Odiava dicembre.
Tecnicamente odiava l'inverno ma dicembre era il simbolo di quella stagione, con le festività e quel senso di bontà che circolava ovunque.
Non era tanto il problema degli auguri forzati e tutti quei sorrisi stampati sui volti, e nemmeno di quei maglioni così demodé. Anche se erano caldi.
No, il problema era il freddo. Odiava dicembre ed odiava il freddo.
Odiava doversi imbottire di magliette e sciarpe.
Odiava i guanti.
Fosse stato per lei sarebbe seccata i primi d'ottobre per poi rifiorire a marzo, la pioggia non le dispiaceva poi così tanto.
Odiava anche la condensa del suo respiro, quando, da caldo e trasparente fiato diventava fumo bianco.
Col freddo le sue piante morivano tutte ed era costretta a rimanere in casa per la neve. Insomma, Sinnoh da ottobre in poi era una distesa candida.
Bella, certo. Se hai sei anni.
Ma arriva un momento nella vita in cui la neve è semplicemente un impedimento in più. Gardenia viveva da sola, ed era costretta a spalare il vialetto di casa e gettare poi il sale.
Una faticaccia. Lo faceva, certo, ma non con la stessa energia che ci metteva, ad esempio, la sua amica Marzia. Gardenia credeva di essere parecchio più delicata di Marzia.
Alle pendici del Monte Corona la temperatura era così bassa da fare quasi male. Era tutta coperta, con cappello di lana e sciarpa fin sul naso. Il parka era pesante, marrone, e bene s'accostava con la calzamaglia nera ed i boots ai piedi.
C'erano solo quelle tre ciocche di capelli, di quel biondo ramato, a fuoriuscire dal cappello ed a coprirle gli occhi color nocciola.
Nonostante i guanti aveva le dita congelate e fu costretta a tenere le mani nelle tasche, sperando che riprendessero calore e smettessero di dolere, anche se la situazione migliorò quando entrò nel grande locale poco prima di Nevepoli.
Lì c'erano due energumeni, totalmente immobili. Gardenia pensò che fossero congelati, ma quando fece per entrare le chiesero di mostrare la Medaglia della sua Palestra e la tessera identificativa della Lega di appartenenza.
Sospirò e tirò fuori dalla borsetta ciò che era stato richiesto; la lasciarono passare e s'immise in un caldo corridoio dove il suo volto avrebbe ripreso colorito. Non avrebbe voluto pensare a Marisio quando, quella notte, i suoi piedi gli avrebbero toccato i polpacci.
Pensò per un attimo a Marisio e ritirò dentro un sospiro pieno d'ansia, mentre percorreva quell'ambiente stretto e lungo, costeggiato da porte chiuse e sbarrate. Dal soffitto fuoriusciva aria calda, c'era la stessa canalizzazione che aveva nella Palestra, anche se non s'intendeva di quella roba.
Arrivò all'ultima porta sulla sinistra e l'aprì.
Un grosso faro era puntato sul centro della sala, dove una tavolata enorme conteneva più di sessanta persone. Vi erano tutti i Capipalestra di SInnoh e pure quelli delle altre regioni, assieme a tutti i Campioni. Ed i Superquattro, certo.
"Scusate il ritardo..." fece lei, imbarazzatissima, correndo a sedersi al suo posto, tra Pedro e Marzia.
Camilla la guardò con aria di rimprovero e s'alzò in piedi.
"Dovremmo esserci tutti..." tuonò quella, con la sua voce calda e ferma. Gardenia la guardava sempre con parecchio timore reverenziale: quella donna s'era costruita tutta da sola, nonostante le mille difficoltà che le si erano poste davanti.
A poco più di trentasette anni Camilla era una delle donne più potenti che esistessero, più affascinanti e corteggiate. E poi, non per ultimo, era la Campionessa di Sinnoh.
Il suo sguardo severo poco s'accostava con la bellezza del suo volto.
Con quella del suo corpo.
Molti pensavano avesse una tresca con qualcuno interno all'Unione Lega Pokémon, dapprima Adriano, poi Rocco, ma entrambi erano sistemati con due Capipalestra più che affascinanti.
La verità era invece che aveva avuto una lunga storia proprio con Marisio, quand’era più ragazzina, sfociata in un nulla di fatto; una stretta di mano ed amici come prima.
