Take Care
“È semplice, quasi semplicissimo, direi” cominciò Alice, seduta sulla sua poltrona. Fissava negli occhi i ragazzi e sospirava: li vedeva così acerbi ed immaturi talvolta che non riusciva a capacitarsi di come tali menti avessero potuto già una volta affrontare grossi pericoli.
Del resto non erano ancora morti, fu costretta quindi a ravvedersi. Prese un attimo di respiro e continuò la sua frase. “Groudon e Kyogre sono stati svegliati da Arceus. Ed ora chi vuole controllarli riesce effettivamente a far valere il proprio comando su di loro, tramite la Sfera Blu e la Sfera Rossa. Noi dobbiamo riuscire nell’intento di sgominare le due bande e catturare i Pokémon e poi…”.
Il telefono squillò.
Il sole era tramontato da pochi minuti ad Orocea e la luce violacea cadenzava un tono di tranquillità, cullato dal moto ondoso e dal suo canto.
Bridgette guardava negli occhi il suo fidanzato Donald mentre, entrambi in piedi sulle passerelle di legno, si scambiavano gli ultimi baci prima di rincasare.
Bridgette adorava Donald, ed adorava il modo con cui lui adorava il mare.
Lui invece adorava il mare. Ma amava anche baciare le labbra della sua fidanzata. A sedici anni, poi, i due si comportavano con una dolcezza disarmante, tanto che tutti li avevano soprannominati la coppietta.
Ogni giorno, sia con la pioggia che col sole, sia col vento che con l’afa, entrambi si ritrovavano sull’ultima palafitta, quella a nord ovest, e passavano il tempo a fissare l’orizzonte ed a fantasticare sul loro futuro.
“Diventerò un marinaio e solcherò i mari”.
“Ed io ti aspetterò” sorrideva lei, dolcemente.
Quel giorno il meteo era particolarmente volubile, cambiava come si rigirava nel vento una leggera e morbida piuma.
E poi il mare s’incrinò. Donald spalancò gli occhi, cercando di capire ciò che stesse succedendo e quando vide una coperta di nuvoloni neri rincorrere l’altra parte del cielo si preoccupò. Il mare si stava ingrossando, e questo poteva comportare un problema.
“Entriamo dentro...” fece lui.
“Tranquillo, amore. È solo un temporale”.
Il mare s’ingrossò sempre più velocemente, e d’improvviso dalla superficie apparve enorme il muso di un Pokémon, pronto a rituffarsi velocemente nelle profondità marine.
Bastò un nulla, Donald fu in grado di vedere due grandi occhi rossi, la sua pelle blu, liscia e lucida e poi le due grandi zampe anteriori dotate di artigli quadrati, che infransero la superficie del mare e vi si tuffarono dentro.
Il livello del mare dapprima aumentò leggermente, difatti il mare raggiunse i loro piedi, poi una grande onda anomala comparve all’orizzonte.
“Donnie...” fece lei, stringendolo. Lui sospirò ed abbassò gli occhi.
“Bridgette...”.
“Ok, va bene... Va bene, poi... Si fa per dire, ma non va bene per nulla. Anzi, va parecchio male. Do la comunicazione, a dopo”.
Alice chiuse la conversazione telefonica e guardò i ragazzi che, silenziosi, attendevano l’esito.
“Orocea... Orocea è stata spazzata via da una violenta onda anomala. Nessun superstite...”.
“Dobbiamo fare presto...” sospirò Crystal, con lo sguardo spento.
“Infatti. E non per mettervi fretta, ma alla base sono pervenute delle registrazioni di un enorme Pokémon marino che ha causato queste onde semplicemente tuffandosi in mare...”.
“Kyogre” fece serio Silver.
“Porca... Kyogre?! Non era Groudon il problema?!” esclamò Gold.
“I cambiamenti che Groudon ha apportato alla morfologia di Hoenn hanno risvegliato anche Kyogre...”. Silver si caricò della responsabilità di spiegargli il tutto.
“E come diamine si fa adesso?”.
“Ruby e Sapphire hanno fermato i due qualche anno fa”.
