Buonasera a tutti, e bentrovati sul nostro blog. Pokémon Courage è lieta di presentarvi il quarto capitolo di Hoenn's Crysis, la fan fiction con Crystal e Silver, ambientata ad Hoenn.
Capitolo forte, tanto che su EFP è stato denominato come il più grande regista di spaghetti-western, Sergio Leone!
Venite a recensire e dateci una mano a rimpolpare il fandom!
Pokémon Adventures ITA sta preparando la nuova uscita per il manga di Back To The Origins, disegnato da Laila! Quindi appuntamento a sabato con una piccola sorpresa da parte mia, una piccola One Shot, nulla di che, ma che aprirà una raccoltà di storielle dedicate alle shipping, pubblicate di tanto in tanto.
Mi basta cominciare ad anticipare una parola: Alexandrian. A buon intenditor...
Buona lettura.
Andy $
Capitolo forte, tanto che su EFP è stato denominato come il più grande regista di spaghetti-western, Sergio Leone!
Venite a recensire e dateci una mano a rimpolpare il fandom!
Pokémon Adventures ITA sta preparando la nuova uscita per il manga di Back To The Origins, disegnato da Laila! Quindi appuntamento a sabato con una piccola sorpresa da parte mia, una piccola One Shot, nulla di che, ma che aprirà una raccoltà di storielle dedicate alle shipping, pubblicate di tanto in tanto.
Mi basta cominciare ad anticipare una parola: Alexandrian. A buon intenditor...
Buona lettura.
Andy $
I volti dei ragazzi erano vitrei,
immobili, come se non ci fosse alcun domani a pesare sulle loro giovani
coscienze.
Ed in parte poteva essere vero.
"Porca puttana..." si
lasciò scappare Silver, nonostante non fosse avvezzo all'uso di simili
sfaccettature linguistiche. Quello che vedeva però cancellava ogni regola.
Crystal si ritrovò a guardare lo
spettacolo che la natura gli stava offrendo con la bocca spalancata. Niente
poteva superare il Monte Camino che eruttava.
E tutto sembrava così... Esagerato.
Era quella la parola giusta, esagerato, perché i vulcani sono un mix letale di
aggressività e potenza, spesso risvegliati da un terremoto, già distruttivo di
per sé.
Se i due ragazzi avessero dovuto
descrivere la situazione ad un conoscente, probabilmente avrebbero detto che
una colonna grigia, enorme, di gas, lapilli e detriti tufacei si erano
alzati ad almeno cinque chilometri nel cielo, confondendosi con i colori
del mattino che stava per svegliarsi.
Poi due cose erano accadute.
Nel versante nord del vulcano,
ovvero verso Brunifoglia, si stava verificando un lahar, ovvero una colata di
fango e pietre ad alta cementificazione, che stava per invadere il percorso che
divideva Brunifoglia ed il deserto, che a sua volta ormai avanzava senza sosta
e nel quale affondavano i piedi anche Silver e Crystal.
Ah, da non dimenticare l'enorme
colata lavica che si tuffava direttamente tra le braccia di Cuordilava.
"Dannazione! Silver! Qualcuno
potrebbe aver bisogno d'aiuto!"
E nemmeno il tempo di dire quelle
parole, che ormai gareggiavano contro quella coperta incandescente che aveva
del tutto ricoperto il Passo Selvaggio.
Salirono una rampa di gradoni, di
marmo bianco, che sembravano essere di nuova costruzione, e quindi si
ritrovarono nel paesino.
La gente urlava e scappava, in
preda ad una disperazione folle e senza un domani. Nessuno sapeva come
contrastare quella cosa. Nessuno sapeva come sconfiggere la lava, che
lentamente stava inghiottendo case e costruzioni vicine, persone intere e
Pokémon. Gli alberi alle spalle del Centro Pokémon prendevano fuoco rapidamente
e crollavano l'uno dopo l'altro. Un paio di questi impattarono contro il tetto
dell'edificio, distruggendolo.
Silver fu colpito da una quantità
abnorme di spallate date da persone che fuggivano dalla città usando l'unica
uscita accessibile, ovvero la stessa scalinata che avevano adoperato loro per
entrare lì.
Tutti fuggivano, ed una persona
attirò la loro attenzione.
Una ragazza di straordinaria
bellezza era entrata in una casa che dopo pochi minuti sarebbe stata
sicuramente invasa da materiale lavico incandescente.
"Che diamine fa quella
tipa?" chiese Crystal, protetta dal corpo di Silver dalla moltitudine di
persone che scappavano da Cuordilava.
Il ragazzo impallidì, sgranando gli
occhi. La sua mente aveva già capito cosa stava per succedere. La lava era
troppo veloce, se quella ragazza non ne usciva immediatamente, il suo destino
sarebbe stato fin troppo ovvio. Allora si fece avanti, prendendo la sfera di
Honchkrow dalla cintura, e tenendola in mano, per evenienza.
