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HNK - TIR - 27 - United We Stand





United We Stand

 

 
Il mattino dopo Kyle si svegliò da un sonno profondo e buio, senza sogni o altre sensazioni. Semplicemente, il suo corpo era entrato in standby per delle ore di fila, per poi riprendere il normale funzionamento, appena sveglio.
Si fece strada fra i corpi privi di sensi di Arcanine e Riolu, salutò con un cenno Noctowl che era appollaiato sulla finestra lasciata aperta. Il Sole entrava dall’apertura, illuminando la sua stanza.
Il freddo vento della mattina gli fece scivolare un brivido di freddo dalla base del cervelletto fino ai talloni, facendolo pentire di aver dormito con soltanto gli slip addosso.
Si avvicinò al baule sistemato lì da Daisy, l’ultima a lasciare la casa di Kyle, la notte prima. Il ragazzo cercò di ricordare, inutilmente, gli avvenimenti successivi al suo ritorno con Cole, mentre infilava la maglietta con sopra disegnato, con un motivo pittorico, lo scudo di Capitan America.
La sola cosa che riuscì a ricordare fu Alice, aiutata da Bucky, che spiegavano ai presenti, a cui si erano aggiunti anche Green, Blue, Gold, Sur e Zitanna, quello che avevano sentito prima che il famoso sarto venisse ucciso. Dopo, gli adulti passarono molto tempo a discutere fra di loro sulle possibilità che Sua Santità riuscisse a catturare Kyurem, di cui si erano perse le tracce. Dopodiché, uno dopo l’altro, i presenti se ne erano andati, lasciando solo Kyle. In particolare, ricordò Green prendere da parte Bucky e parlarci piuttosto entusiasta.
Tornò al presente quando ormai la patta dei jeans vecchi e consunti fu chiusa. Si costrinse a uscire dalla stanza e ad allontanarsi dalla comodità sorprendente del dormire su di Arcanine, e senza far rumore, chiuse la porta alle sue spalle.
Il piano di sotto era più scuro e silenzioso di quanto ricordasse. Si sbrigò ad andare ad aprire gli scudi esterni delle finestre e a far entrare il Sole, lasciando chiuse quelle dove si affacciava il piccolo divanetto sgualcito, ormai bloccate dopo che Riolu ci aveva lanciato una sfera di energia, per sbaglio, cercando di colpire la coda di Arcanine che gli sventolava davanti al naso, la notte scorsa.
Andò dritto verso i mobili della piccola cucina, prese della frutta fresca lasciata lì probabilmente da Daisy, non appena saputo che sarebbero tornati a New Hope.
Ebbe giusto il tempo di addentare una sola volta una mela verde, che qualcuno bussò alla porta.
- È aperta.
Alice aprì la porta, seguita da Gallade. Lei rimase per un attimo ferma sulla soglia, a guardare Gallade che andava a prendere posto in un angolo della stanza, per poi appoggiarsi al muro e incrociare le braccia sul petto. Stavolta Alice aveva i capelli in perfetto ordine, lasciati scorrere sulla schiena e indossava un semplice pantalone e una maglietta anonima, sicuramente prestati da Daisy o Blue.
- Ciao. Disturbo?
- Cosa? Oh, certo che no. Stavo per fare colazione, vuoi qualcosa?
Kyle le allungò una grossa fragola, facendole segno di avvicinarsi al tavolo.
- Grazie mille. E scusa per Gallade, a volte è un tantino tenebroso.
- Non ti preoccupare, lasciagli godere questi attimi. Quando scenderà Riolu, perderà la pace.
I due sorrisero quasi contemporaneamente. Per qualche attimo Kyle si concentrò solo sulla sua mela. Poi, quand’ebbe finito, ritornò a osservare Alice.
- Tu e Gallade state bene?
- Sì, Blue è stata tanto gentile ieri quando siamo andati via. Ci ha ospitati a casa sua. Figurati, ha fatto andare Green a dormire sul divano per farmi spazio nel letto assieme a lei e mi ha prestato questi vestiti, i miei ormai erano troppo rovinati. Lei e Green sono felici di farmi dormire da loro anche se a me dispiace dover far dormire Green sul divano, ogni notte.
