Capitolo
2: Ludi
circenses pt. 3
Scesero
in
campo il biondo di Hoenn e il moro di Johto. Si fissarono a lungo.
‒
Quando voglio so essere delicato… ‒ gli disse ironico Gold.
‒
Tieniti la delicatezza per le tue amichette, ora si gioca duro ‒ ribatté
Emerald.
‒
Abbiamo passato i lati della mappa?
‒
Proprio così, qui ci sono i mostri ‒ rispose Emerald cogliendo il
riferimento.
Dusknoir
contro
Ambipom, fu il primo testa a testa. I due sfidanti si guardarono prima
di poter chiamare una singola mossa e, come fosse tutta una commedia,
ritirarono il proprio Pokémon all’istante in perfetta sincronia. Normale-Spettro,
due tipi che non
possono praticamente toccarsi.
Togekiss
contro
Sudowoodo, e stavolta lo scontro partì in quarta.
‒
Togebo, Forzasfera!
‒
Sudowoodo, Frana!
Partì
un
incontro che lasciò entrambi i Pokémon senza forze, finché la vena
bastarda
di Gold non venne fuori davvero.
‒
Togebo, Ondashock, mancalo!
Emerald,
calcolatore
perfetto nelle lotte Pokémon, fu ingannato dalla succulenta mossa
di tipo Elettro che gli era
stata
appena servita, di riflesso usò Mimica
senza neanche pensarci. Poi si rese conto che il comando di Gold non
poteva
intendere davvero quello che sembrava.
Togekiss,
infatti,
anziché Ondashock utilizzò Cediregalo. Cedendo
all’avversario un
bel niente, che era quello che aveva addosso. Sudowoodo, invece,
copiando la
mossa ed eseguendola nell’immediato, consegnò molto generosamente la sua
Baccacedro al Pokémon di Gold. Togekiss ne fu parecchio felice, recuperò
un bel
po’ di salute e stese il nemico con una Forzasfera
rinvigorita sotto la mascella caduta a terra di Emerald e di tutto
il resto
dello stadio.
‒
Tattica, bro’ ‒ mormorò Gold riempiendo l’unico momento di silenzio a
cui tutto
il torneo avesse mai assistito.
‒
Quanto sei…
Emerald
non
concluse la frase e mandò in campo Dusknoir. Il Pokémon Pinza fu colpito
da
un Eterelama ma evitò di
smuoversi
dalla sua posizione. Mise invece KO l’avversario con un paio di
ignorantissimi Tuonopugno.
Gold
non
si abbatté minimamente e fece scendere in campo Explo, il suo
Typhlosion.
Con un potente Lanciafiamme
riuscì a
causare danni notevoli all’avversario.
‒
Furtivombra! ‒ ordinò Emerald
confidando nella rapidità della mossa.
‒
Ruotafuoco sul posto! ‒ e il
Pokémon
Eruzione di Gold riuscì a scamparla rendendo incandescente l’aria che lo
circondava.
Ad
Emerald
venne l’idea.
‒
Ancora Furtivombra poi Gelopugno
e Tuonopugno!
Ciecamente
fiducioso
nel suo Allenatore, Dusknoir comparve una seconda volta alle spalle
di un infuocato Explo. Sferrò a mo’ di tenaglia i due pugni
sull’avversario
che, assieme alle fiamme generate dal nemico formarono una fattispecie
di
attacco Tripletta fatto in
casa. Caso
volle che Typhlosion rimanesse paralizzato da quella strana reazione che
amplificò la possibilità dei pugni di Dusknoir di indurre effetti
speciali.
‒
Sciagura!
Typhlosion
sembrò
avvertire un dolore fortissimo lungo la spina dorsale e si contorse in
pose terrificanti, la mossa raddoppiava di potenza se l’avversario
soffriva di
condizioni collaterali.
‒
Explo, Incendio! ‒ l’ultima
carta di
Gold.
