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LEV - CEP - 7 - Malibu

Capitolo 7: Malibu

Il sole faceva capolino dagli spiragli delle persiane. Sapphire lasciò che la sua luce le aprisse dolcemente gli occhi.
Si ritrovò in un letto sfatto, all’interno di una camera d’hotel che non conosceva, senza la minima cognizione di che giorno o che ora fosse. Verificò allungando un occhio verso la sveglia digitale che era sul comodino. Erano le nove e mezza del ventinove giugno. Si sentiva incredibilmente riposata, come se avesse recuperato energia dopo un incredibile sforzo. Effettivamente era passato parecchio tempo dall’ultima volta che qualcuno era riuscito a farla stare sveglia fino a così tardi per fare sesso.
Stirò ogni muscolo facendo le fusa nel letto ovviamente vuoto e tentò di alzarsi. Cercò eventuali messaggi o tracce lasciati da Ruby ma tutto ciò che era rimasto dopo quella notte, lo aveva Sapphire addosso. Era la camicia nera del ragazzo, di seta, con le iniziali ricamate dentro:
R.H.
Ossia Rubin Harmonia. Era stata sicuramente realizzata su misura da qualche sarta esperta che si era fatta pagare una fortuna. Ruby aveva giustamente rinunciato a recuperarla, per non svegliare la ragazza. Sfilare le camicie di dosso alle persone era difficile persino per lui. E intanto, Sapphire rideva sempre più pensando all’immagine di Ruby che volava via in groppa ad un Flygon a petto nudo alle prime luci del mattino. Poi perse immediatamente il sorriso quando ripensò all’immagine del corpo del ragazzo. Il suo petto, aveva potuto constatarlo quella notte, era solcata da migliaia di tatuaggi: linee rosse e blu che indicavano che l’organismo avesse assorbito le gemme dentro di sé. Il centro focale di queste linee era lo sterno, le ramificazioni andavano poi a scemare man mano che ci si allontanava da esso, le più lunghe raggiungevano le spalle o la vita. Il complesso disegno ricordava in qualche modo una sorta di insetto con un esorbitante numero di zampe sottili e lunghissime. Lui stesso aveva detto che, se i due cristalli avessero dovuto riunirsi, il suo corpo avrebbe iniziato un lento processo di corrosione e decadimento. Si costrinse a non pensarci. In qualche modo, quella mattina si era svegliata serenamente, ma a poco a poco si stava riavvicinando alla realtà piena di merda che aveva abbandonato la sera precedente.
Si fece una doccia, giusto per togliersi di dosso l’odore di Ruby.
Mezz’ora dopo era scesa al piano di sotto, per riunirsi con gli altri. Ovviamente trovò le facce da funerale del giorno prima che nemmeno una abbondante colazione poteva trasformare in sorrisi.
‒ Non abbiamo più una pista ‒ fece notare Blue, sconsolata.
‒ Dovremmo prelevare Ruby con la forza e interrogarlo ‒ ripropose Gold.
‒ Sarebbe inutile, adesso l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un ostaggio ‒ lo criticò Green.
‒ Cercare Kalut? ‒ ribatté.
‒ Abbiamo già provato, non esiste nessuno al mondo che risponda a quel nome, da dove inizieremmo? ‒ lo informò Blue.
‒ Che idea avete, allora?
Nessuno parlò.
‒ Forse c’è una minima possibilità ‒ mormorò Sapphire.
Tutti i presenti finirono con gli occhi su di lei. A tutti pareva che la ragazza si fosse svegliata dal lato giusto del letto, quella mattina.
‒ Murdoch viene ucciso, poi Zero, colpevole dell’omicidio, sparisce… a distanza di due giorni, muore pure Fenix, altro Superquattro di Zero… potrebbe non essere stato proprio un incidente ‒ elencò. ‒ Rocco e Camilla non avevano detto che ora che Kalut non è più con Zero, non c’è più nessuno che riesca a domarlo?
Si poteva percepire all’orecchio il rumore dei meccanismi dei cervelli di tutti i presenti che cercavano di distillare una deduzione.
‒ Non hai torto, cerchiamo gli altri Superquattro ‒ propose Blue, entusiasta dalla nuova strada da percorrere.
‒ Dopo gli ultimi avvenimenti, è difficile che si trovino alla Lega ‒ ricordò Green. ‒ Sapphire, chiama Rocco, vedi se lui sa dove potremmo trovarli.
‒ Avete avuto una buona idea ‒ approvò l’ex Campione di Hoenn, dal suo ufficio di Altelia. ‒ Ma non so se è effettivamente la cosa migliore, si tratta pur sempre dei sottoposti dell’uomo che, a Vivalet, avrebbe voluto lasciare di voi solo una macchia sul terreno.
‒ Tu dicci quello che sai ‒ rincarò Sapphire.
‒ È poco sicuro.
‒ E io sono maggiorenne, mamma.
‒ Vi abbiamo dato delle informazioni riservate per aiutarvi o per mandarvi a morire?
‒ Rocco, abbiamo bisogno di trovare Tiana e Axel, per ora loro sono l’unica pista che possiamo seguire ‒ Sapphire era ferma e decisa e il suo interlocutore, sotto sotto, sapeva di star solo temporeggiando prima di cedere alle sue insistenze.
‒ Senti, facciamo una cosa, io vi dico dove è possibile che riusciate a trovarli, tu mi prometti che non andrai a cercare nessuno ‒ trovò un compromesso per tenersi la coscienza pulita.
‒ Se ti fa sentire meglio, ok.
