XIV La cena del cameriere Blue si svegliò di soprassalto. Aveva di nuovo sognato Vivalet. E anche Porto Alghepoli. Tutto insieme. Nel sogno, si trovava all’interno di un aereo che sorvolava una città, completamente inerme di fronte alla scena di cui aveva uno scorcio dal suo finestrino: l’enorme corpo di Rayquaza stava devastando palazzi e quartieri, stritolando edifici nelle sue spire e spazzando via intere strade con i suoi attacchi. E lei era immobile, limitata, in gabbia. Green sembrò avvertire il movimento di Blue e aprì gli occhi ancora appesantiti dal sonno. «Che succede?» le chiese. «Nulla, è tutto ok...» «Hai gli incubi?» «Sì» rispose lei con un filo di voce. «Da quanto... da quanto tempo non prendi le pillole?» Blue si concesse una pausa di qualche secondo, prima di rispondere «quattro mesi». «E’ la quinta volta in due giorni, che non riesci a dormire» si lamentò Green. Il sonno che ancora lo annebbiava lo rendeva meno controllato e più diretto, nel manifes
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