Buonasera a tutti. Ecco la prima metà del capitolo trentadue. Vi invito a seguire i lavori della nuova peroratrice del progetto Courage, ovvero Black Lady, che inoltre disegna il fumetto di Hoenn's Crysis. Vi lascio all'anteprima della copertina del prossimo capitolo e poi all'uscita settimanale della fanfic.
Andy
Dobermann pt. 1
C’erano tutti.
Nascosti nell’erba alta i tre Dexholders, assieme a Martino e Marina, stavano varando la strategia da adottare mentre sullo sfondo si stagliava misterioso il Grottino Solare.
“Fiammetta è lì dentro?” chiese Martino a Gold, puntando l’indice verso l’ingresso del piccolo antro. Gold lo guardò sorridendo ed annuì.
“La salverò. Potete starne certi” sorrise sornione quello dagli occhi d’oro.
“Come agiremo?” domandò Crystal.
“Io e Gold agiremo da diversivo, e lotteremo probabilmente contro i Magmatenenti...”
“Quella coppia di fotomodelli...” bofonchiò Gold, interrompendo Silver, che dal canto suo parve non accorgersi della voce del moro e continuò a parlare.
“Crys, assieme a Martino e Marina, voi cercherete Fiammetta”. Si voltò poi verso la ragazza di Borgo Foglianova. “I Ranger ti daranno supporto”.
“Ottimo” sorrise Martino.
Passarono pochi minuti, il tempo che gli Allenatori si preparassero e quelli dotati di Styler acquisissero qualche Pokémon selvatico, dopodiché partirono.
Legarono saldamente ad un albero la Recluta malmenata a Porto Alghepoli, ormai stordito, e scesero verso la riva del piccolo laghetto che precedeva l’ingresso del Grottino Solare.
“Feraligatr...” fece Silver, facendo uscire il Pokémon Mascellone proprio davanti a lui; quello s’immerse nell’acqua, rimanendo con il solo dorso di poco fuori la superficie. Il fulvo salì sulla sua schiena e si voltò, aspettando che Gold salisse.
“Allora? Fai presto” fece il primo.
Quello dagli occhi dorati sorrideva, intanto cercava una Pokéball nella sua cintura.
“Scusami... Faccio da me. Vai Walrein!”.
Un grande esemplare del Pokémon Spaccagelo si presentò davanti agli occhi dei ragazzi: era davvero enorme, più grande dei pochi Walrein che avevano visto in vita loro; aveva una folta peluria ai lati della bocca, dalla quale fuoriuscivano due zanne lunghe ed appuntite. Il suo respiro sembrava congelasse la parte posteriore dei due grandi denti, ricoprendoli di un sottile stato di ghiaccio. Si voltò e guardò negli occhi Gold, che gli sorrise.
“Adriano mi ha avvicinato, stamattina. Mi ha chiesto quali Pokémon d’Acqua avessi con me, adesso, e gli ho risposto che ancora dovevo ottenerne uno. Allora mi ha sorriso e mi ha prestato questo Pokémon incredibile!” disse Gold, sornione.
“Wow...” sorrise Marina, meravigliata.
Videro Walrein immergersi proprio come Feraligatr, e Gold vi salì sul dorso emulando Silver.
“Ora andate” sorrise il moro.
“State attenti” tuonò invece l’altro.
E fu così che i Pokémon cominciarono a muoversi placidamente, con lo scopo di raggiungere l’altra sponda del laghetto; le acque si mossero lente e stanche, sbuffando in piccoli rivoletti che si riversavano sulla superficie scura dell’acqua, che rifletteva il cielo nuvoloso.
“Hey...” fece Gold al fulvo. “Mi spiace per... Insomma...”.
Silver si voltò repentino, guardandolo negli occhi, limitandosi ad abbassare lo sguardo ed a sospirare. “Stai zitto. Dobbiamo risolvere prima la situazione Fiammetta. Dopodiché parleremo di Crystal e di tutto il resto”.
“Che c’è da dire, scusa?! A me non interessa Crystal!”.
“Ma tu interessi a lei” fece, puntandogli quegli occhi glaciali addosso, freddi come un inverno polare.
“Cosa stai dicendo, Silver?”.
Il fulvo sospirò e tornò a guardare avanti. “Due Reclute Magma, Gold. Sono uscite dal Grottino”.