‒ So bene che non manterrai la promessa ‒ chiarì l’uomo gettandosi in gola un bicchierino di cognac, dall’altra parte della linea.
‒ Non lo farò.
‒ Axel ha una Villa a Olivinopoli, se è vero che si sono allontanati da Holon, lo troverai sicuramente lì. Altrimenti smettete di cercare e tenetevi alla larga da tutti e due.
‒ Grazie, Rocco ‒ asserì Sapphire, attaccata al PokéNav.
‒ Non ringraziarmi, mi fa sentire in colpa.
‒ Ok.
‒ Fa’ attenzione…
Presero ovviamente il primo volo per Johto che partisse da Ciclamipoli. Sarebbero scesi all’aeroporto di Fiordoropoli attorno alle tre del pomeriggio, era poi previsto anche un viaggetto in groppa ai loro Pokémon volanti che li avrebbe lasciati a Olivinopoli per le tre e mezzo circa.
Sapphire, in aereo, si autoconvinse che prima o poi quei continui cambi di altitudine le avrebbero rotto i timpani e scombussolato la circolazione. E poi sentiva ancora addosso i postumi del cambio di fuso orario dell’ultimo viaggio.
Ma sapeva bene che niente sarebbe cambiato per tutto il corso della sua vita da Allenatrice. Spostarsi tra regione e regione era la normalità, anzi, era quasi divenuto usuale. Purtroppo funzionava così: le mete che piacevano a lei, quelle piene di Allenatori, medaglie e sfide, erano tutte oltremodo isolate. Sinnoh distava da Kanto così come Hoenn distava da Unima. E così via, piccole e lontane regioni che lei e i suoi amici erano abituati a percorrere a piedi in un mese o due, realtà ristrette, rese comode e percorribili al fine di agevolare e perpetrare la tradizione più diffusa nella sua nazione: la sfida alle Palestre. E poi le grandi città, le industrie, il tessuto urbano: tutta roba opportunamente nascosta e mimetizzata.
‒ Hai visto Sapphire? Sembra più sorridente oggi ‒ sussurrò Blue a Green, i due erano seduti vicini, mentre la Dexholder di Hoenn stava nella fila di posti adiacente.
‒ Non ci avevo fatto caso ‒ rispose lui con fare distratto.
‒ E la sua camera sapeva di sesso ‒ aggiunse, sapendo che il maschio che era suo interlocutore avrebbe drizzato di più le antenne.
‒ Quando ci sei entrata? ‒ chiese allora Green, preso all’amo.
‒ Prima di uscire, le ho dato una mano con la valigia.
‒ Avrà trovato tempo per farsi rimorchiare, ieri sera, beata lei ‒ commentò Green, malato come tutti.
‒ Nella sua regione? Difficile, lo avrebbero scritto sul giornale.
‒ E allora che pensi?
‒ Escludo Lino ‒ mise le mani avanti, Blue.
‒ Come minimo.
‒ Non mi viene in mente nulla.
‒ Potresti pure aver sbagliato ‒ la stuzzicò Green.
Il loro parlare a bassa voce non riusciva ad attirare la distratta attenzione di Gold e Silver, il primo dormiva e il secondo giaceva nella sua solita calma turbolenta. Totalmente distaccata era invece Crystal, la quale non scambiava che qualche parola abitudinaria coi suoi amici da giorni, ormai. Tutti lo avevano notato, qualcuno aveva provato a parlarle, nessuno ne aveva tratto risultati. Era oltremodo nervosa e furente per la morte di Emerald. Bolliva in una silenziosa rabbia celata, come una pentola a pressione che, prima o poi, si sarebbe decisa ad esplodere.
‒ Lei è quella che è rimasta più sola ‒ commentò Green, parlando sempre di Sapphire. ‒ Insomma, noi, Silver, Red… ci conosciamo da così tanto. Lei chi ha?
‒ Non dovresti essere così negativo. Siamo una squadra, ma prima di tutto siamo amici ‒ lo riprese la ragazza.
‒ Sì, siamo colleghi divenuti amici nel tempo. È abitudine, non affinità. Condividiamo i nostri impegni, non le nostre passioni.
‒ Secondo me è proprio qui che ti sbagli ‒ ribatté allora la castana. ‒ Siamo tutti diversi, questo è vero, ma è un fatto positivo. Inoltre abbiamo vissuto insieme i momenti più importanti delle nostre vite. E lo abbiamo fatto per nostra scelta, non per costrizione.
‒ Ah, sì. Ricordo quando siamo rimasti pietrificati insieme, oppure tutte le volte che abbiamo rischiato di morire per fare la cosa giusta. Tutti si amano nel pericolo, è come in un film americano, hai presente?
‒ Sei uno stupido, il lavoro ti ha reso noioso.
‒ Tu invece sei diventata tenera, queste amicizie ti hanno ammorbidito ‒ ribatté calcando sulla parola “amicizie”.
Blue era stata toccata nel vivo ‒ Credi che sia il tuo lato duro e distaccato che mi abbia spinto a letto con te ogni volta? Cos’è, una specie di gioco erotico per te? ‒ disse, con tono normale.
‒ È solo la verità, non puoi affidarti a nessuno. Prima o poi quel qualcuno o sparisce o si dimentica di te o muore.
‒ Pensi che tutti siamo come Ruby? ‒ Blue alzò leggermente la voce, attirando l’attenzione di Sapphire che aveva udito fuggevolmente il nome del ragazzo che aveva lasciato entrare dentro di sé quella notte.
