoio scuro fino a raggiungere una biforcazione, a destra l’ascensore, a sinistra le scale. Quarto piano aveva detto il tipo all’entrata. Forse era meglio prendere l’ascensore. Vi entrò, premette il tasto e attese. L’ascensore si fermò. Le si aprì uno spiraglio su una stanza incredibile. Tutta bianca, una parete era costituita interamente da vetrate che davano sullo stadio. C’era l’aria condizionata, una gradevole frescura invadeva ogni angolo di quel luogo. Si rese conto di essere in un edificio in qualche modo incastonato all’interno delle tribune dello stadio. Sotto di lei vedeva le folle deliranti distribuite su spalti con numerosissime gradinate, tutti raccolti attorno ad un ampio terreno rettangolare suddiviso in due aree con il simbolo di una Poké Ball piazzato al centro. Grossi monitor visibilissimi anche con la forte luce del sole e posizionati su tutti i quattro cardini dello stadio mostravano scene prese a caso da altri tornei o da eventi con protagonisti alcuni Allenatori di grande fama. La ragazza dagli occhi blu si guardò attorno. C’era un tavolo imbandito per un rinfresco, un corridoio che portava da qualche parte e dei divani, su cui trovò distesi dei personaggi di cui conosceva molto bene il nome.
‒ Sapphire! ‒ la salutò Red. ‒ Benvenuta.
La ragazza era ancora a bocca aperta. Intenta a versarsi un bicchiere di champagne c’era Camilla, Campionessa di Sinnoh. Accanto a Red sedevano Iris e Lance, che stavano chiacchierando animatamente quando lei era entrata. Di fianco intravide Nardo, ex Campione di Unima comunque ammesso tra i rango S, che conversava con Zack e Antares, venuti rispettivamente da Adamanta e Sidera. Il suo sguardo scivolò leggermente su una pozzanghera d’olio quando vide pure Ruby, in piedi accanto a Diantha, con cui aveva evidentemente appena smesso di parlare per puntare gli occhi sull’ultima arrivata, Sapphire.
‒ Ah, ho atteso con ansia di potermi confrontare con te, ragazza ‒ le venne incontro Camilla. Era una donna splendida, vestita in maniera sobria con dei capelli biondi chiarissimi che le ricordavano una cascata di sottili filamenti d’oro ‒ Sei parecchio famosa anche tra i piani alti, lo sai? ‒ e le porse un bicchiere pieno di quel liquido tutto bollicine.
‒ Oh, grazie ‒ accettò timida.
‒ Non ringraziarla, secondo i giornalisti quassù ci stiamo barricando dietro i divani intenti a lanciarci occhiatacce ostili ‒ intervenne Nardo strappandole un sorriso.
‒ Sapphire ‒ le si presentò davanti con un gran sorriso Iris, dalla carnagione scura in netto contrasto col vestitino color crema che portava. ‒ si dice molto di te… pure tu sei una dei portatori del Pokédex, giusto?
Le sembrava strano che la sua fama si fosse propagata tanto. Le venne in mente che forse era davvero così degna di ammirazione, dato che oltre a lei non c’era nessuno su quel piano che non fosse un Campione.
‒ Io, ehm, sì ‒ non era mai stata una gran parlatrice, tantomeno che con sconosciuti che sembravano sapere tutto di lei.
‒ Non vedo l’ora di conoscere la tua vera forza… ‒ concluse quella di Unima.
‒ Conosco alcuni dei suoi compagni ‒ intervenne Lance salutando Sapphire con un cenno del capo. Lance era il Campione di Johto, condivideva la Lega dell’Altopiano Blu con Red, ma incarnava il ruolo di Primo Allenatore solo nella sua regione. ‒ Gente tosta, i Dexholder…
‒ Non le mettete pressione ‒ disse qualcuno dalle retrovie. ‒ Fatela sentire come fosse a casa propria…
Era Zero, maschio alfa degli Allenatori di Pokémon di Holon stessa. Portava una felpa nera senza maniche sopra ad una maglietta monocromatica bianca, sotto indossava dei pantaloni di cotone abbastanza semplici, anch’essi neri. La fissava serio coi suoi occhi grigi color nebbia, aveva una barba rada e poco curata scura quanto i suoi capelli. Giovane, nessuno l’avrebbe mai giudicato tanto più anziano di Red.
‒ Zero sta cercando di sembrare umano, la sua Lega non partecipa per pietà della nostra autostima in quanto suoi colleghi ‒ intervenne ilare Antares, Campione della piccola regione di Sidera, coi suoi capelli di un insolito blu raccolti in una coda di cavallo.
Il movimento causato dalla sua entrata sfumò in fretta. Tutti tornarono a chiacchierare piacevolmente e a godersi il rinfresco. Zack, Campione di Adamanta, avvicinò la ragazza di Hoenn. Lei lo scrutò dalla testa ai piedi. Era atletico, aveva pressoché lo stesso fisico di Red, ma i suoi occhi verdi le ricordavano il colore delle foglie intrise di rugiada la mattina presto.
‒ Sembra che siano tutti pieni di sé, ma in realtà sono pezzi di pane ‒ esordì. ‒ Zachary Recket, credo che non ci siamo mai parlati prima ‒ le porse la mano.
Lei la strinse.
‒ Tra poco dovrebbe iniziare l’evento ‒ sorseggiò dal suo bicchiere. ‒ e noi ci annoieremo parecchio.
‒ Hai qualche amico che partecipa al torneo? ‒ domandò lei.
‒ Un paio, tu?
‒ Sì, quasi tutti… ‒ rise.
La ragazza si mosse appena verso le pareti in vetro. Gli spettatori più vicini la notarono subito ed esultarono verso di lei, la foga si sparse a macchia d’olio contagiando sempre più persone, tutti si voltavano a guardarla e gridavano il suo nome o facevano foto. Lei salutò un tantino imbarazzata. Seriamente erano bastate quattro o cinque telecamere puntate contro per farle ottenere tanta fama tra le persone?
‒ Come fate a sopportare questo tutto il tempo? ‒ domandò a Zachary Recket che nel frattempo le si era avvicinato scatenando una seconda ondata di grida.
‒ Non lo facciamo ‒ spiegò semplicemente alzando il bicchiere in direzione degli spettatori in modo da ricambiare il loro calore. ‒ Dopo un po’ ti ci abitui, basta rendersi conto che sono persone proprio come te… ‒ spiegò lui.
‒ È così strano.
‒ Certo, ti adorano, sei una specie di leggenda per tutti loro.
Sapphire sorrise.
‒ Zack, ti dispiace? ‒ disse una voce da dietro le loro spalle. Sapphire avvertì una fortissima fitta allo stomaco.
‒ Oh, figurati ‒ e il Campione di Adamanta si spostò da lì.
Ruby comparve accanto alla sua ex rivale e migliore amica. Un boato fragoroso quanto quello emesso dalla folla per Sapphire e Zack messi assieme si levò dagli spalti. Ormai si era diffusa la voce che in quella terrazza c’erano i pezzi grossi. Nove mesi erano passati dall’ultima volta che i due avevano parlato, e lei gli aveva chiuso la finestra in faccia. Certo, in quell’occasione ne erano passati dieci dalla volta ancora prima.
‒ Tanta gente, eh? ‒ fece lui.
‒ Tanta gente, sì ‒ ripeté atona lei.
‒ Quasi due anni per vincere tutte quelle medaglie? Non avresti potuto fare di meglio ‒ la elogiò quasi ironicamente.
Lei non ribatté.
‒ Perché non sei mai venuta alla Lega di Hoenn? ‒ chiese.
‒ Perché avrei dovuto? Non è mia intenzione diventare Campione.
‒ Capisco… ‒ Ruby girò i tacchi per andarsene.
‒ Non era neanche la tua ‒ mormorò Sapphire fermandolo.
Ruby si prese del tempo per ribattere. ‒ Hai ragione, non lo era…
‒ E di sicuro uno non cambia idea così radicalmente a causa della morte dei genitori ‒ la ragazza non sapeva da dove le venissero quelle parole. Non era mai stata delicata, ma neanche così cruda. Percepì il sussulto di Ruby, per la prima volta lo vedeva abbandonare quella sua innata sicurezza.
‒ Ci sono scelte che uno deve compiere, ad un certo punto – era più serio, la sua voce aveva perso quella tinta serena che lo contraddistingueva.
‒ Immagino ‒ rispose la ragazza cercando utilizzare la voce più distaccata che le riuscisse. ‒ Tanto chi è nato una volta, sa già come risorgere ‒ sibilò con ironia crudele.
Ruby tacque. Quindi fece una risatina. ‒ Bella collana… ‒ e se ne andò.
Sapphire arrossì, aveva completamente dimenticato di avere al collo il ciondolo blu zaffiro che le aveva regalato lui. Mostrare di portarlo era come dargliela vinta. Lo prese tra le mani, se lo strappò di dosso e lo ficcò in tasca. Indignata, uscì dalla stanza e scese le scale. Decise di andare a fare gli auguri a Crystal e Yellow che erano le uniche del loro gruppo che quel giorno avrebbero combattuto. Le incontrò al primo piano, in una terrazza simile alla sua ma molto più grande, posta ad un’altitudine totalmente diversa e piena come un uovo di personaggi sconosciuti ai più. Sapphire si mosse in mezzo ad Allenatori la cui età media non superava i diciotto anni, quindi era più o meno in mezzo a dei coetanei. Tutti la guardavano e qualcuno un po’ più arrogante la additava pure, riconoscendola. Ovunque passasse lei, si creava il silenzio. Si rese conto che c’era veramente tanta gente là dentro, forse anche un centinaio di Allenatori. Ma giustamente, persino qualsiasi principiante che aspirasse a vedere il proprio nome nell’albo dei partecipanti e che non si curasse di perdere al primo incontro si era iscritto. La ragazza prestò realizzò che nei confronti di quei “novizi”, affatto paragonabili a Crystal e Yellow che non si erano mai gettate nelle lotte in palestra ma avevano esperienza e talento coi Pokémon, provava una strana sensazione. La guardavano come fosse ciò che più ammirassero al mondo e la cosa un po’ la rendeva orgogliosa e un po’ la faceva sentire a disagio.
