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John Hancock - Bloodborne - 20 - Scissione




Scissione


Diversi mesi dopo, nell’Alveare

Le ricerche stavano dando ottimi risultati. Prim era ormai stabilizzata e sembrava anche sulla via di guarigione. La camera di recupero che avevano ideato stava dando ottimi frutti, mentre le ricerche sul TV-137 stavano procedendo molto più facilmente di quanto avessero pensato. Erano ormai a un passo dall’isolare i geni che permettevano alla pianta di autorigenerare le parti danneggiate. Dopo di ciò, sarebbe stato solo questione di tempo prima di poterlo innestare nel DNA di un essere umano e cercare di salvare così Prim. Arcadius e Sabrina impiegavano tutta la loro giornata, aiutati dai Pokémon che avevano salvato in precedenza, nel continuo studiare il TV-137. I Pokémon si occupavano anche di rifornire le loro provviste, era raro che i due uscissero fuori dall’Alveare, se non per rare occasioni. Lo stato aveva completamente abbandonato il sito, cancellandone tutti i documenti e ciò che ne attestava l’esistenza. Camilla si stava muovendo con molta prudenza, per evitare scandali o fuoriuscite di informazioni. Per il momento, quindi, erano sicuri di non venire disturbati.
Quel giorno, Arcadius si trovava nella sala in cui riposava Prim. I diversi macchinari e computer erano disposti in ordine sui rispettivi banchi da lavoro, con la luce dei neon che illuminava quasi con fastidio, data la forte intensità. Prim stava riposando nella vasca di recupero.
La grande vasca occupava la parte centrale della stanza, e sarebbe risultato un macchinario troppo complesso per un occhio inesperto. Diversi tubi di grandi dimensioni entravano e uscivano dall’involucro a forma di uovo, diramandosi in tutta la stanza, collegati alle più varie attrezzature. L’interno era riempito con della sostanza dalla luminescenza blu, sembrava quasi irradiare luce e calore. Prim galleggiava al suo interno, immersa per intero. Dei sostegni la reggevano, per evitarle inutili scossoni, ed era collegata a una maschera che le permetteva la respirazione e, nel frattempo la nutriva tramite fluidi e sostante studiate appositamente per il trattamento. Arcadius stava guardando il volto della figlia. Sembrava serena, come ignara delle scaglie d’acciaio che aveva conficcate in prossimità del cuore e che, battito dopo battito, avrebbero trovato la loro strada verso quest’ultimo. La macchina era in grado di accelerare la guarigione naturale, ricostituendo i tessuti lacerati dalle scaglie, prima che queste possano continuare a muoversi.
Al padre scivolò l’occhio verso il basso, dove il colletto del pigiama con i fiori di Prim sembrava fluttuare in un cielo azzurro. Allungò una mano verso il vetro, il calore emanato andò gradualmente ad avvolgere il suo palmo. Mille pensieri gli vorticavano nella testa, troppi si sostituivano gli uni agli altri, senza una logica ben precisa. Si voltò indietro, verso la stanza dove lui e Sabrina avevano posizionato il letto che condividevano ormai da un po’ di tempo. L’aiuto che lei gli stava dando, gli fece aprire gli occhi e gli diede la spinta necessaria per lasciarsi andare e provare ad amare di nuovo.
Uscì dalla stanza della vasca di recupero e si diresse dall’altra parte del laboratorio. La porta automatica si aprì senza fare rumore. Le luci notturne emanavano un diffuso chiarore sulle pareti della stanza piuttosto spoglia. Il mobilio era composto dal solo letto con due comodini ai lati, un piccolo armadio e due scrivanie con relative sedie. Sabrina stava dormendo, avvolta nelle coperte. Da quando lui si era allontanato, lei aveva continuato a riposare stando abbracciata al cuscino. Lo aveva spostato, e ora si trovava stretto fra le sue gambe. Arcadius represse la voglia di accarezzarle il volto, per paura di poterla svegliare.
Uscì dalla stanza e si diresse verso la zona di contenimento del TV-137. Era ormai notte fonda, non si sentiva un solo rumore, escluso il continuo ronzio dei generatori in lontananza. Arcadius stava osservando il fiore dall’esterno delle protezioni, attraverso le varie finestre distribuite tutt’intorno. Le porte d’ingresso si aprirono e Arcadius camminò verso l’interno. Decise di non mettere la tuta protettiva, in così tanto tempo non c’era stato un solo dato che pareva indicare un pericolo per l’essere umano, lì dentro. Avanzò verso il TV-137, per poterlo osservare meglio. Decise di volerlo toccare con mano. Questo strano desiderio esplose nella sua testa come un alveare colpito da una mazza, nel preciso istante in cui lo sciame fuoriesce per combattere la minaccia.
Allungò una mano verso il fiore e ne sfiorò le foglie. Accarezzò i petali e ne inalò le fragranze, immergendosi in un tripudio di sensazioni. C’era qualcosa nel suo profumo che sembrava mandargli in tilt il cervello, innescando i suoi istinti più primordiali.
Non seppe quanto tempo rimase così, prima di rimettersi a lavoro. Iniziò a proseguire i suoi studi come di consueto, con tuta protettiva e il resto.