‒ Abbassa la voce… e comunque no, penso soltanto che nessuno di loro possa salvarti la vita: siamo sempre soli, alla fine.
Blue sbuffò, provando il sentore del disprezzo per quella persona con cui stava parlando, ‒ Secondo me invece hai solo paura ‒ fu vicinissima a lui, sussurrò quelle parole al suo orecchio. ‒ Ora che vedi il pericolo, hai paura di perderli perché ti sei affezionato ad ognuno di loro.
Green non ribatté. La ragazza decise di alzarsi per sparire in bagno per qualche minuto. Si voltò all’ultimo verso il ragazzo per ribadire il concetto.
‒ E comunque non credevo tu fossi tanto insensibile, nessuno di loro potrà salvarmi la vita, ma sicuramente tutti me l’hanno cambiata. E in meglio ‒ e andò via.
Il resto del viaggio scorse nel silenzio totale, persino tra i due di Kanto.
Furono tutti a Olivinopoli per l’orario stabilito. Già dal primo momento risultò evidente che Gold e Silver si sentissero più a casa. Crystal invece accennò quasi ad un’ombra di serenità. Esagerando, anche lei era felice di rivedere la sua terra, ogni tanto.
Seguendo le indicazioni di Rocco e affidandosi a qualche elenco telefonico, articolo di internet e chiacchiera locale, scoprirono che la villa che risultava appartenere al Superquattro Axel era quella in stile Tony Stark che giaceva sulla costa frastagliata e rocciosa dell’isola. Una roba poco economica, sicuramente. Olivinopoli era un po’ come Spiraria a Unima: un resort per i ricconi. Il clima era molto simile, lì neanche l’inverno riusciva ad abbassare la temperatura drasticamente. L’oceano era uno spettacolo, il panorama di più. La villa dava inoltre verso sud est, per godere dell’alba senza prendersi il sole in faccia. La costa rocciosa non permetteva di uscire dal lato mare, ma permetteva di osservare i surfisti che si esibivano, un centinaio di metri più lontano.
‒ Che facciamo, bussiamo piano o bussiamo forte? ‒ scherzò Gold che era già solleticato dall’idea di demolire il patrimonio che sicuramente sarà costata quella costruzione.
‒ Neanche per sogno, idiota ‒ lo richiamò Silver.
‒ Io ho un’idea ‒ si intromise Sapphire, che quel giorno era fin troppo creativa. ‒ Ma forse sarebbe più il caso di spiare dentro di nascosto, prima. Giusto per capire che cosa abbiamo davanti.
‒ Ok, era ovvio, ma qual è l’idea? ‒ la stimolò Gold.
‒ La massima naturalezza e la limpidità, tanto che potrebbe farci Axel? Se facciamo capire alla stampa che ci troviamo qui, non può neanche toccarci.
‒ Non è male ‒ commentò Green. ‒ Per il sopralluogo mi mobilito io, concedetemi mezz’ora, ritroviamoci di fronte al Centro Pokémon ‒ e sparì sul suo Charizard.
‒ Che facciamo nel frattempo? ‒ domandò Gold, notoriamente impaziente.
Ognuno di loro trovò impiego. Sapphire telefonò a suo padre per aggiornarlo, Blue fece lo stesso col professor Oak. Silver, Gold e Crystal, invece, sparirono misteriosamente.
Quando Green tornò, pronto a riferire tutti i dati che aveva ottenuto, trovò un circolo di persone annoiate.
‒ Allora ‒ esordì. ‒ la villa è messa in sicurezza da alcune guardie che girano costantemente all’esterno. Sono tutte armate, ovviamente, ma non dovrebbero costituire un problema, se dovessimo entrare in veste di normali ospiti. Ovviamente, se ci sono le guardie Axel dev’essere all’interno, ma c’è un'altra auto parcheggiata all’esterno, non è una delle sue, quelle le tiene nel garage sotterraneo. Comunque è una Jaguar rosa perlaceo, da maschio mi vergognerei a portare una macchina come quella. Deduco che sia quella di una probabile moglie/fidanzata ‒ il resoconto di Green era abbastanza dettagliato. Avevano trovato il loro obbiettivo. Ed erano pure sicuri che qualche reporter aveva diretto la sua attenzione verso di loro. Per questa ragione, erano intoccabili.
‒ Possiamo procedere, siamo qua per indagare dopo la vicenda di Vivalet, la morte di Fenix e sulla sparizione di tutto il resto della Lega di Holon, non sospettiamo di lui o dei suoi colleghi fin quando la cosa non si fa evidente ‒ ricordò a tutti Sapphire. ‒ E non tiriamo in ballo Ruby e la Faces, se non ce n’è bisogno ‒ aggiunse, con una frecciata.
Entrare in una villa sorvegliata da una guarnigione di guardie vestite di nero fu una delle esperienze più strane che fosse mai capitata ad ognuno di loro. Dovettero perquisirli prima di farli anche solo avvicinare al citofono. Nessuno di loro comprese il motivo di tanta sicurezza, ma non si fecero domande. Erano persone importanti e Axel, o chi per lui, li invitò cordialmente ad entrare.
Si ritrovarono in un salotto dal soffitto altissimo nel quale risuonava il cristallino suono di una fontana da interni.
Attesero alcuni minuti con un cameriere che offrì loro qualsiasi tipo di bevanda. Solo dopo quell’accoglienza greca videro presentarsi davanti a loro un soggetto la cui età era poco deducibile ma aleggiava tra i venti e i trenta. I capelli erano castani chiari, quasi biondi, aveva un paio di Rayban da vista sul naso e celava il suo fisico né gracile né muscoloso sotto un abbigliamento casual: una maglietta e dei bermuda. Axel li squadrò tutti con occhi attenti.
