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Lycia_ : ZERO - Capitolo 7: Nero


In fondo avevo accantonato la mia vecchia me da tempo ormai, e con essa anche gli amici e i parenti che ne conseguivano. Non ero più nessuno. Zero.

Nero




Il Passato - Seconda parte.
Quattro anni fa.
Pioveva, pioveva molto forte.
Ma non era un temporale qualsiasi: gocce furiose cadevano ad alta velocità da un cupo cielo grigio, spesso, uniforme e denso che pareva appiattire i colori, inghiottendoli nella sua coltre scura.
Qualsiasi suono era sovrastato dal forte scroscio dell'acqua sul terreno e dal ruggito dei tuoni sopra di noi mentre lampi continui illuminavano improvvisamente l'oscurità trasformandola, solo per pochi istanti, nuovamente nel giorno che sarebbe dovuto essere, anche se forse in quei momenti la luce era fin troppo bianca, abbagliante.
Innaturale.
Mi scostai rabbiosamente parte dei capelli dalla faccia, ormai completamente fradici, contribuivano soltanto a darmi fastidio, entrandomi in bocca e negli occhi. Sentivo tutto il peso degli abiti, anch'essi bagnati, appiccicato addosso. Ma nonostante tutto, il mio sguardo non si staccava mai da quello del mio avversario.
Ivan.
"Lascia perdere ragazzina, non puoi vincere."
Se soltanto lo avessi ascoltato.
"Io non ho nessuna intenzione di arrendermi." La mia mano si posò automaticamente sulle sfere che portavo al fianco e voltandomi incontrai l'iridi azzurre della mia fedele Mightyena. "Anzi, noi non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci! Per lei e per tutti i Pokémon che avete fatto soffrire!"
Sostenendo il mio animato discorso, la lupa dal manto dorato ululò.
Ormai non aveva più paura, la cucciola spaurita che avevo accolto in squadra aveva cessato di esistere.
C'era costato molto lavoro, molti allenamenti, ma alla fine ce l'avevamo fatta.
Insieme.
L'avevo aiutata a diventare forte, sempre più forte, perché non temesse più niente, nemmeno il Team Idro.
Mi ero illusa che fosse pronta, che fossimo pronte, a porre fine a una delle due piaghe che attanagliavano e attanagliano tutt'ora Hoenn. Mi sentivo invincibile solo perché ero stata capace di sconfiggere due o tre reclute incapaci.
Camminavo a testa alta, sicura che nessuno di tanto infimo avrebbe mai potuto battermi.
"Vedo che sei molto decisa, bene. Voglio mettere fine a questa farsa una volta per tutte: Swampert, tocca a te!". Dei miei cinque Pokemon, quattro erano troppo esausti per lottare.
Whopper era crollato dopo essere riuscito a sovrastare, anche se per un pelo, lo Sharpedo del Capo Idro. Gli altri, Sable (Vibrava), Yu (Milotic) e Hono (Ninetales), avevano ceduto mano a mano che affrontavo gli Idrotenenti o le reclute.
"Aurum, è finalmente giunto il momento." L'uomo di fronte a me, ridendo di gusto, incrociò le braccia al petto.
"Mi ricordo di lei, mi ricordo di questa Pokemon... una piccola, stupida e debole cacasotto. Vedo che le cause perse vanno sempre a braccetto." Lei ringhiò.
"Hai un bel dire, proprio tu che derubi e corrompi questa regione con i tuoi sporchi affari, a chi l'hai sottratto lo Swampert che hai messo ora in campo? Certamente gli starter non vengono a darli a tipi come te." Avevo usato un tono affilato per cercare di colpirlo, ma l'occhiata disorientata che mi lanciò mi lasciò più stupita che mai.
A quei tempi ero sicurissima di quello che avevo detto. D'altra parte Ivan non era sempre stato a capo di un'associazione criminale.
Non che una possibilità simile potesse anche solo passarmi per l'anticamera del cervello.
In ogni caso lui non rispose alla mia domanda, e nemmeno io me ne interessai più di tanto.
Allora c'era solo una cosa che volevo veramente: la vittoria.