- Il tuo amico, invece?
- Oh lui dorme da Sur. Loro hanno preso posto in casa di Gold quando lui si è voluto trasferire da quella Zitanna.
- Se vuoi, io di sopra ho una stanza in più. Credo fosse stata preparata per Maisy ma, beh, lei non può. Quindi, potresti venire qui… se ti va. Io posso trovare posto da Cole e Daisy, abitano praticamente di fianco.
- Ma questa è casa tua, non voglio appropriarmene.
- Figurati, ci ho passato meno tempo di quanto tu creda. Prima vivevamo sotto terra, poi ci hanno stanati e siamo fuggiti qui a New Hope.
- Abbiamo già dormito più che nella stessa casa… Se prendo quella stanza, tu resti qui. E poi preferisco non restare da sola, con quel pazzo libero.
Kyle divenne visivamente rosso, nonostante il colore naturale della sua pelle. Per sviare l’attenzione si sbrigò a mettere in fila qualche parola e produrre una specie di frase.
- Artorius ci tiene davvero tanto a te, vero?
- Sì, sono obbligata a vivere con lui da quando sono piccola, i miei genitori sono morti.
- Almeno ha avuto il buon cuore di prendere un’orfana.
Alice scattò d’improvviso, facendo esplodere la rabbia che aveva in corpo da molto tempo.
- Buon cuore? È stato lui ad attaccare la città dove abitavamo. Lui ha fatto esplodere la nostra casa, seppellendoci nelle macerie. È solo merito di Gallade se sono viva, mi ha protetto da quando era solo un piccolo Ralts. Il bastardo invece, mi ha presa come se fossi un suo premio e una sua proprietà per quello che ha fatto – urlò lei, stizzita.
- Io non ho mai conosciuto i miei. Mio padre, il fratello di Cole, è scomparso prima della mia nascita, forse lottando contro Artorius. Mia madre è morta dandomi alla vita; di me si sono sempre occupati Cole e Daisy, Sur mi fa un po’ da nonno.
- Almeno tu una famiglia ce l’hai…
- Noi, abbiamo una famiglia – la corresse Kyle.
- Da quando Bucky è arrivato qui, è entrato a far parte della famiglia. Quando io e Maisy ti abbiamo trovata e ti abbiamo curata, sei entrata a far parte della famiglia. Da queste parti funziona così: siamo tutti un solo, grande gruppo che lotta contro i Sacerdoti e la vita per poter sopravvivere. Nessuno viene lasciato indietro, o viviamo tutti o moriamo lottando per gli altri.
- Ma io…
- Niente ma – la interruppe Kyle – Se vuoi restare qui con noi, è una cosa che devi accettare. Benvenuta nella famiglia, eccoti il regalo di benvenuto.
Le porse una ciliegia.
Lei sorrise e si sistemò gli occhiali che le stavano scivolando dal naso.
- Vedo che te li hanno già aggiustati – commentò Kyle, indicando dove fino alla sera precedente c’era del nastro isolante a tenere unite le due metà.
- Sì, ci ha pensato Green con della strana colla.
Alice balzò improvvisamente in piedi, facendo quasi affogare Kyle per lo spavento.
- Me ne ero completamente dimenticata, dobbiamo andare ai laboratori. Daisy mi ha detto che tu conosci la strada e mi ci avresti potuta accompagnare.
- Come mai devi andare lì? Ieri non hai già detto tutto quello che sapevi sui piani di Sua Santità?
- Sì, in effetti non ho idea…
Kyle non riuscì a sentire il resto della frase, la vista gli si annebbiò e una forte luce parve investirlo in pieno. Si alzò e si ritrovò su una specie di piattaforma di vetro, sospesa fra nubi di luci. Davanti a lui si stagliava la figura luminosa che ormai aveva imparato a riconoscere. Ci si avvicinò senza timori e, quando apparve una sedia trasparente al suo fianco, Kyle ci prese posto.
- Ciao, ti va se questa volta parliamo? Ho delle cose da chiederti – anche il ragazzo si stupì del suo coraggio nel parlare.
