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The Artist - Painted Pictures - L'orgoglio del pennello

Salve a tutti! Un po' d'informazioni!
Allora, a questo link trovate il download per il nuovo capitolo

di Hoenn's Crysis, che potrete leggere anche su Svignettiamo! Mi raccomando, diamo a Black Lady il nostro supporto!
Buona lettura!    
- Andy.    
L'orgoglio del pennello                 


Tutto è ok adesso, basta soltanto andarsene da qui dentro ed è fatta. Sono riuscito a trovarla, incredibile.

Dylan continuava a ripeterselo mentalmente, come se il solo atto di abbracciare Dhalia fosse stato sufficiente a renderli entrambi sani e salvi.
Lui era riuscito a proteggerla da quella banda di pazzi, era riuscito a tener testa a quell’enorme tizio con lo sguardo da psicopatico ed ora sarebbe riuscito a portare fuori da quella fetida e maleodorante grotta sia lui che Dhalia.
“È tutto ok adesso, ci sono io qui. Usciremo da questo orrendo posto e poi ci faremo una bella cioccolata calda davanti il mio camino, okay?” domandò il ragazzo, stringendola al petto e  schermandola col suo corpo, come se le sue braccia creassero una barriera in grado di riflettere qualsiasi male che provasse ad avvicinarsi alla bella Dhalia.
Bella.
No, non era abbastanza per lui. Lei non era solo bella, se n’era ormai reso conto. Per lui Dhalia non era soltanto una bella ragazza. Ci sono tante belle ragazze, e molti vi s’innamorano; giorno dopo giorno aveva imparato ad amare qualsiasi particolare di quella donna: dai tratti del suo viso alle belle e sinuose gambe, passando per quelle labbra, piccole e delicate; adorava quando era sovrappensiero ed iniziava a mordersi quello inferiore.
“È un modo per concentrarmi, mi fa essere più attenta” diceva sempre Dhalia, ogni qualvolta lo scopriva a fissarla nel mentre dei suoi pensieri.
“Lo so, lo so, è un riflesso incondizionato, non sono mica stupido...” ribatteva lui, tentando di nascondere l’evidenza.
Quelle due piccole labbra erano diventate giorno dopo giorno il suo paradiso. Riusciva ad osservarle senza stancarsi anche per ore, mentre Dhalia lo bombardava di informazioni. Forse quello era uno dei pochi difetti della sua amica: parlava continuamente, senza freno. A volte gli sembrava quasi che al posto dell’ossigeno lei usasse la parola per la respirazione cellulare. Ne aveva una totale dipendenza, impazziva se non parlava per più di cinque minuti di seguito. Ed a lui piaceva proprio così. Dylan provava piacere anche nelle ore in cui le sue orecchie erano costantemente sotto sforzo: a lui non era data l’occasione di aprir bocca che lei riprendeva la sua carica, ma a lui piaceva così. Si sorprendeva nel trovarsi un sorriso spiaccicato sulle labbra mentre lei continuava a parlare e a parlare. Probabilmente era l’unico in grado di sopportare questo suo modo di fare, così come era in grado di non importarsene di qualsiasi altro difetto della ragazza. Ai suoi occhi lei era perfetta così com’era.
Volse lo sguardo verso il basso a cercare lo sguardo di lei.
I loro occhi si incrociarono e Dylan sentì avvampare bollenti fiamme nel suo stomaco. Fiamme che incenerirono ogni piccola traccia di sfiducia in ciò che poteva accadere in seguito ad un rifiuto di Dhalia. Lui l’amava così com’era, con i pregi ed i difetti, sarebbe stato capace anche di fare a pugni con il tizio grosso il doppio di lui, con la barba rossiccia.
Aveva rischiato troppo per poter rivedere Dhalia, non poteva sprecare un singolo istante. Se non si fossero mossi avrebbero anche potuto perderci la vita in quel posto.

Non posso più aspettare, non so se riusciremo ad uscire di qui. Non posso permettermi di rischiare di finire la mia vita senza prima averle detto ciò che provo. Forza, è il momento, un istante e dopo penseremo ad uscire da qui.

