Buongiorno, i miei omaggi e soprattutto le mie più sentite scuse riguardo i ritardi nella pubblicazione. Purtroppo sono schiavo della tecnologia, e se il pc decide di non partire mi devo adeguare. Ora però è tutto a posto, ed il capitolo della nostra long, scritta a quattro mani assieme a Rachel Aori di Pokémon Adventures ITA, è finalmente fuori. Capitolo 5, molto molto bello. Scopriremo qualcosa di più riguardo la nostra avventura!
Comunicazioni sparse: Su EFP potete trovare già da adesso il piccolo pezzo sulla AlexandrianShipping che sarebbe dovuto uscire sabato. Lì è stato già caricato, mentre sul blog verrà uppato questo sabato.
Inoltre mi scuso anche per la pubblicazione di sabato, ma è da venerdì sera che il pc da problemi.
In più vi lascio il link del download per il nuovo capitolo disegnato da Laila di Back to the Origins. (http://www.mediafire.com/download/wbz3oa9z6o9kw1l/Cap+9%29%29.rar). Concludo dicendo che il sondaggio a sinistra è completato. Il vincitore, anzi, la vincitrice, è stata Serena. La prossima One Shot sarà scritta proprio su di lei, e la vedrete la prossima settimana.
Ora vi lascio alla lettura. A presto.
Fu la pioggia, unita a
quel calore umido e fastidioso, a mimetizzare sul volto di Fiammetta le
lacrime. Gocce fredde impattavano sul viso candido e morbido della ragazza,
esplodendo in mille frammenti incandescenti, trasformandole il trucco attorno
agli occhi in cascate di lava nera.
“Andiamo via da qui”
propose Silver, aiutando Fiammetta ad alzarsi dal suolo, immersa nella cenere
com’era.
Usarono la funivia.
Crystal sospirò, mentre vedeva la folla diventare poco a poco sempre più grande
in base ai metri che percorrevano su quel trabiccolo ricoperto di polvere nera.
Guardò Fiammetta, immobile, silenziosa, solo il torace che si ampliava ad ogni
profondo respiro che le ricordava malignamente che era viva e che forse non era
tanto meglio fosse così.
Lei guardò i suoi piedi.
Non ci sarebbe voluto mica un genio a sbilanciarsi e a lanciarsi da lì.
Una ventina di metri
d’altezza, si sarebbe rotta il collo, sarebbe morta.
Oppure sarebbe rimasta
paralizzata, su di una sedia a rotelle, e tutti l’avrebbero guardata come
“Fiammetta, quella bellissima ragazza, Capopalestra sbadata di Cuordilava, che
aveva deciso di farla finita con la vita e che sbadata com’era non c’era
neanche riuscita”.
Codarda. Una codarda,
quello era.
Il volto impietrito, immobile,
dal cui mento delicato cadeva ritmicamente una goccia nera di lacrime miste a
rimmel.
Si voltò per un attimo,
giusto il tempo di guardare Silver. Stava guardando Crystal, con quegli occhi
argentei in grado di riflettere la luce della luna. Lo vide leccarsi un labbro
e poi sospirare, prima di poggiare una mano sul ginocchio della ragazza.
Alla fine scesero. I loro
piedi entrarono in una pozzanghera nata da una depressione del terreno,
abbastanza grande a dire il vero, quindi un gruppo massiccio di persone si
avvicinò.
“Che è successo?” chiese
un uomo sui trent’anni, barba rada, capelli lunghi alle spalle.
“Niente, Chaz. Niente di
che…” disse Fiammetta trattenendo le lacrime ed il dolore, come se una mano
piena di spine le stesse strizzando il cuore.
Dopodiché si dileguò
dagli sguardi delle persone, lasciando che Silver interloquisse con loro,
tuttavia Crys la seguì.
“Hey… la finisci? Che
hai?” le chiese quest’ultima poggiandole una mano sulla spalla.
“Che dovrei avere?! Non dovevo perdere, Crystal...”
“Lo so che non dovevi perdere, ma purtroppo è andata così”
“Avrei dovuto lasciar combattere uno di voi... doveva lottare Silver...” piangeva lei.
“Che dovrei avere?! Non dovevo perdere, Crystal...”
“Lo so che non dovevi perdere, ma purtroppo è andata così”
“Avrei dovuto lasciar combattere uno di voi... doveva lottare Silver...” piangeva lei.
“Non dire così.
Probabilmente avrei perso anche io contro quel Pokémon. Quello era un ottimo
allenatore ed il suo Pokémon era ben allenato”
“Mi sono ostinata a voler
difendere Cuordilava! A mantenere lo scudo e la spada contemporaneamente! Con
la conseguenza che lo scudo mi è caduto su di un piede e la spada si è
spezzata...” strinse i denti, con il volto contrito. Il sapore del sangue in
bocca si faceva sempre più forte.
“Non dire così...”
Crystal la strinse in un abbraccio, quindi poggiò la testa sulla sua. “Pensa a
loro… poveri...”
Fiammetta alzò lo sguardo
e vide tantissime persone, ormai tutte senza una casa. Molti di loro avevano
perso un parente, qualcuno tutti, altri avevano smarrito la speranza. C’era chi
non aveva più la voglia di vivere, e che veniva bagnato da quella pioggia che
sembrava pesare un quintale sulle loro teste, costringendoli a piegarle verso
il basso.
Silver si avvicinò e le
vide abbracciate, mentre la sua amica rincuorava l’altra. Inarcò leggermente
l’angolo destro della bocca, a mo’ di sorriso, perché gli piaceva il fatto che
la ragazza avesse un buon cuore. E nel suo sguardo preoccupato vedeva gli occhi
di una brava persona, e di una buona madre.
