Attica pt. 1
“Marshee!” urlò Crystal, stringendo i pugni. Il suo Swampert subito partì all’attacco, con convinzione. “Usa subito Idrondata! Raffreddiamo la situazione! Meganee, tu usa Parassiseme ed attenta alla lava!”
Fu così, parecchio veloce. Data l’elevata esperienza, fu il Pokémon d’erba ad attaccare per primo, spargendo migliaia di semi addosso al Pokémon Continente, che lentamente cominciarono a drenare dal suo corpo energia vitale.
Groudon ringhiò, ma non sembrava assai colpito dalla mossa; la sua forza pareva senza limiti, anche quando la grande ondata provocata dall’attacco di Swampert gli si abbatté addosso.
“Non demordiamo! Sevee, pronto con l’attacco Nube!”.
Seviper emise dalle fauci un gas denso e grigio, che puzzava di marciò; Groudon non riusciva a localizzare gli avversari e perciò si vide costretto a colpire alla cieca per difendersi: enormi palle di materiale piroclastico incandescente cominciarono a piovere dal cielo, esplodendo al contatto con il terreno in mille piccoli pezzi, proprio come granate a frammentazione.
“No! Attenti! Cerchiamo di inibire questo pericolo, Marshee! Usa Idrondata un’altra volta e cerchiamo di alzare il livello dell’acqua, anche se di poco”. Il ragionamento filava: se le bombe di Groudon si fossero raffreddate non avrebbero recato alcun danno.
“Megaree, usa Foglielama! Dai che tra poco concluderemo la lotta con la cattura!”.
“Zoe... Crystal sta lottando contro Groudon. Dobbiamo sbarazzarci di questi due cretini” sussurrò Andy, guardando i volti determinati dei due.
“Tranquillo, amore mio... Non ci vorrà molto per mettere fuori gioco questi fessi. Medicham! Lottiamo e mettiamo subito K.O. quei debolissimi Pokémon! Usa Calcinvolo su Poochyena!”.
Gold guardò Silver ed annuì ad un suo sguardo.
“Vai, Grovyle!” urlò il fulvo, vedendo sparire nella nebbia il Pokémon.
“Ambipom!” fece contemporaneamente Gold. “Vai con Lancio!”. Gli posò poi dei sassi tra le dita della coda; sassi che vennero prontamente scagliati contro il Pokémon della ragazza.
Colpito in pieno, questo rovinò duramente per terra.
“Bene, Shiftry, usa Congiura!” sussurrò poi quello dagli occhi dorati.
“Ora, Grovyle. Vai con Aeroassalto!” urlò Silver; dall’alto comparve il Pokémon Legnogeco, che attaccò Medicham e lo mise fuori combattimento.
Silver guardò Gold, a braccia conserte e con un piccolo sorriso. “Ed io che pensavo che voleste aiutarci... Peccato per te, un fiorellino così bello e delicato appartiene ad un gruppo terrorista...”.
Zoe digrignò i denti e guardò Andy. “Perché non mi hai dato supporto?!”.
“La loro abilità di lotta fianco a fianco è impressionante. Adesso li conceremo per le feste, amore”.
“Bah, Arcanine, diamogli fuoco!” fece, rabbiosa. “Lanciafiamme!” urlò. Il Pokémon spalancò le fauci e creò l’inferno in terra, mentre il cielo s’imbruniva e le prime stelle facevano la loro comparsa nel palcoscenico della notte.
Fiammetta ed i due Ranger erano andati intanto all’interno del centro abitato; dopotutto era sempre avvenuto un terremoto e qualcuno sarebbe potuto essere in difficoltà.
Forti di queste convinzioni si avviarono verso il centro, dal punto di atterraggio, ovvero la spiaggia. Salirono una piccola scalinata e percorso un viale totalmente deserto, che solo un vento assai caldo spazzava a tratti.