“Ah, allora è semplice! Basta che ci aiutino e tutto si mette a posto!” fece entusiasticamente quello dagli occhi d’oro. Martino fece una smorfia di disprezzo prima di voltare la faccia verso il muro; Marina lo colpì con una leggera gomitata, per farlo ritornare serio.
“Ruby e Sapphire sono dispersi. L’osservatorio meteo ci ha appena inviato i dati relativi alla situazione climatica... Sappiamo che entrambi si portano appresso rispettivamente tanto sole e nuvole cariche di pioggia; Kyogre è in pieno oceano, avendo superato da poco Orocea, ora è diretto verso la zona della Torre Lotta, ma suppongo che stia cercando Groudon, che si trova qualche miglio a nord di Verdeazzupoli ed è diretto proprio lì. È la migliore possibilità che avete per catturarlo, in quanto Kyogre ancora non sarà vicino, e non rischierete di ritrovarvi nello scontro” chiuse Alice.
Fiammetta si alzò, stretta nel giubbino di pelle che aveva infilato qualche minuto prima, e si voltò, davanti gli occhi di tutti; Gold cercò di attirare la sua attenzione: “Bellezza, ferma! Dove vai?!”.
La rossa si girò, con gli occhi ardenti e le mani lunghe sui fianchi. “Hai sentito Alice, no? Dobbiamo andare a Verdeazzupoli”.
“Tra meno di due ore Groudon sarà lì” fece seria la Capopalestra. “Purtroppo non mi posso allontanare da qui, dato che devo dirigere la situazione qui a Forestopoli, che è critica; tuttavia potrete contattarmi tramite Holovox”.
I ragazzi si alzarono tutti e, proprio mentre si avviavano alla porta, Alice mise una mano sulla spalla di Crystal, guardandola apprensivamente.
“Siamo tutti nelle tue mani, ragazza. Devi riuscire a prenderli. Voglio darti questa”.
Crystal la vide poggiarle sul palmo una Pokéball piena di graffi.
“È il mio Altaria. Può servirti, può esserti utile”.
“Ma io... Non me la sento di prenderti quello che reputi il Pokémon più importante”.
“Ora serve più a te che a me”.
La giovane sorrise e poi l’afferrò. “Grazie” fece. “Appena tutto sarà finito te lo riporterò sano e salvo”.
Lei sorrise e la strinse in un caldo abbraccio. “Ne sono più che sicura. Ora vai; il mondo ti sta aspettando”.
E mentre camminava sentiva addosso il peso delle parole di Alice: per quanto silenziosa e tranquilla fosse non avrebbe dovuto farsi abbattere dalle sue responsabilità.
Avrebbe dovuto catturare Groudon, e pure Kyogre.
Avrebbe dovuto fermare quelle catastrofi. Avrebbe dovuto sconfiggere i malvagi.
Con la sfera tra le mani guardava il suo futuro, come una chiromante, e si vedeva in cima al mondo.
“Ce la farò!” esclamò con grinta.
Fu così che i ragazzi si ritrovarono in volo verso l’isola. Non era saggio utilizzare il mare, come mezzo di trasporto, anche perché non avrebbero potuto minimamente salvarsi in caso di onda anomala;
Martino e Marina volavano su Staraptor, che intanto aveva avuto l’opportunità di riposarsi un po’.
Crystal e Silver volavano su Honchkrow e Fiammetta sul suo Talonflame mentre ad aprire la fila via era Gold sul suo Togekiss.
L’aria congelata che arrivava sul volto dei ragazzi li costrinse a tenere la testa abbassata.
Silver sentiva Crystal stringerlo sul petto e poggiare la testa sulla sua schiena.
“Hey...” gli disse, stanco.
“Sil... Che c’è?”.
“È arrivato Gold...”.
“Lo so bene. È qui davanti a noi...”. La voce della ragazza era molto stanca. Le loro giornate erano totalmente passate correndo e marciando in luoghi impervi; Crystal doveva riposare, non poteva permettere che le mancasse la lucidità, nel momento clou.
“Sembri eccitato dal vederlo...”.
“Stai insinuando qualcosa?”.
Silver rimase in silenzio, sentendo il vento tagliargli la faccia e quella strana voglia di urlare.