"Dove vai?!" urlò
Crystal.
"Quella ragazza finirà per
ammazzarsi!"
E poi un’enorme esplosione, probabilmente causata da qualche serbatoio del gas, riempì le loro orecchie. Una grande fiammata avvolse tutto, tanto da fargli lacrimare gli occhi.
E poi un’enorme esplosione, probabilmente causata da qualche serbatoio del gas, riempì le loro orecchie. Una grande fiammata avvolse tutto, tanto da fargli lacrimare gli occhi.
"Maledizione! Silver,
attento!"
Tuttavia fu solo il tempo di rendersi conto che la sua pellaccia fosse ancora integra che si avviò velocemente verso la casa in cui era entrata la ragazza, probabilmente una delle ultime ad essere rimaste in piedi.
Tuttavia fu solo il tempo di rendersi conto che la sua pellaccia fosse ancora integra che si avviò velocemente verso la casa in cui era entrata la ragazza, probabilmente una delle ultime ad essere rimaste in piedi.
Crystal doveva fare qualcosa, ma in
quel momento si sentiva così piccola da non riuscire a ragionare con lucidità.
L'enormità e soprattutto la gravità di ciò che gli stava succedendo attorno la
inibivano.
"Silver!" fu capace di
urlare di nuovo, ma quando entrò in quella casa non sapeva se avvicinarsi e
stare col ragazzo, o rimanere lì ed essere sicura di salvarsi la pelle.
Impulsiva, prese a correre,
sentendo forte sulle cosce scoperte, per via della mise notturna che aveva
scelto e che non era ancora stata in grado di cambiare, il calore della lava
che si avvicinava.
Spinse di più sui polpacci, doveva
andare ad aiutare Silver, ad aiutare quella ragazza, e fare in fretta.
La casetta, a cui restava un minuto
d'integrità ancora, prima di rimanere sommersa e cementificata per sempre dal
materiale piroclastico, era un bilivello molto carino con pareti in tufo e
porte e finestre in legno massiccio.
L'uscio era spalancato, mentre un
televisore mostrava le immagini di una ripresa dall'alto fatta in elicottero
del Monte Camino che eruttava.
"...una
vera catastrofe ha provocato la distruzione delle intere zone limitrofe al
Monte Camino. Su Brunifoglia si è abbattuta una pioggia di tufo e granito che
ha abbattuto case ed ucciso persone, mentre su Cuordilava si sta stendendo un
velo rosso di lava..."
La casa era disordinata, Crystal
stava cercando di orientarsi, ma cartoni della pizza e bottiglie di plastica
vuote erano riversate per terra. Due poltrone erano davanti un vecchio
televisore Mivar degli anni novanta, una di queste era girata sottosopra, e
pareva non avere uno dei piedi d'appoggio.
Sentiva le voci dei ragazzi.
"Tu chi sei?!" urlava una
voce di donna. Probabilmente era la stessa ragazza che avevano visto prima. In
sottofondo le lacrime di una bambina coprivano le urla ed i lamenti della gente
che scappava dal paese.
"Mi chiamo Silver, e sono qui
per aiutarti!"
"Dobbiamo andare via!"
"Concordo!"
Scesero le scale velocemente, Silver con ancora indosso il pigiama, mentre l'altra ragazza teneva in braccio una bambina che urlava disperata.
"Dobbiamo andare via!"
"Concordo!"
Scesero le scale velocemente, Silver con ancora indosso il pigiama, mentre l'altra ragazza teneva in braccio una bambina che urlava disperata.
Appena gli occhi del ragazzo
s'incrociarono con quelli di Crystal si spalancarono.
"E tu che ci fai qui?!"
"Ero preoccupata per te!"
"Dannazione, tra meno di venti secondi questa casa sarà inghiottita dalla lava!"
"E tu che ci fai qui?!"
"Ero preoccupata per te!"
"Dannazione, tra meno di venti secondi questa casa sarà inghiottita dalla lava!"
Prese per mano la ragazza
sconosciuta, quindi fece lo stesso con Crystal e le tirò fuori da
quell'abitazione. A meno di tre metri la lava stava avvicinandosi con
leziosità, tuttavia la costanza della sua discesa era la migliore delle
dimostrazioni al detto "chi va piano va sano e va lontano".
I tre corsero a perdifiato verso
est, mentre stavano per essere bruciati dalla lava incandescente.
"Devo salvare Jarica!"
urlò la ragazza. Silver scontrò il suo sguardo con gli occhi di quel rosso
acceso della ragazza, che stringeva in braccio la bambina.
Un ciuffo di capelli color magenta
spuntavano da un fagotto, e intanto incalzava quella musica di sottofondo
composta di archi e pianoforti che esisteva solo nelle loro teste ed andava in
crescendo, a denotare l'avvicinamento della tovaglia rossa incandescente.
"Ha una bambina!" esclamò
Crystal, e Silver annuì. Lanciò in aria la Pokéball con Honchkrow, ed il corvo
cominciò a sbattere le ali.
