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Capitolo Trentaquattresimo - 34

Ola a tutti. Capitolo Trentaquattro sul blog, oggi. Innanzitutto ringrazio per l'enorme affetto con cui ogni settimana ci seguite.
Ringrazia Pokémon Adventures ITA, come anche Svingettiamo, la pagina della nostra fumettista, Black Lady, che proprio sabato ha pubblicato il capitolo 2 (Velluto) di Hoenn's Crysis, disegnato da lei. Lo potete trovare sulla sua pagina.
Inoltre il team di scrittura si è triplicato; assieme a me, anche Litgin e Cyber Witch (che per me rimarrà sempre Capricornus) cominceranno a pubblicare i propri lavori sul nostro blog.
Inoltre ringrazia l'intero collettivo dei Soulwriters.

Ebboh, sabato esce il primo pezzo di Cy, scritto veramente bene.
Ora godetevi HC.

- Andy

Pushin' Thru



“Sta per succedere!” esclamò agitata Alice, entrando nel dormitorio dei ragazzi ed accendendo le luci. Erano le 06:42 del mattino ed i primi bagliori dell’alba ancora stentavano a mostrarsi, nascoste dall’orizzonte marino della baia di Porto Alghepoli. I Ranger saltarono dal sonno, pronti ed operativi, già vestiti.
Crystal si sollevò dal letto con un tantino d’ansia, poi si calmò e guardò accanto a lei, cercando Silver; lo aveva sentito entrare in stanza e fare una doccia calda, poi si era infilato nel letto e l’aveva stretta per qualche minuto, prima di rigirarsi dall’altra parte ed abbandonarsi al solito sonno silenzioso.
Tutto il contrario di Gold che, nonostante fosse entrata Alice a svegliarli, russava ancora sonoramente.
Crystal si alzò ed andò verso di lui, toccandogli la spalla.
“Gold... Gold, sveglia”.
Marina sorrise, leggermente divertita.
“Gold. Gold, andiamo... Che hai da ridere, Marina?” domandò poi la Catcher, voltando il viso verso la ragazza.
“Beh, ci vivi assieme eppure non sai come svegliarlo...”.
“Non ci ho mai provato, a dire il vero... Quando esco la mattina è presto e lui dorme ancora profondamente. E quando torno la sera invece è già sveglio... alcune volte”.
Marina sospirò e si avvicinò al letto, inginocchiandosi sul materasso del ragazzo, che cigolò in maniera sinistra; prese fiato ed afferrò il ragazzo per le spalle.
“Gold, dannazione, svegliati!”.
Gli occhi di quello si spalancarono immediatamente, ancora arrossati e leggermente storti tra di loro.
Marina gli diede un bacio in fronte ed uno schiaffetto sulla guancia.
“Sta per succedere” ripeté poi le parole di Alice, tirandolo per mano e sollevandolo.

Alice uscì dalla stanza e camminò velocemente verso la stanza in cui si stavano preparando Adriano, Rocco e Fiammetta.
Spalancò la porta e la chiusa, sospirando, a testa bassa.
“Ragazzi, è un disastro... Mi ha appena contattata Lanette via Holovox... Iridopoli è stata distrutta... Sembra sia stato un attacco ben mirato per mettere Rocco ed i Superquattro fuori gioco...” fece la Capopalestra di Forestopoli, sbuffando.
“Non sapevano che io fossi qui...” ragionò il Campione, alzandosi in piedi ed avvicinandosi alla donna, mettendole una mano sulla spalla.
“Un terremoto...” osservò poi Fiammetta, stringendo i lacci alle scarpe. “Sarà il Team Magma. Sarà Miriam...”.
“Sicuramente” sospirò quello dai capelli grigi.
“Non è tutto” interruppe Adriano. “Lanette ci ha anche informati che Ciclamipoli è stata ufficialmente raggiunta dalle sabbie del deserto, proprio questa notte... È stata sommersa interamente”.
“Questa storia deve finire!” urlò Fiammetta, con espressione sconvolta in viso. Si alzò in piedi ed uscì fuori, furibonda.
I tre si guardarono, annuendo.
Tutti e tre pronunciarono due semplici parole. “Ha ragione”.