‒ Non aspettavo visite, mi dico stupito ‒ esordì.                                                                                              
‒ Perdona il nostro arrivo improvviso, Axel, non ci conosciamo ma siamo sicuri che tu sappia già chi siamo ‒ rispose Green, facendosi portavoce del gruppo.
‒ Ovvio, e ho pure intuito il motivo per cui vi trovate qui ‒ era uno di quelli con la risposta pronta, si annotò mentalmente ognuno di loro.
‒ Forse no ‒ ribatté allora Green.
Axel si incuriosì. Si sedette su uno di quei divanetti di pelle bellissimi ma scomodi come poche cose al mondo. Era proprio di fronte a loro e sorseggiava una tisana: Axel, Superquattro della Lega di Holon, collega di due morti e sottoposto di un terrorista.
‒ Sai, stiamo indagando su quello che è successo a Vivalet, non potevamo farne a meno.
‒ Ah, Vivalet, che sciocco ‒ si picchiettò le tempie con le dita. ‒ Vi porgo i miei ringraziamenti per aver fermato Rayquaza, io sono stato costretto dai miei agenti ad allontanarmi subito dopo l’attacco. È stata una terribile tragedia, ma senza di voi si sarebbe potuta trasformare in un disastro di dimensioni ben maggiori.
‒ È stato dovere ‒ borbottò Gold.
‒ Comunque, stiamo seguendo una delle poche piste possibili e siamo rimasti colpiti dalla sparizione dell’intera Lega di Holon e poi, con quello che è successo ieri... ‒ spiegò Green.
Axel sembrò concedersi un attimo. Pensava a Fenix, ma il suo cervello lavorava più di quanto lasciasse intendere.
‒ Effettivamente, capisco come un avvenimento simile possa aver insospettito molti.
‒ Holon ha conosciuto l’inferno, la sua Lega è scomparsa ‒ lo accompagnò Green.
‒ Avete delle idee su chi possa essere il responsabile?
Prima bugia, ogni Dexholder individuò la finta ingenuità di Axel. Sapevano bene che lui era a conoscenza del piano di Zero, voleva solamente capire quanto fossero vicini alla verità. Era buon segno, poiché significava che non erano stati seguiti nel loro processo di investigazione. D’altra parte, però, ricordava loro che, seduto amabilmente su quel divanetto a sorseggiare una tisana da una tazza etnica in terracotta proveniente da Alola, c’era il complice di un assassino. Non sapevano ancora da che parte stesse il Superquattro, e lo avrebbero scoperto soltanto rischiando la pelle, ma nessuno di loro quella mattina si era alzato dal letto con l’intenzione di entrare nella tana del lupo: ragion per cui avevano già deciso unanimemente di mantenersi generali con lui, in modo tale da non infastidire un eventuale complice di un pluriomicida.
Abbiamo qualche idea, ma stiamo cercando di fare luce sul quadro generale ‒ rispose innocentemente Green.
‒ Ok, allora vi aiuto: è stato Zero ‒ disse con massima naturalezza. Aveva bluffato, voleva capire quanto a fondo i suoi interlocutori fossero scesi.
I Dexholder rimasero inverosimilmente spiazzati.
‒ È un criminale, è il responsabile della morte di Fenix e sono certo che abbia ucciso pure quel poveraccio di Murdoch ‒ stava rincarando la dose senza alcuna paura delle conseguenze. ‒ Zero va fermato, la Lega di Holon ormai non esiste più.
‒ Aspetta, aspetta… che significa tutto questo? ‒ lo interruppe Green, tenendogli il gioco.
‒ Zero sta cercando tutti noi, ora ‒ chiarì, lasciando senza far luce su nulla.
Green assottigliò lo sguardo.
‒ Va bene, dobbiamo intervenire immediatamente per fermare Zero ‒ si intromise Sapphire. ‒ E da quanto ho capito siamo anche sulla strada giusta. Axel, se è vero quello che hai detto su Zero, abbiamo bisogno che tu ci dia una mano e continui a dirci tutto ciò che sai ‒ esclamò con decisione.
‒ Sì, Zero aveva intenzione, come immagino già saprete, di fare una strage di tutti i maggiori Allenatori presenti all’Holon World Stadium. Ha costretto Murdoch ad agire per suo conto, poi lo ha eliminato per cancellarne le prove. Per fortuna, da quanto ho capito, una soffiata a proposito del suo piano è arrivata a Rocco e successivamente a Ruby, che ha potuto ostacolarlo insieme a voi, purtroppo non senza conseguenze…
‒ Stiamo cercando di raggiungerlo e fermarlo, dobbiamo solo capire la motivazione che spinge le sue azioni ‒ continuò Sapphire.
‒ Forse occorre che capiate come stanno realmente le cose, prima ‒ precisò Axel convocando il maggiordomo. ‒ Bernard, chiama la nostra ospite ‒ ordinò.
Stupendo tutti, comparve all’interno del quadretto un ultimo soggetto: una bellissima donna dalla carnagione color caffellatte. Vestiva anche lei casual, con un pareo e degli shorts, ma la sua bellezza colpì ognuno dei presenti. La riconobbero, lei era un po’ più conosciuta, visivamente, rispetto ad Axel: si trattava di Tiana, ultima Superquattro di Holon. Evidentemente, la proprietaria della Jaguar rosa parcheggiata fuori.
