E se passaste su Pokémon Adventures ITA a leggere il fantastico ed omonimo manga? Lo staff ha appena terminato di tradurre la saga di Ruby e Sapphire. Io l'ho già letta tutta, e voi?
Comunicazioni sparse:
Ricordo che la pubblicazione è stata spostata ad ogni martedì, quindi il lunedì non troverete null'altro che quello che c'era già pubblicato.
Sulla destra, per chi volesse rileggere, c'è il nostro archivio. Scrollate e date pure un'occhiata.
Se volete comunicare con noi, e darci un parere o una recensione sui vari capitoli, siamo anche su EFP, passateci a trovare, che sarà sicuramente un piacere leggervi.
VI PREGO DI NON PERDERVI TUTTE LE NOVITà CHE POKéMON COURAGE PRESENTRà IN FUTURO. Noi non siamo stanchi di scrivere e sognare storie nuove, e per sapere quando queste calcheranno di nuovo l'onda di blogspot DOVETE aggiungerci su FB, nel nostro gruppo. Qui parliamo di tutto, i fan possono postare fan art e fare domande. Io, ma anche Giulia, risponderemo con piacere.
Il link del gruppo è questo Pokémon Courage!
SABATO. C'è una sorpresa per voi. Un piccolo indizio per qualche progetto futuro ;)
Stay Ready.
Go!
Andy $
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Andy $
La neve aveva preso a scendere lieve, quasi era un piacere
nonostante il freddo li stesse mangiando. Zack tirava Mia per mano attraverso
il bosco accanto Duefoglie. La ragazza era stanca, ma andava avanti, non voleva
essere un peso per il giovane.
Di tanto in tanto inciampava in qualche sasso nella neve.
Aveva i piedi congelati, non era preparata per quell’evenienza.
“Zack...”
“Mia”
“Stai bene?”
“Io si. Tu come stai?”
“Bene, bene...”
“Mia”
“Stai bene?”
“Io si. Tu come stai?”
“Bene, bene...”
“Pensavo che potresti fermarti per un po’ mentre vado a
catturare Mesprit. Poi insieme andremo a prendere Uxie, che è più lontano,
potrei aver bisogno di te. Infine Azelf, che è il più forte tra i tre”
“Io non voglio abbandonarti”
“Mia...sei stanca. Non ce la fai”
Mia si fermò e portò le mani ai fianchi, sformati dal grosso ed avvolgente soprabito che le teneva il torace al caldo.
“Io non voglio abbandonarti”
“Mia...sei stanca. Non ce la fai”
Mia si fermò e portò le mani ai fianchi, sformati dal grosso ed avvolgente soprabito che le teneva il torace al caldo.
“Io voglio aiutarti” disse, guardandolo.
“E lo farai. Ma bisogna essere realisti. Potresti creare
problemi, prima a te che a me. Devi riposare”
“Non vuoi che ti segua?”
Lo sguardo che fece in quel momento Mia bruciò ogni pensiero di Zack.
“Non vuoi che ti segua?”
Lo sguardo che fece in quel momento Mia bruciò ogni pensiero di Zack.
“No...non è questo. Ma ti voglio bene, e voglio che tu sia
pronta a tutto. Ti prego...”
“Zack...non chiedermi di abbandonarti...”
“Non lo sto chiedendo! Voglio solo che ti riposi!”
“Credi di riuscirci? So che il mio aiuto non è per niente annoverato in caso di emergenza, ma vorrei lo stesso aiutarti per quanto posso”
“Ce la metterò tutta. E saperti al caldo mi farà stare meglio”
“Allora ok...”
Duefoglie era un piccolo agglomerato di comignoli fumanti. Qua e là qualche bambino ignaro giocava con la neve. Per terra piccoli e grandi passi si alternavano come le onde nel mare, mentre piccoli sentieri venivano disegnati con le pale da alcuni uomini volenterosi, che spalavano la neve alta, ridando alla luce la strada.
“Zack...non chiedermi di abbandonarti...”
“Non lo sto chiedendo! Voglio solo che ti riposi!”
“Credi di riuscirci? So che il mio aiuto non è per niente annoverato in caso di emergenza, ma vorrei lo stesso aiutarti per quanto posso”
“Ce la metterò tutta. E saperti al caldo mi farà stare meglio”
“Allora ok...”
Duefoglie era un piccolo agglomerato di comignoli fumanti. Qua e là qualche bambino ignaro giocava con la neve. Per terra piccoli e grandi passi si alternavano come le onde nel mare, mentre piccoli sentieri venivano disegnati con le pale da alcuni uomini volenterosi, che spalavano la neve alta, ridando alla luce la strada.
Vitale, ma non troppo.
Poche anime, poca vita, poca gente, l’essenziale. Duefoglie
probabilmente era un di quei paesini con un solo supermercato, un’edicola
(forse) e la chiesa.
Camminando lì, Zack e Mia si guardarono attorno. Zack vide
una di quelle casette. Nonostante il freddo, avrebbe adorato passare la sua
vecchiaia in una di quelle baite, con Rachel, che sarebbe avvizzita lentamente
accanto a lui.
