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Linnea - BC - 6 - S l e e p i n g w i t h g h o s t s






S l e e p i n g  w i t h  g h o s t s


In questa shot, salvo per l’ultima parte i nostri ragazzi non sono ancora maggiorenni, hanno all’incirca sedici anni. Volevo scrivere porn without plot ma sono finita a scrivere plot without plot. Perdonatemi, sono in vacanza.


Nancy se ne stava seduta sugli scalini della villa con le scarpe dimenticate distrattamente accanto a lei, la gente la scavalcava senza curarsene, e lei non era disposta a liberare l’entrata. Crystal restò di fronte a lei piuttosto che passare sorridendole e basta.
“Nancy, che succede?”
“Aspetto che mio fratello mi venga a prendere”
Gold era famoso per le feste che organizzava ogni estate quando sua madre lasciava la villa nelle sue mani e se ne andava in vacanza. Aveva l’aspetto rustico delle fattorie di Alola, ma era molto più lussuosa, con le vetrate e il giardino pieno di piante esotiche e la piscina che la sera brillava fosforescente e proiettava le onde sulla facciata posteriore della casa. C’era alcool e marijuana e musica e più gente di quella che Gold avrebbe mai potuto conoscere, Nancy avrebbe dovuto divertirsi e stare al braccio del padrone di casa che l’aveva conquistata come un gioiello un po’ sciatto mentre la folla distruggeva il salotto ed il giardino sul retro e qualcuno si faceva il bagno nudo o beveva birra direttamente dal barile.
A Crystal lei era indifferente, ma le dispiaceva vederla seduta lì a fumare nella sua rabbia con le gambe aperte e la minigonna stropicciata.
“Che succede?”
“Oh”, iniziò lei, imbrattando il filtro col suo rossetto rosa “volevo salire al piano di sopra, con Gold, sai” sgrullò la sigaretta sulle scale senza curarsene “per combinare qualcosa; invece lui neanche m’ascoltava, se la rideva con quel suo amico senza darmi retta, poi si gira e vedo che è ubriaco perso, roba da coma etilico. Allora provo a trascinarlo via e s’arrabbia, dice che non devo rompergli e mi spinge via. Iniziamo a litigare, ogni volta che voglio fare qualcosa c’è sempre quello là in mezzo, inizia a dire che sono io ad essere fastidiosa, che gli sto rovinando il divertimento, e si gira a ridere come se niente fosse. Al che gli dico, o vieni con me subito, o ti resti qua col tuo amico e io me ne vado e non mi vedi più; indovina che mi ha risposto?” Nancy prese una boccata dopo l’altra dalla sua sigaretta, bruciandola velocemente e lanciando il mozzicone acceso nell’erbetta bagnata. Crystal storse il naso, a Gold non importava niente di Nancy, e Silver era il suo migliore amico. Non lo disse comunque, le diede ragione per la gioia del quieto vivere e presto lei sparì appoggiandosi su suo fratello maggiore.
Salì le scale con un balzo, dentro casa l’afflusso di persone era minore e localizzare i due ragazzi fu facile. Se ne stavano sul divano del salotto, Gold seduto a gambe larghe e Silver sdraiato con le gambe incrociate dentro alla sua schiena, ridevano fino alle lacrime e ignoravano il gruppo di persone che conversava attorno a loro; Silver raramente rideva, ancor di più fino alle lacrime e così rumorosamente, ma Gold aveva un talento speciale nel liberare tale parte di lui. Per un istante voltò lo sguardo per parlare con qualcuno, quando ripose lo sguardo sul divano Gold e Silver erano svaniti.

