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Frammenti - Shot 4 - Vespus

Frammenti, Nuova Vita

“Frammenti. Le nostre anime non sono altro che frammenti del grande Fuoco Primordiale. Nasciamo come scintille, viviamo come incendi, moriamo come cenere. La nostra vita è una breve fiamma destinata a spegnersi, lasciando distruzione dietro di sé.”


Erano anni che non metteva piede in quella città, l’ultima sua visita non era stata molto piacevole.
Questa volta, invece, Zeno si godette ogni singolo passo, dal piccolo porto su cui i lavori erano ormai ultimati, fino al Centro Pokémon.
Rimase immobile per qualche secondo davanti l’ingresso, mentre i ricordi della sua prima visita riaffioravano. Rivide ogni singola immagine: era nuovamente steso su quella barella, mentre i medici seguivano il piccolo Magby che apriva loro la strada per il Centro Pokémon.
Ora la sua mente andò leggermente indietro, fino al suo incontro con quel Abomasnow che l’aveva ridotto in fin di vita mentre cercava di proteggere il suo Magby.
Zeno scrollò la testa, ritornando al presente.
La porta si aprì ed i suoi Pokémon si fiondarono all’interno dell’edificio, in cerca di calore, lasciandolo lì fuori, da solo in mezzo alla neve.
Si girò indietro, verso il mare, fissando il punto in cui il Sole incontrava il mare ed iniziava ad immergersi, lasciando pieno controllo del cielo alla notte e al freddo.
Troppo freddo, troppo per restare anche un solo altro secondo lì fuori.
Qualcuno gli afferrò il pantalone ed iniziò a strattonarlo, costringendolo ad abbandonare i suoi pensieri un’altra volta.
“Si Magby, arrivo, vai dentro”
Zeno sospirò, creando piccole nuvolette simili a fumo dalle labbra.
L’interno dell’edificio era ancora identico a diversi anni fa, con la sala per gli scambi chiusa per le bufere di neve incessanti che tormentavano Nevepoli.
Zeno si avvicinò all’infermiera, consegnando le sfere dei suoi compagni.
Ringraziò per poi uscire dalla porta nel più totale silenzio.
Si ritrovò nuovamente fuori, isolato fra la neve. Se solo fosse rimasto per pochi attimi in più nel Centro Pokémon avrebbe sentito l’avviso del telegiornale che dichiarava allerta bufera sul territorio circostante Nevepoli.
Ma Zeno non restò nel Centro Pokémon, al sicuro contro la tremenda tempesta che si sarebbe abbattuta sulla zona, anzi si avventurò nell’immensa foresta che si apriva subito dietro il Tempio di Nevepoli.
Prese le due sfere fra le mani, una emanava una sensazione di tranquillità e profumava d’erba fresca, mentre l’altra emanava calore e felicità, scelse quest’ultima, richiamando il suo amico Magby.
“Dai Magby facciamoci un giro, prendiamo un po’ d’aria”

Dopo circa un’ora di cammino i due si trovarono all’estremità Nord di Sinnoh, su di una rupe a strapiombo sul mare.
Il mare, Zeno non si era mai soffermato ad osservarlo, eppure in quel momento si sentiva attratto da quell’immensa massa d’acqua che si muoveva impetuosamente, infrangendosi ai piedi della rupe.
Ma ciò che attirò Zeno fu l’enorme nuvola nera che si stava avvicinando sempre di più a Sinnoh, creando dei piccoli tornado non appena le raffiche di vento raggiungevano la superficie del mare.
Restare lì non era per niente una bella idea.
Il ragazzo si girò per ritornare indietro, quando inciampò in un qualcosa nascosto dalla neve.
Si chinò per vedere cosa fosse, spostando i diversi centimetri di neve che si erano accumulati.
Un uovo.
Zeno lo raccolse da terra, tastandolo.
“È freddo… Chissà dov’è finita la madre. Ma poco importa, ormai sarà morto”
E proprio in quel momento, avvertì una pulsazione provenire dal cuore dell’uovo.
E poi un’altra.
E un’altra ancora, ritmicamente, come se il contatto con qualcosa di più caldo avesse risvegliato il cucciolo che si trovava all’interno dell’uovo.
“Magby vieni subito qui! Guarda, quest’uovo è vivo! Dobbiamo fare qualcosa, portiamolo con noi” Esclamò euforico Zeno.
Magby si avvicinò incuriosito all’uovo, completamente rosso e con delle linee gialle che lo percorrevano longitudinalmente. Non appena lo toccò, l’uovo incominciò a brillare leggermente di rosso.
“Ma che cavolo? Come hai fatto?”
Il Pokémon Carbonvivo rispose sorridendo al suo allenatore, prendendo l’uovo in custodia e riscaldandolo con il suo corpo.
“Ben fatto, piccolo. Ma credo sia il caso di ritornare a Nevepoli, sta per arrivare una tempesta, ne sono certo”
E come prova delle sue parole, in lontananza incominciarono a rimbombare per l’aria diversi tuoni, uno più forte dell’altro.
I due iniziarono a correre a perdifiato, mentre la bufera acquistava sempre più velocità.

