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Courage for Halloween 2019 - Sakichan24 e Andy Black - Desires - Capitolo 4




- Lucas! È ora di alzarti!
Nonostante l’avvenimento di pochi giorni prima, la madre di Lucas cercava di comportarsi come se nulla fosse successo. Il ragazzo sapeva benissimo che lo faceva per il suo bene, ma la cosa non riusciva a non dargli un certo fastidio.
Come poteva svegliarlo in quel modo, come se il mondo girasse come prima?
Sebbene la sua testa fosse già attiva, il corpo del ragazzo si rifiutava categoricamente di rispondere. Non trovò di meglio che mugugnare, rigirandosi tra le coperte. Già non amava particolarmente la scuola, ma tutti gli avvenimenti – la madre di Barry, il Ponyta, la vecchia Miley, Lucinda che urlava e gli stringeva il braccio disperata – lo rendevano ancora più svogliato.
Sua madre aprì le tende, facendo entrare nella stanza la luce dell’alba.
- Dai, fatti forza, - gli disse, rassegnata, - ti preparo la colazione. So che non avrai studiato parecchio per l’interrogazione di oggi, lo capisco se non andrà molto bene… Ma fai del tuo meglio.
“Quale interrogazione?”
Fortunatamente, Lucas era riuscito a trattenersi senza dirlo ad alta voce. Appena sua madre uscì dalla stanza, schizzò giù dal letto e corse a cercare il suo diario. Magari sua madre si era solo confusa.
E invece, in cima alla pagina del giorno, era scritto in penna rossa:

