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Lila May - Star★Power - I★


I
«Alty!» Orthilla rivolse il capo verso il cielo terso e, non appena gli occhi accarezzarono la figura tondeggiante del sole, ridusse le palpebre a due fessure cristalline, cercando di contrastarne la luminosa potenza. Anche quel giorno, il caldo aveva deciso di investire Hoenn nel suo bollente abbraccio. Lungo le strade della città, persone e turisti provenienti da ogni dove si fermavano a godere di quell’atmosfera unica che solo il preludio primaverile sapeva regalare, fotografando con aria stupita il circondario. Hoppip che svolazzavano per gli incroci, carretti che vendevano Conostropoli freschi, sorrisi e chiacchiericci, donavano alla città un aspetto accogliente e allegro. «Buongiorno!» esclamò la ragazza, rivolgendosi alle nuvole. Non ci fu risposta, ma sapeva in cuor suo che di lì a poco sarebbe arrivata. E infatti, all’improvviso, un uccello bluastro dalle ali morbide come nuvole attraversò rapidamente la lunga distesa celeste, rispondendo al suo richiamo con un melodico verso. La ragazza sorrise orgogliosa, si portò una mano sulla fronte e rimase a guardare Altaria ancora un po’, a bocca aperta. Le piaceva osservarla volare, la faceva sentire libera e leggera come una piuma. All’improvviso le responsabilità da idol, la terraferma, i problemi… tutto diventava astratto, impalpabile. E lei, lei si tramutava in un piccolo palloncino il cui filo finalmente si slegava dal mondo, e cercava di raggiungere il suo Pokémon trasportata da brezze immaginarie e profumate di freschezza. Era una sensazione impagabile, che la rendeva felice nonostante il periodo nero. Ogni mattina, Altaria cercava di portarle il sorriso esibendosi in uno dei suoi magnifici voli, ed era una delle poche cose che Orthilla riusciva ancora ad apprezzare.
Nessuna delle due poteva immaginare che quel giorno, quel giorno all’apparenza così bello, sarebbe stato il collasso finale della giovane stella.
«Ehi, venduta!»
Orthilla si voltò, focalizzando lo sguardo su una combriccola di giovani che le si stava avvicinando con fare spavaldo. Sapeva che il simpatico appellativo era stato indirizzato a lei, ultimamente i peggio paragoni e commenti le venivano scoccati di continuo. Fece male, tanto male, ma cercò di tirare fuori uno dei suoi migliori sorrisi, raggianti come quelli in tv. Non voleva problemi con il mondo. Non ora. Non nell’unico momento di gioia che le era rimasto. «Ti serve qualcosa?»
«Mi serve sapere che droga usi per pompare il tuo Altaria tanto da farlo girare in quel modo. Perché scommetto che il tuo Pokémon è finto quanto te. »
Un riso si levò tutt’intorno, e gli occhi della ragazza si velarono appena, mentre Altaria scendeva aggraziata dal cielo distendendo le ali candide. Lei… che drogava i suoi Pokémon…? Perse le forze di ribattere e rimase muta a fissarli, sconcertata. Tutti quegli occhi carichi di odio, che un tempo l’avevano ammirata brillare sul palcoscenico… ora la osservavano come se la volessero cancellare dalla faccia della terra. Si sentì un mostro. Ed era così tutti i giorni.
«Avanti, dimmi che droga usi».
«Proprio nessuna. Dovete credermi… »
«Crederti?» ribatté un altro, facendosi strada tra i ragazzi. «Perché dovremmo continuare a berci tutte le tue cavolate da mocciosa. Quando eri un esempio per tutti parlavi di sforzi, di concentrarsi sui propri sogni… eri una dea capace di realizzare i desideri di tutti, come tuo zio. Santo Arceus, poi si viene a scoprire che ti sei parata il didietro sfruttandolo per raggiungere la fama. Fate schifo entrambi, siete la…».