Sentirono delle urla e cominciarono a correre in direzione di esse, passando dapprima davanti alle abitazioni che guardavano il mare, sognanti anche se con quell’espressione fissa, e poi entrarono in uno stretto vicolo che, probabilmente, li avrebbe portati al centro del paese, nella piazza.
Un crollo, in lontananza alzò tanta polvere, oltre ad emettere un sinistro rumore di mattoni fracassati, accompagnati da altre urla. Questo fece rallentare i ragazzi, che cominciarono ad adottare un passo più cauto.
Martino si guardò attorno; lanciò lo Styler e catturò velocemente uno Spinarak. Si trovavano in un vicoletto assai piccolo, tra due palazzi che probabilmente erano stati graziati dalla furia della terra. Le mura di questi, gialle, tufacee, parevano assai vecchie. Pochi passi davanti a loro un uomo ubriaco era steso per tutta la larghezza del vicolo, piegando il collo poggiato al muro.
“Attenzione...” fece Fiammetta, che lo sorpassò agilmente; venne la volta di Marina, che poggiò il piede proprio dove l’aveva messo Fiammetta qualche attimo prima, e che vide la propria caviglia afferrata da quell’uomo. Strabuzzò gli occhi, Marina strillò per lo spavento.
“Lasciami! Santo cielo, lasciami!”.
Martino strinse pugni e denti e scaricò un violentissimo calcio dritto sul volto dell’uomo, che espresse dolore e lamento per poi mollare la presa.
“Andiamo, presto” disse poi il Ranger.
Avanzarono gli ultimi passi, e videro una scena devastante: l’intero centro cittadino era crollato totalmente, riversando in strada mattoni e calcinacci come se fossero intestini dei palazzi. Il caos regnava, le persone si muovevano come vespe imbizzarrite, in tutte le direzioni, rendendo impossibile ai tre concentrarsi sulla totalità di loro.
Analizzarono quindi la situazione poco alla volta: sulla sinistra c’era una madre con il corpo esanime di una bambina mora, con due codini ai lati della testa ed il volto sporco di sangue. Era inginocchiata in una pozza vermiglia ed urlava perché al cielo. Più davanti un bambino di colore, dai capelli ispidi e ricci, rimaneva immobile, in totale contrasto con le altre centinaia di persone.
C’erano persone che scavavano a mani nude nelle macerie, martoriandosele, tagliandosi e piangendo per il dolore; non quello alle mani. No, piangeva per il dolore che portavano nel cuore.
E poco bastò a Fiammetta ad immaginare la paura di un padre che scavava con vigore tra i sassi di calcestruzzo, stringendo i denti, pregando Arceus, con ancora una piccola fiammella di speranza viva. E quando la stessa Fiammetta vide il volto dell’uomo non appena, alzando un grosso pezzo di intonaco, ebbe appurato che quella mano, quella piccola mano che aveva liberato, apparteneva a suo figlio gli si annodarono stomaco e gola.
“Dobbiamo aiutare...”.
Un’altra esplosione coinvolse un palazzo assai antico alla fine della piazza, crollando su di un mucchio di persone.
Ormai la fontana al centro della piazza avrebbe dovuto emettere soltanto sangue.
Martino e Marina sciolsero i ranghi, cominciando ad aiutare. Il primo prese una vanga da terra e cominciò a scavare con grinta e rabbia, impaurito da ciò che avrebbe potuto trovare al di sotto delle macerie, mentre Marina cominciò a radunare le persone ancora vive, sporche di sangue, magari non loro, e di cemento.
Fiammetta camminava lentamente, quasi sconvolta da quell’orrore; vedeva rivoli di sangue camminare lungo le canaline dell’acqua e terminare nelle grate dei tombini, dove l’acqua gorgogliava.
“Tell e Pat... Loro potranno aiutarci...” disse tra sé e sé, accelerando il passo verso la palestra. Essa era al di sopra del promontorio ovest, a nord della città; lì accanto abitava anche Rocco, ma trovarlo in casa era assai improbabile, con quel po’ di cose da fare che c’erano per tutta Hoenn. Avanzò con passo celere fino alla salita del promontorio, dove prese a correre. L’ennesima esplosione, la gente che urlava e, in lontananza, il rumore delle onde che s’infrangevano sulla parete frastagliata dell’isola.
