È praticamente il mio primo approccio allo yaoi, quindi siate clementissimi.
Qui troverete il link per il download del nuovo capitolo del manga di Back To The Origins, disegnato da Laila.
PreciousMetalShipping
L’atmosfera fumosa di quella bettola sul porto di Olivinopoli rendeva tutto parecchio surreale. Quella mano di grigio che aleggiava tutt’attorno lo faceva sentire più stanco che altro.
Voglioso di una bella birra fredda, magari.
Non era tipo da whiskey, o da gin liscio. Forse più avanti, quando i peli sul suo mento avrebbero preso il colore candido della neve, lasciando che solo i suoi occhi dorati fossero di contrasto in quella tavolozza sale e pepe.
Gold sentiva i suoi passi diventare più leggeri, intanto si avvicinava al bancone di legno. Una donna di mezza età dai capelli rossi fumava la sua Cartier impiastricciando il filtro di rossetto fucsia. Le rughe sul suo volto erano profonde, scavate nella pelle macchiata dai nei e dal tempo.
Gold fece per aprire bocca ma poi la chiuse subito.
Non ce n’era bisogno, aveva capito che quella avesse capito. Difatti la cameriera si abbassò, aprì l’anta di un frigorifero e ne tirò fuori una Heineken. La stappò, quindi la poggiò velocemente sul bancone, con un gesto rapido del braccio. I grossi seni danzavano ad ogni suo movimento.
Gold afferrò la birra, sentiva la superficie fredda e scivolosa del vetro, la condensa attorno la sua mano era piacevole. La bottiglia tintinnò a contatto con l’anello che portava.
Regalo di sua madre, tanti anni prima; non lo levava mai.
Portò la birra alle labbra e fece sì che il liquido dorato come i suoi occhi carezzasse delicatamente l’interno della sua bocca.
Il freddo era tanto, ma lui adorava quel sapore sulla lingua. Ingoiò, e si piegò soddisfatto sul bancone, a testa bassa.
I pensieri giravano e rigiravano nella sua testa ma poi si rese conto che qualcuno lo stava chiamando. Girò la testa, ed una bella ragazza bionda gli stava chiedendo qualcosa.
Non sentiva la voce, intuiva semplicemente ciò che voleva dire ma sembrava recepire tutto con estrema chiarezza.
Si focalizzò sul volto di questa. Non sapeva dire con precisione quali fossero le sue fattezze, ma ricordava un neo sul labbro superiore e la frangetta sugli occhi azzurri.
Lui la invitò a sedere, lei accettò sorridente, arrampicandosi su di uno sgabello, gestendo con la massima eleganza il suo paio di tacchi alti.
Fu una caduta di stile, ma Gold non resistette e le guardò il sedere; senza alcuna inibizione allungò la mano e lo toccò, ma la reazione di quella fu fulminea: un urlo tremendo, quasi fosse la sirena di un hangar, lo spaventò.
Non era serata. Forse era davvero meglio stare con la testa sul bancone, aspettando il collasso alcolico per risvegliarsi il giorno dopo in qualche ospedale.
Oppure accanto a qualche cesso madornale dalle forme sconclusionate e dalla faccia ambigua.
Ambigua nel senso che poteva assomigliare sia ad un uomo che ad una donna; certe volte quel limite è così sottile che lo divide solo un pomo d’Adamo.
In ogni caso si trovava dove non voleva trovarsi. Perché quello strano senso di depressione lo stava facendo marcire dentro?
Prese a porsi domande esistenziali, che diventavano sempre più frivole in base alla quantità di alcool che il suo corpo ingeriva ed assimilava.
Dopo un’oretta i suoi occhi ballavano e tutta la stanza girava. La bionda era ancora lì, parlava con la cameriera poi cercava di dirgli qualcosa, ma la sua voce risultava un trombone stonato.
Fu quello il momento in cui lei si alzò e lo condusse sottobraccio nel bagno del locale.
Fece tutto lei.
Dapprima lo baciò, la lingua di lei pareva essere lunghissima; rimestava nella bocca del ragazzo il sapore metallico del sangue e quello forte dell’alcool.
Venne l’attimo in cui decise di spogliarlo. Dapprima gli slacciò i pantaloni, lasciandoli cadere per terra. Lui era già eccitato ed allungò una mano sul petto di quella, rimanendo tuttavia deluso. La vista gli aveva mostrato due seni enormi, morbidi, tenuti fieri e in bella vista in quel balconcino, ma le sue mani si scontrarono contro un petto duro e piatto.
Non si fermò, però, e venne il momento in cui lei levò la maglietta al ragazzo. Gold tuttavia rimase incastrato con la testa nel buco della T-shirt.
“Sei sempre il solito...” sentì la voce androgina di quella, in quel tono che già aveva sentito da qualche parte.
