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Capitolo Trentatreesimo - 33

Salve a tutti.
Novità, come sempre.
Allora, vi comunico che mi prenderò un piccolo periodo di pausa dopo la redazione di Hoenn's Crysis, quindi verrà pubblicata un'altra storia.
Ho appena finito di lavorare sulla trama della terza parte della trilogia, quella che ho erroneamente chiamata Back to The Origins 2, o the Revenge, anche se adesso le mie preferenze si sono spostate su qualcosa simile a The Sinful's Voice, naturalmente con un particolare ragionamento, ma se ne parlerà tra qualche tempo.
Dopo HC ci sarà una sorpresa per tutti quelli che apprezzano la Ferriswheel, e poi un grande novel game redatto da me e Litgin.
Infine che altro dire? Black Lady mi ha rapito con i suoi disegni... Guardate questi Wip e sbiancate come ho fatto io... L'ho letto in anteprima e sabato toccherà a voi! A presto!



Usually it doesn't rain



Quella notte il cielo aveva crepato la propria superficie opalina, con quelle striatura grigie all’interno del nero della volta, ed una gran quantità di pioggia era scesa. Gocce insolenti s’infrangevano contro i vetri delle finestre, cercando di non scivolare, per guardare all’interno delle case.
I macchinari dell’ospedale di Porto Alghepoli emettevano lo stesso bip dei monitor per la sorveglianza del battito cardiaco, all’interno del Grottino Solare. La stanza 13C era stranamente affollata, ma molti dei visitatori avevano il permesso per entrare praticamente ovunque; di fatti Rocco, Adriano ed Alice, assieme a Fiammetta che ancora godeva della notorietà di Capopalestra, erano in piedi accanto al letto di Norman.
L’uomo era fasciato in spesse bende candide, come candide erano le lenzuola che coprivano il suo corpo, fino al busto.
Crystal, seduta in un angolo, guardava quelle lenzuola ed intanto nella sua mente vedeva il corpo di Sapphire immobile; il suo torace immobile, le labbra violacee, la pelle pallida.

Era una di noi. Con il Pokédex e tutto il resto. Sì, era più piccola, ma era comunque come me, come Silver, come Gold. Come Ruby. Era speciale.
Del resto Oak ci ha scelti tutti perché siamo speciali.
Ma lei... Beh, lei aveva un contatto con la natura che nessuno di noi qui possiede; un’empatia unica con la terra e con il cielo, un amore per tutte le forme di vita.
Così libera, così selvaggia.
Così innamorata dell’uomo che le è sopravvissuta. Sapphire e morta e Ruby è qui. E se Arceus vuole si risveglierà. Sapphire...
I suoi occhi blu non vedranno più questo mondo.

La testa di Crystal viaggiava nelle convinzioni e nel cordoglio; sguazzava nel dolore. Il suo cuore stava perdendo ogni speranza, sentendosi cadere giù, sempre più giù, sempre più in basso.
Sapphire non era in quella stanza. Norman era sulla parete destra mentre Ruby ed Emerald erano su quella sinistra.
Gold e Silver erano usciti a prendere una boccata d’aria, raggiungendo Martino e Marina, e lei era l’unica rappresentante degli Specialisti a presenziare nella stanza d’ospedale.

Ancora neon bianchi. Ancora questo ronzio.