Si limitò a stringere i pugni, doveva rimanere concentrato. Osservava Martino, cercando di capire a cosa si fosse riferito precedentemente; che segreto nascondeva Marina? E Gold poi, cosa c’entrava? Lui non sembrava ricordare nulla.
Si voltò per un momento, vedendo la testa di Crystal poggiata contro la sua spalla, con gli occhi chiusi e sorrise. La sua pelle era candida ma diventava rosea sulle guance. Sullo sfondo c’era Porto Alghepoli, piccola e lontana, mentre davanti vedeva Gold virare leggermente, per affiancarsi a Fiammetta.
Quella lo guardò, bassa sul suo Talonflame, quindi rispose ad un cenno del capo. Gold la vedeva, conturbato, a cavalcioni sul suo Pokémon. Vedeva il suo corpo, fasciato dal giubbino di pelle nera, ed i pantaloni a carezzarle le gambe, piegate leggermente, a mettere in evidenza il fondoschiena. I capelli flagellavano il vento, parevano fiamme di una fiaccola.
Bellissima.
“Hey...” fece lui, cercando di avvicinarsi quanto più possibile con il suo Togekiss.
Lei si girò, tuffò la scintilla del suo sguardo negli occhi di quello, campo di grano dorato, ed in lui accese il sorriso.
“Ciao” rispose fredda.
Gold inarcò le sopracciglia e sospirò. Sapeva che sarebbe stato difficile.
“E così eri la Capopalestra di una città?”.
Fiammetta storse le labbra, mordendo poi quello inferiore, abbassando lo sguardo. Gold aveva toccato un nervo scoperto ed il ragazzo stesso se ne accorse.
“Cosa succede?”.
“Niente. La mia città non esiste più...”.
“Per questo non sei più la Capopalestra?”.
“No. E non mi sembrano affari tuoi”.
“Come sei scorbutica!” sorrise Gold. Marina, dall’altra parte della formazione, sospirò sentendo le sue parole, nonostante il vento facesse parecchia ostruzione uditiva.
“In realtà lo sono solo con te... Non mi sembri affidabile come persona”.
Gold rise, quindi guardò Crystal, semiaddormentata sulla spalla di Silver. La cosa lo turbò leggermente e non riuscì mai a capire il perché. Tornò ad osservare Fiammetta, che lo guardava fisso.
“Sbagli ampiamente” aggiunse lui. “Se sono qui è perché ci si può fidare di me”.
“Ecco perché sei venuto con dei giorni di ritardo”.
“Hey! Ero a Kanto a fermare Zapdos, non a farmi la sauna nelle terme di Ebanopoli!”.
“Anche a Cuordilava c’erano”.
“Peccato non poterle più vedere... Mi ci avresti accompagnato?”.
“No”.
Gold sorrise. “Ho capito, sei frigida”.
Fiammetta fece altrettanto. “Mi chiamo Fiammetta ed ho il fuoco che arde. Non posso essere frigida...”.
“C’è sempre un’eccezione, cara mia. E quella sei tu. Andiamo avanti, Togebo...”. Ed il Pokémon accelerò, tornando alla testa del gruppo, proprio davanti a Silver.
Lui sospirò, ed abbassò la quota improvvisamente, facendo svegliare Crystal. “Hey! Che succede?!”.
“Niente, stai tranquilla...”.
“Ho sentito un sobbalzo”.
“Vuoto d’aria, tutto normale, stai tranquilla... Honchkrow, accelera” fece lui poi.
Crystal si girò lentamente, vedendo Marino e Martina, e conseguentemente Fiammetta al loro fianco, rimanere sempre più indietro mentre su di loro l’ombra di Togebo eclissò per un attimo il sole pallido.
“Perché corri?!” fece.
Gold li vide partire velocemente in avanti, quindi sorrise. “Vuoi tirare, eh? Togebo! Facciamogli vedere come ci siamo allenati!”
Gold si appiattì sul dorso del suo Pokémon e quello si gettò a capofitto all’inseguimento di Honchkrow, stringendo i denti ed affondando le mani nel folto piumaggio del suo Pokémon.
Erano più leggeri, chiaramente, e Togebo era anche più forte fisicamente. Ciò gli permise di raggiungere il fulvo con estrema velocità.