INTERROGAZIONE DI STORIA: STUDIARE BENE DA PAGINA 85 A PAGINA 102

Giusto per aggiungere beffa al danno, la frase era pure cerchiata, a indicare la grande importanza che quella interrogazione doveva ricoprire. E, inutile dirlo, Lucas non aveva idea di che cosa parlassero le pagine dall’ottantacinque alla centodue.
Scese le scale con le gambe che gli tremavano, cercando di sembrare assonnato come sempre. Gli sarebbe toccato provare a studiare andando a scuola, e sarebbe comunque andata male. Vero che sua madre avrebbe accettato (solo in quella circostanza) anche un voto basso, ma non riusciva a non sentirsi in colpa. Aveva trascurato troppo il suo dovere.
Mangiò in silenzio e più in fretta del solito, e fu anche particolarmente veloce nel vestirsi. Barry probabilmente era già a metà strada verso la scuola, ma la cosa per una volta non lo infastidiva.
Uscì salutando distrattamente la mamma e dichiarando che sarebbe andato a piedi, poi, appena fu abbastanza lontano da casa, tirò fuori il libro e cominciò a leggere. Faceva fatica a leggere camminando e le parole non avevano nessuna intenzione di fissarsi nella sua testa: non sarebbe riuscito a rimediare nemmeno una sufficienza in quel modo.
Dopo aver scorso tre pagine, alzò la testa per assicurarsi di stare andando nella direzione giusta. Non sapeva se fosse una coincidenza, ma si ritrovò esattamente vicino al Pozzo Memoria. Lo guardò: era così scuro che sembrava che i raggi del sole lo rifuggissero.
Forse avrebbe potuto chiedere al pozzo di non far arrivare la professoressa. Magari un guasto alla macchina o un problema in bagno, qualsiasi cosa pur di tenerla lontana da scuola. E si sarebbe preparato benissimo per la volta successiva.
Tuttavia, esitava: era stato poco attento lui, si sarebbe meritato di prendere un brutto voto e una sgridata dalla mamma. E sentiva rimbombare nella sua testa le urla di Lucinda, che diceva che quel pozzo decrepito non avrebbe potuto esaudire alcun desiderio. Gli sembrava di tradire le aspettative della sua amica. Ma la tentazione era troppo forte.
Tirò fuori dalla tasca una monetina, dicendosi che quella era una lezione che non si sarebbe mai dimenticato.
- Signora del pozzo! Potresti, per favore, non far venire la mia professoressa a scuola? Mi sono dimenticato di studiare, mi dispiace. Falle avere un guasto alla macchina.
E lanciò la moneta.
Pensava di essere abituato alla sensazione di freddo che provava dopo aver espresso un desiderio, ma questa volta lo prese più forte. Gli sembrò che gli si infilasse dentro e gli mordesse le ossa e lo stomaco, paralizzandoli.
Durò meno di un secondo.
Lucas si riscosse e riprese la sua strada con una strana sensazione di disagio addosso.
Durante le prime due ore tentò comunque di leggere le pagine assegnate e di assimilare più che poteva, anche se non servì a molto: la preoccupazione e il fatto di dover stare attento a non farsi beccare dagli altri professori non favorivano certo la memorizzazione dei concetti. Si sentì più sollevato solo quando un bidello si presentò in classe ad affermare che la professoressa della terza ora non si sarebbe presentata per un guasto alla macchina e che, dal momento che il preavviso era stato troppo poco, non era stato possibile organizzare una sostituzione. Tutti gli studenti esultarono per aver guadagnato un’ora libera, tutti meno Lucas: la sensazione di disagio che l’aveva preso dopo aver espresso il desiderio al pozzo non si era placata affatto e aveva l’impressione di aver combinato qualcosa di grosso.
Non aveva parlato del desiderio espresso quella mattina nemmeno a Barry: sentiva lo stesso presentimento che gli aveva impedito di parlarne a sua madre.
- Oggi esci anche tu all’una, giusto? - gli chiese quando lo vide all’intervallo, giusto per iniziare una conversazione. Barry alzò gli occhi al cielo e scosse il capo.
- No, non posso. Devo fare un progetto sulle ultime tecnologie nell’allevamento dei Pokémon con alcuni miei compagni, quindi mi fermo qui. Colpa del Pelato.
Il Pelato era uno dei professori più severi della scuola e Barry aveva avuto la sfortuna di capitare proprio nella sua classe. L’unica fortuna che aveva Lucas nello stare separato dal suo migliore amico era proprio non avere il Pelato come insegnante.
Il progetto si rivelò per Barry più noioso del previsto: lui era sempre stato più interessato alle lotte che non agli altri aspetti della crescita dei Pokémon. E, dopo quanto accaduto alla Pensione, aveva deciso che l’argomento sarebbe stato tabù, almeno per un po’. Ma il Pelato non sapeva di tutto questo e Barry non poteva certo spiegarglielo.
L’unica punta di interesse fu quando lui e i suoi compagni trovarono un articolo su delle Poké Ball di ultima produzione, più potenti di quelle normali, che venivano utilizzate per catturare dei Pokémon feriti o particolarmente aggressivi e portarli con facilità nelle Pensioni o in altri centri specializzati. Barry non era affatto interessato a come funzionassero nel dettaglio, ma l’articolo affermava che tali gioiellini della tecnologia sarebbero entrati presto in commercio a disposizione degli Allenatori.
L’unico vero problema era il prezzo: non era particolarmente alto di per sé, ma era ben più dei risparmi che Barry aveva da parte. Eppure, avere una di quelle Ball gli avrebbe facilitato enormemente la cattura di nuovi Pokémon.
Continuò a rifletterci, mentre tornava a casa. Doveva trovare un lavoretto che gli permettesse di mettere da parte abbastanza soldi per acquistarle: avrebbe potuto presentarsi alla Pensione tutti i pomeriggi per dare una mano, magari: ora che Miley… Beh, suo marito aveva bisogno di molto aiuto.
Ma, mentre passava davanti al Pozzo Memoria, gli venne in mente che c’era una scorciatoia.