Poi pensò a Rachel, ed abbassò la testa. Non riusciva a
capacitarsi di quello che stava succedendo. Non sarebbe nemmeno riuscito a
trovarla, così. Non aveva indizi, né basi dalle quali partire. L’unica cosa che
sapeva era che calcavano il terreno della stessa regione.
Zack e Mia presero la stradina principale, mentre degli
Snorunt ed alcuni Delibird coloravano il candido paesaggio con un pizzico di
brio e di colore.
Poi Zack prese per mano Mia, conducendola in una stradina
secondaria, cosa che turbò non poco la giovane, ma quando uscirono da quel
vicolo, ritrovandosi sul decumano di quello sputo di vita, Duefoglie per
l’appunto, vide ancora strada, ancora case, ed ancora neve.
Una baita era particolare. Le luci erano accese, perché
anche se era giorno le nuvole increspavano il cielo, rendendolo buio e
polveroso.
La porta chiusa, una ghirlanda appesa sulla porta, mentre
fuori parecchie decorazioni adornavano alberi sporcati dal bianco e dal freddo.
Un Blissey stava decorando un’altra metà di giardino.
Zack sorrise. “Eccoci. Siamo arrivati”
I due si avvicinarono alla baita, Blissey si girò e si rese conto di ciò che stava succedendo, poi prese a fare le feste a Zack.
I due si avvicinarono alla baita, Blissey si girò e si rese conto di ciò che stava succedendo, poi prese a fare le feste a Zack.
Mia sorrise, incuriosita da quel comportamento. “È tutto
normale?”
“Si. Io conosco questo Blissey da quando era un Happiny”
“Si. Io conosco questo Blissey da quando era un Happiny”
“Chi vive qui?”
“Una cara amica”
Zack bussò alla porta, ritmicamente, a formare un motivetto. Pochi secondi dopo si sentì qualcuno precipitarsi alla porta, e spalancarla.
“Una cara amica”
Zack bussò alla porta, ritmicamente, a formare un motivetto. Pochi secondi dopo si sentì qualcuno precipitarsi alla porta, e spalancarla.
“Zack” fece Demetra, sorridendo. Lo strinse a sé,
maternamente, mentre il ragazzo si perdeva nel profumo floreale di quella.
“Demetra, ciao...”
“Che bella sorpresa che mi hai fatto”
Gli abbracci con Demetra non duravano mai quanto volevi, lei
si staccò e lo guardò. Zack fece lo stesso, non era molto cambiata dall’ultima
volta che l’aveva vista.
I capelli lunghi e verdi erano acconciati in una treccia
accanto alla testa. Gli occhi, dello stesso verde acceso dei capelli,
sorridevano come lei, in modo tranquillo e calmo. Zack indugiò qualche secondo
in più sulle labbra di quella, per poi ritornare a guardarla in toto.
Era alta, Demetra, con indosso un maglioncino e quella solita
gonna lunga che la contraddistingueva, e che probabilmente, pensava Zack,
nascondeva un fisico da pin up.
Se solo non fosse stata così pudica, probabilmente i due
avrebbe scoperto gioie particolari in tempi non sospetti.
“Entrate” disse poi, con quella calma irreale che riusciva a
mantenere anche quando non era possibile. Aromaterapia. Era quello il segreto.
O dosi massicce di marijuana.
Ma la prima era l’ipotesi più probabile.
Demetra fece strada ai due, e a Mia e Zack si presentò
davanti la vista di una bellissima baita. Il camino era acceso, ed il freddo di
fuori lì dentro non c’era. Tutti gli elementi di arredo, tavoli, credenze,
mensole, erano tutti in legno. Qualcosa bolliva in pentola, quella stava
probabilmente preparando qualche tisana o decotto.
“Che fate qui?” domandò poi lei, versando un po’ di
camomilla in due bicchieri.
“Sono qui per un’importante missione. Stiamo passando di
tutto” fece Zack, con il volto contrito.
“Mi spiace. E lei chi è? La tua fidanzata?”
Mia avvampò, mentre Zack velocemente scosse la testa.
Mia avvampò, mentre Zack velocemente scosse la testa.
“No. Lei è Mia, una buona amica. Mi sta accompagnando in
questa avventura, ma mi sono reso conto che non riesce a sopportare il carico
di lavoro che ci stiamo sobbarcando. Solo ieri eravamo rinchiusi in una specie
di prigione...”
“Cosa?” chiese lei, incuriosita più che allarmata. Conoscendo Zack da molto, non si stupiva più.
“Cosa?” chiese lei, incuriosita più che allarmata. Conoscendo Zack da molto, non si stupiva più.
“È una lunga storia. Sono venuto apposta qui a Sinnoh per
catturare i tre guardiani dei cristalli”
“C’entrano Dialga e Palkia, vero? Di nuovo?”
“C’entrano Dialga e Palkia, vero? Di nuovo?”