‒ Sapphire! ‒ esclamò una voce conosciuta.
Crystal e Yellow le si presentarono uscendo dalla massa di ragazzi.
‒ Eccovi ‒ Sapphire le abbracciò.
‒ Ho sentito che dovrebbero già essere stati sorteggiati gli abbinamenti ‒ comunicò Yellow.
‒ Bene, in bocca al lupo, allora ‒ augurò quella.
‒ Sì, veglia su di noi da lassù… ‒ scherzò Crystal.
“A breve verrà mostrato il tabellone degli incontri, si consiglia a tutti gli Allenatori di rango C di prepararsi a lottare” disse una voce robotica proveniente dall’etere.
Sapphire notò che tutti cominciavano ad avviarsi verso il corridoio laterale che aveva visto anche al suo piano. Realizzò che esso dovesse portare agli spogliatoi, o qualcosa di simile.
‒ Va bene, vi lascio, date una bella lezione a tutti, eh ‒ si congedò la ragazza.
La salutarono entrambe prima di dirigersi pure loro dentro quel corridoio. Sapphire rimase sola nella tromba delle scale. Riprese l’ascensore e salì di nuovo al quarto piano. La stanza dei pezzi grossi la aspettava mezza vuota come prima.
Nell’esatto momento in cui la porta dell’ascensore si aprì, tre forti spari uno dopo l’altro risuonarono nello stadio. Giochi pirotecnici, serviva ad allertare il pubblico dell’inizio effettivo del torneo. Tutti i rango S si avvicinarono alle vetrate e guardarono giù verso l’arena. Un presentatore rinchiuso in una qualche tribuna stampa cominciò a parlare al microfono.
“Benvenuti, signore e signori al dodicesimo Campionato Pokémon Internazionale, sotto il sole di Vivalet, siamo quasi duecentomila dentro l’Holon World Stadium più tutti i quattro milioni di telespettatori che ci seguono da casa…” e l’entusiasta introduzione dell’evento durò per fortuna poco limitandosi allo stretto necessario delle informazioni. “…ecco a voi, il tabellone degli incontri del girone C, abbiamo ben duecentocinquantasei partecipanti, esso è suddiviso in cinque turni e vedrà otto vincitori alla sua conclusione, i quali avranno accesso al girone successivo. Ricordiamo che quest’oggi a scontrarsi saranno gli Allenatori che hanno vinto fino ad un massimo di otto medaglie, quindi dai novizi fino a quelli che potrebbero avere accesso ad una Lega Pokémon…”
Sapphire non lo seguiva più, era occupata a fissare la proiezione del tabellone che appena dopo essere essersi illuminata su uno dei maxi schermi dello stadio era comparsa in scala molto più piccola su una delle pareti della stanza. Sembrava che quei muri bianchissimi fossero anche dei display. La ragazza cercò in mezzo a quei cento o centocinquanta partecipanti i nomi di Crystal e Yellow. Le trovò entrambe, si trovavano contro due Allenatori il cui nome le suonava del tutto sconosciuto e dopo sì e no due minuti le fuggì anche di testa.
Una troupe composta da due cameraman ed due microfonisti comparve all’interno della stanza dei pezzi grossi. Ignorati da tutti i presenti, cominciarono a sistemare le loro attrezzature.
“…quelli che si svolgeranno saranno incontri a tre Pokémon per Allenatore, non è permesso l’utilizzo di alcuno strumento da parte dell’Allenatore né di Pokémon non registrati nella scheda Allenatore. Ad ogni partecipante sono concessi fino a tre cambi per ogni incontro…” proseguiva intanto il presentatore. “…tutti ovviamente si scontreranno nel Campo Lotta di terreno neutro, friabile ma compatto, asciutto ma permeabile…”
Sapphire si accorse della troupe appena penetrata nel loro piano.
“…saranno anche proiettati in diretta i commenti degli Allenatori di rango S che entreranno solo nell’ultimo girone…”
Tutti compresero il motivo della presenza degli operatori televisivi.
Tra un boato del pubblico, una convocazione più che entusiasta da parte del telecronista, un tema musicale mandato dagli altoparlanti, gli scontri cominciarono. Sapphire rimase stupefatta quando si rese conto che, accanto al tabellone che nel frattempo era rimasto al suo posto proiettato sul muro, comparvero numerose altre schermate raggruppate in tre colonne, una per ogni incontro. Alcune davano viste prospettiche o a volo d’aquila dello scontro, altre riportavano invece tutti i dati resi pubblici a proposito degli Allenatori occupati nelle lotte. Da quella stanza, oltre alla vista dal vivo i cui suoni arrivavano a loro un poco ovattati ma comunque chiari, avevano le telecronache di ogni incontro e le riprese in contemporanea da ogni angolazione possibile. La ragazza sperò vivamente che pure quelli dei piani di sotto avessero tale privilegio.
Pian piano, con lo scorrere degli incontri e l’incedere del pomeriggio, la troupe cominciò a chiamare uno alla volta tutti i presenti per un commento tecnico ed esperto a proposito di un evento particolare o della comparsa di un presunto Allenatore-rivelazione. Per fortuna, Sapphire era la meno ricercata dagli inviati. Era l’idolo delle folle, certo, ma non imprimeva allo spettatore il senso di autorità di un Campione della Lega. Nardo era quello che più faceva ridere tutti, Antares pure ci riusciva, Camilla, Lance e Diantha erano il più possibile seri e tecnici, Iris, Red e Zack restavano neutri mentre Ruby non poteva fare a meno di esprimere una personale opinione pure a proposito della classe o dell’eleganza di alcuni Pokémon impegnati nello scontro. Zero non veniva mai chiamato.
La sera arrivo presto, quando fu il momento dello scontro di Yellow, Red si avvicinò alla vetrata guardando con attenzione ogni singola mossa dei due sfidanti. Aveva chiesto che non le fosse chiesta alcuna opinione a proposito dello lotta. Yellow affrontò un ragazzo un po’ più alto di lei ma che non dimostrò di essere tanto più maturo. Vide cadere al tappeto solamente uno dei suoi Pokémon, poi vinse lo scontro con Omny, il suo Omastar. Red, che aveva seguito tutto lo scontro quasi senza mai sbattere le palpebre, esultò con contegno.
Poco dopo fu il turno di Crystal, ancora una volta Red si appostò accanto all’amica per seguire lo scontro con attenzione. Crystal vinse senza perdere neanche un Pokémon.
‒ Ok, bene così… ‒ mormorò Red.
E in effetti stavano seguendo dall’inizio quel girone solo per le loro due amiche, il resto era solo un susseguirsi di lotte tra principianti, prevalentemente. Poco interessante e avvincente. Il torneo andò avanti. Dopo poco tempo le due Dexholder giunsero al secondo scontro, che vinsero entrambe naturalmente, e ancora più tardi al terzo, dal quale ancora una volta uscirono vincitrici. La sera stava per scendere ormai, era tardi. Per fortuna la struttura dello stadio permetteva a tutti gli spettatori di muoversi liberamente o di uscire per poi rientrare in seguito, le gallerie che correvano sotto gli spalti erano inoltre dotate di ogni comodità come bagni e ristoranti. Era un’arena costruita per seguire eventi della durata di minimo tre ore, costringere tutta quella gente in un solo posto tutto quel tempo sotto il sole di giugno avrebbe potuto essere denunciato in quanto crimine contro l’umanità.
Si era fatto tardi, i partecipanti che col primo scontro si erano dimezzati, erano rimasti decimati ancora due volte. Rimanevano solo trentadue Allenatori quando sia Red che Sapphire si resero conto di una cosa: il prossimo scontro di Yellow e Crystal, vedeva proprio Yellow contro Crystal.
Le ragazze di Kanto e Johto si avvicinarono al Campo Lotta convocate dal presentatore. Sapphire era certa che tutti i suoi amici stessero fissando con sguardi ansiosi quell’incontro che di lì a poco sarebbe iniziato. Crystal e Yellow si scambiarono un’occhiata fugace.
