Pokémon Adventures ITA, passateci o siete dei finti Pokéfans! Parola mia e di Rachel!
Fuori oggi il nuovo capitolo di In the Shadows!
Ah, una domanda...
Fa freddo sul Monte Argento?
Andy $
In un attimo è possibile
vedere un veloce filmino con tutte le scene più importanti
della propria vita.
Ryan vedeva alcune scene da bambino,
quando giocava con sua sorella Rachel, l’allenamento
con Ralts e Trapinch, diventati poi un Gallade ed un Flygon, il primo bacio, la
prima volta, il diploma, il primo colloquio di lavoro, il terremoto, Rachel che
scappò
di casa, l’ingresso
nell’Omega
Group, e ancora, le lotte contro Zackary Recket. O quella volta che vide Arceus
con i suoi occhi. Quando incontrò Marianne, quando la baciò, il volto di
Alma.
E poi davanti si rese conto che
Giratina, infuriato e con le fauci spalancate, con quegli occhi rossi che
sembravano divorarlo, si avvicinava a velocità tripla. E
Flygon non sembrava più così veloce.
Qualcosa era cambiato.
Cosa aveva reso così veloce
Giratina?
Ciò che era vero
era che doveva cambiare strategia. Non poteva più fuggire a
vuoto, sperando che Giratina si stancasse, finchè aveva la
Grigiosfera con sé, quello non gli avrebbe dato pace.
E adesso sembrava anche più forte.
“Cosa
cazzo hai combinato?!” urlò al Pokémon, mentre
quello affondava un attacco Azione. Flygon lo schivò a destra,
volando dalla parte opposta. L’attacco affondò nel vuoto, ma
quello frenò
e tornò
alla carica.
“Dobbiamo sparire!”
“Dobbiamo sparire!”
Quindi capì che aveva
bisogno di un surplus di azione.
Controllò la cintura,
tutte le sue Pokéball erano lì. Anche
Gallade.
Non fu il primo in quel contesto, ma
decise che doveva teletrasportarsi via.
Almeno prima che Giratina lo
raggiungesse inghiottendolo.
“Gallade!” lo chiamò Ryan.
Quello apparve proprio alle sue
spalle, sul dorso di Flygon.
“Dobbiamo
tornare vicino alla cascata!”
Circa 20 chilometri più sopra.
Giratina ci avrebbe messo qualche minuto prima di raggiungerlo.
La questione era che per fare una cosa
del genere, ci voleva del tempo. Gallade doveva concentrarsi sul luogo di
comparizione, cercare di non farsi ammazzare perdendo l’equilibrio,
non farsi distrarre da Giratina e visualizzare il tutto nella sua mente.
“Veloce!”
Gallade gli avrebbe risposto un “vaffanculo,
sto facendo del mio meglio!”, ma non era il caso in quel momento.
Giratina aprì
le fauci, avvicinandosi all’obiettivo.
Ryan si sentiva sfacciato. Tutto in
quella situazione urlava SIAMO FOTTUTI,
e mentre Flygon correva con un grassone appesantito in salita, Giratina
si apprestava ad ingoiare l’allegra combriccola.
Chissà come si stava
all’interno
di uno stomaco del genere, si chiese Ryan.
Sentiva la presenza dell’enorme drago
alle sue spalle, l’ombra della sue fauci laterali che lo
circondavano, ed il buio che lentamente si espandeva. L’odore era
pesantissimo, indescrivibile, ed un piccolo appiglio di luce si rimpiccioliva
sempre di più.
Fino a che tutto si illuminò.
Lui chiuse gli occhi, probabilmente
era morto.
E invece era proprio sotto la cascata
ascendente. Salvo, e con qualche minuto per decidere la strategia da adottare.
Serperior ora era più lento.
“Kirlia!
Vai con Psichico!”
Le punte dei suoi piedi si alzarono da
terra lentamente, quasi controvoglia, spinte da un’energia
superiore. Pareva che un filo nero li tenesse ancorati lì, finchè non fu
tangibile il distacco dal suolo. Kirlia fluttuava, con le braccia larghe.