“Magby! Magby Dove sei?” Urlava Zeno, mentre vento misto a neve lo colpiva ripetutamente in ogni parte del suo corpo.
“Piccolo dove sei? Fatti sentire, non vedo nulla con questa tempesta. Magby! Porca puttana dove sei?”
Finalmente un segno di vita, Zeno vide materializzarsi, a una decina di metri davanti a sé, una colonna di fuoco che si stagliava verso il cielo. Il ragazzo si fece strada fra la neve, fino a raggiungere il suo compagno.
“Eccoti qui, non provare più ad allontanarti così tanto da me. Forza, dobbiamo trovare un riparo Magby, vieni qui, ti porto io così sei più riparato, tu porta l’uovo” Disse Zeno mentre si chinava sul suo Pokémon per potergli fare da riparo contro la bufera.
Non appena il ragazzo toccò il corpo di Magby, la bufera cessò.
Uno strano calore iniziò a giungere da pochi metri di distanza, poi un tonfo nella neve, seguito da un forte ruggito.
Il ragazzo riconobbe subito quell’essere, nero come la pece, grosso e minaccioso, con fiamme che fuoriuscivano dal suo corpo. Era ancora lui, Hulrog, il demone che aveva sognato un paio di anni prima.
“Di nuovo tu… Sto sognando ancora?”
“No” Rispose il demone, con voce simile ad un growl metal.
“E allora che cosa vuoi? Perché continui a tormentarmi?”
“Guarda che io non ti tormento, secondo te cos’era quella voce nella tua testa che hai sentito tutte le volte che hai maneggiato il fuoco? Ero io”
“Quindi eri tu?”
“Oh ma bravo, sei più sveglio di quanto pensassi”
“Ma se eri tu… Si può sapere che cosa vuoi da me?”
“Nulla, semplicemente faccio parte di te. Sono la tua coscienza, o qualsiasi altro modo che avete creato voi umani per chiamare quelli come me. Prima ero l’incarnazione del demonio, nel Medioevo. Vedi tu come preferisci, per me è indifferente”
“Quindi, saresti un qualcosa che è entrato nel mio corpo?”
“No, io sono nato con te, semplicemente ho dovuto aspettare per rilevarmi, troppe volte le persone giovani ci sono rimaste secche vedendomi”
“Beh effettivamente vedere una cosa simile spuntare dal nulla è alquanto spaventoso… Ma allora cosa vuoi? Prendere il mio corpo o cosa?
“Non tentarmi. Sono qui per aiutarti idiota, se muori tu, muoio anche io. Quindi segui questo e non fare domande” Concluse Hulrog, battendo violentemente il martello per terra.
In quell’istante Zeno ritornò alla realtà, nuovamente circondato dalla neve e dalla bufera che gli impediva di vedere a un palmo dal suo naso.
Zeno vide nella neve il segno lasciato dal martello di Hulrog, che prese improvvisamente fuoco.
“Sto sognando o cosa?” Esclamo il ragazzo, mentre una lingua di fiamme iniziò a muoversi nel terreno
Le fiamme si diressero alla sua sinistra, inoltrandosi fra gli alberi.
“Magby, ho la strana sensazione che dovremmo seguirla, tu che ne dici?”
Il Pokémon annuì, indirizzando l’uovo verso le fiamme.
“E va bene, vediamo dove portano…”

