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Linnea - Bulletproof Cupid - 1 - Lost Without A Clue

Lost without a clue.

[Pwp che avevo promesso un sacco di tempo fa, potete leggerla come stand-alone, ma è un sequel diretto di Exit Wounds]

 
Il telefono squillò durante il suo weekend libero. Aveva gli occhi gonfi come due palloni per la prolungata visione della tv, e quasi gli sembrò di spostare due vecchi massi quando si decise a distogliere lo sguardo dalla soap che stava guardando - proprio ora che Germana si era suicidata, sotto gli occhi sconcertati e addolorati di Gonzalo - per fissarlo sull'aggeggio infernale, che vibrava e lampeggiava sul tavolino da caffè accanto ai suoi piedi incrociati. Il volto gioviale di una diciottenne, volontaria alla Pensione che gestiva poco fuori Fiordoropoli (già, gestiva, non che lo avesse voluto; la coppia gli aveva detto tu non cerchi il successo, ma il successo cerca te! prima di partire per Hoenn per festeggiare il ritiro), gli fece provare una fitta di fastidio tale che al posto di ignorarla dovette risponderle per dirle che che diavolo, Sarah, ho il fine settimana libero! LIBERO DAL LAVORO! È vietato chiamarmi perché siete un branco di incapaci! . Adesso capiva la vecchia megera che gli aveva fatto da mentore; quando sei il capo, fatichi a capire se sei lì per prenderti cura dei Pokémon o dei collaboratori.
 
 
Silver rientrò nel suo appartamento di Smeraldopoli per trovare Gold in piedi nel salotto, intento a rimproverare qualcuno per telefono per non aver reso possibile la distinzione tra i due stradannatissimi Ditto prima che iniziassero a trasformarsi.
 
Dal balcone spalancato alle loro spalle entravano gli ultimi raggi di sole, insieme alla cocente aria estiva; Silver lavorava come assistente veterinario in un rifugio Pokémon, e aveva passato l'intera giornata a salvare un Meowth dalla fossa in cui era caduto, per poi tirare fuori vermi dalla ferita che aveva sul cranio. La sera prima, un Pidgey che si era schiantato contro un albero lo aveva tenuto in piedi fino alle due di notte nonostante il giorno dopo avesse il turno mattutino, e quel pomeriggio aveva avuto solo il tempo di farsi una doccia e mangiare qualcosa per strada prima di andare a lezione. Sottopagato, sfruttato e lungi dalle vacanze estive.
 
Lasciò il corvino nel salotto e si diresse in camera, evitando il borsone con il cambio di vestiti che Gold si portava dietro quando lo raggiungeva da Fiordoropoli, e si concesse il sollievo di togliersi i jeans che lo riscaldavano in modo indicibile. Si sdraiò un istante sul letto per lasciar respirare un po' la pelle quando, mentre fissava il soffitto, si accorse dei passi di Gold che lo raggiungevano. Persino il suo modo di camminare era petulante.
 
"Non capiscono il significato di week end libero" fece quest'ultimo, entrando nella stanza.
 
"Questa sera siamo in pizzeria con Blue e gli altri", esordì il fulvo, lanciandogli uno dei suoi sguardi privi di significati.
 
"Ha-ah" rispose infastidito Gold. Non solo nessuno voleva ascoltarlo lamentarsi, doveva pure sorbirsi quell'espressione da pesce lesso!
Silver tornò a fissare il soffitto.
"Sono esausto"
Si levò con un colpo di reni, e il momento dopo le sue labbra erano su quelle di Gold, più per abitudine che altro. Gold ghignò.
 