Subito si disse di no: non era il caso di scomodare il pozzo per una cosa così triviale. Però la tentazione era troppo forte: si disse che l’avrebbe fatto quella volta e poi mai più. Anzi, prima di andare a casa sarebbe passato alla Pensione Pokémon per sentire se il proprietario avesse bisogno di aiuto.
Prese una monetina, la sfregò e si avvicinò al pozzo.
- Ragazza del pozzo! Ho… avrei una richiesta. Potresti fare in modo di farmi trovare dei soldi sulla strada di casa. Li utilizzerò anche per aiutare i Pokémon, lo prometto.
E lanciò.
Pensava di essere abituato a quella sensazione che gli mordeva il petto ogni volta che esprimeva un desiderio, ma non riuscì a farsi trovare pronto: la morsa gelida gli lacerò il petto, togliendogli il respiro, e si diffuse velocemente lungo le membra.
Un attimo dopo, era tutto finito: Barry scosse le braccia rimaste intorpidite e si avviò verso casa, scrutando la strada con attenzione.
Giusto poco prima di arrivare a casa sua, notò una macchietta colorata in mezzo a un cespuglio: si guardò intorno con circospezione e si avvicinò. Un piccolo rotolino di banconote, forse caduto a qualcuno, giaceva tra i rami del cespuglio. Non era molto, ma, aggiunto ai risparmi di Barry, bastava per acquistare quelle Poké Ball di ultima generazione. Dimentico del suo proposito di andare alla Pensione, si recò soddisfatto verso casa.
***
Lucinda si arrischiò a muovere un altro piccolo passo verso la Medicham addormentata. Le foto sarebbero venute un po’ scure, ma più di così non poteva davvero avvicinarsi: non aveva intenzione di spaventare una mamma Pokémon che aveva appena avuto dei piccoli, l’avrebbe solo sottoposta a inutile stress. Da quella distanza i due piccoli Meditite si vedevano appena, stretti contro il corpo della loro madre: facevano tenerezza. Lucinda si mise una mano davanti alla bocca per fare meno rumore possibile col suo respiro, con l’altra scattò un paio di foto che avrebbe poi portato al Professore. Si alzò con estrema cautela, allontanandosi il più silenziosamente possibile. Quando fu fuori dalla vista del nido, si appuntò la posizione su un taccuino: sarebbe certamente tornata a vedere quei cuccioli.
Ormai iniziava a sentirsi addosso l’umidità della grotta e aveva bisogno di uscire.
Secondo il Professor Rowan, pochi metri più sopra più sopra si trovava un altro nido di Pokémon, per la precisione si trattava di una famigliola di Golbat e Zubat: Lucinda non aveva molta voglia di salire ancora, ma, se avesse fatto tutto in quel giorno, si sarebbe risparmiata un’altra gita. Non amava particolarmente il freddo del Monte Corona, soprattutto quando doveva stare ferma diverso tempo e muoversi cautamente.
Uscì dalla grotta e cominciò a camminare spedita sul sentiero che portava verso la cima, pensando al bagno caldo che si sarebbe concessa una volta a casa.
All’improvviso sentì un fruscio provenire dalla boscaglia e si bloccò. Cominciò a scrutare tra i cespugli, le orecchie tese, ma l’unico rumore era il vento che le frustava i capelli. Mise comunque una mano sulla Poké Ball, pronta a chiamare in aiuto i suoi Pokémon. Proprio quando iniziò a pensare di essersi sbagliata, un Absol si sporse appena da dietro un albero e fissò intensamente la ricercatrice, anche lui all’erta. Dopo pochi secondi, si voltò e si inoltrò di nuovo nella boscaglia. Lucinda tirò un sospiro di sollievo: aveva fatto bene a scegliere di andare a vedere l’altro nido, aveva anche avuto la fortuna di vedere un Absol. Già si immaginava le espressioni di stupore e invidia di Barry e Lucas quando gliel’avrebbe raccontato.
Salì ancora e si inoltrò in una seconda grotta: il nido era abbastanza vicino all’ingresso, molto in alto. Si vedevano solo i piccoli Zubat addormentati: probabilmente la loro madre era andata a procurarsi del cibo.
Si allontanò dal nido dopo averlo fotografato, esattamente come aveva fatto con Medicham, e tornò sul sentiero per affrontare la discesa, soddisfatta di quella giornata. Osservare due nidi nello stesso giorno non era un evento che capitava tutti i giorni, tutto sommato, e ripagava gli sforzi e il freddo del Monte Corona.
Era quasi alla fine dell’ultima grotta – dopo pochi metri sarebbe sbucata sul Percorso 207 – quando sentì un rumore di massi ormai familiare: un gruppo di Graveler l’aveva vista e aveva deciso di difendere il proprio territorio. Era preparata a quella situazione, anche perché non era la prima volta che le capitava.
- Vai, Prinplup! Usa Acquadisale!
Di norma schizzare un po’ d’acqua in giro bastava a disperdere quei Pokémon selvatici, ma il gruppo sembrava particolarmente incattivito. Evidentemente danneggiato e infastidito dalla doccia inattesa, caricò verso Prinplup, che riuscì a schivare con facilità. Un Pokémon solo non sarebbe bastato: Lucinda mandò in campo anche il suo Machoke.
- Machoke, Vitaltiro!
Uno dei Graveler cadde a terra, stordito. Non si sarebbe rialzato per un po’.
Infuriato per l’attacco subito dal compagno, un altro Graveler sollevò senza difficoltà un masso e lo scagliò contro Machoke, che si scansò appena in tempo.
Lucinda si rese conto troppo tardi che il colpo sarebbe arrivato dritto a lei. Quando sentì il masso fischiare nella sua direzione, si immobilizzò per la paura.
Si rese conto troppo tardi che aveva fatto esattamente il contrario di quello che avrebbe dovuto fare: avrebbe dovuto scansarsi, o tentare di proteggersi chiamando un altro Pokémon.
Il masso la colpì in pieno petto, scagliandola all’indietro per qualche metro. La vista le si annebbiò completamente e non sentì nulla quando atterrò malamente sul pavimento della grotta. Non riusciva più a respirare e annaspava disperatamente. In un ultimo barlume di lucidità tentò di rimettersi in piedi e richiamare i suoi Pokémon, ma realizzò che non si sentiva più le gambe. Si toccò il petto e la gola, sentendosi qualcosa di caldo e appiccicoso addosso. E infine precipitò in un buio profondo.