Un ragazzo dagli occhi rossi e dai capelli biondi, con un cappuccio nero alto sulla testa scappò velocemente da lì, con il volto più vitreo, bravo a non trasparire alcuna emozione. Salì gli ultimi metri e si accorse di ciò che stava succedendo lì: l’esplosione aveva fatto crollare l’intera palestra di Verdeazzupoli; Tell e Pat erano al di sotto delle macerie.
“No!” urlò lei, tirando fuori Blaziken dalla sfera. Cominciarono a sollevare le macerie a mani nude pure loro.
“Non potete essere morti anche voi! Siete troppo piccoli per morire!” urlava in lacrime la focosa donna di Cuordilava, lasciando che Blaziken sollevasse i pezzi più grossi e pesanti.
Sentì un colpo di tosse, poi, verso sinistra. Aveva riconosciuto il tono della voce.
“È Pat! Blaziken, è viva ancora!” urlò. Precipitosamente si gettò verso la fonte del rumore, cominciando a scavare, fino a che non tocco, erroneamente, una mano, ricoperta dalla polvere.
Spalancò gli occhi, già pieni di lacrime; la mano era stesa sul dorso, immobile.
Fiammetta poggiò delicatamente l’indice puntuto nel palmo di quella mano insanguinata e polverosa; se l’avesse sentita fredda avrebbe pianto tutte le lacrime che aveva in corpo.
“Pat...” fece lei, al limite. Una lacrima attraversò veloce la sua guancia e fu catturata dalla sua lingua: era salata, e nonostante fosse prettamente acqua le asciugò la bocca.
Poi il mignolo della mano si mosse e un altro colpo di tosse fu attutito dalla grande quantità di macerie e calcinacci.
Fiammetta osservò poi come la mano si muovesse e, successivamente, come stringesse il dito che le toccava il centro del palmo.
“Pat! È viva! Forza, Blaziken!” fece, prendendo a scavare con ancora più forza. Dopo pochi secondi riuscirono a mostrare la testa della ragazza, soltanto impolverata.
“Fiammetta!” esclamò, inspirando grandi quantità d’aria.
“Sei viva! Sei viva!”.
“Fai presto! Non resisto più!”.
“Crys! A che punto sei?!” urlò poi Gold, mentre combatteva alacremente il Team Magma affianco a Silver.
“Tu non pensare a me! Non riesco a prendere la mira, è ancora troppo in forze!”.
Andy sospirò e guardò i suoi Pokémon. “Mightiena, vai con Sgranocchio su Ambipom!” urlò quello, vedendo poi il suo velocissimo Pokémon chiudere tra le mascelle il braccio destro del Pokémon. “E tu, Magmortar, colpisci con Vampata Grovyle e Poochyena. Che Pokémon deboli e patetici”.
“Shiftry!” urlò prontamente Gold. “Non devi far attaccare Magmortar! Hai usato Congiura, sei più veloce e più forte. Quindi ora devi bloccarlo fisicamente! Vai subito con Finta!” urlò quello dagli occhi dorati. Il suo Pokémon, veloce come il vento, scomparve e riapparve in un secondo, proprio davanti agli occhi di Magmortar; fece per colpirlo con il ventaglio a destra, quindi attaccò con quello di sinistra, facendo indietreggiare l’imponente Pokémon di fuoco.
“Non penserai che saranno dei ventagli di foglie ed uno spaventapasseri di legno ad intimidirci. Magmortar, Vampata!”.
“Anche tu, Arcanine!” urlò Zoe.
Gold sorrise e diede il via alla sua strategia. “Tutti giù nelle fosse!” fece.