Controluce pareva una bambina crocifissa.
Con
dei fiocchi in testa. Una strana aura azzurra la copriva. Anche i suoi occhi
risplendevano di quel colore. E poi d’improvviso
il suo corpo si illuminò.
Ma gli occhi rimasero azzurri. Cambiò
forma.
La sua figura divenne lunga ed
affusolata, la sua testa cambiò, diventando meno irregolare.
E poi Alma sobbalzò quando vide
urlare Serperior. Levò gli occhiali, detergendosi il sudore
della fronte con il polso, poi ripose le lenti sul naso. Respirava a bocca
aperta, necessitava di troppa aria, ed il suo naso non sarebbe mai riuscito a
soddisfare i suoi bisogni.
L’attacco
psichico diventava più forte mano a mano che la luce che
copriva Kirlia svaniva, e mostrava al Mondo Distorto un fantastico esemplare di
Gardevoir.
Serperior strideva, e Gardevoir atterrò. Vide il Pokémon serpente
accasciarsi per terra, stremato.
Esanime.
Alma lo guardava, timorosa del fatto
che se si fosse avvicinato a lui, per scavalcarlo, quello si sarebbe svegliato
di colpo e l’avrebbe
uccisa, mordendola o stritolandola.
Ma niente successe.
Lei era a testa bassa, e Gardevoir la
raggiunse. Era alta circa quanto lei. Mise una mano sulla spalla della donna,
sorridendo, gli occhi pieni di gioia.
Ralts era diventato in breve tempo un
Gardevoir. Un Pokémon potentissimo.
Restava tuttavia da capire una cosa
solamente.
“Cosa
diamine ci fa un Serperior qui?”
Ma a nulla valse lo sforzo mentale di
Alma di comprendere, cosa che la spinse fin dalla giovane età a perseguire
la carriera da professoressa, in quanto Gardevoir riprese a salire i gradini
del grande albero.
Ed Alma, sola con quel Serperior,
proprio non ci voleva stare.
I passi diventavano sempre più pesanti, si
accumulavano mano a mano come carte di cioccolatini davanti ad un goloso e
sempre più
presto era costretta a fermarsi e a riprender fiato.
Ad un tratto alzò la testa,
fissando la cima dell’albero. La bocca si spalancò
automaticamente, non lo fece per nulla apposta, e fu in grado di attestare che
la cima era lontanissima, e che Uxie, Mesprit ed Azelf, saliti su in precedenza,
non si vedevano.
“Uff...”
E ancora, passo dopo passo, scalino
dopo scalino, Alma, seguita da Gardevoir, che silenziosa si muoveva con la
leggerezza di una foglia secca in caduta libera, pensava a Thomas.
“So
tutto... So già
tutto... So che è lì sopra...”
E non era vero. Lei non lo sapeva.
Ma sperare non costava nulla.
Anche perché quando, dopo
almeno venti minuti che saliva scale ininterrottamente, si accorse che
Gardevoir fosse turbata da qualcosa, una speranza davvero nacque in lei.
Si fermò un attimino,
pensando che potesse essere qualche altro Pokémon selvatico
che abitava l’albero,
un altro Serperior. Lei odiava i serpenti.
Lasciò allora che
Gardevoir andasse avanti.
Quell’enorme scala a
chiocciola si snodava sulla corteccia di quell’albero e, dopo
qualche scalino, ci fu la sorpresa.
Il tronco, ad un certo punto, era
cavo.
Alma spalancò gli occhi, e
vide Gardevoir fermarsi proprio davanti al buco nella corteccia.
Un leggero brusio fuoriusciva da lì dentro.
Ed Alma, mulatta com’era, sbiancò.
“È...è davvero...?”
Cercava in Gardevoir l’appoggio
necessario.
“Che aspetti? Entra” Alma annuì,
e prese un gran respiro.
Quindi
varcò la soglia di quell’antro nel legno.
Ryan aveva capito che le cose stavano
cominciando a tornare per il verso giusto. Forse era il riposo concesso a
Flygon in quei minuti, ma adesso sembrava più reattivo.