Però, qualcosa gli diceva che non c’era nulla da temere e che, anzi, aveva tutto il diritto di fare delle domande.
In tutta risposta, finalmente, l’essere luminoso si rivelò per quello che era.
- Tu sei Reshiram, vero?
- Sì – la voce calda del Pokémon rimbombava nella mente di Kyle.
Kyle si sentì improvvisamente piccolo, al cospetto di una divinità. Gli occhi di Reshiram penetravano a fondo nei suoi, scandagliandogli l’anima. Passò chissà quanto tempo prima che Kyle trovasse la forza di poter parlare di nuovo. C’era una costante sensazione di essere sotto esame che stava lentamente logorando i suoi nervi. Quindi, prima che la tensione lo facesse esplodere, si sforzò di aprire nuovamente bocca.
- Perché mi stai parlando?
- Io e la mia controparte, Zekrom, siamo prigionieri dell’umano che si fa chiamare Artorius. Ci ha ingannati e, con la forza, imprigionati. I suoi scienziati hanno creato degli abomini che, tramite i continui sacrifici di anime, tengono sotto il suo controllo i nostri poteri.
- Alice ci ha raccontato del fatto che Artorius voglia impossessarsi di Kyurem e che tu e Zekrom c’entravate qualcosa. Non ricordo bene al momento. È per questo che vi tiene prigionieri?
- Esatto. Il suo obiettivo è quello di ricreare il Drago Originale, il signore del Chaos. Nella sua follia, pensa che solo lui possa “purificare” il nostro universo.
- Drago Originale? Che cos’è?
- In antichità, Io, Zekrom e Kyurem eravamo uniti in un solo corpo, il Drago Originale. Kyurem è ciò che resta del suo guscio, mentre Io e Zekrom ne siamo il nucleo. In seguito a una grande lotta fummo divisi e precipitammo sulla Terra, dove ognuno ottenne le sembianze che adesso tu vedi. Ma se mai il Drago Originale dovesse ritornare unito, regnerebbe solo il chaos. Kyurem ha perso ogni traccia di empatia ed emozioni dal suo cuore ora gelido più della morte. Non prova altro che odio verso tutti, Pokémon e umani; se dovessimo ritornare in un solo corpo, il suo potere riuscirebbe a sopraffare quello mio e del mio fratello. Nulla potrebbe fermarlo, distruggerebbe tutto. Anche Arceus avrebbe difficoltà a combatterlo, in queste condizioni.
- Porca puttana – fu tutto ciò che Kyle riuscì a dire.
- Per questo, ho bisogno della tua gente per impedire che ciò accada. Siete i soli a vedere la follia in tutto questo.
- Forse non te ne sei reso conto, ma siamo molti di meno e ci stanno braccando. Non credo che siamo nella posizione di poter fare qualcosa.
- In questo momento, Artorius si sta preparando per andare a catturare Kyurem che, in questi anni, si è rifugiato in cima al Monte Corona. È uno dei pochi posti abbastanza gelidi e privi di vita per lui. Ha profanato il tempio di Palkia e Dialga, è lì che lo troverete. Dovete impedire che ciò accada, altrimenti ci renderà di nuovo un unico corpo.
- E a quel momento, morti tutti, giusto?
- Il concetto è più complicato ma, in sintesi, sì. Confido in te. E se doveste fallire, venite a cercarci alla Torre Bianca e per porre fine alle nostre sofferenze e scongiurare la fine di tutto.
Kyle non ebbe neanche il tempo di rispondere che tutto divenne troppo luminoso e un attimo dopo si ritrovò per terra, disteso. Una cascata rossa gli impediva di vedere qualsiasi cosa.
- Kyle? Kyle!
- Sono vivo, sono vivo – disse, alzandosi a sedere, aiutato da Alice.
- Che ti è successo? Sei svenuto per non so quanto tempo.
- Stavo facendo due chiacchiere con un mio amico. Adesso dobbiamo andare da Cole, devo parlare con lui e Green.
- Non se ne parla, tu torni a letto. Sei svenuto due minuti fa.
Kyle si sentì in imbarazzo per la sua premura ma insistette.