“No! Voglio prima risolvere la questione e...”
“Non voglio risolvere nulla, adesso! C’è da fare! Fiammetta è in pericolo ed io...”.
“Sei un coglione! Non t’interessa di far funzionare questa cosa, no! A te interessa soltanto entrare nelle grazie di Crystal! Io voglio rimanere tuo amico ed appianare le divergenze!”.
Il rumore dei Pokémon che tagliavano la superficie dell’acqua mentre praticavano l’attacco Surf era parecchio rilassante, ma i nervi erano a fior di pelle.
“Ma non lo capisci?! Non capisci cosa significa per me?! Ho passato la vita da solo, cresciuto in mezzo ad altri orfani! Hanno razziato la mia infanzia, mi hanno insegnato che ad essere brave persone ci si rimette sempre! Ho scoperto che mio padre è l’uomo peggiore di questo mondo e l’unica che mi è stata vicino è stata Blue, che reputo mia sorella! E poi ho incontrato voi, ho incontrato lei... Gold, lei. Crystal ha fatto breccia nel muro che ho creato per difendermi dal mondo! Lei è passata oltre! Lei è andata oltre il muro, oltre l’apparenza! Lei mi sta salvando, mi sta venendo a prendere! Non ho alcuna intenzione di perdere il mio treno, Gold! Non posso perderlo!”.
Parlava, Silver, agitava i pugni, accorato come non era mai stato. Gold solo in quel momento capì la sofferenza che provava nel cuore quel ragazzo: quello di Crystal non era un capriccio. Per lui era l’ancora di salvezza da quel mondo infame, la maniera per riscattarsi.
Perché non l’avrebbe mai potuto penetrare oltre il muro che aveva creato. Silver era solo, aveva vissuto come un bambino solo, aveva prodotto delle spine dalle sue sofferenze, spine avvelenate e colme d’odio, aveva ridotto drasticamente la sua volontà di parlare, di esprimersi; l’importante era pensare, parlare con se stesso, dentro la sua mente, capire ciò che volesse.
E quando aveva incontrato lei, Silver aveva capito che non voleva più essere solo.
Aveva capito che voleva essere salvato.
Gold girò lo sguardo indietro, vedendo tutt’attorno a lui la roccia che rivestiva quell’anello di pietra, quella depressione del pavimento naturale; infine si focalizzò su Crystal, sul suo sorriso grintoso, sui suoi occhi puri e cristallini. Crystal era strana.
Già, perché non era una bellezza prorompente come Blue, né aveva le caratteristiche della bella che non sapeva di esserlo, come Yellow. Crystal non si basava sulla bellezza per colpire, no. Lei volava come una farfalla e pungeva come una vespa. Ed era dotata di una bontà unica.
Bontà che catturava le prede, attirandole come fosse miele.
Crystal aveva punto Silver e, da quel momento, il fulvo aveva preteso di essere redento.
Era proprio la ragazza dagli occhi di cristallo che gli avrebbe donato le chiavi per la pace della sua anima. Silver era convinto che Crystal gli avrebbe donato la pace.
Gold lo sapeva. Aveva testato tramite la sua vicinanza la dolcezza con quella donna ma prima di quel momento non l’aveva mai reputata una donna con cui crescere.
Si accorse che Crystal fosse effettivamente una donna; si accorse che fosse una bella donna.
Si accorse di volerla, proprio come la voleva Silver.
“Oh... cazzo”.
“Ok! Ragazzi, è il momento di darci da fare. Lì ci sono già due Reclute, combatteranno contro Gold e Silver e noi intanto ci intrufoleremo dentro di soppiatto. Tutto chiaro?”
Crystal aveva disegnato in aria delle linee immaginarie che avrebbero fatto da matrici e gli occhi dei due Ranger le seguivano attenti.
“Ok, quindi massima attenzione” annuì Marina, guardando suo fratello.
Martino si girò, vedendo il piccolo Pichu Ukulele, il suo compagno fedele di avventura, con il volto contrito. Lasciò scappare un sorriso, carezzò sulla testa il piccolo Pokémon prima di offrirgli il braccio come ponte, permettendogli di salire sulla sua testa.
“Chiama Staraptor” disse poi alla sorella, che annuì decisa e schioccò le dita; tanto bastò al Pokémon Rapace per cadere in picchiata dal cielo, passando dall’essere un piccolo puntino al grande pennuto scuro.
