Capitolo
31 –
Cognizione
Hamal,
Capopalestra di tipo
Acciaio della cittadina di Sagittania. Egli aveva lavorato in una fucina
per
oltre trent’anni, aiutandosi con i suoi Pokémon a forgiare i migliori
metalli
artigianali della regione. Secondo ciò che aveva raccontato Cassandra,
unica
fonte anche se poco attendibile per Xavier, Hamal aveva rimpiazzato il
vecchio
Capopalestra dopo che questi passò all’altro mondo; la comunità
cittadina
considerava il rappresentante della medaglia come una sorta di guru per
tutti
gli Allenatori che avevano lì le loro radici, quindi erano soliti
convocare un
nuovo Capopalestra per votazione. Hamal era stato votato all’unanimità,
più di
tutti incarnava gli ideali della cittadina: gran lavoratore, uomo onesto
e
umile, brava persona anche se ferrea con i suoi discepoli,
tradizionalista.
La sua palestra
aveva mura in
grossi conci squadrati di marmo e un terreno che ricordava un dissestato
puzzle
di piastrelle distrutte. Quella palestra era stata tramandata di
Capopalestra
in Capopalestra e ogni scheggiatura, ogni crepa, ogni tessera della
pavimentazione tolta dal suo incavo nel terreno ricordava la sua storia.
‒ Empoleon, Perforbecco!
‒ Eelektross, Falcecannone!
La lotta
avanzava da pochi
minuti, il numero dei colpi incassati da sfidante e Capopalestra era più
o meno
pari.
‒ Idrocannone!
‒ Scarica!
L’Empoleon di
Hamal, per una
questione di svantaggio di tipo, cominciava a sentire la pressione della
stanchezza. Eppure si piegava ma senza spezzarsi, come una trave di
ferro.
‒ Fulmine!
Primo dei
Pokémon avversari a
terra. Xavier era soddisfatto. Trasse indietro Eelektross, pensando di
farlo
riposare qualche minuto.
‒ Non sei così
male, ma la tua
tecnica è ancora troppo precipitosa, ragazzo ‒ lo ammonì Hamal.
‒ Staremo a
vedere, allora ‒
rispose lui con un velo di arroganza.
‒ Sei troppo
sicuro di te,
insegniamogli le buone maniere, Probopass! ‒ enunciò.
‒ Scizor, tocca
a te ‒ rispose il
ragazzo.
Hamal non era
concentrato, ma
Xavier non se n’era accorto. L’uomo dai capelli argentei e le braccia
grosse
come peculiarità acquisita con gli anni dal suo mestiere guardava fisso
il
volto del suo avversario. Lo aveva riconosciuto, era il ragazzo con il
PokéNet,
ma non lo portava al polso e neanche aveva con sé la sua collega
Cassandra. Era
stato uno degli organizzatori del piano di Antares, si era reso conto
che
qualcosa non stesse andando per il verso giusto.
‒ Gemmoforza! ‒ ordinò Hamal.
‒ Forbice X!
Il Pokémon Chele precedette il suo avversario colpendolo con due fendenti uno
perpendicolare all’altro.
‒ Probopass, Falcecannone! ‒ e una grossa sfera di pura energia elettrica fu
lanciata dal Pokémon Bussola verso
il
crostaceo.
‒ Metaltestata ‒ fu la risposta di Xavier che indovinò in pieno
facendo scontrare il colpo contro il carapace indurito di Scizor
disperdendone
il danno.
‒ Bombagnete!
Probopass creò
un campo magnetico
attorno a se stesso alzando in volo e facendo levitare piccoli e grossi
detriti
di metallo che presto sarebbero stati scagliati addosso a Scizor. Ma il
suo
Allenatore scordò una piccola imperfezione nel suo piano: il Pokémon
nemico
cominciò a barcollare. Xavier comprese immediatamente, Hamal ci arrivò
poco più
tardi.