"Salva la ragazza e la
bambina!" urlò.
Honchkrow volò velocemente davanti
a quella, e la fece salire in groppa, per portarla in salvo, oltre la
scalinata.
"Bene... almeno loro sono
salve" disse il ragazzo.
"E noi?"
Crystal guardò negli occhi Silver,
che prese ad arrovellarsi. Pochi centimetri e la lava li avrebbe inghiottiti,
intrappolati, uccisi. No, non poteva essere. Si guardarono attorno, cercando un
modo per scampare a quella disgrazia.
"Xatee!" esclamò poi lei,
prendendo la sfera dalla borsa. Il Pokémon volante, che assomigliava tanto ad
un totem, capì immediatamente la situazione.
"Teletrasportaci al sicuro!"
E così i tre scomparirono dal
luogo, per riapparire proprio davanti ad Honchkrow.
"Come stai?" chiese
Crystal. Vedeva quella ragazza bellissima, forse davvero troppo per un paesino
piccolo come Cuordilava, che cullava quel fagotto. La bambina, Jarica gli parve
si chiamasse, piangeva a squarciagola, mentre quella la cullava.
"No, Jari, no... non è
successo niente... stiamo bene... è questo quello che conta"
Silver sembrava aver ripreso la
calma, ed ora si stava infilando i vestiti. Gli dolevano i piedi. Crys invece
rimase imbambolata a guardare la ragazza.
Era prepotentemente attraente.
Aveva il fisico da modella di intimo, quelle che si vedono sui cartelloni
dell'autostrada, e che probabilmente hanno più morti sulla coscienza che angeli
in paradiso. Indossava in quel momento un giubbino di jeans e dei pantaloni
cargo, molto larghi addosso a lei. Il top nero che indossava sotto a stento
limitava la sua avvenenza.
I lineamenti del volto, invece,
erano sottili, delicati, dolci. Labbra carnose sottendevano un delizioso nasino
alla francese, mentre due occhi, rossi come fanali, puntavano il viso rosso di
Jarica. Rosso per il pianto s'intende.
A coronare la femminilità poderosa
di quella donna ci avevano pensato i capelli. Ciuffo rosso davanti agli occhi, coda
alta e capelli liberi di andare dove volevano.
Fatta bene...
"Comunque sto bene... grazie
di tutto. Mi chiamo Fiammetta, e sono.. ero la capopalestra di Cuordilava"
disse, con un sospiro alla fine.
"Quindi fai parte della
Lega?" chiese Silver.
"Certo..." disse,
baciando la testa alla bimba. "Immagino che non siate semplicemente due
persone caritatevoli"
"Spiegati meglio"
"In Associazione sapevamo che sarebbero arrivati due Dexholders da Johto. Siete voi, giusto? Lo riconosco dall'accento"
Crystal sorrise, e le tese la mano. "Crystal, piacere"
"Silver" fece altrettanto l'altro.
"In Associazione sapevamo che sarebbero arrivati due Dexholders da Johto. Siete voi, giusto? Lo riconosco dall'accento"
Crystal sorrise, e le tese la mano. "Crystal, piacere"
"Silver" fece altrettanto l'altro.
Attorno decine e decine di persone
rimanevano ferme, a piangere dell'accaduto.
"Fiammetta!" si disperò
un ragazzo, che pareva molto giovane. "C'era mio padre in casa! Mio padre!"
Lei non poté far altro che
abbassare gli occhi.
"Tu dovevi fare qualcosa per
fermare questa catastrofe!"
"Già!" urlò un altro.
Le voci della gente si
accavallavano tra di loro, riempiendo di responsabilità quella ragazza che non
sembrava avere parecchi più anni dei due forestieri.
"Dovevi prevedere quello che
sarebbe successo!" urlava una donna.
"Non hai protetto la tua
città!" rincarò la dose l'uomo che la stringeva.
Lei strinse Jarica ancora più
forte, usandola come scudo contro tutte le brutte parole che venivano usati
come sassi pesanti ed appuntiti, atti a lapidarla. Abbassò la testa, sospirando
ed ingoiando brecce e sabbia, con un dolore che la fece oltremodo sussultare.
Crys fu in grado di vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime, al che raccolse
l'ascia e prese a difenderla.
"Ma che diamine vi salta in
testa?!"
Una persona, un uomo di
quarant'anni circa o poco più, si fece portavoce di tutte la popolazione di
Cuordilava, o almeno i sopravvissuti alla catastrofe, e prese parola.
"Cosa ci dovrebbe saltare in
testa? Noi siamo una piccola comunità radicata nelle tradizioni. Io sono nato a
Cuordilava, sono cresciuto a Cuordilava, e per poco non ci morivo... non posso
dire lo stesso per mia moglie e per i miei due figli..."
"Io ho lasciato lì mio nonno..." rispose Fiammetta.