Le due Reclute avevano cominciato ad inveire contro Gold e Silver, attirando l’attenzione dei tre.
“Dobbiamo sbrigarci” tuonò Crystal, prendendo la sfera di Altaria.
Silver e Gold sembravano due persone differenti una volta messo piede sulla riva della zona adiacente all’ingresso del Grottino Solare.
Due Reclute fissavano in cagnesco gli ultimi arrivati, pronti a lottare coi coltelli tra i denti pur di proteggere la loro base.
“Chi siete voi?! Non potete stare qui!” ringhiò quello a sinistra, guardando negli occhi prima Silver e poi Gold. I loro volti erano totalmente inespressivi, vuoti di ogni emozione.
Entrambi sospirarono per poi lasciarsi superare dai propri Pokémon; Walrein e Feraligatr s’interposero tra le due fazioni contendenti.
“Volete lottare?!” urlò l’altra Recluta, stupita.
Gold sbuffò. “Sì. Oppure levatevi dalle palle, è una giornataccia”.
I due Magma, che già erano ostili, non sembrarono gradire il tono di voce del ragazzo, quindi misero mano alle sfere, tirando in ballo un Golbat ed un Mightyena.
“Sempre gli stessi Pokémon...” sospirò quello con gli occhi d’oro. “Perché sempre gli stessi?”.
“Golbat!” urlò la prima delle due Reclute. “Usa Attacco d’ala su Feraligatr!”
Il pipistrello si gettò a capofitto nell’attacco, planando dall’alto della sua quota fino in basso, vicino al Pokémon Mascellone, pronto a sferzarlo con le sue ali sottili e taglienti.
“Fulmindenti” si limitò a pronunciare Silver, e tutti videro Feraligatr che, dopo un balzo agile, spalancò le fauci elettrificate, chiudendole con forza sul corpo del Pokémon avversario; Golbat terminò inevitabilmente K.O. con un tonfo sordo.
“No! Golbat! La pagherai cara!” ringhiò la recluta, stringendo pugni e denti, ignaro del fatto che in quel momento, alle sue spalle, tre individui provenienti da altre regioni si stavano intrufolando nella base segreta.
“Direi che tocca a me” disse Gold annoiato, dopo una smorfia che esprimeva boria. “Walrein, vai con Raggiaurora...”.
Il Pokémon di Adriano ruggì forte quindi una luce dai colori dell’aurora boreale illuminò le fauci dell’enorme tricheco. Gold era in grado di sentire il potere che possedeva quella creatura, e tutta la forza che imprimeva nello scagliare un attacco fortissimo contro il Mightyena avversario che, sotto preciso ordine del suo Allenatore, rotolò verso destra, evitando l’attacco.
“Troppoforte” disse infine Silver al suo Feraligatr, con quella flemma quasi stressante.
Fu una sequenza di calci, pugni e morsi a mettere fuori combattimento il Pokémon avversario.
I Dexholders di Johto fecero rientrare silenziosamente i propri Pokémon nelle rispettive sfere, spostando con due spallate le Reclute sconfitte.
“Levati da mezzo...” sussurrò Silver, camminando dritto.
“Sì... Via dai coglioni...” rincarò quell’altro.
Entrarono quindi nel grottino solare, ed una grossa sirena prese ad urlare.
“Ok. Ci sono un casino di stanze qui dentro, Marina. Io e te non possiamo dividerci, tu non sei ancora pienamente in forze dopo ieri e...”.
Martino guardava le due ragazze che, appiattite contro il muro che avevano alle spalle, si fissavano attorno inquiete. Le pareti erano state rivestite con pannelli isolanti grigi, decorati con fantasie a righe. I pavimenti erano invece formati da mattonelle bianche che riflettevano la luce calda dei grandi cappelloni appesi al soffitto, scavato nella roccia viva.
Ognuna delle lampade era collegata alla precedente ed alla seguente tramite un cavo nero; esso in alcuni punti esso cadeva più pesante, mentre in altri era ben teso. L’odore di umido disturbava molto, i giovani dovettero concentrarsi profondamente sul proprio obiettivo per non pensare a quel fastidio.
I ragazzi sembravano parecchio carichi, Marina in primis che, dopo aver ascoltato le parole del fratello, lo aveva schernito.