Scizor perse
l’equilibrio,
rovinando a terra, cercava di tornare in piedi ma il suo corpo non
rispondeva
perfettamente agli stimoli. Il campo magnetico di Probopass stava
facendo
effetto anche su di lui.
‒ Ottimo,
colpiscilo ora ‒
esclamò il Capopalestra al suo Pokémon.
‒ Sfrutta
l’occasione, salta e
evita il danno, Scizor!
Il Pokémon fece
un ultimo sforzo
spingendosi con le gambe verso l’alto, l’elettromagnetismo fece il resto
del
lavoro. Il metallo che Probopass aveva scagliato nella sua direzione si
muoveva
nell’aria perché attratto da un polo che quest’ultimo aveva posto
all’estremo
opposto della stanza, Scizor sfruttò a sua volta quell’attrazione per
muoversi
nell’aria nella stessa direzione delle rocce subendo da queste un
impatto di
forza minima. Il Pokémon Chele finì
sul
muro di sfondo poco dietro il suo Allenatore.
‒ Breccia, chiudi la partita.
E si diede lo
slancio spingendo
sulla parete come un nuotatore che si volta dopo aver concluso la prima
vasca. Saltò
con spinta incredibile verso il Probopass nemico e catapultò su
quest’ultimo un
violentissimo colpo diretto con uno delle sue tenaglie. Probopass cadde
a terra
esausto. Due a zero per lo sfidante.
‒ È un brutto
colpo, Xavier ‒
ammise Hamal.
‒ Io mi sto
divertendo ‒ fece
sgranchendosi le vertebre del collo Xavier.
‒ Il mio ultimo
Pokémon: Bisharp!
Un Pokémon Fildilama fierissimo scese in campo dal lato del Capopalestra. Il
suo
corpo cromato pieno di graffi e lievi incisioni suggerivano che forse
l’età di
quel Pokémon lottatore era paragonabile soltanto a quella del suo
Allenatore. Del
resto, l’Empoleon di Hamal faceva da aiutante nella fucina raffreddando
il
metallo rovente, Probopass spostando grossi carichi di materiale con il
magnetismo, mentre un Bisharp in una fucina era probabilmente ben poco
utile. Forse
era l’unico Pokémon dell’uomo allenato appositamente per la trincea e
gli
sfregi sul suo corpo confermavano questa tesi.
‒ Rimani tu,
Scizor? ‒ chiese
Xavier mettendo lo stato fisico del suo Pokémon prima delle sue
direttive di
Allenatore. Il compagno annuì.
‒ Focalenergia, allora.
Il Pokémon Chele concentrò nel suo sistema nervoso un grosso quantitativo di
adrenalina. Sentiva i suoi arti che fibrillavano letteralmente.
‒ Nottesferza, Bisharp! ‒ ordinò Hamal.
Un fendente
micidiale attraversò il
terreno a velocità incredibile aprendo letteralmente una voragine nella
corazza
inorganica di Scizor in corrispondenza del petto. Il Pokémon subì il
colpo.
‒ Cazzo, Breccia! ‒ cercò di salvarsi Xavier.
Ma l’avversario
era già pronto
con una Metaltestata da
scagliare
direttamente sulla fronte del nemico facendo di nuovo barcollare e
cadere a
terra Scizor.
‒ Dai, usa Ferroscudo! ‒ Xavier era alle ultime.
‒ Ghigliottina ‒ ultimò Hamal.
Fatale, le due
braccia del Pokémon
Fidilama si chiusero come una
morsa
sul collo dell’avversario mandandolo KO in un colpo. Luigi sedicesimo.
‒ Porca miseria…
‒ commentò
Xavier facendo tornare Scizor nella sua sfera. ‒ Quel Bisharp è un
mostro…
‒ Non ti stavi
divertendo,
Xavier? ‒ chiese Hamal senza ironia ma severo come il veterano che
insegna al
principiante.
‒ Vai,
Eelektross ‒ il ragazzo
chiamò sul campo il Pokémon Elettropesce.
‒ Ferrartigli!