Il loro sguardo si toccò
per un attimo, si carezzò, come fanno il sole e la luna prima di lasciarsi il
cielo, quindi Fiammetta tossì, e loro si svegliarono da quel momento idilliaco,
nelle loro teste.
Jarica
piangeva e quando vide la sorella maggiore si dimenò dalle braccia della tata
che pazientemente cercava di calmarla. Non appena quella li mise a terra corse
verso di lei.
"Piccola..."
sorrise amaramente la Capopalestra, stringendola al petto dopo essersi
accovacciata verso di lei.
Leslie, la
tata, le raggiunse con passo spedito. "Che è successo?! Perché sei scura
in viso?" chiese.
"Niente...
Niente di che... Ma vorrei dire una cosa, a tutta la gente di Cuordilava che
c'è qui..."
Il silenzio
si stese su quelli e li coprì.
"Io
spero che questa situazione per la nostra città possa migliorare. Perché
viviamo da sempre sotto il Monte Camino, radicati nelle tradizioni. Tuttavia io
adesso mi vedo costretta a dover abbandonare il mio ruolo di Capopalestra di
Cuordilava"
Il crepitio
della pioggia fu coperto dal velo di stupore che la gente aveva manifestato.
Fiammetta si alzò, carezzando i capelli di Jarica, che spingeva la testa contro
la sua coscia. Vedeva quella gente, la sua gente, in preda a sentimenti
contrastanti.
Alcuni erano
dispiaciuti dal fatto che la ragazza avesse preso la decisione di allontanarsi
dalla carica che la sua famiglia ricopriva da generazioni. La famiglia Moore
consegnava la medaglia Fiamma da almeno sei generazioni. E con Fiammetta si era
interrotto quel ciclo enorme che sarebbe dovuto terminare tra le mani di
Jarica, una volta cresciuta.
Tuttavia
qualcuno non rivedeva nelle capacità di Fiammetta quelle di suo nonno,
predecessore che aveva garantito tranquillità e soprattutto stabilità alla
piccola cittadina, ed in un certo senso si sentivano sollevati. Poi pensavano
che la palestra e l’intera città non esistessero più, e quindi non aveva molto
senso gioire del fatto che quella avesse abdicato.
"Ora
come ora tutta Hoenn ha bisogno di trovare la pace. Questi terremoti sono
causati da cause del tutto naturali. Prima o poi finiranno. Però bisogna saper
aspettare, e sopra ogni cosa, rimanere vivi".
E mentì,
sapendo di mentire. Era inutile allarmare quelle persone, già avevano avuto un
brusco risveglio. Silver annuì impercettibilmente allo sguardo incredulo di
Crystal. Era perfettamente d’accordo con la linea guida che stava seguendo la
bella ragazza di Cuordilava.
La pioggia ormai batteva radente e raffreddava le bollenti carni della donna, che in quel preciso momento levò il giubbino di jeans e lo piazzò sulla testa dai capelli color magenta della piccola Jarica.
La pioggia ormai batteva radente e raffreddava le bollenti carni della donna, che in quel preciso momento levò il giubbino di jeans e lo piazzò sulla testa dai capelli color magenta della piccola Jarica.
Quelle
persone sostavano imbambolate, come se qualcuno avesse messo in pausa le loro
vite, ed attendevano che qualcosa accadesse. La pioggia trasformava in fango
quello strano miscuglio di terreno bordeaux e cenere ed i piedi della gente
lasciavano orme disperate di resistenza, aggrappati ad una boa non ancorata
nell’oceano degli eventi.
Avevano solo
quella pioggia sulle loro teste, che diventava nera per via della cenere che
ancora cadeva, ed i ricordi di una vita felice. Il vento veniva incanalato sul
fianco della montagna e spostava le fronde d'erba alta, che si inclinava verso
destra.
"Fiammetta!"
si sentì urlare, poi. La voce veniva dall'alto, ed un grido, un verso di un
Pokémon, spinse tutti quanti ad alzare la testa verso il cielo, a pulire il
viso dalle lacrime.
"Alice..."
sospirò Crystal, che ancora non si era resa conto dei minuti che passavano in
cui la sua piccola mano era chiusa in quella di Silver.
La
Capopalestra scese dal suo Altaria, le cui ali candide si stavano sporcando di nero
e si avvicinò a Fiammetta.
"Ragazzi..."
fece. "Come state?"
Silver si guardò attorno, facendo attenzione che nessuno lo sentisse, quindi parlò. “Fiammetta ha lottato contro un membro del Team Magma... ed ha perso malamente. Per questo motivo è un po’ scossa”
Alice spalancò gli occhi, cercando il modo di capire cosa stava per succedere di lì a poco nella sua vita.
Silver si guardò attorno, facendo attenzione che nessuno lo sentisse, quindi parlò. “Fiammetta ha lottato contro un membro del Team Magma... ed ha perso malamente. Per questo motivo è un po’ scossa”
Alice spalancò gli occhi, cercando il modo di capire cosa stava per succedere di lì a poco nella sua vita.
“Team Magma”
ripeté, con lo sguardo perso.
Crystal
annuì.
La
Capopalestra di Forestopoli girò lo sguardo verso il volto smorto di Fiammetta,
che continuava a proteggere Jarica da parole e pioggia sporca, quindi sospirò.
L’insicurezza che aveva addosso in quel momento era pesante.
“Fiammetta...”
la chiamò.
Quella si
girò lentamente, e poi si avvicinò. “Come va?”
Non rispose.
Non rispose.
