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Capitolo Quarantunesimo - 41

Salve, gente. Ringrazio tutti per il seguito che la nostra nuova pagina Facebook, Pokémon Courage, sta ottenendo in questo periodo. In più oggi è fuori HC e quindi è un buon giorno =)

- Andy


The Rumble in the Jungle



“Vediamo se posso fare qualcosa...” disse Pat, poggiando le mani sul petto di Gold. Marina era rimasta immobile, con la testa di Gold poggiata sulle ginocchia.
Da qualche secondo era diventato insopportabile, il caldo. I ragazzi sudavano, sbuffando e cacciando fuori l’ansia immensa portata dallo scontro di quei due titani sullo sfondo.
“Ci uccideranno se non facciamo qualcosa...” bofonchiò Martino. Fiammetta si voltò, guardando il corpo di quell’enorme Gyarados che schiacciava quello del suo Allenatore, la mano destra a mostrarsi al mondo, a raccogliere quel sole arido e duro e a stringerlo nel palmo, probabilmente l’unica parte del corpo di Xander ad essere rimasta integra.
“Adesso ce ne occupiamo, Martino...” fece Rocco, guardando per bene la scena di Kyogre che alzava una gran quantità d’acqua, pronta ad abbattersi su Groudon.
“Dobbiamo andare via di qui!” esclamò invece Fiammetta.
“Già, dovete andare via di qui e non distrarmi!” tuonò infine Pat. Marina era ancora ferma, guardava le mani di quella notando il debole saliscendi del torace di Gold.
“Respira?” domandò, ingenuamente.
Pat annuì. “Sto cercando di isolare le componenti oscure e di raggrupparle, per poi farle uscire tutte assieme. Ma ora ti devo chiedere di allontanarti: devo alzare un campo di  forza attorno a me e lui e...”.
“L’onda!” urlò Martino. “Sta arrivando!”.
Una grande quantità d’acqua s’era alzata attorno a Kyogre, abbattendosi con forza contro Groudon. Quello spalancò le zampe anteriori, mostrando il petto, e dopo un grande ruggito dall’acqua sorse in maniera incredibilmente veloce un cuneo di pietra dalle dimensioni abnormi su cui l’attacco avversario si abbatté.
Le onde, deviate dalla contromossa adottata da Miriam, cominciarono a direzionarsi verso la costa.
“Dobbiamo spostarci da qui, immediatamente!” urlò Fiammetta, avvicinandosi a Gold ed abbassandosi verso di lui, tirandogli la mano. Marina spalancò gli occhi e reagì improvvisamente, spintonando la donna di Cuordilava e facendola finire con i fondelli nella sabbia bollente.
“Ma sei scema?!” urlò il Ranger. “Ti ha detto di non toccarlo e di allontanarti! Lascia stare Gold!”.
Fiammetta rimase sconvolta dalla reazione di Marina, pregna di un’aggressività che non le era mai appartenuta. “Che diamine ti prende?!” le urlò poi.
Martino intervenne immediatamente, tirando sua sorella e portandola via.
“Che diamine ti prende, Marina?!”.
“Pat ha chiaramente detto a tutti di allontanarsi da lì! Non può prenderlo e tirarlo! Già sta male, ed è vivo per miracolo!”.
“Ha detto a tutti di allontanarsi da lì, Marina. Tu eri compresa”.
“Stai zitto! Io devo proteggerlo!” urlava lei, in preda ad una crisi di pianto.