«... vergogna di Hoenn… » un flebile mugugno si sollevò dal pesante cumulo di coperte colorate che ricopriva il corpo di Orthilla. La ragazza, rannicchiata là sotto da ben più di due ore, non sembrava affatto intenzionata ad uscire, e nonostante fosse chiaramente sveglia, pareva un cadavere irrigidito. Accanto a lei, su un tavolino di vetro, sostavano pile di giornali visti e rivisti, una tazza di cioccoskitty ormai fredda e un ferma-capelli blu. Se ne stava lì, a fissare i ricami bordeaux del divano con i suoi occhi gonfi e arrossati, la testa pesante immersa nel ricordo di quel giorno che la devastò definitivamente. Ormai cercare rifugio tra i cuscini era diventata una cosa quotidiana, per lei; l’esterno aveva cominciato a schifarla in maniera orribile da quando era accaduta quella cosa.
Sì. Proprio quella. Il mondo intero aveva scoperto che era la nipote del campione – ormai ex - Adriano. I giornali, a quella notizia piccante, erano letteralmente impazziti, ma c’era da aspettarselo. Tuttavia, le persone che l’avevano amata e stimata per la sua grinta, la sua passione per i Pokémon e il giovane successo che aveva ottenuto contando solo sulle sue forze, avevano iniziato a vederla sotto una lente diversa. Diversa e disgustosa, che l’aveva portata alla sfioritura più totale.
Al nome “Orthilla”, ogni bocca di ogni regione reagiva sempre pronunciando le stesse, orribili parole. Raccomandata. Venduta. Parassita, sanguisuga. Un’approfittatrice che del successo dello zio ne aveva fatto il proprio, ma che dentro rimaneva una buona a nulla, una scansafatiche. Era stato un duro colpo ricevere quelle critiche insensate. Le avevano lacerato l’anima e la stima, ma aveva pensato che con l’aiuto di Adriano e la sua grande forza di volontà sarebbe riuscita a riparare tutto.
Invece fu peggio, quella mossa che ora vedeva come un  terribile errore aveva causato il lento ma inesorabile declino della loro fama.
Lo zio, nel tentare di difenderla, si era guadagnato dalla gente titoli indecenti che lo avevano rovinato talmente tanto da trovargli un rimpiazzo all’altezza, se non più forte, ovvero il giovane Rocco Petri - attuale campione di Hoenn -. Orthilla era passata di nuovo come un’approfittatrice, che con i suoi occhioni languidi era riuscita a convincere Adriano a difenderla dalle critiche, ma per alcuni la verità era ben più cruda di così; addirittura sostenevano che si era ingraziata lo zio andando a letto con lui. Rabbrividì sotto le coperte, schifata da tutte quelle dicerie false. Inizialmente si era detta che niente era irreparabile. Aveva scelto di rimanere positiva e, per quanto difficile, mantenere la testa alta e continuare con il talent, gli eventi e tutto il resto. Forse ci sarebbe voluto del tempo, ma nonostante il disagio, si era sentita motivata, aveva scelto di aggrapparsi ad un barlume di speranza pregando che tutto le andasse per il meglio. Tuttavia, quando quell’ondata di odio e disprezzo aveva finito per ritrovarsi protagonista assoluta della prima pagina del giornale, si era sentita sconfitta.
Distrutta, logorata da insulti pesanti che sparlavano di Orthilla come se non l’avessero mai conosciuta, come se neanche sapessero chi fosse stata, e chi era. Lei, poi, che si era guadagnata il suo posto da idol completamente da sola, sudando e lottando contro tante ragazze decisamente più belle, ingerendo a raffica pillole, farmaci, di tutto e di più al fine di raggiungere il livello di grazia e bellezza richiesto. Lei, che era diventata così famosa da creare un reality da sé ed aprirlo a tutti coloro che sognavano di diventare stelle, per venire incontro a tutti, aiutare, dimostrare al mondo che anche se era famosa e piena di soldi, ancora aveva una testa lucida, e non montata come succede a chi si fa sopraffare dall’odore del successo. Perché “se ci credi davvero, i tuoi sogni diventano obbiettivi facilmente realizzabili”. O almeno, così le era piaciuto pensare.
Invece, ora tutti la odiavano e schifavano per un gesto che non aveva mai compiuto. Che non era da lei farlo. La reputavano un fastidioso parassita e basta.
La giovane e talentuosa Orthilla aveva smesso di essere un esempio per le ragazzine, di comparire sugli schermi, di essere nota, di essere qualcuno di importante.
La giovane e talentuosa Orthilla aveva smesso di brillare e si era spenta piano.

 
Una stella caduta, morta e di cui a nessuno, nessuno importava più niente.



__________________
NdA
Ehilà, ciao a tutti! Finalmente ritorno nel fandom dei Pokémon e sì, ritorno proprio con una long! Premetto che non ho mai letto di Orthilla, dunque spero vivamente di non aver fregato idee a nessuno. Nel caso, avvertitemi (?)
Allora, come long dico subito che non sarà molto lunga. Gli aggiornamenti saranno abbastanza veloci - trust me (?) – eeee… che dire, spero di avervi lasciato con della curiosità. So che questo primo capitolo è molto oggettivo, comunque vedrete avanti le cose che succederanno ehehe. Ah, una cosa importante. Sono stata io ad inventare che nessuno sapeva della parentela tra lei e Adriano. Mi serviva come pretesto per fare il boom, in realtà sappiamo tutti che questo non ha creato problemi da nessuna parte (?). Bien, ci vediamo al prossimo capitolo allora! Mi raccomando, commentate se vi è piaciuta e segnalate eventuali errori!

Grazie a tutti!
Lou

 

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