Vennero giù i loro primi Pokémon: Gravy, ossia Golem, per la bionda di Kanto e Arckee, ovvero Arcanine, per la mora di Johto. Tutto iniziò con un Devastomasso di Golem che lasciò al Pokémon Leggenda ben poca voglia di continuare. Arcanine rispose con Turbofuoco, mossa che inflisse danni minimi ma intrappolò l’avversario impedendogli di tornare dalla sua Allenatrice. Era una tattica, quella di Crystal, che sostituì Arckee con il suo Hitomonee. Pugnorapido prevenne Pietrataglio avversario e Centripugno mandò Golem al tappeto. Il secondo Pokémon di Yellow fu Kitty, il suo Butterfree. Cominciò con Raffica che fece momentaneamente perdere l’equilibrio a Hitmonchan, quindi un subdolo Aerasoio stroncò ogni sua reazione sul nascere. Ma Hitmonchan si rialzò e riuscì a indirizzare un Gelopugno contro il nemico che però resistette stoicamente, lo investì per risposta con la potenza di uno Psicoraggio scagliato dalle sue antenne e lo mandò KO. Tornò Arckee dal lato di Crystal. Prima sostituzione per Yellow che cambiò Kitty con Omny. Surf di quest’ultimo investì Arcanine facendolo soffrire parecchio, ma il Pokémon non si arrese e si slanciò in un violentissimo Extrarapido che fece ruzzolare a terra Omastar. A poco però servì la sua grinta quando un potente Idropulsar lo scaraventò dall’altra parte del campo mandandolo a terra. Ultimo Pokémon per Crystal: Meganee, il suo Meganium. Omastar fu vinto all’istante da un micidiale Solarraggio che sfruttò l’energia solare accumulata in tutta la giornata estiva. Kitty tornò in campo.
Yellow era in vantaggio di tipo, ma il suo Butterfree aveva già subito ingenti danni.
‒ Chiudiamola qui, Chris, Ronzio!
Un forte suono simile al battito di un paio di ali si diffuse ovunque, raggiunse le orecchie di Meganium danneggiandola.
Radicalbero! ‒ Crystal aveva reagito d’istinto con la prima mossa che le era venuta in mente.
Tralci e radici della larghezza di un braccio umano cominciarono a fuoriuscire dal terreno, alcuni afferrarono Butterfree e altri la puntarono come armi letali pronte a far fuoco. Il rumore cessò. Sembrava che Kitty fosse prossima ad uscirne sconfitta quando un coloratissimo Segnoraggio colpì Meganee in pieno petto. Ma non c’era niente da fare, il dislivello era troppo perché fosse colmato, con un letale Foglielama Kitty andò finalmente al tappeto, Crystal era la vincitrice dell’incontro. Yellow non osò guardare in direzione di Red, ma apparentemente prese la cosa con un sorriso e una risata. Red pure, d’altra parte.
Sapphire notò la somiglianza delle reazioni e non poté fare a meno di sorridere anche lei.
Ci furono un altro paio di incontri, tra cui il quinto di Crystal, prima della fine del torneo che giunse con precisione svizzera ad esattamente sette ore dall’inizio: alle ventidue e diciassette. I vincitori del primo girone erano otto, tra di loro c’era la Catcher di Johto, e tutti avevano vinto ben cinque incontri. Ai vincitori fu consegnata una targa commemorativa, i loro nomi e le loro facce rimasero proiettate sui maxi schermi per tutto il tempo della chiusura.
Lo stadio cominciò a svuotarsi, le ultime parole strappate ai pezzi grossi dai giornalisti erano quelle più sostanziose ma anche più assonnate. Alla fine verso le undici meno un quarto tutti i Dexholder erano di nuovo in hotel. Crystal e Yellow sembravano due stracci, dalla stanchezza. Qualcuno aveva provato ad essere delicato con Yellow, ma appena lei lo notava cercava di far capire come prendesse sul ridere la sconfitta e fosse felice per la sua amica che invece era passata al girone successivo.
Scese la notte fonda. Tutti loro si trovavano sulla terrazza dell’ultimo piano, Yellow si era addormentata sulla spalla di Red, tutti gli altri si godevano la piacevole brezza serale. Nessuno parlava, si udiva solo in lontananza il caos delle strade sottostanti miniaturizzato rispetto alla loro situazione si serenità. Avevano pure chiesto di spegnere le luci del balcone e del corridoio per potersi godere il cielo talmente stellato da non sembrare una distesa nera puntellata di bianco ma un tavolo bianco un po’ sporcato di nero.
‒ Dite che domani sarà più interessante? ‒ domandò ad un certo punto un assonnatissimo Gold.
‒ Ci sottovaluti ‒ mormorò di risposta Green.
Andarono a dormire di lì a poco. Il giorno seguente si sarebbero affrontati i vincitori del primo girone, i Capipalestra, gli Assi del Parco e pure gli Allenatori un po’ più esperti che avevano vinto già un buon numero di medaglie.

Sapphire si trovò di nuovo, alla stessa ora del giorno prima, infilata dentro quella tribuna-terrazza assieme agli altri pezzi grossi. La voce del presentatore tornò a propagarsi per tutto lo stadio sovrastando le ovazioni del pubblico. L’introduzione fu più breve di quella del giorno precedente, bisognava soltanto puntualizzare che quel giorno ai vincitori del girone precedente si sarebbero aggiunti i Capipalestra provenienti da tutte le regioni fuorché Holon, gli Assi dei Parchi Lotta di tutto il mondo e gli Allenatori con un numero di medaglie compreso tra nove e ventiquattro. La maggior parte dei Dexholder che non aveva ancora un impiego stabile, si era dilettato a sfidare le palestre in giro per il mondo: Sapphire ne aveva conquistato un numero spropositato; Gold e Blue sarebbero entrati al girone seguente dal momento che avevano superato la quota di ventiquattro, solamente Silver; che aveva sfidato Capipalestra a tempo perso, avrebbe lottato quel giorno. E ovviamente anche Green, in qualità di Capopalestra di Smeraldopoli.
Avendo già augurato buona fortuna ai due amici, Sapphire si mise a scrutare il tabellone appena proiettato sul muro. Si rese conto di conoscere quasi tutti quei nomi, settantadue di quelle persone lei le aveva già affrontate. Poi c’erano gli otto vincitori del giorno prima, i boss dei parchi lotta e infine una trentina di Allenatori per lo più ignoti alla gran parte ma che evidentemente negli anni si erano impegnati abbastanza da conquistare tutte quelle medaglie. Il numero era drasticamente più basso rispetto a quello degli sfidanti sconosciuti del primo turno poiché pochi erano quegli stoici che abbandonavano la propria regione per andare a lottare in palestra anche nelle altre, se lo facevi eri o un rampollo di una qualche famiglia importante o un Dexholder.
Gli incontri cominciarono.
Il pubblico era estasiato: il livello si era rialzato parecchio rispetto al giorno prima, le lotte erano spettacolari e devastanti e almeno questa volta i commentatori, ossia gli Allenatori di Rango S, avevano osservazioni interessanti da fare sulle tattiche o sulle trovate geniali di certi lottatori. Tra tutti si distinsero particolarmente Corrado, il Capopalestra più forte si Sinnoh, Sandra, la sorella di Lance e Adriano, che era stato Campione di Hoenn. Ovviamente anche Green fece il suo figurone. Crystal resistette per due turni prima di finire contro Alfredo e cedergli il turno. Lei accettò la sconfitta con una risata di rammarico, ma il pubblico le comunicò il suo sostegno con uno dei boati più forti che avesse mai emesso durante tutto l’evento. Aveva realizzato comunque un risultato migliore di tutti quelli che avevano passato il girone assieme a lei e che avevano perso alla prima lotta. E anche di tutti i trenta Allenatori entrati con in mano più di otto medaglie che morsero un duro boccone di realtà comprendendo che i Capipalestra non utilizzano tutto il loro potere nelle lotte contro gli sfidanti, poiché devono soltanto testare che le loro abilità abbiano raggiunto un certo livello. Rimase di loro solamente Silver che si giostrava in mezzo a quelle bestie fameliche con il suo marmoreo broncio di serietà.
Sapphire notò che Ruby era interessato ad uno in particolare dei suoi Capipalestra: Lino. Il ragazzo che era stato allievo di Norman aveva preso il suo posto come leader di Petalipoli non appena Ruby era riuscito a divenire Campione sconfiggendo Rocco. Era incredibile, sembrava che le qualità di Norman si fossero come impiantate in lui ma anche che quest’ultimo avesse quasi paura di utilizzarle. Fece finta di ignorare o rispondeva solo con un leggero cenno di assenso alle occhiate che Lino gli lanciava attraverso il vetro dopo ogni vittoria.
‒ Papà non è mai stato particolarmente estroverso, ma si capiva che avesse visto la grandezza in lui ‒ lo sentì dire a Red.
Notò anche che era la prima volta dopo tanto tempo che vedeva i due Campioni-Dexholder rivolgersi la parola. Le sembrava strano, ma non le dava più di tanto fastidio. Notò l’espressione di Red, troppo concentrata sulle lotte per dimostrare ben che minima attenzione a Ruby. E come poteva biasimarlo, ciò che avveniva sotto i loro nasi era uno dei più grandi spettacoli che mai si fosse visto. E sicuramente pure il pubblico lo aveva notato, già dall’inizio della giornata tra la folla spiccavano striscioni e bandiere di sostegno alla regione intera o ad un singolo Capopalestra.
In quel momento Sapphire lo notò: ogni combattente era vestito in maniera casual o caratteristica del personaggio che si era costruito, ma indossava una fascia attorno al braccio o al collo o a dove gli paresse più gradevole che raffigurava lo stemma della sua regione. Tutte uguali, solo utilizzate in maniera diversa, di sicuro consegnate dall’organizzazione. La ragazza si rese conto all’improvviso di sentire un forte legame nei confronti di Adriano, Alice e Lino, gli unici Capipalestra di Hoenn rimasti in gara. Era forse appartenenza?