“Credo che
tu debba accompagnare Crystal e Silver durante quest’operazione. C’è bisogno di
qualche componente della Lega di Hoenn che ci informi immediatamente di tutta
la situazione in tempo reale. Avevamo pensato a te. Ormai a Cuordilava non hai
molto altro da fare”
Lo sguardo di Fiammetta non ardeva più. Sembrava il guscio abbandonato di una crisalide.
Lo sguardo di Fiammetta non ardeva più. Sembrava il guscio abbandonato di una crisalide.
“Non credo
sia una buona idea. Intralcerei soltanto il loro cammino”. La voce della
ragazza era spenta, quasi qualcuno le avesse abbassato manualmente il volume
della voce.
“Non
intralcerai nulla. A loro serve una guida per il territorio e a te... Beh, a te
serve un modo per andare avanti”
“E poi ho Jarica... Come dovrei fare?”
“Jarica potrà stare tranquillamente con Leslie. Verrà con noi a Porto Alghepoli... come tutte queste persone del resto. L’ovest della regione è diventato pericoloso”
“Verrà con te Jarica?”
“Si. Se servirà starà nel mio appartamento con Leslie”
“Sarei molto più sicura”
“Hoenn ha bisogno di te. Non abbatterti se perdi un incontro!” la scosse quella, con un sorriso, mal celando la sua preoccupazione. Fiammetta parve aver recepito il messaggio ed annuì, quindi Alice si voltò verso le persone che, sorprese dalla sua presenza, emettevano chiacchiericci fastidiosi.
“E poi ho Jarica... Come dovrei fare?”
“Jarica potrà stare tranquillamente con Leslie. Verrà con noi a Porto Alghepoli... come tutte queste persone del resto. L’ovest della regione è diventato pericoloso”
“Verrà con te Jarica?”
“Si. Se servirà starà nel mio appartamento con Leslie”
“Sarei molto più sicura”
“Hoenn ha bisogno di te. Non abbatterti se perdi un incontro!” la scosse quella, con un sorriso, mal celando la sua preoccupazione. Fiammetta parve aver recepito il messaggio ed annuì, quindi Alice si voltò verso le persone che, sorprese dalla sua presenza, emettevano chiacchiericci fastidiosi.
“Il mio
consiglio è di dirigerci verso Porto Alghepoli, e successivamente prendere una
nave per Verdeazzupoli. Lì, le scosse non si sono proprio fatte sentire”
La folla era
divisa. C’era chi non voleva abbandonare il luogo dove era nata, cresciuta e
per poco morta, e poi c’era chi non guardava in faccia a nulla se non al fatto
che fosse già un miracolo che fossero ancora vivi.
“Andiamo!”
si sentì urlare.
“Non
posso...”
“Dobbiamo andare!”
“Dobbiamo andare!”
Il vociare
confuso della gente alimentava l’enorme mal di testa che Fiammetta stava maturando
in quei minuti.
Troppe
emozioni, troppa paura, troppa delusione.
Alice si
voltò di nuovo verso i ragazzi, con la sua solita grazia, e sorrise all’ormai
Ex Capopalestra.
“Mi
raccomando...”
Fiammetta
annuì, meno convinta di quanto pensasse, cercando un modo per scampare dalla
pioggia e dagli sguardi, e dal fastidio che entrambi le provocavano.
Poi, la
Capopalestra di Forestopoli si voltò verso Crystal e Silver.
“Ragazzi...
vi auguro che tutto vada per il meglio...”
“Ce lo auguriamo anche noi” sospirò Silver.
“Ce lo auguriamo anche noi” sospirò Silver.
“Bene. Ora
andate”
E fu così
che una folla enorme cominciò l’esodo verso Alghepoli, la città dove i due di
Johto erano sbarcati. Tuttavia Crystal, Silver e Fiammetta si fermarono un
attimo prima di partire. Gli elicotteri dei soccorsi stavano cercando di
liberare le persone intrappolate nella palestra e di recuperare il
recuperabile.
“Dove andiamo
ora?” chiese la castana, mentre si sistemava sotto ad un ombrello, stretta a
Silver.
“Credo sia
meglio recuperare un po’ di sonno” fece il ragazzo. Fiammetta li seguiva
silenziosa, quindi si affacciò verso i due. “Forse potremmo entrare in casa
Vinci”
“Cosa?”
domandò Crystal.
“Sì. È una
grossa villa situata proprio a nord di Ciclamipoli. È disabitata da diversi
anni”
“Una grossa villa disabitata? Come mai non ci vive nessuno?”
“Beh... è una lunga storia. Da quando ho memoria, la famiglia Vinci ha sfornato sempre Allenatori di classe e forza difficile da comparare. E poi il loro primogenito è diventato il Campione in una regione lontana, quindi si sono trasferiti lì tutti assieme, lasciando abbandonata la loro villa”
“Una grossa villa disabitata? Come mai non ci vive nessuno?”
“Beh... è una lunga storia. Da quando ho memoria, la famiglia Vinci ha sfornato sempre Allenatori di classe e forza difficile da comparare. E poi il loro primogenito è diventato il Campione in una regione lontana, quindi si sono trasferiti lì tutti assieme, lasciando abbandonata la loro villa”
Ancora pochi
passi e la videro. Immersa nella natura c’era una villa con particolari in
legno, porticato con colonnine senza entasi e infissi molto vecchi. Le
napoletane erano aperte, e la vernice su molte di esse era andata via.
Fiammetta
fece strada, salendo le scale del porticato, e trovandosi davanti a quella
porta. Sembrava più serena, tant’è vero che sorrise. Con l’indice puntuto e
smaltato spinse la porta, che si aprì con un cigolio sinistro.
