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Quarto capitolo - 4

Buonasera a tutti, e bentrovati sul nostro blog. Pokémon Courage è lieta di presentarvi il quarto capitolo di Hoenn's Crysis, la fan fiction con Crystal e Silver, ambientata ad Hoenn.
Capitolo forte, tanto che su EFP è stato denominato come il più grande regista di spaghetti-western, Sergio Leone!
Venite a recensire e dateci una mano a rimpolpare il fandom!
Pokémon Adventures ITA sta preparando la nuova uscita per il manga di Back To The Origins, disegnato da Laila! Quindi appuntamento a sabato con una piccola sorpresa da parte mia, una piccola One Shot, nulla di che, ma che aprirà una raccoltà di storielle dedicate alle shipping, pubblicate di tanto in tanto.
Mi basta cominciare ad anticipare una parola: Alexandrian. A buon intenditor...

Buona lettura.

Andy $





I volti dei ragazzi erano vitrei, immobili, come se non ci fosse alcun domani a pesare sulle loro giovani coscienze.
Ed in parte poteva essere vero.
"Porca puttana..." si lasciò scappare Silver, nonostante non fosse avvezzo all'uso di simili sfaccettature linguistiche. Quello che vedeva però cancellava ogni regola.
Crystal si ritrovò a guardare lo spettacolo che la natura gli stava offrendo con la bocca spalancata. Niente poteva superare il Monte Camino che eruttava.
E tutto sembrava così... Esagerato. Era quella la parola giusta, esagerato, perché i vulcani sono un mix letale di aggressività e potenza, spesso risvegliati da un terremoto, già distruttivo di per sé.
Se i due ragazzi avessero dovuto descrivere la situazione ad un conoscente, probabilmente avrebbero detto che una colonna grigia, enorme, di gas, lapilli e detriti tufacei si erano alzati ad almeno cinque chilometri nel cielo, confondendosi con i colori del mattino che stava per svegliarsi.
Poi due cose erano accadute.
Nel versante nord del vulcano, ovvero verso Brunifoglia, si stava verificando un lahar, ovvero una colata di fango e pietre ad alta cementificazione, che stava per invadere il percorso che divideva Brunifoglia ed il deserto, che a sua volta ormai avanzava senza sosta e nel quale affondavano i piedi anche Silver e Crystal.
Ah, da non dimenticare l'enorme colata lavica che si tuffava direttamente tra le braccia di Cuordilava.
"Dannazione! Silver! Qualcuno potrebbe aver bisogno d'aiuto!"
E nemmeno il tempo di dire quelle parole, che ormai gareggiavano contro quella coperta incandescente che aveva del tutto ricoperto il Passo Selvaggio.
Salirono una rampa di gradoni, di marmo bianco, che sembravano essere di nuova costruzione, e quindi si ritrovarono nel paesino.
La gente urlava e scappava, in preda ad una disperazione folle e senza un domani. Nessuno sapeva come contrastare quella cosa. Nessuno sapeva come sconfiggere la lava, che lentamente stava inghiottendo case e costruzioni vicine, persone intere e Pokémon. Gli alberi alle spalle del Centro Pokémon prendevano fuoco rapidamente e crollavano l'uno dopo l'altro. Un paio di questi impattarono contro il tetto dell'edificio, distruggendolo.
Silver fu colpito da una quantità abnorme di spallate date da persone che fuggivano dalla città usando l'unica uscita accessibile, ovvero la stessa scalinata che avevano adoperato loro per entrare lì.
Tutti fuggivano, ed una persona attirò la loro attenzione.
Una ragazza di straordinaria bellezza era entrata in una casa che dopo pochi minuti sarebbe stata sicuramente invasa da materiale lavico incandescente.
"Che diamine fa quella tipa?" chiese Crystal, protetta dal corpo di Silver dalla moltitudine di persone che scappavano da Cuordilava.
Il ragazzo impallidì, sgranando gli occhi. La sua mente aveva già capito cosa stava per succedere. La lava era troppo veloce, se quella ragazza non ne usciva immediatamente, il suo destino sarebbe stato fin troppo ovvio. Allora si fece avanti, prendendo la sfera di Honchkrow dalla cintura, e tenendola in mano, per evenienza.
"Dove vai?!" urlò Crystal.
"Quella ragazza finirà per ammazzarsi!"
E poi un’enorme esplosione, probabilmente causata da qualche serbatoio del gas, riempì le loro orecchie. Una grande fiammata avvolse tutto, tanto da fargli lacrimare gli occhi.
"Maledizione! Silver, attento!"
Tuttavia fu solo il tempo di rendersi conto che la sua pellaccia fosse ancora integra che si avviò velocemente verso la casa in cui era entrata la ragazza, probabilmente una delle ultime ad essere rimaste in piedi.
Crystal doveva fare qualcosa, ma in quel momento si sentiva così piccola da non riuscire a ragionare con lucidità. L'enormità e soprattutto la gravità di ciò che gli stava succedendo attorno la inibivano.
"Silver!" fu capace di urlare di nuovo, ma quando entrò in quella casa non sapeva se avvicinarsi e stare col ragazzo, o rimanere lì ed essere sicura di salvarsi la pelle.
Impulsiva, prese a correre, sentendo forte sulle cosce scoperte, per via della mise notturna che aveva scelto e che non era ancora stata in grado di cambiare, il calore della lava che si avvicinava.
Spinse di più sui polpacci, doveva andare ad aiutare Silver, ad aiutare quella ragazza, e fare in fretta.
La casetta, a cui restava un minuto d'integrità ancora, prima di rimanere sommersa e cementificata per sempre dal materiale piroclastico, era un bilivello molto carino con pareti in tufo e porte e finestre in legno massiccio.
L'uscio era spalancato, mentre un televisore mostrava le immagini di una ripresa dall'alto fatta in elicottero del Monte Camino che eruttava.