Pensava, Crystal, trovava analogie riguardo ogni cosa. Non erano passati tanti giorni da quando era sbarcata ad Hoenn, ma ne aveva abbastanza. Sentiva sulla sua testa il peso della responsabilità, le pendeva sul collo come la spada di Damocle; ed il crine che lo sospendeva in aria stava per spezzarsi. Crystal aveva molte vite da salvare sulla coscienza, una grande responsabilità. Lei aveva accettato con grinta, ma non riusciva a fare più di quello che poteva e Ruby ed Emerald ne erano la testimonianza: stavano giocando con qualcosa di più grande di loro.
Le bastò ripensare il volto di Sapphire ad abbassare lo sguardo, incupendosi.
Si girò verso Emerald, il cui volto era pallido e scavato.
Era diventato grande, finalmente, anche se era rimasto sempre piuttosto bassino per la sua età.
Alice le si avvicinò. “Sta bene. Ha detto il dottore che si riprenderanno entrambi in fretta. È Norman il problema...”.
Gli occhi delle due donne si spostarono sul padre di Ruby. Sbatteva con lentezza gli occhi ma per via della grande quantità d’anestetico non era per niente lucido.
“Non è questo... Forse avremmo bisogno di aiuto...” sospirò Crystal.
“Sai benissimo che tutto il mondo sta combattendo contro i cataclismi. A Johto i Capipalestra stanno tenendo tutto sotto controllo, grazie anche ai Superquattro, ma qui abbiamo a che fare con Pokémon più potenti e situazioni più difficili. Hoenn è un’isola e quindi è più vulnerabile. Ma Oak ha scelto voi ed io di Oak mi fido”.
Crystal sembrava impassibile, almeno prima che Alice le mettesse una mano sulla spalla, sorridendo. Gli occhi erano chiusi ed i capelli spettinati ma il fascino di quella donna era vivido e tangibile.
“Io, Adriano, Rocco... Il Professor Oak e tutta la gente di Hoenn... Tutti quanti, contiamo sul tuo aiuto e sulle tue abilità. Sei l’unica in grado di catturare i leggendari di Hoenn senza causare effetti collaterali. Groudon e Kyogre devono combattere il meno possibile, altrimenti distruggeranno tutto e noi sappiamo che sei la chiave per la nostra salvezza”.
Crystal spalancò gli occhi, stupita.
“Tu, assieme agli altri ragazzi, sei stata caricata di una responsabilità enorme, ed è più che normale avere delle difficoltà”.
“Sapphire è morta...” ribatté prontamente, con voce triste.
Alice la guardò e storse le labbra. “Non è colpa tua”.
“Invece sì! Invece è colpa mia!” urlò, facendo voltare Rocco, Adriano e Fiammetta. “Se fossi stata più rapida nel capire dove si nascondesse il covo del Team Magma forse avrei potuto trovarli prima e salvare Sapphire. Invece sono stata poco reattiva, e quella cretina ha bloccato più di una volta la cattura di Groudon! Non sono adatta per queste cose!”.
Rocco sospirò e fece un passo avanti. “Ogni guerra ha le sue vittime, Crystal. Sapphire ha pagato un prezzo assai caro, ma come vedi nessuno se la passa un granché bene”. Lo sguardo di cristallo della Dexholder s’infranse negli occhi grigi e solidi del Campione di Hoenn. Si voltarono verso Norman. “Questa è una delle persone più posate ed equilibrate. Gli è bastato non avere più notizie di suo figlio, in questa dannatissima circostanza, per perdere il senno. Ed ora, adesso che è mezzo rintontito, secondo te non sta soffrendo? Davanti ai suoi occhi c’è suo figlio; Ruby è stato intubato artigianalmente da qualcuno che si spacciava per medico, ed è stato fortunato. Sapphire è morta proprio perché non è stata trattata bene durante quest’operazione, Crystal. Ma ormai è inutile guardare al passato, piangerci addosso non farà altro che peggiorare la situazione”.
Crystal lo vide sorridere leggermente, cercando di infondergli fiducia. Fu Adriano, infine, a fare un passo avanti.
“Ora noi tutti non dobbiamo permettere che cose del genere accadano di nuovo. Dobbiamo fermare questa situazione”.
Crystal sentì la forza di quella gente attraversare la barriera di sguardi che aveva alzato, andando a colmare quell’enorme vuoto.
“Noi siamo con te. Ma tu... tu sei con noi?” chiese Fiammetta, dietro a tutti.
La ragazza di Johto lasciò scappare una lacrima e si morse il labbro inferiore. “Sì. Io sono con voi”.