“Niente a che vedere con il Team Galassia, stavolta. Stavolta dobbiamo
solamente cercare di salvare la mia ragazza, quella vera, Rachel. È stata
rapita da un gruppo di ceffi, ed io non voglio stare con le mani in mano. Siamo
qui a Duefoglie perché devo arrivare al Lago Verità, per prendere Mesprit”
“È il primo dei guardiani che stai cercando di catturare?”
“Si, Demetra. Devo riuscirci”
“Ti auguro il meglio. Credimi”
“Grazie Demetra. Ma volevo chiederti un favore”
“Avanti, dici pure” sorrise lei.
“È il primo dei guardiani che stai cercando di catturare?”
“Si, Demetra. Devo riuscirci”
“Ti auguro il meglio. Credimi”
“Grazie Demetra. Ma volevo chiederti un favore”
“Avanti, dici pure” sorrise lei.
“Sarebbe un problema se Mia stesse qui fino a quando non
riesco a catturare Mesprit? Ha bisogno di riposarsi...lei è delicata, non è
abituata né a queste temperature né a queste sfacchinate”
Demetra sorrise. Guardò poi il volto morbido di Mia, le labbra rigonfie di sonno, gli occhi stanchi e rossi per il pianto.
Demetra sorrise. Guardò poi il volto morbido di Mia, le labbra rigonfie di sonno, gli occhi stanchi e rossi per il pianto.
“Non c’è alcun problema, Zack. Metto a preparare una bella
camomilla con un tocco di valeriana, cadrà addormentata come sotto effetto di
morfina” sorrise la donna con la treccia.
“Va benissimo”
“Guarda un po’ il caso...tra un po’ arriva anche Gardenia.
Passeremo le feste di Natale assieme”
“Gardenia, eh?”
“Già...” sorrise sardonica quella.
“Gardenia, eh?”
“Già...” sorrise sardonica quella.
Gardenia era stato il tentativo di approccio al sesso
femminile meno riuscito di sempre, per Zack.
“Oh beh...meglio andare”
“Fai del tuo meglio” disse Mia, prima di vederlo sparire
oltre la porta di legno della baita.
Rachel passeggiava nella neve. Lionell le aveva dato
fiducia, e d’altronde lei non aveva alcuna possibilità di fuggire. Non aveva
risparmi con sé e non sapeva dove dirigersi per tornare a casa da Zack.
D’altronde c’era la pungente questione di Arceus da definire, e se per qualche
strano ed arcano motivo lei era una delle chiavi di volta per sbloccare quella
situazione era meglio rimanere lì e salvare la vita a milioni di persone e
Pokémon.
Il freddo però le mangiava le mani, non aveva un paio di
guanti, e così decise di chiamare fuori Litwick. La fiamma di Litwick per un
attimo parve spegnersi, per via di un soffio di vento troppo forte, ma poi si
raddrizzò. Giubilopoli non era poi così tanto malaccio. Insomma, assomigliava a
Timea, era una grande città, piena di palazzi, case, grattacieli.
C’era anche un’emittente televisiva lì.
“Litwick...come stai?”
Litwick pareva come sempre sorridente, e prese a
volteggiargli attorno alla testa.
“Fammi riscaldare un po’ le mani. Mettiti qui”
Litwick si poggiò sulle ginocchia di quella, quindi Rachel
riavviò la circolazione alle dita.
Guardò la candelina, e ricordò di quando era riuscito a
sconfiggere quello Sceptile.
“Quante soddisfazioni che mi hai dato...”
Quello parve felice delle parole dell’allenatrice, e quando
la ragazza ritenne possibile poter tornare a passeggiare lo fece. Uscirono dal
cortile dell’albergo, ed avanzarono verso est, avvicinandosi al varco del Monte
Corona.
Si chiedeva dove Ryan fosse in quel momento, cosa stesse
facendo e se stesse avendo difficoltà, ma poi un ruggito la fece rabbrividire.
Un pezzo di legno enorme le volò davanti al volto.
“Ma...Mazzuolegno” riuscì a capire lei. Ed a Sinnoh,
Mazzuolegno lo usavano pochi Pokémon. Torterra, per esempio, ma in una zona
innevata era più facile incontrare un...
“Abomasnow!”
L’enorme Pokémon le si parò davanti, ruggendo cattivo di
fronte alla giovane. Litwick il coraggioso si pose tra lei e l’avversario, come
per difenderla.
“Dannazione...”
Ultimo grande ruggito di Abomasnow, poi Litwick prese ad
illuminarsi, ed a mutare forma.
Le era successo con Wizard, e solo con lui. L’evoluzione era
un atto abbastanza particolare per lei, quasi sempre inaspettato.
Litwick si allungò, si allargò, cambiò radicalmente.
Ora era un Lampent. Fluttuava dondolando, più veloce di
quanto facesse quando era un Litwick, mentre due puntini gialli nei suoi occhi,
a rappresentare gli occhi, si illuminavano ad intermittenza.
“Ottimo, Litwick! Sei un Lampent ora! Mettiamo fuori
combattimento il nostro avversario!”