“È aperta”
Crystal
guardò Silver e sospirò. Non era propriamente entusiasta di entrare in quella
casa abbandonata, e non per via dei Pokémon spettro o dei fantasmi, quanto per
le persone che potevano abitarla senza che nessuno lo sapesse. Poteva esserci
qualche malintenzionato, ecco perché prese la sfera di Marshtomp in mano.
“Vado prima
io” disse il rosso, fermando le due ragazze tenendole per le spalle, quindi avanzò.
La luce filtrava qua e là da finestre mezze aperte e buchi nel pavimento.
Qualche oggetto, o almeno sperava che lo fosse, emetteva luce dalla cantina.
Silver gettò
un passo sul pavimento consunto fatto di assi di legno, quindi sentì lo stesso
scricchiolare in maniera preoccupante.
“Non mi
piace la situazione, qui...”
Fiammetta
non sembrava tanto spaventata. Si guardò attorno, studiando bene il tutto. Era
una casa molto vecchia, costruita con lo stile delle case dei primi anni
settanta. Solida strutturalmente, e questo spiegava il motivo per cui non era
crollata sotto gli effetti del terremoto, necessitava tuttavia di un po’ di
manutenzione.
L’ingresso
si stendeva in un ampio salone. Un divano ed un paio di poltroncine erano stati
coperti da un lenzuolo polveroso, proprio sulla loro destra, dove probabilmente
prima c’era un area adibita per la visione di film ed altro. Sala tv insomma.
Un tappeto
circolare verde, con barocchismi gialli, era piazzato proprio davanti ai
ragazzi, e precedeva, proprio di fronte a loro, la scala che portava al piano
di sopra, in cui la metà degli scalini, sempre in legno, erano spezzati al
centro, ed accanto una porta socchiusa.
Sulla
sinistra invece c’erano vari oggetti, piccoli e grandi, sotto diversi lenzuoli.
Era da lì che si raggiungeva la cucina e la zona adibita a sala pranzo.
“Totalmente
abbandonata...” osservò Crystal, grattandosi il mento.
Silver annuì
e mise il piede sul tappeto, e tutto d’un tratto la porta d’ingresso si chiuse,
provocando un gran rumore.
“Dannazione!”
urlò Crys, preoccupata, mentre cercava, invano, di aprire la porta con il
pomello rotondo. “Non ce la faccio!”
“Sì... avevo sentito del fatto che un fantasma abitasse questa casa, ma io sinceramente non ho mai creduto a queste cose” osservò Fiammetta.
“Sì... avevo sentito del fatto che un fantasma abitasse questa casa, ma io sinceramente non ho mai creduto a queste cose” osservò Fiammetta.
Crystal
sospirò, tornando seria. “Dobbiamo trovare un’altra uscita...”
“Ragazzi, potremmo anche riposarci qui e poi andare via...” sorrise Fiammetta.
“Ragazzi, potremmo anche riposarci qui e poi andare via...” sorrise Fiammetta.
Silver e
Crystal la fissarono accigliati.
“Scherzavo!
Ma sono stanca!”
L’espressione
dei due rimase pressoché identica.
“Ok,
andiamo...”
Si
avvicinarono al divano guardandosi attorno. Silver lo guardò per bene, poi fece
uscire dalla sfera Grovyle. “Qui c’è qualcuno”
“Cosa te lo
fa pensare?” chiese Fiammetta.
“Il
lenzuolo. Quello sul divano, guardalo. Non ha polvere come gli altri sulle
poltrone. È stato alzato poco tempo fa...”
Crystal tirò
quanta più aria possibile prima di poggiare la mano sul tessuto candido.
Sentiva dentro di sé l’ansia di ciò che stava per fare. Sapeva che c’era
qualcosa lì sotto, lo sentiva a pelle. I tre rimasero in silenzio, e Crys fu in
grado di contare quattro respiri. Qualcosa stava lì sotto.
Ora lo
vedeva... il telo si muoveva.
Fiammetta
sembrava avvezza a quelle scene, e guardava curiosa la scena come se fosse al
cinema.
“C’è qualcosa
lì...” Silver respirava con la bocca, pareva che il cuore gli scoppiasse dal
petto.
Poi incrociò
lo sguardo con Crystal, ed annuì impercettibilmente, quindi la ragazza tirò via
il telo.
Fu tutta
questione d’un attimo, prima ancora che il lenzuolo cadesse a terra, una
macchia bianca e rossa si avventò su di loro.
“Cazzo!”
urlò Fiammetta abbassandosi velocemente. Crystal fu l’obiettivo dell’attacco di
quell’essere.
“Grovyle!”
urlò però Silver, e quello colpì reattivamente l’oggetto non identificato facendolo
sbandare, mancando Crystal per pochi centimetri.
Quella
rimase immobile, con gli occhi sbarrati e la bocca schiusa. “Che...”
Poi
voltarono tutti lo sguardo verso quella “cosa”.
“È uno...
uno Zangoose” fece sorpresa Fiammetta.
“E che
cos’è?” la voce di Silver rimbombò sulle mura consunte della villa.
Crystal lo
guardò, ricollegando l’immagine che aveva davanti con l’oggetto di studio di
qualche mese prima. Aveva già osservato uno Zangoose prima di quel momento.
Erano dei Pokémon di media corporatura, nemici giurati dei Seviper. Forse aveva
sentito l’odore dell’enorme Zannaserpe che aveva salvato dalla frane alle
Cascate Meteora il giorno prima.
Lo osservò
meglio, mentre stringeva i denti e cercava di recuperare dopo la botta. Il pelo
era bianco, candido, con alcune parti di un rosso vivo. Gli occhi erano enormi,
spalancati, i denti aguzzi. Dalle mani fuoriuscivano enormi artigli,
all’apparenza taglienti come poco altro.