Dopo pochi minuti di cammino i due arrivarono in una zona in cui la bufera era meno violenta.
Seguendo le fiamme erano giunti all’ingresso di una grotta.
Non appena Zeno entrò le fiamme si spensero alle sue spalle, lasciando il terreno intatto e colmo di neve, come se non fossero mai esistite.
“Qui dovremmo essere al riparo, ma abbiamo bisogno di calore, Magby usa Fuocofatuo”
Il Pokémon Carbonvivo obbedì, creando piccole fiammelle azzurre che iniziarono a svolazzare intorno ai due come tanti piccoli satelliti.
Zeno appoggiò delicatamente l’uovo per terra, dopodiché prese la sua altra Pokéball.
“Ok, qui dovresti essere al sicuro, fuori faceva troppo freddo, scusa se ti ho tenuto qui dentro. Esci pure, Turtwig”
Un piccolo esemplare di Turtwig fuoriuscì dalla sua Ball, materializzandosi poco distante dall’uovo.
Il Pokémon Fogliolina non perse tempo ed iniziò subito ad odorare l’uovo, mentre iniziò a muoversi come se stesse scodinzolando.
L’uovo rispose illuminandosi per un attimo di più, per poi ritornare nuovamente freddo ed immobile.
“Non sta messo molto bene, dobbiamo fare qualcosa… Magby, crea altre fiamme e falle orbitare attorno all’uovo, dobbiamo tenerlo al caldo. Turtwig tu invece usa Campo Erboso, e poi Radicamento sull’uovo, dobbiamo dargli tutte le energie di cui ha bisogno”
La combinazione di Campo Erboso e Radicamento iniziò a far recuperare, gradualmente, tutte le energie perse dall’uovo, mentre il calore emesso dal Fuocofatuo di Magby andava a compensare l’assenza del calore materno.
“Ottimo ragazzi, questo dovrebbe bastare a farlo resistere almeno fino a che non finirà la bufera, dopodiché lo porteremo al Centro Pokémon di Nevepoli. Ora voi aspettatemi qui, vado a cercare qualcosa che possa chiudere quell’ingresso, altrimenti fa troppo freddo” Disse il ragazzo, scomparendo nella bufera.
Dopo pochi minuti Zeno ritrovò i resti di una casa, ormai quasi del tutto distrutta. Le uniche parti ancora in piedi erano i pilastri, assieme a metà dell’arcata che una volta doveva essere l’ingresso.
Il ragazzo si avvicinò ai resti della casa, per cercare qualcosa di utile, iniziando a scavare fra le macerie.
“Beh, questo potrebbe fare al caso mio, se solo riuscissi a spostare questo maledetto blocco di cemento. Mi serve qualcosa per fare leva…”
“Come la barra di ferro subito dietro di te, idiota” La voce di Hulrog rimbombava nella sua mente.
“Oh, grazie, anche se potevi evitare il commento” Concluse Zeno, liberando la porta dalle macerie.
Dopodiché la caricò sulle spalle, costatando che era molto più leggera di quanto credesse, per sua fortuna.

“Ecco qui ragazzi, questa dovrebbe bastare, però adesso serve qualcosa che la tenga ferma. Turtwig ce la fai a creare delle liane che la tengano fissata all’ingresso della caverna?”
Turtwig rimase con gli occhi chiusi per qualche istante, come se si stesse concentrando.
Piccole radici andarono ad alzarsi dal manto erboso, arrampicandosi sulla porta, per poi stringerla sempre di più, fino a darle un minimo di ancoraggio al terreno e le pareti.
“Bravissimo Turtwig, ottimo lavoro piccolo. Adesso non ci resta che aspettare che finisca la bufera, possiamo anche riposare”
Zeno si avvicinò ai suoi Pokémon, che non perdevano di vista l’uovo neanche per un secondo.
Quell’uovo, che stava costando tante energie al ragazzo.
Quell’uovo che per qualche strano motivo sembrava chiamarlo.
Non riuscì più a trattenersi, ed avvicinò le sue mani al piccolo guscio di vita.
Quello vibrò al contatto, iniziando ad emanare sempre più calore.
Zeno lo avvicinò al petto, si stese, e rimase ad osservarlo fino a che non si addormentò, sopraffatto dalla stanchezza.

La mattina seguente, al suo risveglio, Zeno si ritrovò l’uovo schiuso fra le mani.
Si alzò in preda al panico, iniziando a guardare in ogni direzione, per poter ritrovare il cucciolo che aveva salvato.
Vicino la porta trovò Turtwig e Magby, che cercavano di acchiappare qualcosa.
“Che sta succedendo qui? Cos’avete combinato voi due?”
I Pokémon si scostarono, liberando la vista di Zeno, dandogli la possibilità di vedere il frutto del suo sforzo.
Un Fletchling.
Il piccolo Pokémon, non appena notò Zeno, iniziò a correre verso di lui, come se avesse visto un suo genitore.
Il ragazzo lo raccolse, tenendolo fra le sue mani. Lo avvicinò al volto ed iniziò a fissare quella piccola vita che aveva fra le mani. Era nato da poco, ma Zeno già lo sentiva parte di sé, come se fosse stato destino trovare quell’uovo in quelle condizioni.
Fletchling, invece, iniziò a beccargli il naso, stringendolo e girandolo.
“Hey calmo piccoletto, è questo il ringraziamento? Beh probabilmente avrai fame, che ne dici di venire con noi a cercare del cibo? Magari ti diverti pure”
Il piccolo uccellino cinguettò felice.
“Non hai capito nulla, ma sei felice lo stesso, ottimo. Che dite ragazzi, il piccoletto resta con noi oggi?”
Magby e Turtwig annuirono.
“Bene, allora Turtwig libera la porta, andiamo a fare colazione”
E non appena uscirono dalla grotta, Fletchling fece il suo primo, breve volo, diretto verso la sua nuova vita.

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