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In the Shadows - 5

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Passare è un dovere, se ci si considera veri Pokéfan.
Alma. Quinto capitolo.
 A Martedì prossimo.

Andy $. GO.



Lo vedeva, di tanto in tanto, che Ryan volava incessantemente, inseguito da un Giratina indefesso. Appena lui la vedeva virava, in modo da non metterla in pericolo.
Kirlia non aveva detto più niente, era ormai quasi un’ora che Mesprit, Uxie e Azelf stavano dirigendo Alma da Thomas, ma ancora non si fermavano.

Arriveremo mai? Cioè mi pare che sia un po’ troppo lontano, sembrano passati anni da quando sono entrata qui. Com’è possibile?
Il mio orologio segna che sono solo un paio d’ore che siamo qui... è tutto così strano.
Se davvero Kirlia ha ragione, i tre guardiani mi stanno portando da Thomas. Riabbraccerò Thomas.
 Ed un sorriso le apparve improvvisamente sul volto.
Voleva davvero tanto tornare ad abbracciarlo. Voleva stare con lui, baciarlo, fare l’amore con lui.
Chiedergli perché fosse sparito.
In lontananza il paesaggio non offriva nulla all’occhio che non cadesse nel monotono. Blu lo sfondo, terrazze galleggianti nel vuoto, che rispondevano a diverse forse fisiche, e alberi che sparivano e riapparivano. Erano di più, però. E c’era un enorme, grande albero al centro.
Mesprit le girava attorno, irrequieto, senza fermarsi un momento, mentre Azelf, più coraggioso, era già partito davanti, in avanscoperta. Uxie invece sostava tranquillo a pochi centimetri sulla sua testa.
Guardava in alto, lei, cercando di vedere uno spiraglio del mondo originale, del posto da cui era venuta, ma oltre al buio e al vuoto più che totale, nulla.
Solo i suoi pensieri, che rimbalzavano di qua e di là e si scontravano contro la volontà della donna di rincontrare il suo uomo e baciarlo sulle labbra.
Sentiva quasi il suo profumo, e una melodia armoniosa, violino, si espanse nella sua testa. Ricordava Parigi. Quella volta fu davvero meravigliosa.
Ricordava i baci sul collo e dietro le spalle, e i brividi che percorsero la lunga autostrada della sua schiena. Poi la zip del vestito che scendeva, l’abito che raggiunse le caviglie, e il suo addome tonico pressato contro la sua schiena.
Lei aveva alzato il collo, ricevendo dei baci caldi e soffocanti, tanto da costringerla a respirare con la bocca, per aver caricato troppo quel momento. Le gambe fremevano, le mani cercavano la nuca dell’uomo, la trovarono, la spinsero verso le sue labbra.
Lo baciò, e lo spogliò.
E una volta fatto quel che era naturale facessero due esseri umani con il fisico di divinità greche, che si amavano, rimasero nudi, coperti da un piumino caldo e avvolgente, l’uno attaccato al corpo dell’altro.
Thomas adorava le curve di Alma, adorava carezzarle i seni, baciarle la pancia, sognando, alla fine di riempirla con qualcosa che era la diretta conseguenza dell’amore tra un uomo e una donna. E lei amava il suo petto, e le sue spalle. Le sue braccia forti.
Adorava sentirsi sua, sentirlo dentro di lui.
Le ripeteva in continuazione che la amava.
Ripeteva in continuazione che l’avrebbe fatta diventare la sua sposa. E forse ci sarebbe riuscito davvero, se non fosse partito per quello strano posto.
“Spero solo di trovarti, amore mio... spero solo di riuscire a trovarti”.