‒
Protezione! ‒ mossa banale ma
efficace. Il soldato di Emerald non cedeva il passo e approfittò del
momento
che il nemico si concesse per recuperare stendendolo definitivamente con
un
potente Pugnodombra.
Gold
si
morse le labbra, il suo team leader era KO. Togekiss tornò in grande
stile
tentando un Extrasenso che
mandò
quasi al tappeto l’avversario.
‒
Aeroattacco!
‒ Gelopugno!
Il
Pokémon
alato si diresse con tutta l’energia che in quel momento il suo corpo
era
capace di sprigionare in picchiata verso Dusnkoir. Dal canto suo, il
fantasma
prese il tempo per intercettarlo con le sue forti braccia. Lo scontro
risuonò
forte in tutta l’arena. Togekiss aveva colpito Dusnkoir che però, tenace
fino
all’ultimo, era riuscito pure a martellarlo con il suo pugno criogenico.
Tutti
e due andarono al tappeto. KO doppio.
Emerald
e
Gold trassero un sospiro in sincrono. Erano tanto simili quanto diversi,
quei
due. Da quando si erano conosciuti erano riusciti a litigare e ad andare
d’accordo praticamente ogni giorno. Certo era che Emerald fosse uno dei
pochi
che veramente si divertiva con Gold e anche che Gold fosse uno dei pochi
che lo
avevano trattato davvero come un amico senza il bisogno di grandi
dimostrazioni
melodrammatiche di quanto fosse importante il rapporto tra due persone.
Si
guardarono colmi di sfida. Agonismo e competizione ardevano nei loro
occhi.
‒
Aibo!
‒
Sceptile!
Il
Pokémon
di Gold affondò con un immediato Doppiosmash
che fu evitato prontamente da quello di Emerald. La lucertola rispose
con un
micidiale Foglielama che rasò
il pelo
del primate.
‒
Comete, distrailo! ‒ esclamò
Gold.
Il
ragazzo
ben conosceva l’abilità di Emerald di reagire quasi a comando o di
prevedere le mosse avversarie. Quindi fece ciò di cui lui solo era
capace: fece
fallire una mossa infallibile. Le comete si abbatterono sul terreno.
Colpì
quindi alle spalle con Sgomento
e
sfruttò il momento in cui Sceptile tentennò per affondare un violento Stordipugno. Il telecronista
che ormai
aveva rinunciato da tempo a descrivere le contorte strategie campate per
aria
del ragazzo dagli occhi d’oro, non era più ascoltato da nessuno. Persino
i
rango S avevano smesso di parlare, esterrefatti dal suo stile unico e
assurdo.
‒
Solarraggio!
Un
fascio
di luce concentratissima fu scagliato da Sceptile contro l’avversario.
Ambipom venne colto alla sprovvista. Cadde a terra. Ma non era finita.
Scattò
in
piedi appena in tempo per evitare un probabilmente fatale Energipalla.
Rimbalzo, fu la sua
risposta.
Sceptile
non
poté opporsi, Ambipom lo mise in ginocchio con un doppio colpo delle sue
code in caduta.
Entrambi
i
Pokémon ansimavano e si guardavano in attesa della prossima mossa.
‒
Che strategia hai ora, Emerald?
Emerald
fissò
Gold, quasi al tappeto proprio come lui. Aveva incontrato un degno
competitor, qualcuno che vincesse tutte le sue tattiche. Scosse la testa
affranto. Non aveva niente.
‒
Radicalbero ‒ mormorò
soltanto.
Gold
impiegò
un po’ per realizzare. Aibo era troppo stanco per schivare o
difendersi. Abbassò gli occhi. ‒ Comunque non mi piacciono i tuoi
capelli… ‒
gli fece.
Grosse
piante
evocate dal terreno cinsero il suo Pokémon mandandolo a terra esausto in
un batter d’occhio. Gold aveva appena perso.