Ma anche no.
Quelle rare volte che quei due s'incontravano si guardavano con occhi imbarazzati, poi i loro volti diventavano granitici e infine si sorridevano a mezza bocca, sospirando.
Gardenia non era molto a suo agio quando Marisio e Camilla erano nella stessa stanza.
Avessi le sue gambe, pensava la Capopalestra di Evopoli.
Poi scosse dalla testa quei pensieri inutili; ci doveva essere un buon motivo se in quella stanza vi erano tutti i massimi organi dell'Unione Lega Pokémon.
"Perché siamo qui?" domandò infatti Sandra, seduta tra Valerio ed Angelo.
"E presto detto" rispose Camilla. "Il problema è ampio e complesso e riguarda la regione di Adamanta".
"E perché è stata convocata una riunione generale?" tuonò Rafan, nascosto dalla tesa del suo cappello, avvolto nella sua pelliccia.
"Perché la cosa ci riguarda da vicino".
"E allora basta misteri!" fece energica Chiara.
"Hai ragione. Sapete bene quanto antica fosse la civiltà di Adamanta. Lì c'è il tempio di Arceus, un luogo sacro e ricco di storia. Ricordate, vero, la Battaglia del Plenilunio? L'abbiamo studiata sui libri da piccolini. Beh, ciò che non c'è scritto sui libri di storia ce lo spiegherà Zackary Recket, ex Campione di Adamanta fino a pochi mesi fa. È per via sua se è stata indetta questa riunione".
"Poteva evitare..." sospirò Koga.
"Invece è importante che ascoltiate cosa ha da dire" rispose velocemente Green Oak, col volto scuro.
Zack si alzò, nervoso. Guardò Gardenia che gli fece un occhiolino e poi Green Oak.
"Avanti, Zack, raccontaci tutto" chiuse Camilla.
"Bene. Mille anni fa, l'antenata di mia moglie Rachel era l'oracolo del tempio di cui ha parlato prima Camilla. Si chiamava Prima e possedeva la capacità d’invocare Arceus, e stare al suo cospetto. Non una cosa da tutti".
"Sacrebleu" commentò Fannie.
"Decisamente. Lei era in grado di fare ciò soltanto grazie ad un cristallo che riluceva d'energia, che chiameremo appunto Cristallo della Luce".
Tell e Pat annuirono contemporaneamente.
"Prima era in grado di utilizzare il cristallo per evocare Arceus. Gli Ingiusti lo volevano".
"Ricordate gli Ingiusti, no? La Battaglia del Plenilunio era tra Templari ed Ingiusti" fece Camilla.
"Adamo contro Timoteo" aggiunse Zack. "Ma non divaghiamo".
"Infatti, continua Recket" fece Surge, duro.
"Per proteggere il cristallo, Prima desiderò di inglobare nel proprio organismo il cristallo. Difatti divenne contemporaneamente sia oracolo che cristallo".
"Lei divenne il cristallo?" domandò Fiammetta.
"Sì" confermò Rocco.
"Già. E come lei tutta la sua stirpe; tutte donne, tutte identiche a lei. Tutte oracolo e cristallo".
"Tutte chiacchiere e distintivo" scherzò Walter.
"Mia moglie è il cristallo. E qualcuno l'ha scoperto... Suo padre l'ha scoperto. E l'ha sfruttata per uccidere Arceus".
Silenzio in sala.
"Prego?!" esclamò Camelia, sconvolta.
Zack si morse il labbro inferiore mentre annuiva. "Fosse questo, il problema... Rachel è incinta. E mia figlia, perché sarà una bambina, sarà subito in pericolo".
"E lei sarà l'oracolo ed il cristallo, giusto?" chiese Corrado, guardando Jasmine prima di spostare lo sguardo verso Zack.
"Giusto. Ed io ho paura per mia figlia".
Norman annuì.
"Vuoi delle guardie del corpo? Non capisco" fece Vulcano, guardando a sua volta Fiammetta.
"No" s'inserì Green Oak, alzando sul tavolo una cassa di legno.
"Che c'è lì dentro?" chiese Lance.
"Il Cristallo della Luce" riprese Zack.
