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John Hancock - Bloodborne - 13 - Sottozero



Sottozero
28 Dicembre, Nevepoli
 
Bellocchio si svegliò di buon’ora. Quasi non aveva dormito tutta la notte. Il sonno aveva rifiutato di raggiungerlo e lui non aveva fatto nulla per agevolarlo. Era da poco passata l’alba quando si diresse in cucina, sedendosi di fianco le braci del camino. Il loro tepore lo riscaldò mentre osservava fuori dalla grande finestra del salotto. La calma di quelle ore lo rendeva sempre di buon umore. Sembrava quasi riuscire a distendere tutti i suoi nervi e a ripulirlo dal lercio accumulato in giorni e giorni di fatiche.
Si fece una grossa tazza di caffè bollente e si andò a sedere al tavolo della cucina. Sorseggiando la calda bevanda, appoggiò gli occhiali contenenti la sua IA sul tavolo, attivando gli ologrammi con cui poter lavorare. Era ancora molto presto, perciò preferì evitare di contattare Alberta, lo avrebbe fatto una volta che il secondo rinforzo fosse arrivato.
Si mise ad aggiornare la banca dati di Ellie con il resoconto del loro scontro col covo di quell’Ariados gigante, per poi tornare a esaminare tutti gli indizi che aveva raccolto in quei giorni, ripartendo addirittura dalle macchie di sangue rinvenute sul tappeto dei Parker.
Lentamente, perse il contatto con la realtà. Si focalizzò a tal punto sul cercare di trovare qualche collegamento da non accorgersi affatto di Bianca e Valerio che erano entrati in cucina, gli si erano seduti di fianco, e avevano iniziato a fare colazione.
Bellocchio parve tornare alla normalità solo quando qualcuno bussò al citofono di Bianca. Lui quasi balzò in piedi a quel suono, strappato dai suoi pensieri.
Si voltò verso la porta, Bianca si era appena alzata dal suo posto e stava andando a controllare chi fosse.
- Tu devi essere Bianca. Io sono Augusto, Alberta mi ha mandato qui come rinforzo per Bellocchio.
- Prego, entra pure. Sei arrivato giusto in tempo per la colazione, se vuoi puoi mangiare qualcosa con noi.
- No, grazie. Sono qui solo per vedere Bellocchio.
Bellocchio, che si era girato sulla sedia per poter osservare chi fosse, vide in diretta la reazione di Bianca. Non l’aveva mai vista così affranta; venire liquidata così, come niente fosse, doveva averle fatto più male di quanto non desse a vedere. La ragazza si fece da parte sull’uscio, dando spazio ad Augusto e permettendogli di entrare in casa sua.
Senza dare la minima importanza al resto, Augusto si diresse direttamente verso Bellocchio, il quale si stava già alzando dalla sedia, pronto a dargli il benvenuto.
- È un onore, signore. Non avevo idea che lei stesse arrivando, la credevo in pensione.
- In effetti, sono qui solo perché è stata Alberta stessa a chiedermi di venire qui per aiutarti. Mi sono messo subito in viaggio, e sono stato aggiornato sullo stato delle indagini strada facendo. Sono dispiaciuto solo di averci messo così tanto tempo, ma queste bufere maledette hanno ritardato di molto il viaggio – rispose l’uomo dagli occhi rossi.
- Non si deve preoccupare di questo. Fino a ora sono stato aiutato da Bianca, la Capopalestra di Nevepoli. Inoltre ci ha raggiunti Valerio. E giusto in tempo.
- So del vostro incontro con quel nido di Ariados. Vi siete comportati piuttosto bene. Peccato che la tua IA non sia stata in grado di registrare nulla.
- Già, non ho idea del perché sia successo.
- Ehi… uhm, piacere di conoscerla, collega – Valerio allungò la mano, ora libera dal cornetto con cui era occupato finora, in direzione di Augusto.
L’uomo più anziano gliela strinse, accennando un sorriso, apparendo più inquietante di quanto non fosse.
- E datemi del tu, non sono poi così vecchio. Avete trovato delle anomalie, quando avete affrontato quel nido di Ariados?
- Tranne la furia omicida, intendi? – chiese Bianca, che si era ripresa dallo shock iniziale di essere stata ignorata.
- Le dimensioni di quell’Ariados che ho identificato come il capo del nido. Era decine di volte più grosso di un qualsiasi altro esemplare della sua specie. Inoltre il sangue di tutti loro era di uno strano verde, simile a quello rinvenuto sui cadaveri di Delibird e Abomasnow, i primi due Pokémon con questi sintomi che ho affrontato.
Bellocchio s’intromise fra i due, cercando di far deviare lo sguardo di Augusto dal viso di Bianca. A primo impatto, gli sembrò proprio che fra i due difficilmente sarebbe nata una bella amicizia.