"Io ho lasciato lì mio nonno..." rispose Fiammetta.
"Non lo metto in dubbio,
Fiammetta, la questione è che noi ci siamo affidati a te, perché in quanto
capopalestra sei l'autorità della nostra comunità. Tu ci dovevi
proteggere"
"Ma come diamine poteva fare a fermare un'eruzione vulcanica?! Ma vi rendete conto di ciò che dite?!"
"Ma come diamine poteva fare a fermare un'eruzione vulcanica?! Ma vi rendete conto di ciò che dite?!"
Crystal strinse la donna alle
spalle, poggiando la testa sulla sua, come per dimostrargli empatia. Fu Silver
allora a prendere parola.
"Non potete responsabilizzare
solo lei. Purtroppo siamo esseri umani ed abbiamo dei limiti più o meno labili.
Per esempio non sappiamo fermare le eruzioni vulcaniche... oppure diamo spesso
la colpa agli altri per aver deciso di abitare sotto un vulcano..."
"Ma che diamine c'entra?!" urlò quell'altro, non riuscendo più a trattenere rabbia e nervosismo e cercando di colpire Silver con un pugno, che andò tuttavia a vuoto. Il rosso rimase calmo.
"Ma che diamine c'entra?!" urlò quell'altro, non riuscendo più a trattenere rabbia e nervosismo e cercando di colpire Silver con un pugno, che andò tuttavia a vuoto. Il rosso rimase calmo.
"Perché hai cercato di
colpirmi?" chiese poi, lentamente.
"Perché tu non capisci! Pensi... pensi che io voglia scaricare su Fiammetta la responsabilità di tutto mentre..." le lacrime assorbirono il suo volto.
"Mentre cosa?" chiese la diretta interessata.
"Perché tu non capisci! Pensi... pensi che io voglia scaricare su Fiammetta la responsabilità di tutto mentre..." le lacrime assorbirono il suo volto.
"Mentre cosa?" chiese la diretta interessata.
"Mentre..."
"Mentre?"
E poi si abbandonò alla disperazione. Due donne lo strinsero in un abbraccio e lo portarono via, mentre una terza si avvicinò alla capopalestra.
"Mentre?"
E poi si abbandonò alla disperazione. Due donne lo strinsero in un abbraccio e lo portarono via, mentre una terza si avvicinò alla capopalestra.
"Leslie... ciao..."
"Signorina Moore..."
"Chiamami Fiammetta, te l'ho detto mille volte"
"Chiamami Fiammetta, te l'ho detto mille volte"
"Mi dia Jarica. Lei ha
sicuramente tanto da fare". Fiammetta guardò la bimba e poi la consegnò
tra le braccia della sua tata. Quella teneva gli occhi spalancati, e poggiò la
testa sulla spalla di quella donna tracagnotta e di grigio vestita.
“Cosa...?” Crystal alzò il naso al
cielo. Fiammetta seguì il suo sguardo, Silver guardò il suo volto, conscio del
fatto che lei non prestasse attenzione all’ostinazione con il quale il ragazzo
la fissava.
Fu poi Fiammetta a prendere parola.
“Qualcuno sta usando la funivia...”
“Chi sta salendo sopra al vulcano, in un momento del genere?”
“Chi sta salendo sopra al vulcano, in un momento del genere?”
La bella capopalestra
all’improvviso spalancò gli occhi, trasalendo, e si fiondò correndo verso il
medesimo impianto, che tramite l’energia geotermica funzionava costantemente.
“Accompagnatemi!” urlò poi. Crystal
e Silver si avvicinarono correndo alla ragazza, ed insieme presero la funivia,
per salire verso il cratere centrale del vulcano.
Crystal era al centro tra i due.
Guardò giù, i suoi piedi erano martoriati da tagli e lividure. Indossava ancora
quella camicetta da notte.
“Che notte...” sospirò Fiammetta.
“Voi dormivate durante la scossa di terremoto?”
“A dire il vero sì” rispose l’altra. Silver conservava le parole.
“A dire il vero sì” rispose l’altra. Silver conservava le parole.
“Dove?”
“Nell’ostello di Cherry... poco fuori il paese”
“Sì... ho capito... state assieme quindi?”
“Come ci sei arrivata?” chiese poi Silver, chiudendo quello sciopero del silenzio.
“Nell’ostello di Cherry... poco fuori il paese”
“Sì... ho capito... state assieme quindi?”
“Come ci sei arrivata?” chiese poi Silver, chiudendo quello sciopero del silenzio.
“Niente... eravate entrambi mezzi
nudi... insomma, non mi spoglierei davanti ad uno sconosciuto...”
E qui Crystal arrossì, e per Silver fu interessante notarlo. Si girò dall’altra parte, guardando le persone rimaste a terra, diventare immensamente più piccole.
E qui Crystal arrossì, e per Silver fu interessante notarlo. Si girò dall’altra parte, guardando le persone rimaste a terra, diventare immensamente più piccole.