Gold e Crystal camminavano una decina di passi indietro da Martino e Marina, uscendo dall’ospedale dove avevano pernottato tramite gentile concessione del Primario.
“Hey...” le fece lui. “Come stai?”.
Crystal si voltò a guardarlo, con gli occhi stanchi. Spostò un ciuffo dalla fronte e lo portò ai lati della testa. “Ho sonno. E paura, Gold, come sempre. E tu?”.
Quello sorrise. “Sono carico! Fermeremo tutto! Ritorneremo a casa, insieme”.
“Già...”. Crystal si voltò a guardare sospettosa il ragazzo.
“Cos’è quella faccia, codine?”.
“Codine?!”.
“Sì... Per le... code... Comunque?! Mi rispondi?!” esclamò il ragazzo.
Crystal non riuscì a sorridere e sbuffò. “Non sei mai così gentile con me...”.
“Voglio cominciare ad esserlo...”.
“E perché mai?”.
“Perché tu... Beh...”. E mai come quella volta Gold capì che le parole che tanto facilmente espelleva dalla bocca non erano altro che fonemi espulsi così, a casaccio. Nel momento adatto non riusciva a trovare le parole.

Eppure è così semplice. Crystal, mi piaci. Non ci vuole molto. Crystal, mi piaci e voglio stare con te. Già. Crystal, mi piaci e voglio stare con te, non scegliere l’altro. E poi aggiungerei riferimenti più precisi, come: Crystal, mi piaci e voglio stare con te, non scegliere l’altro che è una persona chiusa in se stessa. Sì, così mi piace. Forse però dovrei motivare.
Crystal, mi... Aspè, com’era? Mi... mi piaci e... Crystal, mi piaci e? Dannazione! Ho una memoria a breve termine proprio di merda!

“Gold! Mi senti?!” esclamava Crystal, mentre un primo ed insolente raggio di sole faceva la sua comparsa sul loro passeggio, illuminando di viva luce un piccolo Taillow che dormiva sul ramo di un albero.
“Eh?! Sì! Sì, ti sento!”.
“Ok... E quindi che ne pensi?”.
“Che ne penso di cosa?”.
Crystal sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Ti ho detto che probabilmente io e Silver apriremo una relazione più stabile, e poi ti ho chiesto un parere...”.
Gli occhi di Gold si spalancarono velocemente, mostrando tutte le venatura nerastre all’interno dell’iride dorata. Balbettò qualche frase senza senso, almeno prima di fermarsi e prendere un respiro.
“Hey, ma che hai?! Il gatto ti ha mangiato la lingua?” chiedeva lei.
“N-no. No, è che... Tu non puoi stare con Silver”.
“E perché mai?!”.
“Lui... l-lui non è...”.
Crystal stava perdendo la pazienza. “Gold! Cosa?!”.
“A lui piace Fiammetta! Ecco, l’ho detto!” urlò infine.
“Io piaccio a chi?!” si sentì chiedere alle spalle il moro. Voltandosi, entrambi scoprirono che era proprio la voce di Fiammetta ad essere stata ascoltata pochi attimi prima. S’avvicinò ai due con passo svelto, prima di rallentare una volta raggiunti. “Che stavi dicendo? A chi piacerei?”.
Crystal era rimasta con un palmo di naso alla dichiarazione di Gold e guardò subito Fiammetta con occhi ardenti, irati.
“A... a Silver... Tu... tu piaceresti a Silver...” deglutì amaro Gold, vedendo gli occhi di Fiammetta diventare due bocche di fuoco. Proiettili partirono dalle sue iridi rosse e penetrarono in quelle auree del moro, uccidendolo con uno sguardo.
“Non è vero” diceva Fiammetta, senza staccare il contatto visivo dagli occhi di Gold. “Lui è solo un cretino a cui piace scherzare sempre”.
“È... è vero, Gold?”.
Fiammetta s’accigliò ulteriormente e poi fissò il viso sconvolto di Crystal: vedeva dolore nei suoi occhi. Mordeva il labbro inferiore, cercando conforto nelle parole di Fiammetta.
“Non preoccuparti, Crys. È tutto a posto...” cercò di rincuorarla.
La ragazza di Johto guardò Gold e sospirò, per poi avanzare il passo, fino a sparire oltre un edificio.
Gold sbuffò e portò le mani ai fianchi, abbassando il capo.
Fiammetta gli si parò davanti, con il suo giacchetto di pelle nera chiuso fino ai seni ed i capelli ben legati nella coda. Spostò il ciuffo dagli occhi e prese Gold per il collo della t-shirt, tirandolo a sé.
“Ieri ti ho avvertito. Non turbare emotivamente nessuno. Kyogre ha raggiunto Ceneride, e ciò vuol dire che oggi dovremo affrontare una difficile quanto potenzialmente mortale battaglia. Quindi concentrati...” sospirò lei, poggiando la fronte contro quella del ragazzo.
“Fiammetta...” sospirava Gold, così vicino alle labbra di quella che avrebbe anche provato a baciarla, se non avesse avuto una paura folle della reazione della rossa.
“Datti un freno. Hai delle responsabilità”.
“Non è così semplice”.
“La vuoi solo perché adesso sta con Silver! Ci hai vissuto assieme per anni senza degnarla di uno sguardo!”.
“Lei non sta con Silver!” urlava lui, accorato.
“Ma finiscila! Arrenditi!”.
“Perché dovrei?! Una volta tanto che i miei intenti con una ragazza sono buoni!”.
“È solo Silver... È solo Silver...” chiuse Fiammetta, staccando la fronte da quella del ragazzo. “Ora dobbiamo darci da fare...” fece, dandogli un paio di schiaffetti sulla guancia ed avanzando. Pochi metri davanti a lui, Crystal e Silver si tenevano per mano, camminando verso la piazza. E lui era rimasto lì, da solo.