- No, è importante, Reshiram mi ha appena parlato.

Tre ore e mezzo dopo e circa sette ripetizioni del suo racconto dopo, Kyle poté finalmente bere un po’ d’acqua passatagli da Blue.
- Tieni, bevi un poco adesso – gli sorrise lei, passandogli il bicchiere.
Green, che fino ad allora era rimasto in silenzio, ascoltando con molta attenzione il racconto di Kyle, dimenticò completamente il motivo principale per il quale aveva fatto chiamare lì Kyle. Il modo in cui i Sacerdoti avessero trovato la casa di Maisy passò improvvisamente in secondo, se non ultimo piano. Nessuno, tuttavia, osò parlare.
- Reshiram è noto per poter parlare telepaticamente con esseri umani, giusto? – chiese Cole.
- Esatto, i suoi poteri sono molto, molto sviluppati – rispose Green.
- Quindi è plausibile che tutto questo sia vero e che non sto impazzendo.
Kyle si sentì leggermente rassicurato da questo ma non riuscì a dire altro, così come gli altri presenti.
Alice, che era rimasta di fianco al ragazzo per tutto il tempo, guardò dritto davanti a sé, dov’era seduto Bucky. Lui ricambiò il suo sguardo e le fece un cenno con la testa, mimando le parole “Dillo tu” con le labbra. Lei si fece forza, mordendosi il labbro inferiore.
- Dobbiamo andare a fermare Artorius, è l’unica azione logica da fare.
Immediatamente, tutti si voltarono verso di lei. Green prese la parola.
- Da quanto ne sappiamo, potresti anche essere un’esca per portarci all’esterno. Nessuno sa praticamente niente di te. Chi ci dice che non ti ha mandato Sua Santità, qui, per farci fare una mossa falsa?
In quel momento, Blue lanciò una delle sue occhiate peggiori al suo ragazzo.
- Mi dispiace, ma anche tu sai che è così, Blue. Una ragazza tende sempre a intenerire ma è con la furbizia e le precauzioni che siamo riusciti ad andare avanti fino a ora.
- Io non sono in combutta con quel bastardo! – urlò Alice, perdendo improvvisamente la pazienza.
- Ragazzi, calmi. Siamo diversi da quelle bestie. Ricordate? Noi siamo quelli impuri, i “non degni di vivere”. Avete accolto qui chiunque fosse in fuga dal Sacro Ordine, senza distinzioni di razza, sesso o colore della pelle. Se dubitiamo uno dell’altro, non potremmo mai pensare di convivere, né tantomeno sconfiggere una volta per sempre Artorius e i suoi Sacerdoti.
L’attenzione di tutti, lentamente, tornò su di Kyle, rimasto in completo silenzio fino a quel momento.
- Insomma… Uniti si vince, no? Roba del genere. Credo – il ragazzo si rifugiò nel suo minuscolo spazio vitale, sentendosi addosso tutti quegli sguardi.
- Il ragazzo ha ragione. Diamole una tregua, Green. Conoscevo benissimo Ferdinand, lo zio di Bucky. Abbiamo superato tante guerre grazie a lui; se si fidava tanto della ragazza da farle conoscere l’adorato nipote e farli incontrare, allora non abbiamo nulla da temere da lei.
- Ne sei sicuro, Sur? – chiese Green.
- Assolutamente. E sono certo che, se fosse qui, Earl l’avrebbe accolta a braccia aperte nel team. Poi probabilmente io avrei fatto qualche battuta sconcia. Cazzo, quanto mi manca.
Tutti tacquero per dei lunghi, infiniti istanti. Alice cercò la mano di Kyle, lui quasi rabbrividì quando la ragazza gliela strinse, facendogli perdere qualche attimo. Dopo un leggero tirare da parte sua, Kyle si girò. Alla domanda che Alice espresse con solo la mimica facciale, impaurita dall’interrompere il silenzio che era calato, Kyle fece segno di no con la testa. Poi, con la mano libera, le fece intendere che dopo avrebbe avuto le risposte. Lei annuì e poco dopo lasciò la presa dove ormai la mano di Kyle andava a fuoco.