Silver era seduto con le mani in tasca, e dormiva sulle sedie della sala d’aspetto dell’ospedale.
Aveva poggiato la testa contro il muro alle sue spalle e rapidamente il sonno era venuto a chiudere i suoi occhi, appesantendogli il respiro.
Martino invece camminava lentamente per il corridoio, almeno prima di fermarsi vicino la finestra, fissando il temporale imperversare.
Nei suoi occhi girava in loop sempre la stessa scena: Arcanine spalancava le fauci, una scintilla venne seguita da un’enorme onda di fuoco. La stessa onda che pochi attimi dopo investì Slaking e Norman, ritrovati sette secondi dopo con i vestiti bruciati addosso e le ustioni di terzo grado ad impossessarsi dei tessuti corporei. Era riuscito a spostarsi velocemente, come anche il piccolo Pichu, tirando via Marina di lì, nascondendosi dietro la parete del corridoio accanto.
Non avrebbe dimenticato il volto di Marina, in quel momento, con gli occhi spalancati per la paura, la bocca schiusa ed il respiro mozzato.
Poi tutto cominciava daccapo, dopo aver visto il corpo di Norman e Zoe che fuggiva in groppa ad Arcanine.
“Hey, Puffoblù... Che hai?” domandò Gold, seduto scomposto di fronte a Silver, con le gambe allungate e la testa contro lo schiena della sedia di plastica.
“Che dovrei avere? Stavo morendo...” rispose in maniera ovvia lui, senza nemmeno voltarsi.
Gold sorrise e guardò Marina, in piedi fuori alla porta di Norman. “Beh, ci ho fatto l’abitudine...”.
“Oh beh, tu sarai abituatissimo” punse Martino. “C’è parecchia gente che vuole ucciderti, effettivamente”.
Gold sorrise nuovamente e poi sospirò. “So già dove vuole andare a parare il tuo discorso, evitamelo”.
“Farò come dici”.
“Mi chiedo se ci fosse armonia prima che io arrivassi. Cioè, tu, Fiammetta e i due piccioni...”.
“Probabilmente se tu non fossi arrivato sarebbe stato meglio” sorrise Marina. “Ma senza il tuo aiuto la situazione sarebbe assai peggiore”.
La ragazza annuì e lentamente s’avviò verso il ragazzo dagli occhi d’oro, sedendosi accanto a lui. Poggiò poi la testa sul braccio di quello, che la guardò e le sorrise leggermente. “Che hai? Non ti ho mai vista così affettuosa, non farmi preoccupare”.
“Sono stanca, Gold... Lasciami stare”.
Gold l’abbracciò, stringendola a sé, e poi vide gli occhi di Silver spalancati verso di lui.
“Buongiorno, principessa” gli disse il moro, facendo sorridere Marina.
“Non rompere le palle, Gold” ringhiò quello.
“Strike due. Martino, tu?”.
“Devi semplicemente stare zitto. E smetti di stare così attaccato a mia sorella”.
“Tu e questa cozza di tua sorella... Che dovrei volere da lei?”.
“Sei un coglione...” sospirò lui, voltandosi nuovamente verso la finestra.
“Ed ecco che con lo strike tre il campione raggiunge vertici massimi di odiosità! La folla va in delirio!”.
“Lasciatelo perdere, ragazzi. È lo sclero serale...” sospirò Silver, con le braccia incrociate. La porta si aprì all’improvviso e ne uscì una Fiammetta stanca e livida.
“Gold, posso parlarti?”.
“Sì, però strike quattro non esiste” fece il ragazzo, facendo sbuffare i tre presenti.
“Eh?!” Fiammetta non capiva.
“Non preoccuparti”. Il ragazzo si alzò e seguì la rossa nel corridoio accanto. Lentamente si sederono su di un paio di sedie, Fiammetta con le spalle sullo schienale, Gold piegato in avanti, con i gomiti sulle ginocchia e le mani in testa. Il ragazzo sbadigliò, poi la guardò negli occhi.
“Che c’è?” domandò.
“Io volevo ringraziarti. Ho parlato con Crystal e mi ha detto che da quando sono stata rapita non ti sei dato pace... Mi ha detto che ti sei parecchio innervosito”.
“Beh... Io e te non ci conosciamo molto, anzi, non so proprio chi tu sia, tranne che una bellissima donna di un’altra regione. Ma sei dalla parte dei buoni e per questo dovevo salvarti. E poi non posso lasciare un fiore come te tra le mani di quei cretini”.
Fiammetta sorrise. “Capisco il ragionamento”.
“Insomma! Se ti avessi salvata ti saresti sicuramente innamorata di me...” sorrise il  moro.