Tuttavia non
aveva voglia di provare su se stessa se l’apparenza ingannasse davvero.
“È il
Pokémon Mangusta. È molto pericoloso se si entra nel suo territorio. Dobbiamo
stare attenti soprattutto agli artigli” disse.
“Stai bene?”
chiese Fiammetta, alzandosi.
“Sì, tutto a
posto”
Zangoose si alzò in piedi, malconcio e pieno di rabbia.
Zangoose si alzò in piedi, malconcio e pieno di rabbia.
“Probabilmente
aveva scelto questa casa come suo rifugio... Grovyle, dobbiamo sconfiggerlo.
Vai con Fendifoglia”
Grovyle
attaccò velocemente con i lunghe fendenti che aveva sugli avambracci, mancando
nettamente l’avversario che, veloce, si spostò sul lato, per poi colpirlo con
l’attacco Lacerazione sul volto. Grovyle diede un urlo immane, mentre una lunga
linea rossa si formava sul suo viso.
“Grovyle,
non arrenderti, vai con Sonnifero, ed addormentiamolo”
Grovyle a
invece attaccò con Riduttore, in preda alla rabbia per il graffio sulla
guancia.
“Hey! Ti ho
detto di addormentarlo! Che diamine...”
Grovyle
gettò per terra Zangoose, e lo sovrastò con il fisico, per poi cominciare a
colpirlo in volto con ripetuti attacchi Fendifoglia.
“Fermati,
Grovyle!”
Quello ruggiva iracondo, mentre Zangoose cercava il modo di pararsi dai colpi, incrociando, invano, gli artigli davanti al volto. Le sue urla di dolore toccavano gli animi dei presenti e mosse qualcosa intorno a loro. Era l’angoscia probabilmente.
Quello ruggiva iracondo, mentre Zangoose cercava il modo di pararsi dai colpi, incrociando, invano, gli artigli davanti al volto. Le sue urla di dolore toccavano gli animi dei presenti e mosse qualcosa intorno a loro. Era l’angoscia probabilmente.
“Fermati,
dannazione! Torna nella sfera!” urlò Silver, nervoso. Guardò la sfera.
“Che
temperamento…” osservò invece Crystal.
Poi fu il
turno di Fiammetta. “È possibile che non ti rispetti perché è un Pokémon
scambiato, e non hai alcuna medaglia di Hoenn. Forse…” cercò nella tasca del
suo giubbino di jeans. “… Ho nella tasca del giubbino i duplicati delle
medaglie che avrei dovuto consegnare nelle sfide di oggi. Li avevo già
preparati. Prendeteli voi… Soprattutto tu, Silver. Il tuo Grovyle ha un bel
caratterino, non puoi permetterti di non controllarlo, potrebbe fare danni come
questo…”
Fiammetta
puntò il dito contro lo Zangoose dolorante e sanguinolento che avevano davanti.
I ragazzi
annuirono e ringraziarono, posando le medaglie nello zaino.
Fu in
quell’esatto momento che a Fiammetta venne lo strano istinto di aggiustarsi i
capelli.
Sì, perché
sembrava che qualcuno glieli stesse spostando. La sua acconciatura classica,
con i capelli a raggiera alti sulla testa, le sembrava si stesse spettinando.
“Ma che
diamine…”
E poi spalancò
la bocca non appena toccò del tessuto. C’era qualcosa sulla sua testa.
Alzò gli
occhi verso Crystal, lei era immobile a guardare in alto, con la bocca
spalancata. Teneva in mano la Pokéball di Marshtomp, ma le cadde con un tonfo
sordo, senza aprirsi e far uscire il Pokémon.
“Santo…”
“Scappa!”
urlò Silver, tirando Crystal per la mano. La Pokéball per terra, i due
fuggivano e Fiammetta si vide costretta ad alzare la testa e girarsi, per
vedere il motivo della paura sul volto della ragazza.
Un drappo
volava. Un drappo scuro, con due buchi luminosi sulla sommità. Erano occhi.
“Cielo!” lei
si gettò velocemente per terra, mentre vedeva gli occhi dell’oggetto
illuminarsi d’azzurro. I quadri sulle pareti presero a dondolare a destra e a
sinistra, e la porta che conduceva al piano di sotto a sbattere.
“È uno
Shuppet!”
“Cazzo,
scappa!” urlava Silver, mentre stringeva Crys tra le braccia.
Fu il tempo
di rendersi conto che attorno a quello Shuppet si erano alzati almeno altri
trenta esemplari dello stesso Pokémon, tutti che si muovevano lentamente verso
di lei con gli occhi illuminati.
In quei
momenti non riusciva a muoversi. La paura la bloccava, non le permetteva di
restare tranquilla e la metteva in condizione di pericolo.
“Forza!”
urlava Silver, ed intanto tutto prendeva a muoversi e a tremare attorno a lei.
La cosa non migliorava affatto la situazione, e costrinse Silver a lasciare per
un momento la presa da Crystal, e ad avvicinarsi a Fiammetta.
“Avanti!” urlò, afferrandola per i fianchi e sollevandola di peso.
“Avanti!” urlò, afferrandola per i fianchi e sollevandola di peso.
Quel gesto
bastò per farla tornare alla realtà. Diede un urlo sovraumano, e prese a ridere
nervosamente, mentre Silver la tirava fino a raggiungere velocemente Crystal
davanti alla scalinata che portava al piano superiore.
“Andiamo
sopra!” fece il ragazzo.
“Gli scalini
sono rotti! Non facciamoci male!” rispose invece la ragazza di Johto.
“Ce ne
faremo una ragione!”
In effetti
su 15 scalini, che poi portavano alla base di un’altra scalinata, 8 erano
spezzati in mezzo. Si fermarono per un momento, ragionare non avrebbe fatto
male.
