In fondo avevo accantonato la mia vecchia me da tempo ormai, e con essa anche gli amici e i parenti che ne conseguivano. Non ero più nessuno. Zero. Bianco Sottile e affusolata. “Come il braccio di una ragazza…” con le lenzuola tirate a coprirmi il mento e parte delle labbra mimavo le parole, inconsapevole se le stessi dicendo veramente o meno. Con gli occhi e una mano invisibile tracciavo dei contorni invisibili disegnando ora le linee delle cinque dita, trasformando la crepa in una figura quasi umana, addolcendone i tratti più aspri finché non potevo ancora vederli. Era un lavoro incredibilmente rilassante il mio, svolto nella penombra che precede il mattino. Prima che la luce dorata raggiungesse il mio letto filtrando tra gli spiragli di una tendina polverosa e sporca. Non che mancasse molto ormai. Chiusi gli occhi e scivolai con tutta la testa sotto le coperte, al sicuro. “Odio la mia vita.” E più di tutto odiavo quello
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