La bellezza salutò tutti introducendosi elegantemente nella situazione.
‒ Zero è arrivato al punto di rivolgersi persino contro di noi ‒ spiegò, gelido, Axel. ‒ Siamo fuggitivi.
E un forte rumore di vetri infranti colse tutti alla sprovvista. Bernard, il maggiordomo di Axel, cadde a terra, con il buco di una pallottola nel collo. Entrò in casa attraverso la vetrata appena infranta una delle guardie vestite di nero che sorvegliavano l’esterno della villa. Era grosso e piazzato, brandiva una calibro quarantacinque dotata di silenziatore che maneggiava con dei guanti di pelle. Puntò minacciosamente l’arma contro Axel e fece fuoco.

Schermoluce. O Barriera. O forse Protezione. Probabilmente nessuno di loro lo avrebbe mai scoperto, sta di fatto che la pallottola si disintegrò a mezz’aria, contro un invisibile muro di luce. Tuttavia l’uomo vestito di nero che aveva sparato ad Axel, presumibilmente un infiltrato nella scorta della sua villa a Olivinopoli, non era solo. Immediatamente tutte le guardie cominciarono a sfondare porte e finestre della proprietà per accerchiare gli Allenatori che erano all’interno.
Cazzo, dobbiamo andarcene! esclamò il Superquattro.
A quel punto il loro salvatore si palesò. A generare quella barriera che aveva evitato al piombo di raggiungere il proprio Allenatore era stato un minaccioso Magnezone che si era nascosto tutto il tempo levitando al piano di sopra. Il Pokémon lanciò una scarica che lasciò l’agente infiltrato a terra svenuto.
Che diavolo succede, Axel? esclamò furente Tiana.
Avete addosso roba metallica? chiese quello.
Nessuno lo stette a sentire. Il caos che era scoppiato in meno di pochi secondi avrebbe colto di sorpresa anche l’uomo più calmo del mondo.
Avete addosso roba metallica? ripeté, rabbioso per la mancata risposta.
Dalla matassa dei sei Dexholder che tiravano fuori alla ben e meglio i loro Pokémon nella speranza di fronteggiare gli agenti vestiti di nero che iniziavano a fare capolino dalle vetrate rotte e dalle altre stanze, non si levò alcuna risposta.
Ah vaffanculo! Axel impartì un ordine preciso al proprio Magnezone.
Il Pokémon generò un fortissimo campo magnetico che attirò tutti i soprammobili e i componenti metallici della casa, aprì ogni cassetto dal pomello metallico, rovesciò sedie e sgabelli e strappò ogni arma dalle mani delle guardie. Il salone era ora tutto a soqquadro, ma nessuno avrebbe sparato loro contro. In tutto questo, Crystal aveva perso due forcine per i capelli, Blue un braccialetto e Gold la felpa a causa della cerniera lampo.
Dobbiamo scappare! ordinò quindi Axel.
Le guardie avevano perso le loro armi da fuoco, Magnezone le aveva tutte scagliate fuori dalla finestra, e non si fecero scrupoli a tirare fuori l’arma di riserva: le loro Poké Ball. Così, grazie ai Pokémon da sfondamento di tutti i presenti, calciando un Arcanine di qua e un Manectric di là, gli otto Allenatori cominciarono a farsi strada nella calca di nemici.
Axel sfondò una delle vetrate che dava sull’oceano ordinando a Magnezone di scagliarvi contro due guardie. Probabilmente quei due poveracci sarebbero morti cadendo in acqua da quell’altezza. Ad ognuno fu comunque permesso di uscire fuori e saltare sul proprio Pokémon volante. E così i Dexholder più i due Superquattro di Holon che volavano uno su Zapdos, l’altra su Swanna, presero una debita distanza dalla villa. Qualche guardia sembrava in procinto di salire sulla propria cavalcatura alata per inseguirli, ma Axel prevenne ogni possibilità. Fece un cenno con la mano e gridò qualcosa. E immediatamente divampò una inquietantissima luce gialla da casa sua. Decine di potenti esplosioni detonarono attorno alle fondamenta della sua villa. Erano degli Electrode che utilizzavano Autodistruzione.
Aspetta, che cazzo stai facendo? lo richiamò Green.
Troppo tardi, ormai l’edificio sembrava un castello di carte sotto il soffio del vento. Il cemento si sgretolò, i vetri esplosero, le fondamenta si sradicarono. La villa di Axel crollò nel mare in pochi secondi, polverizzandosi e accartocciandosi su se stessa. Il mare accolse tonnellate e tonnellate di resti e macerie colorandosi di una fitta schiuma biancastra e agitandosi paurosamente. E tutti loro, guardando senza poter agire in nessun modo, sapevano che decine di uomini erano rimasti intrappolati all’interno di quella valanga che si era riversata nell’acqua.
Porca puttana, Axel, che diavolo hai combinato? gridò Sapphire al Superquattro.
Tutti gli Allenatori erano atterrati sulle coste di una delle isole vorticose, poco lontano. Ancora scossi da ciò che era appena successo, avevano poggiato i piedi per terra, o meglio, sulla sabbia, prima possibile. Tanto era difficile che ci fosse anche solo uno di quegli agenti che avesse ancora voglia di inseguirli.
Mi aspettavo una reazione, la scorta mi era stata mandata da Zero. Sapevo che mi si sarebbero rivoltati contro, non li ho rifiutati per non destare sospetti, ma ho preso le mie precauzioni si giustificò quello.
Ma stiamo scherzando? Quante persone hai ucciso senza neanche pensarci? intervenne Blue attaccando Axel a sua volta.