“Siamo solo amici...” rinforzò il
concetto la ragazza. Poi guardò in volto Fiammetta. La stanchezza e lo shock
erano le prime cose che trasparivano su quelle gote.
“Eri già sveglia tu invece. Come
mai?” le domandò Silver.
“Beh... è il mio compleanno oggi,
fai un po’ tu... stavo festeggiando in palestra, con tanti amici e... e poi è
successo il fattaccio! Dannazione!” urlò, con un impeto di rabbia.
“Le persone che erano nella
palestra sono morte?”
“Sono ancora in palestra... sai, essendo capopalestra di tipo fuoco, ho dovuto costruire un posto che resistesse ad alte temperature. A dimostrazione di ciò, ci sono delle vasche di lava in ufficio” sorrise poi, definendo ufficio lo scannatoio dove i suoi sfidanti uscivano la maggior parte di volte sconfitti.
“Sono ancora in palestra... sai, essendo capopalestra di tipo fuoco, ho dovuto costruire un posto che resistesse ad alte temperature. A dimostrazione di ciò, ci sono delle vasche di lava in ufficio” sorrise poi, definendo ufficio lo scannatoio dove i suoi sfidanti uscivano la maggior parte di volte sconfitti.
Tossì, e poi riprese di nuovo
parola. “Tuttavia la colata di lava si cementificherà, e le persone al loro
interno rimarranno bloccate finché i soccorsi non arriveranno. Ho già
telefonato le autorità della lega, è partito un elicottero da Porto Alghepoli
per i soccorsi”
“Speriamo riescano a sopravvivere” disse Crystal.
“Speriamo riescano a sopravvivere” disse Crystal.
“Ce la faranno. Ho scorte di cibo e
d’acqua a sufficienza”
Ma poi s’adombrò. Il suo pensiero
andò a Jarica, e alle persone che erano morte, compreso suo nonno. L’aveva
cresciuta, quell’uomo, l’aveva modellata fino a diventare un’allenatrice
provetta, tanto che era diventata capopalestra. Aveva superato le iniziali
botte di sfiducia, che avevano minato alla sua autostima in maniera massiccia
con l’allenamento e l’esperienza.
Anche se, una come lei, l’autostima
deve averla cementata dal pavimento al soffitto, a mo’ di pilastro.
Da più giovane non era stata
esperta abbastanza per fronteggiare il Team Magma, che guarda caso puntava al
risveglio del vulcano. Tuttavia con lei c’era anche Sapphire, e con qualche
altro piccolo colpo di fortuna erano riuscite a risolvere la situazione. Era
totalmente inesperta però. Le conseguenze di quella situazione, con Max ed Ivan
che si erano cocciutamente voluti scontrare per dividersi il territorio di
Hoenn, l’avevano spinta a dare sempre meglio.
Ora la palestra di Cuordilava era
diventata una delle più difficili da sconfiggere. Dedizione ed allenamento,
tanto sacrificio, e soprattutto amor proprio. Fiammetta aveva abbandonato lo
stile di vita dissoluto che portava avanti prima, mettendo la testa a posto, e
pensando a crescere solo sua sorella Jarica.
Con il tempo era migliorata... come
il buon vino.
Vedeva Crystal mettere le mani tra
le cosce, per cercare di racimolare un po’ di calore, senza sapere che nella
sua testa stava cercando solo il momento giusto per infilarsi i vestiti, cosa
che avrebbe poi fatto non appena scesero da quella funivia.
Tutto sommato però non ce n’era più
bisogno. Una piccola superficie era calpestabile sulla vetta del Monte Camino,
nonostante un po’ di neve sciolta e diverse chiazze d’acqua. Una parte era
totalmente franata e piena di fango mentre non accennava a ridursi il carico
dell’eruzione: la lava continua a scendere verso il paese, ormai quasi
totalmente sommerso.
“Una nuova Pompei...” disse tra sé
e sé Fiammetta, non appena toccò il terreno nero con le sue scarpe.
Poi abbassò lo sguardo e focalizzò
la concentrazione su di una M stilizzata al centro di un’orma di stivale.
Sgranò gli occhi, l’aveva
riconosciuta. “Magma...”
“Cosa?!”
“Cosa?!”
Prese a correre, facendo attenzione
a non inciampare, e si ritrovò sul versante nord ovest del vulcano, dove un
altro cratere si era aperto e stava riversando materiale magmatico sulla
foresta che divideva Brunifoglia da Cuordilava. Crystal e Silver ebbero
difficoltà nel vederla partire, dato l’enorme vapore ed i gas, a cui Fiammetta
era abituata. D’un tratto non la videro più.
La Capopalestra si guardò attorno.
Nulla assoluto, il cielo pittato di grigio ed il sole rapito dalle nuvole.
E poi c’era una persona.
“Team Magma!” urlò Fiammetta.
Quello dapprima s’irrigidì.