E di Giratina ancora nessuna traccia.
E di Giratina ancora nessuna traccia.
“Bah...sta
di fatto che dobbiamo assolutamente finire questa storia...dobbiamo batterlo” fece lui.
Flygon avrebbe chiaramente evitato. La
potenza di quel Pokémon era davvero enorme. Bastava
pensare quelle accelerazioni e quegli attacchi in cui spuntava dal vuoto.
Ryan ascoltò il silenziò, disturbato
solo dal fruscio della cascata ascendente.
Poi un’esplosione.
Non sapeva da cosa derivasse, ma non
era la prima che ascoltava quelle deflagrazioni.
Si vestì da stratega
per un momento, e capì che per utilizzare appieno la forza
dei suoi Pokémon
doveva stare sulla terraferma. Già, perché solo Flygon
era in grado di volare. Gallade poteva fluttuare per aria, ma non sapeva per
quanto, mentre Bisharp, Feraligatr, Manectric e Tyranitar stavano con i piedi
per terra.
Letteralmente.
Doveva aspettarlo lì. Anzi no. Lo
spazio era troppo. Doveva metterlo in difficoltà.
Ryan si guardò attorno,
cercando un posto in cui strategicamente avrebbe potuto avere dei vantaggi
contro Giratina.
Poi l’intuizione.
“Lì...lì c’è una
foresta...”
Alma guardava la schiena di Gardevoir.
Lei si fermò
non appena entrarono in quell’enorme cavità nell’albero.
Poi il Pokémon si girò, con lo
sguardo di chi aveva visto qualcosa.
Alma schiuse la bocca. Non poteva
respirare solo col naso, non riusciva a farlo in quel modo in quei momenti.
Aveva capito. Richiuse le labbra,
mentre le lacrime bagnarono il suo volto, come se qualcuno avesse aperto un
rubinetto.
Thomas. Era lì, che dormiva,
tutto rannicchiato, su di un cumulo di foglie.
Era lui. Identico.
Alma piangeva in silenzio, ma avrebbe
voluto urlare. Urlare di gioia, esultare alla grande, ringraziare Arceus per
quella cosa.
Ora non sarebbe importato nulla se
fosse riuscita a tornare indietro. Le andava bene rimanere anche in quell’albero, se
poteva stare con Thomas.
Quel posto era decisamente piccolo.
Non c’era
molto spazio per quasi nulla. Thomas si era sistemato su di un giaciglio, posto
sulla destra. Le sue cose erano gettate alla rinfusa sulla sinistra. Un tavolo,
fatto con il legno di quell’albero, sembrava incastrato nelle
pareti. Non aveva attrezzi con lui, non avrebbe potuto creare né piedi per
quel tavolo, né
aveva viti per fissarlo, e quindi si creò un lato
appuntito da infilare con forza nella parete.
Niente più.
Quel genere d’insenatura si
crea naturalmente negli alberi ed essendo un albero così maestoso, lui
decise di abitarvi.
Alma si avvicinò al tavolo, e
vide una montagna di fogli, appunti e cose così. Erano gli
studi del Dr. Sullivan. Inoltre vide anche una sorta di diario.
Lo lesse.
24.01.2009
La
spedizione è
partita. Abbiamo incontrato parecchie difficoltà lungo l'inizio di questa avventura
particolarissima. La scalata verso la Vetta Lancia, notoriamente un posto
impervio da raggiungere, ha portato via parecchie energie, ma fortunatamente
abbiamo raggiunto una piccola baita. Per stanotte ci accamperemo qui, e domani,
alle prime luci dell'alba, ci appresteremo a completare la prima parte della
missione. Thomas, il mio assistente, non sembra aver nessun problema, mentre
Lyn, la studentessa che si è offerta di accompagnarci, pare
accusare le temperature rigide. Ad ogni modo è tardi, ed è meglio andare a dormire.