E Martino ne aveva avuto abbastanza. La afferrò per le spalle, stringendo e scuotendola con vigore.
“Tu sei qui per una missione! Dobbiamo fermare quei due!” urlò il fratello, puntando il dito contro Groudon e Kyogre senza nemmeno guardarli.
Quella fissò gli occhi energici del fratello e fece per annuire, quando abbassò lo sguardo.
“Ok...” fece quella.
“Ora andiamo” la tirò lui, dirigendosi verso il gruppo di persone, sempre più in ansia per l’arrivo della gigantesca onda anomala. Tutti in ansia, tranne Pat.
“Dobbiamo andare, stupida!” le urlava Fiammetta, vedendola sbuffare.
Pat la guardò e sospirò, mentre ancora le sue mani, illuminate da una strana patina di colore azzurro, esercitavano pressione sul petto di Gold.
Alice atterrò, seguita poco dopo da Silver, Crystal e Zoe, sul suo Swellow.
“Hey, il nemico!” urlò Fiammetta, confusa. “Ma adesso non importa! C’è da fermare quell’onda gigante! Avanti, Ranger, fate qualcosa!” urlava, sempre più nervosa.
“Come diamine dovremmo fermare un’onda gigante?! Siamo Ranger, non dighe!” fece Martino, visibilmente scosso.
“Ma che diamine succede?!” urlò poi Silver, vedendo il corpo di Gold steso in terra, riverso in una pozza di sangue.
“È quasi morto” tuonò Rocco, guardando l’uomo dagli occhi argentei dritto negli occhi.
Crystal spalancò lo sguardo, ancora col fiatone per via dello sfogo energico avvenuto qualche minuto prima. “Quasi morto?! Ma che diamine vai farneticando?!”.
Poi si voltò, guardando il corpo ormai spento di Togekiss, cercando di fare una deduzione logica.
“Non può esser morto cadendo da Togebo... Non è possibile”.
Ma poi lo sguardo vagò su Christine, ustionata e dalla pelle ormai nera per via degli spiriti che s’erano impossessati di lei.
“Ha combattuto contro di lei?”.
“Si” concluse Marina.
“Dobbiamo darci una mossa!” urlava Fiammetta, con l’onda a circa dieci metri.
“Ora non c’è tempo per fuggire!” osservò Alice, pronta a mettere le mani alle Pokéball.
E poi Pat perse la pazienza.
“Dannazione! Ma come diamine ve lo devo dire che dovete lasciarmi concentrare?! Non posso rimanere a curare Gold se mi state tra i piedi!”
“Pat, non potrai curare nessuno se l’onda ci travolge!”.
“Non ci travolgerà!” fece nervosa, alzando poi un semplice braccio. Senza nemmeno guardare, rimanendo concentrata su Gold, rivestì tutta la zona in cui i ragazzi stavano della stessa luce azzurra che ricopriva le sue mani.
“La solita scriteriata” sorrise Rocco, vedendo poi l’onda abbattersi su di loro, lasciandoli totalmente incolumi.
Pat non risentì minimamente dell’evento, continuava a guardare Gold, verso il basso.
L’acqua, intorno a loro, si muoveva frenetica, come se qualcuno la tirasse indietro e poi la respingesse in avanti.
Non penetrò la barriera d’energia di Pat e riuscì a proteggere tutti quelli che conteneva.
“Ecco qui...” disse poi.
Un minuto dopo circa, quando il mare s’era ormai riappropriato della propria acqua, Pat ridusse la barriera soltanto per lei ed il suo protetto.
“Ora andate e salvate Hoenn” disse.
“E Gold?” domandò Crystal.
“Non può venire. Deve fare i compiti”.