Flygon volava ormai da ore, giorni, settimane forse, e stava cominciando a diventare difficile scansare gli attacchi iracondi di Giratina. Non lo faceva così territoriale, Ryan.
Non appena vide Alma per la prima volta, dalla loro separazione obbligata, sussultò. Era con Uxie, Mesprit e Azelf. Aveva visto quei Pokémon solo sui libri di Mitologia.
Sospirò, virando verso sinistra. Era incredibile come la connessione assieme al suo Flygon fosse forte. Lui pensava una cosa, quello la apprendeva e si comportava di conseguenza. Del resto Ryan adorava i suoi Pokémon, e aveva imparato a conoscerli con il tempo. Molti di loro erano stati praticamente regalati da Lionell, quando lavorava come malavitoso nell’Omega Group, senza saperlo neanche. Feraligatr, Tyranitar, Manectric e Bisharp. Tutti potentissimi Pokémon che Lionell aveva selezionato per lui.
Poi Lionell fu smascherato, e Ryan denigrò la sua causa distruttiva, ma ormai aveva creato un legame con i suoi Pokémon, e non voleva separarsene.
Invece per Flygon e Gallade era tutto un altro paio di maniche.
Gallade era un Ralts, e Flygon un Trapinch. Erano i suoi regali di compleanno, di dieci e tredici anni. Suo padre viaggiava molto, e Hoenn era una delle sue mete fisse. Almeno una volta l’anno correva lì per fare vari studi sugli oceani, e al suo ritorno gli portava un regalo.
Si perse nei pensieri, nei ricordi felici, ed ebbe un brusco risveglio quando Giratina usò l’attacco Oscurotuffo, per scomparire, e riapparire proprio davanti a lui.



Giratina in confronto era enorme.
Flygon frenò violentemente.
“Cazzo! Attacchiamolo Flygon, Dragopulsar!”
Quello, nel vuoto del Mondo Distorto, espulse la sua energia in maniera ripetuta e massiccia ma Giratina sembrò risentirne solo in parte, perchè Oscurotuffo era andò a segno. Un’ala di Flygon fu colpita, niente di grave e irreparabile, ma costrinse il Pokémon a una violenta virata, che prese Ryan alla sprovvista.
Il ragazzo quindi si sbilanciò e prese a cadere pesantemente nel vuoto.
E Ryan aveva la Grigiosfera, quindi Giratina si fiondò su di lui.
“Porca puttana!”
Ryan vedeva l’enorme Pokémon Drago scendere in picchiata su di lui, con le fauci spalancate, gli occhi rossi e quegli strani fendenti che vibravano e si spostavano al cambiare dei suoi movimenti.
Lo stava raggiungendo. E lui stava cadendo nel vuoto, intanto, e non sarebbe riuscito a fermare la caduta in nessun altro modo.
E poi un raggio luminoso colpì Giratina, dritto sulla schiena. Cosa che lo fece dapprima rallentare, quindi girare. Ryan continuava a cadere nel vuoto, e tutto ciò che guardava, diventava più piccolo, ma fu in grado di vedere un missile catapultarsi verso di lui.
Era Flygon.
A Ryan scappò un sorriso. Di sua iniziativa, il Pokémon del giovane aveva utilizzato Iper Raggio, e levando il fatto che non fosse in grado di mettere fuori combattimento immediatamente il suo avversario, quello ne aveva risentito, dato che si era fermato, anche se solo per un pochino.. Flygon aveva poi cominciato una rapida picchiata per recuperare Ryan in caduta libera.
Lo raggiunse e lo affiancò. Quasi lo superava.
Ad un certo punto i due cadevano insieme, faccia a faccia. Ryan sorrideva, mentre il vento e la strana posizione della caduta imprimevano ai suoi capelli una strana pettinatura.
Ryan strinse Flygon al collo, permettendogli di voltarsi, e si ritrovò sulla sua schiena.
“Grazie, amico... ” sussurrò.

Alma era ormai arrivata nella grande foresta evanescente. Una volta entrata in quell’ammasso di alberi si fermò. Parevano fossero ologrammi, immagini proiettate da lontano. Appena si avvicinavano alla donna, gli alberi sparivano.
Alcuni. Altri finivano per farla sbattere o cadere. E quando passava tra quegli alberi, si sentiva strana. Una sensazione particolare di freddo la coglieva, come se qualcosa la stesse attraversando.
Un brivido, ecco.
La donna si sistemò gli occhiali sulla punta del naso e nascose una ciocca indisponente dietro l’orecchio. Mesprit si fermò, e chiamò a raccolta i suoi fratelli.
Avevano sentito qualcosa.