Il proprio letto durante il sesso era più che una benedizione. Quello di Gold era abbastanza grande, come tutto il resto della sua casa d’altronde. Gold a casa sua non c’aveva mai scopato, ma quel fine settimana sua madre se n’era andata in gita con delle sue amiche ad Aranciopoli, ed il proprio letto era un enorme conforto, così come lo era la porta chiusa e le quattro pareti che ovattavano le loro voci. Silver lo aveva sbattuto contro la testiera e si era calato in mezzo alle sue gambe ad una velocità spaventosa, e lui aveva solamente potuto solamente, inutilmente afferrare alle pareti dietro di lui, coperte coi poster che aveva appeso durante l’infanzia. Si erano spogliati di colpo e Silver era molto più assertivo durante il sesso di quanto non lo fosse normalmente, non era vocale ma lo stesso si imponeva nel suo modo di fare, decideva lui cosa fare ma a Gold stava  bene perché era rispettoso delle regole imposte e rendeva il loro accordo piacevole e privo di intoppi. Se lo chiedevate a lui, Gold vi avrebbe risposto che un sedicenne in salute e della sua stazza era ovvio che faticasse a tenerselo nei pantaloni, anche il suo migliore amico era così, e visto che erano inseparabili perché non rendere le cose più facili a tutti? Erano entrambi instancabili, riguardo sé stesso Gold non aveva nulla da dire, era GOLD per la miseria, secondo voi passava le serate a girarsi i pollici mentre i locali pullulavano di sventole? A buon intenditore poche parole; Silver invece era davvero interessante, perché zitto zitto e timidino com’era anche lui si dava da fare. Scherzando una volta Gold gli aveva detto di stare attento a non beccarsi l’AIDS e passargliela, ma Silver non l’aveva per niente trovato divertente. Yikes.
A Gold bastava un cenno per gestire Silver, gli indicava il suo cazzo e Silver subito affondava la faccia in mezzo alle sue cosce, lo spingeva su una spalla e Silver si voltava e gli lasciava il via libera. Nonostante acconsentisse a tutto nei suoi movimenti c’era sicurezza e Gold si sentiva a proprio agio; era giovane e con le ragazze non voleva legami e ogni volta dopo esser stati a letto quelle gli stavano addosso, non aveva ancora trovato una scopamica, ma ne voleva una proprio come Silver, decisa ma accondiscendente, perversa e instancabile; che gli succhiasse il cazzo come se fosse la cosa più buona del mondo e che ruotasse all’indietro gli occhi come quando se la scopava. Se solo dio l’avesse concesso, Silver sarebbe potuto essere la ragazza più bella e incredibile del mondo. Allo stesso tempo però, non voleva perdere il suo migliore amico, quindi anche così non era tanto male.
Silver aveva mollato la bottiglia di lubrificante sulla trapunta lasciando segni umidi sulla coperta. Con i denti strappava l’involucro del preservativo, gli occhi lo guardavano ed erano magnetici, gelidi, ipnotici. Il suo corpo era morbido e bianco e contrastava in modo ridicolo con l’erezione in mezzo alle sue gambe. Ovunque, la sua pelle sembrava sottile come carta velina, nel modo in cui la grossa vena dal suo fianco piombava nel suo basso ventre, nel modo in cui fiori scarlatti fiorivano sul suo petto e sulle sue guance.
Gold lo spinse a carponi ed il materasso cigolava quasi violentemente, la bottiglia di lubrificante rotolava sul pavimento, cinque strisce sanguinolente scendevano tra le vallate bianche della schiena di Silver, che ansimava, gemeva con la sua voce tersa e bassa e l’espressione deliziata sulla faccia.
Erano giovani e veloci e passionali. Alla fine c’era una leggera patina di sudore sulla loro pelle, Silver tossiva, poi sorrideva con la sua bocca perfetta mentre in pura delizia post orgasmica guardava il soffitto come se la Vergine stessa si fosse presentata per benedirlo.
“Oh, pensi che se ne siano accorti?”
“Nah”

(Crystal di tanto in tanto sollevava le sopracciglia. Blue le aveva dato della pazza quindi Crystal nel corso degli anni le aveva lanciato quegli sguardi che dicevano, chi è la pazza?)