Il
silenzio
più greve cadde nell’arena. Gold aveva zittito per due volte
duecentomila
persone in meno di pochi minuti. Gli spettatori non gridarono subito,
anzi, non
gridarono affatto. Partì invece un applauso che cominciò a scrosciare
sui due
lottatori come un copioso diluvio. Gold camminò incontro ad Emerald, i
due si
batterono il pugno e mettendosi a vicenda una mano sulla spalla,
salutarono
tutta l’ellissi di folla adorante che avevano attorno. A quel punto,
solo a
quel punto poté partire l’urlo. Non era un boato di sostegno nei
confronti del
vincitore né di pietà per lo sconfitto. Era vero e proprio caos. Per
Gold e per
Emerald allo stesso tempo.
‒
Avanti, Rald ‒ sussurrò Gold al suo amico. ‒ sforzati di piacergli.
Quella
sera,
tutti al mondo avevano già visto i replay delle scene che avevano
consacrato Gold come icona di quell’edizione del torneo. Il ragazzo se
ne
andava a testa alta e non solo, anche con due pugni alzati al cielo e
uno dei
più grandi sorrisi sloga-mascella che avesse mai fatto. Emerald, dal
canto suo,
non aveva perso smalto dopo aver battuto il nuovo beniamino di tutti.
Invece,
circolavano su tutti i tipi di social media la foto di loro due che,
stringendosi come due compagni d’armi, salutavano la folla. Persino
sotto forma
di meme.
Essendoci
state
meno lotte, erano riusciti a tornare in hotel per cena. Erano sulla
spiaggia offerta ai residenti d’élite dall’hotel, quella della festa del
primo
giorno, e ancora le vibrazioni erano fortissime.
‒
Questa sera ce lo meritiamo davvero! ‒ esclamò Emerald in preda alla
foga con
l’intera boccia di champagne in mano. Tutta la tavolata lo guardava.
‒
Non come gli ultimi tre giorni in cui abbiamo scroccato e basta… ‒
aggiunse
Gold sotto sotto.
‒
Non come gli ultimi tre giorni in cui abbiamo scroccato e basta ‒ ripeté
lui. ‒
a Blue e Gold che ci lasciano ma rimarranno sempre con noi…
La
pessima
scelta di parole portò le mani di tutti i maschietti presenti alle loro
parti basse.
‒
…a Green, Silver e pure a me, che domani prenderemo un sacco di botte! ‒
finì
la frase gridando a pieni polmoni.
Le
risate
di tutti e il cozzare di bicchieri, bottiglie e tutto ciò che venne in
mente ad ognuno si mischiarono in un casino generale che terminò un paio
di ore
dopo nel sonno più profondo in cui ogni singolo individuo era
sprofondato nel
proprio letto.
Furono
le
trombe, i clacson e le grida della folla a svegliarli il giorno dopo.
Sapphire, Emerald, Silver, Green e Red si presentarono nella terrazza
dei pezzi grossi dopo essersi
stretti in un abbraccio di incoraggiamento con il resto del gruppo.
All’interno
di quella stanza trovarono tutti i Campioni che Sapphire sentiva parlare
da tre
giorni più gli otto vincitori del girone precedente che, insieme a
Green,
Silver ed Emerald, erano Baldo, Corrado, Adriano, Drake e Koga. L’arena
sembrava tre volte più piena, non erano tribune quelle che le correvano
attorno
ma bolge dell’inferno. Gli striscioni avevano raggiunto i venti metri di
lunghezza e i cinque di altezza, i palloncini sembravano oscurare il
cielo e le
ragazze avevano cominciato a lanciare capi d’abbigliamento intimo. Era
quasi il
tramonto, essendo molti di meno gli incontri da disputare per quel
girone, si
era preferito spostare l’orario in un momento della giornata più fresco
e
piacevole.
Dopo
un
istante in cui tutti al mondo trattennero il respiro, fu estratto il
tabellone che contava la miseria di diciannove partecipanti al torneo
finale:
dieci Campioni, uno dei quali non più in carica, otto vincitori del
girone
precedente e Sapphire.