“Giustamente. Proprio come i cavalieri. Beh, no, non volevo parlarti di questo, comunque...”.
“Ah no? E cosa volevi?” domandò curioso il ragazzo, fissandola dritta negli occhi e facendo una fatica immane a non spostarli da lì.
“In realtà vorrei parlarti di due situazioni. La prima riguarda il mio Blaziken...”.
“Ah sì! Certo, non preoccuparti, tieni!” Gold s’alzò in piedi, staccando velocemente la sfera di Blaziken dalla cintura e ponendola nelle mani calde della donna.
“Ecco io...” Fiammetta fu bruscamente interrotta.
“Quando Andy ti ha preso, questa ti è caduta. Mi è sembrato giusto utilizzarlo, almeno fino a quando non ti avessi rincontrata”.
Fiammetta sorrise. “Eri così sicuro di rivedermi?”.
“Hey, mi hai fatto muovere in prima linea! Era più che ovvio che ti avrei rincontrata!”.
La rossa rise di gusto. “Sei una forza della natura. Ma comunque non voglio che tu te ne separi; a quanto pare lo sai utilizzare molto meglio di me, e ne hai bisogno”.
La donna di Cuordilava ripose di nuovo la sfera nelle mani di Gold e sorrise. “Mi raccomando. Trattalo bene”. Il moro la fissava, scattando con la Polaroid dei pensieri un’istantanea dell’espressione di Fiammetta: era stanca, molto stanca, e sinceramente provata per via del rapimento subito a suo danno. Aveva sciolto i capelli per un attimo e decine di ciocche rubine erano scese davanti ai suoi occhi, arrivando fino al mento, e ancora più giù; altre si adagiavano morbide sui seni della ragazza, coperti dal giubbino che aveva indosso. Umettava il labbro inferiore con la lingua mentre lo sguardo perso nel vuoto veniva coperto dai capelli, che poco dopo raccolse nella sua classica acconciatura. Gli occhi dorati del ragazzo si strinsero durante quel sorriso dolce e sincero che diede a Fiammetta. Riattaccò la sfera alla cintura ed abbassò il capo. “Grazie”.
“Di nulla. Non farmene pentire”.
“Non lo farai”.
“Siediti, non ho ancora finito” disse poi. Gold s’accigliò e s’accomodò nuovamente. “Avevo due cose da dirti”.
“Ok...” titubò l’altro.
“Riguarda Silver. Dovete mantenere l’armonia”.
Gold sorrise, quasi schernendo la donna. Lui la vide mordersi le labbra. “Fiammetta... Non c’è più armonia e mai ci sarà. Vogliamo la stessa cosa”.
“Si vede”.
“Cosa?!” esclamò Gold, stupito da ciò che Fiammetta gli aveva detto.
“Mi sono accorta di come guardi Crystal. Ed è lo stesso modo in cui la guarda Silver. Io non m’intrometto nei fatti vostri, sia chiaro, una volta che tutta questa storia è finita potrete scannarvi come meglio vi pare, ma adesso... Beh, avete un potenziale incredibile come Allenatori di Pokémon, mi spazzereste via in pochi secondi se lottassimo contro. Quindi concentratevi, per favore; Hoenn ha bisogno di voi”.
“Io non ho nulla contro Silver” s’incupì Gold, guardando in basso, verso le scarpe di Fiammetta, sporcate dal fango.
“Sicuramente sarà come dici, ma a te piace Crystal e lei guarda te mentre stringe la mano a Silver...”.
“Guarda me?!” si sorprese nuovamente il moro.
“No! Non intendo dire che guarda te, ma che...”.
“Scusa, che intendi dire?! Se dici che guarda me, cos’altro può significare?!”.
Fiammetta sbuffò. “Non lo so. Ma non devi rovinare la loro storia... Inoltre stai facendo soffrire Marina con questo atteggiamento”.
“Marina?! Che cazzo c’entra Marina adesso?!”.
“Non te ne sei proprio reso conto, eh?” chiese Fiammetta. E poi Gold si sentì chiamare.
Era la voce di Crystal. La ragazza di Johto girò l’angolo lentamente guardando prima Fiammetta e poi il ragazzo.
“Crystal...” Gold deglutì un malloppo denso come la lava e la fissò negli occhi, temendo che avesse sentito tutto.
“Gold, perché sei qui da solo con Fiammetta?”.
“Perversioni nostre. Cosa c’è?”.
“Vogliono parlarci”.
“Chi?” domandò poi, ma Crystal gli fece segno con la testa di andare di là, chiudendo a qualsiasi possibilità di rispondere ad altre domande.
 Gold si voltò e guardò Fiammetta, facendo spallucce. Lei sorrise dolcemente e fece un cenno col capo. “Vai... e non fare stupidaggini...”.
“Tsk... Come se ne fossi capace...”.