Certo, viaggiava fuori Hoenn da parecchio, ma era la sua casa, la sua terra natia. Aveva esplorato la regione in lungo e in largo dai suoi dodici ai suoi sedici anni in compagnia di Ruby, prima degli eventi legati al meteorite che senza il loro intervento avrebbe distrutto il pianeta. Ne conosceva ogni piega e ogni anfratto. Ad Hoenn aveva pianto, ad Hoenn aveva gioito. Da Hoenn era cominciata la sua storia come Conqueror. Ad Hoenn aveva anche conosciuto i suoi migliori amici, in quella fantastica e pericolosissima giornata al Parco Lotta.
Hoenn era una regione meravigliosa, la perfetta unione di terra e mare, e Sapphire si sentiva parte costituente di essa. All’improvviso desiderò di avere una fascia come quella, pensò che forse le sarebbe stata consegnata prima di iniziare a lottare.
‒ Forza ‒ mormorò quasi spontaneamente, appiccicata al vetro e concentratissima sullo scontro che stava svolgendosi in quel momento: Camelia da Sciroccopoli contro Adriano da Ceneride. Entrambi i loro Pokémon erano un manifesto di grazia e bellezza, ma Adriano la surclassò spaventosamente nonostante lo svantaggio di tipi. La ragazza esultò e non poté non far vagare lo sguardo nella stanza desiderosa di incontrare la figura di Ruby in cerca di una sua reazione di qualche tipo. Lo trovò davanti all’obbiettivo della telecamera degli inviati della tv.
‒ Adriano è un Allenatore validissimo, e anche un maestro delle Gare Pokémon, ha tutto il mio sostegno di ex allievo in questo torneo anche perché spero di poterlo affrontare dopodomani nel mio girone… ‒ stava dicendo il ragazzo. Era più serio che mai, sembrava fiducioso nel suo vecchio maestro.
Sapphire ripensò del mantello che gravava sulle spalle del Campione di Hoenn. Quel mantello era appartenuto per lungo tempo a Rocco, per poi passare ad Adriano, tornare al suo vecchio possessore e alla fine migrare fino a Ruby. Rocco, ricordò, aveva rifiutato di essere declassato a Superquattro e si era ritirato in Allenamento alle Cascate Meteora come la volta precedente. Ma dopo quello non aveva mai riprovato ad accaparrarsi il trono una terza volta, era invece volato fino a Holon dove aveva preso un appartamento per fare richiesta di essere assunto come Capopalestra. E lo era diventato: Rocco Petri, Capopalestra di tipo Acciaio nella città di Altelia e proprietario della Devon Spa dopo la morte del padre. Nessuno di Capipalestra di Holon però aveva partecipato a quel torneo, così come i Superquattro e il Campione della regione.
Erano ormai arrivati al terzo turno, il penultimo, rimanevano sedici partecipanti tra i quali figuravano ovviamente Green e Silver.
“Per il primo incontro che decreterà uno dei vincitori del girone B…” tuonò ad un certo punto il presentatore. “Green, Capopalestra di Smeraldopoli contro Palmer, Boss Torre del Parco Lotta di Sinnoh e Johto!”
Il Dexholder uscì dal corridoio degli Allenatori stirando i muscoli, con gli occhi fissi sul terreno di combattimento e la fascia con il sigillo della regione di Kanto stretta al braccio appena sotto la spalla. Batté due colpi con la mano su di essa per poi alzarla con due dita su in simbolo di vittoria verso la tribuna che alzava più striscioni col nome della regione scritto sopra, un’ovazione interminabile si levò da quei quartieri. Il biondo Palmer gli comparve di fronte, gli sorrise e pure lui si mise al suo posto all’altro estremo del campo, con la doppia fascia di Sinnoh e Johto a mo’ di sciarpa.
Fu dato il permesso di iniziare, un Milotic venne fuori per la fazione di Baldo e un Porygon-Z per quella di Green.
Falcecannone! ‒ fu il primo ordine di Green.
Dragopulsar! ‒ quello di Palmer.
Fuochi d’artificio, le due mosse si scontrarono senza però raggiungere l’avversario. Ci fu un secondo rapido scambio di attacchi andato a vuoto tra i due finché Green non riuscì a precedere l’avversario con un attacco Tripletta.
Milotic non subì troppi danni, ma rimase paralizzato. Palmer non si lasciò intimidire, con uno sforzo immane impresso sulla sua Idropompa il Pokémon Tenerezza riuscì centrare il nemico.
Scarica! ‒ intervenne però Green.
E il primo Pokémon nemico sembrava dover cedere.
Surf! ‒ esclamò Palmer.
La risposta di Green fu rapida, con Conversione2 Porygon ne uscì quasi illeso trasformandosi in un tipo Erba.
Solarraggio! ‒ aggiunse prontamente il Capopalestra.
Vittoria assoluta. Milotic cadde al tappeto con dignità dopo aver resistito a ben tre potenti mosse avversarie. Palmer fece una smorfia e lo scambiò con Dragonite. Green imitò il cambiò, mandando in campo Charizard.
Tra i due rettili cominciò uno scontro ad alta quota composto per lo più da artigliate feroci e violente codate. Gli Allenatori si limitavano a dare alcune sporadiche indicazioni ogni tanto, ma nel frattempo nessuno dei due aveva ancora utilizzato una mossa speciale.
La zuffa proseguì per un po’ finché Green non colse un attimo particolare in cui Dragonite stava prendendo la carica contro il nemico con le ali nella loro massima apertura e ‒ Ondacalda! ‒ ordinò a Charizard.
Il forte vento torrido non inflisse danni ingenti all’avversario ma gli fece perdere l’equilibrio, cosa che permise al Capopalestra di sferrare un secondo colpo: Dragopulsar.
‒ Pietrataglio! ‒ Palmer era su tutte le furie.
Charizard fu colpito in pieno dalle aguzze rocce lanciate dal Pokémon Drago, ma non cedette.
Oltraggio! ‒ continuò quindi il Boss Torre.
Dragonite si scagliò contro l’avversario già tentennante raccogliendo ogni sua singola energia. Charizard rovinò sul terreno, ma non ebbe tempo di riprendere fiato, un secondo crudele affondo di Dragonite gli strappò un ruggito di dolore. Charizard era a terra, Dragonite stava tornando ad alta quota.
Muro Di Fumo! ‒ fu l’ordine di Green.
In un istante, una cortina di caligine nera e densissima coprì tutta l’area del combattimento. Dragonite, implacabile, tornò giù a gran velocità per l’ultimo affondo prima della confusione. Ma nessuno udì tonfi o ruggiti. In poco tempo, il fumo si diradò. La scena che tutto il pubblico si ritrovò a fissare in presa all’ansia strappò ad ognuno dei presenti un grido di esultanza data la sua epicità. Charizard era sparito, al suo posto era comparso uno Scizor dall’armatura scintillante che stringeva Dragonite per il collo con una delle sue chele micidiali. La mossa usata era Ghigliottina. Lo suggerivano gli occhi di Dragonite che avevano perso la loro tetra luce di furore e si erano invece svuotati di tutta l’energia. Dragonite era KO.
Il Boss Torre trasse un lungo sospiro e sembrava dover imprecare da un momento all’altro. Ma si calmò. Tutti i suoi commenti furono riassunti da un sorriso di sfida rivolto al suo avversario. Cresselia sostituì Dragonite negli avamposti del suo esercito. Green era più carico che mai. Venne in campo avvolta in nastri di energia luminosa più splendida che mai.
Forbice X!
‒ Psicotaglio!
Green era in vantaggio tecnico, con un Pokémon Coleottero-Acciaio, ma Cresselia era pur sempre un Pokémon leggendario. E con una certa predilezione per la difesa, anche.
Lo scontro si svolse lentamente, Scizor non riusciva ad evitare il grosso delle mosse avversarie, finendo a terra spesso, ma rispondendo con violenza incredibile attraverso gli ordini del suo Allenatore. Green era deciso a vincere, ma Palmer sembrava particolarmente sicuro del proprio asso nella manica.
Quando tutti e due erano evidentemente affaticati, uno scontro tra un Metaltestata e uno Psicoshock fece crollare il terzo Pokémon di Green. Non era stata una mossa particolarmente potente, ma solo la goccia che fece traboccare il vaso, la fatica si sentiva da entrambi i lati. Il Capopalestra di Smeraldopoli era deluso, avrebbe voluto concludere la partita senza ricorrere di nuovo a Porygon-Z. Lo mandò di nuovo in campo.
Raggiaurora! ‒ esclamò Palmer ricordando la conversione del Pokémon avversario al tipo Erba.
Segnoraggio!
Le due emanazioni di energia si sfiorarono, andando a segno entrambe. E mentre il pubblico tratteneva il fiato per sapere se uno dei due Pokémon avrebbe riaperto gli occhi per primo decretando il vincitore, Green ebbe l’intuizione.
Porygon-Z tornò nella sfera, esausto e al suo posto si mostrò Charizard, distrutto ma ancora cosciente. Dal lato opposto del campo, Cresselia non dava cenni di vita.
“Il vincitore è Green, Capopalestra di Smeraldopoli!”
Caos dalle tribune.
‒ Sì! ‒ si lasciarono sfuggire assieme Sapphire e Red.
Green, senza perdere il suo piglio di serietà, si rivolse verso le terrazze di partecipanti e guardò Furio, suo ex maestro, uscito al turno precedente. Fece un cenno col capo, quello rispose annuendo fiero. Palmer strinse la mano al suo avversario e accettò la sconfitta di buon grado, per i suoi standard almeno.
