Ola a tutti! Benissimo, cominciamo con un po' di comunicazioni. Innanzitutto seguite sempre Pokémon Adventures ITA! Bellissime immagini relative ad ORAS!
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Laila, poi, ha disegnato il nuovo capitolo del Manga di Back to The Origins, andate a leggerlo nella sua pagina. Non mi stanco mai di leggerlo e di vedere come è migliorata dall'inizio!
Nient'altro. Hoenn's Crysis è anche su EFP, se volete venite a lasciare una recensione!
Hoenn's Crisis
Il sole stava tornando a risplendere in quel di Porto Selcepoli, e deboli raggi di luce calda donarono un po’ di sollievo a Marina. Aprì gli occhi lentamente e piccoli arcobaleni si deformarono davanti alle sue iridi fino a svanire nel nulla. Il cielo non era terso ma le nuvole nere erano lontane.
Solo qualche cirro ovattato era rimasta ostinato a sporcare il cielo, tuttavia il sole era freddo, come l’aria che adesso baciava la sua pelle.
Davanti aveva la distesa marina, ancora le onde facevano la voce grossa ma in maniera assolutamente minore rispetto a poche ore prima.
I suoi vestiti erano totalmente fradici, i suoi capelli anche.
Gold...
Il respiro accelerò talmente tanto che i polmoni parvero scoppiarle nel petto. Si portò immediatamente in posizione seduta, affondando le mani nella sabbia bagnata.
“Gold!” urlò con voce roca. Tossì un paio di volte per far scendere quel groppone così scomodo e pungente, pareva un bolo di puntine metalliche e sassolini il suo.
“Stai calma, Marina... Gold sta bene...”. Marina conosceva quella voce, ma non riusciva a capire a chi appartenesse. Si voltò a destra, e non c’era nessuno, poi si voltò a sinistra e la situazione era uguale.
“Sono qui, Ranger...” fece di nuovo la voce. Marina si voltò e vide Adriano alle sue spalle.
Marina fu stupita e ricollegò quel Milotic alla persona che aveva avanti.
“A-Adriano... Sei stato tu a salvarci?”.
“Già...” fece con viso sornione l’uomo, avvolto nel suo mantello bianco, proprio come un principe. “Vi lascio due minuti da soli e cercate addirittura di uccidervi... Voi dovreste essere la speranza per le persone di Hoenn...”.
“Gold dov’è?!” si alzò lentamente in piedi, con ancora tutta la sabbia bagnata attaccata alla schiena, alle cosce e ai polpacci.
“È a Porto Alghepoli... Nel Centro Medico”.
“Santo cielo... Sta bene?!”.
“Sì, ha solo un paio di dita della mano rotte... Niente di che, già ha provato a levarsi le fasciature”.
Marina sorrise. “Sempre il solito... Quindi sta bene?”.
“Sì. Lanette stava monitorando la situazione con il satellite ed ha visto interamente la scena dell’omicidio dei due anziani”.
“Quel vichingo ha preso le sfere...” sospirò la ragazza, a testa bassa.
“Sì, lo so, me lo ha detto. Tuttavia la storia si sta ripetendo, nuovamente. Ruby e Sapphire però non ci sono”.
“Beh, non li conosco... Non saprei esprimermi e... Ma aspetta! Il mio Styler è totalmente distrutto!” fece lei, alzando con rabbia il braccio destro. Pezzi grossi di plastica e metallo penzolavano attaccati alla scheda madre attraverso i connettori a fascia.
“Ora è inutilizzabile! Ed io sono totalmente inutile qui!” si lamentò lei.
“Non sai ripararlo?” chiese lui portando la mano al mento, in una posa totalmente plastica.
“Saprei anche farlo, ma necessito degli attrezzi adatti! E quelli ce li ha Martino!”.
“L’altro Ranger. In questo momento è a Ciclamipoli”.
“Oh... Ancora?! Dovevamo vederci a Forestopoli!”.
