Lost without a clue.
[Pwp che avevo promesso un sacco di tempo fa, potete leggerla come stand-alone, ma è un sequel diretto di Exit Wounds]
[Pwp che avevo promesso un sacco di tempo fa, potete leggerla come stand-alone, ma è un sequel diretto di Exit Wounds]
Silver tornò a fissare il soffitto.
"Sono esausto"
Si levò con un colpo di reni, e il momento dopo le sue labbra erano su quelle di Gold, più per abitudine che altro. Gold ghignò.
"Niente boxer?" fece il rosso.
Gold sbuffò una mezza risata. "e che sono, francese?!"
Silver tirò l'elastico dei pantaloncini, l'erezione scura e venosa gli fece aumentare la salivazione: ogni volta si chinava fra le gambe di Gold con fin troppo trasporto.
"Gay", lo sfotté lui, "disse Gold mentre se lo faceva succhiare da un altro"
Le sue labbra carnose
sfiorarono appena il glande prima che la lingua bollente scorresse per
tutta la lunghezza. I pantaloncini giacevano abbandonati attorno alle
caviglie di Gold, e le dita sottili del fulvo scorsero sulle sue cosce
muscolose e bronzee per stuzzicarlo; Gold lasciò un respiro che non
sapeva di star trattenendo. Le tette saranno sicuramente belle, ma nessuno sa succhiare un cazzo meglio di chi ne ha uno. La
via per il cuore di Gold passava probabilmente per il suo pisello, e
con una bocca del genere era ovvio che Silver gli fosse entrato
sottopelle - d'altronde, non era un mistero che la loro relazione fosse
strettamente legata al sesso.
Erano troppo virili per
abbracciarsi teneramente e sussurrarsi promesse d'amore eterno dopo il
sesso. Una volta, dopo averlo fatto, Gold aveva chiesto a Silver: Cos'è che ti piace di me?, eh... aveva risposto lui, dandogli la schiena come se fosse la mossa più intelligente da fare quando non hai le mutande addosso, È il carisma, non è vero?. Sì, Gold, il carisma. Dormi.
Silver gemette leggermente
quando il suo naso affondò tra i peli pubici del ragazzo e i suoi occhi
argentei si levarono per fissarlo negli occhi: voleva provocarlo.
Succhiò per alcuni istanti mentre si staccava, un filo trasparente di
saliva connetteva le sue labbra rosee all'erezione dell'altro; poi si
riavvicinò, stuzzicandolo, senza mai sfiorarlo, respirando piano per poi
far scorrere la lingua per tutta la lunghezza, scendere giù, succhiare
un testicolo, e premere le dita proprio lì dove piaceva a lui, per farlo
sospirare. Gold strinse morbidi capelli fulvi, comandava i movimenti
fluidi di Silver e la sua mente era riempita dall'eccitazione bruciante e
i suoni dolci delle labbra del ragazzo sul suo membro, della sua gola e
del suo respiro bollente.
Silver giocava con il suo piacere, lo spingeva al limite, lì in alto
dove l'aria era rarefatta, e poi lo lasciava a perdere quota lentamente,
il respiro che ricominciava a scorrere nei suoi polmoni e la realtà che
riprendeva forma attorno a lui. Era una sfida, era sesso fatto per il
piacere di farlo, essere libero di spalancare le gambe e lasciare che
qualcuno gli purificasse il corpo da tutto quel veleno, dalle
insicurezze, dallo stress; erano ore e ore tra le mani di qualcuno
capace di amarlo in qualunque modo fosse possibile amare; come un
fratello, come un amico, come un amante, come un idolo. Gold sapeva non
si sarebbe mai stancato di Silver, di quell'aura intensa che emanava, di
quello sguardo calmo, dell'attenzione con la quale aveva imparato come
farlo impazzire con il suo tocco; instancabile, dedicato, gentile e
forte, crudele, innamorato, maschile.