Abomasnow lanciò un attacco Slavina, che anche se poco efficace sul Pokémon, era molto efficace su di Rachel, che quindi decise saggiamente di stare qualche passo indietro.
Abomasnow lanciò un attacco Slavina, che anche se poco efficace sul Pokémon, era molto efficace su di Rachel, che quindi decise saggiamente di stare qualche passo indietro.
“Schiva!”
Lampent con velocità si portò sul lato.
“Ora usa Lanciafiamme!”
Un’enorme fiammata viola partì dal centro della lampada, quella che probabilmente doveva essere la sua bocca, e colpì sulla testa l’enorme Abomasnow, che regalò a Rachel un incredibile senso di realizzazione quando cadde sul terreno, stremato.
Un’enorme fiammata viola partì dal centro della lampada, quella che probabilmente doveva essere la sua bocca, e colpì sulla testa l’enorme Abomasnow, che regalò a Rachel un incredibile senso di realizzazione quando cadde sul terreno, stremato.
K.O. in un colpo solo.
“Si! Ottimo Lampent!”
Stava migliorando con i Pokémon, e questo non era da mettere
assolutamente in dubbio. Forse era il caso di conoscere meglio quel Metang e
Carracosta. Potevano diventare utili.
Decise quindi di rimanere lì ad allenarsi.
Zack procedeva lungo il percorso 201, in direzione del Lago
Verità. Ricordava per bene quelle strade, le aveva calcate per bene con il suo
Grotle, e non appena diventò un Torterra decise di rivoltare l’intera regione e
di far parlare di sé.
Aveva sempre viaggiato, e questo era un dato di fatto, ma
forse, dopo Hoenn per la situazione di Emily, Sinnoh era la regione che aveva
sentito di più.
Aveva appena raggiunto la maturità mentale, aveva appena
finito di realizzare la grande perdita della sua vita, e si sa che il dolore ti
fa crescere. Inoltre la conoscenza del Professor Rowan gli aveva permesso di
conoscere tantissime cose in più sui Pokémon.
E poi Gardenia e Demetra.
Sorrise nel ripensare a tutto ciò che era successo.
Gardenia era la capopalestra di Evopoli, e lui era diretto
in quella città proprio per andare ad organizzare un incontro in quella
palestra.
Ma per arrivare da Giardinfiorito ad Evopoli bisognava
attraversare lo spinosissimo Bosco di Evopoli, una sorta di labirinto pieno
zeppo di Pokémon coleottero.
Certo, naturalmente si era perso. Ma cercando la strada
giusta aveva allenato in maniera massiccia i suoi Pokémon, tanto che quando
vide una giovane donna dai capelli verdi raccogliere fiori le chiese con
decisione quale fosse la strada per raggiungere la palestra di Evopoli, perché
voleva sfidare la capopalestra, certo di sconfiggerla.
“Sei lontanissimo dall’uscita del bosco, caro mio” rispose
la giovane.
“Uff...saranno quattro giorni che sono qui dentro...aiutami,
per favore!”
Quella sorrise e si presentò.
Quella sorrise e si presentò.
“Demetra”
“Piacere, Zack”
“Finisco di raccogliere queste margherite e ti porto ad Evopoli”
“Ti ringrazio” Zack sorrise spontaneamente a quarantasette denti, e quando furono fuori, Demetra lo condusse davanti alla porta della palestra.
“Piacere, Zack”
“Finisco di raccogliere queste margherite e ti porto ad Evopoli”
“Ti ringrazio” Zack sorrise spontaneamente a quarantasette denti, e quando furono fuori, Demetra lo condusse davanti alla porta della palestra.
“Gardenia utilizza Pokémon di tipo erba” sorrise la ragazza
dai capelli verdi.
“Oh...beh, cercherò di arrangiare qualcosa” sorrise di nuovo
Zack.
“Ti spiace se guardo l’incontro?”
“Oh, ci mancherebbe altro”
“Gardenia è un’amica, non mi avrebbe dato problemi a rimanere, ma non so se tu ne fossi stato infastidito”
“Tranquilla, entriamo”
Ok. La neve continuava a scendere e Zack cercava di non perdersi nei pensieri, ma non potè cancellare dalla mente l’espressione divertita di Demetra non appena lui vide per la prima volta Gardenia.
“Oh, ci mancherebbe altro”
“Gardenia è un’amica, non mi avrebbe dato problemi a rimanere, ma non so se tu ne fossi stato infastidito”
“Tranquilla, entriamo”
Ok. La neve continuava a scendere e Zack cercava di non perdersi nei pensieri, ma non potè cancellare dalla mente l’espressione divertita di Demetra non appena lui vide per la prima volta Gardenia.
Lei rideva, certo, ma era Zack il vero spettacolo. Spalancò
la bocca, quasi la mascella avesse deciso di abbandonare il resto del corpo e
mettersi in proprio.
Certo, Gardenia avrebbe potuto evitare il bikini, ma era
estate, il caldo giustificava tutto, e lei stava innaffiando le piante della
palestra, approfittandone per rinfrescarsi un po’.