"...una vera catastrofe ha provocato la distruzione delle intere zone limitrofe al Monte Camino. Su Brunifoglia si è abbattuta una pioggia di tufo e granito che ha abbattuto case ed ucciso persone, mentre su Cuordilava si sta stendendo un velo rosso di lava..."

La casa era disordinata, Crystal stava cercando di orientarsi, ma cartoni della pizza e bottiglie di plastica vuote erano riversate per terra. Due poltrone erano davanti un vecchio televisore Mivar degli anni novanta, una di queste era girata sottosopra, e pareva non avere uno dei piedi d'appoggio.
Sentiva le voci dei ragazzi.
"Tu chi sei?!" urlava una voce di donna. Probabilmente era la stessa ragazza che avevano visto prima. In sottofondo le lacrime di una bambina coprivano le urla ed i lamenti della gente che scappava dal paese.
"Mi chiamo Silver, e sono qui per aiutarti!"
"Dobbiamo andare via!"
"Concordo!"
Scesero le scale velocemente, Silver con ancora indosso il pigiama, mentre l'altra ragazza teneva in braccio una bambina che urlava disperata.
Appena gli occhi del ragazzo s'incrociarono con quelli di Crystal si spalancarono.
"E tu che ci fai qui?!"
"Ero preoccupata per te!"
"Dannazione, tra meno di venti secondi questa casa sarà inghiottita dalla lava!"
Prese per mano la ragazza sconosciuta, quindi fece lo stesso con Crystal e le tirò fuori da quell'abitazione. A meno di tre metri la lava stava avvicinandosi con leziosità, tuttavia la costanza della sua discesa era la migliore delle dimostrazioni al detto "chi va piano va sano e va lontano".
I tre corsero a perdifiato verso est, mentre stavano per essere bruciati dalla lava incandescente.
"Devo salvare Jarica!" urlò la ragazza. Silver scontrò il suo sguardo con gli occhi di quel rosso acceso della ragazza, che stringeva in braccio la bambina.
Un ciuffo di capelli color magenta spuntavano da un fagotto, e intanto incalzava quella musica di sottofondo composta di archi e pianoforti che esisteva solo nelle loro teste ed andava in crescendo, a denotare l'avvicinamento della tovaglia rossa incandescente.
"Ha una bambina!" esclamò Crystal, e Silver annuì. Lanciò in aria la Pokéball con Honchkrow, ed il corvo cominciò a sbattere le ali.
"Salva la ragazza e la bambina!" urlò.
Honchkrow volò velocemente davanti a quella, e la fece salire in groppa, per portarla in salvo, oltre la scalinata.
"Bene... almeno loro sono salve" disse il ragazzo.
"E noi?"
Crystal guardò negli occhi Silver, che prese ad arrovellarsi. Pochi centimetri e la lava li avrebbe inghiottiti, intrappolati, uccisi. No, non poteva essere. Si guardarono attorno, cercando un modo per scampare a quella disgrazia.
"Xatee!" esclamò poi lei, prendendo la sfera dalla borsa. Il Pokémon volante, che assomigliava tanto ad un totem, capì immediatamente la situazione.
"Teletrasportaci al sicuro!"
E così i tre scomparirono dal luogo, per riapparire proprio davanti ad Honchkrow.