“Beh, se ha detto così sarà così. Ora perdonami, ma devo scappare, cose improrogabili. Continuate a fare il vostro lavoro”.
“Sicuramente Adriano. Grazie per quello che hai fatto, ti dobbiamo la vita”.
“Tranquilla e vai da Gold”.
“Subito!” fece lei, andando verso il Capopalestra di Ceneride e stringendogli la mano.
“Exploud, usa Granvoce!” urlò Mohawk, puntando l’indice verso il Camerupt avversario.
Fiammetta e Martino cercarono invano di chiudere le orecchie con le mani ma il forte attacco del Pokémon Fragore li colpì lo stesso.
Come del resto colpì Camerupt, che si lamentò per il dolore. Fiammetta quindi sorrise, abbassando le mani dal capo, e prese a fare cenno di no con la testa.
“Mi aspettavo più forza a dire il vero. Non vi siete resi conto che avete davanti un’ex Capopalestra?!”.
“Beh, non eri niente di che, come Capopalestra...”.
Fiammetta sorrise di nuovo. “E secondo te quanto può interessarmi l’opinione di un moscerino come te?! So quanto valgo, e adesso te lo dimostrerò! Camerupt! Usa Terremoto!”
Martino sospirò, quindi prese in braccio il suo piccolo Pichu e fece qualche passo indietro.
Camerupt bramì, quindi la terra prese a tremare ed una grande spaccatura si formò, attaccando minacciosamente il Pokémon avversario.
Exploud vide la terra davanti a sé spaccarsi, aprirsi in una grande e tetra voragine. Dovette gettarsi sulla destra, ma cadde malamente, mostrando il fianco a Fiammetta.
“Ottimo! Vai con Lanciafiamme!”.
Camerupt spalancò occhi e fauci, riempiendo quest'ultima di caldo e rosso fuoco. Proprio come un lanciafiamme, l'attacco del Pokémon Eruzione si abbatté con forza e velocità impressionante, schiantandosi su Exploud. Gli occhi di Mohawk si colorarono di un caldo arancione mentre osservavano il debole tentativo di difesa da parte del suo Pokémon di difendersi, per poi essere sovrastato dalla forza di Camerupt.
Exploud ruzzolò per terra, per alcuni metri verso il suo allenatore.
"Ottimo Camerupt!" urlò entusiasta Fiammetta, stringendo il pugno destro.
Mohawk osservò il suo Exploud poggiarsi sui pugni e rimettersi lentamente in piedi.
"Forza! Portiamo questa lotta su di un altro livello! Forza con Sgomento!".
Il Pokémon Fragore respirò forte, riempiendo i polmoni ed emettendo un rumore sinistro dai suoi cannoni, poi sparì ed infine riapparve davanti all'avversario, facendolo sussultare.
"Ottimo, perfetto Exploud! Ora vediamo che resistenza ha il tuo Pokémon, a livello fisico! Usa Gigaimpatto!".
Exploud caricò il corpo di tutta la sua energia, i suoi piedi quasi affondarono nel terreno per la veemenza e la forza e subito dopo si schiantò contro Camerupt, abbattendolo.
"No! Camerupt!".
Il Pokémon di Fiammetta bramiva dolorante, steso su di un lato, mentre Exploud ansimava, senza energie: il colpo effettuato aveva prosciugato per un attimo le sue energie. Lei sapeva che doveva utilizzare una strategia vincente, quindi analizzò il suo Pokémon: Fuoco e Terra, il fuoco dentro di lui, la terra sotto il suo corpo.
Bastava poco.
Basta poco...
"Exploud, ce l'abbiamo quasi fatta! Basta poco!" urlò Mohawk, stretto nel suo giubbino di pelle.
"No! È a noi che basta poco! Camerupt, forza, usa Crescita!".
Camerupt si rimise in piedi quindi concentrò le proprie energie per accrescere il proprio corpo.
"Ottimo, ora vai con Ricciolscudo!" continuò la bella rossa, incrociando per un attimo lo sguardo preoccupato di Martino. "Stai tranquillo...".