Gli scontri che si tennero subito dopo non furono meno emozionanti: Corrado da Arenipoli vinse Cyprian da Grecalopoli, Adriano da Ceneride sconfisse Blaine dall’Isola Cannella. Alfredo da Mogania batté la sua vicina Sandra da Ebanopoli. Cassandra da Idresia, Capitale di Sidera, abbatté Edel da Fractalopoli e infine Aristide da Boreduopoli mandò a casa Alice da Forestopoli. Fu uno spettacolo assistere allo scontro tra Baldo, Re Piramide di Hoenn, e Lt. Surge in cui il primo vinse in maniera esagerata grazie alla sua squadra composta dai tre Regi. Per l’ottavo e ultimo posto di vincitore, si sarebbero affrontati il Dexholder Silver e Lino, successore di Ruby e Norman.
Lo scontro fu intenso, ma quando rimasero soltanto il Cacturne del Capopalestra contro il Kingdra di Silver Ruby si strinse sempre più le braccia al petto come per sostenere con le sue forze la squadra di Lino. Sapphire non riusciva a comprenderlo, ogni volta avere a che fare con Ruby era per lei un’esperienza parallela alla realtà.
Quel ragazzo i cui modi eleganti e un po’ vanesi erano diventati il marchio di fabbrica del suo personaggio, in certi momenti sembrava fare a cambio come in una staffetta col Ruby serio e determinato di qualche anno prima. Qualche anno prima. Quando ancora lui non era sulla copertina di tutte le riviste, sulle varie pagine di gossip, sulle pubblicità delle acque di colonia.
Lino tentò in tutti i modi di sconfiggere il fulvo dagli occhi d’argento, ma la squadra di quest’ultimo ebbe la meglio. Kingdra ne uscì affaticato ma vincitore. Ruby si precipitò fuori dalla terrazza.
Sapphire, che lo fissava con sospetto dall’inizio dell’incontro quasi perdendosi l’intera lotta, lo seguì. Era la prima volta che Ruby abbandonava la terrazza dei pezzi grossi.
Si trovava su una rampa di scale a metà strada tra il terzo e il secondo piano quando udì sotto di lei la voce di Lino che, spezzata da singhiozzi asciutti, balbettava qualcosa.
‒ M-mi dispiace, io… non… s-scusa…
‒ Calma ‒ tuonò Ruby deciso.
Lino si zittì, sembrava aver smesso di respirare.
‒ È tutto ok, posso risolvere la questione, non devi preoccuparti, ok? Guardami.
‒ Ruby, ti prego, non permettere che…
‒ No. Andrà tutto bene.
Sapphire, sempre più confusa, udì i passi di Ruby che risalivano le scale. Allungò una mano alla sua destra e ringraziò qualsiasi divinità le venne in mente quando, premendo il bottone dell’ascensore, si rese conto che quest’ultimo fosse già al suo piano. Vi entrò e premette il tasto con l’uno sopra. Scomparve prima che Ruby potesse accorgersi di lei.
Quella sera in hotel si svolse in maniera del tutto differente da quella prima. La giornata era stata molto più movimentata di quella precedente, Crystal aveva subito una sconfitta gloriosa che era stata persino ricordata dai commentatori del post gara come uno degli scontri più emozionanti del girone, Green e Silver erano riusciti ad arrivare tra gli otto vincitori e a passare al girone successivo. C’era allegria nell’aria. Tutti si concessero un brindisi entusiasta anche se assonnato. Gold non mancò di elogiare la bravura di Silver nelle lotte per poi passare velocemente alla sua influenza sulle giovani fan perse di lui. Andarono a dormire tutti soddisfatti, con l’entusiasmo ancora nelle vene.
Una terza giornata di fila nella terrazza dei pezzi grossi per Sapphire. Quel giorno, oltre agli otto vincitori del giorno prima avrebbero combattuto i Superquattro di tutte le regioni, i conquistatori di almeno un Parco Lotta e gli Allenatori con un numero di medaglie compreso tra venticinque e quarantotto. Quindi, del suo gruppo di Dexholder, Green, Silver, Emerald, Gold e Blue. Scendendo a dare una pacca di incoraggiamento a tutti, la ragazza si rese conto che i vincitori salivano al piano successivo dopo aver passato il girone. Trovò la terrazza dei rango A molto più libera di quella del piano di sotto, seppe in seguito che essendo di trentasei il totale dei Superquattro e di otto il numero dei rango B promossi, con l’aggiunta degli Allenatori esterni che avevano conquistato quel posto grazie a medaglie o vittorie dei parchi, il numero arrivava appena a sessantaquattro. Quindi si sarebbero svolti tre turni prima di decretare gli otto selezionati che sarebbero andati avanti.
Ricominciò tutto esattamente come il giorno prima, ma più caotico, più rumoroso, più intenso. Tutti coloro che erano arrivati a quel punto godevano di una discreta fama. Persino gli Allenatori non dell’Associazione Pokémon che al turno precedente Sapphire aveva etichettato come sconosciuti, erano parecchio famosi invece stavolta. Forse di più quelli che avevano vinto ai Parchi Lotta. Si rese pure conto, la ragazza, che l’età media si era rialzata parecchio e c’erano molti veterani dai capelli lievemente sbiancati in mezzo a quei sessantaquattro allenatori rango A. Poi l’occhio le cadde su una ragazza: era giovanissima, aveva i capelli scuri e gli occhi dal colore scintillante. Il suo volto era curato e dai tratti nobili.
Quella, probabilmente sentendosi osservata, si voltò verso di lei. Il suo sguardò si riempì di luce più di quanto già non lo fosse già prima. Le venne incontro.
‒ Tu devi essere Sapphire Birch ‒ fece quella. La sua voce era calma e serafica, con un accento distinto.
‒ Ehm… sì ‒ rispose lei.
‒ Il mio nome è Platinum Berlitz ‒ si presentò. ‒ e sono una dei Dexholder di Sinnoh.
Sapphire non poté trattenere un’espressione di gioia geneticamente modificata. Era felice di sapere che ci fossero altri Dexholder ma aveva sempre creduto che il suo gruppo di amici detenesse fieramente quel titolo.
‒ Piacere, ecco ‒ ebbe l’illuminazione ‒ ho sentito parlare di te, hai conquistato il Parco Lotta di Sinnoh l’anno precedente.
Quella annuì.
‒ Sì, ti conosco, vieni, ti presento ai miei altri colleghi ‒ E la accompagnò da coloro che aveva appena salutato.
Il volto di Platinum si riempì di una sorta di controllato stupore quando questa incontrò tutti quei Dexholder insieme. A livello fisiognomico dimostrò di conoscerli tutti. Ma i cinque ebbero purtroppo poco tempo per parlare, il presentatore cominciò con la solita introduzione del girone della giornata, Sapphire dovette risalire in fretta e gli altri furono costretti a prepararsi.
‒ Buona fortuna, Platinum! ‒ esclamò la ragazza di Hoenn vedendola andare via.
Era una ragazza impressionante, con un portamento elegante ed era stata abbastanza brava da entrare nello stesso girone di gente come Emerald o Blue nonostante avesse solo tredici anni. Sapphire pensò più a lei che ai suoi amici tornando di sopra.
‒ Ho incontrato una Dexholder di Sinnoh, si chiama Platinum ‒ disse a Red trovandolo davanti alla vetrata.
‒ La conosco di fama ‒ annuì. ‒ Hai presente Palmer, quello contro cui Green ha rischiato quasi di perdere?
Sapphire annuì.
‒ Lei lo ha battuto alla Torre Lotta, dopo quarantanove lotte consecutive.
Sapphire ebbe un sussulto di stupore.
Fu mostrato il tabellone degli incontri, proprio per primo venne chiamato Emerald a scontrarsi con Mirton, dei Superquattro di Unima. Il biondo vinse quasi senza alcun problema. Passarono il primo turno pure Gold, che batté Malva da Kalos, Silver che ebbe la meglio su Frida da Hoenn, Blue e Green che sconfissero rispettivamente Cassandra e Karen. Anche Platinum riuscì a vincere contro Aristide e andò avanti. Al secondo turno, con rammarico di tutti i loro amici, dovettero affrontarsi Silver e Blue. Ogni singolo Dexholder di Kanto, Johto o Hoenn conosceva l’affetto che legava i due, ovviamente secondo tutti non ci sarebbe potuta essere eventualità peggiore. Tuttavia, si erano già tutti preparati ala possibile sfida contro un proprio amico, quindi sia Blue che Silver inghiottirono l’amaro boccone e scesero in campo. Lo scontro vide Feraligatr, Rhyperior e Honchkrow contro Clefable, Nidoqueen e Blastoise e sprigionò un’energia incredibile. Sotto gli occhi attoniti di tutti i loro compagni, Silver e Blue furono più che violenti e spietati.
Silver ne uscì vincitore per poco, con ancora il suo Honchkrow ancora in piedi. Blue, digerita immediatamente la sconfitta, si diresse verso l’amico al centro del campo e lo abbracciò.
‒ Sei stato bravo, Silver ‒ gli sussurrò all’orecchio.
Ovviamente le telecamere notarono il sottile movimento delle sue labbra e nelle ore seguenti i più disparati opinionisti della televisione provarono ad identificare le parole della ragazza che aveva concesso un simile gesto di tenerezza a colui che l’aveva sconfitto. Blue si riprese in parte scoppiando a ridere a crepapelle leggendo le varie teorie che circolavano sul web.