Rocco s'alzò in piedi e prese la parola. "Pochi giorni fa, Pat e Fiammetta sono venute ad Adamanta per recuperare Jirachi. Abbiamo utilizzato i suoi poteri per mettere a posto la regione di Hoenn dopo gli scompensi portati da Groudon e Kyogre. Green mi ha chiesto di riservare uno dei tre desideri a Zack, che ha scelto di chiedere al Pokémon di far tornare il cristallo in forma materiale".
Green aprì la cassa, che rispose con un sottile cigolio e mostrò a tutti il cristallo. Come detto da Zack, riluceva luminoso e candido.
"È questo il cristallo?" domandò Camilla a Rocco. Quello annuì e strinse la mano a Fiammetta.
"C'è bisogno di tenerlo sotto ferrea protezione nel posto più sicuro che esista. Io non posso prendermi la responsabilità di proteggere una cosa tanto importante da solo e in più di mettere in pericolo la bambina che nascerà" fece Zack.
"E vorreste metterlo in una comune cassaforte?!" esclamò Rafan, sarcastico. "Ce lo ruberanno in tre secondi".
"Lo Snowflake è una fortezza, Rafan. Ci sono centinaia di stanze blindate, sistemi di sicurezza all'avanguardia ed è in mezzo ad un deserto innevato. In più la vicinanza alla Palestra di Nevepoli ne fa un posto di assoluto affidamento" rispose Camilla.
"Beh, nella Palestra di Libecciopoli sarebbe molto più sicuro. L'unico modo per entrarvi è dalla superficie, le camere blindate si trovano a quasi un chilometro di profondità nella terra" rispose.
"Potremmo utilizzare anche la Sala d'Onore della Lega unita di Kanto e Johto" promosse Lorelei, sistemandosi gli occhiali sul naso.
"No" continuò Camilla. "Ritengo essere questo il posto più sicuro. Devo rammentarti, Rafan, l’incapacità tua e dei tuoi colleghi di Unima nel nascondere lo Scurolite?".
Tutti rimasero in silenzio.
“In questo modo proteggeremo la bambina e l’intera umanità” continuò Green.
“Ma perché siamo tutti qui?” chiese Lino, da Kalos.
“Perché, deciso che terremo qui nello Snowflake il Cristallo della Luce, ove mai si presenti un pericolo ho bisogno che una delegazione di cinque elementi della Lega Pokémon per ogni regione accorra”.
Tutti si guardarono tra di loro. I rispettivi Campioni della Lega s’alzarono in piedi sotto invito di Camilla. La bionda continuò il suo discorso. “I Capipalestra di Sinnoh saranno sempre presenti ed accorreranno in qualsiasi occasione. Anche i Superquattro”.
Rocco annuì. “La delegazione di Hoenn sarà composta da me, Adriano, Alice, Tell e Pat”. Fiammetta si voltò, infastidita dall’esclusione. “Hoenn rimarrà sguarnita di grandi Allenatori ma, durante la nostra assenza sarà Fiammetta ad equilibrare i poteri nella nostra regione” continuò il Campione, riferendosi a Rudi, Petra, Norman e Walter. “Voi quattro avete la responsabilità di garantire la sicurezza ad Hoenn”.
“Come se fosse possibile” bofonchiò Edel.
Rocco fece finta di non sentire. Fu poi Lance ad alzarsi in piedi. “Per Kanto e Johto garantirò l’appoggio di dieci uomini. Saremo io, mia cugina Sandra, Jasmine, Angelo e Valerio per Johto e Brock, Misty, Blaine, Surge e Lorelei per Kanto”.
Anche Nardo prese parola. “Verranno a Sinnoh, in caso di necessità, Artemisio, Camelia, Chicco, Spighetto e Maisello”.
Camilla annuì, mentre scriveva tutto su di un foglio.
Tutti guardarono Diantha. “Il Team Flare è ancora una minaccia per Kalos. Non posso prendermi la responsabilità di mandare via cinque dei miei uomini migliori per proteggere Sinnoh”.
“Tu non dovrai proteggere Sinnoh, Diantha! Tu proteggerai l’intero universo!” esclamò Camilla.
La Campionessa di Kalos non sembrava convinta. “Camilla...” fece. “Capisci la mia posizione, vero? Non è assolutamente semplice contrastare delle persone senza scrupoli”.