"Devi attaccarlo! Non vedi che non riesce a muoversi!" esclamava quello.
"Beh, non è più così! Il mio Exploud ha una grande capacità di ripresa, ed ora è di nuovo in piedi!" rise Mohawk sguaiatamente.
Il suo Pokémon era provato ma riusciva a rialzarsi, nonostante lo facesse in maniera davvero lenta.
"Sfruttiamo la sua lentezza, Camerupt! Usa Maledizione!".
Exploud s'era alzato intanto e ciò riempì di sicurezza Mohawk, che non si curò della strana e misteriosa energia che stava riempiendo Camerupt. Un alone viola lasciava il suo corpo.
"Ottimo Exploud! Finiamolo! Corposcontro!".
Exploud sospirò, emettendo di nuovo quel rumore strano, si caricò sulle ginocchia e si lanciò, mettendo in avanti la spalla.
"Stai pronto, Camerupt! Usa Resistenza!" urlò Fiammetta, piena di grinta.
Camerupt abbassò il capo, ingobbendosi ulteriormente, quindi strinse tutti i muscoli del corpo non appena il suo avversario impattò contro di lui; la potenza dello schianto fece scivolare il Pokémon Eruzione quasi un metro indietro mentre stringeva gli occhi e i denti.
Spalancò poi gli occhi, attendendo l'ordine di Fiammetta, che non tardò ad arrivare.
"Camerupt! Vai con Eruzione!".
L'ennesimo bramito, l'ultimo di quella lotta, si alzò alto nella periferia di Ciclamipoli. L'assetto era basso, il Pokémon aveva la testa vicinissima al terreno bruciato dal Lanciafiamme lanciato precedentemente, e le gambe posteriori tese al massimo, in modo che i due vulcani che aveva sulla schiena fossero puntati sull'avversario. La luce che emanavano era forte, il calore anche, gli occhi erano diventati specchi rossi in cui Exploud rifletteva il volto preoccupato.
Sarà stato un sesto senso, insito nei Pokémon in generale, ma il Pokémon Fragore l'aveva capito.
Sarebbe stata dura resistere a quell'attacco.
Lava a sbuffi venne lanciata fuori, ceneri bollenti e nere si alzarono al cielo, oscurando il già debole sole, e lapilli incandescenti di varie dimensioni si riversarono contro il Pokémon avversario e la folta schiera di nemici, che scappò lontano.
Il rumore dell'eruzione s'avvicinò ad un boato sordo, che rimbombò forte in lungo e in largo. Fiammetta fu sicura che esso fosse stato udito anche da lontano.
L'attacco colpì in maniera brusca Exploud, che ricadde senza più energie davanti al suo allenatore.
Fiammetta aveva vinto. L'enorme boato portò tutti a percepire uno strano crepitio nelle orecchie, una sorta di fischio fastidioso che svanì pochi secondi dopo.
"Ora hai capito con chi avete a che fare?! Andate via da Ciclamipoli!" urlò Fiammetta.
Mohawk fece rientrare Exploud nella sfera, stringendo i denti.
"Hai vinto... Ma non ti libererai di noi così facilmente! Andiamo via!" fece quell'altro sovrastando con la voce la donna.
"Noi non andremo da nessuna parte!" si sentì, ancora più forte.
Fiammetta guardò Martino preoccupata: tra gli sgherri si stava facendo spazio qualcuno che sembrava avere nessuna buona intenzione.
L'acqua pulì dal suo corpo il sale ed il sangue ed il dolore e la stanchezza, attraversandola per tutta la sua lunghezza, carezzandole le curve ancora acerbe, o forse soltanto non sviluppate, terminando nello scarico.
Marina, chiusa nella fumosa cabina doccia del Centro Pokémon, aveva appena finito di fare la doccia.