Non avrebbe
fatto male se gli Shuppet non avessero cominciato ad attaccare con Palla Ombra,
e allora i tre non poterono più tergiversare, saltando gli enormi buchi
all’interno dei gradini di legno marcio. Gli Shuppet li inseguivano su per la
scalinata, e quando i tre videro il piano superiore dietro una porta chiusa,
Silver non esitò a sfondarla con una spallata.
Atterrò su
morbida moquette rossa, un po’ polverosa forse. Non ebbe tuttavia modo di
apprezzarne la qualità poiché, non appena le due ragazze varcarono la soglia,
si prese la responsabilità di sprangare la porta con una sedia sotto la
maniglia.
Sudava, lui,
il caldo umido di quella regione lo stava costringendo a levare il cappotto e
riporlo piegato nello zaino. Gli occhi delle ragazze erano spalancati. In
particolare Fiammetta, sembrava la più scossa tra le due, con le labbra che
tremavano dal nervoso.
“Ho… ho… ho
lasciato…” Crystal cercava di dire qualcosa al ragazzo, ma Silver in quel
momento stava pensando a recuperare l’ossigeno necessario per evitare la morte
cerebrale. Anche la ragazza era piegata sulle ginocchia, cercando di recuperare
il fiato.
“Cosa…?”
domandò Fiammetta.
“Ho… ho
lasciato cadere… cadere per sbaglio… la ball… la ball di Marshee…”
“Cioè?! Cioè la sfera di Marshtomp è giù ora?!” esclamò Silver.
“Cioè?! Cioè la sfera di Marshtomp è giù ora?!” esclamò Silver.
Quella
annuì, con lo sguardo preoccupato.
“Beh… Da lì
dovremmo uscire… Aspettiamo che la situazione si calmi, e poi userò Blaziken
per uscire da lì” osservò Fiammetta.
Non appena ripresero fiato scrutarono attorno. Sulle loro teste c’era il tetto. I lampadari erano normali pezzi di ferro, e non Pokémon, non c’erano lenzuoli né altro. Solo tre ampie stanze ed un bagno.
La curiosità
li spinse a guardarsi attorno.
La prima
stanza era sulla destra, subito accanto alla porta sprangata da Silver.
Fiammetta vi
entrò curiosa. Era una stanza piena di polvere, dove sicuramente un anziano
aveva vissuto.
Il letto era
ben fatto, il copriletto su di esso vedeva disegnate fantasie orientali blu e
dorate. Una vecchia scrivania sostava accanto alla porta.
La ragazza
si avvicinò a quella ed esaminò tutto. Ritagli di giornale in cui veniva
acclamato Campione un ragazzo dal volto smagrito ed i capelli lunghi e
rossicci, di qualche anno prima.
“Adamanta…”
lesse lei. C’erano anche altri ritagli, che parlavano della catastrofe di Hoenn,
sventata da Ruby e Sapphire, alcuni anni prima.
Fiammetta si
sedette per analizzare meglio quei ritagli. In uno c’era chiara una foto di
Groudon, che lottava contro Kyogre.
Un quarto
ritaglio ritraeva la foto frontale di una ragazza molto carina e giovane, con
su scritto scomparsa. Aveva i capelli castani, ondulati, e gli occhi verdi.
Belle labbra, naso femmineo e sorriso pulito. Nell’articolo di spalla,
tagliato, c’era scritto che la ragazza era scomparsa il giorno di Ferragosto di
otto anni prima.
In un altro
ritaglio c’era la Devon Spa il cui tetto era crollato. Un altro vedeva
l’inondazione a Porto Alghepoli, e sotto i ritagli c’era una foto.
Era quella
ragazza. Ed era davvero, ma davvero davvero bella. Occhi verdi, sorriso
sincero, pulito, e capelli raccolti in una coda di cavallo. Era una
Kombat-girl, difatti indossava delle striminzite tute da allenamento. L’occhio
della ragazza si poggiò sul corpo di quello, tonico, e sul tatuaggio che
fuoriusciva dal bordo dei pantaloncini aderenti.
Una Z
stilizzata, tatuata tra l’inguine e la base della coscia. Ammise a se stessa,
nonostante la sua eterosessualità, il profonda potenziale erotico di quella,
nonostante si assicurasse già dal suo volto una radice di acerbità, data
dall’estrema giovinezza di quella. Girò la fotografia per leggerne la data di
stampa, attestando che era stata sviluppata proprio otto anni prima.
Era la
stessa ragazza del ritaglio del giornale.
Alzò gli
occhi, c’era un’agenda in pelle molto vecchia. Fiammetta la sfogliò, c’erano
numeri di telefono in quantità. Scorse rapidamente i nomi, non conosceva
nessuno di quei cognomi.
E poi vide
delle fotografie consunte in cornici d’epoca.
Una bella
donna, del tutto somigliante alla Kombat-girl, era vestita con un boa di piume,
e sorrideva tranquilla mentre alle sue spalle s’illuminava la scritta “P O K E
W O O D”.
Sembrava che
la stessa persona avesse viaggiato nel tempo per scattare la stessa fotografia.
Accanto
altre foto. La stessa donna accanto ad un uomo bellissimo, entrambi a cavallo
di un Rapidash dalle fiamme bianche, e poi ancora lei, con in grembo un
neonato. La donna indossava un pigiama, e dal contesto Fiammetta fu in grado di
capire che era stata scattata al momento del parto.
L’ultima
fotografia era di qualità migliore. La donna, era in grado di riconoscerla, era
anziana, mentre attorno a lei c’era una famiglia intera. Ai suoi piedi una
piccola bambina, non avrà avuto più di sei anni, con gli occhi verdi
spalancati, davvero molto somigliante a lei, e alla donna più giovane che le
teneva la mano.