Dodici, dodici guardie con due Pokémon ciascuna, se vuoi saperlo! ringhiò quello, severo, attirando lattenzione di tutti. E non pensare che l’abbia fatto a cuor leggero, stiamo per entrare in guerra con queste persone, loro non si fanno scrupoli a ucciderci, noi non possiamo mettere a repentaglio la pelle per dare loro clemenza. Inoltre, ora che ci penso, se li avessi lasciati vivi, loro avrebbero comunicato a Zero che sapete della sua responsabilità circa Rayquaza, Murdoch e Fenix e che siete sulle sue tracce. Dovreste pure ringraziarmi.
Ognuno tacque.
Volete che vi spieghi che cosa è successo veramente? Bene, statemi a sentire la sua rabbia cominciava a sbollire. Zero ha macchinato tutto riguardo alle faccende di Vivalet: Murdoch, costretto da quel folle, ha fallito nel controllare Rayquaza. È scomparso, certamente ucciso, per punizione.
I Dexholder si scambiarono degli sguardi di approvazione, la teoria di Camilla era stata confermata.
A quel punto, Zero ha iniziato ad indagare su noi altri Superquattro, credendo che volessimo tutti tradirlo come crede abbia fatto Murdoch. È accecato dalla rabbia e ha intenzione di eliminare ogni possibile minaccia, adesso noi come voi. Io e Tiana siamo venuti qui a casa mia, lontana da Zero, sperando di temporeggiare e inventarci qualcosa sospirò e riprese fiato. Come vedete non è servito a molto
Che cosa sta cercando Zero, esattamente? domandò allora Green.
Il controllo, Zero sta eliminando tutti gli Allenatori più potenti e influenti, vuole che tutto ciò che loro rappresentavano confluisca in un solo punto focale: Holon.
In un istante, tutto il disegno fu più chiaro ai presenti.
L’isola di Holon: una piccola regione, ma un grandissimo parco divertimenti proseguì Axel. Gli Allenatori si sarebbero rivolti contro la Lega che si era costruita la più grande immagine di sé, la catastrofe avrebbe attratto le attenzioni di tutto il mondo e dopo qualche tempo dei nuovi turisti. La Lega come mondo dello spettacolo: avrebbe attratto tutto il flusso mediatico e l’influenza degli altri Allenatori più grandi, una volta scomparsi quelli frammentati per le altre regioni. Pensate al più stupido degli esempi: se tutti quegli Allenatori avessero perso la vita all’Holon World Stadium, dove sarebbe stato costruito il loro monumento alla memoria? Dove sarà comunque costruito per quei poveri innocenti che sono morti?
Ogni Dexholder conosceva bene la risposta, in cuor suo.
E in fondo, alla fine di tutto, quale sarebbe stata l’unica Lega ancora in piedi? Axel aveva aperto loro gli occhi.
Possibile che nessuno di loro era riuscito a rendersene conto, fino a quel momento?
Quindi questo è l’obiettivo di Zero, perché gli informatori di Rocco e Camilla non hanno subito comunicato loro tutto? si domandò Green senza attendere una risposta.
Un attimo, Axel si intromise Sapphire. Che ruolo ha, in tutto questo, la Faces?
Quello alzò un sopracciglio, non comprendendo. Tiana, che gli si era affiancata per tutto il discorso, reagì con la stessa ignoranza.
Non sapete proprio niente?
Non capisco cosa dovremmo sapere…
Sapphire sospirò sconsolata. Si voltò verso gli altri Dexholder. Da come si guardavano, comprendevano di star pensando tutti la stessa cosa. Forse la vicenda di Hoenn era soltanto un’altra storia per niente collegata a ciò che stava accadendo con Zero. Senza dirsi una sola parola, avevano già deciso, si sarebbero concentrati solo ed esclusivamente su Holon, per ora. Ruby, Lino e la Faces potevano aspettare.
Axel, vogliamo dare una mano, Zero va fermato e ti assicuro che ci sono molti Allenatori validi disposti ad aiutarci disse Sapphire.
Bene, la cosa migliore è rimanere uniti, ora. Purtroppo però sarà abbastanza complicato mettere i bastoni tra le ruote a Zero mormorò quello.
Che cosa abbiamo su di lui, sappiamo dove trovarlo, quali sono i suoi punti deboli, qualcos’altro?
Veramente poco, ma possiamo dirvi tutto ciò che sappiamo rispose Tiana.
Un’ora dopo, nel laboratorio di Borgo Foglianova, sei Dexholder e due Superquattro sfuggiti alla morte più di una volta sedevano attorno ad una bibita fresca. Il Professor Elm era stato felice di rivedere i suoi ragazzi, affezionarsi a uno di quei bastardi, per una persona qualsiasi, significava ansia e paura di non rivederli più dopo l’ultima volta che si sono chiusi la porta di casa alle spalle.
Zero ha un talento naturale, bisogna riconoscerlo. Lui è incredibilmente potente, chi non lo ha mai visto combattere non può saperlo puntualizzò Tiana. Fatto sta che la sua principale arma è la sua instabilità mentale. Non solo lo rende imprevedibile, ma anche incontrollabile e privo di giudizio. Le persone che lui reputa meritino la morte difficilmente si salvano, anche perché ricorre a qualsiasi metodo, Pokémon o no, per farle fuori.
Il rassicurante discorso della Superquattro aveva congelato il sangue a tutti.
In poche parole siamo fottuti? domandò Blue.
No, ricordiamoci sempre che Zero è forte, ma anche solo aggiunse quella.