“Questa ragazza ancora non pienamente in forze è in grado di prenderti a pugni sul muso! Forza un po’!”
“Ok, allora, abbiamo un grande corridoio con porte a destra e a sinistra. Fiammetta potrebbe essere in ognuna di queste” Martino puntava con l’indice le porte rosse che parevano incastonate nelle pareti. Crystal sbuffò e si guardò attorno circospetta per poi obiettare.
“Non possiamo aprire tutte le porte così, Martino. Potremmo trovare dei nemici; io me la potrei cavare, sono un’Allenatrice del resto. Ma voi possedete soltanto dei Pokémon catturati con lo Styler. È differente. Dobbiamo stare parecchio attenti”.
“Certo” annuì il ragazzo, fissando la schiera di Pokémon che aveva alle spalle: c’era un Linoone, un Keckleon ed un Surskit. Marina invece veniva seguita da un Marill e da un Seedot.
Non era tanto, lo sapeva. Non era semplice.
“Beh allora...”
E la sirena cominciò a suonare forte, dolorosamente.
“Che succede?!” urlò Crystal, senza il timore di essere sentita da qualcuno.
“Silver e Gold! Avranno battuto le Reclute, sarà partito l’allarme!” replicò a tono Marina. Varie Reclute uscirono da una porta abbastanza isolata verso la fine del corridoio.
“Cazzo!” esclamò Crystal, aprendo la prima porta a disposizione e sparendovi all’interno, seguita dai Ranger.
Era buio e stretto, entrando avevano urtato qualcosa ma per la fretta e la paura non avevano capito cosa fosse. Sentivano soltanto i propri sospiri in quel momento, e la rumorosissima sirena che sembrava squarciare le mura col suo potentissimo suono.
“Intrusi!” sentirono all’esterno della stanza. “Ci sono intrusi!”.
“Ragazzi...” chiedeva Marina. “Dove siamo...”.
“Dietro ci sono degli scaffali...” saggiò Martino, con le mani.
“Aspettate” concluse l’ultima dei tre. Allungò le mani nel buio, cercando la parete, trovandola ad un passo più lontano da lei; non le era mai piaciuto brancolare nel buio più totale. Non appena le sue mani toccarono l’intonaco della parete, di quelli umidi, che lasciavano l’alone bianco sulle dita e sui vestiti quando li toccavi, andò alla ricerca dell’interruttore. Interruttore che trovò appena dopo.
La lampadina a fluorescenza s’accese ed il filamento in tungsteno diventò incandescente, illuminando di luce gialla i volti spaventati dei tre, all’interno di quello stanzino per le scope, con quelle tre divise del Team Magma appese alle rispettive grucce.
“Ancora...” sospirò Silver, prendendo la sfera di Mightyena e mettendolo in campo.
Quattro reclute agguerrite si pararono di fronte ai due di Johto. Quelli si guardarono per un momento, silenziosi. Lo sguardo di Gold era diventato determinato, tutto all’improvviso.
Quello di Silver invece era ancora vuoto, inespressivo di nulla che non fosse rabbia.
“Ok, Blaziken! Vediamo se Fiammetta ti ha preparato anche a questo!”. Fu così che Gold mandò in campo il Pokémon Vampe.
Poi quello dagli occhi d’oro si voltò verso quello dagli occhi d’argento e lo vide mettere in campo anche Grovyle.
“Questa è la volta buona, Grovyle”.
Grovyle rimaneva a fissare avanti, avvicinato subito da Mightyena che, con assetto basso, prese a ringhiare immediatamente.
Di fronte si trovarono quattro Golbat.
“Attaccate!” urlarono all’unisono Gold e Silver, che in due mosse riuscirono facilmente a mettere fuori combattimento gli avversari.
“Levatevi davanti...” ringhiò quello dai capelli rossi, con lo sguardo basso e la voce ferma.
“No! Non entrerete mai nella base!” s’oppose uno degli sconfitti, l’unico che non si era dato alla fuga.
“Mightyena...”
Il canide prese a ringhiare e poi abbaiò, dando addosso alla sfortunata Recluta, terrorizzata dal Pokémon.
“Via dalle palle” fece Gold, dandogli una spallata maldestra mentre gli passava accanto, nel gesto di superarlo. Pochi secondi dopo anche Silver fece lo stesso, lasciando l’uomo con la emme rossa sul petto da solo, a fissare l’esterno del Grottino Solare.
