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herr - Cards - 11 - What Becomes of the Broken Hearted

herr

 


PREVIOUSLY ON CARDS Shauntal è morta, e Looker seguendo le tracce trovate a casa sua si dirige a Castelia. Zinzolin si reca da Hilda e la informa di consistenti cambiamenti nel loro accordo ed in seguito N, come gli era stato detto dal Saggio stesso, si trova a rompere con la ragazza. Julie finalmente raggiunge Hilda, e le parla di N.
Chapter XI
What Becomes of the Broken Hearted
Hilda dispiegò le persiane, ed una cascata di luce si riversò nell’ambiente.
« E così… conoscevi N? »
Julie era accomodata sul divano, nonostante non sembrasse a suo agio in un luogo così estraneo a lei. Si strinse nella giacca, e prese a parlare.
« Sì » esordì « o meglio, lo conoscevo attraverso un’altra persona »
« Oh, come mai? »
Squadrò la ragazza. Aveva un’apparenza normale, non le trasmetteva sensazioni sgradevoli come N e Zinzolin fecero prima di lei, ed al contrario la rassicurava. Assieme a questa sensazione, il senso di curiosità nasceva nella castana, l’intenzione di scoprire quale fosse il suo legame con il ragazzo e perché fosse giunta sin lì a cercarla.
« Erano fidanzati. Lui… » completò Julie « lui ed N »
« … lui? »
« Sì » sorrise lei « Hilbert Redwell »
« Oh. Non ne ha mai fatto menzione »
Che sorpresa pensò, ma in realtà non le veniva difficile da credere che quel ragazzo le avesse nascosto più di quanto le avesse detto. Certamente, era incuriosita.
« E voi in che relazioni siete, se posso? »
« In che relazione siamo? » rise Hilda, ripensando a poche ore prima « Non saprei. Non abbiamo una relazione »
Nella sua voce, un tono di malinconia. La sensazione che provava nei confronti di N non era abbastanza definita da poter essere espressa con una banale reazione fisica né c’era da parte della giornalista l’intenzione di capirla, era ai suoi occhi come un brivido selvaggio, una percezione distorta di quello che era il loro trascorso proiettato nella sua mente. Era più semplice per lei sperare in un prosieguo che ammettere a sé stessa come la loro storia fosse finita, poiché il vuoto non sarebbe stato un fardello meno leggero della sua presenza.
Scosse la testa cacciando quei pensieri dalla mente e tornò a Julie, che notò spaesata.
« Mi devi scusare, mi sono persa nei ricordi. Avevamo una relazione lavorativa, se dovessi darle una definizione. Ma vai pure avanti, ti ho interrotta »
« Non importa, tranquilla » rispose gentilmente, mentre Hilda prendeva posto davanti a lei. « Come dicevo, N e Hilbert avevano una relazione. Non ho mai saputo di più.
« Quello che in realtà penso di sapere è riferito ad Hilbert, che conoscevo di più rispetto ad N, in realtà »
L’altra la interruppe. « Lui sa qualcosa di particolare su N? »
« È questo il punto. Lui è morto, Hilda » ribatté atona lei, e come lo fece lesse nell’interlocutrice un’espressione sbigottita « è l’unico motivo per cui sono venuta da Accumula Town sin qui da te. Beh, questo e… »
Affondò la mano nella tasca ed estrasse la lettera stropicciata, stirandola con le mani sul ginocchio « Questa lettera mi è arrivata qualche giorno fa. Un uomo diceva di sapere dove fosse N, e mi incitava ad avvisarti del rischio che stessi correndo »
Sentire quelle parole fu più duro di quanto pensasse. Una tempesta di domande investì la sua mente, un turbinio di dubbi che non lasciavano spazio a risposte.
L’immagine di N, come era giunta a conoscerla, era stata sconvolta. L’aurea di mistero che lo circondava si tinse di toni più scuri di quelli che avrebbe mai potuto immaginare, il pensiero di aver mai sfiorato quell’uomo le accapponava la pelle. Il suo corpo era pervaso da brividi.
« Quale… quale rischio? Com’è morto Hilbert? »
Il viso di Julie si rabbuiò. « È stato ucciso. È stato catalogato come incidente, ma so che non è così »
« E cosa c’entra questo con N? »
« Non capisci? È per colpa di N che Hilbert è morto! È stato N a trascinarlo in questo circolo vizioso, lui e tutto il suo discorso sulla verità e gli ideali—»
« Quale discorso sulla verità e sugli ideali? » Hilda la interruppe nuovamente. La sua mente faceva fatica a seguire la sua spiegazione, stava venendo bombardata di informazioni che non aveva mai sentito prima. « Di cosa stai parlando? »
« Non lo ha mai menzionato? L’eroe della verità e l’eroe degli ideali… non ti ha mai detto nulla di tutto ciò? »
« No… »
Julie si mostrò dubbiosa.
« Su cosa si basava la vostra relazione “lavorativa”, se mi è concesso? »
« In realt—»
« Non mentirmi »
Hilda la guardò indispettita. Si trovava a disagio a parlare di una faccenda di tal tipo ad uno sconosciuto, ma riconobbe che aveva ragione.
Era il suo unico modo di scoprire la verità dietro N.
« Quando ci siamo incontrati per la prima volta ero in disperato bisogno di aiuto. Stavo perdendo il lavoro, necessitavo qualcosa che mi salvasse ed all’improvviso è arrivato N. Mi ha offerto un accordo che consisteva nello scambio di informazioni ed io ho accettato perché pensavo che potesse essere vantaggioso, ma mi sbagliavo. Non ne ho ottenuto nulla »
« Ok… » sospirò Julie, altalenando lo sguardo fra gli occhi di Hilda e la misteriosa lettera « ecco quello che farem—»
Il suo discorso fu interrotto dal tintinnio di un campanello.
Entrambe si voltarono, Julie all’oscuro del motivo che aveva provocato il suono mentre Hilda, al contrario, perfettamente cosciente. Proveniva dalla porta, questo ciò che ad una prima occhiata la castana seppe dire.
« È il campanello » spiegò la giornalista mentre si apprestava a rispondere « c’è qualcuno alla porta »
« Stavi per caso aspettando un ospite? »
« No, non che ricordi »
Alzò la cornetta, ed una voce maschile giunse al suo orecchio. Dall’immagine proiettata sul display, pareva un uomo sulla trentina, seppur fosse nascosto da un lungo trench beige.
Quando Julie la vide tornare, Hilda le risultò se possibile più scossa di prima.
« Chi era? »
« Un certo Looker »

