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Come home, Zack

Buonasera a tutti! Anche questa settimana abbiamo un doppio appuntamento, martedì con il terzo capitolo di In the Shadow, la fic che racconta le avventure di Ryan e Alma, alla ricerca di Thomas, lo scomparso fidanzato della studiosa, nel Mondo Distorto. Stasera invece c'è un nuovo capitolo di Home, che vedrà come protagonista il giovane Zack! Che dire, se non l'avete ancora fatto passate su Pokémon Adventures ITA, dove è da poco cominciata la sesta saga del manga Pokémon Adventures, incentrata sulle gesta di Emerald.
Per ora non mi resta che augurarvi buona lettura, e darvi appuntamento a martedì prossimo per le nuove uscite!

Rachel





Un raggio di sole lo colpì violentemente agli occhi, costringendo il dormiente Zack al risveglio.
Erano arrivati a casa sua la sera precedente, sfruttando i mezzi pubblici di Kanto, per non far portare a Braviary il peso dei bagagli, e il tragitto era durato molto più del previsto.
Un tragitto costellato dalle chiamate ansiose di sua madre, sul perché stessero ritardando, sul perché non potessero metterci meno tempo e sul perché non l’avesse avvisata del ritardo. In pratica un viaggio che i due ragazzi avevano passato ridacchiando, meritandosi le occhiate contrarie di qualche anziano desideroso di riposare.
Sapeva di non essere educato, aveva appreso di non essere gentile ma Zack si sentiva così euforico per la prima volta dopo mesi. Guardava la sua compagna di viaggio, con gli occhi verdi che gli splendevano dalla felicità, mentre questa guardava meravigliata dal finestrino, chiedendogli saltuariamente informazioni su alcuni edifici o sulle zone che attraversavano. E Zack si allungava, affianco il proprio viso al suo e spiegandole quello che avevano attorno.
Avevano anche dormito, nei rari momenti in cui la madre del ragazzo li lasciava respirare, ma Zack non poteva darle torto. Erano ormai passati quattro anni dall’ultima volta in cui era tornato a casa. E poteva sentire l’emozione traboccare dalla voce della genitrice.
Così il viaggio era passato, e il bus era giunto a destinazione, lasciando una stanca Rachel e un entusiasmato Zack a destinazione.
Il tragitto da lì era a piedi, e i due ragazzi lo percorsero in pochi minuti, arrivando fin davanti all’uscio della casa della famiglia Reckett. Zack si voltò verso alla compagna.
“Pronta?”
Quella lo guardò annuendo.
“Guarda che sei tu che rivedi tua madre dopo tanto, a dover essere emozionato”.
“Nessuna paura di fare brutta figura davanti alla tua futura suocera?” la stuzzicò.
“Nemmeno un po’. E adesso suona, che sto morendo dalla stanchezza”.
Zack sorrise, parlava da spavaldo, ma era tutto il giorno che ricontrollava in che condizioni aveva i capelli e si mordeva le unghie per l’agitazione. Spinse il pulsante del campanello, sentendo dall’alto lato della porta lo scampanellio attutito.
Stringeva i pugni, Zack, e a stento tratteneva un sorriso sulle labbra. Quando la porta sì aprì, il sorriso gli fiorì in volto, mentre per alcuni secondi restava a guardare sua madre.
Il suo primo pensiero fu che era invecchiata meno di quanto credesse. Ogni volta che tornava a casa, notava sul suo volto i segni che l’assenza di suo padre aveva scavato, ma stavolta, più di tutto, sembrava esserci la gioia della riunione e primeggiare.
Gli occhi verdi, che il ragazzo aveva ereditato da lei, brillavano carichi di lacrime, mentre questa si gettò addosso al figlio, abbracciandolo con quanta forza aveva in corpo.
Era anche dimagrita, pensò Zack, stringendo il corpo della madre.
“Sono tornato” le sussurrò.
“Sei a casa, finalmente”
Si staccò, quella, cercando di ridarsi contegno e spostando lo sguardo sull’accompagnatrice.
Rachel arrossì, abbassando lo sguardo, mentre la donna faceva al figlio.
“Allora lei è... ”
Zack cercò di schiarirsi la gola, prendendo poi la mano di Rachel.
“Lei è Rachel Livingstone, è... è la mia ragazza”.
Poté sentire quella stringergli la mano con più forza, arrossendo con più violenza.
“Piacere, Rachel, io sono Helen. Sono contenta di poterti conoscere”
“I-Il piacere è tutto mio”
“Via, non essere così rigida” sorrise la donna “ed entrate, che fra poco si farà più umido”
Si erano quindi fatti largo in casa, sistemando i bagagli nella stanza di Zack, cenando e parlando del più e del meno.

Il risveglio fu meno arduo di quanto pensasse. Provò ad alzarsi, sentendo il braccio intorpidito. La testa di Rachel, vicina al suo petto sembrava avergli quasi slogato a spalla, tanto era addormentata. Con l’aiuto dell’altro braccio riuscì a spostarla, senza svegliarla. Si preparò in fretta, sentendo i rumori, un tempo molto più famigliari, che abitavano la casa. Lo scorrere dell’acqua, che a Celestopoli era udibile ovunque, lo scricchiolio del pavimento quando vi camminava, il rumore dell’aria stessa, della polvere che volava. Si stupiva ogni volta che li ritrovava, ogni volta che tornava e tutto sembrava essere rimasto come se non se ne fosse mai andato. Sospirò, posandosi una mano sulla bocca e decidendo di alzarsi.
Aveva deciso di lasciar Rachel dormire e fare un rapido giro in città, quindi afferrò le Poké Ball e uscì.