***

Barry non riusciva a smettere di singhiozzare, aggrappato a sua madre. Non poteva trattenere le urla disperate tra un singhiozzo e l’altro, neanche quando si sentiva bruciare i polmoni e la gola per la mancanza di aria.

- È tutta colpa tua! Cosa faceva lì da sola?
- Barry, calmati… È stato…
- NON È STATO UN INCIDENTE! LUI L’HA MANDATA A MORIRE!
Rowan si era guardato le mani, incapace di rispondere.
- BARRY! Mi… lo scusi, professore…
Rowan aveva scosso il capo.
- No, non importa. Ha solo… ha solo bisogno di elaborare…

Appena l’avesse visto di nuovo, l’avrebbe preso a pugni, si promise Barry. Gli avrebbe fatto sentire il dolore che aveva sentito Lucinda
Lucas invece non piangeva. Stava immobile sulla sedia e stringeva i pugni: aveva già dei solchi piuttosto profondi sui palmi delle mani ed era seduto così rigidamente che sentiva tutti i muscoli indolenziti. Ma gli sembravano dei dolori molto più sopportabili rispetto a ciò che stava cercando di affrontare.

- Io… la voglio vedere.
- Lucas…
Sua madre si era morsa il labbro, titubante. Aveva capito perfettamente il desiderio di suo figlio, ma si chiedeva se quello avrebbe potuto sopportare una vista del genere.
- La devo vedere.
Sua madre si era girata verso l’infermiere. Quest’ultimo aveva annuito.
- Dammi solo un attimo.
Aveva attraversato le porte rosse e ne era uscito poco dopo, facendo un cenno a Lucas. Barry lo aveva seguito rapido. Poco dopo avevano visto il corpo di Lucinda, posto su di una piastra bianca refrigerante, coperto fino al volto da un lenzuolo bianco. Pareva stesse dormendo, ma l’eccessiva immobilità e il pallore rendevano evidente che non fosse così.
La mente di Lucas si era spenta. Non riusciva a pensare a nulla, men che meno a piangere o urlare. Si sentiva completamente vuoto. Solo pochi giorni prima, aveva preso la sua mano andando verso la Torre Memoria…

***

Giusto un’ora prima Lucas e Barry avevano saputo che Lucinda avesse avuto un incidente nel Monte Corona e che fosse in ospedale. Si erano precipitati entrambi in macchina coi loro genitori e si erano diretti a Giubilopoli. Una volta in ospedale, avevano tartassato i medici di domande, anche se i loro genitori avevano cercato di fermarli e tranquillizzarli. Poco dopo avevano ricevuto una risposta: la loro amica non ce l’aveva fatta.
Subito gli parve che niente sembrasse importante.
Nella sua testa, Lucas continuava a maledirsi: se avesse potuto tornare indietro, avrebbe chiesto la salvezza per Lucinda. Cos’era un’insufficienza in confronto?
E Barry sapeva benissimo che non sarebbe mai più riuscito a toccare le Ball che tanto aveva desiderato: non gli interessava neanche più allenarsi, diventare forte e trovare dei nuovi Pokémon.
La madre di Lucas si avvicinò: gettò una rapida occhiata all’inconsolabile Barry e si rivolse a suo figlio.
- Io… l’ho detto a tuo padre. Sta arrivando.
Anche lei aveva gli occhi lucidi, ma si imponeva a rimanere tranquilla: sapeva quanto Lucas avesse bisogno di lei, in quel momento. Annuì lentamente poi, totalmente fuori di sé, tirò un pugno nel muro. Sua madre, spaventata, gli afferrò il braccio nel tentativo di fermarlo e vide le sbucciature sulle nocche.
I loro sguardi s’incontrarono, entrambi colmi di lacrime.
- Non è giusto! – urlò quello, a pieni polmoni. - Perché lei?! Cos’ha fatto di male?! DIMMI PERCHÉ!
E crollò, sfinito, tra le braccia di sua madre. Quella lo strinse e gli baciò il capo, senza dire nulla.