Dylan fece un profondo respiro, e si chinò in avanti, in direzione del viso di Dhalia, baciandola, senza accorgersi del fatto che Spugna fosse rimasto per tutto il tempo immobile sull’uscio della porta.
Era stupito, non credeva ai suoi occhi. Un suo compagno d’armi non solo si era imposto su Xander, avendo il coraggio e la sfacciataggine di rispondere al grande Ivan, ma ora stava addirittura abbracciando quella biologa. Li vide stringersi e dirsi parole di conforto, quasi come due vecchi amici che si rincontrano dopo tante difficoltà.
Oppure...

Oppure...

Oppure lui non era un suo compagno d’armi.

Cavolacci...

Finalmente aveva compreso tutto e non ci poteva credere: quel tizio si era infiltrato nella base del Team Idro soltanto per salvare quella ragazza.
Probabilmente non si chiamava neanche Louis.
Anzi forse era stato proprio lui a far sparire il suo amico e a rubargli l’identità.
Certamente non si riteneva un tipo intelligente ma cose del genere le intuiva, era raro ma succedeva. A volte gli si accendeva la lampadina e riusciva a capire cose che gli altri non vedevano subito. Anche il ginocchio glielo stava dicendo: quando aveva un’intuizione il ginocchio sinistro iniziava ad avere delle piccole fitte, e ogni volta la verità si presentava come ciò che aveva immaginato. Il suo ginocchio non si sbagliava mai. Quel tizio era la causa della scomparsa di Louis e lui l’avrebbe salvato.

Arrivo amico mio.

Dylan non si mosse più di qualche centimetro che la porta si spalancò improvvisamente.
“Vernice! Che diavolo stai facendo qui dentro?”.
Dylan sobbalzò, spalancando gli occhi, colmi di terrore. Aveva riconosciuto la voce, era quel guastafeste di Spugna. Il pittore in incognito si girò lentamente e sorrise.
“Avevo detto che mi sarei occupato personalmente della biologa, è quello che stavo per fare”.

Merda questo ci ha scoperti, e adesso che faccio? Devo per forza continuare la farsa.

“E allora perché la stavi baciando?! Guarda che vi ho visti!”.
“Beh, prima mi volevo divertire un po’, semplice...”. Dhalia vide la faccia di Dylan irrigidirsi improvvisamente, mentre un accenno di ghigno gli si andava scolpendo sul viso.
“Ah adesso mi è chiaro. C’è solo una cosa che non capisco, come fai a conoscere il suo nome?”.
“Il suo nome?! Beh... l’hanno detto all’assemblea”.
“Certo, solo che hanno detto semplicemente che si chiama Dhalia, non anche il suo cognome. Invece tu salendo sul palco hai pronunciato nome e cognome. Sicuro di non conoscerla?”

Cazzo. Sono nella più completa merda.

“Non c’è bisogno che tu risponda, ho capito che sei un impostore. Dov’è Louis, che gli hai fatto?”.
“Te l’ho detto non conosco nessun Louis e non sono un impostore, stai prendendo un granchio. Magari questo tuo amico sarà da qualche parte col suo telefono a giocare a, Candy Crush e a farsi stupidi selfie!”.
“È inutile la tua farsa, guarda che ho capito tutto. Tu sei quello che ha creato disordini alle due sentinelle all’ingresso, e ora verrai con me da Xander”.
Dylan si voltò verso di Dhalia, fissandola per un breve ma intenso attimo, dopodiché inspiro a fondo.
“No” espirò.
“Tu non hai scelta, verrai con me da Xander e ci dirai dov’è Louis”.
“No”.
“Senti, non mi fare arrabbiare. Seguimi con le buone o la ragazza non ne esce viva”.
“No. Ti sfido”.

Che diamine sto facendo? Non riesco neanche a controllare ciò che dico… Devo trovare una soluzione e invece mi sto mettendo sempre più nei guai. Ah bella mossa Dylan, davvero bella mossa. Anche Toddi se la caverebbe meglio di me, e lui si trasforma in utensili da camino.

“Tu sfidi me…? Sei serio?”.
“Sì, una lotta Pokémon”.
“Ah adesso ho capito chi sei in realtà, sei un comico!” disse Spugna immerso in un monologo di risate.
“No, sono serio. Chi vince esce da questa stanza sui suoi piedi”.
“Il ragazzo fa sul serio… E va bene, se ci tieni tanto farò soffrire prima i tuoi Pokémon e poi te. Non lascerò impunito ciò che hai fatto a Louis”.

