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Courage for Halloween 2019 - Sakichan24 e Andy Black - Desires - Capitolo 1



- Vai Chatot! Usa Schiamazzo e atterra quel buffone!
- Non sarà così semplice! Munchlax, Corposcontro!
In cuor suo, Lucas sperava che il suo Pokémon fosse più veloce dell’avversario in attacco, anche se sapeva di mentire a se stesso. E, in effetti, il suo Pokémon cadde a terra esausto. Sbuffò e lo fece rientrare nella Pokéball, mentre le urla raggianti di Barry gli riempivano le orecchie.
- Ho vinto! Ho vinto! Sono più forte io!
- Taci. - sbottò l’altro, tra sé e sé, facendo finta di essere offeso. Ma quando Barry ebbe finito di esternare rumorosamente la sua gioia non poté che sedersi vicino a lui, per terra, con le dita che affondavano nell’erba e le spalle appoggiate al Pozzo Memoria. Il contatto con la pietra gelida era meraviglioso, soprattutto durante quelle pigre giornate di fine estate. I raggi del sole sembravano non scaldare mai quella costruzione, per quanto la colpissero.
I due amici lasciarono vagare lo sguardo sugli alberi frondosi che incorniciavano l’accesso a Flemminia e sulla cima della Torre Memoria, che svettava sopra qualunque cosa. All’orizzonte si stavano addensando dei nuvoloni neri.
Barry sospirò e guardò l’amico di sempre.
- Ehi… Sai perché dicono che il pozzo non si scaldi mai?
Lucas lo sapeva benissimo, Barry gli aveva raccontato cento volte quella storia. Ma doveva piacergli tanto, dato che la ripeteva ogni volta che passavano lì vicino.
- No, Barry, non lo so. Non me l’hai mai detto.
Il suo amico non capì o finse di non capire l’evidente ironia nel tono di Lucas e cominciò a parlare.
- Dicono che una volta la regione di Sinnoh era molto più fredda. Vicino al Lago Verità viveva una coppia di innamorati: un giorno d’inverno lui è partito per una guerra e ha lasciato lei sola, promettendole di tornare e di darle l’abbraccio più lungo e caldo di sempre quando sarebbe tornato. Sai, le temperature erano gelide e aveva paura che la sua amata soffrisse il freddo. E invece non è tornato: la guerra non fa sconti.
Lucas annuì, per indicare che stava seguendo.
- Allora due anni dopo la fine della guerra lei è partita per un lungo viaggio: voleva cercare il suo amato in tutta la regione. Stava pure per arrivare sulla cima del Monte Corona. E poi, mentre era da queste parti…
Fece una lunga pausa ad effetto.
- Morì per la stanchezza e la fatica. Gli abitanti di Flemminia costruirono in sua memoria questo pozzo, che infatti si chiama Pozzo Memoria, ed è ancora freddo perché l’anima della ragazza aspetta l’abbraccio del suo amato.
- Hai mai provato ad abbracciarlo tu? Magari aspetta te.
La risposta di Lucas voleva essere ironica, ma il ragazzo non aveva considerato quanto quella leggenda stesse a cuore a Barry: la risposta che gli arrivò fu serissima.
- Certo che ci ho provato! Ma forse non sono il suo tipo.
I due ripresero a guardare l’orizzonte: il fronte nuvoloso si stava avvicinando piuttosto velocemente.
- Hai sentito? Domani piove.
La domanda era retorica: tutti sapevano che tempo avrebbe fatto il giorno dopo, soprattutto loro due. Lucas sentiva l’esigenza di rompere il silenzio che si era creato. Barry annuì lentamente.
- Già. Quindi niente lotta, immagino.
L’altro sbuffò. L’unica cosa che poteva riempire quelle giornate noiose – a parte i compiti – erano proprio le lotte con Barry. Non aveva nessuna voglia di starsene chiuso in casa.
E fu lì che gli balenò in mente un’idea.
All’inizio la giudicò stupida: probabilmente se la sarebbe tenuta per sé. Ma forse valeva la pena provare.
- Ehi, Barry. Secondo te la ragazza del pozzo esaudisce un nostro desiderio?
Il biondo lo guardò stranito. Si prese qualche secondo per riflettere, grattandosi la testa, poi allargò le braccia.
- Non saprei, non ci ho mai provato. Ma avremmo bisogno di qualcosa da lanciarci dentro. Che so, una monetina, un pezzo di pane…
Lucas non si aspettava che la sua idea venisse accolta così in fretta. Prese un sassolino da terra.
- Secondo te questo va bene?
Barry annuì.
I due si misero in piedi sul bordo del pozzo e lanciarono un’occhiata all’interno: il fondo era completamente avvolto nel buio e non si riusciva a capire quanto fosse profondo.
- Cosa vuoi chiedere? - fece Barry a Lucas.
- Che domani sia una giornata soleggiata, così possiamo lottare ancora.
Barry annuì. Si sporse un pochino verso l’apertura del pozzo. Poi si rivolse ancora verso Lucas.
- Come dovremmo chiederglielo?
Lucas fu colto alla sprovvista: in effetti non aveva pensato a come formulare la richiesta. Pensava che sarebbe bastato gettare un sassolino e il pozzo avrebbe letto nelle loro menti.
- Proviamo a chiederlo ad alta voce. E “per favore”.
Barry annuì di nuovo e si sporse ancora verso il pozzo.
- Pozzo della Memoria! Ragazza del pozzo! Abbiamo una richiesta. Potreste fare in modo che domani sia una bella giornata? Per favore? Io e il mio amico vorremmo lottare ancora.
Si rivolse a Lucas e gli fece cenno che fosse ora di lanciare il sasso.
Il ragazzo sporse l’avambraccio sulla bocca del pozzo e aprì il pugno. Non si udì nessun rumore.
In compenso, entrambi i ragazzi vennero scossi da un brivido gelido, come se un vento freddo si fosse messo a soffiare in quell’esatto momento: la strana sensazione sparì subito.
I due si guardarono, poi rivolsero lo sguardo alle nuvole all’orizzonte: erano ancora lì, nere e minacciose. Barry scrollò le spalle.
- Noi ci abbiamo provato. Domani mattina scopriremo come va.