“Asp..tta...” farfugliò Gold, portando le mani sul bordo della maglietta e cominciando a tirare verso l’alto. Non usciva.
Fu allora che mise più forza in quello che cercava di fare finché la testa uscì fuori.
Tuttavia la bionda non c’era più. Quel sedere sporgente neppure.
Gold guardava confuso la figura davanti a sé, mettendo a fuoco la persona.
Era alta più o meno quanto lui, con capelli lunghi e rossi che gli coprivano un occhio. Il corpo, totalmente nudo, era quello di un uomo, la potente erezione a testimoniare quello che credeva.
E poi quell’occhio color argento.
La stanza girava, la sua testa faceva fatica a rimanere dritta i suoi occhi si chiudevano, ma l’eccitazione che provava al contempo lo costringeva a restare sveglio e vigile.
“Silver...” riuscì a sillabare. La bionda era scomparsa, ed al suo posto era comparso il suo amico. Gold gli sorrise, contento di vedere quella faccia conosciuta.
“Sei venuto a prendermi. Grazie.”
Silver annuì, quindi sorrise, spingendo Gold verso il muro. Lui camminava con difficoltà, dato che i pantaloni abbassati alle caviglie avevano l’effetto di una camicia di forza per gambe, limitando i movimenti. Una volta che la sua schiena toccò la parete, Silver lo baciò, spingendo la lingua nella bocca dell’altro.
Gold spalancò gli occhi: nella sua testa un sentimento strano e contrastante. Lui era un eterosessuale convinto, talvolta anche omofobo, ma in quel momento l’unico posto dove voleva stare era lì, tra le braccia di Silver.
Chiuse gli occhi e strinse il ragazzo, saggiando i muscoli ben definiti della schiena di lui, carezzandogli il sedere. Quello spingeva l’erezione in sua direzione, aumentando l’eccitazione di entrambi in maniera vertiginosa.
Gold era stranamente felice. Qualcosa che non aveva mai provato prima si stava manifestando: lui si stava riconoscendo innamorato. Tutte quelle avventure passate assieme, tutti quei momenti, tutti quegli attimi fuggenti, quei sorrisi nascosti, quegli sguardi; tutto quanto, tutto era scaturito in quel momento di perfezione. Sentiva la voglia di averlo lì, in quel momento, di entrare in lui e farlo suo. Ma non riusciva a smettere di baciarlo, di toccare il suo corpo.
“Sei bellissimo” fece.
“Anche tu, Gold”
Silver prese a baciargli il collo; Gold sentiva un vuoto alla bocca dello stomaco. La testa continuava a girare, tutto diventava più scuro e buio, le porte dei bagni, i lavandini, gli specchi, prese tutto a cadere giù, in un vortice nero, che racchiuse anche i due ragazzi.
“Silver! No!” urlava Gold.
“Non preoccuparti. Sono qui”. Gli tese la mano, sorridendogli e guardandolo negli occhi. Gold sorrise a sua volta, convinto che tra le sue mani lui sarebbe stato sempre al sicuro.
Allungò la mano ed afferrò la sua, tirandolo a sé durante la caduta libera nel vuoto.
“Gold... non preoccuparti... Sono qui.” Silver cercava di calmarlo.
Il moro si agitava durante il sonno, mentre batteva i denti costantemente.
“Gold...” la mano del fulvo poggiò sul petto del ragazzo. Era calda, e fece svegliare quello dagli occhi dorati da quel sonno disturbato.
Aprì gli occhi lentamente.
“S-Silver...”
“Gold, hai fatto un incubo, ti stavi agitando. Come stai?”
“Non... non molto bene, a d-dire il vero...” concluse, battendo i denti.
La stessa mano calda che lo aveva svegliato andò a tastargli la fronte.
“Hai la febbre alta... Scotti tantissimo.”
“A-aiutami...”
“Tranquillo...”
Silver si girò ed aprì un cassetto. Estrasse una compressa e la diede al ragazzo, che la ingoiò rapidamente. “Tra qualche minuto farà effetto. Ora calmati” disse, prendendo un codino e legandosi i capelli in alto sulla testa.
“Ho freddo...” diceva, battendo i denti.
Silver sorrise, carezzandogli la fronte, quindi si stese di nuovo sotto le coperte, tirando il corpo febbricitante del ragazzo a sé. Gli baciò la fronte e gli carezzò la nuca.
“Non preoccuparti. A te ci penso io.”
Qui troverete il link per il download del nuovo capitolo del manga di Back To The Origins, disegnato da Laila.