Fu Cole a interrompere il silenzio.
- Io… Maledizione. Non c’è niente da poter dire per Earl, era una delle persone migliori che io conosca. E sicuramente ci starà bestemmiando addosso facendo smuovere Arceus in persona per calmarlo, adesso che ci vede litigare come delle bambine all’asilo. Kyle ha rischiato la vita, Maisy è morta, per poter salvare Alice. Quindi, anche io mi fido.
Ci fu una serie di assensi generali, quando Green si scusò con Alice.
- Perdonami, ma sai…
- Devi pensare al bene della tua gente, lo so – concluse lei.
- Però, se quello che Kyle è vero, credo che dovremmo muoverci per impedirlo – azzardò lei, resa più sicura di sé dalle persone che avevano preso le sue difese.
- Ed è quello che faremo. Cole, Sur, che ne dite di fare una gita in montagna? – Green sorrise mentre sfilava il camice da laboratorio e iniziava a inserire cose strane che Kyle non aveva mai visto in vita sua, all’interno di uno zaino preso da uno dei tanti armadietti.
- Io dico che sarà una bellissima scampagnata. Mi piace l’ardore della ragazzina, mi ha fatto venire voglia di spaccare qualche bel culetto immacolato. E poi ho sempre sognato di liberare la mia vescica dall’alto di un precipizio, chissà che sensazione di gloria che si prova.
Gold, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, ad ascoltare mentre roteava su una sedia con le rotelle, si alzò e si avvicinò al gruppo.
- Gold, questa dovrà essere un’operazione di massima segretezza. Dobbiamo muovere molte truppe fin sopra le vette, non credo che sia nel tuo stile – Green lo fulminò con lo sguardo.
- O mi porti con te, o io vado fin là sopra con Togekiss e rilascio una pioggia di preservativi dove vi sistemerete.
Green stava già per perdere le staffe, come capitava praticamente sempre quando si trattava di Gold, quando Alice, timidamente, parlò di nuovo. Nessuno, però, riuscì a sentirla a causa del trambusto che stava andando creandosi.
Cole, che si trovava vicino ai due ragazzi, parve ruggire in modo identico al suo Rhyperior, richiamando l’ordine. La sua voce sovrastò quelle degli altri e tutti tacquero all’istante.
- La signorina ha qualcosa da dire. Le volete dare la possibilità di parlare, o devo prendere il martello?
- Oh, sai che vado pazzo per il sadomaso. Dopo puoi prestarmelo? Credo che Zitanna mi abbia messo gli occhi addosso – Gold scoccò un occhiolino ad Alice, che rise alla sua battuta.
- Avanti, piccola mia, parla pure – la incitò Daisy, regalandole il più bel sorriso che avesse nel suo caricatore.
- Io… io ho vissuto molto tempo, purtroppo, con quel mostro. Non fa mai niente di azzardato. Quando è giunto da Ferdinand per farsi creare quelle specie di armature, era con un paio di persone soltanto. Non mobiliterà l’esercito intero, credo che utilizzerà i suoi guerrieri più fidati. E se la cosa è di così vitale importanza, verrà anche lui ma saranno in pochi.
- Perché mai andare con pochi uomini, se ne ha a disposizione miliardi? – chiese Green.
- Perché lui si fida solo di sé, e del suo braccio destro. Non ho mai visto quell’uomo senza la sua armatura, non so chi sia o che aspetto abbia. Probabilmente ci sarà anche lui, al massimo qualche altra guardia fidata. Se tutti sapessero le sue mosse, lui non avrebbe più l’aura di figura potente e unica. È un megalomane, in pratica.
- Un’imboscata. Ecco cosa serve. Andremo in pochi anche noi, tutti pezzi da novanta – Cole assunse d’improvviso un’espressione decisa, sembrava una montagna in mezzo agli altri.
- Chi altri vuole venire? Sappiate che ci si potrebbe rimettere la vita – aggiunse.
- Missione completamente alla cieca. Persone che non sono mai state assieme su un campo di battaglia. Nessuna informazione su chi o cosa ci sarà ad aspettarci. Scarse possibilità di vittoria. Che cosa aspettiamo? – Sur fu il primo a dare il suo appoggio.