25.01.2009
Siamo arrivati sulla cima della Vetta Lancia, ma
nulla ci fa intendere che ci sia un ingresso verso il Mondo Distorto. Lyn ha
ipotizzato che l'esistenza di esso, tramandata per secoli, è semplicemente
frutto della fantasia popolare. Invece Thomas crede che ci debba essere un
pretesto per aprire la porta interdimensionale tra quel mondo ed il nostro. Ad
ogni modo, rimasti per quasi sette ore, in cerca di indizi o altro, siamo stati
costretti a tornarcene sui nostri passi.
27.01.2009
Stavamo per tornarcene a casa, quando abbiamo
incontrato una vecchia donna. Vedendoci con delle ricerche in mano, ed
incuriosita da una discussione tra Thomas e Lyn, si è avvicinata, chiedendo
educatamente spiegazioni. Le ho spiegato personalmente che la nostra missione è
indagare sul Mondo Distorto, e che arrivati sulla Vetta Lancia ce ne siamo
tornati indietro con ciottoli e pugni di mosche. Allora quella, molto più
vecchia e saggia di me, ci ha dato una dritta fantastica. Ci ha spiegato che
tra Rupepoli e la strada che porta ad Arenipoli c'è un sentiero nascosto, molto
difficile da trovare. Il Sentiero Fonte, così lo ha chiamato, è sulla sinistra.
Beh...adesso andiamo a dormire. Domani ci metteremo in viaggio per Rupepoli.
30.01.2009
Siamo arrivati in tarda serata a Rupepoli, stasera
alloggeremo in un ostello senza pretese lungo la fascia est della città. Da qui
si vedono tanti fori di meteoriti.
Lyn sembra essere attratta da Thomas. Lui è
certamente un bel ragazzo, ma è fidanzato con una donna altrettanto bella. Non
vorrei che questa spedizione sia il pretesto per lui di fare qualcosa di cui si
pentirebbe.
Alma aggrottò la fronte. Qualcosa non andava con
quelle descrizioni. Cioè...Lyn, e Thomas? Perché il professore si era segnato
quelle cose?
Leccò la punta dell’indice e girò pagina.
31.01.2009
Ci siamo messi in cammino di buon mattino. Lyn
continua a fare sguardi ammiccanti e a lanciare occhiatine fugaci a Thomas, che
d'altronde sembra sorridere e scherzare. Sembra forzato, non naturale. Si sente
a disagio.
Alma sospirò, ed un lieve tremore la colse. Stava
per crollare, immaginandosi quei due insieme.
Abbiamo trovato finalmente il Sentiero Fonte. In
effetti è una stradina del tutto inesistente tra i cespugli che costeggiano il
sentiero principale.
Ci è voluto un po' di tempo, ma dopo aver guadato
la Fonte Saluto, siamo riusciti ad arrivare alla Grotta Ritorno. Ci apprestiamo
ad addentrarci.
1.02.2009
È ufficialmente il primo Febbraio. Dico così perchè stiamo girando a vuoto da
così tanto tempo che ho dovuto guardare l'orologio per rendermi conto che sono
passate le 02:00 AM. Non è semplice cercare il portale per il Mondo Distorto se
non sai nemmeno cosa cercare. La vecchia non ci ha dato ulteriori informazioni,
e purtroppo siamo costretti a fare così, ad andare a tentoni.
Il freddo qui dentro è incredibile. I ragazzi si
sono addormentati stretti l'uno all'altra, per cercare di non disperdere il
calore rimasto.
Dopo
esserci svegliati ci siamo messi in marcia di nuovo. Lyn e Thomas sembrano
essere molto più intimi. È un bene creare delle sinergie del genere durante una
spedizione, ma penso ad Alma...
Non era un
bene per niente. Si girò e lo guardò, pensando che il suo uomo fosse stato
nella stessa posizione con un’altra donna. La cosa la fece rabbrividire.
Tuttavia leggeva interessata anche la storia di Sean Sullivan, cercando di
ricostruire l’accaduto che portò Thomas a rimanere lì per cinque anni.