“Gardenia” sorrise divertita Demetra, con la solita calma
irreale di chi è appena sveglio. “Lui è Zack. Vuole sfidarti”
“Oh...ok. Ti chiedo scusa per l’abbigliamento, ma l’aria
condizionata qui dentro non la posso utilizzare, le piante morirebbero” si
rivolse direttamente a Zack.
“No, figurati...anzi, se vuoi continua”
Gardenia all’inizio fece finta di nulla alle spinte che gli occhi del ragazzo le davano, ma dopo un po’ ne fu infastidita.
Gardenia all’inizio fece finta di nulla alle spinte che gli occhi del ragazzo le davano, ma dopo un po’ ne fu infastidita.
“Mi metto qualcosa addosso e lottiamo” se ne andò
imbarazzata, quindi Zack guardò Demetra.
“È davvero molto carina...”
“Già”
“Secondo te...”
“Non credo tu sia il suo tipo...le piacciono persone un po’ più...”
“Più?”
“Conosciute?”
Insomma, finchè non fosse diventato qualcuno, non avrebbe potuto provarci con Gardenia. Motivo in più per arrivare in cima alla Lega Pokémon di Sinnoh.
“Secondo te...”
“Non credo tu sia il suo tipo...le piacciono persone un po’ più...”
“Più?”
“Conosciute?”
Insomma, finchè non fosse diventato qualcuno, non avrebbe potuto provarci con Gardenia. Motivo in più per arrivare in cima alla Lega Pokémon di Sinnoh.
Quella tornò, indosso quello strano poncho verde a coprire
la magliettina nera a maniche lunghe, e quindi i pantaloni cargo a mezza gamba
marroni.
Zack sorrideva, sempre più affascinato dalla ragazza. Quella
parlava, ma lui non potè far altro che cercare di concentrarsi e cancellare
dalla sua mente le immagini di quella donna che lo avevano letteralmente
fulminato.
La lotta cominciò, e neanche a dirlo, Gardenia perse nel
minor tempo possibile. E la cosa non potè far altro che infastidire la ragazza.
“Tieni, la medaglia Bosco è tua. Ora sparisci” si girò,
semioffesa, quasi Zack avesse provato ad ucciderla.
“Ma...non vuoi andare a prendere qualcosa da bere prima?”
“Hai sentito che ho detto? Sparisci!”
E poi un fiocco di neve si posò dritto e carino sulla punta del suo naso. Zack lo fissò con entrambi gli occhi e sospirò. Davanti aveva ormai le rive del Lago Verità.
“Hai sentito che ho detto? Sparisci!”
E poi un fiocco di neve si posò dritto e carino sulla punta del suo naso. Zack lo fissò con entrambi gli occhi e sospirò. Davanti aveva ormai le rive del Lago Verità.
Forte del suo nuovo amico, e della rinsaldata esperienza con
Metang e Carracosta, Rachel decise di tornare nell’hotel. La fame si faceva
sentire, era quasi ora di pranzo, ma la neve scendeva inesorabile.
Rachel alzò lo sguardo, le sembrò che il cielo si fosse
bucato, e da quel buco stessero fuoriuscendo tutti quei fiocchi bianchi e
freddi.
Freddi.
Mise le mani nelle tasche, sperando che le cosce donassero
un po’ di calore alle dita, che parevano aver perso ogni parvenza di vita.
Temeva si seccassero e cadessero.
Entrò nell’hotel, il concierge la salutò e le diede le
chiavi della sua stanza.
Il colorito riprese possesso delle guance, e fu in grado di
tenere le mani fuori dalle tasche.
“Zorua...” pensò ad alta voce. Era nella sua sfera da troppo
tempo, tanto che già arrivati a pochi passi dal suo pianerottolo lo fece
uscire. Quello si guardò attorno e seguì la ragazza attentamente, fino ad
entrare nella stanza.
Di nuovo il volpino esaminò tutto con attenzione, dopodichè
vide il letto e vi si acciambellò sopra. Rachel accese il climatizzatore, in
modo da riprendere interamente colorito, mentre guardava il suo Pokémon
stiracchiarsi e riprendere a riposare.
Lasciò cadere il giubbino per terra, e poi tutto il resto,
si spogliò e si sedette nella vasca, dopo averla riempita d’acqua calda.
L’acqua si alzava leggera e diventava vapore, quasi volesse
sparire ed andare via, partire per un viaggio.
“Chi te lo fa fare...rimani tu che puoi...” disse la
ragazza, e dopo si accorse di star parlando da sola.
Immerse un dito nell’acqua, poi lo tirò su. L’acqua che
c’era su quel dito ricadeva a piccole gocce, andando ad increspare la
superficie liscia, che di tanto in tanto vibrava alle sollecitazioni del corpo
della ragazza.
Si sentiva diversa. Forse non portava più quello che lei
considerava essere il dono più grande che una donna potesse fare ad un uomo.
Verginità. Forse troppo sopravvalutata negli anni addietro.