Gold si sentiva fluttuare. Con
una nota di autoironia, si disse che era ridicolo quanto fosse facile
spingerlo fuori dall'underground depressivo della sua mente.
Osservò il volto del ragazzo e
gli fece cenno di rialzarsi: dopo un istante, le loro labbra erano unite
nel primo bacio degno di essere chiamato tale da quando aveva messo
piede a Smeraldopoli quel fine settimana. Sapeva di sesso e di un carico
di sentimenti troppo grande e vario per trovare le parole per
descriverlo; le lingue si intrecciavano e i denti mordevano, mentre la
voglia cresceva nei loro corpi, e Gold afferrò improvvisamente la
maglietta nera di Silver dall'orlo per sfilargliela, mormorandogli
all'orecchio: "Tocca a me stavolta, dolcezza, non sai che voglia che ho di scoparti."
Silver si lasciò condurre
sul letto. Gold afferrò il lubrificante dal cassetto e sfilò i boxer al
ragazzo; lasciò cadere qualche goccia di lubrificante sul suo stomaco
piatto, e intanto la sua mente già correva a mille, sballottolandolo tra
le sue personali fantasie e i ricordi di quel corpo che lo dominava,
che si sottometteva, che si irrigidiva e che si rilassava, ogni muscolo
scolpito perfettamente nella carne bianca, ogni movimento bellissimo e
amabile, il suo respiro che accelerava mentre giocava a toccarlo lì
proprio dove lui voleva di più, senza mai però soddisfarlo abbastanza,
lasciando quel sospiro di teso sollievo a danzare sulle sue labbra
rosse.
Per qualche strano motivo
in quei momenti pensava a quando aveva capito di volersi scopare il suo
migliore amico, avevano sedici anni ed era estate, erano appena fuori
Fiordoropoli e Silver si era abbassato sulle ginocchia per prendere un
tappo di bottiglia; era stato solo un istante, quello in cui aveva
intravisto il suo petto tonico attraverso lo scollo della canotta, aveva
sentito il suo corpo riscaldarsi e qualcosa dentro di lui fremere,
conosceva quella piacevole frustrazione che provava in mezzo alle gambe,
quell'eccitazione che muoveva le acque del suo animo e della sua mente
sottoforma di semplice voglia fisica. Ed era quella curiosità proibita
che aveva spesso fomentato le sue notti sole e che tormentava i suoi
pensieri nei momenti più inopportuni, era quella stessa curiosità che
ancora adesso gli faceva battere il cuore di voglia.
"Gold" fece in avvertimento, e lui accellerò il movimento della sua mano, e anche i suoi fianchi lo sbattevano più intensamente, e quel dolore che lo faceva sanguinare al centro del petto era così forte da essere piacevole; Silver, di fronte a Gold era sempre sconfitto, era una minuscola entità succube della sua energia distruttiva, si sarebbe disintegrato nella tempesta, e neanche gli importava tanto perché il ritmo era sempre più serrato e il suo corpo sempre più rigido, in equilibrio appena prima di cadere, e la voce di Gold si faceva sentire, quei gemiti maschili, sommessi, che gli facevano girare la testa così forte che-
Oddio. Silver era
teso come un arco, la sua testa era annebbiata, tutto quello che contava
era l'orgasmo che lo sconquassava, lo lasciava silenzioso vittima del
piacere pulsante e Gold che usciva di colpo, veniva gemendo sul suo
ventre; la loro fronti unite, gli occhi bassi in mezzo ai loro corpi
bollenti, incuranti dell'aria estiva, avvolti in quella bolla perfetta, i
loro muscoli ancora tesi, il respiro che lavava via la lussuria dai
loro polmoni, gentile scorreva dentro di loro e li alleggeriva un po'
del fardello che dovevano portare, di quei sentimenti problematici e del
loro comportamento testardo, del dolore e della tranquillità che
avevano e avrebbero vissuto.
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