Una tenue luce era diffusa in tutto l’ambiente, una piccola stanza d’ospedale.
I muri, la mobilia, ogni cosa era pervasa di una fredda ed asettica tonalità di bianco.
Natalie aprì gli occhi, sbattendo le palpebre confusa.
« Cosa… »
Una figura parlante fece capolino nel campo visivo della donna. Si trovava sul ciglio del suo materasso, e le pieghe delle lenzuola si inchinavano ove sedeva come sudditi al cospetto di un re.
« Va tutto bene, non agitarti Natalie »
« Chi sei…? Non sei il mio dottore… »
« Non preoccuparti di ciò, ho tutto sotto controllo » rispose la figura, sfoggiando un caldo e rassicurante sorriso. I suoi occhi erano del colore dello smeraldo, ed un ciuffo sbarazzino dalle tonalità verdi spuntava dal suo cappello.
« Come ti senti, Natalie? Hai dei ricordi? »
« Perché… perché continui a chiamarmi Natalie? »
« Come perché? » rise il dottore « È il tuo nome! Un gran bel nome, se mi chiedi »
« Non ricordo il mio nome… il dottor—»
« Il dottore non ti conosce, Natalie »
Il viso della ragazza si illuminò a giorno, e le labbra si spiegarono in un’espressione speranzosa. La gioia che provava era palpabile. « Tu… tu mi conosci? »
Sorrise. « Sì, sì ti conosco »
« Allora aiut—»
Il ragazzo posò due dita sulle sue labbra e Natalie cessò di parlare. Seguì un imbarazzante silenzio, riempito dagli sguardi che l’uomo lanciava alla ragazza, sino a che la voce calda ed ammaliante del dottore riprese a risuonare nell’aria.
« Non c’è fretta, Natalie, una cosa alla volta » continuò, alzandosi e dirigendosi verso la porta « tornerò, Natalie. Domani, alla stessa ora, sarai qua ad aspettarmi? »
La ragazza fece cenno col capo.
« Allora tutto andrà bene. Arrivederci, Natalie »