Forse troppo sottovalutata in quelli correnti.
Concedersi ad un uomo, per Rachel, era donarsi a quello,
mettersi nelle sue mani e farsi condurre bendata in terre mai esplorate. Ci
vuole fiducia per fare una cosa del genere.
Zack aveva avuto l’onore di saggiare la sua virtù.
Ripensava a quella notte bollente, calda più dell’acqua che
riempiva quella vasca, ed un esercito di brividi l’assalì.
Zack era lontano, chissà dove, e lei sentiva quella
lontananza come una serratura sente la mancanza della chiave che la apre.
Chiusa, con la voglia di mostrare ciò che nascondeva, che
teneva segreto.
Solo con Zack riusciva ad essere sé stessa, ad aprirsi
interamente, nonostante rimanesse nascosta dietro la mano quando rideva, per
non mostrarsi troppo.
Non era nelle sue corde.
Gli mancava.
Era passata dall’avere mille rose tra le mani, piene di
petali, a dover piangere su di un solo gambo, e per di più spezzato.
Il rovescio della medaglia.
Tirò indietro la testa, un grosso mollettone teneva legati
quei fili di seta nera, il collo scoperto, baule della sua femminilità, mentre
i seni rimanevano immersi per metà in quell’acqua torbida per il sapone e la
schiuma.
Si era quasi auto convinta a riposarsi, ad addormentarsi
nell’acqua fino a quando non avesse perso tutto quel calore rigenerante, quando
qualcuno bussò alla porta e rovinò i suoi piani.
Sospirò, forse era uno sbuffo, non un sospiro, affondò in un
enorme accappatoio azzurro ed infilò un paio di pantofoline rosa, morbide e
confortevoli sotto i calli che aveva ai piedi.
Dopotutto aveva viaggiato molto, ed aveva massacrato quei
piccoli portadita. Aprì la porta, infilando solo la testa fuori.
Un vento freddo entrò in stanza, smuovendo il sonno di
Zorua.
Ryan era davanti alla porta, e sostava, in silenzio.
“Ciao...come va?”
“Bene. Mi sono appena lavata”
“Oh...ok. Mi chiedevo se avessi bisogno di qualcosa”
“Non preoccuparti”
“Ok”
“Va bene...”
“Bene. Mi sono appena lavata”
“Oh...ok. Mi chiedevo se avessi bisogno di qualcosa”
“Non preoccuparti”
“Ok”
“Va bene...”
Attimi di imbarazzo. Sembravano due ex fidanzati che si
trovavano in ascensore l’uno di fronte all’altro. Entrambi si sentivano in
dovere di dire qualcosa, ma alla fine il risultato sarebbe stato migliore se
avessero percorso la strada del silenzio.
“Sei ancora arrabbiata con me per la lettera di papà?”
chiese lui, prendendo il coraggio a due mani.
Rachel sospirò, quindi abbassò lo sguardo. “Entra...”
“Grazie”
“Grazie”
Aprì la porta, mostrandosi avvolta nel caldo accappatoio,
per poi chiuderla velocemente non appena occhirossicascobiondo fosse entrato in
stanza.
Quello si guardò in torno. La sua stanza non era così
lussuosa.
“Siediti sul letto...” fece Rachel.
Ryan eseguì, e appena lo fece, Zorua scattò d’istinto,
prendendo a ringhiare. Il biondo capì che gli ultimi avvenimenti non lo avevano
fatto entrare nelle grazie del volpino.
“Zorua, calmo. È in pace”
Zorua sembrò aver capito, ma lo stesso scese dal letto. Non voleva condividerlo con lui.
Zorua sembrò aver capito, ma lo stesso scese dal letto. Non voleva condividerlo con lui.
“Allora?” domandò poi Ryan.
“Ecco...” lei sostava all’in piedi davanti alla porta,
mantenendo una certa distanza. “...ammetto che posso essere sembrata
irragionevole, ma io su di te contavo davvero molto. E non mi è mai saltato in
mente il dubbio che tu non fossi mio fratello. Prova a capirmi. In pochi
secondi ho preso coscienza del fatto che non avevo un fratello, che non avevo
dei genitori, e che quelli che reputavo tali in realtà non lo erano. Diciamo
che oltre alla famiglia non ho mai reputato nulla come mio. Tranne, Zorua,
certo. E nella mia testa è partito un input. Dovevo creare qualcosa nella mia
vita, qualcosa di cui sarei stata fiera, e cancellare tutte le menzogne. Ho
conosciuto Zack, ho colto la palla al balzo, e poi sono partita”
“Uhm...”
“Uhm...”
“E mi manca. Tu lo odi a morte, ma non capisci che io lo
amo”
“Purtroppo la mia posizione e la sua ci porta continuamente a scontrarci, ma so che è un bravo ragazzo. Se io non fossi io e lui non fosse lui, probabilmente potremmo anche avere un rapporto al di fuori del lavoro. Ma il mio compito ed il suo sono speculari. Lui deve salvare questo mondo, e lo devo fare anche io, ma siccome lui non ha nessuno che lo comanda, che lo paga, e che gli dice cosa fare, se questo mondo non lo salvo io non ci sarà nulla di buono per me. E poi siamo comunque parenti. Sei mia cugina” sorrise ancora.