Fiammetta
capì che quella con il tatuaggio con la Z e la bambina dovessero essere la
stessa persona, mentre la neonata nella foto post parto era la madre. Infine la
donna del Pokéwood, che altro non era che la nonna di quella Kombat-girl.
Riguardò ancora la foto risalente ad otto anni prima poi, assieme ai ritagli,
la mise all’interno di un borsello che aveva trovato lì, totalmente vuoto.
Crystal
invece entrò nella stanza successiva. Sicuramente era appartenuta a dei
giovani, a testimonianza di ciò due letti a castello ed una mensola piena di
manga e peluche. Un Rattata scappò a nascondersi sotto una cassettiera, che la
ragazza aprì.
Il primo
cassetto era vuoto.
Il secondo
conteneva delle magliette, tutte bianche. Cercando tra di esse, Crystal, scorse
una lettera.
“E ok, questo è uno sfogo bello e buono.
Qualcosa che niente e nessuno mi costringerà mai a rivelare ai componenti della
mia famiglia. Alla mia famiglia perfetta, alla mia famiglia irriducibile.
Vinci. Tutto porta a pensare che Vinci sia un cognome importante, qui ad Hoenn,
ed in parte è così. Sono nata con il peso delle aspettative addosso. I nonni
erano degli attori, mia madre una dottoressa famosa, il mio papà un uomo
d’affari. E adesso Hugh è partito per conquistare la Lega di Hoenn, con i suoi
Pokémon. E sicuramente ci riuscirà, perché mio fratello maggiore riesce a fare
tutto. Qui tutti riescono a fare tutto con una tale semplicità che quasi mi
sembra impossibile tenere il loro passo. Sto studiando ardentemente tutte le
discipline che mi serviranno a farmi diventare un’ottima coordinatrice Pokémon,
ed oltre che su Maite sto lavorando duramente anche su me stessa, come mi ha
suggerito la nonna Harriett: non sto mangiando, sto correndo e facendo tanta,
forse troppa attività fisica. Proprio ora che scrivo mi fanno male le spalle e
gli addominali. Forse sarebbe meglio sparire, andare via. Non voglio essere
perfetta, non voglio che gli altri si aspettino qualcosa di impossibile da me,
perché sono sicura che non sarei in grado di far felice nessuno…”
Crystal
sospirò, e poggiò la lettera al suo posto. Aprì l’ultimo cassetto, ed accanto a
qualche moneta ci trovò un’altra lettera.
“Sono un po’ felice, e di questa cosa mi
sento in colpa. Sì, perché Hugh è stato sonoramente sconfitto dal Campione,
Rocco. Non ha visto nemmeno due dei suoi sei Pokémon, è bastato il suo
Metagross a sconfiggerlo. La cosa un po’ mi fa piacere, perché vuol dire che da
adesso ci si aspetterà più cose da Hugh e la pressione sarà divisa in parti
uguali sulle nostre teste. Il papà si è molto arrabbiato, dicendo che lui fosse
la vergogna della famiglia, composta tutta da grandi allenatori, ed ha preso me
come esempio per mostrargli l’impegno necessario. Mi sono sentita fiera e
soddisfatta…
::::
Scrivo qui, la carta è finita, ma avevo
ancora bisogno di sfogarmi. La mamma ha scoperto che il papà la tradiva da anni
con un’altra donna. Ieri sera si sono chiusi in stanza ed hanno preso ad urlare.
Lei diceva che lui aveva dei figli, delle responsabilità, e che non sarebbe
dovuto andare con nessuna puttana che voleva prosciugargli il conto in banca.
Papà parlava poco, d’altronde aveva torto. Tuttavia le diceva di non urlare, e
la cosa faceva infuriare ancor di più.
Alla fine l’unica cosa che ho capito è che la
perfezione che la mia famiglia cerca di dare a vedere è tutta una facciata.
È così importante per noi l’opinione altrui
che vogliamo unicamente che tutti ci guardino ammirati, spaventati, come se
fossimo irraggiungibili.
Proprio per questo, la settimana prossima
andremo via da Hoenn, e ci trasferiremo ad Adamanta, un’isola abbastanza
distante da queste zone... lì Hugh potrà ricominciare gli allenamenti e la
mamma ed il papà mantenere una situazione finta e felice, in modo che tutti
possano tornare a sbavare dietro la falsa distanza che il mio cognome crea con
gli altri.
Vinci. Un nome, un’attitudine. Resta il fatto
che forse un Vinci che perde rimanga comunque un Vinci. La cosa è strana.
Il punto è che non voglio partire. Io voglio
stare qui, non conosco Adamanta, non voglio allontanarmi. Qui ho le mie amiche,
le mie conoscenze. Qui c’è anche il ragazzo che amo... So che ho solo sedici
anni, ma vorrei tanto poter fare qualcosa per far sì che la mia vita non sia
condizionata dalle scelte altrui...”
Chris
sospirò, e guardò la scrivania. Un enorme tomo sulla cura dei Pokémon tramite
bacche era aperto sulla pagina riguardante la Baccaloquat. Si sedette,
sfogliando alcune pagine.
Il libro era
consunto, mangiato dal tempo e dall’usura.
Di tanto in
tanto vi erano dei cuori, con dentro delle iniziali. Z + R.
E poi, sotto il pesante
tomo c’era un altro foglio, scritto a mano.
“Ciao nonna.