Andy e Zoe ebbero un attimo di sorpresa; I loro obiettivi dichiarati erano Poochyena e Grovyle dato che, essendo più deboli, sarebbe stato facile metterli fuori combattimento. Intanto Gold aveva pensato ad una strategia difensiva altamente efficace, ordinando ad Ambipom di scavare una grossa trincea per quando i Pokémon dei cattivi avesse scatenato l’inferno.
Quindi saltarono tutti dentro e le fiamme, le caldissime fiamme, attraversarono longitudinalmente il campo di battaglia. Silver guardò i suoi Pokémon quindi quelli di Gold, non riuscendo a trattenere un lieve sorriso. Certo, lo odiava con tutto il cuore per quello che stava succedendo con Crystal ma non poteva non riconoscere che l’intesa in battaglia tra i due era veramente fuori dal comune.
Abbassò gli occhi, Grovyle e Poochyena lo guardavano in attesa di ordini, con sguardo attento.
Il fulvo sorrise e guardò avanti.
Non appena la sfuriata di fiamme scomparve, Andy e Zoe videro il campo di battaglia totalmente vuoto; si guardarono sgomenti.
“Dove sono andati a finire?!”
“Vai Aibo, come sappiamo io e te! Ed anche tu, Shiftry, esci fuori!” urlò Gold.
“Seguitelo!” impose Silver.
I tre Pokémon balzarono fuori e con aggressività si gettarono a capofitto contro i due avversari.
“Su Magmortar!” urlò Silver.
“Mightyena, intercetta il Poochyena con Riduttore!” fece Andy, dritto e con le braccia incrociate.
“Arcanine, subito Lanciafiamme su Grovyle!” urlò l’altra.
Contemporaneamente, Mightyena ed Arcanine cominciarono il proprio contrattacco: il Pokémon Fuoco si abbassò sulle zampe, focalizzando la propria concentrazione sull’obiettivo; poi, come un cannone carico, fece fuoco.
La potenza scatenata dal Pokémon fu enorme e colse di sorpresa Grovyle, travolto dal Lanciafiamme.
Mightyena invece caricava con cattiveria il piccolo Poochyena di Silver, abbassando la testa, pronto per impattarlo. Quello frenò, impaurito, guardando il suo Allenatore negli occhi; guardò poi Grovyle, travolto dalle fiamme e guaì impaurito.
“Ora!” urlò poi Gold. Shiftry colpì con un forte attacco Ripicca su Arcanine, facendolo ruzzolare parecchi metri indietro, arrivando fin quasi sulla spiaggia.
Quell’ora di Gold, però, ebbe anche un altro effetto: Aibo uscì da sotto terra e sferrò un forte pugno sotto la pancia di Mightyena. Dapprima quello si alzò in aria, poi rovinò duramente per terra.
“Ottimo. Poochyena, Azione su Mightyena e l’abbiamo messo fuori gioco”.
E lo fece; l’attacco non fu effettuato con grande potenza, tuttavia fu bastevole per permettere al Pokémon di evolversi, durante la lotta.
“Guardalo...” sorrise Gold.
Il muso, le zampe, il corpo, tutto diventò più grande. Poochyena era diventato un Mightyena.
“Ottimo lavoro! Ora sotto!” urlò Silver, con grinta.
“E Tell? Dov’è tuo fratello?” chiese Fiammetta, ripulendo la Capopalestra di Verdeazzupoli dalla polvere delle macerie. Quella si era rimessa in piedi, il tempo di capire di essere ancora viva, per poi voltarsi costernata verso la sua Palestra.
O almeno quello che ne rimaneva.
Fiammetta la vide chiudere gli occhi ed abbassare la testa.
Starà cercando di comunicare telepaticamente con lui, pensò la rossa, guardando il volto di quella, sempre più concentrato, più rappreso. La vedeva, era cresciuta, era finalmente diventata una donna. Aveva quasi diciott’anni, ormai nei suoi occhi era sparita quella luce infantile e sognante di bambina, sostituita dallo specchio di un animo che aveva visto tante cose.