Voltato l’angolo, Gold si trovò Silver e Crystal girati di spalle. Un uomo dallo strano accento francofono parlava lentamente. Forse furono lo scarpe a scricchiolare con troppa foga, provocando uno stridio rabbrividente, ma Crystal si voltò parecchi metri prima che il moro vedesse chi avesse quella particolare parlata, e sorrise.
“Eccoti. Siamo tutti qui” fece la ragazza, andandolo a prendere per mano. Gold la strinse forte e non riuscì a nascondere a se stesso il dispiacere che provò quando la ragazza lasciò la sua mano.
Si disposero a semicerchio davanti ad un uomo, schermandolo coi loro corpi. Questo era seduto elegantemente su di una delle sedie della sala d’aspetto. Indossava un lungo camice candido, che aveva lasciato aperto; s’intravedevano, al di sotto di esso, una camicia di lino blu, ben stirata sul suo corpo sottile e longilineo, e dei pantaloni neri che mettevano in risalto i polpacci.
Indossava infine un paio di scarpe in pelle marrone.
“Salve” lo salutò Gold, vedendo il volto di quello aprirsi per un sorriso. Aveva i capelli abbastanza lunghi, ma non troppo, spettinati in un disordine ordinato sulla sua testa regolare. I suoi occhi erano piccole pozze color acquamarina sul suo viso. Un filo di barba veniva curato in maniera minuziosa.
“Buonasera... Che poi dovrei dire buonanotte, ma insomma. Io sono il Professor Augustine Platan e vengo da Kalos, una regione non molto lontana da questa. Mi ha contattato il Professor Samuel Oak, asserendo al fatto che avreste potuto avere bisogno di alcuni strumenti particolarmente rari, qui da voi”.
“Strumenti?!” esclamò Gold, sorpreso e curioso.
“Già. Tu dovresti essere Gold, quello più allegro. Se non erro tu dovresti avere un Blaziken...”.
“Sì, me l’ha dato Fiammetta... Ma lei che ne sa?”.
“Non preoccuparti... Porgimi il braccio”.
Gold s’accigliò e guardò i compagni. “Ma che vuole questo?!”.
“Gold!” esclamò Crystal. “Non fare il maleducato come sempre e porgi quel maledetto braccio!”.
“Animale...” sospirò Silver, sbuffando.
“Ma... Dannazione! Mi spieghi perché dovrei darle il mio braccio!” urlò il moro, irritato.
Platan rise di gusto ed annuì. “E va bene, a te lo darò dopo”.
“So cosa vuoi darmi! Ma io non sono come te! Niente da obiettare contro i gay ma io non...”.
“Gold!” esclamarono stavolta entrambi Silver e Crystal, sgomenti, mentre il Professor Platan continuava a ridere.
“No, caro mio” diceva. “Non sono gay. Conosco il piacere di stare accanto ad una bella donna. Ma proseguiamo. Crystal, giusto? E dovresti avere Swampert. Mi porgi il braccio?”.
“Certo!” disse irritata col ragazzo dagli occhi d’oro, fissandolo profondamente accigliata mentre portava in avanti il braccio destro. D’improvviso sentì le mani fredde del Professore di Kalos che toccavano la sua mano, e stringeva qualcosa attorno al suo polso. Lei si girò a guardare: era un braccialetto con una pietra al centro, dalle strane sfumature azzurre ed arancioni.
“E tu, Silver se non erro dovresti possedere uno Sceptile...”.
“Beh... Sì” mentì lui.
“Perfetto. Porgi il braccio” disse Platan, annuendo.
Pochi attimi dopo sul polso di Silver vi era un braccialetto con una pietra dalle sfumature verdi e rosa.
Platan guardò Gold che intanto era rimasto accigliato. “Non lo vuoi?”.
“Le tue manette? No”.
“Allora vuol dire che ti darò una dimostrazione pratica del loro potere. Crystal, per favore, potresti far uscire dalla sfera il tuo Swampert?”.
La ragazza annuì, fece un passo indietro e mandò in campo il suo Pokémon. La coda a ventaglio si aprì immediatamente, non appena il Pokémon vide la luce.
“Ok, ottimo” diceva Platan. “Ora fate un paio di passi indietro”.
“Eh! Addirittura?! Che deve succedere di così eclatante?! Esploderà?!” chiedeva scettico Gold, mentre inconsciamente seguiva assieme agli altri due il consiglio dell’uomo.
“Crystal, ora premi quella pietra che è al centro del bracciale”.
E lei lo fece.
L’attenzione si spostò magneticamente su Swampert che s’illuminò di tutto punto, come se si stesse evolvendo nuovamente.
“Ma... Ma com’è possibile?! Swampert è già al terzo stadio evolutivo!”.
Gli arti superiori di Swampert si allungarono di molto, i suoi pugni presero volume, diventando enormi. Anche le creste sulla testa del Pokémon si allungarono.
“Queste pietre sono anabolizzanti?!” esclamò in una domanda stentata Gold. Porse poi il braccio senza nemmeno guardare Augustine Platan. “Voglio che Blaziken diventi Hulk”.
Ma poi nella sua mente soggiunsero i ricordi: “Quello strano Charizard di Green... È forse grazie ad una di queste pietre, vero, che diventava un missile terra – aria? Sì! Le aveva chiamate...”
“Megapietre” fece Platan, chiudendo il  bracciale attorno al polso di Gold. “Si chiamano Megapietre”.
“Sì! Sono queste!” esclamava Gold.
“Non appena il legame con il proprio Pokémon diventa intenso, un unico filo legato dalla fiducia, dall’amicizia, da simili scopi... Beh, la megaevoluzione sarà il modo per passare al livello successivo”. Platan si alzò all’in piedi e tirò indietro una ciocca di capelli poi sorrise quando il suo Holovox cominciò a suonare.
“È Aura Aralia... Devo rispondere. Buona serata, ragazzi” sorrise lui, alzandosi e dileguandosi, lasciando i tre a guardarsi interdetti.