L’arrivo di Looker aveva sconvolto, ancor più di quanto le rivelazioni di Julie non avessero fatto, la mente di Hilda. A quanto sosteneva, Zinzolin sarebbe stato immischiato nelle faccende della Lega e, nella fattispecie, nell’elezione del nuovo Campione della Lega, Iris Youstress. Il potere a cui si trovava davanti la giornalista non faceva che aumentare di dimensioni, mentre le sue risorse venivano tagliate ed il suo spazio di manovra considerevolmente ristretto.
« Scusate, cosa sta succedendo? Chi è Zinzolin » intervenne Julie, interrompendo il discorso che i due stavano proseguendo senza includere la giovane « e cosa c’entra con N? »
« N chi? » ribatté Looker « non so di nessun N, io »
« CALMA! » urlò Hilda « possiamo calmarci per un attimo? So che è un disastro la situazione, ma non andremo avanti così »
Gli altri cessarono di parlare alle sue grida, indirizzando la propria attenzione e dil proprio sguardo nei confronti della giornalista.
« Molto bene. Vi dirò quello che so.
« Non ho ancora capito che ruolo abbia Zinzolin in tutto ciò, ma da quello che ho potuto appurare ha nelle sue mani un potere molto grande, pressoché illimitato. Non so quale sia il suo scopo, ma c’è una buona notizia: ha a che fare con me, o comunque viaggia attraverso me, e ciò può tornare a nostro favore.
« Per quanto riguarda N… » l’immagine della sua chioma verde balenò nella sua mente, ma la scacciò prontamente « per quanto riguarda lui, dev’essere un sottoposto di Zinzolin. Non so quale sia la funzione, e come per Zinzolin, non sono a conoscenza del suo scopo. Ma non dovremmo preoccuparci troppo di lui »
« Perché no? »
« Lascialo semplicemente stare » ribatté lei « ma oggi non è né il momento né il luogo adatto per parlare. Domani se ho un po’ di fortuna ne scoprirò di più, ma ora preferirei che voi due ve ne andaste. Buonanotte »

L’edificio che ospitava le novelle “Tipografie Baskerville” era un modesto palazzo nel cuore della città, facilmente raggiungibile dalla giovane attraverso la metropolitana. Come si trovava a ragionarci sopra, capì che non fosse una coincidenza: Zinzolin intendeva porla nelle migliori condizioni di lavoro.
Osservò con ribrezzo l’insegna al neon che scintillava di fronte a lei, ed entrò.
« Buongiorno » esordì un ragazzo, come lei mise piede all’interno della costruzione. « Lei è la signorina Hilda, presumo »
Si aspettava di ricevere un emissario di Zinzolin, ciò che non aveva previsto era che si sarebbe potuto trattare di una persona che rientrasse nei suoi canoni di normalità. Non tradiva nessun istinto malvagio né alcuna sinistra provenienza, trasmetteva al contrario alla ragazza una semplice sensazione di naturalezza completamente estranea al saggio. Era sorpresa.
« Sì, sono io. È stato mandato da Zinzolin? »
Asserì, scoprendo alla sua vista una serie di plichi che immaginava fossero collegati alla sua attività di giornalista.
« Penso che vorrà discutere dei termini dell’accordo in una sede più privata »