"Come stai?" chiese Crystal. Vedeva quella ragazza bellissima, forse davvero troppo per un paesino piccolo come Cuordilava, che cullava quel fagotto. La bambina, Jarica gli parve si chiamasse, piangeva a squarciagola, mentre quella la cullava.
"No, Jari, no... non è successo niente... stiamo bene... è questo quello che conta"
Silver sembrava aver ripreso la calma, ed ora si stava infilando i vestiti. Gli dolevano i piedi. Crys invece rimase imbambolata a guardare la ragazza.
Era prepotentemente attraente. Aveva il fisico da modella di intimo, quelle che si vedono sui cartelloni dell'autostrada, e che probabilmente hanno più morti sulla coscienza che angeli in paradiso. Indossava in quel momento un giubbino di jeans e dei pantaloni cargo, molto larghi addosso a lei. Il top nero che indossava sotto a stento limitava la sua avvenenza.
I lineamenti del volto, invece, erano sottili, delicati, dolci. Labbra carnose sottendevano un delizioso nasino alla francese, mentre due occhi, rossi come fanali, puntavano il viso rosso di Jarica. Rosso per il pianto s'intende.
A coronare la femminilità poderosa di quella donna ci avevano pensato i capelli. Ciuffo rosso davanti agli occhi, coda alta e capelli liberi di andare dove volevano.
Fatta bene...
"Comunque sto bene... grazie di tutto. Mi chiamo Fiammetta, e sono.. ero la capopalestra di Cuordilava" disse, con un sospiro alla fine.
"Quindi fai parte della Lega?" chiese Silver.
"Certo..." disse, baciando la testa alla bimba. "Immagino che non siate semplicemente due persone caritatevoli"
"Spiegati meglio"
"In Associazione sapevamo che sarebbero arrivati due Dexholders da Johto. Siete voi, giusto? Lo riconosco dall'accento"
Crystal sorrise, e le tese la mano. "Crystal, piacere"
"Silver" fece altrettanto l'altro.
Attorno decine e decine di persone rimanevano ferme, a piangere dell'accaduto.
"Fiammetta!" si disperò un ragazzo, che pareva molto giovane. "C'era mio padre in casa! Mio padre!"
Lei non poté far altro che abbassare gli occhi.
"Tu dovevi fare qualcosa per fermare questa catastrofe!"
"Già!" urlò un altro.
Le voci della gente si accavallavano tra di loro, riempiendo di responsabilità quella ragazza che non sembrava avere parecchi più anni dei due forestieri.
"Dovevi prevedere quello che sarebbe successo!" urlava una donna.
"Non hai protetto la tua città!" rincarò la dose l'uomo che la stringeva.
Lei strinse Jarica ancora più forte, usandola come scudo contro tutte le brutte parole che venivano usati come sassi pesanti ed appuntiti, atti a lapidarla. Abbassò la testa, sospirando ed ingoiando brecce e sabbia, con un dolore che la fece oltremodo sussultare. Crys fu in grado di vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime, al che raccolse l'ascia e prese a difenderla.
"Ma che diamine vi salta in testa?!"
Una persona, un uomo di quarant'anni circa o poco più, si fece portavoce di tutte la popolazione di Cuordilava, o almeno i sopravvissuti alla catastrofe, e prese parola.
"Cosa ci dovrebbe saltare in testa? Noi siamo una piccola comunità radicata nelle tradizioni. Io sono nato a Cuordilava, sono cresciuto a Cuordilava, e per poco non ci morivo... non posso dire lo stesso per mia moglie e per i miei due figli..."
"Io ho lasciato lì mio nonno..." rispose Fiammetta.
"Non lo metto in dubbio, Fiammetta, la questione è che noi ci siamo affidati a te, perché in quanto capopalestra sei l'autorità della nostra comunità. Tu ci dovevi proteggere"
"Ma come diamine poteva fare a fermare un'eruzione vulcanica?! Ma vi rendete conto di ciò che dite?!"
Crystal strinse la donna alle spalle, poggiando la testa sulla sua, come per dimostrargli empatia. Fu Silver allora a prendere parola.
"Non potete responsabilizzare solo lei. Purtroppo siamo esseri umani ed abbiamo dei limiti più o meno labili. Per esempio non sappiamo fermare le eruzioni vulcaniche... oppure diamo spesso la colpa agli altri per aver deciso di abitare sotto un vulcano..."
"Ma che diamine c'entra?!" urlò quell'altro, non riuscendo più a trattenere rabbia e nervosismo e cercando di colpire Silver con un pugno, che andò tuttavia a vuoto. Il rosso rimase calmo.
"Perché hai cercato di colpirmi?" chiese poi, lentamente.
"Perché tu non capisci! Pensi... pensi che io voglia scaricare su Fiammetta la responsabilità di tutto mentre..." le lacrime assorbirono il suo volto.
"Mentre cosa?" chiese la diretta interessata.
"Mentre..."
"Mentre?"
E poi si abbandonò alla disperazione. Due donne lo strinsero in un abbraccio e lo portarono via, mentre una terza si avvicinò alla capopalestra.
"Leslie... ciao..."
"Signorina Moore..."
"Chiamami Fiammetta, te l'ho detto mille volte"
"Mi dia Jarica. Lei ha sicuramente tanto da fare". Fiammetta guardò la bimba e poi la consegnò tra le braccia della sua tata. Quella teneva gli occhi spalancati, e poggiò la testa sulla spalla di quella donna tracagnotta e di grigio vestita.
“Cosa...?” Crystal alzò il naso al cielo. Fiammetta seguì il suo sguardo, Silver guardò il suo volto, conscio del fatto che lei non prestasse attenzione all’ostinazione con il quale il ragazzo la fissava.
Fu poi Fiammetta a prendere parola. “Qualcuno sta usando la funivia...”
“Chi sta salendo sopra al vulcano, in un momento del genere?”
La bella capopalestra all’improvviso spalancò gli occhi, trasalendo, e si fiondò correndo verso il medesimo impianto, che tramite l’energia geotermica funzionava costantemente.
“Accompagnatemi!” urlò poi. Crystal e Silver si avvicinarono correndo alla ragazza, ed insieme presero la funivia, per salire verso il cratere centrale del vulcano.