Sono nella merda. Non so neanche come si lotti. Le poche volte sono state fra i miei stessi Pokémon, giusto per conoscere le loro mosse. Arceus aiutami, dammi la forza, o un modo per scappare. La seconda non sarebbe male ma mi accontento anche della prima, aiutami.

“Ho cinque Pokémon con me: Toddi, Pablo, Tool, Cleo e Rubber. Eliminiamo quest’ultimo di cui non conosco neanche le mosse. Immagino lui abbia Pokémon d’acqua quindi mi conviene evitare Tool, almeno credo…” Dylan si stava rigirando le Pokéball fra le mani indeciso sul suo compagno per la lotta.
“Ti decidi?! O hai cambiato idea?”.
“Non ho cambiato idea!” tuonò Dylan.
“Bene, allora scegli il tuo Pokémon, uno contro uno. Allo sfidante la prima mossa”.
“Ok… Pablo vieni qui!”.
L’esemplare di Smeargle fuoriuscì dalla sua Pokéball, guardando stranito il ragazzo che aveva di fronte.
“Mightyena esci! è l’ora di sgranchirsi le zampe!”.
Dylan iniziò  sudare freddo, le mani gli tremavano ed il suo piede iniziò a picchiettare nervosamente sul pavimento. Gli sembrava di avere un macigno sul petto che veniva spinto verso l’interno del suo corpo con una forza di un milione di Newton.
Pablo, invece, dipingeva.
Non appena Mightyena fece il suo ingresso in campo, lui si sedette ed iniziò a dipingere sul pavimento, con soggetti Spugna ed il suo Pokémon.
“Pablo che cosa fai! Alzati devi combattere! Dobbiamo uscire da qui e ci devi aiutare tu! Smettila immediatamente di dipingere, maledizione!”.
“Amico te lo chiedo un’ultima volta, per pietà, sicuro di voler combattere?” domandava Spugna, totalmente differente dal
“Sì! Pablo forza, si lotta, tipo come quando tu e Toddi avete assalito Tool mentre dormiva. Ce la puoi fare”.
“Mightyena basta con le chiacchiere, attacca con Sgranocchio!”.
“Pablo Protezione, veloce!” Mightyena andò a schiantarsi contro la barriera cinetica del suo avversario.
“Ok Pablo, ora usa Schizzo, imita la sua mossa”.
“Ma cosa? Mightyena schiva e poi usa Forza”.
Pablo si avventò sul suo avversario con le fauci spalancate, mimando alla perfezione le azioni precedenti di Mightyena, il quale scartò di lato il colpo con molta facilità, per poi contrattaccare con una testata diretta alla cassa toracica di Pablo, che ruzzolò per qualche metro.
“Diamine, Pablo! Tutto bene?!” Dylan fece per avvicinarsi al suo Pokémon ma fu subito intercettato da Mightyena che ora gli si parava davanti ringhiando come un lupo di fronte un clandestino nel territorio del suo branco.
“Non ti hanno insegnato che in una lotta l’allenatore non può intromettersi? Cavolo stai messo peggio di quanto pensassi…”.
“Sta zitto tu... Pablo, forza, rialzati, so che ce la puoi fare”.
L’inesperto Smeargle si alzò facendo leva con le sue braccia unite alla coda, non gli era mai successo qualcosa di simile, per lui era tutto nuovo, e faceva male. Non tanto fisicamente, quanto mentalmente: per la prima volta non era riuscito a fare qualcosa che Dylan gli aveva chiesto di fare. Iniziò a sentire una piccola fiammella ingrandirsi all’interno del suo corpo e questo gli diede la forza di alzarsi con ancora più grinta.
“Bravissimo, Pablo! Tocca a te forza, preparati all’attacco”.
“Mightyena fagli vedere un poco cosa significa farsi del male, attacca di nuovo con Forza”.
“Pablo usa schizzo” i due lottatori si scontrarono con due mosse di egual potenza, nullificando gli effetti ed i danni delle mosse.
“Mightyena prova ad usare Fulmindenti”.
“Pablo, Schizzo, ancora!” i due colpi si annullarono nuovamente a vicenda.
“Maledizione, Mightyena usa Ripicca!”.
“Pablo, Schizzo!”.
“Smettila di copiarmi!”.