‒
Lanciafiamme!
Andò meglio per
lo sfidante, per
forza di cose. I fendenti di Bisharp non potevano vincere contro la
colonna
infuocata scagliatagli contro dalla bocca a ventosa dell’avversario. Il
corpo
in acciaio del team-leader di Hamal si arroventò e il suo contenutò
sensibile
ne soffrì parecchio. Era stato un colpo fortunato.
‒ Di nuovo,
Eelektross, Lanciafiamme!
L’anguilla bissò
il successo
facendo addirittura cadere l’avversario su un ginocchio. Bisharp non
riusciva a
muoversi.
‒ Chiudi il
match, Falcecannone!
Come si suol
dire, squadra che
vince non si cambia, fu clamoroso l’errore di Xavier. Bisharp sfruttò
l’occasione
e con una Nottesferza sfaldò
la sfera
di elettricità come aveva fatto prima Scizor a Probopass. Hamal non
perse tempo
e diede un secondo ordine al suo Pokémon che scattò in avanti contro
Eelektross
e offese a sua volta. Ferrartigli.
E il
rovente acciaio si scontrò con il molle corpo del Pokémon Elettropesce. Bisharp, sicuro di sé, fece in modo di non uccidere
l’avversario
colpendolo con il piatto della lama, eppure non si risparmiò quanto a
violenza:
il secondo soldato di Xavier andò al tappeto all’istante, forse troppo
stordito
dalla manganellata.
Incredulo, il
ragazzo riprese
dalla cintura pure la Ball del suo compagno.
I suoi occhi
fissavano le fessure
giallognole di Bisharp che lo scrutavano da sotto l’elmo metallico del
Pokémon.
Per un momento la sua preoccupazione svanì, vide il dolore e la fatica
negli
occhi del Pokémon e gli tornò in mente la sua, per così dire, arma
segreta. Ebbe un momento per
ripensarci, ma non lo sfruttò.
‒ Pumpkaboo!
E il Pokémon Zucca avrebbe fronteggiato quel gladiatore invincibile che con
pochi colpi aveva messo al tappeto ben due Pokémon che Xavier allenava
da anni.
‒ Pirolancio! ‒ disse Xavier. “O la va o la spacca” pensò invece.
Forse fu lo
sbigottimento di
Hamal che non credeva che Xavier volesse mandargli contro quel Pokémon,
o forse
la stanchezza di Bisharp che iniziava a farsi sentire. Il Pokémon non
riuscì a
spostarsi e il debole colpo di Pumpkaboo fu proprio la goccia che, dopo
i
ripetuti e potenti colpi di Eelektross, fece traboccare il vaso. Il
nemico era
a terra, Xavier aveva vinto.
‒ Sì, dovrai
compilare un paio di
carte.
Antares aveva
condotto Celia al
Centro Pokémon di Telescopia. Lì si sarebbe ufficialmente registrata e
sarebbe
entrata come Membro Primavera nella federazione delle Leghe Pokémon.
Antares
intendeva farla sottoscrivere con la carica di Allieva, come lo era
stata Iris per
Aristide a Unima tempo prima, era una carica che non comportava obblighi
eccetto quello di seguire un allenamento che sarebbe stato impartito dal
suo
tutor che era rappresentato dal Campione in persona. E ovviamente, le
copertine
delle riviste di gossip.
Celia si era
ritenuta fortunata
per il suo bel faccino, una volta che era venuta a conoscenza di questo
piccolo
ma rilevantissimo cavillo. I due si erano recati al banco delegato alla
burocrazia federale al primo piano del Centro. Antares aveva parlato di
persona
con la commessa la quale era stata così gentile da non chiedere un
autografo lì
sul momento e aveva mostrato alla giovane cosa dovesse fare passo dopo
passo.
‒ Celia Ellison,
sei minorenne,
quindi tuo padre dovrà firmare e confermare per te, vogliamo portargli
insieme
i documenti? ‒ propose Antares.