Emerald
era
finito contro Ruby, Green contro Camilla, Silver contro Iris, Red contro
Lance e Sapphire contro Adriano. I primi erano i due Dexholder di Hoenn,
che
senza rivolgersi la parola si avviarono lungo il corridoio che li
avrebbe
portati al Campo Lotta. Ruby, che non indossava cappelli da un anno
circa,
prese la fascia con il sigillo di Hoenn di colore diverso da tutte le
altre e
la legò attorno alla fronte. Aveva saputo che molte persone, vedendolo
diventare Campione con uno dei copricapo da lui cuciti, avevano pensato
all’inizio
che si trattasse di una fascia e che lui avesse i capelli tinti di
bianco.
Voleva giocare con i suoi fan.
Emerald
mise
piede sul campo e un boato scoppiò immediatamente, Ruby fece il suo
ingresso e fu lo stesso. I due si guardarono negli occhi per la prima
volta da
troppo tempo. Emerald non sapeva cosa provare nei confronti del suo...
ex
amico? Vecchio amico? Non sapeva neanche come chiamarlo.
“Benvenuti,
signore
e signori, al girone finale del Campionato Pokémon Internazionale, la
prima sfida…” cianciava il presentatore mentre nessuno dei due sfidanti
lo
ascoltava.
‒
Non ti lascio vincere, stavolta ‒ mormorò Ruby. Sorrideva, ma in modo
strano.
Non era un sorriso distaccato, ma neanche un ghigno crudele. Sembrava
sereno.
‒
Io non ti lascerò perdere, invece.
Ci
fu
uno sguardo reciproco. Uno sguardo di comprensione. Emerald sentiva che,
nonostante lui avesse abbandonato tutti i suoi amici e avesse preso le
sembianze di un’altra persona, nella sostanza poco o nulla era cambiato.
Forse.
I
Pokémon furono mandati in campo. Flygon, dal lato di Ruby, contro
Snorlax, dal
lato di Emerald. Quel Flygon era appartenuto a suo padre, che lo aveva
donato a
Lino, che lo aveva a sua volta restituito a lui.
‒
Dragartigli!
‒
Megapugno!
Il
dragone
fu estremamente veloce e graffiò il braccio di Snorlax all’altezza del
gomito, eludendo la randellata.
‒
Dragospiro!
Un
iridescente
soffio infuocato investì l’immobile Pokémon Sonno. I danni furono
minimi, in compenso però gli fu inflitta una scomoda paralisi. Ruby
voleva
evidentemente giocare sulla rapidità.
‒
Panciamburo! ‒ comandò
Emerald. Che
già volesse giocarsi il Pokémon?
Snorlax
cominciò
a battere con veemenza i pugni sul ventre. Emise un forte ruggito di
rabbia.
‒
Dragartigli!
Flygon
era
abbastanza vicino.
‒
Sdoppiatore!
Senza
muoversi,
Snorlax attutì l’impatto con Flygon con l’energia della sua mossa. Il
drago fu scaraventato indietro per diversi metri, ma ancora non cedette.
Emerald non nascose la sua parziale delusione, forse contava di mandarlo
al
tappeto con quella mossa, ma proseguì lo stesso con la sua tattica.
‒
Riposo e poi Russare! ‒ il
suo
guerriero aveva subito parecchi danni ed era pure paralizzato, ma il
sonno curò
tutti i suoi mali. E quando Flygon sembrava spacciato di fronte alla
mossa che
Snorlax poteva eseguire da addormentato, Ruby lo fece rientrare.
‒
Ruru, Mangiasogni! ‒ diede
l’ordine
al suo Pokémon prima ancora di mostrarlo all’avversario. Aveva previsto
la
tattica danno-ricarica.
Un’elegantissima
Gardevoir
fluttuò fuori dalla Poké Ball e precedette il nemico succhiando tutta
l’energia vitale che gli era rimasta con la sua infida mossa
succhia-energia.
Snorlax non si svegliò neanche, cadde a terra KO. Evidentemente i pochi
istanti
di dormita non gli erano bastati a recuperare tutti i suoi PS.