- Quindi probabilmente anche il nido ha qualcosa in comune con quello che sta succedendo qui intorno. I Pokémon selvatici sembrano come impazziti, fuggono in ogni direzione, e nei boschi ci sono molte zone in cui sembra essere passato un macellaio con una pessima mira.
- Io credo sia una qualche specie di virus. Credetemi, c’era qualcosa nello sguardo di quel Delibird. Qualcosa di non razionale, come se non fosse altro che un guscio vuoto, privo di ogni tipo di sensazione – disse Bellocchio.
- Plausibile, andrebbe d’accordo con il fatto che Pokémon di diverse specie si comportino così. Sempre se non c’è lo zampino di qualche Pokémon Leggendario o di qualche Ultracreatura. Non sappiamo ancora molto di loro, né come influenzano il mondo circostante con la loro semplice presenza.
- Non credo si tratti di Ultracreature. Le ho studiate abbastanza da poterlo affermare. Fidatevi di me, quei Pokémon hanno qualche problema che va oltre ciò che vediamo.
- Scusate l’interruzione – l’HUD di Ellie si attivò, proiettando un debole chiarore azzurro rivolto verso l’alto – Ma c’è una videochiamata in arrivo da parte di Matière: sta usando il canale preferenziale, credo sia importante.
- Passamela a schermo, Ellie.
- Subito, Bellocchio.
In pochi istanti apparve uno schermo fluttuante, e l’immagine di Matière l’occupò.
- Buongiorno a tutti – esordì lei.
- Vedo che Valerio e Augusto sono arrivati a darvi man forte, ottimo. Bianca, tu come ti senti? Ho saputo da Alberta ciò che è successo con quel nido di Ariados, non deve essere stato facile.
- Ora sto meglio, grazie.
- E invece, dimmi un po’, Bellocchio sta mangiando?
- Dopo che siamo fuggiti da sottoterra sì, io e Valerio l’abbiamo costretto a cenare ieri sera.
Matière annuì, e solo dopo essersi assicurata di ciò, riprese a parlare.
- Comunque, da quando Plutarch è tornato in sede portando con sé i campioni di sangue, l’ho raggiunto in laboratorio e ho lavorato con lui. Ci abbiamo messo un po’ ma alla fine siamo giunti a una conclusione: sia Delibird che Abomasnow sono stati infettati da un parassita fino a ora sconosciuto. Abbiamo già effettuato dei test per cercare di rimuoverlo ma ogni tecnica ha fallito miseramente. Ha un tasso di riproduzione incredibile, con capacità rigenerative che non hanno eguali.
Bellocchio diventò improvvisamente serio.
- Dicci tutto quello che sai.

Era ormai mezzodì quando Matière interruppe la videochiamata e lasciò il gruppo a pensare al da farsi. Alberta era ancora intenta a studiare un piano d’azione, quindi per il momento si era affidata all’intuito di Bellocchio.
Ognuno era immerso nei propri pensieri. Gli sembrava quasi di poter leggerli dall’esterno. Bianca era sicuramente quella più scioccata dalla notizia, anche se, in un certo modo, la questione del parassita sembrava averle ridotto il peso che provava sullo stomaco dopo essere stata costretta a uccidere dei Pokémon. Valerio, invece, sembrava il suo opposto. La scarica d’adrenalina che aveva percorso il suo corpo durante la fuga lo aveva reso più determinato che mai ad avere un ruolo centrale nel risolvere il caso. Bellocchio aveva letto il suo fascicolo, e lui ricordava tutto ciò che vedeva, i ricordi si immagazzinano nel suo cervello come in una biblioteca, per poi venire rispolverati quando serve. Valerio era un tipo intelligente, scaltro e pronto a mettersi in gioco. In quel preciso momento sembrava quasi felice di trovarsi in una situazione così delicata.
“Ci tiene davvero molto a mettersi in gioco”.
E poi c’era Augusto, una maschera di ghiaccio dietro la quale si nascondevano chissà quali emozioni. Ma, sicuramente, anche lui era rimasto piuttosto scosso da ciò che avevano appena appreso.
Almeno, adesso avevano una pista certa. Minima, ma comunque una pista.
- Quindi… come procediamo? – Valerio ebbe l’ardire d’interrompere il silenzio che era calato.
- Avete visto tutti quanti il rapporto sui figli dei Parker? – chiese Bellocchio.
- Sì, appena ci è stato affidato il caso – rispose Augusto, per sé e Valerio.
- Anche io, e non ho intenzione di rivederle – aggiunse Bianca.
- Pensavo che la posizione dei corpi fosse frutto di una mente deviata. Capita che un assassino assembli in posizioni particolari, in base prettamente al suo stato mentale, o come una specie di rituale che esegue, i corpi delle sue vittime. Lascia la sua firma, o un segnale, in pratica. Quasi sempre chi uccide metodicamente ha un grande ego, e gode nel far conoscere agli altri la propria arte, ciò di cui è capace. E se il nostro parassita facesse lo stesso?