Chiuse l'acqua con ancora gli occhi chiusi, per il fastidio che l'acqua insaponata le dava agli occhi, poi li strinse ed aprì la porta scorrevole della cabina; vi uscì, seguita dal vapore caldo ed amico, per poi avvolgersi in un caldo asciugamani bianco.
La sua pelle calda era baciata dai baci pungenti della temperatura che si tuffava giù.
I bagni dei Centri Pokémon erano tutti uguali, solite mattonelle bianche per terra, vernice azzurra alle pareti. Sanitari, vasca, doccia ed uno specchio.
Vi si pose davanti e con la mano pulì la condensa, per rendersi conto della figura dagli occhi scavati e stanchi che aveva di fronte.
Sospirò, avvolse l'asciugamano attorno ai seni e ne prese un altro, con cui cominciò ad asciugare superficialmente i capelli.
Era davvero provata. Non erano passate nemmeno dodici ore, forse l'orologio aveva funzionato per sei ore prima che lei si ritrovasse in quel bagno a rimuginare sulla situazione.
A loro servivano le sfere, che adesso erano in mano a quel folle. Inoltre il suo Styler era inutilizzabile e ciò stava a significare che, fino a che non avesse incontrato Martino, il quale possedeva gli attrezzi per ripararlo, dovesse fare affidamento sul suo compagno di viaggio, sull'umoralissimo e maledetto Gold.
Maledetto per forza di cose, s'intendeva; nonostante tramite quella convivenza forzata, cominciata appena ventiquattr'ore prima, si fosse leggermente affezionata a lui, viveva addosso sentimenti contrastanti. Le cicatrici del passato le bruciavano la pelle ed i ricordi presero a riaffiorare con una prepotenza quasi unica, spostando ogni qualsivoglia spunto mentale si fosse sedimentato.
Ricordava ancora quegli occhi, le lacrime del ragazzo, tutti i bicchieri fracassati.
L'asciugamani cadde, sotto il seno candido ancora deturpava il suo corpo quel segno, quell'anatema, che era costretta a portarsi per sempre addosso.
Rialzò il telo, finì di asciugarsi ed infilò un pantaloncino ed un reggiseno sportivo per poi uscire dal bagno della stanza in cui Gold era stato ricoverato temporaneamente.
Era scarna, qualche macchinario spento era stipato nell'angolo accanto al letto. Questo aveva un materasso parecchio sottile, con coperte e lenzuola bianche.
Un cassetto di metallo, un armadio dello stesso stile e tende bianche davanti alla finestra.
Davanti ad essa c'era Gold, in piedi, scalzo e senza maglietta.
"Hey... Sei vivo" sorrise Marina. Quello voltò prima il capo, annuendo serio, poi il corpo seguì la testa.
"Sì, sono vivo e sto bene".
Il sacchetto pendeva sul suo petto, in cui una grossa croce violacea sembrava pulsare, con la volontà di uscire fuori.
"E questa cos'è?" fece, avvicinandosi lentamente. Lui era silenzioso, con lo sguardo stanco, la vedeva avvicinarsi, con gli occhi spalancati ed i capelli bagnati. Allungò le dita delicate, fino a toccare leggermente il suo petto: la croce era fredda, il sangue sembrava evitare quel punto.
"Fa male?".
"Ora no. Il sacchetto mi sta aiutando, suppongo".
La ragazza alzò gli occhi, passando dal guardare il fisico asciutto di Gold ai suoi occhi dorati. I capelli erano tirati indietro ed avevano preso una strana piega.
"Come stai?".
"Ho detto che sto bene...".
"Scusami, non ti alterare".
"Non mi sto alterando..." disse il ragazzo, facendo qualche passo indietro. Lei abbassò la mano, ancora alzata verso il petto di quello, e fece qualche passo indietro.
"Sei strano... Non hai voglia di scherzare o di prendermi in giro".
"Non è il momento. Anzi, dovrei ringraziarti, per quello che hai fatto sul Monte Pira: Adriano mi ha detto tutto".
"Già, Adriano. A proposito... Dov'è?".