Crystal era al centro tra i due. Guardò giù, i suoi piedi erano martoriati da tagli e lividure. Indossava ancora quella camicetta da notte.
“Che notte...” sospirò Fiammetta. “Voi dormivate durante la scossa di terremoto?”
“A dire il vero sì” rispose l’altra. Silver conservava le parole.
“Dove?”
“Nell’ostello di Cherry... poco fuori il paese”
“Sì... ho capito... state assieme quindi?”
“Come ci sei arrivata?” chiese poi Silver, chiudendo quello sciopero del silenzio.
“Niente... eravate entrambi mezzi nudi... insomma, non mi spoglierei davanti ad uno sconosciuto...”
E qui Crystal arrossì, e per Silver fu interessante notarlo. Si girò dall’altra parte, guardando le persone rimaste a terra, diventare immensamente più piccole.
“Siamo solo amici...” rinforzò il concetto la ragazza. Poi guardò in volto Fiammetta. La stanchezza e lo shock erano le prime cose che trasparivano su quelle gote.
“Eri già sveglia tu invece. Come mai?” le domandò Silver.
“Beh... è il mio compleanno oggi, fai un po’ tu... stavo festeggiando in palestra, con tanti amici e... e poi è successo il fattaccio! Dannazione!” urlò, con un impeto di rabbia.
“Le persone che erano nella palestra sono morte?”
“Sono ancora in palestra... sai, essendo capopalestra di tipo fuoco, ho dovuto costruire un posto che resistesse ad alte temperature. A dimostrazione di ciò, ci sono delle vasche di lava in ufficio” sorrise poi, definendo ufficio lo scannatoio dove i suoi sfidanti uscivano la maggior parte di volte sconfitti.
Tossì, e poi riprese di nuovo parola. “Tuttavia la colata di lava si cementificherà, e le persone al loro interno rimarranno bloccate finché i soccorsi non arriveranno. Ho già telefonato le autorità della lega, è partito un elicottero da Porto Alghepoli per i soccorsi”
“Speriamo riescano a sopravvivere” disse Crystal.
“Ce la faranno. Ho scorte di cibo e d’acqua a sufficienza”
Ma poi s’adombrò. Il suo pensiero andò a Jarica, e alle persone che erano morte, compreso suo nonno. L’aveva cresciuta, quell’uomo, l’aveva modellata fino a diventare un’allenatrice provetta, tanto che era diventata capopalestra. Aveva superato le iniziali botte di sfiducia, che avevano minato alla sua autostima in maniera massiccia con l’allenamento e l’esperienza.
Anche se, una come lei, l’autostima deve averla cementata dal pavimento al soffitto, a mo’ di pilastro.
Da più giovane non era stata esperta abbastanza per fronteggiare il Team Magma, che guarda caso puntava al risveglio del vulcano. Tuttavia con lei c’era anche Sapphire, e con qualche altro piccolo colpo di fortuna erano riuscite a risolvere la situazione. Era totalmente inesperta però. Le conseguenze di quella situazione, con Max ed Ivan che si erano cocciutamente voluti scontrare per dividersi il territorio di Hoenn, l’avevano spinta a dare sempre meglio.
Ora la palestra di Cuordilava era diventata una delle più difficili da sconfiggere. Dedizione ed allenamento, tanto sacrificio, e soprattutto amor proprio. Fiammetta aveva abbandonato lo stile di vita dissoluto che portava avanti prima, mettendo la testa a posto, e pensando a crescere solo sua sorella Jarica.
Con il tempo era migliorata... come il buon vino.
Vedeva Crystal mettere le mani tra le cosce, per cercare di racimolare un po’ di calore, senza sapere che nella sua testa stava cercando solo il momento giusto per infilarsi i vestiti, cosa che avrebbe poi fatto non appena scesero da quella funivia.
Tutto sommato però non ce n’era più bisogno. Una piccola superficie era calpestabile sulla vetta del Monte Camino, nonostante un po’ di neve sciolta e diverse chiazze d’acqua. Una parte era totalmente franata e piena di fango mentre non accennava a ridursi il carico dell’eruzione: la lava continua a scendere verso il paese, ormai quasi totalmente sommerso.
“Una nuova Pompei...” disse tra sé e sé Fiammetta, non appena toccò il terreno nero con le sue scarpe.
Poi abbassò lo sguardo e focalizzò la concentrazione su di una M stilizzata al centro di un’orma di stivale.
Sgranò gli occhi, l’aveva riconosciuta. “Magma...”
“Cosa?!”
Prese a correre, facendo attenzione a non inciampare, e si ritrovò sul versante nord ovest del vulcano, dove un altro cratere si era aperto e stava riversando materiale magmatico sulla foresta che divideva Brunifoglia da Cuordilava. Crystal e Silver ebbero difficoltà nel vederla partire, dato l’enorme vapore ed i gas, a cui Fiammetta era abituata. D’un tratto non la videro più.
