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Giornalino Arcobaleno - Edizione #01.2


Edizione #01.2
Articolo 0: Un risveglio movimentato

È da qualche giorno che penso all’8 marzo, una giornata per me parecchio importante. No, non è per la festa della donnah, mie dolci donzelle lettrici, ma non dovete preoccuparvi: non resterete affatto deluse dal racconto che vi propongo oggi.
Stamattina quindi mi sono svegliata con un’idea ben precisa in testa e la mia coloratissima fenice (ho sempre un dubbio su quello che sia realmente) ha deciso di collaborare quando gliela ho esposta. Non è niente di che, eh, ma ammetto di essermi divertita parecchio ad architettare tutto questo… Perciò, care lettrici (e anche lettori, ovviamente) preparatevi a questa breve ma intensa narrazione. Chissà che la mia idea non vi piaccia abbastanza da volerla attuare anche voi! Dunque, io la mattina mi alzo sempre tardi prima di andare a lavoro, ovvero sedermi davanti al pc a scrivere quello che mi passa per la testa, siano esse cose per il Giornalino o per le mie storie: più o meno verso le nove e mezza.
Molto prima invece si sveglia la mia taciturna collega (ormai questo è un epiteto), Aura, che di buona lena inizia a fare tutti i suoi innumerevoli compiti per le sue innumerevoli cose da fare. Avete già un’idea della sua dura vita dall’articolo numero uno della scorsa edizione; e se non l’avete letto correte a farlo. Noi due abitiamo vicine nel quartiere di EFP dedicato ai Pokémon. I muri qua sono spessi come cartapesta nelle periferie della sezione (le case più belle sono quelle dei grandi scrittori a tema Pokémon) e io alle sette di ogni mattina mi rigiro nel letto, sguazzando come un Magikarp fuor d’acqua: il motivo è la penetrante e fortissima sveglia punk di Aura, che nonostante l’aspetto angelico in realtà è una scalmanata fan di rocchenroll e cose del genere… o almeno credo. Quindi, mentre lei tutta tranquilla inizia così la sua giornata, le mie orecchie sanguinano e io soffro. Eh? Avete per caso parlato di scuola, di quando ci andiamo se soprattutto io mi alzo così tardi? Ah, sì, quella… be’, che dire, noi a scuola… bah, passiamo oltre!
Ieri sera sono andata a dormire presto e Aura se ne è molto stupita, di solito faccio le ore piccole a leggere libri. Invece mi sono infilata sotto le coperte con le cuffie nelle orecchie, senza però accendere la musica, e pian piano mi sono appisolata, tutta contenta per ciò che avrei fatto la mattina successiva. Avevo impostato come sveglia alle ore 6:40 una canzone bella potente, che appena avesse iniziato a suonare mi avrebbe destata dai miei sogni che fino ad allora sarebbero stati tranquilli. Sapevo che così mi sarei fatta del male e le mie orecchie sarebbero state danneggiate ancor di più ma mi è toccato farlo, solo per questa volta. Quando la canzone è partita è stato come se qualche edificio vicino fosse esploso, andato in fiamme, bombardato o altre catastrofi del genere, magari qualche Pokémon non si era contenuto e aveva fatto fin troppo baccano…
Ma poi invece mi sono resa conto, dopo aver a stento riconosciuto le parole e la melodia, che quell’esplosione altro non era che la canzone impostata come sveglia. Maledicendomi mille volte in mille modi diversi, mi sono strappata le cuffie dalle orecchie con un movimento deciso: et voilà, il canto dei Pidgey mi ha dato il bentornata nel mondo reale. Ansimando come dopo una lunga corsa, ho preso la Poké Ball del Tiranno che stava sul comodino e in fretta e furia mi sono lavata e vestita. Ho preso anche quella della mia Espeon, Lacie, e sono uscita quatta quatta da casa.