La pelle di quella ragazza era sempre stata pallida, al contrario dei capelli corvini, lunghi e lisci, che da pochi anni a quella parte aveva cominciato ad acconciare in una treccia lunga e curata. Gli occhi erano sempre ben truccati anche se quella volta il pianto aveva creato un dipinto nero di disperazione sul suo viso.
“Tell... è morto...” sussurrò Pat, mordendosi le labbra nel vano tentativo di trattenere il pianto.
Vano, appunto.
Le lacrime, le sue lacrime, quelle calde e nere lacrime, scivolarono agili sulla guancia, formando un canale candido nel nero sbiadito che aveva attorno agli occhi scuri.
Fiammetta si avvicinò, per stringerla, accogliendola tra le sue braccia.
“Fiammetta... Perché?!” domandò poi, lasciandosi andare alla disperazione.
La rossa capiva. Capiva quanto fosse difficile perdere qualcuno, capiva quanto potesse essere difficile ritrovare le convinzioni così, a bruciapelo. Eppure lei ci era riuscita.
Quella che era stata definita come la Capopalestra più inutile ed insulsa di tutta la regione di Hoenn era riuscita a sopravvivere alle catastrofi. Anzi, le combatteva.
Pat, assieme a suo fratello Tell, era micidiale con i Pokémon. Tutto ciò veniva coadiuvato anche dai poteri psichici che i due possedevano.
“Perché è così e basta, Pat. Non è giusto, lo so benissimo: Tell era un ragazzo, era giovane, era capace. Arceus se l’è preso con sé e questo non è giusto; ma sono morte anche centinaia di migliaia di persone, meno capaci. Civili. Bambini. Nessuno in questa situazione meritava di morire, eppure è successo”.
“Era mio fratello, Fiammetta! Mio fratello!” urlò lei, emettendo lamenti quasi dolorosi .
“Lo so. So benissimo che fosse tuo fratello”.
“Ed ora? Ed ora è sotto un cumulo di pietre!” fece puntando il dito verso le macerie.
“Almeno tiriamolo fuori da lì...”.
“Non serve più a nulla, Fiammetta” sospirò Pat. “Non sento più la sua energia vitale. Tell è morto”.
“Blaziken” disse poi al Pokémon. “Cercalo e tiralo fuori. Che poi tu come ti sei salvata?”.
“Ho concentrato la mia energia per crearmi una sorta di scudo con la forza psichica. Sono stanchissima”.
“Immagino...”. Fiammetta sospirò e la vide sedersi, mentre tratteneva a stento le lacrime. Le labbra di quella tremavano in maniera inconsapevole.
Si sedettero entrambe sull’erba. Fiammetta sapeva che avrebbe dovuto sbrigarsi, anche perché c’erano continue scosse d’assestamento, condite da forti esplosioni.
“Cos’è che esplode?” domandò la rossa.
“Non ne ho idea...”.
“Dobbiamo dare una mano. Lo sai, vero?”.
“Sì. Ma...”.
“Non prenderla come una giustificazione. Conosci bene il carattere di Tell e sai che non accetterebbe mai questa tua apatia... C’è gente che sta morendo, lì fuori. Il sangue sgorga nei tombini”.
“Hai ragione”. Sospirò.
Blaziken alzò un grosso masso quindi emise il proprio verso nel tentativo di attirare l’attenzione verso di sé.
“Girati e non guardare” fece Fiammetta.
Il Pokémon Vampe alzò il corpo morto e sfregiato di Tell, grondante di sangue.
“Non guardare. È tuo fratello”.
Angolo di un autore ubriaco la maggior parte delle volte:
Bel capitoletto, insomma, questo. Niente, scrivo l'angolo autore per dire che questo capitolo sarà con ogni probabilità diviso in tre o più parti, essendo pregno di avvenimenti. Non volevo ridurre la quantità di parole e neppure creare un megacapitolo illeggibile, quindi questo. Inoltre ringrazio tutti quelli che leggono la storia o che almeno ci hanno provato. Grazie per tutto, a presto.
Andy
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