Eravamo a un punto morto.
Intorno a noi la tempesta non accennava a diminuire, alimentata dal potere appena risvegliato di Kyogre, solo parzialmente controllato dalla Sfera Rossa in possesso di Ivan e da quella Blu nel mio zaino.
Si poteva sentire il ruggito del Leggendario provenire dal cuore della Grotta dei Tempi.
Noi, all'esterno, combattevamo per decidere chi alla fine si sarebbe guadagnato il potere o la fiducia (nel mio caso) del Pokémon.
O almeno, questo era il nobile motivo che avevo usato come scusa.
In realtà io volevo solo raggiungere l'obiettivo che mi aveva spronato ad allenarmi per sei lunghi anni.
Aurum e Swampert si guardavano fissi con odio, studiandosi a vicenda, approfittandone per riprendere fiato mentre le loro zampe affondavano in pozzanghere sempre più larghe.
"Idrocannone."
"Schivalo!" Ma la Mightyena non fu abbastanza veloce e venne colpita in pieno dall'attacco, un fortissimo getto d'acqua ad alta pressione, un concentrato di litri e litri di potere, capace di incrinare le rocce se non romperle. Aurum uggiolò di dolore, cercando di non cadere, le zampe che le tremavano violentemente, lottando contro il desiderio di accasciarsi a terra. La sua coda era bassa e la schiena imbarcata verso il terreno: non l'avevo mai vista così malridotta.
"Forza piccola! Non mollare, io e te possiamo farcela... dobbiamo farcela, ce lo siamo promesso... ricordi?"
"Ritirala, non lo vedi in che stato è? Dammi la Sfera Blu e lasciami entrare una volta per tutte."
No. No. No.
Non era così che doveva andare, perdere non era incluso nel mio vocabolario, non ora, non oggi.
"I Buoni non possono perdere contro i Cattivi." Sussurrai, aggrappandomi ad una certezza esistente solo nei film e nei cartoni animati.
"Ti prego, Aurum! Combatti!"
Non so se furono le mie parole o il suo desiderio di vendicarsi per quello che le era stato fatto da cucciola, fatto sta che la vidi digrignare i denti e socchiudere gli occhi mentre si costringeva a rimettersi in una posizione solida, smettendo di tremare, per poi alzare fiera la testa contro lo
Swampert nemico.
I miei occhi brillavano, erano animati dal rosso fuoco vivo della speranza, dell'ingenuità e della superbia.
In quel momento perfino Ivan parve sorpreso.
Questo era il mio turno di sorridere.
"Visto? Visto cosa si ottiene grazie al potere dell'amicizia?!" Gridai, convinta.
Credetti che lo sguardo allibito che il Capo Idro mi rivolse fosse dovuto allo stupore, credetti di aver dimostrato quale fosse il valore di un "vero" allenatore di Pokémon, invece ebbi modo di scoprire amaramente in seguito che il suo era si, stupore, ma per la pazzia che stavo combinando.
E l'espressione che mi rivolse dopo, stranamente piatta, non più rude, non era quella di chi sa di stare per perdere, ma di pena.
"Se questo è quello che vuoi..."
"Certo che è quello che voglio, che discorsi sono? Vai Aurum...Gigaimpatto!" La lupa reagì molto più lentamente di quanto facesse di solito, dando tempo al Pokémon avversario di raccogliere le forze.
"Non appena sei pronto, Gigaimpatto anche tu Swampert. Approfitta della sua stanchezza."
Quando i due si scontrarono ci fu un forte schianto, un tonfo sordo, poi più niente.
L'impatto li aveva scagliati in direzioni opposte così adesso ogni allenatore aveva ai piedi il proprio Pokémon.