***


Il giorno dopo, appena suonata la sveglia, Lucas saltò giù dal letto e corse a tirare le tende della sua camera: moriva dalla voglia di sapere se il suo desiderio avesse funzionato o meno.
Il sole splendeva come non mai e il cielo era tersissimo. Non c’era traccia dei nuvoloni del giorno prima.
Scese le scale e si recò in cucina, salutando sua madre che stava guardando la televisione.
- Hai visto? - gli chiese lei, - Sembrava dovesse scendere chissà che nubifragio e invece… Poco male, dovevo andare a fare delle commissioni: senza pioggia è meglio.
Lucas fu tentato di raccontare l’avventura del pomeriggio prima, ma qualcosa nella sua testa gli disse che era meglio tenersela per sé.
- Hai ragione, mamma. - si limitò a rispondere.
Nel momento esatto in cui Lucas ebbe finito la sua colazione, si sentì bussare alla porta: era Barry. Per i suoi standard era anche arrivato tardi.
- Ehi, Lucas! Visto che bella giornata oggi?
Gli strizzò l’occhio: sembrava che il pozzo avesse dato ascolto alle loro preghiere.
- In realtà, ti devo dare un paio di notizie: la padrona della Pensione Pokémon si è ammalata stanotte. Nulla di grave, ma con la febbre non può venire a lavorare e suo marito ci ha chiesto un po’ di aiuto. Nel pomeriggio arriva anche Lucinda! Deve studiare non so cosa nelle Rovine, ma ha detto che ha un po’ di tempo per stare con noi. Tu hai tempo oggi?
Lucas annuì e corse a vestirsi.
I lavori alla Pensione erano in realtà piuttosto pesanti: di solito se ne occupava la proprietaria, che nonostante l’età non intendeva rinunciare al lavoro, ma il marito era decisamente troppo gracile per trasportare secchi pieni d’acqua e rastrellare l’intero prato, tenendo contemporaneamente a bada i Pokémon che scorrazzavano in giro. Per i due ragazzi, invece, fu piuttosto semplice: passarono la mattinata a distribuire ciotole d’acqua nel giardino, lavarono quelle sporche e si occuparono di spazzolare alcuni Pokémon che amavano particolarmente rotolarsi nell’erba.
Verso l’una, si presero una pausa per mangiare. Scelsero una delle piccole stanzette di servizio della Pensione, in modo da prendere un po’ di frescura. Mangiarono i loro panini in silenzio.
- Barry, tu… l’hai detto a qualcuno? Di ieri, intendo.
Lucas non era ancora sicuro se fosse il caso di dirlo a sua madre: sarebbe sembrato infantile. Si trattava sicuramente di una coincidenza, non credeva veramente che il Pozzo Memoria avesse fatto avverare un loro desiderio. Ma si trattava di una coincidenza quantomeno curiosa.
- No. Mi piaceva l’idea di tenerlo per noi: se tutti sapessero di quel pozzo, sarebbe preso d’assalto. È il nostro segreto, che ne dici?
Barry invece non nutriva alcun dubbio sul fatto che il pozzo li avesse ascoltati. D’altra parte, se tutti dicevano che buttare qualcosa nel pozzo ed esprimere un desiderio portava bene, un fondo di verità doveva esserci. Si era chiesto e si chiedeva ancora come mai non lo facessero tutti, ma non gli importava più di tanto: andava benissimo così.
Lucas annuì più convinto.
- Sì… sarà il nostro segreto.
Sentì di nuovo quella sensazione di freddo provata il pomeriggio precedente.
Non fece in tempo a preoccuparsene che sentì bussare alla porta.
- Ciao, ragazzi! Mi avevano detto che vi avrei trovati qui.
Barry e Lucas salutarono la appena arrivata Lucinda e le offrirono una sedia.
- Meno male che c’è il sole, quella pioggia mi avrebbe mandato all’aria l’intero programma di ricerche. Vedo che vi siete dati da fare.
In effetti, Barry e Lucas avevano i vestiti tutti sporchi di terra, erba e impronte di Pokémon.
- Esattamente. - le rispose Barry, - Anche se non passiamo tutto il tempo tra libri e Pokédex come te, sappiamo fare qualcosa di utile. A proposito, hai finito di leggere Paveride?
Lucinda lo guardò con aria interrogativa.
- Aspetta… Poselide? - ritentò Barry.
Lucas scoppiò a ridere senza nessun ritegno: era troppo divertente vedere Barry che si atteggiava da grande sapiente per far colpo su Lucinda – fallendo miseramente ogni singola volta.
- Parmenide. - lo corresse Lucinda, serissima, - Sì, l’ho finito. Ma non te lo consiglio, sarebbe troppo difficile per te da capire.
Lucas scoppiò a ridere ancora più forte. Lucinda si alzò.
- Va bene, devo andare alle Rovine: prima inizio, meglio è. Ci vediamo prossimamente.
Uscì in fretta dalla porta e lasciò soli i due ragazzi.
- Certo che sei molto gentile a ridere di me in questo modo. - borbottò Barry.

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