Sì, dillo alle guardie che per poco non ci ammazzavano tutti… commentò Silver.
Abbiamo per caso visto Zero, con loro? domandò Axel, sottile. Zero agisce da solo, quando delega altri al suo posto, non si immischia mai, ma quando entra in gioco in prima persona, lo fa in solitaria precisò il Superquattro.
Ci state dicendo che la cosa migliore da fare sarebbe che noi attaccassimo Zero quando lui scenderà in campo? domandò Gold.
Vi stiamo dando delle direttive, voi potete farne ciò che volete.
Non so, attaccare direttamente Zero mi sembra stupido, posso dirlo? fece quello. Anche se gli farebbero bene due calci in culo.
Io ho bisogno di pensare… Sapphire scattò in piedi.
Vengo con te la seguì Blue.
Le due ragazze lasciarono il laboratorio strisciando fuori dalla porta. Nessuno cercò di fermarle, non si fronteggia mai una donna esasperata. Crystal, la quale era rimasta zitta tutto il tempo, come ormai era consuetudine, si alzò e decise di relegarsi in una delle camere. Rimasero solo Gold, Green e Silver insieme ai due Superquattro di Holon, la temperatura era scesa di qualche grado e l’entusiasmo generale si era corroso.
Che cosa è successo al vostro amico Red? chiese Axel, come se dovesse sembrare amichevole per approcciare.
Non lo sappiamo fu la quasi indignata risposta di Green.
Notando lo stupore suo e di Tiana, Silver decise di precisare: Lui e la sua ragazza sono scomparsi una mattina, così, senza dire nulla. Quello stesso giorno, Red ha organizzato una conferenza stampa in cui ha dato le proprie dimissioni facendo una forte allusione alle ultime vicende avvenute.
E voi come intendete reagire? domandò Tiana con fare materno.
Credo di parlare per tutta la mia squadra quando dico che ora come ora non abbiamo la testa per questa faccenda. Si vedrà, ma per adesso dobbiamo risolvere un’altra situazione ingarbugliata tagliò corto Silver.
L’imbarazzo in cui cadde la situazione placò ogni rumore. Si udiva solo il suono che emetteva Gold masticando il collo della sua maglietta.
‒ Voi conoscevate Zero personalmente? ‒ domandò Green ai due Superquattro, come per educazione.
‒ Sì ‒ annuì Tiana, che sembrava la più provata dei due. ‒ all’apparenza sembra un ragazzo normale, a tratti simpatico. Ma non permette a nessuno di leggere nella sua testa o di avvicinarsi troppo a lui. Credo abbia subito dei forti traumi, o altro, sarebbe l’unica spiegazione per la sua doppia personalità.
Voi non avete mai fatto niente per fermarlo? ‒ domandò Silver. ‒ Da quanto tempo Zero occupa il ruolo di Campione? Un anno? Possibile che non abbiate avuto voglia di opporvi a lui, magari denunciandolo o qualcosa del genere?
‒ Era la cosa più sicura ‒ rispose prontamente Axel.
I tre Dexholder non capirono.
‒ Poco tempo dopo la sua salita al potere, Zero conobbe un ragazzo. Si chiamava Kalut ‒ cominciò Tiana.
Il sentir pronunciare quel nome, riaccese una lampadina nei loro cervelli.
‒ Sembrava, in un certo senso, essere riuscito a placare la follia e sete di distruzione di Zero. Non so in che circostanze i due si fossero conosciuti, ma Kalut era costantemente in compagnia del Campione. Sembravano molto legati. Durante la permanenza di Kalut alla Lega, Zero sembrava aver abbandonato i piani per Vivalet ‒ spiegò Axel.
Ciò che era stato raccontato loro era vero, allora: c’era un’unica persona capace di fermare la follia di Zero.
‒ Kalut quindi viveva alla Lega? ‒ domandò Green.
‒ Sì, Zero gli aveva concesso uno degli appartamenti.
‒ E poi che cos’è successo?
‒ Hanno litigato ‒ proferì Tiana. ‒ abbiamo assistito ad una delle più violente liti mai viste. Zero sputava fuoco, era il suo lato peggiore, quello che stava mostrando. Persino Kalut aveva perso la pazienza e lui aveva una personalità molto più tranquilla di quella di Zero.
‒ Quindi Zero se n’è andato?
‒ Non l’abbiamo mai più visto ‒ rispose Axel.
‒ Sapete per che cosa litigassero? ‒ indagò Green.
‒ No.
La risposta lo lasciò lievemente spiazzato.
‒ Non avete sentito niente? Nemmeno un’ombra di discussione?
‒ Oh, no. Hai frainteso. Loro non si urlarono contro ‒ precisò Axel. ‒ Lottarono con i loro Pokémon, e finiti quelli si presero a botte ‒ spiegò, come se fosse la cosa più normale al mondo.
All’esterno, Blue e Sapphire camminavano lungo la riva del mare che bagnava le coste di Johto da un lato e quelle di Kanto dall’altro.
Che cosa ne pensi, Blue? domandò la Dexholder di Hoenn senza scollare gli occhi dall’orizzonte.
A proposito di?
Tutto questo, in generale.
Io… Blue temporeggiò. Ti prego, possiamo parlare di altro?
Sapphire comprese la situazione della sua amica e le venne incontro. Come… come va con Green?
Blue fece la faccia di chi si vede passare dalla padella alla brace.
‒ Sinceramente non lo so, lui è più complicato di una femmina. Lo sai com’è, Green…
Sapphire annuì debolmente.