“Ragazzi... Siamo tutti qui?” domandò Adriano. Il suo sguardo carezzo i volti dei giovani, e poi anche oltre, accertandosi che Rocco ed Alice fossero lì.
“Stiamo per partire... Ceneride è praticamente una comunità costruita all’interno di un cratere vulcanico spento. La parte civile è situata sulle pendici interne ed al centro di esse si trova la Grotta dei Tempi, dove Groudon sta riposando. L’accesso alla grotta è uno, protetto da potenti guardiani che però sono stati messi abilmente fuori gioco...”.
“Che cosa è successo?” domandò Martino, a braccia conserte.
“Il Team Magma ha attaccato stanotte Ceneride, invadendo il posto con centinaia di reclute... Rodolfo è stato catturato stamattina, dopo una lotta di quattro ore contro i Magmatenenti. Ora si sono impossessati totalmente di Groudon...”.
“Prima possedevano una macchina per controllare il Pokémon” fece Silver. “Riuscivano a dirottarlo per creare terremoti. Forse avranno potenziato il macchinario per riuscire a controllarlo. Insomma... È arrivato da solo alla Grotta dei Tempi...”.
“È arrivato lì per un motivo specifico, Silver. Non è stato controllato. Nessun macchinario potrebbe controllare per molto un Pokémon dalla simile potenza...” sospirò Rocco, con le mani nelle tasche e lo sguardo vitreo.
Alice guardò Fiammetta. “Sei pronta?” le chiese.
“Certo”.
“Dobbiamo varare una linea d’azione” concluse Martino, fissando Gold negli occhi.

E lo fecero. Si stavano dirigendo via cielo verso l’isola di Ceneride. Silver volava sul Metagross che Rocco gli aveva dato, assieme a Gold. Marina e Martino erano su Staraptor, Alice su di uno dei suoi Altaria. Adriano e Rocco, assieme a Fiammetta, erano sull’altro Metagross del Campione, quello cromatico. Crystal invece volava sull’Altaria che gli era stato consegnato da Alice qualche giorno prima, ed apriva le fila. Erano tutti divisi secondo le mansioni che avrebbero dovuto avere: Crystal si sarebbe dovuta occupare unicamente della cattura di Groudon e di Kyogre, con Gold e Silver a fare da scudo contro le reclute ed i Generali. Alice sarebbe stata in alto, a monitorare il tutto e ad intervenire ove mai ve ne fosse il bisogno. Martino e Marina sarebbero stati al servizio della popolazione in difficoltà mentre Fiammetta, Adriano e Rocco si sarebbero occupati Miriam, Lady Magma.
“È lei il fulcro di tutto. Lei è il Generale ed è da lei che partono gli ordini. In più è terribilmente forte, sia al livello di combattimento che come Allenatrice Pokémon” disse Rocco, in piedi con gli altri
“Sembra che tu la conosca molto bene” rispose Adriano, mentre il suo mantello bianco svolazzava sospinto dal vento.
“Oh” sorrise Fiammetta. “La conosce bene eccome... Quando ero più piccola, una decina d’anni fa, lei era la più bella del mio paese”.
“È di Cuordilava?” domandò l’uomo dal color acquamarina.
“Sì. Aveva un temperamento incredibile. Un po’ come Fiammetta, ma più forte, meno sensibile...” riprese Rocco.
“Un maschiaccio in pratica” sorrise Adriano.
“Per niente... Era dotata di una femminilità unica. Mi innamorai di lei irreversibilmente e, ancora oggi, se ci penso, mi salta il cuore in gola...”.
Rocco ricordava con un sorriso gli anni passati mentre Fiammetta scrutava il suo viso.
“Sai, Rocco. È strano, ma non ti conosco come vorrei”.
Adriano e Rocco si scambiarono uno sguardo, per poi fissare la rossa.
“Vorresti conoscermi?”.
“Sì. Vorrei conoscerti meglio. Sembravi una persona così fredda e invece esce fuori che anche un pezzo d’acciaio come te s’è innamorato”.
Rocco sorrise ancora e tornò a guardare dritto. “Ho sofferto molto per via di Miriam...”.
Fiammetta scambiò uno sguardo con Adriano, poi tornò a guardare il cielo.