Mi sono ritrovata sul pianerottolo di fronte alla porta della mia cara vicina. Ho liberato Lacie dalla Poké Ball e le ho detto a bassa voce di aprire la porta senza fare alcun rumore: quella ha eseguito diligentemente. Ringraziandola mentre la porta si apriva lentamente, in un modo un pelo inquietante, l’ho richiamata nella sfera e ho fatto uscire il Tiranno. Intimandogli di starsene zitto e al suo posto, visto che quello ha sempre da chiacchierare e schiamazzare, sono entrata per prima e ho chiuso la porta con moltissima attenzione dietro di lui, che zampettava nell’ingresso curioso di conoscere la casa di Aura.
Abbiamo trovato la ragazza mezza albina mezza qualcosa addormentata angelicamente nel suo lettino bianco, con le coperte tirate fin sopra il naso e gli occhi chiusi. Ronfava appena, serenamente, e un po’ mi è dispiaciuto doverla svegliare. Il pensiero di quello che avrei fatto di lì a poco, però, mi faceva sorridere. Così ho preso la sua sveglia tutt’altro che pacata come la sua proprietaria (la definirei volentieri un aggeggio infernale) e l’ho disattivata con tutta la soddisfazione del mondo, troppo contenta di non dover sentire schitarrate assordanti di prima mattina. Ho aspettato che la ragazza si svegliasse accucciata addosso un lato del letto. Ho-Oh ridacchiava sommessamente, incapace di trattenersi, in un angolo.
La ragazza si è svegliata contrariata dal non sentire la sua solita sveglia e io a malapena ho contenuto le risa. Sembra tanto carina e tranquilla, quella lì, ma quando qualcosa le va storto diventa una scaricatrice di porto (inchinatevi per la rima).
“Ma che caz… dove min[CENSURA] è quella fott[CENSURA] sveglia del…”
“AUGURI AURAAAAAAAAAAAAA!!”
La ragazza è trasalita e, se prima stava a sedere sul letto, è caduta all’indietro sbattendo la capoccia sulla testata. Il suo lato scaricatrice-di-porto ha avuto di nuovo la meglio e ha riservato un bel po’ di insulti alla sottoscritta; intanto Ho-Oh (io mi stavo spanciando dalle risate per la sua reazione, nel mentre) suonava una trombetta, di quelle che si portano allo stadio.
“Sei una…”
“Carissima amica! Lo so, cara, lo so bene!”
“No, porca…! Non si fanno queste cose! Io te lo avevo detto: i compleanni li voglio tranquilli! Il fatto che tu mi abbia regalato un trauma cranico quest’anno mi fa incazzare!”
“Ahahahaha! Ti voglio bene anche io, amica mia! E che Dio ce la mandi buona anche per i prossimi… quanti sono? Trecentossessantacinque giorni! Auguriiiii! E figlie femmine, visto che è la festa della donna!”
“NON SEI DIVERTENTE NANETTA DEL… WAAH! VAFFANCUBO!”
“Andiamo, scema, mi stai odiando solo perché ho fatto sbattere leggermente la tua testolina, e nemmeno era nelle mie intenzioni, ma ti ringrazio per averlo fatto perché è stato meraviglioso!”
Aura mi ha lanciato un’occhiataccia e io ho sorriso in risposta. “Credevo te ne saresti dimenticata. Anche perché nei giorni scorsi non hai detto nulla a tal proposito. Ci stavo rimanendo male.”
“Allora ringraziami mille volte di più, carissima. A malapena so quando sono nata io, e se non mi fai una sorpresa decente ordino al Tiranno qui presente di farti allo spiedo.”
“Tiranno?!”
La bella bensvegliata nel bosc… nella sua stanza non si era manco accorta dell’altra, grossa presenza che quella mattina invadeva metà della camera. Io sono scoppiata a ridere ancora di più mentre il Tiranno si è offeso tantissimo.
“Ma come ti permetti! Porta rispetto, vegliarda, non me ne frega niente se oggi invecchi ancora di più!”

Risultato finale? Una zuffa di compleanno. Per le ossa di Aura non è stato uno dei festeggiamenti migliori, i suoi capelli hanno ricevuto inaspettatamente un nuovo taglio e la sua pelle pallida si è un po’ colorita di bluastro/violaceo. Un bel color livido insomma! Questo breve articolo è un regalo per la mia socia Aura, fatele gli auguri (non per la festa della donna, per carità) altrimenti vi sgozzo, io ci tengo a queste cose. A presto e grazie per aver letto!

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