Gli ho parlato di Alma, mi ha detto che è rimasto
sorpreso dalle mie parole e che non può credere che io abbia pensato che
avrebbe potuto tradirla con Lyn. Lui si dimostra molto innamorato di Alma, ma
quei gesti di affetto verso la studentessa mi lasciano altro da pensare...bah.
“Oh...forse mi sbagliavo” mormorò. Sospirò,
guardandolo, osservando il torace ampio e delimitato dalla stretta camicia che
si riempiva d’aria in base ai suoi respiri. I suoi occhi furono riportati
velocemente sul diario.
Qui è tutto uguale. Ci sono milioni di stanze
contigue. Ogni stanza ha delle colonne, qualcuna in più, qualcuna di meno. C'è
qualcosa di strano qui, in quanto ogni volta che torno sui miei passi mi sembra
di essere di nuovo al punto di partenza. Non demordiamo però...
Alla base delle colonne ci sono delle iscrizioni.
Ho scattato delle fotografie con la mia Polaroid per cercare se tra i tomi
della biblioteca dell'università esiste qualche testo che tratta di questi
caratteri.
La giornata è passata di nuovo. Lyn e Thomas
dormono ancora come ieri, abbracciati, mentre noi siamo ancora al punto di
inizio. Sono demoralizzato. Vorrei riuscire a svelare questo grande mistero.
02.02.2009
Ci siamo svegliati e messi in cammino.
Thomas ha avuto l'intuizione di muoversi a raggiera, ovvero, andare prima nella stanza a nord, poi a ovest, poi a est e poi a sud, senza mai rientrare nella stanza di provenienza, per non ricominciare daccapo. Qualcosa di magico succede qui, come se il tempo e lo spazio fossero d'accordo per farci tornare indietro.
Siamo arrivati finalmente alla stanza centrale!
Thomas apre la fila come sempre, e Lyn la chiude. Anche se è difficile tenere
lontani quei due, sembra ci sia molta empatia tra i due. Sono una bella coppia.
Lui spesso parla di Alma a lei, e lei cambia argomento...
Sto divagando. Ci apprestiamo ad entrare nel mondo
distorto. Il portale per quel mondo è una chiazza nera e blu, come una
pozzanghera inquinata da petrolio. Non è più grande di un metro quadrato.
Thomas si offre di entrare per primo.
Ci infila la testa.
La leva.
È vivo ancora. Fortunatamente non ha nessuna
menomazione. Ci ha spiegato che l'atmosfera lì era strana. Poi decide di
volerci entrare, dicendo che l'uscita per il nostro Mondo è facilmente
accessibile.
“Chiaramente quella stronza era innamorata di
lui...per questo cambiava argomento. Amore mio, non vedo l’ora che ti
svegli...”
Thomas è entrato. Si appresta ad entrare Lyn.
“Poteva inciampare, no, eh?”
Lyn è entrata. Ora tocca a me. Se non ce la dovessi
fare voglio che mio figlio Brad riceva il mio orologio.
Lo sguardo di Alma si posizionò automaticamente sul
polso di Thomas. Ricordava perfettamente il giorno in cui andò via, ed aveva
ancora gli stessi vestiti addosso. Ma quell’orologio, quello Swatch, no, quello
non era suo. Era probabile che il dottor Sullivan ne avesse parlato a Thomas e
lui avesse sfilato dal polso l’orologio per portarlo a suo figlio una volta
fuori da qui.
È
davvero incredibile quello che vedo qui. Una cosa assurda, straordinaria.
Niente sembra andare come dovrebbe andare davvero. Pare che le leggi della
fisica, e le nozioni del tempo e dello spazio non valgano, qui. Le cose si muovono
fluttuando nell'aria. La gravità non è la stessa negli stessi punti, e c'è una cascata che sale. Tutto
attorno a noi è
blu, con chiazze chiare e chiazze scure. Si cammina su strane piattaforme
terrazzate, e talvolta si può salire e cominciare a camminare
anche sui muri. È davvero paradossale quello che
accade qui.
“Ti capisco perfettamente...”
Ho visto
degli alberi al contrario muoversi in direzione nostra.