"Aveva da fare, è andato via".
Poi calò un silenzio imbarazzante. Marina infilò una maglietta e si sedette sul letto di Gold, tirando i piedi sul materasso.
"Ho paura" disse Gold.
Marina si voltò repentina e lo guardò. "Che significa? Che significa che hai paura?".
"Ho paura che mi succeda qualcosa, Marina".
"Non sembri tu..." esternò quella, alzando un sopracciglio.
"Già, e la cosa mi sconvolge. Questa croce, questa che ho qui sul petto... Quella donna mi ha lanciato una maledizione, ed io non so come far andare via questa cosa...".
Marina sorrise e si alzò di nuovo. Gli prese la mano, combattendo contro l'odio represso che aveva nei suoi confronti, e gliela strinse. "Non avere paura...".
"Pare facile. E comunque non sei tenuta ad essere gentile con me".
"Infatti non lo faccio perché sono tenuta; lo faccio perché non ti ho mai visto in questo stato... Appena ti ho incontrato, ieri, mi è sembrato che avessi in mano la capacità di far saltare in aria il mondo...".
Gold sorrise. "In effetti sembrava così anche a me".
"Ed ora invece ti spaventi".
"Sembrerà strano, ma anche io sono un essere umano".
"Brutta razza, quella".
Entrambi risero. Marina vide gli occhi di Gold riempirsi di calore.
"Marina?".
"Che c'è?".
"Sei magra. Sei troppo magra. Se ti mettessi davanti ad una lampada potrei farti una radiografia".
La ragazza inarcò un sopracciglio. "Forse ti preferivo prima, quando non eri stronzo".
Adriano s'accomodò nella sua poltroncina di pelle blu, accavallando le gambe. Il buio in quella stanza era tanto, e soltanto piccoli faretti a campana illuminavano scampoli del tavolo con sopra fotografie e documenti.
Alice era in piedi, davanti ad un grande telo su cui probabilmente sarebbero stati proiettati dati ed immagini, mentre seduti al tavolo c’erano tutti i Capopalestra di Hoenn.
Più o meno tutti... Petra e Rudi erano morti, Fiammetta aveva abbandonato la barca e Normann non si era presentato. Lì presenziavano soltanto gli stessi Alice e Adriano, Tell, con sua sorella Pat e Walter.
Inoltre verso l’estremità più lontana del tavolo vi erano i Superquattro e, a capotavola, il Campione Rocco.
“Allora... Ci siamo tutti, credo...” fece quella, sbuffando e levando il casco da aviatrice che possedeva. Lo poggiò sul tavolo e fissò per un momento Adriano.
“Fa sempre più caldo, ma poi fa subito freddo... Questa situazione è strana da gestire. Groudon e Kyogre si sono risvegliati, di nuovo, ma prima non era così” si lasciò andare ad un piccolo spunto che non aveva studiato nel programma di quella riunione straordinaria. Tornò quindi a guardare un punto indefinito, molto vicino alla testa di Rocco, anche se lei non poteva vederlo perché abbagliata dalla luce del proiettore.
“Allora, cerchiamo di fare un quadro completo della situazione” disse, prendendo un telecomando. Cliccò, ed apparve una fotografia dall’alto di Albanova.
“Qui, tranne qualche cedimento strutturale di alcuni vecchi edifici non è successo nulla. Mi preoccupa di più il crollo di molti alberi del bosco e la formazione del grosso cratere da cui è uscito Groudon”.
Clic.
“Solarosa. Qui nulla di nuovo, sembra essere stata graziata”.
Clic.
“Petalipoli ha risentito di qualche terremoto, i più forti, c’è stato il crollo di qualche palazzina datata verso la metà del secolo scorso... Normann oggi non è presente, e nessuno ne sa il motivo” puntualizzò.
Clic.
“Ferruggipoli è stata totalmente rasa al suolo. L’attività sismica ha portato al crollo del tunnel Menferro e dell’Università, e di conseguenza alla morte di Petra, pace all’anima sua”.