“Tutti abbiamo avuto a che fare con simili persone” rispose Green, guardandola.
Quella si voltò verso di lui, annuendo. "Tu ci hai anche aiutati, Green... Mi conosci da tempo...".
"Appunto, Diantha. Ed è per questo che mi sorprendono le tue parole".
"Non è una cosa semplice, Oak... Io ho vissuto nel più completo panico per via di questa vicenda...".
"Vuoi fare davvero questo discorso?" s'alzò in piedi Fiammetta. "Vogliamo vedere davvero chi ce le ha più grandi, Diantha?".
"Sarebbe una bella sfida" sorrise Vulcano, beccandosi una guardata di traverso da Rocco.
Camilla si schiarì la voce, per parlare nuovamente. "Tutti abbiamo avuto i nostri problemi, nel corso del tempo, questo è indubbio. Ma vedi, Diantha, parlando da donna a donna... Come Campionessa ho rinunciato a diverse cose nella mia vita: potevo essere una donna come tutte le altre, e spesso ne ho avuto voglia; rimanere la domenica mattina sul divano a guardare la televisione, senza dover viaggiare quotidianamente per una regione intera... Ma io, come anche tu, ho delle responsabilità. Sai, io continuo a sperare che un giorno, un mattino di un fine settimana, io possa rimanere in camicia da notte nel mio salotto. Di certo però non posso farlo sapendo che un folle potrebbe ammazzare una bambina, o che possa mettere in pericolo milioni di persone...”.
“Non voglio che mi fraintendiate” interruppe lei. “Darei la mia vita per il bene di tutti e sicuramente è questo uno dei motivi per cui mi sono presa la responsabilità di rappresentare Kalos e la sua Lega di appartenenza ma...”.
“Aiutaci allora!” esclamò accorata Fiammetta. Quella si voltò e scontrò lo sguardo con quello di Violetta. Poi annuì.
“Ok. Sono con voi”.
Camilla annuì, sospirando. Guardò l’orologio, discusse con gli altri per un’altra oretta poi tornò nel suo ufficio, si sedette ed emise un sospiro di sollievo, scalzando i piedi dagli stivaletti di pelle nera che indossava.
Tecnicamente odiava l'inverno ma dicembre era il simbolo di quella stagione, con le festività e quel senso di bontà che circolava ovunque.
Non era tanto il problema degli auguri forzati e tutti quei sorrisi stampati sui volti, e nemmeno di quei maglioni così demodé. Anche se erano caldi.
No, il problema era il freddo. Odiava dicembre ed odiava il freddo.
Odiava doversi imbottire di magliette e sciarpe.
Odiava i guanti.
Fosse stato per lei sarebbe seccata i primi d'ottobre per poi rifiorire a marzo, la pioggia non le dispiaceva poi così tanto.
Odiava anche la condensa del suo respiro, quando, da caldo e trasparente fiato diventava fumo bianco.
Col freddo le sue piante morivano tutte ed era costretta a rimanere in casa per la neve. Insomma, Sinnoh da ottobre in poi era una distesa candida.
Bella, certo. Se hai sei anni.
Ma arriva un momento nella vita in cui la neve è semplicemente un impedimento in più. Gardenia viveva da sola, ed era costretta a spalare il vialetto di casa e gettare poi il sale.
Una faticaccia. Lo faceva, certo, ma non con la stessa energia che ci metteva, ad esempio, la sua amica Marzia. Gardenia credeva di essere parecchio più delicata di Marzia.
Alle pendici del Monte Corona la temperatura era così bassa da fare quasi male. Era tutta coperta, con cappello di lana e sciarpa fin sul naso. Il parka era pesante, marrone, e bene s'accostava con la calzamaglia nera ed i boots ai piedi.
C'erano solo quelle tre ciocche di capelli, di quel biondo ramato, a fuoriuscire dal cappello ed a coprirle gli occhi color nocciola.
Nonostante i guanti aveva le dita congelate e fu costretta a tenere le mani nelle tasche, sperando che riprendessero calore e smettessero di dolere, anche se la situazione migliorò quando entrò nel grande locale poco prima di Nevepoli.
Lì c'erano due energumeni, totalmente immobili. Gardenia pensò che fossero congelati, ma quando fece per entrare le chiesero di mostrare la Medaglia della sua Palestra e la tessera identificativa della Lega di appartenenza.