Seguì il ragazzo attraverso i corridoi nei quali si snodava la tipografia, ricambiando il saluto non appena qualcuno, del quale non conosceva né il nome né le fattezze, la salutasse. Si sentiva intimorita all’idea di trovarsi nella tana del lupo, nonostante fosse una tana di suo gradimento.
Come a voler indorare la pillola, quale gentilezza da parte di Zinzolin pensò lei, il suo ufficio era quanto di più opulento potesse aspettarsi. Un lampadario in cristallo pendeva dal soffitto, troneggiando al centro di un grazioso salotto composto da due poltrone ed un divano. A prima vista azzardò che fosse pelle, e confermò i suoi sospetti quando prese a tastare la superficie: era morbida e squamata. Un caminetto spaziava alla sua destra, era in marmo bianco e sembrava non fosse stato acceso da tempo, tanto che nemmeno una sfumatura di cenere faceva capolino ai suoi occhi sul pregiato materiale. Ai lati si prolungava una libreria a più scaffali ed una credenza, della quale non riuscì a capire l’utilizzo.
Era sbalordita.
Il ragazzo sorrise, compiaciuto. « È di suo gradimento? »
« È di suo? » ripeté afona.
« Non è la mia opinione a contare in questi argomenti, signorina »
« Allora siamo in due » lo incalzò, cercando lo sguardo dell’intermediario « cos’ha da offrirmi Zinzolin? »
« È presto detto »
Si adoperò per estrarre da una valigetta una vasta quantità di materiale e la posò su di un tavolino, a metà fra la sua posizione e dove sedeva la castana. Si sedette anch’esso.
Hilda prese in mano il primo plico, sfogliandolo con curiosità. Parlava di una certa Campionessa Cyntia, che presumibilmente si trovava in regione a trascorrere le sue vacanze in una località balneare. Rilesse una seconda volta, non sicura di aver capito il messaggio nascosto fra le righe.
« Mi scusi se chiedo, ma cos’avrebbe ciò da fare con il Team Plasma? »
« Non saprei, signorina. Non sono informato su questa materia »
« Siamo ancora in due, allora »
Continuò a leggere, ma nulla che potesse considerare utile raggiungeva la sua vista e si tramutava in informazione per un possibile giornale.
Lo ripose in parte a lei, e pescò un altro foglio.
Voltò la prima pagina, la seconda e la successiva. Ancora una volta, era materiale di natura scandalistica al contrario di quello che era stata portata a pensare ed abituata. Alzò lo sguardo dai fogli e fisso il ragazzo.
« Mi stai prendendo per il culo? »
« Come scusi? »
« Come scusi » gli fece eco lei, alzando di un semitono la sua voce. Ne era risultato una canzonatura.
« Non capisco cosa intenda »
« Oh, io invece sì » sbottò « cosa cazzo è questo? Le vacanze della campionessa Cynthia? Le foto in topless di una Capopalestra? Cosa cazzo pensi di star facendo? »
« Le chiedo di—»
« Tu non mi chiedi un cazzo. Voglio parlare con Zinzolin »
« Sono sicuro che quando il signor Zinzolin avrà intenzione di parlarle, saprà trovarla » fece, in difficoltà, e si aggiustò il nodo della cravatta. Un semplice gesto meccanico, era in perfetto stato. « Ora, se mi vuole scusare, dovrei andare »
Con la medesima velocità con cui avevano raggiunto l’ufficio si dileguò, ed Hilda corse subito al suo telefono.
« Pronto, sì, sono Hilda »
« Com’è andata? » rispose la voce « è già uscito? »
« Vi dico dopo, concentratevi su di lui. Sì, è uscito appena adesso, ha una valigia in mano, di’ a Looker di preparare la macchina »
« Ok, a dopo, ciao »
« Ciao »