Tre nuove Reclute giravano nettamente più tranquille all’interno della base del Team Magma.
“Ora possiamo anche dividerci” fece Crystal, aprendo la prima porta a disposizione. Era vuota, due sedie l’una di fronte all’altra.
“Sì ma fate attenzione. Siamo comunque nel covo del nemico”.
Crystal prese ad aprire le porte del corridoio 1. Esso era perpendicolare al corridoio 2 ed al corridoio 3, incrociandosi in un crocevia che portava a tre vie separate. Martino sarebbe andata nel corridoio 2, Marina nel 3.
Crystal intanto apriva tutte le porte che vedeva, in alcune trovando delle Reclute che, appena la vedevano, si mettevano sull’attenti. “Riposo soldato” diceva la ragazza. “Dobbiamo evacuare l’edificio”.
“Sì!” esclamavano quelli, che passavano sistematicamente davanti a Gold e Silver, straniti dal fatto che quelli non li sfidassero.
Poi Crystal aprì la porta 18 del corridoio, quasi alla fine. Era buio lì ma c’era un odore terribile, come di sangue rappreso. Non si fece prendere dal panico, lei, e cercò con la mano l’interruttore sulla parete destra.
In genere è accanto alla porta...
Ma niente. La parete di destra non aveva interruttori. Allora provò su quella di sinistra e fece Bingo; tre neon ronzanti illuminarono la stanza, lasciando Crystal nello sgomento più che totale: quella stanza era totalmente vuota, se non per un tavolo di legno consunto, come consunta era la sedia sgangherata che a pochi metri era stata rovesciata per terra.
Le mattonelle polverose erano bianche, ma il sangue avevano cominciato a sporcarle mano a mano che si avvicinavano ai due corpi appesi alle catene, fissate sul muro interamente scavato nella roccia.
Fosco a sinistra, morto. Fiammetta a destra, con gli occhi spalancati.
Marina e Martino avevano aperto praticamente quasi tutte la porte, evitando con cura quelle dove era possibile trovarvi i Magmatenenti se non i Generali. Erano porte con vetro trasparente o satinato, più eleganti di quelle che avevano aperto in legno marcito.
“Qui non c’è nulla. Non c’è traccia di Fiammetta” fece Martino, incontratosi con la sorella nel crocevia tra i corridoi.
“Già”.
E poi l’ultima porta del Corridoio 1 cigolò, facendoli voltare immediatamente. Andy e Zoe erano usciti da lì; si accorsero immediatamente dei due e sorrisero.
“Ma questi non sono quei due che...” Zoe li squadrò meglio mentre negli occhi di Martino e Marina il terrore si faceva largo a spallate, annullando ogni altra emozione, ogni altra espressione sui loro visi abbronzati.
“Già. Ma qui fuori ci sono quei due guastafeste” rispose Andy, allungando il collo, cercando di localizzare Gold e Silver.
“Oh, avviati. Qui ci metterò meno di cinque minuti...”.
“Ci conto” fece lui, baciandola sulle labbra.
Zoe accolse con dolcezza quel bacio ma poi qualcosa sembrò infastidirla.
“Hai addosso l’odore di quella zoccola, Andy”.
“A chi ti riferisci?” fece quello, facendo un passo indietro.
“Fiammetta”.
“Sarà il suo sangue. Le ho spaccato il labbro”.
“No. Hai il suo odore addosso. Quell’odore dolciastro”.
Andy fece spallucce, indietreggiò e s’incamminò verso l’uscita.
Zoe sospirò e poi si voltò nuovamente verso quei due.
“Siete riusciti ad entrare allora...” lei parlava più tra sé e sé che con i propri interlocutori che, dal canto loro, sembravano essere quasi paralizzati. Martino e Marina conoscevano la potenza di quella ragazza, in grado di mettere in difficoltà anche Crystal e Silver.
Martino però doveva reagire e lo sapeva; non poteva permettere alle emozioni di sovrastarlo in quel modo, anche perché doveva proteggere sua sorella.
“Lasciaci andare via” fece lui, con voce meno incerta di quello che pensasse.