La Capopalestra si guardò attorno. Nulla assoluto, il cielo pittato di grigio ed il sole rapito dalle nuvole.
E poi c’era una persona.
“Team Magma!” urlò Fiammetta.
Quello dapprima s’irrigidì. Successivamente Fiammetta lo sentì sorridere, e lo vide voltarsi con estrema lentezza.
Spalancò gli occhi quando poté mettere a fuoco il suo viso. Era un ragazzo molto bello, dagli occhi di un verde luminoso. Era del Team Magma, lo sapeva, ma indossava una nuova divisa, più stretta ed aderente, nera.
Con una M fiammante sul petto.
Il cappuccio in testa, con quel caldo, sembrava qualcosa di surreale. Eppure i ciuffi biondi che ne uscivano non sembravano sudati.
Si avvicinò alla ragazza con lentezza, mentre quella pareva ipnotizzata a fissarlo negli occhi. Sorrideva, quello, battendo le mani.
“Bravissima Fiammetta. La bellissima Capopalestra di Cuordilava...”
L’uomo portò due dita a sollevare il mento della ragazza, che sembrava paralizzata.
“...la bellissima Capopalestra di Cuordilava”
E poi l’adrenalina prese a scorrere nelle vene della ragazza, e le permise di uscire da quel guscio di marmo che si era creata. Spostò con forza la mano dell’uomo dal suo volto, e lo spinse così forte da farlo cadere per terra.
“Non toccarmi!” urlò.
Quello sorrise e si rialzò, puntellandosi sulle mani. Dopodiché levò la polvere dal pantalone nero ed alzò lo sguardo verso di lei.
“Adoro il tuo temperamento...”
“Dimmi chi sei”
“Non importa chi sono. Importa soltanto che adesso il vulcano stia eruttando e stia restituendo ai Pokémon ciò che gli umani hanno rubato. La natura alla fine si riprenderà tutto ciò che le è stato sottratto”
“Sottratto?! Ma di che cosa stai parlando?!”
Quello sorrise ancora. La cosa fece innervosire non poco la Capopalestra.
“Il processo evolutivo degli uomini li ha spinti ad abbattere enormi aree dominate da alberi, a crearsi comodità distruggendo fiumi e laghi, a tagliare montagne in due per permettergli di passarci attraverso, sconvolgendo ecosistemi e temperature, inquinando il nostro bellissimo pianeta... sai Fiammetta... esistono sicuramente altri pianeti su cui ci sono le caratteristiche giuste per la vita. Sarebbe strano il contrario, dato che l’universo è immenso. Tuttavia sono cose che ipotizziamo”
“Non vedo il nesso...” fece la donna, impaziente.
“Io sì. Quello che di cui ho parlato prima fa parte soltanto di un ampio ventaglio di teorie. Cosa succederebbe se in realtà questi pianeti fossero tutti disabitati?”
“Saremmo gli unici”
“Esatto. La Terra sarebbe l’unico pianeta a possedere la vita nel proprio ventre. E voi la state distruggendo...”
“Anche tu sei un essere umano. Anche tu la stai distruggendo”
“Noi del Team Magma non siamo come voi. Anni fa Max provò a risvegliare Groudon, e ci riuscì, senza però controllarlo del tutto. E poi vennero quei... mocciosi... e lo fermarono...”
“Forse non hai presente tutta la storia. Max era un esaltato”
“Esaltato, visionario. Lo era anche Galileo, per i suoi contemporanei”
“Basta con questi discorsi! Dov’è Groudon?!”
Quello sorrise ancora, e Fiammetta non riuscì a controllare un impeto d’ira, colpendolo al volto con un dritto.
O almeno provandoci, dato che quello bloccò il pugno nella sua mano.
“Basta così con la violenza fisica”
“Rispondimi, stronzo!”
“Groudon è sotto Hoenn, e viaggia dove noi gli diciamo di andare”
“Smettetela allora!” urlò con tutta se stessa stavolta, dando una traccia ai Dexholder di Johto per raggiungerla.
“Fiammetta!” si preoccupò Crystal non appena la vide. “Tutto bene?”
“Sì... adesso do una lezione a questo cretino, e poi ci dirà dove si trova Groudon”
“Lascia fare a me” s’inserì Silver.
“No! Questa è una cosa personale!”
Ed ancora il tipo sorrise. “Credo di essere innamorato di te”
“E lasciami!” fece la ragazza, tirando indietro il pugno, ancora stretto nella mano dell’altro.
“Vuoi lottare?!” si sorprese quello.
“Certo! Se vinco io mi dici dov’è Groudon!”
“E se vinco io?”
“Che vuoi da me?!”
Quello sorrise, squadrandola da capo a piede, con occhi lussuriosi. “Verrai con me”
“No! Fiammetta, non dire stupidaggini!” urlò Crystal.
“Ok! Lottiamo!”