Clic.
“Bluruvia non esiste più. È stata totalmente sommersa da una grande onda e da un improvviso innalzamento delle acque. Il corpo di Rudi è stato ritrovato esanime”.
Clic.
“Porto Selcepoli ha risentito degli stessi effetti di Bluruvia. Niente più”.
Clic.
“Ciclamipoli è stata in parte graziata. L’attività sismica ha fatto cedere qualche vecchio edificio, ma il problema sta nel grande esodo che ha colpito la città, e la conseguente convergenza di persone... ehm... difficili”.
Clic.
“Mentania ha un grande cratere al centro del paese, assai pericoloso perché ricolmo di magma. È praticamente un vulcano”.
Clic.
“Cuordilava è stata sommersa totalmente dall’eruzione del Monte Camino. In quest’ultimo si sono aperti diversi nuovi crateri. Mi spiace come Fiammetta non sia riuscita a gestire la situazione, ma non era facile”.
“Quella è un’incapace” sorrise Fosco.
“Zitto” tuonò il Campione, gettando un’occhiata d’argento nella direzione di quello.
“Sì... Poi... Brunifoglia. Sommersa dalla colata lavica e dalla pioggia di tufo. Le Cascate Meteora sono totalmente distrutte”.
Clic. Il proiettore si spense, e le luci si accesero.
Adriano guardò serio negli occhi di Alice.
“La parte insulare di Hoenn, se si leva Bluruvia, è ancora integra. Sembra che Groudon e Kyogre siano concentrati sulla parte ovest della regione. A distruggere l’est, invece, ci stanno pensando il Team Idro ed il Team Magma”.
“Di nuovo?!” esclamò Walter, inarcando un sopracciglio e battendo un pugno sul tavolo. “Non muoiono mai?!”.
“Già, non muoiono mai, Walter. Porto Alghepoli è stata dilaniata dal Team Idro, in maniera piuttosto radicale. Il Team Magma si è, come dire, limitato ad annullare ogni effetto della cattura di Groudon da parte dei Dexholders di Johto”.
“Quelli sono totalmente incapaci...” sbuffò di nuovo il Superquattro di tipo Buio.
“Fosco...” lo riprese nuovamente Rocco.
“Hanno aspettato che i tempi fossero maturi per appropriarsi delle sfere, ovvero hanno aspettato il risveglio di Kyogre, per poterlo controllare senza rischiare che la manipolazione non avvenisse. Hanno portato Groudon tramite un marchingegno verso la parte sudovest di Hoenn per farlo entrare nel territorio di Kyogre. Non si hanno più notizie di nuovi avvenimenti riguardanti questi due team e...”
“Non è così”. Il silenzio si abbassò velocemente. “Purtroppo ho delle notizie”.
Tutti si voltarono verso Adriano.
“Sono cose di poche ore fa, la coppia di anziani che proteggevano le due sfere è stata uccisa. C’è stato un duro scontro tra Team Idro e Team Magma sulla cima del Monte Pira, che ha coinvolto anche uno dei tre Dexholders arrivati da Johto, ed un Ranger di Oblivia. Sono salvi per miracolo. A quanto pare il Team Magma è molto più riflessivo, guidato sicuramente da una persona intelligente, piena d’ingegno”.
Alice ascoltava attenta, fissando le labbra dell’uomo, passando ai suoi occhi, tornando alle labbra e ripetendosi di dover rimanere concentrata.
“Il Team Idro invece è composto da pazzi squilibrati. È stato uno dei tenenti della formazione Idro ad aver ammazzato i vecchietti. Sono stati loro ad aver distrutto Porto Alghepoli. Ed ora sono loro ad avere entrambe le sfere, sia la rossa che la blu”.
Il silenzio calò per un momento, riempiendo d’angoscia i loro stomaci.
“Siamo di nuovo in balia di queste persone?” chiese Pat, cercando nel fratello appoggio.