Sospirò e tirò fuori dalla borsetta ciò che era stato richiesto; la lasciarono passare e s'immise in un caldo corridoio dove il suo volto avrebbe ripreso colorito. Non avrebbe voluto pensare a Marisio quando, quella notte, i suoi piedi gli avrebbero toccato i polpacci.
Pensò per un attimo a Marisio e ritirò dentro un sospiro pieno d'ansia, mentre percorreva quell'ambiente stretto e lungo, costeggiato da porte chiuse e sbarrate. Dal soffitto fuoriusciva aria calda, c'era la stessa canalizzazione che aveva nella Palestra, anche se non s'intendeva di quella roba.
Arrivò all'ultima porta sulla sinistra e l'aprì.
Un grosso faro era puntato sul centro della sala, dove una tavolata enorme conteneva più di sessanta persone. Vi erano tutti i Capipalestra di SInnoh e pure quelli delle altre regioni, assieme a tutti i Campioni. Ed i Superquattro, certo.
"Scusate il ritardo..." fece lei, imbarazzatissima, correndo a sedersi al suo posto, tra Pedro e Marzia.
Camilla la guardò con aria di rimprovero e s'alzò in piedi.
"Dovremmo esserci tutti..." tuonò quella, con la sua voce calda e ferma. Gardenia la guardava sempre con parecchio timore reverenziale: quella donna s'era costruita tutta da sola, nonostante le mille difficoltà che le si erano poste davanti.
A poco più di trentasette anni Camilla era una delle donne più potenti che esistessero, più affascinanti e corteggiate. E poi, non per ultimo, era la Campionessa di Sinnoh.
Il suo sguardo severo poco s'accostava con la bellezza del suo volto.
Con quella del suo corpo.
Molti pensavano avesse una tresca con qualcuno interno all'Unione Lega Pokémon, dapprima Adriano, poi Rocco, ma entrambi erano sistemati con due Capipalestra più che affascinanti.
La verità era invece che aveva avuto una lunga storia proprio con Marisio, quand’era più ragazzina, sfociata in un nulla di fatto; una stretta di mano ed amici come prima.
Ma anche no.
Quelle rare volte che quei due s'incontravano si guardavano con occhi imbarazzati, poi i loro volti diventavano granitici e infine si sorridevano a mezza bocca, sospirando.
Gardenia non era molto a suo agio quando Marisio e Camilla erano nella stessa stanza.
Avessi le sue gambe, pensava la Capopalestra di Evopoli.
Poi scosse dalla testa quei pensieri inutili; ci doveva essere un buon motivo se in quella stanza vi erano tutti i massimi organi dell'Unione Lega Pokémon.
"Perché siamo qui?" domandò infatti Sandra, seduta tra Valerio ed Angelo.
"E presto detto" rispose Camilla. "Il problema è ampio e complesso e riguarda la regione di Adamanta".
"E perché è stata convocata una riunione generale?" tuonò Rafan, nascosto dalla tesa del suo cappello, avvolto nella sua pelliccia.
"Perché la cosa ci riguarda da vicino".
"E allora basta misteri!" fece energica Chiara.
"Hai ragione. Sapete bene quanto antica fosse la civiltà di Adamanta. Lì c'è il tempio di Arceus, un luogo sacro e ricco di storia. Ricordate, vero, la Battaglia del Plenilunio? L'abbiamo studiata sui libri da piccolini. Beh, ciò che non c'è scritto sui libri di storia ce lo spiegherà Zackary Recket, ex Campione di Adamanta fino a pochi mesi fa. È per via sua se è stata indetta questa riunione".
"Poteva evitare..." sospirò Koga.
"Invece è importante che ascoltiate cosa ha da dire" rispose velocemente Green Oak, col volto scuro.
Zack si alzò, nervoso. Guardò Gardenia che gli fece un occhiolino e poi Green Oak.
"Avanti, Zack, raccontaci tutto" chiuse Camilla.
"Bene. Mille anni fa, l'antenata di mia moglie Rachel era l'oracolo del tempio di cui ha parlato prima Camilla. Si chiamava Prima e possedeva la capacità d’invocare Arceus, e stare al suo cospetto. Non una cosa da tutti".
