White
aveva sempre reputato la domenica pomeriggio un’arma a doppio taglio.
Sì, si stava a casa, non c’era nulla da fare d’impellente, e poteva
rilassarsi.
I pensieri del giorno dopo tuttavia la attanagliavano, tenendo stretta la sua mente in una morsa d’angoscia.
Sbuffò, alzandosi da tavola. “Sparecchio io... dopo” fece, camminando con i piedi scalzi fino al divano di casa sua.
Le tende mal contenevano i raggi del sole, che fuoriuscivano come anguille ed illuminavano il salotto in arte povera che sua madre le aveva gentilmente concesso.
La televisione era accesa, senza volume: succedeva spesso a casa sua, le immagini la facevano sentire meno sola, nonostante sola non fosse.
Prese il portatile e lo staccò dalla carica, lasciando penzolare il cavo nero dal bordo del divano. Sciolse i capelli, mettendo i codini neri al polso, come se fossero bracciali, quindi sorrise. Stesa a pancia sotto, alzò le gambe e prese a farle dondolare mentre aspettava che il computer si accendesse.
La tv trasmetteva l’ennesimo talk show che speculava sulla morte di qualcuno, non aveva alcuna voglia di ascoltare quella roba. Poi guardo il salotto, che era leggermente in disordine, ma si rese conto di aver visto molto di peggio in quel posto.
Del resto era domenica... Ci avrebbe pensato più tardi, in quel momento la sua unica intenzione era quella di aprire EFP.
“Accedi...” disse tra sé e sé. Copiò la password da una nota che aveva sul desktop, anche perché non era in grado di ricordarsi quella serie insensata di numeri e lettere (e dubitava vivamente che qualcuno fosse in grado di farlo), la incollò nello spazio e scrisse il suo nickname: Whitywhite.
Il caricamento fu breve, ma lei si perse nei suoi pensieri, giochicchiando con un ricciolo che le si era creato accanto alla testa.
“Nuove storie...” sussurrò poi, scrollando con il mouse.
Fu in quel momento che i passi del suo lui riecheggiarono dalla cucina. “Ho messo tutto a posto” sorrise Black. Lo sguardo del ragazzo si accese quando vide White stesa sul divano.
Caotica. Lei era caotica, e per fortuna che c’era lui, altrimenti quella casa sarebbe crollata. Si fermò per un minuto a contemplare la bellezza statuaria della sua donna. Partì ad osservarla dai piedi, piccoli ed eleganti, unite alle belle gambe da un paio di caviglie delicate ed affusolate. Le curve della ragazza erano malcelate dai suoi shorts di jeans. La linea ritornò sottile seguendo l’arco della schiena, tenuta scoperta fino alle scapole da una maglietta bianca. Le bretelle del reggiseno risaltavano sul morbido tessuto.
Lei girò la testa, sorprendendolo a fissarla. “Hey...” sorrise dolcemente.
“Ma quanto sei bella?”
“Tanto” fece lei in maniera disinteressata, tornando a leggere dal pc. Black sorrise di nuovo, poi la sovrastò fisicamente, stendendosi su di lei. White sorrise, sentendo il corpo tonico del ragazzo dietro la schiena.
Un brivido percorse l’autostrada della sua colonna vertebrale non appena il ragazzo le baciò il collo.
“Che guardi?” chiese poi, lui.
“EFP... Incredibile...”
“Ancora N?”
“Già... Non capisco per quale motivo tutti mi vedano con lui”
“Te l’avevo detto che forse era meglio evitarlo, quel giro sulla ruota panoramica”
I pensieri del giorno dopo tuttavia la attanagliavano, tenendo stretta la sua mente in una morsa d’angoscia.
Sbuffò, alzandosi da tavola. “Sparecchio io... dopo” fece, camminando con i piedi scalzi fino al divano di casa sua.
Le tende mal contenevano i raggi del sole, che fuoriuscivano come anguille ed illuminavano il salotto in arte povera che sua madre le aveva gentilmente concesso.
La televisione era accesa, senza volume: succedeva spesso a casa sua, le immagini la facevano sentire meno sola, nonostante sola non fosse.
Prese il portatile e lo staccò dalla carica, lasciando penzolare il cavo nero dal bordo del divano. Sciolse i capelli, mettendo i codini neri al polso, come se fossero bracciali, quindi sorrise. Stesa a pancia sotto, alzò le gambe e prese a farle dondolare mentre aspettava che il computer si accendesse.
La tv trasmetteva l’ennesimo talk show che speculava sulla morte di qualcuno, non aveva alcuna voglia di ascoltare quella roba. Poi guardo il salotto, che era leggermente in disordine, ma si rese conto di aver visto molto di peggio in quel posto.
Del resto era domenica... Ci avrebbe pensato più tardi, in quel momento la sua unica intenzione era quella di aprire EFP.
“Accedi...” disse tra sé e sé. Copiò la password da una nota che aveva sul desktop, anche perché non era in grado di ricordarsi quella serie insensata di numeri e lettere (e dubitava vivamente che qualcuno fosse in grado di farlo), la incollò nello spazio e scrisse il suo nickname: Whitywhite.
Il caricamento fu breve, ma lei si perse nei suoi pensieri, giochicchiando con un ricciolo che le si era creato accanto alla testa.
“Nuove storie...” sussurrò poi, scrollando con il mouse.
Fu in quel momento che i passi del suo lui riecheggiarono dalla cucina. “Ho messo tutto a posto” sorrise Black. Lo sguardo del ragazzo si accese quando vide White stesa sul divano.
Caotica. Lei era caotica, e per fortuna che c’era lui, altrimenti quella casa sarebbe crollata. Si fermò per un minuto a contemplare la bellezza statuaria della sua donna. Partì ad osservarla dai piedi, piccoli ed eleganti, unite alle belle gambe da un paio di caviglie delicate ed affusolate. Le curve della ragazza erano malcelate dai suoi shorts di jeans. La linea ritornò sottile seguendo l’arco della schiena, tenuta scoperta fino alle scapole da una maglietta bianca. Le bretelle del reggiseno risaltavano sul morbido tessuto.
Lei girò la testa, sorprendendolo a fissarla. “Hey...” sorrise dolcemente.
“Ma quanto sei bella?”
“Tanto” fece lei in maniera disinteressata, tornando a leggere dal pc. Black sorrise di nuovo, poi la sovrastò fisicamente, stendendosi su di lei. White sorrise, sentendo il corpo tonico del ragazzo dietro la schiena.
Un brivido percorse l’autostrada della sua colonna vertebrale non appena il ragazzo le baciò il collo.
“Che guardi?” chiese poi, lui.
“EFP... Incredibile...”
“Ancora N?”
“Già... Non capisco per quale motivo tutti mi vedano con lui”
“Te l’avevo detto che forse era meglio evitarlo, quel giro sulla ruota panoramica”
Commenti
Posta un commento