- Vengo anch’io. È mio dovere proteggere la mia gente – Green si alzò in piedi, raggiungendo i due membri fondatori della squadra.
- Come ho già detto, sto trovando divertente e soddisfacente fare il culo ai Sacerdoti. Inoltre, mi piace umiliare i loro corpi con i miei giochetti. Basta che non debba volare di nuovo abbracciato a Cole e ci sono – anche Gold si unì ai tre.
- Vengo anche io – Daisy si alzò, facendo irritare Glaceon che si era acciambellata sul suo grembo.
- Daisy, sai quanto ci faresti comodo. E anche tu, amore. Ma dovete restare qui, tenete d’occhio gli altri mentre non ci saremo. Inoltre, credo che Bucky abbia bisogno del vostro aiuto per il suo nuovo progetto – Green indicò il ragazzo che, grosso e ingombrante, si era rannicchiato in un angolo mentre i più grandi parlavano.
Lui sorrise e salutò con la mano.
Daisy e Blue provarono a opporsi ma Green le zittì entrambe.
- Se dovessimo fallire, servirà qualcuno che li guidi, lo sai bene, Blue.
Lei odiava essere chiamata in quel modo, dal suo ragazzo. Le faceva capire la serietà della situazione e sembrava quasi un rimprovero. Dovette ricacciare nel fondo del pozzo la sua testardaggine, l’orgoglio e la voglia di fare. Si limitò ad annuire, conscia che non ci fosse altra possibilità. Si alzò dalla sedia e si avvicinò al suo uomo e, nonostante le desse fastidio dimostrare affetto in pubblico, lo baciò appassionatamente sulle labbra, assaporando quanto più possibile la fragranza del suo corpo. Lui la strinse in un abbraccio e lei ricambiò.
- Fa attenzione, lì fuori.
Daisy diede una gomitata nel fianco di Cole, mozzandogli il fiato. Indicò, snervata, la coppia davanti ai suoi occhi. Cole rise e, in risposta, abbracciò Daisy, che scomparve se non per i capelli che fuoriuscivano dalle braccia del suo uomo.
Sur guardò Gold.
- Non ci pensare nemmeno – il vecchio scacciò via ogni pensiero con un gesto della mano troppo osceno per uno della sua età.
- Vengo anche io.
Tutti si girarono a guardarlo, increduli delle sue parole.
- Non esiste – Daisy si girò furiosa.
- Reshiram ha parlato con me. Ci sarà un motivo se lo ha fatto. Inoltre, mi sono allenato con Maisy. Lei è morta assieme alla sua Ursaring, per salvarmi. Ho lottato e mi sono allenato giorno e notte, da solo e con i miei Pokémon. Non resterò a guardare da dietro le quinte mentre le persone a cui tengo vanno a rischiare la vita, per tutti quanti.
Il suo discorso parve fare breccia, anche Daisy rimase in silenzio.
- Tu vieni. Ma restami attaccato al culo – Cole gli strinse una spalla.
- Sei abbastanza grande da prendere le tue decisioni, mi fido di te.
Kyle si sentì riempire di orgoglio a quelle parole, dette da suo zio.
- Se gli succede qualcosa, io ti ammazzo. E se muori, ti vengo a prendere fin dentro l’Inferno e ti ammazzo di nuovo – commentò Daisy, abbracciando forte Kyle.
Alice si sentì non poco in imbarazzo a osservare quella scena di dimostrazione d’affetto. Cose a cui lei non era per niente abituata.
- Anche io ho studiato… e fatto pratica. Gallade sa lottare – provò a dire lei, cercando di attirare l’attenzione senza essere troppo invasiva.
Bucky rimase senza parole, la osservò a occhi sgranati.
- Voglio venire con voi. Mi avete accolta, voglio rendermi utile.
Green l’osservò e parve quasi trapassarla con lo sguardo, tanto che Alice si sentì del tutto ridicola dopo aver detto quelle parole.
- Potresti rivelarti utile. Se Artorius ci tiene così tanto a te, come dici, allora potremmo usarti a nostro vantaggio. Ma non farai nulla se non ti verrà detto, intesi?