Gli alberi
sono fantasmi. Non sono tangibili.
Non tutti
gli alberi sono fantasmi. Uno ha gettato Lyn per terra.
Un'esplosione
enorme è
avvenuta a pochi metri da noi. Noi stiamo bene, ci fischiano solo un po' le
orecchie. Mi sento inquieto. Sembra che questo enorme posto sia totalmente
vuoto. Il suo ruolo però non mi è chiaro. La vecchia che abbiamo
incontrato ci ha detto di stare in guardia.
Da cosa?
09.02.2009
Vaghiamo da
una settimana ininterrottamente per questo posto immenso. Di tanto in tanto
sentiamo ancora delle esplosioni, ma ormai non ci facciamo più caso. Non riusciamo a non rimanere
con la bocca aperta davanti a questi incredibili fenomeni. In lontananza si
vede una foresta. C'è un grande albero al centro, la
nostra meta è
quella. Puntiamo a scoprire se esistono forme di vita in questo mondo. Magari
qualche Pokémon.
15.02.2009
Thomas e
Lyn hanno avuto un'intuizione. Questo mondo deve essere la terza dimensione. Sì, perchè il tempo e lo spazio non esistono
qui, e quindi deve essere la compensazione di essi. La sottile linea dello
spazio tempo deve essere sempre in costante equilibrio, ed è per questo che avvengono le
esplosioni, per bilanciare l'energia che lo spazio ed il tempo in eccesso
creano durante il loro percorso. Questo mondo è il caos, dove il tempo e lo spazio
non hanno alcuna influenza. Al contrario del nostro mondo, in cui tempo e
spazio sono fondamentali. Possiamo dire, per assurdo, che Arceus, per creare il
nostro mondo, ha dovuto creare due mondi, in cui il tempo e lo spazio si
sviluppano. E poi, per non permettere ai due di prevalere tra di loro, ha
creato questo mondo. Una sorta di discarica spaziotemporale, in cui tutto lo
sgravio in eccesso di tempo e spazio finisce.
Quindi il
mondo distorto mantiene l'equilibrio anche nel nostro mondo.
22.02.2009
Mi è venuto da pensare. È a tutti ben nota l'esistenza dei
due draghi di Sinnoh, Palkia, padrone dello spazio, e Dialga, signore del
tempo. Ma esiste un Pokémon generatore del caos?
La
spedizione va avanti, ma ancora nessuna forma di vita si è manifestata. Stiamo mangiando e
finendo le provviste, anche se sia io che i due giovani non abbiamo mai
accusato né
la fame né
la sete, nutrendoci per scrupolo più che per necessità.
03.03.2009
Qui da
parecchio tempo, stiamo cercando di trovare la via che porti all'ingresso
temporale, dato che la Polaroid ha adempito ampiamente al suo dovere. Lyn ha
steso una mappa del Mondo Distorto, almeno quello scoperto, ed ha detto che se
salissimo sull'albero centrale nella foresta avrebbe un'ottima visuale di
tutto. Magari esistono città e civiltà, e noi siamo stati solo nella
parte "selvaggia" di questa dimensione. Credo abbia ragione, ma
Thomas sembra sempre più inquieto. Parla di Alma in
continuazione, ma non riesce a trovar pace. Lyn ha praticamente cercato di
esporsi a lui, ed in piena notte lo ha avvicinato nuda, cercando di sedurlo.
Thomas però l'ha allontanata, e da allora lui non le
rivolge il minimo sguardo.
"Ti amo amore mio..." sorrise Alma. Lo
guardò, mentre dormiva, quasi esanime. Se il suo torace non si fosse mosso non
avrebbe capito che respirasse. Pareva morto davvero, stanco. Scaricato. Ma ciò
che davvero era strano, era il fatto che i tre stessero continuando a vagare lì
in quel posto senza mai vedere Giratina. Capì che la conoscenza di questo
Pokémon non fu mai universalmente riconosciuta. Difatti, uno stimato professore
di una delle più importati ed antiche città della nazione, non conosceva
l'esistenza di un Pokémon leggendario come Giratina. Presa dai pochi altri
trafiletti, riportò lo sguardo sul diario, sperando che finissero in fretta.