Improvvisamente i tre si posero attorno ad Alma, facendola diventare l’incentro di quello strano triangolo. Sentiva una strana forza repellere tutto ciò che avevano attorno. Quindi vide le sue mani diventare lentamente più pallide. Fino a sparire del tutto.
Cercava di urlare, spaventata, anzi terrorizzata da quell’avvenimento, ma pareva che la sua voce fosse presente solo nel pensiero. Poi un’enorme esplosione, proprio una decina di metri sopra le loro teste.
Il rumore era immane, e le piattaforme galleggianti sobbalzarono. Gli alberi sparirono quasi completamente per un istante, per poi riapparire subito dopo.
“Ma che...” Alma stringeva la Pokéball di Kirlia.
“Calmati...” sentiva quella voce di bambina sussurrarle dolci rassicurazioni.
“Che succede?”
“I guardiani ti stanno proteggendo, Alma. Niente di più”
“Oh...”
“Tra un po’ sarà tutto finito”
E detto, fatto. Alma cominciò a veder riapparire la punta del suo naso, il labbro superiore, ed anche quel ciuffo indisponente.
Poi, come in preda dal panico, si piegò su se stessa, prendendo ampie boccate d’aria. Sembrava fosse rimasta in apnea per dieci minuti.
Azelf la guardò. Il solo sguardo bastò a farle capire che tutto andava bene. Lo sguardo di Azelf le aveva conferito la fiducia.
Accovacciata come si era messa, si alzò. Il grande albero era meno di cento metri davanti a lei, ma non si interessò alla meta che stava raggiungendo, neanche era sicura se fosse proprio il grande albero, la sua meta. Camminava soltanto, guardando meravigliata i riflessi blu e azzurri che riempivano quel posto.
Per un attimo sperò che Ryan stesse bene. Si sarebbe sentita immensamente in colpa se gli fosse successo qualcosa, siccome l’aveva trascinato lui in quell’avventura folle e suicida.
Ma poi si accorse che qualcosa non quadrava.
I suoi passi rimbombavano, come se fosse dentro una grotta.
Bom.
Bom.
Bom.
I suoi passi sembravano sordi tonfi di campana. Si guardò attorno però, e non riuscì a cogliere nulla che fosse lontanamente paragonabile a una grotta. Anzi. La foresta continuava a passeggiargli accanto e attraverso.
Sospirò lei, rendendosi conto di trovarsi in un posto in cui le normali leggi della fisica non combaciavano tra di loro.
“Probabilmente anche le sensazioni sono falsate. Dato che non riusciamo a percepire per bene ciò che ci sta attorno, non siamo in grado di capire appieno quello che ci succede”
Uxie condì il pensiero ad alta voce con uno sbadiglio. Dei tre Pokémon era il più mogio.
Mesprit invece sembrava sprizzare vitalità da tutti i pori. Roteava su se stesso, andava avanti, poi tornava indietro. Era curioso, analizzava la situazione. Si era fermato a fissare gli occhi pregiati di Alma per almeno due minuti, per coglierne i riflessi della debole luce, affascinato dal fatto che la pupilla si dilati o no in dipendenza dall’apertura dell’occhio e dalla quantità di luminosità presente.
Infine Azelf, era un cavaliere senza paura, faceva da avanguardia con tranquillità, apriva la strada, si guardava attorno e cercava di far sì che nulla accadesse ai suoi compagni di viaggio.
Nonostante fossero molto piccoli, fisicamente parlando, i tre avevano insita un’enorme potenza, che valorizzava la loro nomea di guardiani.