*

Silver si era ritrovato nel bel mezzo di una sorta di pigiama party tra donne per sbaglio. La famiglia di Green aveva varie ville sparse per Kanto, questa volta quella incriminata era sulla riva del mare appena fuori di Aranciopoli. Si era creata una rete di inviti a passare una settimana in vacanza che aveva catturato anche lui. Sul portico Blue, Crystal e Yellow ridevano davanti a dei succhi di  frutta  con ghiaccio. I capelli di Silver erano un nido d’uccello tenuto su da un elastico rovinato, i suoi occhi erano piccoli mentre tirava fuori una bottiglietta d’acqua per dissetarsi. Quella sera faceva caldissimo e la vecchia casa non disponeva di climatizzatori. Silver aveva sempre preferito il freddo al caldo.
“Fratellino, vieni a stare un po’ con noi” aveva fatto Blue, i seni strabordavano dalla sua canotta bianca e a lei non sembrava importare, stendeva le mani per convincerlo ad avvicinarsi.
“Ho sonno, Blue”
“Solo un po’, non ti vedo mai”; c’era una delicatezza particolare nel tono che i due ragazzi utilizzavano tra loro. Blue non parlava così a nessun altro. Silver si sedette accanto a lei al tavolino in ferro battuto in veranda, era carino; la maglietta che indossava era un po’ larga per lui, e le sue labbra pallide erano screpolate; la sua pelle traslucida sembrava risplendere di luce propria come una patina sottile sopra a vene e muscoli, Crystal e Yellow ogni tanto commentavano il suo aspetto, d’altronde era un bel ragazzo, gentile e introverso.
“Hey, Silver, stavamo giocando ad obbligo, giudizio o verità, ma senza l’obbligo perché è troppo tardi”
“Ma Yellow, che gioco è...”
“Fratellino, ti assicuro che è divertente anche così. Crys ci stava proprio per dire il giudizio più offensivo che abbia mai pensato su qualcuno”.
“Non posso credere di starvi per dare questa conoscenza; vi prego, non ricattatemi mai”. Crystal rise un istante: “Elm ha l’aria di uno che non si fa la doccia spesso. Preferirei ingoiare sabbia piuttosto ad avvicinarmi a quei suoi disgustosi capelli”
“Tutto qui? Crystal, sei noiosissima...”
“Mi dispiace, non giudico molto le persone. Ma… quei capelli...” L’attenzione si spostò su Silver.
“Tocca a te! Ragazze, bisogna fargli una domanda imbarazzante, lui è uno che non si sbottona”
“Oh, oh! Ne ho una!”
“Blue, io non ho mai accettato di giocare...”
“Hai sentito la verità di Crys, ormai sei vincolato a rispondere!” Crystal e Yellow guardavano sorridendo; “bene… Galline, la prima domanda a cui tutte noi abbiamo risposto riguardava la nostra vita sentimentale, mi pare ovvio che la prima domanda a cui Silver debba rispondere sia proprio questa; fratellino, ce l’hai la fidanzata? O il fidanzato, a noi non cambia niente...” Silver arrossì violentemente ed il cambiamento nel suo comportamento usualmente stoico fece crescere i sorrisi sadici sui volti delle sue amiche.
“Ce l’haaaaai! Dicci chi è!”
“No, non ho una fidanzata…”
“Silver… c’è qualcuno a cui hai pensato, io lo so! Dimmi chi è? La conosco?”
“No… Blue, non lo so...” C’era uno sguardo particolare nei suoi occhi argentei, era trasognato, distante, malinconico.

*

Crystal ci aveva pensato spesso a quello sguardo, quella serata a stento la ricordava eppure quell’espressione sul volto di Silver le era rimasta impressa.
Nel tempo si era mischiata a tanti eventi, a quella sera quando Nancy era stata scaricata, a quelle volte in cui si erano abbracciati un po’ troppo a lungo mentre scherzavano, o quando lottavano in coppia e la loro affinità era sconcertante. Gli rivenne in mente mentre si prendevano una birra nel suo balcone ad Olivinopoli. Li aveva invitati per festeggiare il suo nuovo appartamento, era meraviglioso, arredato con mobili scelti da lei e aiuole piene di fiori che si affacciavano sul mare.
“Hey, Sil, qualche anno fa eravamo a casa di Green, stavamo giocando a obbligo, giudizio o verità e ti chiesero se ti piaceva qualcuno, e tu lasciasti intendere che c’era qualcuno, però non facesti mai il suo nome… Devo ammettere di essere ancora curiosa, chi era?” era bastato rimescolare quella memoria per evocare quell’espressione sul volto di Silver; ma era diversa, era… imbarazzata.
“Aw, Crys, dovevi proprio ricordarmelo! Avevamo deciso di non parlarne mai più”
“Ma sono passati anni, ormai è acqua passata”
“Beh, quella persona ce l’hai davanti...” ci fu un istante di silenzio, Gold alzò lo sguardo dal suo telefono e li guardò disorientato.
“Cosa, cosa?” Crystal aveva un’espressione soddisfatta e Silver lo fissava con quel suo sguardo caldo e strano che ogni tanto tirava fuori dal nulla.
“Cosa, Sil?”
“Niente” ma adesso Gold ricambiava quell’espressione ed i suoi occhi luccicavano, e preso com’era da Facebook neanche aveva sentito la loro discussione. Chissà se lo sapeva, da quanto tempo l’aveva amato Silver.

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