Voleva correre a stringere Thomas.
07.03.2009
Non mi
sbagliavo. L'altro giorno ipotizzai l'esistenza di un drago del caos. Ebbene,
esiste. A meno di un chilometro da noi, è volato a velocità sostenuta un enorme drago. Era grigio,
con in testa una corona dorata. Aveva le zampe appuntite, tre per la
precisione, su ogni lato del suo corpo serpentiforme. E dietro la schiena delle
strane appendici, e spunzoni alla fine di questi. Queste ultime sembrano
muoversi involontariamente, con moti sinuosi, come se fossero presi dalle
correnti del mare.
Non ci ha
visto, fortunatamente, perchè è davvero enorme.
Non saprei
se Thomas riuscisse con il solo Serperior che ci siamo portati dietro a
fronteggiare un avversario così grande e forte.
08.03.2009
Ci siamo
impuntati con l'osservazione di Giratina, così è stato chiamato. Abbiamo trovato
una tavola proveniente da chissà dove, che lo definisce come molto
aggressivo, e lo descrive per bene. Lì c’è scritto che si chiama Giratina. È davvero impressionante. I suoi
movimenti, così
eleganti, mi affascinano.
Proviamo ad
avvicinarci a lui per una migliore osservazione.
Siamo a
pochi metri da Giratina, alle sue spalle.
Giratina ci
ha visto. È
impressionante rimanere sotto al suo sguar..
E poi il diario si chiudeva. Alma provò a girare
altre pagine, per vedere se qualcosa avesse potuto impedire la scrittura solo
su quella pagina, ma probabilmente quel qualcosa fu Giratina.
Alma si girò. Gardevoir era lì in contemplazione,
in silenzio. Doveva aver pianto guardando Thomas, perchè sul suo volto c'erano
proprio delle lacrime.
Alma sorrise ancora, e la fece rientrare nella sua
sfera.
Quel momento doveva essere solo loro. Solo suo, solo
loro. A piccoli passi si avvicinò al giaciglio dove il suo uomo riposava.
Si
chiedeva da quanto riposasse. Escludeva fosse caduto in coma. Doveva essere
nutrito, altrimenti il suo corpo si sarebbe impauperito.
Ma poi si ricordò del diario, e di quello che Sean
Sullivan scrisse sulla fame. E quindi si ricredette.
Gli si inginocchiò accanto. Sentiva il suo
respiro, pesante, presente. Non gli sembrava vero. Lo aveva davanti, dopo
cinque anni passati cercando di dimenticare quello che per lei era un trauma.
Poteva essere tutto frutto della sua mente malata,
immaginazione strana che la portava a fare viaggi con la mente che nemmeno
Jules Verne, ma stavolta era sicura di sé, Thomas era davanti a lei.
Se ne accertò, delicatamente con la mano gli toccò
il braccio. Strinse leggermente, lui era lì.
Continuava a dormire, senza forze.
Una lacrima della ragazza cadde sulla sua guancia.
Alma si chinò per asciugarla e gli diede un bacio sullo zigomo. Gli occhi di
Thomas si aprirono lentamente e, quando prese coscienza di quello che
succedeva, li spalancò.
“Sono...sono morto...” fece con voce compressa.
Alma sorrise, sempre in lacrime, cercando di
trattenersi e gli prese la mano. “No, amore...sei vivo. Siamo vivi. Andiamo via
da qui”
“Alma...io...io non ce la faccio...”
“Non dire stupidaggini...andiamo”
“Sono troppo stanco...sto per morire”
Alma aprì gli occhi più che poteva. “Da quanto tempo non mangi?!”
“Non so. Il tempo non esiste qui. Mi sono addormentato e mi hai svegliato tu...”
“Non dire stupidaggini...andiamo”
“Sono troppo stanco...sto per morire”
Alma aprì gli occhi più che poteva. “Da quanto tempo non mangi?!”