Se fossero stati potenti dragoni, o enormi giganti forse nessuno avrebbe osato avvicinarli. E invece già due volte fallirono nel loro intento di mantenere la pace nel mondo, catturati da essere umani senza scrupoli, solo per arrivare a Dialga e Palkia.
E Giratina naturalmente.
Alma lo vedeva in lontananza mentre altre enormi esplosioni si manifestavano. Tuttavia non aveva ancora capito, almeno non prima di essere stata temporaneamente smaterializzata, che quelle non fossero dovute a Giratina. Le credeva normali conseguenze di una battaglia tra Pokémon potenti.
Insomma, le esplosioni, bang boom bam quelle cose lì.
Il rumore dei passi di Alma lentamente andò scemando, finchè un’altra cascata si trovò davanti al loro sguardo. Pochi metri oltre c’era l’enorme albero, perno centrale della foresta evanescente.
“E ora? Perché mi avete portato qui?” chiese Alma, con la punta del naso a guardare quel grandioso esempio di forza della natura.
I tre guardiani allora presero a levitare lentamente, a sollevarsi sempre di più dalle loro posizioni, come se indicassero ad Alma di salire su.
“Salire? Ma dove? Aspettatemi! Dove state andando?!”
Alma corse velocemente fin davanti al tronco. Si guardò bene attorno, non vide alcuna traccia di una corda, liana o altro che le consentisse di salire.
Ancora un’altra esplosione la fece voltare velocemente, e quando tornò a guardare i tre guardiani, essi erano solo tre piccoli puntini vicino l’apice della statuaria protagonista di quella foresta.
“Kirlia...” la chiamò. Quella inclinò la testa.
“Cosa c’è?” chiese.
“Che cosa devo fare? Perché mi hanno portato qui?”
“Perché probabilmente è qui che devi andare”
“Ma io non sono in grado di volare come loro. Non possiamo teletrasportarci lassù?”
“Mi spiace, Alma...non conosco il posto di materializzazione, quindi no...dovremmo trovare un modo alternativo”
Alma toccò l’albero con la punta delle dita. Era vero, non evanescente.
Probabilmente era alto almeno una ventina di metri. Aveva, più in alto, delle strane venature a spirale, che gli conferivano un aspetto particolarmente elegante. E poi non era al contrario. La chioma folta era verso l’alto, e non verso il basso, come tutti gli alberi che aveva visto fino a quel momento.
“Come saliamo?”
Kirlia fece spallucce, e Alma la fece rientrare nella sfera. E poi prese a girarvi attorno. Ci volle qualche secondo, ma si rese conto che accanto all’albero, nella posizione opposta a dove era prima, c’era una scala, intagliata dentro la corteccia nera di quello.
“Scale...”
La curiosità era forte, ma la voglia di abbracciare Thomas batteva tutto. Prese a salire le scale lentamente, guardando la corteccia dell’albero, rigata dal tempo. Quella pianta maestosa pareva non finire mai, e Alma metteva uno scalino tra lei e il suolo con regolarità, finchè non perse il ritmo per la troppa stanchezza.
Affannava.
“Dove sono quei tre diavoli?” chiese, con un filo di voce. Poi qualcosa attirò la sua attenzione. La corteccia era segnata, in quel punto.
Concentrò meglio lo sguardo sull’albero e vide che c’era inciso qualcosa sul legno.
Lesse.
                                                                                  ----
Che Arceus vi abbia in gloria. Vostri corpi sono dispersi ma le vostre anime saranno sempre con me. Addio Lena, addio Dottor Sullivan.
            