Pochi secondi dopo si ritrovarono tutti su qualche metro accanto, guardando Kyogre e Groudon, decidendo la strategia.
“Beh, in genere quei due creano una barriera d’energia così potente, quando lottano, che non è possibile penetrarla, almeno non senza l’aiuto dei tre Golem. Ma ora non c’è tempo per catturarli, dobbiamo trovare una soluzione alternativa” disse Rocco.
“Dobbiamo prima accertarci che la barriera sia realmente presente. In quel caso ci porremo il problema di trovare una soluzione alternativa” gli rispose Alice, vedendo Groudon formare spuntoni di roccia appuntiti che uscivano dal fondale marino, diretti l’avversario che, solerte, li evitava tutti, dirigendosi verso nord, in direzione dei ragazzi.
“Dobbiamo fare in fretta!” urlò Fiammetta.
“Allora andremo io, tu ed Alice a verificare!” le urlò Rocco, quasi spazientito.
“E noi?!” domandò Silver.
“Voi tenetevi pronti. Tutto sta per diventare incandescente”
E così i tre salirono sui loro Pokémon, cercando di avvicinarsi quanto più era possibile a Miriam ed Igor.

I due, intanto, vivevano ciò che stava succedendo come il coronamento della propria esistenza.
“Morirai, Igor! Ti ucciderò!” urlava iraconda Miriam, al limite della razionalità. Si manteneva in equilibrio sulle alte creste  di Groudon, ancora intonso nella sua barriera di calore: l’acqua non poteva avvicinarsi a lui, evaporando appena raggiungeva i tre metri di vicinanza.
“Devo riuscire a batterti!” urlava ancora. La rossa, con i capelli tirati indietro dal caldo vento. La pelle dura di Groudon era incandescente ma lei era abituata a ben altre temperature; sentiva in lei la responsabilità dei sogni di milioni di persone. Sarebbe stata venerata come un’eroina, come la salvatrice dell’umanità da quello che avrebbe definito l’uomo del mare. Avrebbe portato in trionfo la sua gente ed avrebbe coperto di gloria la buonanima di suo padre, ormai andato, ormai bruciato tra le fiamme bianche del paradiso degli incompresi.
Avrebbe schiacciato gli oppressori, avrebbe costruito un regno enorme, centellinando l’acqua e vendendola cara, come fosse oro.
A tempo debito avrebbe ammazzato Zoe, e poi anche Andy.
Così convinto, così innamorato di lei, delle sue parole.
Lei avrebbe vinto tutto, avrebbe battuto cassa e minacciato Rocco di morte se non avesse accettato di diventare il re senza potere di un regno immenso, che l’avrebbe vista come unica stella a brillare in un cielo buio. Buio come la notte profonda, come la mancanza di tutto.
Buio come il cuore di chi non ama, di chi non sogna.
“Groudon! Inseguiamo Kyogre con delle lance di roccia! Il mare non è altro che un’insulsa macchia sulla nostra tela!”.
Il Pokémon Continente si gettò a capofitto in un inseguimento del suo avversario; a sua volta, Igor, manteneva un perfetto equilibrio sulla testa di Kyogre.
Ammise a se stesso che Miriam lo stesse mettendo in difficoltà assai maggiori rispetto a quello che si aspettava. Ragionando, notti prima dello scontro che stava tenendo, aveva compreso la maggior forza e potenza del suo Pokémon che, con mosse di tipo Acqua, era in grado di mettere in difficoltà in maniera massiva Groudon. Ma il contrattacco del Pokémon controllato dalla donna coi capelli rossi e la M sul petto era stato repentino, controllando la terra al di sotto dell’acqua. Aveva capito, lui, doveva portare lo scontro su di un fondale maggiormente profondo, in modo da avere qualche secondo di vantaggio per contrattaccare.
Intanto gli spuntoni venivano fuori dal fondo del mare creando sequenze di colonne acuminate.
“Divertiamoci anche noi e contrattacchiamo. Pallagelo” sorrise Ivan, mentre l’acqua gli scivolava addosso, carezzando i pettorali tonici e ancora più giù, fino a terminare sulla punta dei suoi stivaloni neri.
Kyogre ascoltò il Capo del Team Idro, prendendo a formare enormi palle di ghiaccio; esse partirono velocemente verso Groudon, e la cosa sconvolse Miriam, in quanto non si scioglievano con l’azione del grande calore che la presenza di Groudon comportava naturalmente.
“Alziamo delle barriere!” urlò la donna, ed il Pokémon che la teneva in piedi formò delle doppie lastre di roccia viva, su cui le sfere di ghiaccio parevano detonare ed esplodere in milioni di piccoli cristalli.
“Ancora!” urlava Ivan, e così partirono altri attacchi di Kyogre.
“Il mio muro di pietra è indistruttibile!” urlava lei.
“Anche la più piccola goccia può spaccare una montagna!” ribatté convinto quello.
Difatti, dopo la prima, la seconda sfera, la terza e la quarta penetrarono nel muro di pietra, sfondandolo e lanciando in aria detriti d’ogni tipo.
“Ancora, Groudon!” fece quella, sorridente, accogliendo la sfida dell’uomo che aveva di fronte.
E così, le ultime due sfere finirono sulla seconda parete difensiva creata da Groudon.
“Non va ancora, Igor. Mi spiace” ancora sorridente.
Lui fece spallucce. “Ancora” s’intestardì quello, lontanamente da quello che era sempre stato il suo modo di fare.
“Fai come ti pare! I miei muri ti fermeranno sempre!”
“Kyogre!” urlò poi lui, con voce possente. “Di più!”.
E quindi non quattro, ma quindici sfere furono create e gettate contro l’avversario. Miriam spalancò gli occhi ed urlò la sua mossa.
“Lanciafiamme!” fece, ed una grande mole di fuoco fu totalmente sparata dalla sua bocca, tramutando le sfere di ghiaccio in masse d’acqua in ebollizione.
“Non puoi nulla!” fece Miriam, piena di sé. “Adesso cuociamo questa balena!”.
“È un’orca, troglodita!”
D’improvviso la temperatura dell’acqua prese a salire vorticosamente, tant’è vero che alcune bolle presero a venire a galla.
“Vuoi bollirmi?” sorrise Igor, passando una mano tra i capelli corvini. “E allora passiamo alla contromossa... Kyogre! Facciamo vedere a questa sporca donna come la grandezza dell’antichità e dei tuoi fasti la sommergerà! Mostra la tua forma perduta!” urlò l’uomo, e vide Kyogre immergersi in quella brodaglia bollente, mentre Miriam fissava a braccia conserte ciò che succedeva. Igor sparì lentamente nel buio del mare che lo circondava, illuminando le striature sul suo corpo, e poco dopo l’intera sagoma di Kyogre, sommersa interamente, cominciò a brillare.
“Ci divertiremo...” sorrise la rossa.