"Sacrebleu" commentò Fannie.
"Decisamente. Lei era in grado di fare ciò soltanto grazie ad un cristallo che riluceva d'energia, che chiameremo appunto Cristallo della Luce".
Tell e Pat annuirono contemporaneamente.
"Prima era in grado di utilizzare il cristallo per evocare Arceus. Gli Ingiusti lo volevano".
"Ricordate gli Ingiusti, no? La Battaglia del Plenilunio era tra Templari ed Ingiusti" fece Camilla.
"Adamo contro Timoteo" aggiunse Zack. "Ma non divaghiamo".
"Infatti, continua Recket" fece Surge, duro.
"Per proteggere il cristallo, Prima desiderò di inglobare nel proprio organismo il cristallo. Difatti divenne contemporaneamente sia oracolo che cristallo".
"Lei divenne il cristallo?" domandò Fiammetta.
"Sì" confermò Rocco.
"Già. E come lei tutta la sua stirpe; tutte donne, tutte identiche a lei. Tutte oracolo e cristallo".
"Tutte chiacchiere e distintivo" scherzò Walter.
"Mia moglie è il cristallo. E qualcuno l'ha scoperto... Suo padre l'ha scoperto. E l'ha sfruttata per uccidere Arceus".
Silenzio in sala.
"Prego?!" esclamò Camelia, sconvolta.
Zack si morse il labbro inferiore mentre annuiva. "Fosse questo, il problema... Rachel è incinta. E mia figlia, perché sarà una bambina, sarà subito in pericolo".
"E lei sarà l'oracolo ed il cristallo, giusto?" chiese Corrado, guardando Jasmine prima di spostare lo sguardo verso Zack.
"Giusto. Ed io ho paura per mia figlia".
Norman annuì.
"Vuoi delle guardie del corpo? Non capisco" fece Vulcano, guardando a sua volta Fiammetta.
"No" s'inserì Green Oak, alzando sul tavolo una cassa di legno.
"Che c'è lì dentro?" chiese Lance.
"Il Cristallo della Luce" riprese Zack.
Rocco s'alzò in piedi e prese la parola. "Pochi giorni fa, Pat e Fiammetta sono venute ad Adamanta per recuperare Jirachi. Abbiamo utilizzato i suoi poteri per mettere a posto la regione di Hoenn dopo gli scompensi portati da Groudon e Kyogre. Green mi ha chiesto di riservare uno dei tre desideri a Zack, che ha scelto di chiedere al Pokémon di far tornare il cristallo in forma materiale".
Green aprì la cassa, che rispose con un sottile cigolio e mostrò a tutti il cristallo. Come detto da Zack, riluceva luminoso e candido.
"È questo il cristallo?" domandò Camilla a Rocco. Quello annuì e strinse la mano a Fiammetta.
"C'è bisogno di tenerlo sotto ferrea protezione nel posto più sicuro che esista. Io non posso prendermi la responsabilità di proteggere una cosa tanto importante da solo e in più di mettere in pericolo la bambina che nascerà" fece Zack.
"E vorreste metterlo in una comune cassaforte?!" esclamò Rafan, sarcastico. "Ce lo ruberanno in tre secondi".
"Lo Snowflake è una fortezza, Rafan. Ci sono centinaia di stanze blindate, sistemi di sicurezza all'avanguardia ed è in mezzo ad un deserto innevato. In più la vicinanza alla Palestra di Nevepoli ne fa un posto di assoluto affidamento" rispose Camilla.
"Beh, nella Palestra di Libecciopoli sarebbe molto più sicuro. L'unico modo per entrarvi è dalla superficie, le camere blindate si trovano a quasi un chilometro di profondità nella terra" rispose.
"Potremmo utilizzare anche la Sala d'Onore della Lega unita di Kanto e Johto" promosse Lorelei, sistemandosi gli occhiali sul naso.
"No" continuò Camilla. "Ritengo essere questo il posto più sicuro. Devo rammentarti, Rafan, l’incapacità tua e dei tuoi colleghi di Unima nel nascondere lo Scurolite?".
Tutti rimasero in silenzio.
“In questo modo proteggeremo la bambina e l’intera umanità” continuò Green.
“Ma perché siamo tutti qui?” chiese Lino, da Kalos.