Negli incontri successivi si portarono al terzo turno con una vittoria pure Emerald, Gold, Green e Platinum. Erano rimasti solo in sedici. Quando un paio di scontri alzarono l’entusiasmo della gente ancora di più, per quanto possibile: Vulcano e Corrado, amici da sempre, si affrontarono e fu proprio il Capopalestra ad uscirne vincitore. Nardo non si trattenne dallo scherzare dicendo “potrebbero anche scambiarsi i ruoli” non rendendosi conto di essere stato più che equivoco, data percepibile differenza di stipendio tra i due. Quindi Luciano abbatté Bruno per vantaggio di tipo, come suggerì qualcuno. Tuttavia dopo poco Koga riuscì a vincere Catlina, sfatando tale voce. Green vinse il Superquattro di Sidera, Algol e Silver sconfisse quello di Kalos, Narciso. Gli altri vincitori del girone furono Drake, Superquattro di Hoenn, Baldo, Re Piramide che non intendeva arrendersi e infine Adriano, che sconfisse Platinum. Dopo che l’ultimo suo Pokémon cadde a terra, ella rimase per qualche istante ferma sul posto. Sembrava scossa internamente dal desiderio di piangere senza però mostrare alcun sentimento al di fuori. Adriano le corse incontro con volto serio. Le prese la mano e, inginocchiandosi la baciò dolcemente.
‒ È stato un onore, signorina, la vostra fama non mente ‒ le sussurrò.
Erano pochi a chiamarla così, a conoscerla per ciò che aveva fatto davvero e darle del voi. Platinum comprese subito che qualcuno aveva parlato ad Adriano delle sue avventure e rimase piacevolmente sorpresa. Se ne andò con un sorriso serafico stampato in volto. Ovviamente anche quella del baciamano fu una delle scene che fecero parlare di più i commentatori sia durante che dopo l’evento. Sapphire si rese conto che nei momenti vuoti, per quanti pochi fossero, venivano mandati sui maxi schermi i replay delle scene più avvincenti e commoventi del torneo. Se ne rese conto solo in quel momento perché l’abbraccio di Silver e Blue e il baciamano di Adriano e Platinum fu sparato con la frequenza di uno spot pubblicitario su una tv satellitare.
“Siamo qui per l’ultimo incontro di oggi che ci darà l’ottavo, l’ultimo vincitore del girone A…”
Sapphire si rese conto che mancava effettivamente ancora una lotta. Cercò lo sguardo di Red e, incrociandolo, comprese che pure lui se ne era completamente dimenticato. Gold contro Emerald. Era incredibile quanto fosse facile distrarsi dal tenere d’occhio il resto del tabellone in mezzo al tifo per i propri corregionali, il sostegno per gli amici, gli scossoni emotivi di certe scene particolarmente emozionanti e il caos generale dell’evento.

Scesero in campo il biondo di Hoenn e il moro di Johto. Si fissarono a lungo.
‒ Quando voglio so essere delicato… ‒ gli disse ironico Gold.
‒ Tieniti la delicatezza per le tue amichette, ora si gioca duro ‒ ribatté Emerald.
‒ Abbiamo passato i lati della mappa?
‒ Proprio così, qui ci sono i mostri ‒ rispose Emerald cogliendo il riferimento.
Dusknoir contro Ambipom, fu il primo testa a testa. I due sfidanti si guardarono prima di poter chiamare una singola mossa e, come fosse tutta una commedia, ritirarono il proprio Pokémon all’istante in perfetta sincronia. Normale-Spettro, due tipi che non possono praticamente toccarsi.
Togekiss contro Sudowoodo, e stavolta lo scontro partì in quarta.
‒ Togebo, Forzasfera!
‒ Sudowoodo, Frana!
Partì un incontro che lasciò entrambi i Pokémon senza forze, finché la vena bastarda di Gold non venne fuori davvero.
‒ Togebo, Ondashock, mancalo!
Emerald, calcolatore perfetto nelle lotte Pokémon, fu ingannato dalla succulenta mossa di tipo Elettro che gli era stata appena servita, di riflesso usò Mimica senza neanche pensarci. Poi si rese conto che il comando di Gold non poteva intendere davvero quello che sembrava.
Togekiss, infatti, anziché Ondashock utilizzò Cediregalo. Cedendo all’avversario un bel niente, che era quello che aveva addosso. Sudowoodo, invece, copiando la mossa ed eseguendola nell’immediato, consegnò molto generosamente la sua Baccacedro al Pokémon di Gold. Togekiss ne fu parecchio felice, recuperò un bel po’ di salute e stese il nemico con una Forzasfera rinvigorita sotto la mascella caduta a terra di Emerald e di tutto il resto dello stadio.
‒ Tattica, bro’ ‒ mormorò Gold riempiendo l’unico momento di silenzio a cui tutto il torneo avesse mai assistito.
‒ Quanto sei…
Emerald non concluse la frase e mandò in campo Dusknoir. Il Pokémon Pinza fu colpito da un Eterelama ma evitò di smuoversi dalla sua posizione. Mise invece KO l’avversario con un paio di ignorantissimi Tuonopugno.
Gold non si abbatté minimamente e fece scendere in campo Explo, il suo Typhlosion. Con un potente Lanciafiamme riuscì a causare danni notevoli all’avversario.
Furtivombra! ‒ ordinò Emerald confidando nella rapidità della mossa.
Ruotafuoco sul posto! ‒ e il Pokémon Eruzione di Gold riuscì a scamparla rendendo incandescente l’aria che lo circondava.
Ad Emerald venne l’idea.
‒ Ancora Furtivombra poi Gelopugno e Tuonopugno!
Ciecamente fiducioso nel suo Allenatore, Dusknoir comparve una seconda volta alle spalle di un infuocato Explo. Sferrò a mo’ di tenaglia i due pugni sull’avversario che, assieme alle fiamme generate dal nemico formarono una fattispecie di attacco Tripletta fatto in casa. Caso volle che Typhlosion rimanesse paralizzato da quella strana reazione che amplificò la possibilità dei pugni di Dusknoir di indurre effetti speciali.
Sciagura!
Typhlosion sembrò avvertire un dolore fortissimo lungo la spina dorsale e si contorse in pose terrificanti, la mossa raddoppiava di potenza se l’avversario soffriva di condizioni collaterali.
‒ Explo, Incendio! ‒ l’ultima carta di Gold.
Protezione! ‒ mossa banale ma efficace. Il soldato di Emerald non cedeva il passo e approfittò del momento che il nemico si concesse per recuperare stendendolo definitivamente con un potente Pugnodombra.
Gold si morse le labbra, il suo team leader era KO. Togekiss tornò in grande stile tentando un Extrasenso che mandò quasi al tappeto l’avversario.
Aeroattacco!
‒ Gelopugno!
Il Pokémon alato si diresse con tutta l’energia che in quel momento il suo corpo era capace di sprigionare in picchiata verso Dusnkoir. Dal canto suo, il fantasma prese il tempo per intercettarlo con le sue forti braccia. Lo scontro risuonò forte in tutta l’arena. Togekiss aveva colpito Dusnkoir che però, tenace fino all’ultimo, era riuscito pure a martellarlo con il suo pugno criogenico. Tutti e due andarono al tappeto. KO doppio.
Emerald e Gold trassero un sospiro in sincrono. Erano tanto simili quanto diversi, quei due. Da quando si erano conosciuti erano riusciti a litigare e ad andare d’accordo praticamente ogni giorno. Certo era che Emerald fosse uno dei pochi che veramente si divertiva con Gold e anche che Gold fosse uno dei pochi che lo avevano trattato davvero come un amico senza il bisogno di grandi dimostrazioni melodrammatiche di quanto fosse importante il rapporto tra due persone. Si guardarono colmi di sfida. Agonismo e competizione ardevano nei loro occhi.
‒ Aibo!
‒ Sceptile!
Il Pokémon di Gold affondò con un immediato Doppiosmash che fu evitato prontamente da quello di Emerald. La lucertola rispose con un micidiale Foglielama che rasò il pelo del primate.
Comete, distrailo! ‒ esclamò Gold.
Il ragazzo ben conosceva l’abilità di Emerald di reagire quasi a comando o di prevedere le mosse avversarie. Quindi fece ciò di cui lui solo era capace: fece fallire una mossa infallibile. Le comete si abbatterono sul terreno. Colpì quindi alle spalle con Sgomento e sfruttò il momento in cui Sceptile tentennò per affondare un violento Stordipugno. Il telecronista che ormai aveva rinunciato da tempo a descrivere le contorte strategie campate per aria del ragazzo dagli occhi d’oro, non era più ascoltato da nessuno. Persino i rango S avevano smesso di parlare, esterrefatti dal suo stile unico e assurdo.
Solarraggio!
Un fascio di luce concentratissima fu scagliato da Sceptile contro l’avversario. Ambipom venne colto alla sprovvista. Cadde a terra. Ma non era finita.
Scattò in piedi appena in tempo per evitare un probabilmente fatale Energipalla. Rimbalzo, fu la sua risposta.
Sceptile non poté opporsi, Ambipom lo mise in ginocchio con un doppio colpo delle sue code in caduta.
Entrambi i Pokémon ansimavano e si guardavano in attesa della prossima mossa.
‒ Che strategia hai ora, Emerald?
Emerald fissò Gold, quasi al tappeto proprio come lui. Aveva incontrato un degno competitor, qualcuno che vincesse tutte le sue tattiche. Scosse la testa affranto. Non aveva niente.
Radicalbero ‒ mormorò soltanto.