Alma riconosceva la scrittura di Thomas. Qualcosa la fece sospirare. Insomma, era stato lui a scrivere lì, riconosceva quella strana a, fatta in modo particolare, e le croci, disegnate pendenti. Era stato lui a scrivere. Inoltre tra i nomi non figurava il suo.
Thomas era sopravvissuto ai due esploratori. Thomas era vivo.
La felicità era troppa, si stava avvicinando alla conclusione di quella terribile e autolesionistica vicenda, quando un sibilo riempì le sue orecchie.
Alma spalancò gli occhi.
“Fammi uscire...” disse Kirlia. Le parole del Pokémon rimbombarono sulle pareti del cranio di Alma, quasi fosse vuoto ma pieno di eco.
Lei eseguì. Quel sibilo la tormentava.
“Che cosa c’è?! C’è qualche Pokémon selvatico?!”
“Fammi uscire” ripetè Kirlia. E quella eseguì.
Il Pokémon di Alma si guardò intorno, per un momento il suo sguardo si illuminò.
“Preveggenza...”
Stava per accadere qualcosa. Ralts, ab illo tempore, era un Pokémon pacato, tranquillo. Vivendo in città non c’erano grossi disagi da gestire, e Alma non aveva quasi mai avuto bisogno di lei.
Fissava lo sguardo bluastro del Pokémon, cercando di capire cosa fosse che non andasse per il verso giusto. Il sibilo intanto aumentava.
“Alma! Attenta! Stai giù!”
Alma spalancò gli occhi ed eseguì. Si abbassò tanto velocemente, e stringendo gli occhi così forte, che non si accorse di aver scampato un attacco Foglielama molto potente.
Quella riaprì gli occhi, vedendo le foglie che andavano a infrangersi sul pavimento, oltre le scale.
“Ma che...?”
“È un Serperior...è sembra stare qui a protezione di qualcosa”
“E quindi?”
“Quindi dobbiamo sconfiggerlo, o non ci farà passare”
Per un attimo Alma fu totalmente in balia della paura.

E poi? E se...e se dopo questa lotta siamo ferite entrambe in maniera grave...e troviamo la forza di salire, ma poi non c’è nessuno? Non ho molti strumenti con me, e il kit di pronto soccorso ce l’ha Ryan, perché non era prevista questa divisione. Se lui fosse stato qui, adesso sarebbe stato più semplice, se la sarebbe vista lui. Ma ora mi ritrovo a dover affrontare un Pokémon molto potente, con il mio Kirlia. La mia amica. No...no. Forse è meglio tornare indietro, magari aiuteremo Ryan con Giratina, e andremo via da questo posto inquietante.
Non posso essere così irrazionale...

...e codarda

Non è codardia! È autoconservazione! Non voglio uccidermi o farmi male.

Poi ringhiò a se stessa. Non era possibile, si disse. Non poteva aver pensato una cosa del genere. Lei voleva Thomas, a tutti i costi. Anche se fosse salita sopra, e avesse trovato un suo maglioncino, con ancora una traccia del suo odore, lei sarebbe stata felice. Doveva affrontare Serperior.
Doveva combattere contro quel Pokémon, la cui ombra si stava avvicinando.
“Alma...non essere spaventata. Ce la faremo. E poi hai anche Pancham e Roselia. Devi credere in loro”
Quella annuì. Non poteva fare così. Lei doveva avere fiducia dei suoi Pokémon.
“Ok...stai pronta”
“Bene” sorrise Kirlia.
Aveva studiato storia per tutta la vita, Alma, e lottare per lei significava andare oltre le sue competenze. Ma doveva sfruttare le peculiarità di Kirlia per vincere.
Serperior apparve davanti a loro.
Era altissimo. Cacciava la lingua in fuori, come di norma fanno i rettili, per sentire gli odori. Gli occhi rossi parevano puntati su Kirlia, quasi fosse una preda affamata. Alma apprezzò la sua bellezza, compostezza ed eleganza.
Ma sapeva che il Pokémon fosse molto più veloce di Kirlia, quindi la prima cosa da fare era utilizzare Distortozona.
“Kirlia, usa Distortozona!”
Tuttavia, Serperior era più veloce, e l’attacco Schianto andò a buon fine. Kirlia, inciampò, riportando alcuni danni. Si rialzò, e utilizzò la mossa.

Ma questo non fu un bene. Almeno non per tutti.

Le leggi di quel posto strano, implicarono una particolare modifica a tutta la zona.
E quindi, Ryan, che aveva vari metri di vantaggio sul suo avversario, lo vide avvicinarsi ad alta velocità.
“Porca puttana, Flygon!”

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