Ciao
a tutti. Allora, ci ho lavorato parecchio, anche perché di Yaoi non
sapevo praticamente nulla prima di entrare in questo mondo. Siate
benevoli e ditemi dove posso migliorare! La storia è dedicata a
Capricornus, che involontariamente me l'ha chiesta X)
Buona lettura. Ringrazio anche Keimi per la lettura preventiva e Persej Combe per la disponibilità, oltre che Rachel, ma lei non finirò mai di ringraziarla perché è fantastica.
Buona lettura. Ringrazio anche Keimi per la lettura preventiva e Persej Combe per la disponibilità, oltre che Rachel, ma lei non finirò mai di ringraziarla perché è fantastica.
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L’atmosfera fumosa di quella bettola sul porto di Olivinopoli rendeva tutto parecchio surreale. Quella mano di grigio che aleggiava tutt’attorno lo faceva sentire più stanco che altro.
Voglioso di una bella birra fredda, magari.
Non era tipo da whiskey, o da gin liscio. Forse più avanti, quando i peli sul suo mento avrebbero preso il colore candido della neve, lasciando che solo i suoi occhi dorati fossero di contrasto in quella tavolozza sale e pepe.
Gold sentiva i suoi passi diventare più leggeri, intanto si avvicinava al bancone di legno. Una donna di mezza età dai capelli rossi fumava la sua Cartier impiastricciando il filtro di rossetto fucsia. Le rughe sul suo volto erano profonde, scavate nella pelle macchiata dai nei e dal tempo.
Gold fece per aprire bocca ma poi la chiuse subito.
Non ce n’era bisogno, aveva capito che quella avesse capito. Difatti la cameriera si abbassò, aprì l’anta di un frigorifero e ne tirò fuori una Heineken. La stappò, quindi la poggiò velocemente sul bancone, con un gesto rapido del braccio. I grossi seni danzavano ad ogni suo movimento.
Gold afferrò la birra, sentiva la superficie fredda e scivolosa del vetro, la condensa attorno la sua mano era piacevole. La bottiglia tintinnò a contatto con l’anello che portava.
Regalo di sua madre, tanti anni prima; non lo levava mai.
Portò la birra alle labbra e fece sì che il liquido dorato come i suoi occhi carezzasse delicatamente l’interno della sua bocca.
Il freddo era tanto, ma lui adorava quel sapore sulla lingua. Ingoiò, e si piegò soddisfatto sul bancone, a testa bassa.
I pensieri giravano e rigiravano nella sua testa ma poi si rese conto che qualcuno lo stava chiamando. Girò la testa, ed una bella ragazza bionda gli stava chiedendo qualcosa.
Non sentiva la voce, intuiva semplicemente ciò che voleva dire ma sembrava recepire tutto con estrema chiarezza.
Si focalizzò sul volto di questa. Non sapeva dire con precisione quali fossero le sue fattezze, ma ricordava un neo sul labbro superiore e la frangetta sugli occhi azzurri.
Lui la invitò a sedere, lei accettò sorridente, arrampicandosi su di uno sgabello, gestendo con la massima eleganza il suo paio di tacchi alti.
Fu una caduta di stile, ma Gold non resistette e le guardò il sedere; senza alcuna inibizione allungò la mano e lo toccò, ma la reazione di quella fu fulminea: un urlo tremendo, quasi fosse la sirena di un hangar, lo spaventò.
Non era serata. Forse era davvero meglio stare con la testa sul bancone, aspettando il collasso alcolico per risvegliarsi il giorno dopo in qualche ospedale.
Oppure accanto a qualche cesso madornale dalle forme sconclusionate e dalla faccia ambigua.
Ambigua nel senso che poteva assomigliare sia ad un uomo che ad una donna; certe volte quel limite è così sottile che lo divide solo un pomo d’Adamo.
In ogni caso si trovava dove non voleva trovarsi. Perché quello strano senso di depressione lo stava facendo marcire dentro?
Prese a porsi domande esistenziali, che diventavano sempre più frivole in base alla quantità di alcool che il suo corpo ingeriva ed assimilava.
Dopo un’oretta i suoi occhi ballavano e tutta la stanza girava. La bionda era ancora lì, parlava con la cameriera poi cercava di dirgli qualcosa, ma la sua voce risultava un trombone stonato.
Fu quello il momento in cui lei si alzò e lo condusse sottobraccio nel bagno del locale.
Fece tutto lei.
Dapprima lo baciò, la lingua di lei pareva essere lunghissima; rimestava nella bocca del ragazzo il sapore metallico del sangue e quello forte dell’alcool.
Venne l’attimo in cui decise di spogliarlo. Dapprima gli slacciò i pantaloni, lasciandoli cadere per terra. Lui era già eccitato ed allungò una mano sul petto di quella, rimanendo tuttavia deluso. La vista gli aveva mostrato due seni enormi, morbidi, tenuti fieri e in bella vista in quel balconcino, ma le sue mani si scontrarono contro un petto duro e piatto.