Emerald
ingoiò
il boccone.
‒
Dusknoir! Distortozona!
Tutt’a
un
tratto, Gardevoir cominciò a muoversi lentamente mentre Dusknoir divenne
estremamente rapido a dispetto della sua mole.
‒
Pugnodombra! ‒ fu un fulmine.
Un
potentissimo montante sferrato dallo spettro colpì la delicata Ruru.
‒
Psichico! ‒ mossa semplice ma
inarrestabile, una forte emicrania mandò in pappa il cervello di
Dusknoir.
‒
Palla Ombra!
‒
Esclusiva!
Zero
a
zero, dal corpo del fantasma non uscì alcuna emanazione di energia
negativa.
Si rese conto che non poteva competere con quella Gardevoir, nonostante
la
priorità delle proprie mosse.
‒
Destinobbligato! ‒ ordinò
Emerald.
Aveva
cambiato
tattica. Ma Ruby non volle dargli la soddisfazione.
‒
Cuorardore!
Ruru
si
spense in un istante, sacrificandosi a beneficio del prossimo Pokémon
del
suo Allenatore. Emerald si morse la lingua. Flygon tornò in campo più
carico di
prima e si scagliò in un violentissimo Dragofuria
verso il nemico. Distortozona era terminata, Flygon si era mosso più
rapidamente.
‒
Gelopugno!
Ruby
non
intervenne. Il cazzotto di Dusknoir gli aveva quasi abbattuto il Pokémon
dal momento che si trovava ancora nel raggio d’azione del nemico.
‒
Basta, Dragobolide! ‒ Ruby
pensò di
decretare la fine.
‒
Furtivombra e Legatutto!
Il
movimento
di Dusknoir fu simile a quello della mossa che aveva paralizzato
l’Explo di Gold. Lo spettro comparve subito alle spalle del nemico,
quindi lo
chiuse tra le sue braccia intrappolandolo. Le meteore evocate da Flygon
si
diressero per loro natura verso il bersaglio, la devastante pioggia
cadde
aprendo grossi crateri nel terreno. Colpiti entrambi, sia Flygon che
Dusknoir
cedettero.
Quando
il
polverone si diradò, dagli spalti si levò un grido atono.
I
serissimi sguardi di Emerald e Ruby si incrociarono ancora una volta e
gli
ultimi due Pokémon che scesero in campo furono Sceptile e Milotic.
‒
Mimi, Surf!
Mossa
praticamente
inutile. Affilato e simile allo scafo di una nave, il Pokémon
Foresta giunse in un solo salto al nemico e affondò nelle sue squame un
letale Fendifoglia che non
mandò al tappeto
Milotic solo grazie alla sua abilità Pelledura.
Sceptile
atterrò
dal suo lato del campo fradicio e con le zampe immerse in una
pozzanghera ampia quanto tutta l’arena ma soddisfatto per il colpo
sferrato.
‒
Ha perso… ‒ mormorò con rassegnazione Sapphire dalla terrazza. Lei si
ricordava
bene dello scontro tra i due Dexholder al Parco Lotta. Solo Red la
sentì, ma lì
per lì non comprese, pensava si riferisse a Ruby.
‒
Bora ‒ la voce del Campione
di Hoenn
fu un sussurro, ma il glaciale vento evocato dal suo Milotic cominciò a
sibilare forte, cupo e devastante.
Il
rettile
era coperto d’acqua. Emerald si trovò all’istante con uno Sceptile
completamente ibernato dal suo lato del campo. Il suo volto non lasciava
repliche.
Ruby
aveva
vinto.
Il
boato
del pubblico fece vibrare cielo e terra. Ruby aprì le braccia come per
spiccare il volo, Emerald cadde in ginocchio.
Pochi
minuti
dopo i due tornarono alla loro postazione. Un paio di Campioni si
complimentarono con Ruby, Diantha gli fece i complimenti per l’eleganza
dei
suoi Pokémon e Camilla elogiò quel Dragobolide.