Alice annuì a Green, che parve stranamente soddisfatto.
- Ottimo. Partiremo domani all’alba. Fate i preparativi. Kyle, Alice, vi farò recapitare la lista delle cose da portare e dove le potrete trovare. Adesso abbiamo tutti bisogno di riposo e di prepararci. Ci vediamo dopo a pranzo – Green con questo lasciò intendere che la riunione fosse finita.
- La squadra più strana che abbia mai visto: un vecchio, un malato mentale, due ragazzini, un soldato e un cervellone. Può andare – Cole rise profondamente, scuotendo la testa.

Alice e Kyle erano appena usciti fuori, all’aperto. Il Sole splendeva forte sulle loro teste, le poche nuvole presenti proiettavano ombre gigantesche sui fianchi delle montagne. Passarono attraverso il grosso campo di tende delle ragazze di Zitanna, venendo salutati da tutte quante. Il nuovo gruppo si dimostrò molto socievole e gentile. Venute a sapere ciò che poco prima era successo ai due, molte si dimostrarono affettuose al pari di una madre, tante erano le attenzioni che ricevettero in un passaggio di circa dieci minuti. Zitanna in particolare, non li fece andare via se non dopo aver accettato i cornetti caldi che aveva preparato con le sue mani.

La mattina parve volare, tanto che furono impegnati con i preparativi. Soltanto verso ora di pranzo finirono di riempire i propri zaini e a mettere in primo piano tutta l’attrezzatura e il vestiario necessario per l’avventura, provviste comprese. Dopo essere stati rapiti da Zitanna e costretti a mangiare con lei, i due furono finalmente liberi di riposarsi per il resto della giornata.
La passeggiata di ritorno, all’interno del bosco, fu piuttosto imbarazzante per entrambi, tanto che rimasero in silenzio per la maggior parte del tempo, finché Alice non trovò finalmente il coraggio di parlare.
- Grazie, comunque.
- Per cosa? – chiese Kyle, colto di sorpresa dalla domanda.
- Prima, mi hai difesa quando Green ha dubitato di me.
- Ah. Beh… non è stato niente di che. Ho saputo quello che ti ha fatto passare quel tizio, credo sia improbabile che tu stia dalla sua parte. E poi, tutti meritano una possibilità – fece spallucce, come a sottolineare la semplicità delle sue azioni.
- Mi hai comunque difesa, probabilmente se tu non avessi parlato, nessuno avrebbe preso le mie parti.
- Maisy ci teneva molto al tuo recupero. Se lei si fidava di te, allora lo faccio anche io.
- Beh, grazie lo stesso per avermi difeso, ho apprezzato.
In quel momento, Alice allungò il collo, alzandosi sulle punte dei piedi, per dare un bacio sulla guancia a Kyle. Sorrise, poi riprese a camminare fra l’erba.
Il ragazzo rimase per qualche istante immobile, impacciato, senza sapere cosa fare. Si riscosse con una potente scrollata di testa e s’incamminò dietro di Alice. Prese posto al suo fianco e la guidò fra gli alberi, diretti verso casa. Una volta arrivati, raggiunsero poi i loro Pokémon che si godevano il calore del Sole, distesi fra i verdi prati. Li ripresero con sé e, sotto desiderio di Alice, Kyle condusse tutti quanti alla riva del fiume montano che lui era solito costeggiare durante il suo tempo libero. Lì lasciarono i loro compagni liberi di vagare e svagarsi, mentre loro due passarono il pomeriggio distesi in prossimità della riva Ovest del fiume, saltando da un argomento all’altro. Fu solo quando era ormai buio che decisero di ritornare indietro; se non fosse stato per la guida di Noctowl, probabilmente sarebbero arrivati in ritardo per la cena. Mangiarono più che poterono e, solo quando Daisy minacciò Kyle con un coltello in mano, si decisero ad andare a dormire. I due si salutarono sul pianerottolo che divideva le loro stanze, quando Alice diede a Kyle un secondo bacio sulla guancia.
Quella notte, Kyle tornò a sognare.


 

- Hancock

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