“Honchkrow, più veloce!” urlò Silver, stringendosi nelle spalle e cercando di abbassarsi.
“Ma... Silver!”. Crystal cinse il ragazzo alla vita, impaurita. Poi sospirò ed abbandonò la presa dal ragazzo, per poi afferrare la ball di Altaria.
“Non mi piace questa cosa!” urlò ancora, un po’ perché il vento copriva la sua voce ed un po’ perché era arrabbiata, quindi fece uscire il Pokémon di Alice e vi si tuffò sopra, affondando nella morbidezza delle sue piume.
Quella carezzò la schiena del Pokémon e guardò i due ragazzi cominciare ad accelerare verso l’orizzonte illuminato, almeno fino a quando il suo sguardo riuscì a garantirle visuale.
Honchkrow contro Togekiss, Gold contro Silver.
Il vento attraversava le piume dei Pokémon ed i capelli dei ragazzi.
Silver era concentrato, con lo sguardo serio. Entrambi avevano l’assetto basso, quasi stesi di pancia sul proprio Pokémon; l’unica differenza tra i due era il grande sorriso di Gold, quasi divertito da quella gara.
“Vuoi tirare?” chiese lui, sorridendo.
“Andiamo”.
La serietà del fulvo contrastava in maniera massiva con il sorriso e la voglia di divertimento di quello dagli occhi dorati, tanto che quest’ultimo se ne accorse e non perse occasione per farglielo notare.
“Hey, che faccia che hai...”.
“È la mia faccia” chiuse.
“Sembri arrabbiato con me...”.
“Sembra così, in effetti”.
“Come posso averti fatto qualcosa se sono appena arrivato?!” esclamò sorpreso quello.
“Crystal” disse, quasi sussurrandolo al vento.
“Che c’entra Crystal adesso, testarossa?!”.
“Sono innamorato di lei”.
“E questo avrebbe attinenza con me per...?”.
“Lei ti guarda in quel modo”.
“Quale modo?!” esclamò Gold.
“Lei ti guarda come io guardo lei”.
Gold rimase in silenzio, nel tentativo di comprendere meglio le parole del ragazzo che volava spedito accanto a lui sul suo Pokémon.
“Guarda che io non...”.
“Non mi interessa che tu abbia o meno interesse nei suoi confronti... Mi interessa che lei non ne abbia nei tuoi”.
“Che diamine vorresti allora?” disse l’altro con tono neutro, lontanamente interrogativo.
Silver si girò a guardarlo, mentre il sole risplendeva nel pieno della sua discesa nel cielo; il mare era arancione ma il freddo era sensibilmente aumentato. Il rumore delle onde veniva nascosto dal vento che soffiava.
“E che vorresti fare adesso?”. Mai come quella volta la voce di Gold sembrava incerta: temeva davvero le ripercussione del suo amico, e non per via delle sue reazioni o di una possibile scazzottata; cercava di analizzare la situazione; quando una cosa gli pareva logica e quando anche il resto sembrava lo fosse, mancava sempre un piccolo frammento, un dato del tutto irrazionale, mai scrutato nell’animo di Silver.
No, quale irrazionalità? Silver era la ragione fatta persona; mai un passo senza pensare alle conseguenze.
Ed ora sfrecciavano ad alta velocità nel cielo. Il mare si stava increspando, urlando, pareva reclamarli nel suo freddo abbraccio.
Correvano sulle ali del loro coraggio e alla fine Gold si vide sorpassato; non poté far altro che sorridere ed urlare a Togekiss di spingere ancora di più; recuperò, erano spalla contro spalla, riuscivano a sentire i propri respiri in maniera tanto chiara.
“Cederai” fece Silver, concentrato, mentre all’orizzonte Verdeazzupoli cominciava a diventare una lontana ombra ambrata.
Marina e Martino volavano tranquilli, fissando in maniera disinteressata l’orizzonte e ciò che la vista permetteva loro di ricondurre alle figure di Silver e Gold, quando entrambi furono attratti da quella grande macchia di colore che si avviava perpendicolarmente a loro, qualche miglio avanti.