“Stanotte, in ospedale...”. Martino cercò di guardare in viso sua sorella che stava alle sue spalle, ma poi tornò a fissare le nuvole che aveva davanti. “Quando ti sei messa sotto il braccio di Gold...”.
“Sì?” domandò Marina, distogliendo lo sguardo dalla nuca del fratello. L’ala destra di Staraptor batteva ogni tanto, sfruttando le forti correnti ascensionali, probabilmente anche la sinistra ma lei non la vedeva.
“Ti piace, vero?”.
Marina sorrise, anzi stridette come il gesso su di una lavagna, e poi colpì Martino dietro la schiena. “Ma che sei, scemo?!”.
“Riesci ad arrivare ad una nota più alta?”.
“Se ci provo sì...”.
“Comunque non mi hai risposto” sospirò il ragazzo, sistemandosi meglio la mascherina davanti agli occhi.
“Che dovrei dirti, Martino?! Che mi piace?! Che sono attratta da lui?! Che è un bel ragazzo?! Ma tu, poi, come fai a preoccuparti di una cosa del genere in questo momento?!”.
“Mi importa che tu stia bene. Gold è una testa di cazzo”.
“Non è vero” tuonò Marina, zittendo il fratello. “È un bravo ragazzo... Con quegli atteggiamenti che ha cerca nasconde la parte marcia della sua vita”.
“Nasconde la parte marcia?! Io solo quella riesco a vedere!”.
Marina sospirò. “Smettila di parlare così. Sta combattendo con noi una battaglia difficile ed ha già un piede in una fossa. Per via di quella maledizione, ecco”.
A sospirare stavolta fu Martino.
“Ormai sei grande... Solo... stai attenta. Conosco i tipi come lui e...”.
“Non lo conosci affatto”.
“Sì che lo conosco! E lo conosci anche tu!” urlò Martino, stringendo i pugni. “Tu non ricordi quella volta che ti ho raccolto fuori casa! Io avevo le mani sporche del tuo sangue! Per via di quel coglione!” sfogò tutta la sua rabbia agitando le mani in aria ed urlando. Si voltò poi, cercando di fissare gli occhi della sorella, bassi nel loro sconforto. La mano destra della ragazza premeva sul torace, sotto i ceni, dove quella cicatrice a tratti bruciava ancora.
“Non... non è stata colpa sua...”.
“Lo è stata invece! Doveva stare con te! Doveva proteggerti! Non doveva fare il coglione!”.
“Ma lui come poteva saperlo?!”.
“Non cambierò mai idea, Marina...”.
Alché la castana esplose. “Tu non hai alcun diritto di porre divieti o altro! Sono maggiorenne e vaccinata e tu sei sempre qui a mettere bocca!”.
“Io mi preoccupo per te!” urlava Marino, a pochi centimetri dalla faccia della sorella.
“Nessuno te lo ha chiesto!”.
E la voce di Marina si perse tra le nuvole.
Martino voltò nuovamente il viso e sentì sbuffare sua sorella. “Non voglio vederti stare male. Ho avuto paura di perderti...” fece, combattendo contro l’istinto di piangere, perché gli uomini non possono piangere. Loro sono forti e non possono mostrarsi vulnerabili.
“Io credo di essermi innamorata di lui, Martino...”.
E come una pugnalata dietro la schiena, quelle parole lo attraversarono da parte a parte. Entrarono tra le scapole, affondarono il colpo, girarono il coltello nella piaga e fu estratto pieno di sangue e pensieri.
“Ok...”.
“Non voglio che tu ci vada d’accordo o altro, né niente, anche perché lui mi vede come la donna più brutta del mondo e pensa a Crystal. In più passa Fiammetta davanti e tutto diventa più complicato...”.
E qui Martino sorrise, amaramente. “Abbiamo altro a cui pensare adesso”.
“Già...” sospirò la ragazza. “Altro”.
“Sta per succedere!” esclamò agitata Alice, entrando nel dormitorio dei ragazzi ed accendendo le luci. Erano le 06:42 del mattino ed i primi bagliori dell’alba ancora stentavano a mostrarsi, nascoste dall’orizzonte marino della baia di Porto Alghepoli. I Ranger saltarono dal sonno, pronti ed operativi, già vestiti.
Crystal si sollevò dal letto con un tantino d’ansia, poi si calmò e guardò accanto a lei, cercando Silver; lo aveva sentito entrare in stanza e fare una doccia calda, poi si era infilato nel letto e l’aveva stretta per qualche minuto, prima di rigirarsi dall’altra parte ed abbandonarsi al solito sonno silenzioso.
Tutto il contrario di Gold che, nonostante fosse entrata Alice a svegliarli, russava ancora sonoramente.
Crystal si alzò ed andò verso di lui, toccandogli la spalla.
“Gold... Gold, sveglia”.
Marina sorrise, leggermente divertita.
“Gold. Gold, andiamo... Che hai da ridere, Marina?” domandò poi la Catcher, voltando il viso verso la ragazza.
“Beh, ci vivi assieme eppure non sai come svegliarlo...”.
“Non ci ho mai provato, a dire il vero... Quando esco la mattina è presto e lui dorme ancora profondamente. E quando torno la sera invece è già sveglio... alcune volte”.
Marina sospirò e si avvicinò al letto, inginocchiandosi sul materasso del ragazzo, che cigolò in maniera sinistra; prese fiato ed afferrò il ragazzo per le spalle.
“Gold, dannazione, svegliati!”.
Gli occhi di quello si spalancarono immediatamente, ancora arrossati e leggermente storti tra di loro.
Marina gli diede un bacio in fronte ed uno schiaffetto sulla guancia.
“Sta per succedere” ripeté poi le parole di Alice, tirandolo per mano e sollevandolo.