Un paio di settimane dopo, le voci che Arcadius sentiva iniziavano a farsi più insistenti. Tutto era iniziato qualche giorno la sua visita notturna al TV-137, e la paranoia insisteva nel fargli credere di essersi ammalato, ma lui sapeva che non era così. Le sue analisi continuavano a dare gli stessi risultati, era al cento per cento sano. Eppure, c’era una piccola voce che, piano piano, si stava ritagliando una porzione sempre maggiore all’interno della sua testa. Stava iniziando a fare strani pensieri, credeva che una qualche sommossa era in arrivo. Era tutto troppo tranquillo, troppo strano che Camilla non abbia più cercato di riprendersi l’Alveare, rimetterlo in sesto e controllare se al suo interno era rimasto qualcosa di cui valeva la pena impossessarsi, soprattutto considerando che lei sapeva benissimo di ciò che, potenzialmente, era in grado di fare il TV-137. Arcadius non riusciva a capire perché non aveva mandato uomini e Pokémon cercando di recuperarlo, o di accertarsi della sua completa dipartita. Il pensiero di un qualche piano architettato iniziava a insinuarsi nel suo cervello. Iniziò a sentirsi osservato, credeva che Camilla lo stesse spiando in qualche modo, in attesa che lui concludesse i suoi studi, per poi derubarlo dei risultati.
Arcadius era sempre più convinto che l’incidente fosse stato architettato ante tempo, per spronarlo a lavorare al massimo, per poi rubare i suoi successi. Forse Camilla stava aspettando che lui scoprisse come adattare le capacità rigenerative della pianta, o ne riuscisse a controllare le essenze mortali, per poi usare il tutto per scopi propri. Controllò diverse volte il sistema di sicurezza e la rete informatica, senza trovare mai falle o altro. Iniziò a diventare ossessionato, finendo infine con il vedere la verità.
- Sabrina… È sempre stata lei – stava mormorando fra di sé, quella sera.
Aveva sempre cercato di avvicinarlo, di farselo amico, di entrare nella sua intimità, e infine, dopo l’incidente, c’era riuscita. Ora era la sola e unica a trovarsi lì con lui.
- Sono stato un idiota. Come potrebbe fare Camilla a spiarmi, se non per mezzo suo? È sempre lei a occuparsi delle spedizioni dei Pokémon qui fuori, deve utilizzarli per mandare dei messaggi a Camilla, per informarla dei progressi.
Aspettò il giorno successivo, prima di confrontarsi con lei.
La raggiunse in cucina, mentre lei era occupata a organizzare il pranzo.

“Ricordo ancora lo stupore nei suoi occhi, mentre magistralmente continuava la sua finzione, sicura che io non avrei scoperto la verità”.

- Cosa cavolo ti passa per la testa? – rispose Sabrina, dopo aver ascoltato per intero il discorso di Arcadius.
- Ti ho scoperta, ormai.
- Credi davvero che tutto questo sia una finzione? Prim, noi due, il tempo passato insieme e quello che ho fatto per voi?
- Sei stata una brava spia, devo ammetterlo – continuava Arcadius – Non sono riuscito a vedere oltre ciò che fingevi di essere, mentre per tutto questo tempo non aspettavi altro che poter passare le mie scoperte a Camilla.
Sabrina stava iniziando a piangere, gli occhi le divennero lucidi e il labbro inferiore accennava un lieve tremito.
- Il mio amore è finto per te? Il bene che provo verso di Prim e ciò che sono stata disposta a fare non contano nulla? Perché mai credi che io possa farti una cosa del genere? – chiese lei.
- I rischi del tuo mestiere, suppongo.
Arcadius estrasse una Glock, mise il colpo in canna davanti agli occhi sbarrati di Sabrina e puntò la pistola verso di lei.
- Va via – gli intimò.
Lei lesse la pura follia negli occhi dell’uomo che amava.
- Arcadius… io ti a…
Le parole di lei vennero interrotte quando Arcadius sparò poco sopra la spalla sinistra di lei. Il rumore le rese sordo l’orecchio sinistro, con un perenne fischio che lo attraversava. Istintivamente Sabrina si abbassò, portandosi le mani al capo.
Tremante, si alzò e tornò a guardarlo negli occhi.
- Non farmi ripetere, devi andartene – insistette lui.
Sabrina fece un passo in avanti, alzando una mano. La pose sulla guancia di lui.
- Non deve finire così, sei soltanto stressato. Riposa un poco, vedrai che sono solo congetture sbagliate le tue.
Lui, impassibile, tirò indietro la mano in cui teneva la pistola, per poi abbassarla violentemente sul volto di lei. Sangue iniziò a spruzzare dal naso di Sabrina, mentre lei faceva qualche passo indietro, incredula.
Arcadius sparò di nuovo, la pallottola si andò a conficcare nel braccio di lei, lasciando una scia rossa al suo passaggio.
- Vattene! – ruggì lui.

“Quella fu l’ultima volta che la vidi. Fra lacrime e sangue, Sabrina si alzò barcollante sulle sue gambe, si girò e fuggì via. I Pokémon che ci avevano aiutato la seguirono, lasciandomi finalmente da solo. Dopo quel giorno installai nuovi sistemi di sicurezza e sigillai l’ingresso nascosto che, ormai, conosceva anche Sabrina. Sono solo. Solo contro il mondo. Riuscirò a svelare i segreti del TV-137”.

Bellocchio girò l’ultima pagina del diario. In una nota, sulla copertina del retro, vi trovò un ultimo pezzo. La penna utilizzata era diversa, e l’inchiostro sembrava molto più recente del resto del diario.

“Finalmente ci sono riuscito. Il processo di guarigione di Prim è in atto. Sono riuscito a isolare anche le tossine del TV-137. Da lui ho dato vita al virus T – Veronica. Il progetto ‘Godslayer’ è in atto. Solo Dio potrà adesso giudicare l’intera umanità”.

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