A Silver non importava del fatto che piovesse. Non gli era mai interessato della pioggia e sinceramente la vedeva come una benedizione.
Riusciva a pulire gli animi più sporchi, bastava soltanto starvi sotto, a capo chino.
I capelli erano ormai bagnati, i suoi vestiti fradici e la pietra di quel bracciale brillava di luce propria nel buio della sera.
Camminava per Porto Alghepoli, Silver, cosciente del fatto che avrebbe dovuto dormire, il giorno dopo sarebbe stato decisivo per ristabilire l’ordine.
In più era anche passata la mezzanotte, ergo era la vigilia di Natale. Pensava ad un regalo per Crystal e poi al fatto che casa sua fosse totalmente spoglia d’addobbi.
“Ma che diamine mi frulla in testa...” sussurrò, con le mani in tasca. Dalle punte dei capelli, grosse gocce di pioggia lentamente si tuffavano giù, finendo spesso sulle sue scarpe.
Effettivamente i suoi pensieri erano fuori luogo.
Doveva pensare ad Hoenn. Doveva pensare alla gente, ai poveri sfollati, ai leggendari, ad Arceus. Al Team Idro, al Team Magma.
Al dannatissimo Grovyle che non si evolveva. Era forse il suo approccio il problema?
La piazza era totalmente deserta, erano le 02:06 del mattino ed i lampioni inondavano di luce dorata il tutto.
Color oro, come Gold, come il suo nome, come i suoi occhi. Come i suoi maledettissimi occhi che guardavano Crystal.
“Basta...” sussurrò a se stesso. “Concentrazione...”.
“E lo so. È dura...” disse qualcuno alle sue spalle.
Silver si voltò immediatamente, attestando che a seguirlo non fosse altri che Rocco Petri, il Campione di Hoenn.
“Hey...” fece il più giovane tra i due, fermandosi al centro della piazza che stava attraversando; l’acqua scivolava lieve tra le fughe delle mattonelle, incanalandosi nei pozzetti e nei tombini, in cui scrosciava. “Piove parecchio stanotte, eh?”.
“Già. Il tempo qui ad Hoenn è un vero problema...”.
“Strano. Di solito qui non piove...” sorrise il più grande tra i due, alzando gli occhi al cielo e sorridendo; gocce d’acqua gelida baciarono il suo volto marmoreo e candido.
“Che ci fai qui?” domandò Silver, riprendendo a camminare, venendo seguito a sua volta dall’uomo. “Insomma, piove”.
“Sì, Silver, piove. Finiamo di ripeterlo, poi sembra che ci manchi qualche rotella...”.
“A me sembra sia così...”.
“Che hai?” tagliò lui, netto.
Silver si voltò a guardarlo mentre con il suo sguardo di ghiaccio bucava ogni possibile tentativo di schermarsi.
“Sono distratto. Penso sia quello”.
“E cosa ti distrae?”.
Il volto sorridente di Crystal apparve improvviso davanti ai suoi occhi, proiettato dalla sua mente.
Silver si limitò a rispondere alla domanda facendo spallucce.
“C’entra una donna? È per caso Fiammetta?” domandò Rocco.
Silver sorrise. “No. Non è lei”.
“Beh, è davvero difficile avere a che fare con quella donna. Ha un carattere... di fuoco, ecco, calza a pennello. Ed è facile rimanere scottati da lei”.
“Sei innamorato di Fiammetta?”.
Rocco sospirò ed assunse una strana smorfia.
“Ne sono attratto, più che altro. Ho amato soltanto una volta in vita mia e non è finita bene...”.