“Purtroppo la mia posizione e la sua ci porta continuamente a scontrarci, ma so che è un bravo ragazzo. Se io non fossi io e lui non fosse lui, probabilmente potremmo anche avere un rapporto al di fuori del lavoro. Ma il mio compito ed il suo sono speculari. Lui deve salvare questo mondo, e lo devo fare anche io, ma siccome lui non ha nessuno che lo comanda, che lo paga, e che gli dice cosa fare, se questo mondo non lo salvo io non ci sarà nulla di buono per me. E poi siamo comunque parenti. Sei mia cugina” sorrise ancora.
Lionell era il padre di Rachel, ed era sposato con la
sorella di Martha Livingstone, Irya.
“Non è la stessa cosa”
“Spero che comunque le cose possano tornare come all’inizio. Una volta che questa storia finirà, io voglio lasciare questo lavoro e partire”
“Come?! E non devi più lavorare?”
“No, Rachel. Lionell mi sta riempiendo di soldi”
Lei sorrise a mezza bocca, poi trovò una sedia e si sedette. “Dove andrai?”
“Vorrei tanto sfidare la Lega di Adamanta. Dovrò battere i capipalestra e poi i Superquattro” sorrise bonariamente lui.
“Spero che comunque le cose possano tornare come all’inizio. Una volta che questa storia finirà, io voglio lasciare questo lavoro e partire”
“Come?! E non devi più lavorare?”
“No, Rachel. Lionell mi sta riempiendo di soldi”
Lei sorrise a mezza bocca, poi trovò una sedia e si sedette. “Dove andrai?”
“Vorrei tanto sfidare la Lega di Adamanta. Dovrò battere i capipalestra e poi i Superquattro” sorrise bonariamente lui.
“Oh, guarda che sono mostruosamente forti”
“Ci hai avuto a che fare?”
“Già...con molti di loro”
“Immagino che la conoscenza di Zack abbia implementato gli incontri con queste persone”
“Ma neanche...quando li incontrai Zack ed io eravamo lontani. Con Zack ho incontrato Stella, di Timea”
“Dannazione, quella donna è il mio desiderio!”
“Ci hai avuto a che fare?”
“Già...con molti di loro”
“Immagino che la conoscenza di Zack abbia implementato gli incontri con queste persone”
“Ma neanche...quando li incontrai Zack ed io eravamo lontani. Con Zack ho incontrato Stella, di Timea”
“Dannazione, quella donna è il mio desiderio!”
Rachel sorrise, e pure Ryan. Un po’ avevano ricreato fiducia
ed armonia, ed il loro rapporto era sulla strada della riparazione.
“Ok...allora vado. Mi fa piacere aver riso e scherzato con
te” disse il biondo.
“Anche a me. Ci vediamo dopo”
“Stasera. Ora sto andando a catturare Mesprit, poi andrò da Uxie. Azelf è già nelle mie mani”
“Stasera. Ora sto andando a catturare Mesprit, poi andrò da Uxie. Azelf è già nelle mie mani”
Rachel annuì, aprì la porta e lo fece uscire.
Zack uscì dal percorso 201, ed entrò sulle rive del Lago
Verità. Un po’ di erba alta costeggiava l’intero perimetro del lago. Oltre
l’erba solo tanti alberi, con i capelli bianchi di neve.
“Gyarados...esci”
Le acque del lago, calme e remissive, ebbero una leggera
botta di vita quando Gyarados si immerse lì. Zack salì velocemente su di lui, e
a velocità di crociera presero ad avvicinarsi alla grotta presente al centro
del lago.
Tutto era tranquillo, nella mente di Zack era sparito tutto.
Stava già analizzando la strategia da utilizzare contro Mesprit. Era un Pokémon
dannatamente veloce, di tipo psico, quindi avrebbe dovuto utilizzare una
strategia intelligente.
E per farlo non si sarebbe attenuto alle normali regole di
combattimento.
Gyarados arrivò all’antro dopo qualche minuto di Surf. Zack
scese dal suo dorso, e mise piede sulla terraferma. Sotto i piedi tante
pietruzze parevano sollevarlo.
L’antro era proprio davanti a lui. Un rumore mostruoso ne
usciva, tagliato, di tanto in tanto, dalle gocce d’acqua che cadevano dalla
parte superiore dell’arco naturale d’ingresso.
Zack prese coraggio ed annuì a sé stesso, quindi Gyarados
rientrò nella sfera e lui avanzò deciso.
“Absol...esci fuori”
Il Pokémon eseguì. I suoi occhi catturavano la luce e si illuminavano al buio, come quelli dei gatti. Di lì a poco la luce esterna, dove il sole era ancora sotto le coperte di nuvole, sarebbe finita.