Entrambi stavano capendo ciò che stava per succedere; Marina mise una mano sulla spalla di suo fratello e lo fece girare. Lui annuì e quindi si abbassò su Staraptor, seguito da Marina a ruota.
“Forza!” fece lui. “Staraptor, più in fretta che puoi! Raggiungiamo Silver e Gold!”.
Staraptor accelerò in maniera impressionante, facendo sobbalzare Crystal e Fiammetta, rimaste a velocità sostenuta. Si guardarono, le due, non capendo.
Entrambe poi fecero una smorfia per manifestare la loro estraneità alla situazione, e diedero ordine ai loro Pokémon di seguire il duo di Ranger, nonostante fosse più spedito e determinato.
I due, infatti, si erano totalmente abbassati, l’uno sull’altra, cercando di annullare l’attrito con l’aria per aumentare l’aerodinamicità e, conseguentemente, andare più veloce.
“Forza Staraptor!” urlava Martino, mentre Marina si guardava il polso nudo: il suo Styler era ridotto a tanti pezzi di metallo, stipati nello zaino, che Martino avrebbe dovuto riparare durante la notte; ciò la faceva sentire totalmente inutile e quindi avrebbe dovuto coordinare da lontano la situazione, assieme alla sapienza ed all’abilità di Martino.
Come delle frecce, tagliavano l’aria in maniera decisa, Staraptor pareva un velivolo Stealth, veloce e silenzioso, diretto sul suo obiettivo, senza se e senza ma.
“È uno stormo...” osservò Marina.
“Sono Wingull. E Pelliper” rimbeccò l’altro.
“Si troveranno in mezzo alla colonna di Pokémon! Gold!” Marina urlò, cercando, invano, di attirare l’attenzione del ragazzo.
“Smettila...”.
“Si farà del male!” urlò ancora Marina, quasi stupita, giustificando il suo gesto.
Martino sorrise, mentre si avvicinavano inesorabilmente al loro obiettivo. “Nonostante quello che le sue azioni hanno provocato tu vuoi lo stesso che non soffra... Sei poco furba, sorella. Il mondo, le persone come te, le mangia a colazione”.
“Se c’è una cosa che so, è che non bisogna commettere gli errori che commettono gli altri. Se Gold si fosse comportato diversamente probabilmente adesso non avrei patito quelle sofferenze... Ma lo stesso so che non bisogna comportarsi chi sbaglia, quando si riceve un torto. Io sono meglio di lui”.
“Sbagli. Ma la vita è tua, quindi fai tu...”.
“Già! Farò io! Gold! Attento allo stormo!”. La voce di Marina tuttavia era come un tratto di matita sulla grafite nera della lavagna, e sia quello che Silver non riuscirono minimamente ad ascoltarla.
Infatti continuavano a volare fendendo l’aria con strafottenza e cattiveria.
Le piume di Honchkrow di tanto in tanto si staccavano dalle sue ali, cullandosi dolcemente durante la discesa nel mare, finché non si adagiava lentamente.
“Wingull...” realizzò poi Silver.
“Cazzo!” fece l’altro.
“Wingull!”
“Togebo, scendi!” urlava Gold, ma a tale velocità nulla era semplice. Difatti Togekiss non riuscì a virare, trovandosi in netta traiettoria con lo stormo di Pelliper e di Wingull. Entrambi i Pokémon frenarono, impauriti.
Era la fine. Silver si abbassò, cercando di appiattirsi sul dorso del suo Pokémon, chiudendo gli occhi e tenendo pronta la sfera di Feraligatr, per una qualsiasi evenienza nel caso fosse sopravvissuto con l’incredibile impatto con l’acqua. Gold non riusciva a non guardare quel treno alato bianco e blu ed affondò le dita tra le piume del suo Pokémon, digrignando i denti.
Silver lo aveva spinto in quella gara; Silver lo aveva portato a morire. Quasi, non ancora, pochi metri erano rimasti tra lui ed il suo destino; ma poi qualcosa di strano accadde.
I Pelliper, ed anche i Wingull s’intende, da soli, abbassarono la propria quota; taluni la alzarono.
“Ma che...” le parole di Silver risuonarono nella sua testa, rimbombarono come rintocchi di una campana rotta e volarono via come sabbia soffiata dal vento.