Non si fermò, però, e venne il momento in cui lei levò la maglietta al ragazzo. Gold tuttavia rimase incastrato con la testa nel buco della T-shirt.
“Sei sempre il solito...” sentì la voce androgina di quella, in quel tono che già aveva sentito da qualche parte.
“Asp..tta...” farfugliò Gold, portando le mani sul bordo della maglietta e cominciando a tirare verso l’alto. Non usciva.
Fu allora che mise più forza in quello che cercava di fare finché la testa uscì fuori.
Tuttavia la bionda non c’era più. Quel sedere sporgente neppure.
Gold guardava confuso la figura davanti a sé, mettendo a fuoco la persona.
Era alta più o meno quanto lui, con capelli lunghi e rossi che gli coprivano un occhio. Il corpo, totalmente nudo, era quello di un uomo, la potente erezione a testimoniare quello che credeva.
E poi quell’occhio color argento.
La stanza girava, la sua testa faceva fatica a rimanere dritta i suoi occhi si chiudevano, ma l’eccitazione che provava al contempo lo costringeva a restare sveglio e vigile.
“Silver...” riuscì a sillabare. La bionda era scomparsa, ed al suo posto era comparso il suo amico. Gold gli sorrise, contento di vedere quella faccia conosciuta.
“Sei venuto a prendermi. Grazie.”
Silver annuì, quindi sorrise, spingendo Gold verso il muro. Lui camminava con difficoltà, dato che i pantaloni abbassati alle caviglie avevano l’effetto di una camicia di forza per gambe, limitando i movimenti. Una volta che la sua schiena toccò la parete, Silver lo baciò, spingendo la lingua nella bocca dell’altro.
Gold spalancò gli occhi: nella sua testa un sentimento strano e contrastante. Lui era un eterosessuale convinto, talvolta anche omofobo, ma in quel momento l’unico posto dove voleva stare era lì, tra le braccia di Silver.
Chiuse gli occhi e strinse il ragazzo, saggiando i muscoli ben definiti della schiena di lui, carezzandogli il sedere. Quello spingeva l’erezione in sua direzione, aumentando l’eccitazione di entrambi in maniera vertiginosa.
Gold era stranamente felice. Qualcosa che non aveva mai provato prima si stava manifestando: lui si stava riconoscendo innamorato. Tutte quelle avventure passate assieme, tutti quei momenti, tutti quegli attimi fuggenti, quei sorrisi nascosti, quegli sguardi; tutto quanto, tutto era scaturito in quel momento di perfezione. Sentiva la voglia di averlo lì, in quel momento, di entrare in lui e farlo suo. Ma non riusciva a smettere di baciarlo, di toccare il suo corpo.
“Sei bellissimo” fece.
“Anche tu, Gold”
Silver prese a baciargli il collo; Gold sentiva un vuoto alla bocca dello stomaco. La testa continuava a girare, tutto diventava più scuro e buio, le porte dei bagni, i lavandini, gli specchi, prese tutto a cadere giù, in un vortice nero, che racchiuse anche i due ragazzi.
“Silver! No!” urlava Gold.
“Non preoccuparti. Sono qui”. Gli tese la mano, sorridendogli e guardandolo negli occhi. Gold sorrise a sua volta, convinto che tra le sue mani lui sarebbe stato sempre al sicuro.
Allungò la mano ed afferrò la sua, tirandolo a sé durante la caduta libera nel vuoto.
“Gold... non preoccuparti... Sono qui.” Silver cercava di calmarlo.
Il moro si agitava durante il sonno, mentre batteva i denti costantemente.
“Gold...” la mano del fulvo poggiò sul petto del ragazzo. Era calda, e fece svegliare quello dagli occhi dorati da quel sonno disturbato.
Aprì gli occhi lentamente.
“S-Silver...”
“Gold, hai fatto un incubo, ti stavi agitando. Come stai?”
“Non... non molto bene, a d-dire il vero...” concluse, battendo i denti.
La stessa mano calda che lo aveva svegliato andò a tastargli la fronte.
“Hai la febbre alta... Scotti tantissimo.”
“A-aiutami...”
“Tranquillo...”
Silver si girò ed aprì un cassetto. Estrasse una compressa e la diede al ragazzo, che la ingoiò rapidamente. “Tra qualche minuto farà effetto. Ora calmati” disse, prendendo un codino e legandosi i capelli in alto sulla testa.
“Ho freddo...” diceva, battendo i denti.
Silver sorrise, carezzandogli la fronte, quindi si stese di nuovo sotto le coperte, tirando il corpo febbricitante del ragazzo a sé. Gli baciò la fronte e gli carezzò la nuca.
“Non preoccuparti. A te ci penso io.”
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