***

Una settimana dopo la morte di Lucinda, i due amici non erano ancora riusciti a riprendersi. Sedevano in silenzio nella camera di Lucas: da quel giorno non avevano fatto neanche una lotta e malapena erano usciti di casa. I loro genitori avevano accordato loro il permesso di restare a casa per un po’, nel tentativo di far passare il lutto.
Ma era tutto tremendamente difficile.
Lucas, guardando fuori dalla finestra e carezzando distrattamente uno dei suoi Pokémon, stava cercando di ripensare a cosa facesse prima di perdere Lucinda. Gli sembravano passati secoli, non riusciva neanche a concepire una vita senza di lei. Tirò su col naso: le lacrime non lo abbandonavano mai.
Poi Barry parlò.
- Non hai mai pensato che è una coincidenza strana?
Lucas lo guardò perplesso.
- Che intendi?
- Quello che succede da un po’ di tempo a questa parte.
Lucas scosse il capo, a indicare che non aveva ancora capito di cosa quello parlasse. Lo realizzò solo un attimo dopo: Miley. E il Ponyta morto. L’infortunio della madre di Barry.
- In effetti…  non sono mai successe tante disgrazie tutte insieme. Tutte così vicine, poi...
Sentì la sensazione, ormai familiare, che lo prendeva quando esprimeva un desidero al Pozzo Memoria, ma molto attenuata rispetto al solito. Si spaventò lo stesso e guardò Barry per vedere se anche lui avesse sentito qualcosa, ma il suo amico aveva lo sguardo fisso oltre i vetri della finestra.
- Pensi che sia… collegato a quello che abbiamo fatto al Pozzo?
Lucas si strinse nelle spalle.
- Non penso. Cioè, perché dovrebbe?
Barry rimase in silenzio un attimo.
- Mi dispiace parlartene adesso, ma… ci pensavo da un po’. Ho paura che siamo noi la causa di tutto. Il giorno del nostro primo desiderio, la padrona della pensione si è ammalata. Poi abbiamo chiesto di farla guarire, e tua mamma si è fatta male. Quando ho chiesto di rafforzare la mia squadra, quel Pokémon alla Pensione ha avuto un infarto. Poi abbiamo chiesto salute per i nostri Pokémon, e proprio lo stesso giorno c’è stato l’incidente alla Pensione. E una settimana fa…
Deglutì, senza riuscire più ad andare avanti. Lucas intuì che doveva essere passato anche lui dal Pozzo Memoria, probabilmente in un momento diverso dal suo.
- Anch’io avevo espresso un desiderio. - mormorò.
- Però le cose non sono collegate. Si tratta semplicemente di… coincidenze. Solo coincidenze sfortunate. - aggiunse poi, con più convinzione.
Non poteva nascondere che il ragionamento di Barry gli aveva messo addosso un po’ di inquietudine, ma non poteva avere un senso. Non era possibile che quei desideri, così innocenti, avessero causato tante disgrazie.

MI SPIEGHI COME UNA COSTRUZIONE DI SEI MILIONI DI ANNI FA, MESSA IN PIEDI PER TIRARE L’ACQUA DA SOTTOTERRA A QUI, POSSA FAR CAPITARE DELLE DISGRAZIE?

Lucinda avrebbe risposto così, se avesse assistito a quella conversazione.
- Questa è Sparta… - mormorò, riuscendo quasi a farsi venire da ridere. Barry non diede impressione di essersi accorto di alcunché.
- Scusa. Forse mi sono lasciato trasportare…
- Tranquillo…
I due ripiombarono nuovamente in un profondo silenzio.
Lucas lasciò vagare lo sguardo sugli oggetti nella sua stanza: i libri di scuola erano accatastati a casaccio su una mensola, sulle pareti erano ancora appesi dei vecchi disegni che aveva fatto da bambino e, in bella vista sulla scrivania c’era un portapenne a forma di panda che gli aveva regalato Lucinda. Il sorriso che fece fu amaro: non si sarebbe mai liberato del suo fantasma. Pure nella sua stessa camera aveva un oggetto che gliel’avrebbe ricordata tutti i giorni.
Fece del suo meglio per ricacciare indietro le lacrime.

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