Gold vedeva quello spettacolo, esterrefatto: I Pokémon li evitavano, cambiavano quota, li scavalcavano e loro rimanevano fermi, sani e salvi. Più in alto, alzando lo sguardo, un anello di luce brillava e li sovrastava; lo seguì, con lo sguardo stanco ed abbagliato dal sole. Girava attorno ai Pokémon, pochi metri davanti a lui.
“Spostatevi, cazzo!” urlava Martino, stringendo i denti, disegnando col suo Styler enormi cerchi concentrici e luminosi nel cielo.
“Forza, Gold!” urlava Marina.
Il ragazzo si girò, e li vide, entrambi a cavalcioni sullo Staraptor con cui aveva avuto più di un problema. Martino girava lo Styler ad una velocità impressionante, manipolando temporaneamente le volontà dello stormo di volatili, facendogli per un attimo cambiare quota.
“Li... Li sta catturando con lo Styler...” sussurrò Silver, con gli occhi spalancati.
“Spostatevi!” ripeté Marina.
“Silver! Porco di un Gold, spostatevi da lì!”
Entrambi si ravvidero e realizzarono immediatamente quindi annuirono.
“Veloci!”.
“Avanti!” urlarono entrambi, all’unisono, avanzando con i Pokémon quel tanto che bastava per permettere al Ranger di ritirare lo Styler e di far passare lo stormo oltre i due Dexholders.
A Marino bruciavano le braccia; dovette disegnare cerchi così ampi che quella trentina che eseguì gli avevano letteralmente fatto del male fisico.
“Bravo, Martino...” sorrise sua sorella, dandogli una pacca sulla spalla, felice.
“L’ho fatto per Silver, sia ben chiaro. Gold per me è morto e sepolto da sei anni”.
“Ti ho chiesto di finirla”.
“Sai bene come la penso e non smetterò adesso di farlo, a maggior ragione adesso che ce l’ho davanti”.
Marina sospirò e lo strinse alla vita. Quella storia sarebbe stata una spina nel fianco per tutti.
Silver e Gold si trovavano a meno di un metro.
Gli occhi giudicatori di Gold stavano vestendo di rabbia il rosso, che si ritrovò a fissarlo come per chiedere spiegazioni.
L’altro rispose subito.
“Che diamine t’è preso?! T’è dato di volta il cervello?!”.
Silver sospirò e voltò lo sguardo. Non voleva avere nulla a che fare con lui. Crystal e Fiammetta li raggiunsero, quindi si ritrovarono a volare tutti insieme verso Verdeazzupoli; l’isola, che si avvicinava sempre di più, faceva scudo al sole, schermando i suoi raggi che, galeotti, fuggivano per vie diverse, donando una cornice dorata a quel cumulo di case dai tetti colorati, miste a spiagge dalla candida sabbia e a percorsi in terra battuta che attraversavano l’erba verde ed umida.
“Siamo quasi arrivati” annuiva convinta Crystal. Si trovavano a circa settanta metri dal suolo, e videro tutto: la terra si aprì come fosse acqua, e Groudon vi uscì con una facilità immane. Urlava, ruggiva, enorme com’era non ebbe alcun problema, con un agile colpo di coda, a frantumare case ed altre costruzioni.
“Eccolo!” esclamò la ragazza. “È Groudon! Altaria, forza!”.
Il Pokémon di Alice puntò in picchiata verso il basso, tra lo stupore e la sorpresa degli altri specialisti, pronta a fare sul serio.
Subito preparò le sfere dei suoi Pokémon, e chiuse un’Ultraball vuota nel palmo della mano destra.
Altaria atterrò velocemente, alzando foglie e polvere dal pavimento della città: a Verdeazzupoli le persone urlavano e scappavano mentre l’enorme Groudon imperversava.
“Forza! Sevee, Marshee! E anche Meganee! Cominciate con l’attaccarlo da lontano!”.
Gold e Silver scesero velocemente accanto a lei, saltando agilmente dal proprio Pokémon. Entrambi le misero la mano sulla spalla, il fulvo sulla sinistra ed il moro su quella destra; la ragazza si voltò dapprima a sinistra e poi a destra, quindi annuirono tutti e tre all’unisono.