‒ Fa il duro, ma non vuole davvero trattarti male e... non riesco a capire che cosa voglia davvero, possibile che dopo tutti questi anni non abbia ancora deciso cosa fare della sua vita?
‒ Tu che cosa vorresti? ‒ le chiese Sapphire.
‒ Non lo so, all’inizio era bello: avere qualcuno con cui sfogarsi senza per forza doversi impegnare. Anche i nostri fidanzamenti settimanali, alla fine, erano delle sciocchezze, era tutto un gioco. Poi arriva il momento in cui inizi a pensare che in tutta una vita tu sei riuscita a divertirti qua e là, ma non hai portato a termine nulla…
‒ E ti senti uno schifo ‒ proseguì Sapphire.
‒ E ti senti uno schifo ‒ confermò Blue.
“Stanotte ho scopato con Ruby” avrebbe voluto dire Sapphire, che sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno. Ma non lo fece, era certa che l’avrebbe presa male. Quindi entrambe lasciarono scorrere il silenzio di transizione tra una conversazione e un’altra.
‒ Che cosa pensi sia accaduto a Hoenn? ‒ domandò allora Blue.
‒ In che senso?
‒ Nel senso… cosa pensi ci sia dietro a tutto quello schifo? La Faces, Ruby, Lino…
‒ Non so, non so cosa pensare. Io… ‒ Sapphire sapeva che aprirsi in quel modo l’avrebbe costretta a subire una lunga e pesante ramanzina. ‒ Io non riesco a pensare che Ruby abbia voluto fare tutto questo.
‒ Sei ancora così legata a lui?
‒ Sarò sempre così legata a lui.
‒ Non so, secondo me non… dovresti. Non è la cosa… giusta.
In maniera completamente inaspettata, Blue scoppiò a piangere. Sapphire assistette ad una scena rara come quella senza sapere minimamente come reagire. Si era sentita così parecchie volte, negli ultimi tempi, impotente di fronte al mondo che si sgretolava davanti a lei. E Blue che lacrimava copiosamente, cercando di soffocare ogni gemito e coprendosi il volto con la mano, la faceva sentire ancora inutile, impotente, debole.
‒ Blue, che succede? ‒ chiese con un pallido filo di voce.
Forse era lo stress accumulato, forse le forti emozioni degli ultimi giorni, forse qualcosa che Sapphire aveva detto senza preoccuparsi delle conseguenze.
‒ È tutto ok, davvero… ‒ provò a rispondere quella.
C’era una sorta di regola nel mondo che obbligava le persone affrante e distrutte a rispondere ciò a chiunque fosse interessato a loro.
‒ Blue, ti prego ‒ la supplicò per una risposta.
Gli occhioni celesti di quella, per quanto gonfi e umidi, le sorrisero. Amaramente, ma le sorrisero. Allora Sapphire comprese. Blue non aveva mai avuto fiducia nelle persone, le poche volte che aveva deciso di affidarsi ai suoi amici, il mondo le era sempre caduto addosso. Silver era l’essere umano che lei sentiva più vicino, ma il suo affetto la distruggeva, riportandole alla mente tutti i momenti più brutti della sua vita. Sapphire, al contrario, aveva provato un sentimento troppo grande perché Blue potesse solo immaginarlo. E così, il vederli insieme rendeva Blue felice, generando un piccolo, empatico calore dentro di lei. Ma vedere il loro legame spezzato uccideva ogni sua speranza. Blue invidiava Sapphire, in un certo senso. Ma odiava ancor di più vederla sola e triste. Lei odiava quel mondo grigio che si era costruita attorno negli anni, quel mondo in cui non esistevano più i buoni, quel mondo in cui lei era costretta a vivere.
‒ Non fa niente, mi deve pure tornare il ciclo, scusami… ‒ banalizzò tutto.
‒ Vogliamo rientrare?
‒ Aspetta, aspetta un momento ‒ temporeggiò, asciugandosi le lacrime.
Quando le due ragazze rientrarono, Crystal era uscita dalla sua stanza e Silver aveva iniziato a preparare il thè. Nessuno aveva trovato una soluzione a niente. Tutto era ancora fermo in un limbo di angoscia e debolezza. La stessa impotenza che tutti loro avevano provato di fronte a Rayquaza, al corpo morto di Emerald, al ritiro di Red, alla morte di quei poveracci a Olivinopoli. Axel era in piedi e osservava le miriadi di cianfrusaglie che il laboratorio conteneva, come ognuno fa quando si sente a disagio in casa altrui, facendo finta di osservare attentamente l’angolino delle scope o il lettore DVD rotto.
Poi qualcosa ruppe quel silenzio tombale che si era creato nella stanza: la suoneria del cellulare di Axel. Il trillo fu udito da tutti. Il Superquattro estrasse il telefonino dalla tasca e lesse. Tiana lo vide perdere colore e cominciare a respirare a fatica in un istante. Il ragazzo sembrava aver appena visto la foto del suo bambino di cui non sapeva nulla.
‒ Statemi tutti a sentire ‒ disse, con voce insicura. Attirò l’attenzione di quelle sei anime maledette che si trovavano lì con lui.
‒ Che succede? ‒ domandò Green, attento.
Zero intende attaccare l’Altopiano Blu ‒ lesse a voce alta. ‒ È il numero di Kalut.
Fu faticoso metabolizzare il tutto.
‒ Tutto qui? ‒ domandò Green.
Puntuale come la morte, un secondo messaggio arrivò al cellulare di Axel.
Tra venti minuti.

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