Silver parve apatico. Si limitava a respirare ed a catturare con la lingua le gocce di pioggia che raggiungevano le sue labbra
“È di Cuordilava anche lei. Le donne lì le fanno tutte con lo stampo”.
“Non solo lì, Rocco...”.
Risero entrambi.
“Non si fanno queste battute. Le donne sono fiori, mentre noi siamo inutili fili d’erba”.
Silver annuì, calciando con naturalezza un ciottolo che andò a finire in una pozzanghera.
“Non è Fiammetta. Non penso sia la ragazza Ranger, dato che ha occhi solo per Gold... Credo sia Crystal allora il problema...”.
Ed il sospiro colpevole di Silver attestò il tutto.
“Non penso che in questo momento una cosa del genere debba necessariamente prevaricare la vostra missione, no?” riattaccò il Campione, fissando le finestre con le luci accese nella palazzina B2 subito al di sotto del promontorio ovest.
“Assolutamente, Rocco”.
Il Campione annuì, sperando che il messaggio fosse stato recepito. Tuttavia, in quei pochi giorni aveva imparato a conoscere Silver, il silenzioso Silver; Quei sospiri che emetteva sistematicamente cadevano pesanti davanti a loro passi.
“E allora? Lei ti piace?”.
Altro silenzio. Fu allora che il più adulto mise una mano sulla spalla del fulvo e lo fermò. Entrambi si bloccarono. “Silver... Tu hai le potenzialità per diventare il miglior Allenatore di sempre: strategia, abilità, legame... L’empatia che hai con i tuoi Pokémon è unica. A modo tuo sei speciale, e ciò non può fare altro che spingerti ad essere importante per questa missione”.
“Lo so”.
“Ora però ti sentì perso, non sai più chi sei e questo non va bene. Perché questa sfiducia la sentono anche i Pokémon. E tu devi essere in grado di affrontare qualsiasi situazione. Se il problema è Crystal devi soltanto risolverlo. Vai da lei, prendila per mano e chiedile di aprire il suo cuore. E se sarà vuoto, beh, non avere rimpianti e guarda avanti. Io sono la prova vivente che i mali del cuore prima o poi passano. Lasciano ferite profonde e spesso riaffogherai nei tuoi stessi ricordi. Ma sappi che sei il miglior Allenatore di Pokémon che abbia mai visto. Ed è per questo che... Beh... Tieni...” fece lui, staccando una Pokéball dalla sua cintura e dandola al fulvo.
“Che... che cosa?!”.
“Questo è il mio Metagross, Silver. La tua squadra è composta da cinque Pokémon e con questo diventeranno sei”. Gli occhi di Rocco rifletterono il sorriso sincero del ragazzo di Johto. L’acqua bagnava la testa ed i vestiti del Campione che intanto sorrideva tranquillo.
Silver provò a ribattere. “Sì, ma tu...”.
“Io me la posso sempre cavare. Sono pur sempre il Campione di Hoenn...”.
“Rocco, non...”.
“Silver...” fece l’uomo, quasi spazientito. Prese una piccola pausa e poi allungò nuovamente la mano con la sfera. “Prendi questa Pokéball”.
Gli occhi argentei del ragazzo di Johto fissarono la superficie rossa della sfera e poi la sua mano incontrò per un breve momento quella di Rocco nel momento del passaggio.
“Grazie...” fece lui. “Ma è solo un prestito”.
“Perfetto. Mi raccomando. Dovremo affrontare una grande sfida. Ora è meglio che andiamo a dormire”.