Questa frase però ebbe solo l’effetto di scatenare il riso in Zoe. “No. Voi non uscirete più da qui dentro. Mi basterà il mio Arcanine” disse, sorridente.
Il Pokémon fuoriuscì dalla sua sfera; agli occhi di Marina sembrava ancora più grande di quanto non sembrasse.
“Ti ripeto... lasciaci andare. C’è ancora una speranza per Hoenn e siamo noi. Ma dobbiamo andare via”.
“Saremo noi a costituire il nuovo ordine. Anzi, eviteremo che quei folli deturpino la nostra bella terra, sfruttando Groudon ed il suo potere”.
“Lasciaci. Andare” ripeté Martino, telegrafico. Fu quello il momento in cui sua sorella si stufò di quella situazione.
“No! Vuole combattere! Ebbene, combattiamo pure!”.
Martino si girò sconvolto e fissò il viso di sua sorella, determinato e grintoso.
“Ma che diamine stai dicendo, Mari?! Non siamo Allenatori”.
“Forza! Andate!” urlò Marina, ed i suoi Pokémon si schierarono davanti a lei, così minuscoli davanti alle fauci infuocate dell’Arcanine di una Zoe sogghignante.
“Hai fegato, bella mia, devo ammetterlo. Ma alla fine di questa battaglia puzzerai di carne bruciata...” disse il Magmatenente, diventando seria all’improvviso.
“Andate! Keckleon, rompi con Breccia le mattonelle sotto i vostri piedi e tu, Linoone, usa Fossa!”.
Marina sorrise guardò suo fratello. “Non credevo conoscessi queste mosse...”.
“La vicinanza a Silver mi ha fatto nascere un istinto particolare”.
“Beh...” il sorriso della ragazza si allargò ancora di più. “Gold è migliore di Silver, ed io sono migliore di te! Surskit, Marill, Pistolacqua!”.
Zoe sorrise; vedeva quelle deboli mosse avventarsi sul suo potentissimo Arcanine, che reagiva con noncuranza. “Bene, ora tocca a me! Vai con Lanciafiamme!” urlò la mora, puntando il dito contro gli avversari.
Le fauci del Pokémon Leggenda si illuminarono d’improvviso, ed il calore al suo interno vi esplose come una bomba ad orologeria, espellendo immediatamente una potenza immane.
“No!” urlò Martino.
“Forza Keckleon! Sei in grado di creare una barriera! So che puoi, un Keckleon lo ha fatto anche durante lo scontro con il Team Idro a Porto Alghepoli!”. Marina ricordava il momento in cui l’energia del Pokémon confluì tutta in un solo punto; la barriera che creò servì a rallentare l’attacco di Xander.
Keckleon abbassò il volto, poi lo rialzò e tutti videro l’enorme getto infuocato abbattersi contro una forza misteriosa; il fuoco li avvolse letteralmente ma non provocò alcun danno, alcuna bruciatura.
“Ottimo Keckleon, tu sarai il nostro baluardo difensivo!” esclamò Martino.
“Linoone!” urlò poi sua sorella e, non appena le fiamme terminarono e la barriera calò, il Pokémon Sfrecciante fuoriuscì dal pavimento e colpì dal basso il grande Arcanine; questo guaì e fece qualche passo indietro.
“Dannazione” ringhiò Zoe. “Qui ci vuole qualcosa di più radicale! Innanzitutto occupiamoci della preda più vicina! Usa Sgranocchio su Linoone!”.
Rapido, il canide spalancò le fauci e le chiuse con foga sul corpo di quello che una volta era uno Zigzagoon. Aprì le fauci, poi le richiuse, con ancora più foga e lo fece due , tre, quattro volte, prima di sputare il corpo esanime e deturpato di Linoone.
“Ottimo” pronunciò lei, mentre vedeva saliva e sangue colare dai lati della bocca del suo Arcanine. “Fuori uno” continuò.
“No! Povero Pokémon! Seedot, usa Forzasegreta!”.
E Zoe prese a ricordare.
Sua nonna era seduta a leggere un libro, nel giardino. Solitamente Zoe si allenava in completa solitudine ma quando sua nonna usciva col suo libro ed un bicchiere di the freddo lei si fermava e la raggiungeva, per un attimo di riposo.