Immagino che questa mia lettera adesso ti addolori
tantissimo, e lo capirei se un giorno, vedendomi, tu non volessi più parlarmi
per quello che sto per fare, ma purtroppo è così... Sono andata via. Non ho la
costanza per essere una Vinci, non ho la voglia di essere perfetta, e
soprattutto ho la necessità di stare tranquilla. Voi tra un po’ partirete per
Adamanta, e tu sarai sempre con me, nel mio cuore. Tuttavia rimarrò qui, a
seguire quello che la vita ha deciso per me.
Sempre con te, tua nipote.”
Crystal stava quasi per
scoppiare in lacrime. Quella era la stanza di una ragazza frustrata, che voleva
semplicemente riuscire a levarsi da dosso il peso di un cognome scomodo,
davvero molto scomodo.
Non si era mai trovata in
quella situazione, ma non doveva essere bello sentirsi sempre sotto pressione.
Sospirò e conservò le tre
lettere nella sua borsa, per poi curiosare e guardare a zonzo nei cassetti
della scrivania.
Silver fu invece attirato
dalla luce che entrava dalla finestra spalancata della stanza da letto in
fondo, di fronte al bagno.
Ebbe giusto il tempo di
guardare il comò nero, pieno di foto di una giovane donna con un abito da
sposa, col neomarito a stringerla. Due esemplari perfetti di razza umana. Lei
in particolare, era molto bella, con i capelli neri arricciati e nascosti dal
velo di chiffon. Il vestito di raso, bianco naturalmente, le metteva in risalto
il fisico snello ma tonico nei punti giusti. Il seno elegante era impreziosito
da una scollatura carezzata di pizzo, e da una collana formata da una catena e
due anelli d’oro. Parevano fedi nuziali.
Fu il tempo di vedere un
leggero movimento, provocato da uno Spinarak impaurito che si era nascosto
dietro un armadio spalancato e vuoto, che Silver se ne accorse.
“Porca puttana!”
Un enorme Exploud stava
dormendo, proprio lì. Era davvero grosso. La bocca spalancata, stranamente, non
emetteva alcun rumore. Il problema fu l’esclamazione che si accorse di aver
espulso in maniera involontaria. Poiché fu quella a svegliare l’Exploud, che
appena sveglio pareva assai iracondo.
Fu giusto il tempo che i
loro sguardi s’incrociassero, che quello aprì la mastodontica bocca e produsse
un frastuono tale da far cadere Silver per terra.
Fiammetta e Crystal
sentirono prima l’imprecazione, quindi l’enorme frastuono, e si convinsero ad
andare in corridoio.
Poi Silver che usciva,
claudicando sui quattro arti, dapprima in ginocchio, poi in piedi ma solo per
ricadere qualche metro dopo. Respirò in fretta e si rimise in piedi.
“Corri!” fece, dando un
calcio alla sedia, che si spezzò, lasciando aperta la porta.
“Ma che dici?! Silver,
perché fuggi?!”
E poi l’enorme Exploud
uscì rabbioso dalla stanza da letto, urlando la sua furia verso i tre
avventori.
“Un Exploud, dannazione!”
fece Fiammetta, mettendo le dita nelle orecchie.
Silver poi le tirò ancora
per i polsi, a scendere la ripida scalinata. Exploud si precipitò a
rincorrerli, entrando di misura nel corridoio della scalinata, ma andando a
sfondare gli scalini al suo passaggio, dato l’evidente peso.
Rimaneva intrappolato lì,
urlando ancor di più, utilizzando l’attacco Baraonda.
Crystal ed i ragazzi
fuggivano scendendo le scale a quattro alla volta, evitando i fossi nei gradini
provocati sicuramente dalla causa della loro fuga, e quando si ritrovarono di
nuovo nel salotto, Chris fu in grado di vedere la sfera di Marshee giusto al
centro della stanza.
“Devo prenderla” tirò il
polso dalla stretta di Silver, e si accasciò velocemente per raccoglierla,
quando gli Shuppet si gettarono nuovamente su di lei.
“Dannazione! Quando
riusciremo ad andare via?!”
Fiammetta sospirò, e vide
Silver prendere una sfera. “Weavile! Nottesferza!”
Fu il Pokémon Lamartigli,
con incredibile perizia, a sconfiggere con un solo colpo più di trenta
avversari.
E poi si sentì un ruggito
stridulo. Lo Zangoose sconfitto ora era abbastanza in forze per attaccare
l’allenatore che l’aveva messo fuori combattimento prima.
La questione era che
Silver era troppo presa dagli Shuppet per rendersene conto e Zangoose aveva già
tirato fuori gli artigli, pronto a colpire al volto con un balzo.
Crystal spalancò gli
occhi. “No! Marshee, vai con Riduttore!”
Riuscì a far uscire tempestivamente il Pokémon Fango Pesce, che caricò nel fianco l’avversario, spedendolo parecchi metri indietro.
Riuscì a far uscire tempestivamente il Pokémon Fango Pesce, che caricò nel fianco l’avversario, spedendolo parecchi metri indietro.
Fiammetta li guardava,
mentre entrambi, col fiatone, facevano rientrare i propri Pokémon nelle
rispettive sfere. Erano incredibili, e la cosa la sconvolse. Entrambi
lavoravano per l’altro, entrambi volevano che l’altro non avesse problemi, che
non si facesse male, ed ognuno si fidava così tanto dell’altro che quasi
parevano sapere a memoria tutto ciò che quello avrebbe fatto.
“Credo che adesso tocchi
a me” fece poi la rossa, e tirò fuori Blaziken, che con uno Stramontante sfondò
la porta, inondando di luce l’ingresso di casa Vinci.
“Possiamo andare” sorrise.
“Altro che riposarci un
po’…” fece lascivo Silver, prendendo per mano Crystal ed uscendo fuori,
all’aria aperta.
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