La pioggia continuava a cadere fitta e Rocco si allontanava calmo e tranquillo, sparendo oltre l’angolo di un vicolo.
Silver era rimasto da solo, con quella Pokéball in mano. Decise che fosse meglio metterla via, e la ripose nella cintura.
Poi però la sua mano indugiò su di un’altra sfera, quella di Grovyle.
Fece uscire il Pokémon, che subito coprì il proprio volto con la foglia che aveva sulla testa.
Silver abbassò lo sguardo, prendendo la zampa del Pokémon, sorridendogli.
“Sì, so che sta piovendo oggi, e forse pioverà anche domani. E potrà piovere per tutta la nostra vita, Grovyle... Ma io sono con te. Anche sotto l’acquazzone più forte di sempre, io sono sempre con te. Per questa grande sfida ti vorrò al mio fianco... Tu ci sarai?”.
Gli occhi di Grovyle rimasero spalancati mentre le parole di Silver si sedimentavano lente e fumose sul fondo della mente del Pokémon.
Quello annuì lentamente, facendo sorridere il fulvo.
“Ora nessuno ci potrà più battere. Io e te contro il mondo, Grovyle. Contro il mondo!”.

 

 

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Frammenti - Orizzonte Frammenti. Deboli soffi di vita nella violenta tempesta che è l’esistenza. A volte destinati a sparire, a volte pronti a moltiplicare. Come un soffio di vento trasporta il polline che andrà a fecondare un'altra pianta dalla quale nascerà la vita, alcuni momenti, per quanto brevi, danno il via a qualcos’altro, qualcosa di più grande.   L’aria era fredda, il gelido inverno era alle porte e i sempreverdi costellavano i boschi innevati che circondavano la cittadina di Nevepoli. Quell’anno, le grandi nevicate erano arrivate prima e già, il ventesimo giorno di dicembre, i fiocchi di neve scendevano copiosi sui tetti della città. Lo spettacolo che davano quelle minuscole e complesse opere d’arte di cristalli di ghiaccio, passando di notte sotto la luce dei lampioni per poi andare a posarsi a terra sciogliendosi, era qualcosa di meravigliosamente inquietante. Un gelido calore pervadeva le strade, ridotte ormai a soffici torrenti di neve. Nell’attimo

Quindicesimo Capitolo - 15

Salve ragassuoli, mi dispiaccio ogni volta per il ritardo nella pubblicazione, e mi rendo conto che sta diventando un disagio. Ecco perchè, dalla settimana prossima, per problemi di lavoro, la fan fiction sarà pubblicata il MARTEDì. Chiedo ancora scusa, e spero di non aver recato disagio. Ringrazio tutti quelli che hanno messo mi piace alla pagina   Pokémon Adventures ITA . Vedere il seguito crescere ogni giorno di più è una grande soddisfazione. Sei su EFP? Vieni a recensirci anche lì!  Andy Black, autore su EFP Ricordo sempre che il nostro progetto, Pokémon Courage ha bisogno di sostegno da parte vostra...niente soldi, tranquilli, basta solamente un po' di partecipazione. Siamo davvero così pochi a leggere questa bellissima storia? Entrate anche voi a far parte della famiglia di Pokémon Courage . Ho finito con le raccomandazioni. Cominciamo. Stay Ready...Go! Andy $   “Rachel...sei davvero tu?” chiese sgomento Ryan, quasi commosso. Zorua fece un