Il canto del Cigno «Ma come è possibile? Che siano successe tutte queste cose, intendo» Guardai la donna posare la sua penna sopra il suo blocconote, portarsi gli occhiali sulla fronte spostando la sua frangia castana. Gli occhi erano perplessi, le sopracciglia corrucciate e la gamba si muoveva nervosamente. Le dita della mano destra ticchettavano, le unghie laccate di rosso. Era evidente che quella donna non appartenesse a quest’ambiente. Il tailleur grigio che indossava era decisamente troppo elegante per qualcuno che si svegliava presto la mattina e andava a lavorare nei campi, le mani curate e senza calli, la carnagione lattea e le labbra soffici. Niente rughe dovute al sole, né bocca screpolata a causa del freddo. Nessuna lentiggine o imperfezione, niente che facesse pensare che quella potesse aver vissuto in un pesino di campagna per tutta la vita. Eppure l’avevo vista, non che abbia vissuto così a lungo, né che possa sapere di ogni singolo abita
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