Alice uscì dalla stanza e camminò velocemente verso la stanza in cui si stavano preparando Adriano, Rocco e Fiammetta.
Spalancò la porta e la chiusa, sospirando, a testa bassa.
“Ragazzi, è un disastro... Mi ha appena contattata Lanette via Holovox... Iridopoli è stata distrutta... Sembra sia stato un attacco ben mirato per mettere Rocco ed i Superquattro fuori gioco...” fece la Capopalestra di Forestopoli, sbuffando.
“Non sapevano che io fossi qui...” ragionò il Campione, alzandosi in piedi ed avvicinandosi alla donna, mettendole una mano sulla spalla.
“Un terremoto...” osservò poi Fiammetta, stringendo i lacci alle scarpe. “Sarà il Team Magma. Sarà Miriam...”.
“Sicuramente” sospirò quello dai capelli grigi.
“Non è tutto” interruppe Adriano. “Lanette ci ha anche informati che Ciclamipoli è stata ufficialmente raggiunta dalle sabbie del deserto, proprio questa notte... È stata sommersa interamente”.
“Questa storia deve finire!” urlò Fiammetta, con espressione sconvolta in viso. Si alzò in piedi ed uscì fuori, furibonda.
I tre si guardarono, annuendo.
Tutti e tre pronunciarono due semplici parole. “Ha ragione”.

Gold e Crystal camminavano una decina di passi indietro da Martino e Marina, uscendo dall’ospedale dove avevano pernottato tramite gentile concessione del Primario.
“Hey...” le fece lui. “Come stai?”.
Crystal si voltò a guardarlo, con gli occhi stanchi. Spostò un ciuffo dalla fronte e lo portò ai lati della testa. “Ho sonno. E paura, Gold, come sempre. E tu?”.
Quello sorrise. “Sono carico! Fermeremo tutto! Ritorneremo a casa, insieme”.
“Già...”. Crystal si voltò a guardare sospettosa il ragazzo.
“Cos’è quella faccia, codine?”.
“Codine?!”.
“Sì... Per le... code... Comunque?! Mi rispondi?!” esclamò il ragazzo.
Crystal non riuscì a sorridere e sbuffò. “Non sei mai così gentile con me...”.
“Voglio cominciare ad esserlo...”.
“E perché mai?”.
“Perché tu... Beh...”. E mai come quella volta Gold capì che le parole che tanto facilmente espelleva dalla bocca non erano altro che fonemi espulsi così, a casaccio. Nel momento adatto non riusciva a trovare le parole.