Rocco s’avvicinava velocemente, sul suo Skarmory, mentre Kyogre s’immergeva.
“E adesso che sta facendo?” chiese, a voce bassa.
“Dove va?!” urlò Alice, in assetto basso su Altaria.
“Si sta immergendo!” osservò poi Fiammetta, su Talonflame, accanto alla destra di Rocco.
Lui continuò a volare dritto, quando poi lo vide riemergere.
Frenarono tutti, per vedere ciò che succedeva.
“Non può essere...” sospirò Rocco, portando le mani al volto.
“Che succede?!” esclamò la rossa, impanicata.
“Ho capito cosa intendi” s’intromise Alice. “Adriano mi ha raccontato spesso questa storia... Sua nonna la raccontava a lui e Lenora quando erano bambini. Diceva che nell’antichità Hoenn è stata plasmata dall’enorme guerra di due Pokémon... uno controllava i continenti ed uno gli oceani... erano giganteschi. Enormi, davvero, nulla a che vedere con le dimensioni già esagerate di Groudon e Kyogre...”.
“E chi erano questi due Pokémon?!” domandò Fiammetta.
“Groudon e Kyogre...” rispose Rocco.
“Ma... non capisco...”.
“Le loro forme preistoriche sono enormi. E temo che Kyogre, adesso, stia per raggiungere nuovamente quel potere...”.
Kyogre emerse dall’acqua pochi secondi dopo, enorme, con ancora una patina di luce a rivestire la superficie della sua pelle. Aveva striature luminose su tutto il corpo e dimensioni triplicate; su di lui, Igor pareva un puntino.
“Forse potremmo...” Fiammetta prese a ragionare. “Potremmo provare ad attaccare Groudon... essendo più piccolo dell’altro dovremmo avere più probabilità di successo...”.
“Non dire assurdità... parliamo sempre di Groudon... Dobbiamo stare sempre più attenti. Attendiamo qualche secondo, sto elaborando una strategia” concluse Rocco, mentre la risata di Igor risuonava tra le onde scure e bersagliate dalla pioggia.