“Forza, Pokémon!” urlò Silver, tirando le sfere di Grovyle e Poochyena, assieme a quella di Feraligatr e di Weavile, lasciando riposare Honchkrow. Gold stesso mandò in campo Shiftry, assieme ad Exbo, il suo Typhlosion e ad Aibo, il suo Ambipom; Togebo era rimasto nella sua sfera.
“Avanti!” fece quella, con la testa alzata verso l’obiettivo e lo sguardo concentrato. Aveva riempito gli occhi di grinta, strinse i denti e puntò l’indice contro il Pokémon avversario.
“All’attacco!” aggiunsero contemporaneamente Gold e Silver, l’uno con tanta grinta e l’altra con la solita seriosità.
“Non così in fretta” sentirono alle proprie spalle i ragazzi.
Si voltarono, velocemente, e incrociarono lo sguardo con un ragazzo biondo ed una giovane donna dai capelli lunghi e lisci, del colore della pece.
La M risplendeva rossa fiammante sulle loro divise.
“Magma...” ringhiò Crystal.
Gli occhi di Gold si riempirono di speranza, quelli di Silver d’odio.
“Ancora voi?!” urlò quest’ultimo, rabbioso.
“Dovete distrarli mentre cerco di catturare Groudon, ragazzi” fece Crystal, guardando velocemente entrambi.
“Tranquilla” rispose il fulvo.
“Distrarre?! Ma perché?! Ci stanno aiutando! I nemici sono quelli in blu! Quelli che mi hanno fatto questo!” esclamò, aprendo la zip della felpa ed abbassando il collo della maglietta, slabbrandolo, mostrando parte della croce viola ed il sacchetto.
“I blu?! Quali blu?!” chiese poi Crystal, afferrando il ragazzo per la spalla e tirandolo, per farlo voltare. Per un attimo indugiò sulla croce viola, storcendo le labbra.
“I blu! I pirati! Quelli con le bandane!”.
Fiammetta ed i due Ranger misero piede sul suolo. Marina vide Zoe e sorrise. “Oh, bene, sono qui a darci una mano!”.
Martino e Fiammetta si guardarono e si focalizzarono su di lei. “Ma che stai dicendo?!”.
“Marina!” urlò Gold poi. Lei si voltò e lo guardò.
“Che vuoi?”.
“Chi sono i cattivi?”.
“I pirati! Il Team Idro!”.
Fiammetta guardò Martino e sospirò. “Siamo caduti dalla padella nella brace... Il Team Idro è ugualmente una spina nel fianco al Team Magma! Sono entrambi dei terroristi ambientali!”.
“Cosa diamine stanno dicendo questi, Marina?!”.
“Lei, quella ragazza” fece lei, puntando l’indice verso il volto divertito di Zoe “... Lei ci ha aiutati. Quel ragazzo ha visto il suo Pokémon morire, perché ha combattuto contro il folle... Quello delle sfere...”.
“Xander! Così si chiamava!” urlò Gold.
“Gold, stupido ottuso! Abbiamo a che fare con due gruppi terroristici!” Fiammetta gli si avvicinò e lo afferrò per la testa: una mano sulla tempia destra ed una sulla sinistra, poi poggiò la fronte sulla sua.
“Loro sono i cattivi! I buoni siamo noi! I buoni siamo solo noi!”.
Gli occhi rossi di Fiammetta si specchiarono nei piatti dorati del ragazzo di Borgo Foglianova.
“Hai capito?!”.
Lui annuì quindi guardò il duo, che sorrideva.
Groudon ruggì forte, facendo voltare Crystal.
“Devo catturarlo! Ragazzi forza!”.
“Sì!” annuì Silver.
Andy guardò Zoe, passionalmente, si strinsero la mano e mandarono in campo i propri Pokémon.
Andy non aveva più Houndoom, ma al suo posto in campo c’era un grosso Magmortar ed un Mightyena, affiancati dal Medicham di Zoe, e dal suo Arcanine.
“Forza!”.
E cominciarono a lottare. Senza accorgersi che qualcuno li guardava dall’alto.
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