Una cupola di Dexholder invece si strinse attorno ad Emerald che
cercò di
contrarre gli zigomi in un sorriso, ma senza riuscirci. Sapphire lanciò
un’occhiata allo sguardo distaccato di Ruby che non aveva neanche
rivolto gli
occhi verso i suoi ex compagni.
Ruby
vide
Zachary Recket, Campione di Adamanta, comparire accanto a lui.
‒
Il ragazzo che hai battuto ha un Pokédex, giusto?
‒
Sì ‒ rispose Ruby senza batter ciglio.
‒
Lo conoscevi bene?
Ruby
temporeggiò,
si incupì. ‒ A quanto pare ‒ mormorò alzando le sopracciglia.
Zack
scosse
la testa. ‒ Mi dispiace.
‒
Come lo so… ‒ e mandò giù un bicchiere di champagne.
Il
pubblico
era caldo, gli incontri proseguirono. A scontrarsi furono Antares,
Campione di Sidera, e Baldo, ad uscirne vincitore fu proprio il Re
Piramide che
sembrava una specie di leggenda venuta dal nulla a quel punto. Per terzi
si
scontrarono Lance e Red che in una lotta spettacolare e senza esclusione
di
colpi fecero quasi mettere a piangere il telecronista. Il Dexholder
riuscì a
surclassarlo, risollevando il morale generale del suo gruppo. Fu il
turno di
Drake e Corrado. Vinse Drake e la parentesi gloriosa di Corrado come
Capopalestra
giunto tra i Campioni conobbe la fine con un interminabile ovazione del
pubblico. Poi ci furono un paio di colpi inaspettati: Silver e Green
sconfissero
rispettivamente Iris e Camilla. Il loro rientro fu accolto con
l’entusiasmo più
alto che il gruppo avesse dimostrato dall’inizio di quella giornata.
Ormai
Sapphire
sarebbe stata la prossima a combattere. Contro Adriano, l’uomo di
Alice, la sua vecchia insegnante. Quello che aveva rinunciato per amore
di lei
al ruolo di Campione. Quando la ragazza fu chiamata, si alzò
meccanicamente e
camminò verso il corridoio da cui aveva visto uscire tutti. Aveva le sue
Poké
Ball strette alla cintura e sentiva i suoi Pokémon pulsare di energia
all’interno. Uscì dalla stanza lasciandosi il mondo alle spalle, accanto
a lei
solo il suo avversario e di fronte a lei una porta. Era un ascensore. Lo
prese
senza emettere parola. Nessun tragitto in ascensore le era mai sembrato
tanto
lungo. Poteva avvertire le vibrazioni del pubblico persino dall’interno
di
quella angusta cabina. Tutti avevano atteso, tutti erano ansiosi. Il
mondo
voleva vedere ciò che la Conqueror
era
capace di fare. L’unica Allenatrice di rango S a non essere un Campione.
Era
una grossa responsabilità, certo. La porta le si aprì sul Campo Lotta su
cui
avrebbe combattuto oltre il limite delle proprie possibilità. Fece un
passo
avanti e trasse un sospiro, un altro passo e fu finalmente fuori. Un
boato la
travolse. Il calore e le emozioni del pubblico erano tutt’un’altra cosa
da lì. Erano
più invadenti.
Si
guardò
attorno più spaesata che mai. Dispersa a guardare quelle duecentomila
anime che la fissavano e gridavano, urlavano, strillavano. Lei era
Sapphire
Birch.
Prese
posizione,
aveva la collana ancora in tasca. Si rese conto che era diventata
caldissima.
‒
Te lo meriti davvero, il titolo di Campione ‒ mormorò Emerald.
Ruby
stava
in piedi di fronte al vetro, fissava la ragazza dagli occhi del colore
dello zaffiro. L’altro Dexholder gli aveva rivolto la parola, cosa che
non si
era aspettato affatto. Notò che si era comunque ben guardato dal farlo
in
presenza di Sapphire.
‒
Grazie, Rald… ‒ rispose.