‒ Pensi che sarà
d’accordo? ‒
chiese lei titubante.
‒ Penso che sarà
orgoglioso ‒
fece il Campione.
‒ Va bene,
partiamo immediatam…
La suoneria del
PokéNet li
interruppe.
Xavier, seduto
su una panchina
fuori dalla palestra di Sagittania, giochicchiava con le dita con il
badge
ottenuto da Hamal: la medaglia Scudo metallizzata dalla forma vagamente
triangolare, esattamente come uno scudo gotico. L’altro braccio invece
era lievemente
alzato e permetteva al ragazzo di guardare l’oloproiettore del PokéNet,
in
chiamata c’era sua sorella.
‒ Oh, dimmi… ‒
rispose la
ragazza.
‒ Ciao, cavia.
‒ Bene, ti hanno
parlato del
casino della Faces, allora…
‒ Certo che me
ne hanno parlato.
‒ È stato il tuo
custode? ‒ chiese la ragazza.
Celia vide
Antares, con la
cartella contenente i fogli che avrebbe dovuto firmare Marcos, scendere
di
sotto e farle cenno di raggiungerla appena avrebbe potuto. Lei annuì.
‒ Così si
chiamano, custodi? Io le
chiamavo stronze, una volta…
‒ E per quale…?
Senti, non mi
interessa, tu che hai intenzione di fare?
‒ Io? Non lo so
ancora, ma tanto
che alternative ho?
‒ Beh,
imbarcarti con quelli là
oppure…?
‒ Oppure?
Dimmelo tu?
‒ Non ti ha
proposto nient’altro...
‒ Cassandra?
‒ Era Cassandra
il tuo custode?
‒ Era.
‒ Vabbè,
comunque, non ti ha dato
un’altra possibilità.
‒ Era troppo
impegnata a
prendermi in giro…
Silenzio. Celia
cominciò a
scendere le scale, sapeva che quando la conversazione si faceva appena
fastidiosa, suo fratello tagliava corto appena possibile.
‒ Prenderti in
giro?
‒ Sì, beh,
diciamo che… l’hai
guardata, almeno?
‒ Sì… penso…
‒ Ecco,
all’inizio ci stava…
Celia sbuffò.
‒ Poi niente,
era solo una
stronzata per coprire il suo vero obbiettivo.
‒ Cavolo, Xavier
hai fatto
qualcosa con lei?
‒ Io no,
solamente un bacio…
‒ E dai, e Julie
che cosa
penserà?
‒ Julie cosa
deve pensare?
E la frase non
era stata
pronunciata né da Celia né tantomeno da Xavier. Ma dalla ragazza dai
capelli
corvini e il trolley blu scuro che era seduta all’ingresso del Centro
Pokémon
tanto ma davvero tanto somigliante a Julie che la guardava con occhio
truce. Celia
riattaccò all’istante più per movimento meccanico che per altro. Aveva
fatto un
bel casino. La ragazza di Xavier era comparsa davanti a lei.
‒ Mi hanno appena informato, Kalut, che
Cassandra sta
arrivando sarà lei a spiegarti tutto ‒ fece Kurao.
Kalut si era
sdraiato su uno
scomodissimo divano, vicino a lui Arcanine e Xatu riposavano, il primo
rannicchiato su se stesso e il secondo immobile nella sua eterna posa
totemica.
Con la mano il ragazzo carezzava invece il durissimo esoscheletro del
Whirlipede in cui si era evoluto il suo Pokémon Centipede. Il processo di crescita e di evoluzione era partito non
appena
il ragazzo lo aveva toccato. Ed era accaduta la stessa cosa anche con
Growlithe
poco tempo prima. Kalut cominciava a capire, quella rientrava tra le capacità incredibili di cui
gli aveva parlato
Kurao.
‒ Va bene, tanto
sono abbastanza
abituato ad aspettare…
‒ Penso proprio
che sarà un
incontro interessante ‒ sorrise l’uomo suscitando la curiosità del
giovane.
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