Successivamente Fiammetta lo sentì sorridere, e lo vide voltarsi con estrema
lentezza.
Spalancò gli occhi quando poté
mettere a fuoco il suo viso. Era un ragazzo molto bello, dagli occhi di un
verde luminoso. Era del Team Magma, lo sapeva, ma indossava una nuova divisa,
più stretta ed aderente, nera.
Con una M fiammante sul petto.
Il cappuccio in testa, con quel
caldo, sembrava qualcosa di surreale. Eppure i ciuffi biondi che ne uscivano
non sembravano sudati.
Si avvicinò alla ragazza con
lentezza, mentre quella pareva ipnotizzata a fissarlo negli occhi. Sorrideva,
quello, battendo le mani.
“Bravissima Fiammetta. La
bellissima Capopalestra di Cuordilava...”
L’uomo portò due dita a sollevare
il mento della ragazza, che sembrava paralizzata.
“...la bellissima Capopalestra di
Cuordilava”
E poi l’adrenalina prese a scorrere
nelle vene della ragazza, e le permise di uscire da quel guscio di marmo che si
era creata. Spostò con forza la mano dell’uomo dal suo volto, e lo spinse così
forte da farlo cadere per terra.
“Non toccarmi!” urlò.
Quello sorrise e si rialzò,
puntellandosi sulle mani. Dopodiché levò la polvere dal pantalone nero ed alzò
lo sguardo verso di lei.
“Adoro il tuo temperamento...”
“Dimmi chi sei”
“Dimmi chi sei”
“Non importa chi sono. Importa
soltanto che adesso il vulcano stia eruttando e stia restituendo ai Pokémon ciò
che gli umani hanno rubato. La natura alla fine si riprenderà tutto ciò che le
è stato sottratto”
“Sottratto?! Ma di che cosa stai
parlando?!”
Quello sorrise ancora. La cosa fece
innervosire non poco la Capopalestra.
“Il processo evolutivo degli uomini
li ha spinti ad abbattere enormi aree dominate da alberi, a crearsi comodità
distruggendo fiumi e laghi, a tagliare montagne in due per permettergli di
passarci attraverso, sconvolgendo ecosistemi e temperature, inquinando il
nostro bellissimo pianeta... sai Fiammetta... esistono sicuramente altri
pianeti su cui ci sono le caratteristiche giuste per la vita. Sarebbe strano il
contrario, dato che l’universo è immenso. Tuttavia sono cose che ipotizziamo”
“Non vedo il nesso...” fece la donna, impaziente.
“Non vedo il nesso...” fece la donna, impaziente.
“Io sì. Quello che di cui ho
parlato prima fa parte soltanto di un ampio ventaglio di teorie. Cosa
succederebbe se in realtà questi pianeti fossero tutti disabitati?”
“Saremmo gli unici”
“Saremmo gli unici”
“Esatto. La Terra sarebbe l’unico
pianeta a possedere la vita nel proprio ventre. E voi la state distruggendo...”
“Anche tu sei un essere umano. Anche tu la stai distruggendo”
“Noi del Team Magma non siamo come voi. Anni fa Max provò a risvegliare Groudon, e ci riuscì, senza però controllarlo del tutto. E poi vennero quei... mocciosi... e lo fermarono...”
“Forse non hai presente tutta la storia. Max era un esaltato”
“Anche tu sei un essere umano. Anche tu la stai distruggendo”
“Noi del Team Magma non siamo come voi. Anni fa Max provò a risvegliare Groudon, e ci riuscì, senza però controllarlo del tutto. E poi vennero quei... mocciosi... e lo fermarono...”
“Forse non hai presente tutta la storia. Max era un esaltato”
“Esaltato, visionario. Lo era anche
Galileo, per i suoi contemporanei”
“Basta con questi discorsi! Dov’è Groudon?!”
Quello sorrise ancora, e Fiammetta non riuscì a controllare un impeto d’ira, colpendolo al volto con un dritto.
“Basta con questi discorsi! Dov’è Groudon?!”
Quello sorrise ancora, e Fiammetta non riuscì a controllare un impeto d’ira, colpendolo al volto con un dritto.
O almeno provandoci, dato che
quello bloccò il pugno nella sua mano.
“Basta così con la violenza fisica”
“Rispondimi, stronzo!”
“Rispondimi, stronzo!”
“Groudon è sotto Hoenn, e viaggia
dove noi gli diciamo di andare”
“Smettetela allora!” urlò con tutta
se stessa stavolta, dando una traccia ai Dexholder di Johto per raggiungerla.
“Fiammetta!” si preoccupò Crystal
non appena la vide. “Tutto bene?”
“Sì... adesso do una lezione a questo cretino, e poi ci dirà dove si trova Groudon”
“Lascia fare a me” s’inserì Silver.
“Sì... adesso do una lezione a questo cretino, e poi ci dirà dove si trova Groudon”
“Lascia fare a me” s’inserì Silver.
“No! Questa è una cosa personale!”