Gold impiegò un po’ per realizzare. Aibo era troppo stanco per schivare o difendersi. Abbassò gli occhi. ‒ Comunque non mi piacciono i tuoi capelli… ‒ gli fece.
Grosse piante evocate dal terreno cinsero il suo Pokémon mandandolo a terra esausto in un batter d’occhio. Gold aveva appena perso.
Il silenzio più greve cadde nell’arena. Gold aveva zittito per due volte duecentomila persone in meno di pochi minuti. Gli spettatori non gridarono subito, anzi, non gridarono affatto. Partì invece un applauso che cominciò a scrosciare sui due lottatori come un copioso diluvio. Gold camminò incontro ad Emerald, i due si batterono il pugno e mettendosi a vicenda una mano sulla spalla, salutarono tutta l’ellissi di folla adorante che avevano attorno. A quel punto, solo a quel punto poté partire l’urlo. Non era un boato di sostegno nei confronti del vincitore né di pietà per lo sconfitto. Era vero e proprio caos. Per Gold e per Emerald allo stesso tempo.
‒ Avanti, Rald ‒ sussurrò Gold al suo amico. ‒ sforzati di piacergli.
Quella sera, tutti al mondo avevano già visto i replay delle scene che avevano consacrato Gold come icona di quell’edizione del torneo. Il ragazzo se ne andava a testa alta e non solo, anche con due pugni alzati al cielo e uno dei più grandi sorrisi sloga-mascella che avesse mai fatto. Emerald, dal canto suo, non aveva perso smalto dopo aver battuto il nuovo beniamino di tutti. Invece, circolavano su tutti i tipi di social media la foto di loro due che, stringendosi come due compagni d’armi, salutavano la folla. Persino sotto forma di meme.
Essendoci state meno lotte, erano riusciti a tornare in hotel per cena. Erano sulla spiaggia offerta ai residenti d’élite dall’hotel, quella della festa del primo giorno, e ancora le vibrazioni erano fortissime.
‒ Questa sera ce lo meritiamo davvero! ‒ esclamò Emerald in preda alla foga con l’intera boccia di champagne in mano. Tutta la tavolata lo guardava.
‒ Non come gli ultimi tre giorni in cui abbiamo scroccato e basta… ‒ aggiunse Gold sotto sotto.
‒ Non come gli ultimi tre giorni in cui abbiamo scroccato e basta ‒ ripeté lui. ‒ a Blue e Gold che ci lasciano ma rimarranno sempre con noi…
La pessima scelta di parole portò le mani di tutti i maschietti presenti alle loro parti basse.
‒ …a Green, Silver e pure a me, che domani prenderemo un sacco di botte! ‒ finì la frase gridando a pieni polmoni.
Le risate di tutti e il cozzare di bicchieri, bottiglie e tutto ciò che venne in mente ad ognuno si mischiarono in un casino generale che terminò un paio di ore dopo nel sonno più profondo in cui ogni singolo individuo era sprofondato nel proprio letto.
Furono le trombe, i clacson e le grida della folla a svegliarli il giorno dopo. Sapphire, Emerald, Silver, Green e Red si presentarono nella terrazza dei pezzi grossi dopo essersi stretti in un abbraccio di incoraggiamento con il resto del gruppo. All’interno di quella stanza trovarono tutti i Campioni che Sapphire sentiva parlare da tre giorni più gli otto vincitori del girone precedente che, insieme a Green, Silver ed Emerald, erano Baldo, Corrado, Adriano, Drake e Koga. L’arena sembrava tre volte più piena, non erano tribune quelle che le correvano attorno ma bolge dell’inferno. Gli striscioni avevano raggiunto i venti metri di lunghezza e i cinque di altezza, i palloncini sembravano oscurare il cielo e le ragazze avevano cominciato a lanciare capi d’abbigliamento intimo. Era quasi il tramonto, essendo molti di meno gli incontri da disputare per quel girone, si era preferito spostare l’orario in un momento della giornata più fresco e piacevole.
Dopo un istante in cui tutti al mondo trattennero il respiro, fu estratto il tabellone che contava la miseria di diciannove partecipanti al torneo finale: dieci Campioni, uno dei quali non più in carica, otto vincitori del girone precedente e Sapphire.
Emerald era finito contro Ruby, Green contro Camilla, Silver contro Iris, Red contro Lance e Sapphire contro Adriano. I primi erano i due Dexholder di Hoenn, che senza rivolgersi la parola si avviarono lungo il corridoio che li avrebbe portati al Campo Lotta. Ruby, che non indossava cappelli da un anno circa, prese la fascia con il sigillo di Hoenn di colore diverso da tutte le altre e la legò attorno alla fronte. Aveva saputo che molte persone, vedendolo diventare Campione con uno dei copricapo da lui cuciti, avevano pensato all’inizio che si trattasse di una fascia e che lui avesse i capelli tinti di bianco. Voleva giocare con i suoi fan.
Emerald mise piede sul campo e un boato scoppiò immediatamente, Ruby fece il suo ingresso e fu lo stesso. I due si guardarono negli occhi per la prima volta da troppo tempo. Emerald non sapeva cosa provare nei confronti del suo... ex amico? Vecchio amico? Non sapeva neanche come chiamarlo.
“Benvenuti, signore e signori, al girone finale del Campionato Pokémon Internazionale, la prima sfida…” cianciava il presentatore mentre nessuno dei due sfidanti lo ascoltava.
‒ Non ti lascio vincere, stavolta ‒ mormorò Ruby. Sorrideva, ma in modo strano. Non era un sorriso distaccato, ma neanche un ghigno crudele. Sembrava sereno.
‒ Io non ti lascerò perdere, invece.
Ci fu uno sguardo reciproco. Uno sguardo di comprensione. Emerald sentiva che, nonostante lui avesse abbandonato tutti i suoi amici e avesse preso le sembianze di un’altra persona, nella sostanza poco o nulla era cambiato. Forse.
I Pokémon furono mandati in campo. Flygon, dal lato di Ruby, contro Snorlax, dal lato di Emerald. Quel Flygon era appartenuto a suo padre, che lo aveva donato a Lino, che lo aveva a sua volta restituito a lui.
Dragartigli!
Megapugno!
Il dragone fu estremamente veloce e graffiò il braccio di Snorlax all’altezza del gomito, eludendo la randellata.
Dragospiro!
Un iridescente soffio infuocato investì l’immobile Pokémon Sonno. I danni furono minimi, in compenso però gli fu inflitta una scomoda paralisi. Ruby voleva evidentemente giocare sulla rapidità.
Panciamburo! ‒ comandò Emerald. Che già volesse giocarsi il Pokémon?
Snorlax cominciò a battere con veemenza i pugni sul ventre. Emise un forte ruggito di rabbia.
Dragartigli!
Flygon era abbastanza vicino.
Sdoppiatore!
Senza muoversi, Snorlax attutì l’impatto con Flygon con l’energia della sua mossa. Il drago fu scaraventato indietro per diversi metri, ma ancora non cedette. Emerald non nascose la sua parziale delusione, forse contava di mandarlo al tappeto con quella mossa, ma proseguì lo stesso con la sua tattica.
Riposo e poi Russare! ‒ il suo guerriero aveva subito parecchi danni ed era pure paralizzato, ma il sonno curò tutti i suoi mali. E quando Flygon sembrava spacciato di fronte alla mossa che Snorlax poteva eseguire da addormentato, Ruby lo fece rientrare.
‒ Ruru, Mangiasogni! ‒ diede l’ordine al suo Pokémon prima ancora di mostrarlo all’avversario. Aveva previsto la tattica danno-ricarica.
Un’elegantissima Gardevoir fluttuò fuori dalla Poké Ball e precedette il nemico succhiando tutta l’energia vitale che gli era rimasta con la sua infida mossa succhia-energia. Snorlax non si svegliò neanche, cadde a terra KO. Evidentemente i pochi istanti di dormita non gli erano bastati a recuperare tutti i suoi PS.
Emerald ingoiò il boccone.
‒ Dusknoir! Distortozona!
Tutt’a un tratto, Gardevoir cominciò a muoversi lentamente mentre Dusknoir divenne estremamente rapido a dispetto della sua mole.
Pugnodombra! ‒ fu un fulmine. Un potentissimo montante sferrato dallo spettro colpì la delicata Ruru.
Psichico! ‒ mossa semplice ma inarrestabile, una forte emicrania mandò in pappa il cervello di Dusknoir.
Palla Ombra!
Esclusiva!
Zero a zero, dal corpo del fantasma non uscì alcuna emanazione di energia negativa. Si rese conto che non poteva competere con quella Gardevoir, nonostante la priorità delle proprie mosse.
Destinobbligato! ‒ ordinò Emerald.
Aveva cambiato tattica. Ma Ruby non volle dargli la soddisfazione.
Cuorardore!
Ruru si spense in un istante, sacrificandosi a beneficio del prossimo Pokémon del suo Allenatore. Emerald si morse la lingua. Flygon tornò in campo più carico di prima e si scagliò in un violentissimo Dragofuria verso il nemico. Distortozona era terminata, Flygon si era mosso più rapidamente.
Gelopugno!
Ruby non intervenne. Il cazzotto di Dusknoir gli aveva quasi abbattuto il Pokémon dal momento che si trovava ancora nel raggio d’azione del nemico.
‒ Basta, Dragobolide! ‒ Ruby pensò di decretare la fine.
Furtivombra e Legatutto!