« Cosa diceva Hilda? »
Julie spense il telefono e lo ripose in tasca, rivolgendo gli occhi a Looker. « Metti in moto, sta uscendo »
Spostò lo sguardo oltre l’uomo e sino all’entrata delle Tipografie Baskerville, dove infine fece capolino la figura del ragazzo, accompagnato da una ventiquattro beige in mano. Come suggerito dalla giornalista, si trattava di lui.
Continuò verso la strada e, giunto sul ciglio del marciapiede, alzò il braccio destro, facendo uno strano movimento delle dita. Quasi avesse risposto al richiamo, una limousine si accostò al selciato e lui scomparì dietro la scura portiera.
« Parti »
Looker non esitò a seguire i comandi della giovane e partì spedito all’inseguimento. Particolarmente curioso trovò che l’auto non fermò ne sterzò bruscamente, rendendo seguirla un lavoro facile e lineare.
Una decina di minuti seguenti la vettura rallentò in prossimità di una serie di villette a schiera in stile coloniale, parcheggiando di fronte ad una di esse. Non era difficile individuarla, spiccava fra le altre per gli esterni fatiscenti e dimessi, un triste e buio intervallo fra due file perfettamente tenute di abitazioni.
« Che facciamo? Scendiamo? »
Looker diede un ulteriore occhiata alla casa, senza fermare il moto della macchina. « No, torniamo a casa »
« Perché? »
« Perché lo dico io? Ho una certa esperienza co—»
Non riuscì a finire la frase che le mani di Julie si trovavano sulla maniglia della portiera. Spinse lo sportello verso l’esterno e si lanciò, mentre la vettura era in corsa.
« A dopo! »
« Cosa stai facendo? » urlò « avremo tempo per tornare domani! »
« Non io. Ho aspettato troppo tempo per sapere la verità, Looker »
« Oh » sbuffò, ed arrestò la macchina. « Come vuoi »
La giovane non nascose il suo entusiasmo e corse incontro ad abbracciarlo, cosa che lui apprese con freddezza. S’incamminarono verso la casa, sperando in cuor loro di trovare un aiuto per Hilda.
L’entrata era diroccata e presentava cumuli di macerie scostati ai lati. Legna bruciata perlopiù, che ricopriva il pavimento e le mura, assieme ad una consistente quantità di polvere e vetri. D’altra parte, le numerose crepe nel soffitto davano all’ambiente una discreta luminosità e ciò rese più facile ai due muoversi nell’abitazione.
Julie fu la prima a mettere piede nella veranda, scostando uno strato di cenere da terra. Agli occhi del compagno, dimostrava sicurezza in ciò che faceva.
« Cosa pensi di trovare? »
« So quanto te, Looker »
« Incoraggiante » concluse, atono.
« Non sei un poliziotto, tu? Dovresti essere una specie di guru in queste cose »
« Sono più un… ahem… tipo da scrivania »
« Oh, davvero? E sposti la scrivania nei viaggi transatlantici da Sinnoh a Unova? »
« Touché »
« Ok, perché ti sei fermata? » riprese Looker, come osservava Julie fissare qualcosa di fronte a lei. « C’è qualcosa che non va, Julie? »
« Tutto ok, tutto ok… ». Fermatasi, non era capace di distogliere lo sguardo dallo spettacolo che si proponeva ai suoi occhi, qualche metro più avanti: ad interromperla Looker, che si fece strada davanti a lei con l’intenzione di scoprire l’arcano.
« Che ca—»
Oltrepassata la stanza d’entrata avevano raggiunto un salone più grande, anch’esso nelle medesime condizioni della parte precedente, e ciò che stupì loro era la presenza di una serie di macchinari di una tecnologia decisamente avanzata rispetto all’età della villetta. V’era un grande schermo piatto ed una spessa porta, in parte alla quale v’era un mobile in metallo, il cui uso rimase segreto ai due.
« Da quando in qua i fantasmi hanno bisogno di uno schermo ultrapiatto? »
Julie si adoperò per aprire la porta. « Aiutami, invece che fissare la TV »
« Ok, ok… arrivo »
« Prima di domani mattina? »
Looker corse dalla castana e fece pressione sulla superficie, ma non pareva volersi muovere.
Poco dopo, lo schermo si accese, ed un ragazzo comparve su di esso.
« Buongiorno! Vedo che avete intenzione di entrare, lasciate che apra la porta! »