"Gay" fece, scansandosi e guardando il rosso negli occhi. Non era malizia, quella che brillava nelle sue iridi argentee, ma un qualcosa di curioso che gli mandò a fuoco i lombi. Silver gli fece segno di sedersi sul bordo del materasso, per poi accomodarsi in ginocchio sul pavimento, fra le sue gambe. Afferrò il suo pene attraverso la stoffa dei pantaloncini che portava, sentendolo indurirsi velocemente nel suo palmo; Gold notò le occhiaie sotto i suoi occhi, estremamente vistose sulle gote scottate dal sole.
"Niente boxer?" fece il rosso.
Gold sbuffò una mezza risata. "e che sono, francese?!"
Silver tirò l'elastico dei pantaloncini, l'erezione scura e venosa gli fece aumentare la salivazione: ogni volta si chinava fra le gambe di Gold con fin troppo trasporto.
"Gay", lo sfotté lui, "disse Gold mentre se lo faceva succhiare da un altro"
Le sue labbra carnose sfiorarono appena il glande prima che la lingua bollente scorresse per tutta la lunghezza. I pantaloncini giacevano abbandonati attorno alle caviglie di Gold, e le dita sottili del fulvo scorsero sulle sue cosce muscolose e bronzee per stuzzicarlo; Gold lasciò un respiro che non sapeva di star trattenendo. Le tette saranno sicuramente belle, ma nessuno sa succhiare un cazzo meglio di chi ne ha uno. La via per il cuore di Gold passava probabilmente per il suo pisello, e con una bocca del genere era ovvio che Silver gli fosse entrato sottopelle - d'altronde, non era un mistero che la loro relazione fosse strettamente legata al sesso.
Erano troppo virili per abbracciarsi teneramente e sussurrarsi promesse d'amore eterno dopo il sesso. Una volta, dopo averlo fatto, Gold aveva chiesto a Silver: Cos'è che ti piace di me?, eh... aveva risposto lui, dandogli la schiena come se fosse la mossa più intelligente da fare quando non hai le mutande addosso, È il carisma, non è vero?. Sì, Gold, il carisma. Dormi.
Silver gemette leggermente quando il suo naso affondò tra i peli pubici del ragazzo e i suoi occhi argentei si levarono per fissarlo negli occhi: voleva provocarlo. Succhiò per alcuni istanti mentre si staccava, un filo trasparente di saliva connetteva le sue labbra rosee all'erezione dell'altro; poi si riavvicinò, stuzzicandolo, senza mai sfiorarlo, respirando piano per poi far scorrere la lingua per tutta la lunghezza, scendere giù, succhiare un testicolo, e premere le dita proprio lì dove piaceva a lui, per farlo sospirare. Gold strinse morbidi capelli fulvi, comandava i movimenti fluidi di Silver e la sua mente era riempita dall'eccitazione bruciante e i suoni dolci delle labbra del ragazzo sul suo membro, della sua gola e del suo respiro bollente. Silver giocava con il suo piacere, lo spingeva al limite, lì in alto dove l'aria era rarefatta, e poi lo lasciava a perdere quota lentamente, il respiro che ricominciava a scorrere nei suoi polmoni e la realtà che riprendeva forma attorno a lui. Era una sfida, era sesso fatto per il piacere di farlo, essere libero di spalancare le gambe e lasciare che qualcuno gli purificasse il corpo da tutto quel veleno, dalle insicurezze, dallo stress; erano ore e ore tra le mani di qualcuno capace di amarlo in qualunque modo fosse possibile amare; come un fratello, come un amico, come un amante, come un idolo. Gold sapeva non si sarebbe mai stancato di Silver, di quell'aura intensa che emanava, di quello sguardo calmo, dell'attenzione con la quale aveva imparato come farlo impazzire con il suo tocco; instancabile, dedicato, gentile e forte, crudele, innamorato, maschile.
 
Gold si sentiva fluttuare. Con una nota di autoironia, si disse che era ridicolo quanto fosse facile spingerlo fuori dall'underground depressivo della sua mente.
 
Osservò il volto del ragazzo e gli fece cenno di rialzarsi: dopo un istante, le loro labbra erano unite nel primo bacio degno di essere chiamato tale da quando aveva messo piede a Smeraldopoli quel fine settimana. Sapeva di sesso e di un carico di sentimenti troppo grande e vario per trovare le parole per descriverlo; le lingue si intrecciavano e i denti mordevano, mentre la voglia cresceva nei loro corpi, e Gold afferrò improvvisamente la maglietta nera di Silver dall'orlo per sfilargliela, mormorandogli all'orecchio: "Tocca a me stavolta, dolcezza, non sai che voglia che ho di scoparti."
 