Era meno presto di quanto pensasse, a giudicare dalla vita che popolava la città.
Alcuni commercianti si erano già diretti ai loro negozi, discutendo fra loro mentre alzavano rumorosamente le saracinesche. Zack poteva percepire il ritmo dei propri passi, il rumore che cambiava dal cemento della strada a quello dei ponti, dove il rumore del fiume si faceva più forte.
Camminava per la città senza meta, osservando la gente che pina piano iniziava a riversarsi nelle strade. Probabilmente Rachel si sarebbe arrabbiata per essere stata lasciata da sola a casa, ma aveva bisogno di quel momento d’aria, le avrebbe chiesto scusa con la dovuta calma.
Senza nemmeno accorgersene, si trovò davanti alla palestra.
Sorrise, istintivamente, decidendo di farsi largo nell’edificio e chiedendo timidamente permesso.
La palestra doveva essere stata riverniciata negli ultimi mesi. Fortunatamente Celestopoli era stata salvata dalle calamità che avevano colpito la regione, quindi non c’erano stati crolli o altro, ma evidentemente avevano preferito essere cauti e rafforzare alcuni muri, come poteva notare da alcune colonne un tempo assente e di recente costruzione.
“C’è qualcuno?”
Una voce si fece largo nella palestra, mentre Zack si voltò per individuarne la provenienza.
Misty era dall’altro lato della piscina, e osservava il ragazzo con fare meravigliato. Si fece rapidamente strada fino a lui, con il sorriso che man mano le cresceva.
“Zack!”
Lo urlò quando ormai mancavano pochi passi, come se fino all’ultimo non avesse voluto crederci.
“Da quanto! Quando sei tornato? Va tutto bene?”
I due si abbracciarono, poi Misty si staccò rapida, per guardarlo meglio.
“Cielo, come sei cresciuto. Come mai sei tornato? Non hai impegni alla lega?”
Zack scosse la testa
“Ho lasciato quel posto da qualche mese, ormai.”
La ragazza sgranò gli occhi.
“Cosa? E perché mai? Vieni, sediamoci a bordo vasca e raccontami tutto”.
Zack la seguì sedendosi di fianco a lei. Misty non era cambiata molto dai ricordi che aveva di lei. I soliti capelli rossi che incorniciavano gli occhi azzurri. Il viso dai lineamenti dolci, ma ormai fattisi maturi. La signorina Misty della sua infanzia era diventata davvero una splendida donna.
“Di recente ne sono successe parecchie, ho semplicemente avuto la necessità di staccare. E poi ho trovato un erede più che valido per quella carica, quindi sono tranquillo”.
Rimase in silenzio per qualche secondo.
“E poi adesso ho qualcun altro cui pensare, quindi non voglio una carica che possa essermi d’intralcio”.
Misty spalancò gli occhi, per poi addolcire lo sguardo.
“Davvero? E chi è?”
“Ci siamo conosciuti in modo un po’ bizzarro... “.
Zack le raccontò tutto, le parò confidandosi come non aveva mai fatto, analizzando elementi che prima credeva fossero rimasti sullo sfondo, ma che invece erano stati a loro volta essenziali per quella storia. Misty lo ascoltava silenziosa, ponendo solo alcune domande su alcuni eventi.
“Se me lo avessi raccontato qualche mese fa, ti avrei preso per pazzo, eppure, dopo tutto quello che è successo, non posso fare a meno di crederti.”
Sospirò, pensierosa.
“Sono successe così tante cose negli ultimi tempi, che si fa fatica a credere sia tutto reale, sai? Dalla distruzione che c’è stata a Kanto e Johto, e quella nelle altre regioni... a chi si è trovato immerso in battaglie e chi è scomparso... ” la ragazza scosse la testa “lasciamo stare. Se vorrai portare la tua amica qui, sarò ben felice di incontrarla. Dopotutto deve essere una tipa testarda per poterti star dietro.”.
Zack le sorrise.
“Oh, cocciuta più che altro. E anche abbastanza permalosa, sappilo”
Risero scambiandosi dei cenni di saluto.
“Oh, aspetta. Già che ci siamo, vorrei chiederti un favore.”.
Zack si fermò sulla soglia della porta della palestra. Mentre Misty lo riavvicinava.
“Stavo pensando... abbiamo un nuovo arrivato in palestra, ed è un tipo un po’ troppo vivace. Sta mettendo in croce tutti gli assistenti... perciò pensavo che magari, scalmanato tu, scalmanato lui, potreste fare coppia.”.
Zack la osservò dubbioso, mentre quella gli allungava una Poké Ball.
“Misty ma cos... Oh”
Le sue poteste si spensero di colpo. Nella Poké Ball dormiva quieto uno Squirtle.
“Questo qui sarebbe scalmanato?”
Le fece sarcastico.
“Non farti ingannare, è dolce solo quando dorme. Purtroppo è capitato in un periodo impegnato, davvero, sarei felice se ci pensassi tu.”
“Zack faceva ondeggiare lo sguardo dal Pokémon alla ragazza, annuendo alla fine.
“Spero davvero che non sia scalmanato come dici” le fece “perché sono già circondato da persone e Pokémon abbastanza vivaci”
“Oh, non lo è. è molto peggio”
Si salutarono di nuovo, mentre Misty gli scompigliava i capelli e alla fine si allontanò dalla palestra.
Zack diede una fugace occhiata all’orologio. Era tardi. Doveva sbrigarsi a tornare a casa.  Probabilmente avrebbe fatto fare a Rachel il giro della città, ma non necessariamente tutta in quella settimana.
Avevano la vita davanti e casa sua sarebbe sempre stata lì, in attesa del suo ritorno.




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