Ci vollero diversi minuti prima che riaprissero gli occhi, mostrandoci la patetica scena in cui, sfiniti oltre ogni limite, tentavano faticosamente di risollevarsi. Alla fine, fu la Mightyena a rimanere sulle proprie zampe, ancora più incerta di prima, mentre il nemico rovinava a terra.
"Abbiamo vinto." La mia bocca si allargò in una grassa risata di felicità.
"Abbiamo vinto, alla faccia tua Ivan!" Puntai pure il dito contro il suo petto, mi aspettavo che dicesse qualcosa, brontolasse o almeno urlasse, però si limitò a rimanere silente, osservandomi e scuotendo piano piano la testa.
Capii che c'era qualcosa che non andava quando lo vidi sorridere.
"E qui ti sbagli ragazzina, quella ad aver perso sei tu. Solo che ancora non lo sai."
Indicò un punto ai miei piedi.
"Aurum?" La mia Pokemon era distesa sulla dura roccia, ansimando a occhi quasi chiusi, una piccola pozza di sangue si era formata in prossimità della sua bocca. "Aurum!?" Caddi in ginocchio, incredula.
Sentii dei passi pesanti, poi una grossa mano callosa si appoggiò sulla mia spalla minuta e un alito umidiccio mi soffiò nell'orecchio, sapeva di sale. Di mare.
"Se proprio ci tieni così tanto sono sempre disposto a darti la Sfera Rossa che ti sei tanto duramente guadagnata... ma credo che tu abbia ben altre cose a cui pensare." Poi lo sentii frugare nel mio zaino, prendere la Sfera Blu, alzarsi ed iniziare ad incamminarsi dentro la Grotta dei Tempi.
"Grazie mille per Kyogre, Katrina. Vedi? In fondo non siamo poi così diversi, io e te. A entrambi ci piace sfruttare i Pokemon."
E con queste parole se ne andò.
Io non riuscivo a staccare gli occhi da quelli di Aurum, che mi fissava dal basso della sua posizione, forse senza vedermi, forse accusandomi per quello che le avevo fatto.
Fu in quel momento che le notai per la prima volta.
Cicatrici.
Erano ovunque, sul muso, sulle zampe, sul dorso... bianche strisce senza pelo che risaltavano orribilmente sotto la chiara luce dei fulmini occasionali.
Avevo passato gli ultimi anni della mia giovane vita inseguendo il mostro che aveva sfregiato la mia Mightyena quando io le avevo fatto la stessa identica cosa, giorno dopo giorno, combattimento dopo combattimento.
L'abbracciai piangendo, premendomi contro il corpo snello di lei.
Le affondai il viso sul collo, la mia guancia liscia contro la sua ruvida cicatrice, e poi immersi le dita delle mie mani nel suo irsuto pelo dorato, ancor più lucido a causa della pioggia.
"Mi dispiace, mi dispiace tanto... io non volevo, non sapevo..."
Non fui capace di mormorare altro, dentro di me sapevo che le mie scuse erano arrivate troppo tardi.
Lei guaì, potevo quasi sentire il suo sguardo farsi più opaco e scivolare lontano, lontano.
Aspettammo la sua morte insieme.
Quindi mi legai il nastro, ormai sbiadito, che per tanto le aveva cinto il collo, al polso.
Non saprò mai se abbia trovato la forza di perdonarmi.

Il giorno dopo liberai tutti i miei Pokémon, poi presi il primo traghetto disponibile per Porto Selcepoli.
Non potevo tornare a casa, troppa era la vergogna che provavo verso me stessa, ma non potevo nemmeno rimanere a Hoenn, dove i ricordi mi tormentavano ad ogni angolo.
Decisi che sarei andata a Kanto.
E che mi sarei arruolata nel Team Rocket.
Il Nero era proprio quello che mi ci voleva.


Note: Ammetto di essere stata un po' troppo tragica, sembra quasi che abbia perso l'amore della sua vita più che un Pokemon. Questo è il capitolo intorno al quale ho praticamente costruito tutta la storia

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