Ed ancora il tipo sorrise. “Credo di essere innamorato di te”
Ed ancora il tipo sorrise. “Credo di essere innamorato di te”
“E lasciami!” fece la ragazza,
tirando indietro il pugno, ancora stretto nella mano dell’altro.
“Vuoi lottare?!” si sorprese
quello.
“Certo! Se vinco io mi dici dov’è
Groudon!”
“E se vinco io?”
“E se vinco io?”
“Che vuoi da me?!”
Quello sorrise, squadrandola da capo a piede, con occhi lussuriosi. “Verrai con me”
Quello sorrise, squadrandola da capo a piede, con occhi lussuriosi. “Verrai con me”
“No! Fiammetta, non dire
stupidaggini!” urlò Crystal.
“Ok! Lottiamo!”
Lo spazio era poco, un perimetro di
pochi metri quadrati. Ma bastava per lottare.
“Vai, Ninetales!” urlò Fiammetta.
Un bellissimo esemplare del Pokémon Volpe entrò in campo. Sembrava essere a suo
agio lì, in mezzo alla lava ed alla cenere. Le sue nove code si muovevano
sinuosamente.
“Oh... credo che manderò in campo
Zoroark”
Ed ecco che un altro Pokémon volpe
entrò in campo. Mutevolpe in questo caso.
Ninetales ringhiava, sincronizzando
il proprio umore con quello della sua Allenatrice. Zoroark invece guardava
fisso Fiammetta, con una calma quasi irreale.
“Ci accontenteremo di un match uno
contro uno... Non ho intenzione di far durare questo scontro troppo a lungo.”
Proclamò l’uomo “Zoroark, iniziamo con uno Sbigoattacco”
La volpe nera attaccò, un flash
oscurò si avventò sulla volpe.
“Calmamente, Ninetales!”
La risposta della rossa
capopalestra le permise di salvarsi dall’attacco, lasciandola concentrare per
aumentare le sue capacità. La zona si stava man mano scaldando. Qualche timido
raggio di sole tagliava la coltre di cenere, ma era ancora troppo debole. Era
ancora troppo presto. Eppure sembrava riscaldare.
“Siccità, eh? Stai sfruttando la
potenza dell’abilità di Groudon per rafforzare quella del tuo Pokémon... Ma non
basterà, lo sai” fece lui.
Fiammetta lo sapeva. Digrignava
lievemente i denti bianchi, ma si rendeva conto che quell’uomo aveva ragione.
Non aveva mosse efficaci contro quel Pokémon, e l’aumento delle statistiche,
oltre che ad evitare l’attacco era servito a compensare parte di quella
mancanza.
O almeno, di questo era convinto
quell’uomo.
“Ninetales, non perdiamo tempo,
facciamogli vedere che i Pokémon di un Capopalestra non vanno sottovalutati. Introforza!”
La volpe stese le sue bellissime
code. Su ognuna di quelle, una sfera di energia si andava formando. Con uno
schiocco rapido delle code, ognuna di quelle si staccò, schiantandosi contro lo
Zoroark e facendolo notevolmente indietreggiare, indolenzito.
Stavolta toccò all’uomo stringere i
denti.
“Ottima mossa, signorina”
Guardò il suo Pokémon, che si
rimetteva in piedi, anche se meno sicuro sulle zampe di quanto non lo fosse
poco prima. Zoroark, andiamo con Urtoscuro!”
“Non ci riuscirai, Protezione,
Ninetales!”
L’attacco di tipo buio s’infranse
su una patina traslucida, lasciando il Pokémon totalmente incolume.
“Che te ne pare?” fece Fiammetta,
il bel viso che mostrava ancora le tracce della sua rabbia.
Quello tacque, valutando la
situazione.
Fiammetta era forte. Ben più di
quanto si aspettasse.
In più, nonostante fosse in preda
alla furia, le sue mosse risultavano frutto di una calma fin troppo glaciale
per il carattere acceso che aveva.
Lentamente, il membro del Team
Magma portò le mani all’altezza del petto, facendole un lento applauso.
“Sono piacevolmente colpito. Devo
ammettere che non ti ritenevo tanto forte quanto bella. Invece hai tutta la mia
ammirazione per essere riuscita a cambiare l’opinione che ho di te”
Quella strinse i pugni.
“Se ti stai prendendo gioco di me,
sappi che non resterai impunito. Ninetales, torniamo all’attacco, Solarraggio!”
La volpe dorata caricò l’attacco,
spalancando le fauci e caricando energie. Una carica che avrebbe impiegato
diversi secondi per avvenire, si concluse in pochi istanti, date le condizioni
meteorologiche, scagliando l’attacco addosso alla volpe nera. Eppure,
nonostante l’attacco sembrasse andato a segno, quando la polvere si diradò
mostrò il nulla. Ninetales scosse il capo, cercando tracce del nemico nei
dintorni, senza trovarlo.
