Buonasera a tutti, la puntata odierna della rubrica Consigli Utili ci svelerà i segreti di un altro luogo della regione di Adamanta: il Bosco Memoria. Come sempre, se volete commentare la nostra fan fic, potete farlo o sulla nostra pagina facebook Pokémon Adventures ITA, oppure qui sul blog stesso. Vi lascio e vi auguro buona lettura
Il Bosco Memoria è il polmone della regione di Adamanta.
Questa foresta divide la città di Primaluce da quelle di Edesea e Timea e nel
folto sono stati creati dei sentieri che permettono di collegare queste due città. La
conformazione del bosco cambia man mano che ci si avvicina alla parte più
profonda, dove la vegetazione si fa tanto fitta da impedire il passaggio a
chiunque. Sono in pochissimi quelli che sono riusciti ad avvicinarsi a quella
zona così recondita del bosco, ma soltanto uno riuscì ad arrivarvi.
È una leggenda che conoscono solo gli anziani della città
di Primaluce, all'epoca chiamata Nuovaluce, una leggenda che si tramanda da prima che la città prendesse
questo nome. All’epoca il bosco era chiamato Bosco Oblio, già da allora il suo
cuore era la parte della selva più protetta, sia dalla vegetazione che dai
Pokémon stessi. Molti vi si avventuravano, convinti che celasse un tesoro
incredibile, o che addirittura fosse sede di un Pokémon leggendario. La maggior
parte degli avventurieri che tentavano l’impresa tornavo appena dopo qualche
giorno, stremati e feriti, asserendo di essersi inoltrati per il bosco, ma che
improvvisamente avevano smarrito la strada ed erano finiti preda degli attacchi
dei numerosi Pokémon. E poi c'era una piccola parte di loro, che dopo essere entrati nel
bosco, ne usciva solo numerosi giorni dopo, completamente privi di ricordi. Né il
loro nome, la loro città natale, o i loro cari restavano impressi nella loro
mente, ma tutto veniva totalmente rimosso, compresa la stessa esperienza maturata nel
bosco. Man mano che i casi aumentavano la gente della cittadina iniziava sempre
di più a guardarsi bene dal mettervi piede, percorrendo persino vie molto più
lunghe per arrivare alle città confinanti. Ma se da una parte gli abitanti di
Nuovaluce erano più spaventati, dall’altra
la nomea della foresta impenetrabile si spandeva fra gli avventurieri, ognuno
dei quali era convinto che sarebbe stato lui a raggiungere il cuore di quel
bosco.
Il tempo passò e il numero di avventurieri che tornavano
senza memorie del loro passato aumentava di anno in anno, lasciando sempre più
inquieti gli abitanti e sempre più incuriositi i viaggiatori. Fu uno di questi,
un giovane sconosciuto che improvvisamente decise di tentare l’impresa. Era
arrivato nella città appena una settimana prima, ed aveva ascoltato con
interesse le parole degli abitanti che cercavano di dissuaderlo dall’avventurarsi
nel bosco. Dopo aver visto un viaggiatore, tornare privo di ricordi al
villaggio, il ragazzo, desideroso di mettere fine a quella storia, prese le sue
poche cose e s’inoltrò nel fitto. Quando in molti tentarono di fermarlo, dicendogli
di pensare ai suoi cari e di quello che avrebbe provato dimenticandoli. Quello
rispose, risoluto che avrebbe ben preferito dimenticarli, visto che li aveva
tutti persi durante la guerre e gli anni di carestie e si avventurò nel bosco.
Il giovane vagò a vuoto per alcuni giorni, orientandosi
solo con le colonne di fumo create dai camini del villaggio, ma ben prestò
iniziò ad avvicinarsi alla zona più profonda del bosco. Impiegò altri due giorni,
di agguati e lotte contro i Pokémon del luogo per riuscire ad arrivare fino al
vero cuore del Bosco. Era stremato, e quando si trovò davanti un fitto muro
fatto da fogliame, tronchi e rovi per un attimo sentì morire la speranza. I
suoi Pokémon, un esemplare di Scizor, un Umbreon ed un Espeon.