Lo spazio era poco, un perimetro di pochi metri quadrati. Ma bastava per lottare.
“Vai, Ninetales!” urlò Fiammetta. Un bellissimo esemplare del Pokémon Volpe entrò in campo. Sembrava essere a suo agio lì, in mezzo alla lava ed alla cenere. Le sue nove code si muovevano sinuosamente.
“Oh... credo che manderò in campo Zoroark”
Ed ecco che un altro Pokémon volpe entrò in campo. Mutevolpe in questo caso.
Ninetales ringhiava, sincronizzando il proprio umore con quello della sua Allenatrice. Zoroark invece guardava fisso Fiammetta, con una calma quasi irreale.
“Ci accontenteremo di un match uno contro uno... Non ho intenzione di far durare questo scontro troppo a lungo.” Proclamò l’uomo “Zoroark, iniziamo con uno Sbigoattacco”
La volpe nera attaccò, un flash oscurò si avventò sulla volpe.
“Calmamente, Ninetales!”
La risposta della rossa capopalestra le permise di salvarsi dall’attacco, lasciandola concentrare per aumentare le sue capacità. La zona si stava man mano scaldando. Qualche timido raggio di sole tagliava la coltre di cenere, ma era ancora troppo debole. Era ancora troppo presto. Eppure sembrava riscaldare.
“Siccità, eh? Stai sfruttando la potenza dell’abilità di Groudon per rafforzare quella del tuo Pokémon... Ma non basterà, lo sai” fece lui.
Fiammetta lo sapeva. Digrignava lievemente i denti bianchi, ma si rendeva conto che quell’uomo aveva ragione. Non aveva mosse efficaci contro quel Pokémon, e l’aumento delle statistiche, oltre che ad evitare l’attacco era servito a compensare parte di quella mancanza.
O almeno, di questo era convinto quell’uomo.
“Ninetales, non perdiamo tempo, facciamogli vedere che i Pokémon di un Capopalestra non vanno sottovalutati. Introforza!”
La volpe stese le sue bellissime code. Su ognuna di quelle, una sfera di energia si andava formando. Con uno schiocco rapido delle code, ognuna di quelle si staccò, schiantandosi contro lo Zoroark e facendolo notevolmente indietreggiare, indolenzito.
Stavolta toccò all’uomo stringere i denti.
“Ottima mossa, signorina”
Guardò il suo Pokémon, che si rimetteva in piedi, anche se meno sicuro sulle zampe di quanto non lo fosse poco prima. Zoroark, andiamo con Urtoscuro!”
“Non ci riuscirai, Protezione, Ninetales!”
L’attacco di tipo buio s’infranse su una patina traslucida, lasciando il Pokémon totalmente incolume.
“Che te ne pare?” fece Fiammetta, il bel viso che mostrava ancora le tracce della sua rabbia.
Quello tacque, valutando la situazione.
Fiammetta era forte. Ben più di quanto si aspettasse.
In più, nonostante fosse in preda alla furia, le sue mosse risultavano frutto di una calma fin troppo glaciale per il carattere acceso che aveva.
Lentamente, il membro del Team Magma portò le mani all’altezza del petto, facendole un lento applauso.
“Sono piacevolmente colpito. Devo ammettere che non ti ritenevo tanto forte quanto bella. Invece hai tutta la mia ammirazione per essere riuscita a cambiare l’opinione che ho di te”
Quella strinse i pugni.
“Se ti stai prendendo gioco di me, sappi che non resterai impunito. Ninetales, torniamo all’attacco, Solarraggio!”
La volpe dorata caricò l’attacco, spalancando le fauci e caricando energie. Una carica che avrebbe impiegato diversi secondi per avvenire, si concluse in pochi istanti, date le condizioni meteorologiche, scagliando l’attacco addosso alla volpe nera. Eppure, nonostante l’attacco sembrasse andato a segno, quando la polvere si diradò mostrò il nulla. Ninetales scosse il capo, cercando tracce del nemico nei dintorni, senza trovarlo.
“Il momento è arrivato. Rinnovo i miei complimenti per aver resistito in modo tanto stoico, ma non posso ritardare oltre la conclusione di questo scontro. Nottesferza, Zoroark.”
Dal nulla la volpe apparve, rivelando l’illusione che aveva creato. Il colpo prese in pieno Ninetales, scaraventandola a terra ai piedi della sua allenatrice. Il pelo era macchiato di cenere e terra, oltre che da alcuni tagli che la caduta sui sassi gli aveva procurato. Fiammetta lo guardava con gli occhi sbarrati. Quando era successo? Quando l’illusione si era sovrapposta alla realtà? Non riusciva a capirlo, eppure, la sua sconfitta come conclusione di quell’insensato scontro le pesava come un macigno sulle gracili spalle.
“Ora dovrai venire con me” sorrise sornione quello.
La ragazza strinse i denti, e cadde affondando le ginocchia nella genere, piegandole verso l’interno. Era diventata minuscola all’improvviso, abbassando la testa verso il terreno nero, bagnandolo con lacrime amare.
L’uomo andò verso di lei, sotto gli occhi spaventati di Crystal e Silver, e si accovacciò, puntellandosi sulle caviglie. Gli occhi verdi sembrarono forti abbastanza da alzarle la testa. Lo sguardo della donna si perse nel suo.
“Andiamo...”
Lui le tese la mano, e lei alzò il volto. Troppe emozioni tutte in una volta, troppo tempo senza dormire, ed un sempre più alto bisogno di stabilità mentale le avevano dipinto quella maschera di cera sul volto. Una maschera che tutto diceva tranne che “sono tranquilla, andrà tutto bene”. La preoccupazione, era quella che traspariva prepotente sul suo viso.
E fu quando lei cercò di unire la sua mano con quella dell’uomo misterioso che anche Silver capì la disperazione della ragazza.
“Sparisci! Adesso!” corse verso di lui, spintonandolo. Quello si sbilanciò, cadendo per la seconda volta con i fondelli nella cenere.
“I patti sono patti” disse il membro del Team Magma rialzandosi.
“Ed io vado contro i patti”
Crystal rimase scioccata, vedendo il ragazzo frapporsi tra una Fiammetta irriconoscibile e quel losco individuo.
“Tsk. Non pensare di averla vinta, ora devo andare. Ma tornerò, e mi prenderò la bellissima ragazza che proteggi”
“La prossima volta dovresti prendertela con me. Non finirà nello stesso modo”
“Vedremo” fece quello, indietreggiando fino al crepaccio e lasciandosi cadere. Poco dopo uno Swellow dalle lunghe ali lo portava via, volando verso l’angolo di luce che il sole aveva conquistato oltre le nubi.

