Prologo . Valerie amava le cose belle . Le amava alla follia, perché la facevano sentire bene e rendevano splendida ogni sua giornata, dall’alba al tramonto. Era entrata in contatto con la bellezza alla tenera età dei dieci anni e da lì non se n’era più separata: era stata una sorta di vocazione , un incitamento a seguirne la luce. A percorrerne il tortuoso sentiero, sapendo che, faticando e sudando, l’avrebbe portata alla felicità. Alle porte di un futuro radioso e scintillante, proprio come quello che stava finalmente vivendo. La bellezza ormai faceva parte della sua quotidianità, lei stessa ne era diventata l’allegoria. Non poteva che esserne fiera. Eppure, per quante cose belle l’avessero meravigliata fino ad oggi, niente, niente poteva superare l’antico splendore che l’aveva investita la prima volta che aveva messo piede a Laverre City. Tutte le volte che la guardava, Valerie ne rimaneva ammaliata, come un bambino davanti ad un bancone di leccorn
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