Eppure è così semplice. Crystal, mi piaci. Non ci vuole molto. Crystal, mi piaci e voglio stare con te. Già. Crystal, mi piaci e voglio stare con te, non scegliere l’altro. E poi aggiungerei riferimenti più precisi, come: Crystal, mi piaci e voglio stare con te, non scegliere l’altro che è una persona chiusa in se stessa. Sì, così mi piace. Forse però dovrei motivare.
Crystal, mi... Aspè, com’era? Mi... mi piaci e... Crystal, mi piaci e? Dannazione! Ho una memoria a breve termine proprio di merda!

“Gold! Mi senti?!” esclamava Crystal, mentre un primo ed insolente raggio di sole faceva la sua comparsa sul loro passeggio, illuminando di viva luce un piccolo Taillow che dormiva sul ramo di un albero.
“Eh?! Sì! Sì, ti sento!”.
“Ok... E quindi che ne pensi?”.
“Che ne penso di cosa?”.
Crystal sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Ti ho detto che probabilmente io e Silver apriremo una relazione più stabile, e poi ti ho chiesto un parere...”.
Gli occhi di Gold si spalancarono velocemente, mostrando tutte le venatura nerastre all’interno dell’iride dorata. Balbettò qualche frase senza senso, almeno prima di fermarsi e prendere un respiro.
“Hey, ma che hai?! Il gatto ti ha mangiato la lingua?” chiedeva lei.
“N-no. No, è che... Tu non puoi stare con Silver”.
“E perché mai?!”.
“Lui... l-lui non è...”.
Crystal stava perdendo la pazienza. “Gold! Cosa?!”.
“A lui piace Fiammetta! Ecco, l’ho detto!” urlò infine.
“Io piaccio a chi?!” si sentì chiedere alle spalle il moro. Voltandosi, entrambi scoprirono che era proprio la voce di Fiammetta ad essere stata ascoltata pochi attimi prima. S’avvicinò ai due con passo svelto, prima di rallentare una volta raggiunti. “Che stavi dicendo? A chi piacerei?”.
Crystal era rimasta con un palmo di naso alla dichiarazione di Gold e guardò subito Fiammetta con occhi ardenti, irati.
“A... a Silver... Tu... tu piaceresti a Silver...” deglutì amaro Gold, vedendo gli occhi di Fiammetta diventare due bocche di fuoco. Proiettili partirono dalle sue iridi rosse e penetrarono in quelle auree del moro, uccidendolo con uno sguardo.
“Non è vero” diceva Fiammetta, senza staccare il contatto visivo dagli occhi di Gold. “Lui è solo un cretino a cui piace scherzare sempre”.
“È... è vero, Gold?”.
Fiammetta s’accigliò ulteriormente e poi fissò il viso sconvolto di Crystal: vedeva dolore nei suoi occhi. Mordeva il labbro inferiore, cercando conforto nelle parole di Fiammetta.
“Non preoccuparti, Crys. È tutto a posto...” cercò di rincuorarla.
La ragazza di Johto guardò Gold e sospirò, per poi avanzare il passo, fino a sparire oltre un edificio.
Gold sbuffò e portò le mani ai fianchi, abbassando il capo.
Fiammetta gli si parò davanti, con il suo giacchetto di pelle nera chiuso fino ai seni ed i capelli ben legati nella coda. Spostò il ciuffo dagli occhi e prese Gold per il collo della t-shirt, tirandolo a sé.
“Ieri ti ho avvertito. Non turbare emotivamente nessuno. Kyogre ha raggiunto Ceneride, e ciò vuol dire che oggi dovremo affrontare una difficile quanto potenzialmente mortale battaglia. Quindi concentrati...” sospirò lei, poggiando la fronte contro quella del ragazzo.
“Fiammetta...” sospirava Gold, così vicino alle labbra di quella che avrebbe anche provato a baciarla, se non avesse avuto una paura folle della reazione della rossa.
“Datti un freno. Hai delle responsabilità”.
“Non è così semplice”.
“La vuoi solo perché adesso sta con Silver! Ci hai vissuto assieme per anni senza degnarla di uno sguardo!”.
“Lei non sta con Silver!” urlava lui, accorato.
“Ma finiscila! Arrenditi!”.
“Perché dovrei?! Una volta tanto che i miei intenti con una ragazza sono buoni!”.
“È solo Silver... È solo Silver...” chiuse Fiammetta, staccando la fronte da quella del ragazzo. “Ora dobbiamo darci da fare...” fece, dandogli un paio di schiaffetti sulla guancia ed avanzando. Pochi metri davanti a lui, Crystal e Silver si tenevano per mano, camminando verso la piazza. E lui era rimasto lì, da solo.