Bellocchio vide gli sguardi vitrei dei suoi compagni. Soltanto Augusto sembrava star seguendo il suo ragionamento.
- Sentite, cosa fa un parassita, per vivere?
- Infetta corpi ospiti e si riproduce.
- Esattamente, Bianca. Quindi cerca in qualsiasi modo di avvicinarsi alle vittime, per prosperare e infettare quanti più corpi possibile. Ma allora perché attaccare violentemente la prima fonte di cibo e di riproduzione? Fuori la grotta di quel Delibird c’erano dozzine di cadaveri di Pokémon infilzati sugli alberi. Perché non li ha infettati?
- Per affermare il suo predominio inter specie. Il parassita potrebbe essere ancora allo stato iniziale, e quindi si sente vulnerabile. E quando ci si sente vulnerabili, si tende a cercare un modo per sembrare più grandi. In questo caso, l’omicidio afferma la forza – rispose Augusto, lo sguardo vitreo fisso nel vuoto.
- Era proprio quello che stavo pensando.
- Ma non possiamo escludere il fatto che abbia potuto infettare altri Pokémon – s’azzardò Valerio.
- Giusto anche questo, quindi…
- Volete dire che quei poveri bambini, Frank e tutti quei Pokémon morti erano solo un modo per farsi vedere forte? – Bianca interruppe Bellocchio.
- È quello che pensiamo al momento – rispose quest’ultimo.
Bianca strinse i pugni, così forte da far affondare le unghie nella carne. Valerio le prese le mani fra le sue, aprendo con gentilezza la sua morsa. La guardò negli occhi, facendola sentire stranamente a disagio, neanche lei sapeva il perché e il come.
- Non c’è bisogno – disse lui.
Bianca annuì, per poi portare nuovamente l’attenzione su di Bellocchio.
- E quell’Ariados e il suo nido?
- Penso si trattasse di un Alpha, una specie di capobranco. Probabilmente è stato il parassita a farlo crescere a dismisura. Ciò conferma la nostra ipotesi sul fatto che stia rapidamente infettando altre specie di Pokémon, diventando sempre più forte.
- In che luoghi avete avuto degli incontri con il parassita? – chiese Augusto.
- Ora vi faccio vedere. Ellie, ci hai ascoltati? – Bellocchio si rivolse alla sua IA.
- Certamente. Sono sempre in modalità registrazione, per ogni evenienza. Carico immediatamente la mappa di Nevepoli e dintorni, evidenziando i punti d’incontro e dove abbiamo trovato attività del parassita.
Così dicendo, Ellie fece apparire un ologramma raffigurante Nevepoli con precisione incredibile. Le immagini dovevano provenire dai satelliti della Polizia Internazionale.
- Qui, a casa dei Parker. Poi ho inseguito Delibird fino al nido, in questa zona qui – Bellocchio iniziò a spiegare tutti i suoi incontri con il parassita, facendone anche un resoconto.
- Penso che il Delibird fosse uno dei primi. Non aveva sviluppato gli stessi mutamenti di Abomasnow, per non parlare della crescita a dismisura di Ariados e della sua potenza incrementata. Forse si sta spostando. Se consideriamo questo come punto iniziale, e poi questo percorso qui.
Bellocchio, Augusto e Valerio iniziarono a discutere sul tragitto più probabile dell’infezione, mentre Bianca li osservava da lontano. Sentì un brivido percorrerle la schiena quando guardò i punti evidenziati in rosso, i nidi dei Pokémon, con i tragitti che quest’ultimi avevano fatto, compresa una mappa approssimativa delle gallerie sotterranee. Spalancò gli occhi, impaurita.
- Ragazzi, credo che abbiamo un problema serio.
- Che succede? – Bellocchio si girò verso di lei, seguito a ruota da Valerio e Augusto.
- Guardate lì… Le tane dei Pokémon si fanno sempre più vicine al centro abitato mano a mano che si avanza in quella direzione.
- Sì… hai ragione. Ellie, collega il nido di Delibird con l’ingresso dei tunnel sotterranei, e prosegui col covo di Ariados e infine il punto da dove siamo fuggiti. Riesci a calcolare un possibile tragitto?
- Certamente. Dammi solo qualche istante.
Una linea verde andò ad apparire sulla mappa, avanzando sempre di più, fino a raggiungere il centro abitato. Si fermò una volta raggiunta la destinazione.
- Se tu fossi un parassita, e avessi bisogno di molta forza qui a Nevepoli, dove andresti? – chiese Bellocchio.
- Al Tempio… - rispose Bianca.

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