“Come stai?” le chiese dolcemente Crystal. Fiammetta era rimasta immobile, con quella mano allungata verso il nulla. Aveva perso, di nuovo, e stavolta la sconfitta le bruciava come una marchiatura a fuoco.
Doveva proteggere Cuordilava e non l’aveva fatto.
Doveva proteggere la sua gente e non l’aveva fatto.
Doveva proteggere il vulcano e non l’aveva fatto.
Almeno proteggere se stessa, puro istinto di autoconservazione, e nemmeno in quello era riuscita.
Era una Capopalestra, e di nuovo, per la seconda volta, nel momento in cui doveva dimostrare il suo ardore, la sua tenacia, la sua forza, era venuta meno.
Se non ci fosse stato Silver, probabilmente ora starebbe volando su di uno Swellow chissà per dove. Rabbrividì, ed intanto i segni che le funi di parecchi anni prima gli avevano lasciato sulle braccia e sulle caviglia bruciavano come il fuoco che si vantava di domare.
Il corpo del suo Ninetales, esausto, accanto ad un rivolo di lava che si faceva largo attraverso la cenere nera, attestava il suo fallimento come allenatrice.
Si sentiva persa. Si sentiva sconfitta, dalla situazione, dalla vita.
Era inutile continuare a fare la Capopalestra. Alla fine si sarebbe ritrovata sempre così: a piangere, con le ginocchia immerse nella cenere, che nient’altro era che la sua forza.
Bruciata in un lampo, e fiamme spente in meno di un istante. Solo il braciere che mostrava chiazze di un rosso vivo, lacrime che pendevano sul suo viso e le adornavano a mo’ di gioielli.