Il movimento di Dusknoir fu simile a quello della mossa che aveva paralizzato l’Explo di Gold. Lo spettro comparve subito alle spalle del nemico, quindi lo chiuse tra le sue braccia intrappolandolo. Le meteore evocate da Flygon si diressero per loro natura verso il bersaglio, la devastante pioggia cadde aprendo grossi crateri nel terreno. Colpiti entrambi, sia Flygon che Dusknoir cedettero.
Quando il polverone si diradò, dagli spalti si levò un grido atono.
I serissimi sguardi di Emerald e Ruby si incrociarono ancora una volta e gli ultimi due Pokémon che scesero in campo furono Sceptile e Milotic.
‒ Mimi, Surf!
Mossa praticamente inutile. Affilato e simile allo scafo di una nave, il Pokémon Foresta giunse in un solo salto al nemico e affondò nelle sue squame un letale Fendifoglia che non mandò al tappeto Milotic solo grazie alla sua abilità Pelledura.
Sceptile atterrò dal suo lato del campo fradicio e con le zampe immerse in una pozzanghera ampia quanto tutta l’arena ma soddisfatto per il colpo sferrato.
‒ Ha perso… ‒ mormorò con rassegnazione Sapphire dalla terrazza. Lei si ricordava bene dello scontro tra i due Dexholder al Parco Lotta. Solo Red la sentì, ma lì per lì non comprese, pensava si riferisse a Ruby.
Bora ‒ la voce del Campione di Hoenn fu un sussurro, ma il glaciale vento evocato dal suo Milotic cominciò a sibilare forte, cupo e devastante.
Il rettile era coperto d’acqua. Emerald si trovò all’istante con uno Sceptile completamente ibernato dal suo lato del campo. Il suo volto non lasciava repliche.
Ruby aveva vinto.
Il boato del pubblico fece vibrare cielo e terra. Ruby aprì le braccia come per spiccare il volo, Emerald cadde in ginocchio.
Pochi minuti dopo i due tornarono alla loro postazione. Un paio di Campioni si complimentarono con Ruby, Diantha gli fece i complimenti per l’eleganza dei suoi Pokémon e Camilla elogiò quel Dragobolide. Una cupola di Dexholder invece si strinse attorno ad Emerald che cercò di contrarre gli zigomi in un sorriso, ma senza riuscirci. Sapphire lanciò un’occhiata allo sguardo distaccato di Ruby che non aveva neanche rivolto gli occhi verso i suoi ex compagni.
Ruby vide Zachary Recket, Campione di Adamanta, comparire accanto a lui.
‒ Il ragazzo che hai battuto ha un Pokédex, giusto?
‒ Sì ‒ rispose Ruby senza batter ciglio.
‒ Lo conoscevi bene?
Ruby temporeggiò, si incupì. ‒ A quanto pare ‒ mormorò alzando le sopracciglia.
Zack scosse la testa. ‒ Mi dispiace.
‒ Come lo so… ‒ e mandò giù un bicchiere di champagne.
Il pubblico era caldo, gli incontri proseguirono. A scontrarsi furono Antares, Campione di Sidera, e Baldo, ad uscirne vincitore fu proprio il Re Piramide che sembrava una specie di leggenda venuta dal nulla a quel punto. Per terzi si scontrarono Lance e Red che in una lotta spettacolare e senza esclusione di colpi fecero quasi mettere a piangere il telecronista. Il Dexholder riuscì a surclassarlo, risollevando il morale generale del suo gruppo. Fu il turno di Drake e Corrado. Vinse Drake e la parentesi gloriosa di Corrado come Capopalestra giunto tra i Campioni conobbe la fine con un interminabile ovazione del pubblico. Poi ci furono un paio di colpi inaspettati: Silver e Green sconfissero rispettivamente Iris e Camilla. Il loro rientro fu accolto con l’entusiasmo più alto che il gruppo avesse dimostrato dall’inizio di quella giornata.
Ormai Sapphire sarebbe stata la prossima a combattere. Contro Adriano, l’uomo di Alice, la sua vecchia insegnante. Quello che aveva rinunciato per amore di lei al ruolo di Campione. Quando la ragazza fu chiamata, si alzò meccanicamente e camminò verso il corridoio da cui aveva visto uscire tutti. Aveva le sue Poké Ball strette alla cintura e sentiva i suoi Pokémon pulsare di energia all’interno. Uscì dalla stanza lasciandosi il mondo alle spalle, accanto a lei solo il suo avversario e di fronte a lei una porta. Era un ascensore. Lo prese senza emettere parola. Nessun tragitto in ascensore le era mai sembrato tanto lungo. Poteva avvertire le vibrazioni del pubblico persino dall’interno di quella angusta cabina. Tutti avevano atteso, tutti erano ansiosi. Il mondo voleva vedere ciò che la Conqueror era capace di fare. L’unica Allenatrice di rango S a non essere un Campione. Era una grossa responsabilità, certo. La porta le si aprì sul Campo Lotta su cui avrebbe combattuto oltre il limite delle proprie possibilità. Fece un passo avanti e trasse un sospiro, un altro passo e fu finalmente fuori. Un boato la travolse. Il calore e le emozioni del pubblico erano tutt’un’altra cosa da lì. Erano più invadenti.
Si guardò attorno più spaesata che mai. Dispersa a guardare quelle duecentomila anime che la fissavano e gridavano, urlavano, strillavano. Lei era Sapphire Birch.
Prese posizione, aveva la collana ancora in tasca. Si rese conto che era diventata caldissima.
‒ Te lo meriti davvero, il titolo di Campione ‒ mormorò Emerald.
Ruby stava in piedi di fronte al vetro, fissava la ragazza dagli occhi del colore dello zaffiro. L’altro Dexholder gli aveva rivolto la parola, cosa che non si era aspettato affatto. Notò che si era comunque ben guardato dal farlo in presenza di Sapphire.
‒ Grazie, Rald… ‒ rispose.
‒ Perché hai mollato tutto?
‒ Tutto, cosa?
‒ Noi, il Pokédex, insomma… i tuoi amici.
Ruby rimase zitto per un po’.
‒ Ruby, rispondimi.
‒ Non posso, Emerald.
‒ Che vuol dire non puoi?
‒ Vuol dire che non posso! ‒ senza volerlo aveva gridato.
Ruby si guardò attorno, tutti lo fissavano, era caduto il silenzio sulla terrazza. Il ragazzo contò uno ad uno tutte le facce rivolte verso di lui. Tutti. Da Camilla a Red, da Green a Diantha, da Silver a… mancava qualcuno.
Zero, il Campione di Holon, era scomparso. O meglio. Ruby fece mente locale. No, non lo aveva proprio visto quel giorno, nella foga della situazione. L’Allenatore più forte del mondo non era mai giunto all’arena, il giorno della finale del campionato. Si rese conto che tutta la messinscena era finita, che i giochi erano finiti, che il torneo era finito.
Corse via. Ed Emerald gli tenne dietro.
‒ Ruby, che cosa sta succedendo?
Il ragazzo stava scendendo le scale in fretta, non si curava di lui.
‒ Ruby!
Niente, il biondo faceva fatica a corrergli dietro.
‒ Rubin Harmonia!
I passi del ragazzo si bloccarono.
‒ Smettila ‒ sussurrò.
‒ Di fare cosa? ‒ chiese Emerald.
‒ Di far finta di essere comprensivo.
Quello scosse la testa. ‒ …non sto fingendo.
‒ Emerald.
‒ Dimmi.
‒ Sono successe molte cose in questi due anni, molte cose di cui faccio fatica a parlare… molte cose di cui mi vergogno.
Il biondo seguiva le sue parole con attenzione.
‒ Ma adesso ho bisogno che tu torni di sopra e smetti di seguirmi. Spero solo di essere abbastanza forte da solo, vi ho già messi abbastanza nei guai.
Emerald non capiva.
‒ Per favore ‒ lo supplicò.
Quello annuì lentamente, salì con riluttanza un paio di gradini prima di scomparire dietro la seconda rampa di scale. Ruby attese alcuni attimi.
‒ Andrà tutto bene ‒ mormorò con la voce meno sicura che gli fosse uscita negli ultimi dieci anni sperando che l’amico potesse ancora sentirlo. Emerald si fermò, quindi riprese la salita fino a scomparire dal suo raggio di percezione. Lo aveva sentito.
Ruby tornò a scendere le scale.
Sapphire, nel frattempo, si stava rendendo conto che il calore che quella pietra che lei aveva in tasca era reale. Bruciava, ardeva, sembrava quasi essere fatta di magma vivo. Non si trattenne e la tirò fuori. Pulsava ed emanava quella strana forza. La vedeva risplendere di un’antica luce proprio nella sua mano. Ormai non sentiva più niente.
Adriano non la stava guardando, tutte le duecentomila persone intorno non la stavano guardando, lei non era al Campionato Pokémon Internazionale. Tutto il caos era sparito, tutta la tensione era sparita. Tutto era sparito.
E poi un ruggito spezzò il mondo. Dal cielo scuro ma privo di nubi di una sera estiva, si proiettò un intenso lampo di luce verde. Un gigantesco dragone comparve sopra le loro teste, spalancò le fauci ed emise un secondo grido infernale. Si muoveva nell’etere come fosse parte di esso, latrava al cielo sovrastando le urla terrorizzate delle persone che avevano appena assistito alla sua comparsa.
Rayquaza strinse la bocca, si voltò e la spalancò subito dopo rilasciando un raggio di energia luminosissima dritto in direzione delle tribune appena dietro di lei. Sapphire chiuse gli occhi.

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