“Il momento è arrivato. Rinnovo i
miei complimenti per aver resistito in modo tanto stoico, ma non posso
ritardare oltre la conclusione di questo scontro. Nottesferza, Zoroark.”
Dal nulla la volpe apparve,
rivelando l’illusione che aveva creato. Il colpo prese in pieno Ninetales,
scaraventandola a terra ai piedi della sua allenatrice. Il pelo era macchiato
di cenere e terra, oltre che da alcuni tagli che la caduta sui sassi gli aveva
procurato. Fiammetta lo guardava con gli occhi sbarrati. Quando era successo?
Quando l’illusione si era sovrapposta alla realtà? Non riusciva a capirlo,
eppure, la sua sconfitta come conclusione di quell’insensato scontro le pesava
come un macigno sulle gracili spalle.
“Ora dovrai venire con me” sorrise
sornione quello.
La ragazza strinse i denti, e cadde
affondando le ginocchia nella genere, piegandole verso l’interno. Era diventata
minuscola all’improvviso, abbassando la testa verso il terreno nero, bagnandolo
con lacrime amare.
L’uomo andò verso di lei, sotto gli
occhi spaventati di Crystal e Silver, e si accovacciò, puntellandosi sulle
caviglie. Gli occhi verdi sembrarono forti abbastanza da alzarle la testa. Lo
sguardo della donna si perse nel suo.
“Andiamo...”
Lui le tese la mano, e lei alzò il volto. Troppe emozioni tutte in una volta, troppo tempo senza dormire, ed un sempre più alto bisogno di stabilità mentale le avevano dipinto quella maschera di cera sul volto. Una maschera che tutto diceva tranne che “sono tranquilla, andrà tutto bene”. La preoccupazione, era quella che traspariva prepotente sul suo viso.
Lui le tese la mano, e lei alzò il volto. Troppe emozioni tutte in una volta, troppo tempo senza dormire, ed un sempre più alto bisogno di stabilità mentale le avevano dipinto quella maschera di cera sul volto. Una maschera che tutto diceva tranne che “sono tranquilla, andrà tutto bene”. La preoccupazione, era quella che traspariva prepotente sul suo viso.
E fu quando lei cercò di unire la
sua mano con quella dell’uomo misterioso che anche Silver capì la disperazione
della ragazza.
“Sparisci! Adesso!” corse verso di
lui, spintonandolo. Quello si sbilanciò, cadendo per la seconda volta con i
fondelli nella cenere.
“I patti sono patti” disse il
membro del Team Magma rialzandosi.
“Ed io vado contro i patti”
“Ed io vado contro i patti”
Crystal rimase scioccata, vedendo
il ragazzo frapporsi tra una Fiammetta irriconoscibile e quel losco individuo.
“Tsk. Non pensare di averla vinta,
ora devo andare. Ma tornerò, e mi prenderò la bellissima ragazza che proteggi”
“La prossima volta dovresti
prendertela con me. Non finirà nello stesso modo”
“Vedremo” fece quello, indietreggiando
fino al crepaccio e lasciandosi cadere. Poco dopo uno Swellow dalle lunghe ali
lo portava via, volando verso l’angolo di luce che il sole aveva conquistato
oltre le nubi.
“Come stai?” le chiese dolcemente
Crystal. Fiammetta era rimasta immobile, con quella mano allungata verso il
nulla. Aveva perso, di nuovo, e stavolta la sconfitta le bruciava come una
marchiatura a fuoco.
Doveva proteggere Cuordilava e non
l’aveva fatto.
Doveva proteggere la sua gente e
non l’aveva fatto.
Doveva proteggere il vulcano e non
l’aveva fatto.
Almeno proteggere se stessa, puro
istinto di autoconservazione, e nemmeno in quello era riuscita.
Era una Capopalestra, e di nuovo,
per la seconda volta, nel momento in cui doveva dimostrare il suo ardore, la
sua tenacia, la sua forza, era venuta meno.
Se non ci fosse stato Silver,
probabilmente ora starebbe volando su di uno Swellow chissà per dove.
Rabbrividì, ed intanto i segni che le funi di parecchi anni prima gli avevano
lasciato sulle braccia e sulle caviglia bruciavano come il fuoco che si vantava
di domare.
Il corpo del suo Ninetales,
esausto, accanto ad un rivolo di lava che si faceva largo attraverso la cenere
nera, attestava il suo fallimento come allenatrice.
Si sentiva persa. Si sentiva
sconfitta, dalla situazione, dalla vita.
Era inutile continuare a fare la
Capopalestra. Alla fine si sarebbe ritrovata sempre così: a piangere, con le
ginocchia immerse nella cenere, che nient’altro era che la sua forza.
Bruciata in un lampo, e fiamme
spente in meno di un istante. Solo il braciere che mostrava chiazze di un rosso
vivo, lacrime che pendevano sul suo viso e le adornavano a mo’ di gioielli.
Commenti
Posta un commento