“Perché, deciso che terremo qui nello Snowflake il Cristallo della Luce, ove mai si presenti un pericolo ho bisogno che una delegazione di cinque elementi della Lega Pokémon per ogni regione accorra”.
Tutti si guardarono tra di loro. I rispettivi Campioni della Lega s’alzarono in piedi sotto invito di Camilla. La bionda continuò il suo discorso. “I Capipalestra di Sinnoh saranno sempre presenti ed accorreranno in qualsiasi occasione. Anche i Superquattro”.
Rocco annuì. “La delegazione di Hoenn sarà composta da me, Adriano, Alice, Tell e Pat”. Fiammetta si voltò, infastidita dall’esclusione. “Hoenn rimarrà sguarnita di grandi Allenatori ma, durante la nostra assenza sarà Fiammetta ad equilibrare i poteri nella nostra regione” continuò il Campione, riferendosi a Rudi, Petra, Norman e Walter. “Voi quattro avete la responsabilità di garantire la sicurezza ad Hoenn”.
“Come se fosse possibile” bofonchiò Edel.
Rocco fece finta di non sentire. Fu poi Lance ad alzarsi in piedi. “Per Kanto e Johto garantirò l’appoggio di dieci uomini. Saremo io, mia cugina Sandra, Jasmine, Angelo e Valerio per Johto e Brock, Misty, Blaine, Surge e Lorelei per Kanto”.
Anche Nardo prese parola. “Verranno a Sinnoh, in caso di necessità, Artemisio, Camelia, Chicco, Spighetto e Maisello”.
Camilla annuì, mentre scriveva tutto su di un foglio.
Tutti guardarono Diantha. “Il Team Flare è ancora una minaccia per Kalos. Non posso prendermi la responsabilità di mandare via cinque dei miei uomini migliori per proteggere Sinnoh”.
“Tu non dovrai proteggere Sinnoh, Diantha! Tu proteggerai l’intero universo!” esclamò Camilla.
La Campionessa di Kalos non sembrava convinta. “Camilla...” fece. “Capisci la mia posizione, vero? Non è assolutamente semplice contrastare delle persone senza scrupoli”.
“Tutti abbiamo avuto a che fare con simili persone” rispose Green, guardandola.
Quella si voltò verso di lui, annuendo. "Tu ci hai anche aiutati, Green... Mi conosci da tempo...".
"Appunto, Diantha. Ed è per questo che mi sorprendono le tue parole".
"Non è una cosa semplice, Oak... Io ho vissuto nel più completo panico per via di questa vicenda...".
"Vuoi fare davvero questo discorso?" s'alzò in piedi Fiammetta. "Vogliamo vedere davvero chi ce le ha più grandi, Diantha?".
"Sarebbe una bella sfida" sorrise Vulcano, beccandosi una guardata di traverso da Rocco.
Camilla si schiarì la voce, per parlare nuovamente. "Tutti abbiamo avuto i nostri problemi, nel corso del tempo, questo è indubbio. Ma vedi, Diantha, parlando da donna a donna... Come Campionessa ho rinunciato a diverse cose nella mia vita: potevo essere una donna come tutte le altre, e spesso ne ho avuto voglia; rimanere la domenica mattina sul divano a guardare la televisione, senza dover viaggiare quotidianamente per una regione intera... Ma io, come anche tu, ho delle responsabilità. Sai, io continuo a sperare che un giorno, un mattino di un fine settimana, io possa rimanere in camicia da notte nel mio salotto. Di certo però non posso farlo sapendo che un folle potrebbe ammazzare una bambina, o che possa mettere in pericolo milioni di persone...”.
“Non voglio che mi fraintendiate” interruppe lei. “Darei la mia vita per il bene di tutti e sicuramente è questo uno dei motivi per cui mi sono presa la responsabilità di rappresentare Kalos e la sua Lega di appartenenza ma...”.
“Aiutaci allora!” esclamò accorata Fiammetta. Quella si voltò e scontrò lo sguardo con quello di Violetta. Poi annuì.
“Ok. Sono con voi”.
Camilla annuì, sospirando. Guardò l’orologio, discusse con gli altri per un’altra oretta poi tornò nel suo ufficio, si sedette ed emise un sospiro di sollievo, scalzando i piedi dagli stivaletti di pelle nera che indossava.
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