“No tu smettila di copiare me ed usare per primo mosse che userei io. Io schizzo quando e dove voglio”.
In quel momento Spugna guardò per un breve istante Dylan, con un’espressione simile a quella di un maniaco incontrato nel pieno della notte, per poi esplodere in una fragorosa risata.
“Cazzo amico, l’ho detto io che sei un comico!”.
“No! Non intendevo quello! Ah! Ma fanculo”.
“Mightyena, usa Sgranocchio!”.
“Oh diamine!” riuscì a dire Dylan prima che il povero Pablo venne colpito in pieno collo dal suo avversario. Cadde a terra esamine, come paralizzato.
“Pablo! Amico mio alzati!”.
“È finita, arrenditi ho vinto” disse soddisfatto Spugna, mentre Mightyena schiacciava la coda di Pablo sotto le sue zampe, riempiendola di sporcizia e residui di sale marino.
“Mightyena hai finito qui, ora mi occupo io del cabarettista e di Codasporca”.
Pablo aprì gli occhi. Balzò in piedi scrollandosi di dosso Mightyena. Il fuoco che si era acceso all’interno del suo corpo in quel momento divampò, insinuandosi in ogni sua cellula; si sentì rinvigorito ma anche ferito nel profondo. I suoi grandi occhi color nocciola erano ormai invasi da scintille e fiamme. Non avrebbe perdonato a quel ragazzo di averlo chiamato così, né tantomeno di fare del male al suo Dylan, nessuno poteva. Era l’ora della sua rivincita, e non sarebbe stato caritatevole.
“Pablo, ti sei ripreso!”.
“Merda, Mightyena! Prepara un altro colpo!”.
“Sei nei guai, Spugna! Sei davvero nei guai!”.
“Io?! Ma se a stento si regge in piedi il tuo Pokémon!”.
“L’hai chiamato Codasporca, hai insultato la sua coda, ora si è arrabbiato” disse Dylan che, impaurito, si allontanò da Pablo.
“Bella mossa, ma non funzionano questi trucchetti. Mightyena, ora!”.
“Io se fossi in te non lo farei...”.
“Ti ho detto che non funziona con me! Mightyena, Fulmindenti!”.
Pablo si abbassò sulle gambe, pronto a ricevere l’attacco. Pochi attimi prima dello scontro, scartò s destra per poi fiondarsi sul suo nemico, colpendolo con un montante in pieno mento. Mightyena venne catapultato verso l’alto, colpì il soffitto e ricadde verso il suolo, venendo intercettato da un calcio laterale di Pablo, per poi finire contro le brandine presenti nella sala.
“Cosa diamine?” chiese Spugna, perplesso.
“Ti avevo detto che si era incazzato. Non dovevi chiamarlo così, nessuno offende la sua coda senza venir colpito, nessuno”.
“Mightyena, alzati ed attacca con Sgranocchio!”.
“Per Arceus, no! Così lo fai arrabbiare ancora di più!”.
Mightyena caricò il suo nemico, furente del colpo appena subito.
Pablo non si smosse di un millimetro, restando fisso sui suoi piedi fino a poco prima di avere l’altro Pokémon ad un palmo dal naso, per poi scatenare la sua furia: si abbassò, ritrovandosi sotto il corpo di Mightyena dopodiché si alzò colpendolo con un doppio montante diretto al basso ventre.
Pablo continuò a colpire violentemente Mightyena, fino a renderlo esausto.
“Pablo ora basta, calmati!” alle parole di Dylan, Pablo ritornò in sé calmando la sua ira.
“Cazzo mi ha fregato… Mightyena rientra…”.
“Scusa amico, niente di personale, mi dispiace per il tuo Pokémon, ti avevo avvisato…”.

Ce l’ho fatta, oh mio Arceus, davvero ci sono riuscito, sono un grande! Ok, ok, ok, senza perdere la testa ora, bisogna uscire di qui.

“E anche questa è sistemata… Abbiamo un poco di tempo prima che ci trovino... Dhalia, stai bene?” domandò il ragazzo, detergendosi il sudore della fronte con il braccio destro.
“Sì, tranquillo, non ti preoccupare….. Sto bene” rispose lei, ancora scossa.
“Perfetto, allora andiamocene da qui, ora!”.

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