Il Pokémon eseguì. I suoi occhi catturavano la luce e si illuminavano al buio, come quelli dei gatti. Di lì a poco la luce esterna, dove il sole era ancora sotto le coperte di nuvole, sarebbe finita.
Cautelarsi con il sensitivo dei Pokémon non gli pareva
un’idea pessima, anzi. Probabilmente avrebbe utilizzato lui contro Mesprit.
Absol era veloce, certo non quanto il suo avversario ma
riusciva a prevedere dove sarebbe comparso durante la lotta.
Camminavano in quell’antro, per terra era pieno d’acqua, ma
Zack ormai seguiva solo Absol. Sentiva i suoi passi e riusciva a definirne i
contorni con la vista.
Venti metri più avanti la luce risplendeva forte. Una luce
rosa. Zack si domandò il motivo di cotanta luminosità, e quando entrò
finalmente nella sala di Mesprit lo capì.
Tantissime gemme, o pietre che dir si voglia, di colore
rosso, emanavano una luce chiara e molto luminosa, quasi a coprire interamente
la volta della grotta. Pareva un grosso, immenso lampadario.
Mesprit era di fronte ai due. Aveva gli occhi aperti,
immobile, pareva una statua di sale.
Pareva che l’anima non fosse in lui.
“Mesprit...eccolo”
Absol era lì davanti. Ma a Zack non bastava. Mise in campo
anche Braviary, Growlithe e Lucario.
“Mi spiace, Mesprit...ma devo catturarti”
D’improvviso vespri sbattè gli occhi, e diede un urlo
agghiacciante, facendo rabbrividire i presenti, tranne Absol e Lucario, che lo
videro schizzare in loro direzione.
Braviary si alzò in volo, mentre Absol andò a sinistra e
Lucario a destra. Growlithe di fronte.
Avrebbe voluto dissimulare la posizione dei suoi Pokémon,
facendo utilizzare a Growlithe Muro di fumo, ma Mesprit era talmente veloce che
conveniva riuscire a vederlo.
“Growlithe! Fuocofatuo!” una piccola ed insidiosa fiammella
prese ad inseguire Mesprit, che scompariva ed appariva in ogni punto. Braviary
dall’alto cercava di aiutare sia Absol che Lucario, ma era chiaro che i tre non
erano così veloci.
E dopo qualche minuto passato ad inseguire quel folletto dal
cappuccio rosa, Zack capì che non sarebbe riuscito a colpirlo.
Piccoli calcoli logici, Mesprit si muoveva in uno spazio.
Doveva fare in modo che fosse lo spazio a catturare quel Pokémon.
“Torterra!”
Uscì fuori anche l’enorme tartarugone.
Uscì fuori anche l’enorme tartarugone.
“Torterra, pianta le tue liane ovunque. Dobbiamo limitare i
movimenti di Mesprit. Braviary, tu attento. Lucario, leggi l’aura e cerca di
capire dove possa essere Mesprit, e comunicalo ad Absol. Growlithe, fai partire
qualche altro Fuocofatuo. Almeno aumentiamo le possibilità di prenderlo”
E così fecero. Braviary era immobile al centro, si manteneva
in volo e pareva che quasi galleggiasse, mentre Torterra fece partire qualche
centinaio di liane che si andarono ad innestare sulle pareti rocciose della
grotta. Era diventato tutto una sorta di labirinto. Solo la parte centrale era
rimasta più libera. Infatti dovevano cercare di contenere i movimenti e
riuscire a prenderlo. Se Mesprit fosse riuscito a nascondersi dietro le liane
di Torterra sarebbe stato davvero complicato andarlo a ritrovare.
Il Pokémon guardiano ancora riusciva a divincolarsi, ma
Absol approfittò di un attimo di defaillance per salire su di una liana e far
sbandare il Pokémon.
Lucario alle spalle di Mesprit, quello si fermò per un
momento, e Braviary si fiondò su di lui, con gli artigli, fino a sbatterlo per
terra.
Fuocofatuo lo colpì, Mesprit urlò di dolore. Dopodichè Absol
si fiondò su di lui e, con la spada puntata al collo di quello, prese a
ringhiare.
“Ok, ok” Zack prese la Ultraball e la lanciò.
Un’oscillazione. Due oscillazioni. Tre oscillazioni.
Fuori.
Mesprit uscì di nuovo, ed attaccò con Divinazione.
“Absol, veloce, Sgranocchio!”
Absol prese in pieno il corpo del piccolo guardiano, che
urlò di dolore. Poteva bastare.
“Ultraball!”
Un’oscillazione. Due oscillazioni. Tre oscillazioni.
Dentro.
“Bene così. Dentro, ragazzi...”
Zack fece entrare i Pokémon dentro, poi salì in groppa a
Braviary e volò velocemente fuori.
Fu per un paio di secondi. Divinazione fece effetto, Zack
uscì fuori e la caverna crollò.
Era salvo. E Mesprit nella Ultraball tra le sue mani.
Non ci volle molto ad arrivare a Duefoglie. Il comignolo di
Demetra aveva il pessimo vizio di fumare.
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