“Non so. Il tempo non esiste qui. Mi sono addormentato e mi hai svegliato tu...”
“Chissà da
quanto non ti nutri...” Alma cercò una bottiglia d’acqua nello zaino, e la
condusse alle labbra dell’uomo. Quello bevve con difficoltà, finendo per
bagnarsi su entrambe le guance. Sembrava che il suo corpo ne avesse bisogno,
finì la bottiglia in meno di un minuto.
“Thomas...”
“Dimmi che hai qualcosa da mangiare, Alma...”
“Certo!” esclamò lei, prendendo un alcune delle provviste e dandole all’uomo. Quello mangiò, per poi riaddormentarsi.
“Dimmi che hai qualcosa da mangiare, Alma...”
“Certo!” esclamò lei, prendendo un alcune delle provviste e dandole all’uomo. Quello mangiò, per poi riaddormentarsi.
Alma lo guardò dormire. Era strano quello che era
successo. Probabilmente il tempo non passava, ma il corpo umano continuava a
deteriorarsi, perché originario di un’altra dimensione. Il suo metabolismo
procedette a rilento per cinque anni, finendo con una lentissima
autodistruzione.
Ciò voleva dire che il tempo era presente, anche se
in maniera differente, nel mondo distorto.
Automaticamente anche lo spazio.
Alma si addormentò accanto a lui, stanca com’era.
Thomas sentì la presenza della donna e la tirò a sé, sfatto e distrutto. E dopo
tanto tempo, i due tornarono a riposare l’uno accanto all’altra.
Thomas di colpo si svegliò. Stava meglio. La testa
però gli scoppiava, le tempie pulsavano e qualcosa non andava nel verso giusto.
Non ricordava tutto alla perfezione, ma ricordava Alma.
“Alma...” ripetè il suo nome, e sorrise.
Si guardò accanto, poi, e la vide.
Sorrise ancora di più, mostrando i denti e
stringendo più forte la donna. L’amore della sua vita era venuta a salvarlo.
L’amore della sua vita aveva preso coraggio e fatto cose che nessuno era
riuscito a fare.
La piccola e coraggiosa Alma. La sua bambina.
Vegliò il suo sonno, fino a che lei aprì gli occhi.
“Hey...” disse, con gli occhi aperti il meno
possibile.
“Amore”
Alma sorrise ancora, e colta dall’emozione si lasciò nuovamente al pianto. “Thomas”
“Alma”
“Sei qui”
“Certo”
Si scambiarono un bacio. Un lungo bacio appassionato, quasi tra le loro labbra ci fosse l’ossigeno sufficiente a vivere la loro intensa vita, scambiandoselo come due bambini che giocano con la palla.
Alma sorrise ancora, e colta dall’emozione si lasciò nuovamente al pianto. “Thomas”
“Alma”
“Sei qui”
“Certo”
Si scambiarono un bacio. Un lungo bacio appassionato, quasi tra le loro labbra ci fosse l’ossigeno sufficiente a vivere la loro intensa vita, scambiandoselo come due bambini che giocano con la palla.
Il bacio
terminò e lui la strinse al petto. Alma si sentì la donna più fortunata del
mondo in quel momento.
“Come stai adesso?” chiese lei, ancora emotivamente
turbata. La sua voce era piegata dal pianto.
“Sto decisamente meglio”. Thomas guardò l’orologio
del professore, e sospirò. Si era fermato. “L’orologio si è bloccato al 26
Dicembre 2012...”
“Siamo nel 2014. È Marzo”
“Sono stato così tanto tempo qui?”
“Siamo nel 2014. È Marzo”
“Sono stato così tanto tempo qui?”
Alma annuì, quasi a voler colpevolizzare il fatto
di averla rimasta da sola per tutto quel tempo.
Thomas storse le labbra. “Il fatto è che... il
fatto è che quando mi sono addormentato l’orologio ticchettava ancora...”
Alma spalancò gli occhi.
Alma spalancò gli occhi.
“Thomas... è più di un anno che dormi”
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