‒
Perché hai mollato tutto?
‒
Tutto, cosa?
‒
Noi, il Pokédex, insomma… i tuoi amici.
Ruby
rimase
zitto per un po’.
‒
Ruby, rispondimi.
‒
Non posso, Emerald.
‒
Che vuol dire non puoi?
‒
Vuol dire che non posso! ‒ senza volerlo aveva gridato.
Ruby
si
guardò attorno, tutti lo fissavano, era caduto il silenzio sulla
terrazza.
Il ragazzo contò uno ad uno tutte le facce rivolte verso di lui. Tutti.
Da
Camilla a Red, da Green a Diantha, da Silver a… mancava qualcuno.
Zero,
il
Campione di Holon, era scomparso. O meglio. Ruby fece mente locale. No,
non
lo aveva proprio visto quel giorno, nella foga della situazione. L’Allenatore
più forte del mondo non era
mai giunto all’arena, il giorno della finale del campionato. Si rese
conto che
tutta la messinscena era finita, che i giochi erano finiti, che il
torneo era
finito.
Corse
via.
Ed Emerald gli tenne dietro.
‒
Ruby, che cosa sta succedendo?
Il
ragazzo
stava scendendo le scale in fretta, non si curava di lui.
‒
Ruby!
Niente,
il
biondo faceva fatica a corrergli dietro.
‒
Rubin Harmonia!
I
passi del ragazzo si bloccarono.
‒
Smettila ‒ sussurrò.
‒
Di fare cosa? ‒ chiese Emerald.
‒
Di far finta di essere comprensivo.
Quello
scosse
la testa. ‒ …non sto fingendo.
‒
Emerald.
‒
Dimmi.
‒
Sono successe molte cose in questi due anni, molte cose di cui faccio
fatica a
parlare… molte cose di cui mi vergogno.
Il
biondo
seguiva le sue parole con attenzione.
‒
Ma adesso ho bisogno che tu torni di sopra e smetti di seguirmi. Spero
solo di
essere abbastanza forte da solo, vi ho già messi abbastanza nei guai.
Emerald
non
capiva.
‒
Per favore ‒ lo supplicò.
Quello
annuì
lentamente, salì con riluttanza un paio di gradini prima di scomparire
dietro la seconda rampa di scale. Ruby attese alcuni attimi.
‒
Andrà tutto bene ‒ mormorò con la voce meno sicura che gli fosse uscita
negli
ultimi dieci anni sperando che l’amico potesse ancora sentirlo. Emerald
si
fermò, quindi riprese la salita fino a scomparire dal suo raggio di
percezione.
Lo aveva sentito.
Ruby
tornò
a scendere le scale.
Sapphire,
nel
frattempo, si stava rendendo conto che il calore che quella pietra che
lei
aveva in tasca era reale. Bruciava, ardeva, sembrava quasi essere fatta
di
magma vivo. Non si trattenne e la tirò fuori. Pulsava ed emanava quella
strana
forza. La vedeva risplendere di un’antica luce proprio nella sua mano.
Ormai
non sentiva più niente.
Adriano
non
la stava guardando, tutte le duecentomila persone intorno non la stavano
guardando, lei non era al Campionato Pokémon Internazionale. Tutto il
caos era
sparito, tutta la tensione era sparita. Tutto era sparito.
E
poi un ruggito spezzò il mondo. Dal cielo scuro ma privo di nubi di una
sera
estiva, si proiettò un intenso lampo di luce verde. Un gigantesco
dragone
comparve sopra le loro teste, spalancò le fauci ed emise un secondo
grido
infernale. Si muoveva nell’etere come fosse parte di esso, latrava al
cielo sovrastando
le urla terrorizzate delle persone che avevano appena assistito alla sua
comparsa.
Rayquaza
strinse
la bocca, si voltò e la spalancò subito dopo rilasciando un raggio di
energia luminosissima dritto in direzione delle tribune appena dietro di
lei. Sapphire
chiuse gli occhi.
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