“Ragazzi... Siamo tutti qui?” domandò Adriano. Il suo sguardo carezzo i volti dei giovani, e poi anche oltre, accertandosi che Rocco ed Alice fossero lì.
“Stiamo per partire... Ceneride è praticamente una comunità costruita all’interno di un cratere vulcanico spento. La parte civile è situata sulle pendici interne ed al centro di esse si trova la Grotta dei Tempi, dove Groudon sta riposando. L’accesso alla grotta è uno, protetto da potenti guardiani che però sono stati messi abilmente fuori gioco...”.
“Che cosa è successo?” domandò Martino, a braccia conserte.
“Il Team Magma ha attaccato stanotte Ceneride, invadendo il posto con centinaia di reclute... Rodolfo è stato catturato stamattina, dopo una lotta di quattro ore contro i Magmatenenti. Ora si sono impossessati totalmente di Groudon...”.
“Prima possedevano una macchina per controllare il Pokémon” fece Silver. “Riuscivano a dirottarlo per creare terremoti. Forse avranno potenziato il macchinario per riuscire a controllarlo. Insomma... È arrivato da solo alla Grotta dei Tempi...”.
“È arrivato lì per un motivo specifico, Silver. Non è stato controllato. Nessun macchinario potrebbe controllare per molto un Pokémon dalla simile potenza...” sospirò Rocco, con le mani nelle tasche e lo sguardo vitreo.
Alice guardò Fiammetta. “Sei pronta?” le chiese.
“Certo”.
“Dobbiamo varare una linea d’azione” concluse Martino, fissando Gold negli occhi.

E lo fecero. Si stavano dirigendo via cielo verso l’isola di Ceneride. Silver volava sul Metagross che Rocco gli aveva dato, assieme a Gold. Marina e Martino erano su Staraptor, Alice su di uno dei suoi Altaria. Adriano e Rocco, assieme a Fiammetta, erano sull’altro Metagross del Campione, quello cromatico. Crystal invece volava sull’Altaria che gli era stato consegnato da Alice qualche giorno prima, ed apriva le fila. Erano tutti divisi secondo le mansioni che avrebbero dovuto avere: Crystal si sarebbe dovuta occupare unicamente della cattura di Groudon e di Kyogre, con Gold e Silver a fare da scudo contro le reclute ed i Generali. Alice sarebbe stata in alto, a monitorare il tutto e ad intervenire ove mai ve ne fosse il bisogno. Martino e Marina sarebbero stati al servizio della popolazione in difficoltà mentre Fiammetta, Adriano e Rocco si sarebbero occupati Miriam, Lady Magma.
“È lei il fulcro di tutto. Lei è il Generale ed è da lei che partono gli ordini. In più è terribilmente forte, sia al livello di combattimento che come Allenatrice Pokémon” disse Rocco, in piedi con gli altri
“Sembra che tu la conosca molto bene” rispose Adriano, mentre il suo mantello bianco svolazzava sospinto dal vento.
“Oh” sorrise Fiammetta. “La conosce bene eccome... Quando ero più piccola, una decina d’anni fa, lei era la più bella del mio paese”.
“È di Cuordilava?” domandò l’uomo dal color acquamarina.
“Sì. Aveva un temperamento incredibile. Un po’ come Fiammetta, ma più forte, meno sensibile...” riprese Rocco.
“Un maschiaccio in pratica” sorrise Adriano.
“Per niente... Era dotata di una femminilità unica. Mi innamorai di lei irreversibilmente e, ancora oggi, se ci penso, mi salta il cuore in gola...”.
Rocco ricordava con un sorriso gli anni passati mentre Fiammetta scrutava il suo viso.
“Sai, Rocco. È strano, ma non ti conosco come vorrei”.
Adriano e Rocco si scambiarono uno sguardo, per poi fissare la rossa.
“Vorresti conoscermi?”.
“Sì. Vorrei conoscerti meglio. Sembravi una persona così fredda e invece esce fuori che anche un pezzo d’acciaio come te s’è innamorato”.
Rocco sorrise ancora e tornò a guardare dritto. “Ho sofferto molto per via di Miriam...”.
Fiammetta scambiò uno sguardo con Adriano, poi tornò a guardare il cielo.