Era pomeriggio inoltrato quando Hilda tornò a casa dal suo nuovo lavoro. Lavorare alle tipografie, per quanto riconosceva che fosse un’occupazione fittizia e di valore nullo, scoprì portarle via molto tempo tra pratiche legali e richieste di Zinzolin. Quell’uomo aveva certamente una passione per il potere e giocare con la giovane come fosse una bambola sembrava essersi rivelato molto divertente. Assieme a quei pensieri, l’immagine di N rimaneva marchiata a fuoco nella sua mente: non c’era un secondo che passasse senza che i suoi pensieri non si rivolgessero a lui. Le parole di Julie l’avevano colpita ma nonostante ciò una parte di lei sperava che N, il ragazzo dai capelli verdi che aveva imparato ad amare, non fosse semplicemente uno psicopatico ma ci fosse qualcosa di più. Qualcosa di vero, anche se nel profondo.
Ad interrompere i suoi pensieri il trillo del campanello.
« Pronto, chi è? » rispose trafilata « Julie, sei tu? »
« Polizia in realtà. Possiamo salire? »
« Cos’è successo? »
« Signora, preferiremmo che ci lasciasse entrare »
« Oh, certamente, scusate »
Fece scorrere l’indice sullo schermo ed un suono metallico si udì dall’altra parte della trasmissione.
Ci misero poco a salire, e poco dopo che aprì la porta li vide fare capolino dalla tromba delle scale. La sorprese scoprire che non si trattava di un unico agente ma di un manipolo di essi, in scure divise e armati.
« Cos’è successo? »
« È lei la signora Baskerville? » rispose l’ufficiale ed eluse la domanda della giovane.
« Signorina, in realtà. Comunque sì, perché? »
« Dovremmo controllare la sua abitazione »
« Oh, fate— fate pure »
Nell’appartamento irruppe una dozzina di uomini, i quali si adoperarono celermente per mettere sottosopra ogni cosa incontrassero davanti a loro. Borbottavano fra loro frasi sconnesse, che Hilda non riuscì a capire.
Era confusa.
« Cosa state facendo? Perch—
Portò lo sguardo alla porta, alla ricerca di qualcuno incaricato della faccenda, e vide con orrore baluginare sull’uscio della porta una figura a lei molto cara.
« Bianca… »
Come una pugnalata al cuore, sentì delle fitte nel petto diffondersi lungo tutta la cassa toracica. Il respiro le venne meno e parve per un attimo dimenticare l’uso della parola. Era impietrita.
« Hilda, mi fa piacere trovarti »
« Bianca, non capis—
« Non c’è nulla da capire. Hanno aperto un’indagine per quanto riguarda ciò che è successo la notte prima del mio licenziamento »
« Co—
« Non disturbarti, Hilda. Sono stata avvelenata, ed ho intenzione di arrivare in tribunale »
Bianca volse lo sguardo all’appartamento dell’amica ed il sorriso che prima illuminava il suo volto scomparve. Arricciò le labbra, una lacrima parve rigarle il viso.
« Pensavo… pensavo fossi mia amica, Hilda… »
« Oh, Bianca! Sono tua amica! »
« Non so se crederci » si asciugò la lacrima, stringendo le braccia conserte « non so se crederci, Hilda. Non so se crederti! »
Bianca scomparve dietro l’ufficiale e presero a parlare, mentre nella sua mente Hilda cercava di pensare ad una soluzione.
L’illuminazione giunse quando si ricordò dei molti telefilm che era solita guardare, e di come la polizia necessitasse di un mandato per ispezionare una casa.
« Avete un mandato? » ringhiò.
« Come scusi? »
« È illegale quello che state facendo, avete bisogno di un mandato »
« Signor—
« Vi voglio fuori. Tutti. Se vuole mettere piede dentro casa mia la prossima volta avrà bisogno di un mandato »

Il debole pallore lunare illuminava le vesti di Natalie e le faceva risplendere di un etero bianco. Lasciato il suo letto si era trascinata alla finestra, persa com’era nella sua situazione, nella speranza che la luna l’aiutasse a ricordare. Magra speranza, pensò sorridendo, ma non le importava. In ogni caso, confidava nel simpatico dottore giunto il giorno precedente.
Come immaginava, udì dei passi avvicinarsi a lei.
La porta si aprì.
« Buonasera, Natalie »
« Ancora Natalie… » rise lei senza scomporsi « mi piacerebbe tanto ricordarmi di essere questa bella Natalie di cui tu parli »
« Te lo ricorderai, Natalie. Abbi solo pazienza »
Si sedette sul materasso e rimase in silenzio. I loro sguardi si indagavano a vicenda, gli occhi smeraldini dell’uomo scorrevano lungo il suo viso sorridente, ricambiati da quelli della castana, ma nessuno parlò.
« Perché sei qui, questa sera? »
« Te l’avevo promesso »
« C’è un altro motivo? »
« Solo se vuoi che ci sia, Natalie »
Lo squadrò. « Lo voglio »
N sorrise compiaciuto, dopodiché estrasse delle foto dalla sua tasca. Ritraevano due ragazzi nella notte, uno dei quali presentava le medesime fattezze del dottore. Incuriosita, Natalie si avvicinò e le prese in mano.
« Cosa… cosa sono? »
« Sono foto, Natalie. Le hai scattate tu, non ricordi? »
Scrutò le immagini da più vicino.
« Non penso di farlo… ma ho per caso fotografato te? »
« Sì, l’hai fatto Natalie » sorrise lui « non te lo ricordi? »
« Mi dispiace, no. E chi era la ragazza? »
« Non ha importanza »
« Sembrate intimi… è la tua fidanzata? »
« Hai molta fantasia, Natalie. Ci vediamo domani »




Skins.
Indovinate? No, non serve.
Ho cominciato Skins e finito il capitolo. Che bello.

herr

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