I tre erano riusciti a districarsi per il bosco, ma ormai erano feriti ed impossibilitati a combattere. Con le ultime energie, Scizor creò una via per il suo allenatore, tagliando il fitto fogliame, che lasciò il posto ad uno spiazzo d’erba. Non era possibile vedere il cielo da quel luogo, in quanto fitti rami coprivano quella radura anche dall’altro, ma alcuni raggi di sole sembravano comunque trapassarla. Al centro, su una roccia piatta, vi era un Pokémon che il ragazzo non aveva mai visto. Fluttuava nell’aria, con le sue code, ognuna delle quali possedeva incastonata una gemma rossa, il piccolo Pokémon sembrava mescolare l’aria, muovendole con una cadenza legante ed ipnotica. La testa, dalla forma di un elmo, e parte del viso erano di colore giallo, al centro della fronte vi era una terza gemma cremisi. Il giovane restò senza parole, tuttavia dopo alcuni secondi in cui lo fissava iniziò a girargli la testa e a perdere l’equilibrio, cadde in ginocchio tenendosi la testa con entrambe le mani. Il Pokémon gli si avvicinò, lentamente.
I tre erano riusciti a districarsi per il bosco, ma ormai erano feriti ed impossibilitati a combattere. Con le ultime energie, Scizor creò una via per il suo allenatore, tagliando il fitto fogliame, che lasciò il posto ad uno spiazzo d’erba. Non era possibile vedere il cielo da quel luogo, in quanto fitti rami coprivano quella radura anche dall’altro, ma alcuni raggi di sole sembravano comunque trapassarla. Al centro, su una roccia piatta, vi era un Pokémon che il ragazzo non aveva mai visto. Fluttuava nell’aria, con le sue code, ognuna delle quali possedeva incastonata una gemma rossa, il piccolo Pokémon sembrava mescolare l’aria, muovendole con una cadenza legante ed ipnotica. La testa, dalla forma di un elmo, e parte del viso erano di colore giallo, al centro della fronte vi era una terza gemma cremisi. Il giovane restò senza parole, tuttavia dopo alcuni secondi in cui lo fissava iniziò a girargli la testa e a perdere l’equilibrio, cadde in ginocchio tenendosi la testa con entrambe le mani. Il Pokémon gli si avvicinò, lentamente.
“Cosa brami?” gli chiese.
Il giovane, nonostante si sentisse mancare, alzò
nuovamente il volto, per fissarlo.
“Nulla” fu al semplice risposta.
“E allora cosa fai qui?” le parole del Pokémon gli
venivano impresse direttamente nella mente, provocandogli ulteriore dolore.
“Ero solo...” si fermò, cercando le parole “curioso”
disse infine.
“Molti sono venuti qui ed hanno perso i loro ricordi, la
gente della città è terrorizzata...” si fermò nuovamente, sfregandosi gli occhi
con le mani “volevo sapere cosa ci fosse, cosa avesse causato tutto ciò, per
fermarlo” ansimava.
Il Pokémon restò in silenzio per qualche secondo, prima
di riprendere il dialogo.
“Io sono Uxie. Colui che domina la sapienza. Sei venuto
qui seguendo la curiosità, al sete di conoscenza, hai sofferto per loro che
avevano perso i loro ricordi, ed infine non hai rinunciato al tuo cammino,
mostrando la tua forza di volontà”
Tacque per altri secondi, che al giovane parvero eterni.
“Hai seguito la tua coscienza” proclamò “Non la tua sete
di ricchezze, né l’audacia sconsiderata. Sei il primo” la morsa che stringeva
la mente di quello si allentò, facendo scemare il dolore., finalmente fu in
grado di mettersi nuovamente in piedi.
“Non fissarmi” disse ancora il Pokémon “Sei il primo e
sarai anche l’ultimo” proclamò infine “Torna al villaggio, dì che il Bosco è
ora libero.”
Tenendo gli occhi bassi il giovane annuì. Restò fermo per
qualche secondo fino a che si rese conto che Uxie non c’era più e che il fitto
che proteggeva quella radura era scomparso.
Si rese conto di essere a meno di un chilometro dal
villaggio e lentamente tornò sui suoi passi.. Nessun Pokémon ostacolò il suo
cammino al ritorno, né tantomeno gli sarebbe stato possibile perdersi, visto
che un sentiero lo guidava fin quasi alle mura di Nuovaluce. Una volta arrivato
lì raccontò la sua storia, parlando di Uxie e delle brevi parole che si erano
scambiati. Il nome del bosco divenne Bosco Memoria, con l’augurio che nessuno
potesse dimenticare la leggenda di quel semplice giovane mosso dalla virtù che
aveva spezzato l’incanto del Pokémon.
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