“Stanotte, in ospedale...”. Martino cercò di guardare in viso sua sorella che stava alle sue spalle, ma poi tornò a fissare le nuvole che aveva davanti. “Quando ti sei messa sotto il braccio di Gold...”.
“Sì?” domandò Marina, distogliendo lo sguardo dalla nuca del fratello. L’ala destra di Staraptor batteva ogni tanto, sfruttando le forti correnti ascensionali, probabilmente anche la sinistra ma lei non la vedeva.
“Ti piace, vero?”.
Marina sorrise, anzi stridette come il gesso su di una lavagna, e poi colpì Martino dietro la schiena. “Ma che sei, scemo?!”.
“Riesci ad arrivare ad una nota più alta?”.
“Se ci provo sì...”.
“Comunque non mi hai risposto” sospirò il ragazzo, sistemandosi meglio la mascherina davanti agli occhi.
“Che dovrei dirti, Martino?! Che mi piace?! Che sono attratta da lui?! Che è un bel ragazzo?! Ma tu, poi, come fai a preoccuparti di una cosa del genere in questo momento?!”.
“Mi importa che tu stia bene. Gold è una testa di cazzo”.
“Non è vero” tuonò Marina, zittendo il fratello. “È un bravo ragazzo... Con quegli atteggiamenti che ha cerca nasconde la parte marcia della sua vita”.
“Nasconde la parte marcia?! Io solo quella riesco a vedere!”.
Marina sospirò. “Smettila di parlare così. Sta combattendo con noi una battaglia difficile ed ha già un piede in una fossa. Per via di quella maledizione, ecco”.
A sospirare stavolta fu Martino.
“Ormai sei grande... Solo... stai attenta. Conosco i tipi come lui e...”.
“Non lo conosci affatto”.
“Sì che lo conosco! E lo conosci anche tu!” urlò Martino, stringendo i pugni. “Tu non ricordi quella volta che ti ho raccolto fuori casa! Io avevo le mani sporche del tuo sangue! Per via di quel coglione!” sfogò tutta la sua rabbia agitando le mani in aria ed urlando. Si voltò poi, cercando di fissare gli occhi della sorella, bassi nel loro sconforto. La mano destra della ragazza premeva sul torace, sotto i ceni, dove quella cicatrice a tratti bruciava ancora.
“Non... non è stata colpa sua...”.
“Lo è stata invece! Doveva stare con te! Doveva proteggerti! Non doveva fare il coglione!”.
“Ma lui come poteva saperlo?!”.
“Non cambierò mai idea, Marina...”.
Alché la castana esplose. “Tu non hai alcun diritto di porre divieti o altro! Sono maggiorenne e vaccinata e tu sei sempre qui a mettere bocca!”.
“Io mi preoccupo per te!” urlava Marino, a pochi centimetri dalla faccia della sorella.
“Nessuno te lo ha chiesto!”.
E la voce di Marina si perse tra le nuvole.
Martino voltò nuovamente il viso e sentì sbuffare sua sorella. “Non voglio vederti stare male. Ho avuto paura di perderti...” fece, combattendo contro l’istinto di piangere, perché gli uomini non possono piangere. Loro sono forti e non possono mostrarsi vulnerabili.
“Io credo di essermi innamorata di lui, Martino...”.
E come una pugnalata dietro la schiena, quelle parole lo attraversarono da parte a parte. Entrarono tra le scapole, affondarono il colpo, girarono il coltello nella piaga e fu estratto pieno di sangue e pensieri.
“Ok...”.
“Non voglio che tu ci vada d’accordo o altro, né niente, anche perché lui mi vede come la donna più brutta del mondo e pensa a Crystal. In più passa Fiammetta davanti e tutto diventa più complicato...”.
E qui Martino sorrise, amaramente. “Abbiamo altro a cui pensare adesso”.
“Già...” sospirò la ragazza. “Altro”.

 

 

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