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Zack vs Campione della Lega

Ciao ragazzi! Finalmente è arrivato il momento di leggere come va a finire l'avventura, ambientata nel recente passato di Zack, in cui sfida la Lega Pokémon di Adamanta. Come semrpe troverete tutte le informazioni sui nostri blog ed altro sulla pagina Facebook Pokémon Adventures ITA , dove DOVETE passare! Troverete di tutto! Martedì prossimo uscirà il nuovo capitolo del manga di Pokémon Back To the Origins! Non mancate! Andy $ Ok. L’ultima porta era stata chiusa. Ora l’unica cosa da fare era calmarsi un attimo e rilassarsi. Quella giornata aveva regalato fin troppe emozioni. Una piccola anticamera buia, poco illuminata, precedeva un lungo corridoio, che si concludeva con un’enorme porta dorata. Zack decise di tirar fuori tutti i suoi Pokémon. Gyarados, Torterra, Lucario, Braviary ed Absol. E Growlithe, naturalmente. Tutti lì, tutti fermi, tutti in   ansia, tutti in attesa che qualcosa fosse accaduto. Aspettavano che le parole uscissero dalla bocca di

Frammenti - Shot 1 - Levyan

Frammenti - Orizzonte Frammenti. Deboli soffi di vita nella violenta tempesta che è l’esistenza. A volte destinati a sparire, a volte pronti a moltiplicare. Come un soffio di vento trasporta il polline che andrà a fecondare un'altra pianta dalla quale nascerà la vita, alcuni momenti, per quanto brevi, danno il via a qualcos’altro, qualcosa di più grande.   L’aria era fredda, il gelido inverno era alle porte e i sempreverdi costellavano i boschi innevati che circondavano la cittadina di Nevepoli. Quell’anno, le grandi nevicate erano arrivate prima e già, il ventesimo giorno di dicembre, i fiocchi di neve scendevano copiosi sui tetti della città. Lo spettacolo che davano quelle minuscole e complesse opere d’arte di cristalli di ghiaccio, passando di notte sotto la luce dei lampioni per poi andare a posarsi a terra sciogliendosi, era qualcosa di meravigliosamente inquietante. Un gelido calore pervadeva le strade, ridotte ormai a soffici torrenti di neve. Nell’attimo

Quindicesimo Capitolo - 15

Salve ragassuoli, mi dispiaccio ogni volta per il ritardo nella pubblicazione, e mi rendo conto che sta diventando un disagio. Ecco perchè, dalla settimana prossima, per problemi di lavoro, la fan fiction sarà pubblicata il MARTEDì. Chiedo ancora scusa, e spero di non aver recato disagio. Ringrazio tutti quelli che hanno messo mi piace alla pagina   Pokémon Adventures ITA . Vedere il seguito crescere ogni giorno di più è una grande soddisfazione. Sei su EFP? Vieni a recensirci anche lì!  Andy Black, autore su EFP Ricordo sempre che il nostro progetto, Pokémon Courage ha bisogno di sostegno da parte vostra...niente soldi, tranquilli, basta solamente un po' di partecipazione. Siamo davvero così pochi a leggere questa bellissima storia? Entrate anche voi a far parte della famiglia di Pokémon Courage . Ho finito con le raccomandazioni. Cominciamo. Stay Ready...Go! Andy $   “Rachel...sei davvero tu?” chiese sgomento Ryan, quasi commosso. Zorua fece un