Miriam vedeva le nuvole allargarsi sempre di più, accompagnate da tuoni fragorosi e fulmini che illuminavano il cielo nero.
Sovrastava il sole, Kyogre, lo annullava, e lentamente congelava la superficie del mare.
“Ti distruggerò, stupida cavernicola!” urlò Igor, accompagnando tutto con una risata sinistra.
“Indietreggia!” urlò la donna a Groudon. Quello faceva diversi passi indietro, creando una passerella di roccia, battuta dal mare.
Il ghiaccio avanzava con velocità, raggiungendo il Pokémon ed arrivando al suo isolotto, minacciandolo sempre di più.
“Sciogli il ghiaccio!” urlò Miriam, vedendo poi Groudon utilizzare un grande attacco Lanciafiamme sul giaccio che si formava tutt’intorno.
Ma non si scioglieva.
“Che diamine succede?!” urlò quella, crucciata, tirando indietro i capelli fulvi dal volto.
“Succede che la potenza di ArcheoKyogre è troppo per il tuo rettile!”.
“Sai!” urlò lei. “A questo gioco possiamo giocare in due!”.
Allargò le braccia, lei, ed urlò, quasi stesse partorendo qualcosa di maligno in quel momento. Gli occhi s’illuminarono di rosso, mentre il sangue prese ad uscire dalle orbite.
“Groudon!” urlò lei. “Mostra la tua antica potenza!”
Il Pokémon s’illuminò, pareva volesse evolvere, mutare. D’improvviso la nitidezza sparì, divenne una grossa, enorme macchia di luce che prese a mutare in dimensioni e forma; la coda s’allungava, gli arti pure, le unghie, affilate, presero ad aumentare di lunghezza.
E poi la luce sparì, mostrando ArcheoGroudon.
“Non potrai fermarmi, ora!” rise lei. “Abisso!” ordinò.
Ed il mare si spaccò in mezzo, mentre le nuvole ed il ghiaccio abbandonavano la metà campo del Pokémon Continente. La crepa enorme s’allungava, il mare vi cadeva in mezzo e vi spariva.
“Appena ti colpirà...” rideva sguaiatamente Miriam, ormai fuori controllo. “Kyogre sarà morto! Ed anche tu! Cadrete nell’abisso!”.
Lava incandescente prese a sgorgare dalla fessura, con l’acqua che cascava accanto, facendo raffreddare il materiale lavico, fino a che il colpo non infierì su Kyogre.
“Nell’abisso!” ripeté follemente la rossa, mentre il Pokémon Oceano faceva per crollare.
“No!” urlava Igor. “Non perderò contro di te! Purogelo!” fece, e poi il suo Pokémon congelò interamente tutto ciò che lo circondava, anche la lava, costruendo una doppia patina ghiacciata con la lava che scorreva sotto.
“È incredibile...” sorrideva l’uomo, che aveva fermato la sua caduta nel baratro con schegge di ghiaccio ai lati. Il Pokémon poi emise una grande quantità d’acqua, fino a colmare l’abisso e ritornare al livello dell’avversario.

“Rayquaza...” osservò Fiammetta.
Alice e Rocco si voltarono immediatamente a guardarla.
“È l’unico modo per destabilizzare quest’equilibrio distruttivo che hanno creato Igor e Miriam”.
“È vero” osservò la donna.
“Dovremmo mandare Silver e Crystal a catturare Rayquaza...” rifletté ad alta voce Rocco.
“Non credo” ribatté quella di Forestopoli. “Lottare contro Rayquaza, per una complicatissima e sicuramente sanguinosissima cattura sarà dura, una maratona di lotta che potrebbe durare ore. Noi tutti conosciamo il potere di Rayquaza... Dopo non sarebbero in grado di combattere contro uno tra Groudon e Kyogre, ammesso che ci siamo anche noi a combattere... Con Gold in queste condizioni, poi, credo che la soluzione migliore sia mandare Martino e Marina”.
Fiammetta e Rocco si voltarono verso Alice.
“Acquisire Rayquaza con lo Styler?” domandò la rossa, sciogliendo i capelli per un piccolo istante, prima di legarli nuovamente.
“È da folli, Alice...” fece Rocco, voltandosi verso la spiaggia: la barriera d’energia ancora proteggeva Gold e Pat, mentre Silver, Zoe e Crystal, con i Ranger, aspettavano ordini.
“D’altronde... Dobbiamo rischiare, Rocco. Non possiamo permettere che questi due distruggano Hoenn. Nel peggiore dei casi sappiamo entrambi che non si limiteranno a questa regione...”.
“Bene... Andiamo a parlare con loro”.