Zoe, assieme a Meditite e Growlithe si sedevano nell’erba, proprio davanti alla sedia pieghevole della donna. La più giovane ricordava perfettamente le scarpe che sua nonna aveva su quel giorno, di un pervinca lucido abbinato all’ampia gonna ed al cappello a tesa larghissima. Le assomigliava in tutto e per tutto e questa cosa le aveva rese unite, legate quanto più possibile.
“Cosa mi insegni oggi, nonna?” domandava Zoe, con una voce molto più dolce ed infantile.
“Oggi parliamo di una mossa che può essere appresa da tutti i Pokémon”.
“Eh?! Tutti i Pokémon?!”.
“Già. Si chiama Forzasegreta...”.
“Wow...”. Sul viso di Zoe si era espanso stupore come una macchia di vino rosso su di una tovaglia bianca.
“Già. I Pokémon che utilizzano la mossa Forzasegreta riescono a sfruttare l’energia dell’ambiente che li circonda; per esempio, qui, in un giardino come questo, un Pokémon userebbe una mossa simile ad un Pugnospine, che avvelenerebbe l’avversario”.
“A-avvelenerebbe?! Cioè, anche se non è un Pokémon di tipo Veleno?”.
“Esatto. Questo perché i Pokémon e l’ambiente che ci circonda hanno una grande interconnessione”.
“Anche Growlithe potrebbe dare un pugno ed avvelenare il suo avversario quindi, usando questa mossa?”.
“Beh, darebbe una zampata, ma ecco, sì. Ci sarebbe la probabilità di avvelenare il tuo avversario”.
“Non è sicuro?!”.
“Niente è sicuro, nipotina mia. Niente”.
“E se la usassi nel deserto?!” chiese poi la più giovane, curiosa.
La nonna sorrise. “Il Pokémon utilizzerebbe una mossa simile a Colpodifango, e di conseguenza ci sarebbero ottime probabilità di ridurre la precisione dell’avversario”.
“E invece se lo usassi nel mare?!”.
“Beh...” prese una pausa e sorseggiò il suo the. “... in tal caso useresti una mossa simile al Surf, ed abbasseresti l’attacco dell’avversario”.
“E... e se io lo utilizzassi in un edificio? Chessò, dentro, in casa?”.
“In quel determinato caso... in quel determinato caso sarebbe una mossa fisica, come Forza, e allora provocherebbe... sì, provocherebbe”
“Paralisi! Arcanine, indietro!” Zoe aveva fatto un rapido brainstorming e ricordò della discussione. Conosceva le potenzialità di quella mossa e doveva evitarla in tutti i modi.
Seedot partì veloce, come forse non era mai stato, e sferrò il suo attaccò, mancando il bersaglio di pochi centimetri.
“Colpiscilo!” urlò poi Zoe; Arcanine aveva l’avversario proprio davanti. I due corpi andavano nella stessa direzione e lei, che conosceva bene le forze fisiche che avevano a che fare con un corpo in movimento, sapeva che non avrebbe potuto utilizzare una mossa fisica in quel momento.
“Ora! Lanciafiamme!” ordinò.
“No!” esclamò Marina. Vide il fuoco avvolgere il corpo del piccolo Pokémon e quello che ne rimase dopo non era nient’altro che la sua carcassa fumante.
“Cavolo!” esclamò Martino. “Di questo passo non ci vorrà molto prima che...”. Stringeva i denti lui, non voleva dirla quella parola. Tuttavia ci pensò Zoe.
“Soccombiate. Esatto. Non ci vorrà molto! Extrarapido!” urlò poi, ed il Pokémon partì così veloce che nessuno fu in grado di vederlo colpire Marill.
“Keckleon!” lo chiamò Martino, ma fu troppo tardi. Con una grande zampata anche il debolissimo Surskit fu messo fuorigioco.
“Ora rimane solo quella lucertola schifosa...” sussurrò Zoe. “Vai con Fuocobomba! Subito!”.
Arcanine chiuse gli occhi e in un momento accadde di tutto.
Le fiamme si riversarono sul povero Pokémon e appena le vide, Martino si gettò su sua sorella, ruzzolando metri e metri indietro, nel tentativo estremo di non venir bruciati dalla mossa.
L’attacco stava per uscire dalla bocca di Arcanine quando si sentì qualcuno urlare.
“No!”.
La voce era matura, forte.
Era la voce di un uomo.
La voce di un padre a cui avevano sottratto suo figlio.
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