E poi Drake sbatté forte i pugni sul tavolo; l’eco riverberò per parecchi secondi. “No! Non è così che si ragiona! Noi non siamo in balia di queste persone! Sono loro che se la dovranno vedere con noi! Di nuovo!”.
Ognuno prese a dire la sua al vicino di sedia creando chiacchiericcio inutile e fastidioso, quando Alice si schiarì la gola, zittendo magicamente tutti gli altri.
“Credo che bisogni agire prima che accada l’irreparabile. Ed i Dexholders in questo senso ci aiuteranno”.
Fosco sospirò. “Non penso che questi ragazzi riescano nell’impresa, di nuovo. Con Ruby e Sapphire siamo stati fortunati, ma è la competenza ciò che cerchiamo”.
“Fosco, Crystal è una ricercatrice specializzata nelle catture dei Pokémon, Silver è un fortissimo allenatore, e Gold ha la il carattere e la verve che servono a maturare un rapporto d’acciaio con i suoi Pokémon, rendendolo speciale. Non dimenticare che è stato il Professor Samuel Oak a consegnare loro i Pokédex, che sappiamo essere oggettini non da niente...” puntualizzò Alice.
“Bene, se proprio vogliamo parlare di loro, mi sto chiedendo per quale motivo i tuoi tre qualificatissimi ragazzi non hanno risolto ancora l’intera situazione. Siamo rimasti ad Iridopoli, io, Drake e Frida, quando in realtà, assieme ad Ester, saremmo i più qualificati per riportare le cose alla normalità!”.
“Non funziona così, e lo sai bene. Ognuno ha una zona su cui mantenere il controllo, e voi Superquattro siete destinati a supervisionare su Iridopoli”.
“Ma la gente soffre e sta male anche lontano da Iridopoli!”.
“Ognuno ha il proprio ruolo”.
“Ma probabilmente non tutti se lo meritano! Vedi Fiammetta!”.
Rocco guardava stupito la scena, sempre imbevuto nella sua glaciale calma.
“Vedo Fiammetta, che adesso sta lottando con Crystal e gli altri ragazzi!” finalmente esclamò stizzita Alice.
“Non è così che deve funzionare! Noi Superquattro siamo più forti di qualsiasi allenatore, levando Rocco, che è il Campione. Siamo quindi anche più forti di qualsiasi Capopalestra!”.
“Fosco...” Frida cercava di placare i bollenti spiriti dell’uomo.
“Non rimarrò qui a guardare come tutto va a puttane, Frida!” si alzò ed uscì fuori, sbattendo la porta con violenza, lasciando una stanza in cui prese ad aleggiare forte sgomento.
“Come dobbiamo agire?” chiese poi la stessa Frida, sfregando le mani nei guanti bianchi, fissando Alice.
“Qui... qui non posso mettere bocca. Qui tocca a Rocco parlare. Il Campione è lui”.
Tutti i volti si spostarono da destra a sinistra.
“Beh, i Dexholders stanno lavorando sodo per riuscire nella cattura dei leggendari. Il problema qui è che non c’è soltanto un ostacolo: noi non dobbiamo dimenticare che tutto ciò è nato per via di una profezia di Arceus ad Adamanta, un’isola parecchio distante da Hoenn...”.
“Non vedo cosa c’entri...” puntualizzò Drake. “Vuoi che andiamo lì a salvare la gente di Adamanta?!”.
“No, non voglio questo. Voglio che capiate che la cosa è probabilmente estesa anche all’esterno di Hoenn. C’è da stare attentissimi, è Arceus ad aver aizzato Groudon contro di noi”.
Silenzio.
“Ognuno continuerà ad occuparsi della sua zona, ad eccezione mia, di Adriano, che è coperto da Rodolfo e che quindi può dare una mano, e di Alice, che è la coordinatrice del gruppo. Mi sembra tutto chiaro, no?”.
Tutti annuirono.
“Bene, riunione aggiornata. Fate del vostro meglio”.
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