Silver si lasciò condurre sul letto. Gold afferrò il lubrificante dal cassetto e sfilò i boxer al ragazzo; lasciò cadere qualche goccia di lubrificante sul suo stomaco piatto, e intanto la sua mente già correva a mille, sballottolandolo tra le sue personali fantasie e i ricordi di quel corpo che lo dominava, che si sottometteva, che si irrigidiva e che si rilassava, ogni muscolo scolpito perfettamente nella carne bianca, ogni movimento bellissimo e amabile, il suo respiro che accelerava mentre giocava a toccarlo lì proprio dove lui voleva di più, senza mai però soddisfarlo abbastanza, lasciando quel sospiro di teso sollievo a danzare sulle sue labbra rosse.
Per qualche strano motivo in quei momenti pensava a quando aveva capito di volersi scopare il suo migliore amico, avevano sedici anni ed era estate, erano appena fuori Fiordoropoli e Silver si era abbassato sulle ginocchia per prendere un  tappo di bottiglia; era stato solo un istante, quello in cui aveva intravisto il suo petto tonico attraverso lo scollo della canotta, aveva sentito il suo corpo riscaldarsi e qualcosa dentro di lui fremere, conosceva quella piacevole frustrazione che provava in mezzo alle gambe, quell'eccitazione che muoveva le acque del suo animo e della sua mente sottoforma di semplice voglia fisica. Ed era quella curiosità proibita che aveva spesso fomentato le sue notti sole e che tormentava i suoi pensieri nei momenti più inopportuni, era quella stessa curiosità che ancora adesso gli faceva battere il cuore di voglia.
 
Poco tempo ci volle e finalmente poté penetrarlo, ogni centimetro dentro bruciava la sua pelle e lo faceva fremere, stringeva Silver, sottomesso da quel sentimento enorme, i loro cuori palpitanti vicinissimi ed entrambi sapevano che quelli erano i momenti più felici che avrebbero mai vissuto insieme. Erano due anime gemelle che per sentirsi complete avrebbero dovuto fondersi, ma mentre Gold sospirava di piacere a neanche un centimetro dal suo orecchio, con la fronte tra i cuscini, Silver un po' sapeva che non sarebbe durato per sempre e che quando avrebbero bruciato nel fuoco tutto quello che avevano l'unica cosa che sarebbe rimasta sarebbe stata questa, il ricordo del sesso quando ancora la dose era abbastanza, prima che il corpo si abituasse e la droga smettesse di funzionare come avrebbe dovuto, e la crisi d'astinenza li mandasse ai pazzi perché una dose più forte non c'era; e cavolo gli bruciavano gli occhi, e il cuore doleva e le sue unghie graffiavano la schiena dell'uomo a cui di più teneva, la cui mano stringeva forte la sua erezione, e completava l'immagine del perfetto masochista emotivo, e gli dava la sensazione di essere fatto di gelatina.
"Gold" fece in avvertimento, e lui accellerò il movimento della sua mano, e anche i suoi fianchi lo sbattevano più intensamente, e quel dolore che lo faceva sanguinare al centro del petto era così forte da essere piacevole; Silver, di fronte a Gold era sempre sconfitto, era una minuscola entità succube della sua energia distruttiva, si sarebbe disintegrato nella tempesta, e neanche gli importava tanto perché il ritmo era sempre più serrato e il suo corpo sempre più rigido, in equilibrio appena prima di cadere, e la voce di Gold si faceva sentire, quei gemiti maschili, sommessi, che gli facevano girare la testa così forte che-
Oddio. Silver era teso come un arco, la sua testa era annebbiata, tutto quello che contava era l'orgasmo che lo sconquassava, lo lasciava silenzioso vittima del piacere pulsante e Gold che usciva di colpo, veniva gemendo sul suo ventre; la loro fronti unite, gli occhi bassi in mezzo ai loro corpi bollenti, incuranti dell'aria estiva, avvolti in quella bolla perfetta, i loro muscoli ancora tesi, il respiro che lavava via la lussuria dai loro polmoni, gentile scorreva dentro di loro e li alleggeriva un po' del fardello che dovevano portare, di quei sentimenti problematici e del loro comportamento testardo, del dolore e della tranquillità che avevano e avrebbero vissuto.

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