“Non è morto, Martino! Togebo sta bene!” fece Marina, abbassata sulle ginocchia, vedendo il torace del Pokémon muoversi.
“Bene?! Ha fatto un volo di cinquanta metri e si è schiantato!”
“Respira” ribatté la ragazza. “Lo rimetterò in sesto con gli strumenti!” disse poi, alzandosi velocemente e correndo verso Pat.
“Stai lontana!” urlò lei, senza staccare gli occhi di dosso a Gold.
“Sì, ok! Ma mi serve lo zaino di Gold!”.
Pat allungò il braccio destro, afferrò la spallina dello zaino del ragazzo e lo lanciò alla ragazza. Quella, con le ginocchia nella sabbia, lo aprì. L’odore era di stantio ed umido; alla rinfusa, vi erano diverse Pozioni e Revitalizzanti, tre Pokéball ed un vecchio catalogo di intimo su cui probabilmente il moro si era divertito parecchio. Con la faccia schifata rivoltò il contenuto dello zaino e vi raggruppò tutti gli strumenti utili a curare Togebo. E poi cadde un vecchio album di fotografie, di pelle marrone, consunta. Sapeva che non avrebbe dovuto, ma lo stesso poggiò l’album sulle ginocchia.
E le si aprì un mondo.
La prima foto era parecchio consunta, vedeva vecchia donna, dai soffici capelli bianchi, molto magra e col vestito a fiori mentre abbracciava un ragazzino esile, dalla folta chioma corvina e gli occhi aurei.
“Gold...” sorrise lei. Era con sua nonna, mentre abbracciava un piccolo Aipom festante. Erano seduti su di una poltrona, sullo sfondo una ragazza con i capelli biondi e gli occhi dorati.
“E questa chi è?” domandò poi. Girò la pagina, la foto che analizzò sembrava essere stata scattata pochi minuti dopo quella che aveva appena terminato di guardare: Gold, sorridente e con una finestrella tra i denti, in braccio ad una prosperosa donna bionda, dagli occhi castani ed i capelli biondi, corti, acconciati in un elegante caschetto.
“Questa è sua madre. Sorridono nello stesso modo” osservò, sorprendendosi a sorridere a sua volta. La donna era alta, dai grossi seni e dalle lunghe cosce. Aveva finalmente capito dove era nata in Gold l’ossessione per le valchirie.
E poi voltò ancora pagina, vedendo infine un uomo alto, dal volto serio e gli occhi dorati. I capelli neri, ben pettinati, avevano una vertigine sulla parte centrale del cranio.
Proprio come Gold.
“Proprio... proprio come Gold...” rifletté lui. In braccio aveva il bambino presente in tutte le fotografie, che lo guardava sorridente ed affascinato, mentre Aipom penzolava a testa in giù, appeso con la coda alla caviglia del ragazzo.
“Questo... questo è suo padre...”.
“Marina!” urlò poi suo fratello, ridestandola. Rimise tutto dentro allo zaino, prendendo soltanto le Pozioni ed i Revitalizzanti a grosse manciate, lasciandone cadere un paio per sbaglio. S’avvicino a Togekiss, e prese a curarlo.
“Non preoccuparti” fece. “Io ti farò sentire meglio. Non morirai. Né tu, né quel testone di Gold... Io vi salverò entrambi...” ed intanto spruzzava lozioni e unguenti spray sul corpo del Pokémon, che poco a poco si riprese.
Solo qualche graffio ed una gran quantità di piume perse, ma Togebo era praticamente come nuovo, pronto a combattere.
“Ok! Ci sono!”.
“Ragazzi” tuonò Rocco, atterrando sulla spiaggia proprio in quel momento. Tutti si radunarono attorno a lui, mentre Fiammetta ed Alice si accodarono al Campione.
“C’è bisogno di voi Ranger. Dovrete raggiungere la Torre dei Cieli; dovrete catturare Rayquaza”.         
                                                                  

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